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Autore: Gea_Kristh    24/05/2005    5 recensioni
Chibiusa è disperata; Helios, a distanza di anni, non ha ancora mantenuto la sua promessa. E se una madre comprensiva ci mettesse lo zampino?
Si tratta in assoluto della mia prima fanfiction su Sailor Moon, e spero non sia anche l'ultima!
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chibiusa, Helios/Pegasus | Coppie: Chibiusa/Helios
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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Salve ragazzi! Questa è la mia prima fanfic su Sailor Moon, spero vi piaccia. Tratta della coppia Helios-Chibiusa, quindi “uomo avvisato, mezzo salvato”. Se lasciate una recensione, anche piccola piccola, mi farete mooolto mooooolto contenta! 

Gea Kristh

I loro cuori battevano all'unisono 

 

 Poggiò la fronte sul freddo vetro della finestra. Fuori, le stelle brillavano, senza curarsi del suo stato d’animo. 

 Quanto le mancava… Una lacrima scese prepotentemente sul suo viso, rigandole la guancia pallida. Otto anni… Erano passati otto anni dall’ultima volta che l’aveva visto. Le aveva promesso che sarebbe tornato a prenderla quando fosse diventata una vera lady. Ma, ora che lo era, lui non si vedeva. Quante volte si coricava nel letto con la speranza che lui venisse a trovarla in sogno? Quante volte aveva lo sguardo perso nel vuoto, pensando a lui? Quante? Troppe per il suo povero cuore straziato…

 

***

 

 Quella mattina la principessa Chibiusa saltò categoricamente la colazione. Aveva bisogno di stare sola.

 L’aria fresca, profumata di rose, che si sentiva fin nel balconcino della sua camera, la convinse a uscire fuori in giardino. Era ormai un anno che andava avanti questa storia, e tutti a palazzo se ne erano accorti. C’era qualcosa che non andava nella principessa. In realtà, erano in pochi a saperne la vera ragione. Sua madre, la Regina Serenety e Sailor Saturn, la sua migliore amica, lo avevano capito. Tuttavia, loro non erano in grado di fare niente per la ragazza. Solo una persona avrebbe potuto, ma quella era lontana, ad Illusion…

 Si sedette sull’erba ancora costellata di brina. Osservava il laghetto, ma non lo vedeva. I suoi pensieri erano concentrati tutti su un’unica immagine: occhi d'oro liquido, incastonati in un viso dalla pelle d'avorio, fili argentati soffici come seta a coprire parte della fronte. “Perché non torni, amore mio? Mi hai dimenticata così in fretta? Oppure mi odi, e vuoi vedermi soffrire?”

 - Non ti ha dimenticata- proferì una voce dietro di lei. Non ebbe neanche bisogno di voltarsi per sapere chi fosse.

 - Come puoi dirlo?- rispose atona.

 Serenety si sedette accanto alla figlia, guardandola con dolcezza.

 - Perchè io c’ero-

 Chibiusa si voltò verso la madre con sguardo interrogativo… ma di cosa parlava?

 La regina sorrise e le spostò una ciocca di capelli dal viso.

 - Io c’ero, quel giorno, quando vi siete salutati, e c’ero anche al momento della battaglia. Ho visto come ti guardava… era lo stesso sguardo che tu rivolgevi a lui- disse come in risposta alla muta domanda della figlia.

 Chibiusa non riuscì più a trattenere le lacrime, che cominciarono veloci a rigarle le guance. Serenety l’abbracciò stretta e le sussurrò in un orecchio: - Vorresti andare da lui?-

 Chibiusa alzò lo sguardo confusa, prima di mormorare un “sì" poco convinto. Eccome se voleva andare da lui! Ma sapeva che non era possibile. Il suo posto era lì, non ad Illusion.

 Serrò gli occhi, nel tentativo di trattenere le lacrime. Non desiderava piangere di fronte a sua madre. Non desiderava mostrarsi debole. 

 Fu allora che successe l'imprevisto.

 Un forte calore le fece aprire gli occhi per lo stupore. Guardò interrogativamente la donna di fronte a lei che, dal canto suo, le sorrideva dolcemente, una mano protesa nella sua direzione.

 Il suo corpo cominciò a formicolare, fastidiosamente. Una luce bianca si sprigionò da una fonte indefinita, costringendola a richiudere frettolosamente le palpebre. Quando le riaprì, un verso di stupore fuoriuscì dalle sue labbra: dove prima c’era il giardino del palazzo reale di Crystal City, ora si trovava un’immensa distesa di verde pianeggiante. Fiori multicolore coprivano il manto erboso, donandogli un effetto primaverile piacevole alla vista. Scorrendo il panorama con gli occhi, quasi in trance, le sue iridi si posarono sul profilo di un edificio. Un grande edificio. 

 Nel mezzo della distesa di verde dominava un palazzo d’oro. 

 Dove si trovava? Il paesaggio le risultava familiare, quasi un ricordo a lungo dimenticato. Sbatté le palpebre un paio di volte, cercando di capire se fosse tutta un'illusione. L'immagine, quasi onirica nella sua perfezione, non scomparve.

 Si sollevò da terra con non poca fatica, accorgendosi solo in  quel momento che le sue vesti erano cambiate. Ora indossava un vestito lungo fino ai piedi, di una stoffa un po’ pesante ma stupenda, color avorio. Il vestito lasciava scoperte le spalle, e le maniche larghe ricadevano perfettamente lungo le sue braccia. Al collo aveva un collarino della stessa stoffa, ricamato in oro come gli orli della veste. Si portò una mano alla testa. I capelli erano sciolti, e lasciati cadere come fili di seta rosa sulla schiena. Mosse qualche passo incerto, sentendo i piedi nudi affondare nella morbidezza del prato.

 Chiunque l’avesse vista in quel momento avrebbe giurato che fosse un angelo caduto dal cielo, o una dea. E Helios non fu da meno.

 Una voce giunse alle sue orecchie: - Signorina, ha bisogno d’aiuto?-

 Il cuore di lei perse un battito, perché avrebbe riconosciuto quella voce tra mille. Si voltò di scatto, trovandosi di fronte il bel custode dei sogni. Era proprio come lo ricordava; magari un po’cresciuto, come lei d’altronde. Sperò ardentemente che l’avesse riconosciuta.

 Helios era confuso. Il viso divino di quella ragazza gli riportava alla mente un passato che aveva cercato con tutte le sue forza di mettere da parte. Era lei. Era lei, ed era stupenda proprio come la ricordava. Perché, si chiese, quella meravigliosa creatura che era la principessa Chibiusa si trovava ad Illusion?

 - Chibiusa- riuscì solo a mormorare, con un filo appena di voce, accarezzando l'amato nome quasi timoroso che quella paradisiaca visione svanisse da un momento all’altro.

 Il cuore prese a martellarle in petto tanto forte che la principessa ebbe paura che il ragazzo potesse sentirlo. Timidamente sorrise, sussurrando imbarazzata: 

 - E' da tanto che non ci si vede, eh?-

 Aveva una voglia matta di andare lì e abbracciarlo con tutte le sue forze, di piangere sulla sua spalla, di dirgli quanto lo amava… ma avrebbe fatto la figura della ragazzina. Helios non le voleva bene. Helios non teneva a lei.  Doveva tenerlo bene a mente, e non fare sciocchezze di cui si sarebbe pentita.

 Questo pensiero le fece male, veramente male. Ricacciò indietro le lacrime che premevano per fuoriuscire dagli occhi.

 - Cosa ci fai qui? Non che non mi faccia piacere ma… insomma, tu dovresti essere a Crystal City…- Oh Dio! Si era messo a balbettare come uno scolaretto! Possibile che rivedere Chibiusa gli facesse quell'effetto? L’amava ancora, lo sapeva, ma ormai si era fatto una ragione del fatto che lei l’avesse dimenticato. Perché tanto era così… la sua principessa era così bella, e circondata da altrettanti bei principi. Probabilmente era già stata promessa in sposa a qualche figlio di reali…

 Chibiusa fece qualche passo avanti, superandolo. Chinò la testa, poi la rialzò di scatto, decisa. Per un solo istante si chiese da dove le venisse quella forza. Tirò quella domanda da parte, prima che la bloccasse. Doveva cogliere al volo l'occasione di riscattare la sua vita. 

 - Noi dobbiamo parlare- disse, cercando di calibrare la voce per non farla tremare. Apparentemente ci riuscì.

 Il custode dei sogni, che fino a quel momento era rimasto immobile, si voltò verso di lei.

 La principessa continuò: - Helios, perché non hai mantenuto la promessa?-

 Si voltò di scatto verso di lui, che era rimasto come impietrito a quelle parole. Se ne ricorda? Solo quella domanda affollava la sua mente. Cercò di riordinare le idee, per darsi una decenza.

 - Io… Chibiusa ascolta… Non è facile… Sono vissuto nella consapevolezza che te ne saresti dimenticata…-

 - Dimenticata? Helios, stai scherzando? È da più di sette anni che non vedo l’ora di rivederti!- senza accorgersene si era messa ad urlare, e le lacrime avevano preso a scenderle sul volto.

 - Cavolo, Chibiusa, anch'io non vedevo l’ora di rivederti, ma tu sei una principessa! E io, che sono solo il custode dei sogni, non posso nemmeno pensare…-

 - Cosa Helios, cosa? Ma ti rendi conto di quante lacrime ho versato per te? Penso proprio di no, altrimenti ora non staresti lì a cercare di inventarti spiegazioni inutili. Dimmi che non mi ami, e io me ne andrò per sempre dalla tua vita- Il dado è tratto.

 Helios non poteva credere alle sue orecchie. Mosse un paio di passo in avanti, verso di lei, scrutandola, come a voler capire se lo stesse prendendo in giro. Ma non vide nessuna traccia di derisione e nei suoi occhi limpidi, nessuna bugia… e si sa, gli occhi sono lo specchio dell’anima.

 Ormai erano in ballo, tanto valeva ballare. Helios annullò la distanza che li separava, prendendola tra le braccia. 

- Scherzi, vero? Come potrei non amarti, piccola dolce Chibiusa?- la strinse forte a sé, cercando di trasmetterle quelle sensazioni che avevano preso possesso del suo corpo.

 Lei sentiva il volto andare in fiamme, ma una gioia immensa dentro al cuore. Helios l’amava? Apriti cielo! Ricambiò l’abbraccio, poggiando la fronte sulla spalla di lui. Solo dopo molto si separarono, un po’ imbarazzati, ma felici.

 Helios le carezzò le guance e con i pollici le asciugò le lacrime. Deglutì, mentre avvicinava il suo volto a quello di lei. Fu un bacio timido, ma dato con amore, da entrambe le parti. Helios le sfiorò appena le labbra con le sue, sentendo un forte calore sprigionarsi da quel contatto. Non aveva dubbi, incertezze: la amava con tutto se stesso.

Quella sera, si tenne la più bella festa che Illusion avesse mai visto. Helios e Chibiusa ballarono insieme ancora e ancora… e lo avrebbero fatto per sempre, perché, ora lo sapevano, i loro cuori battevano all’unisono.

   
 
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