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Autore: Martin Eden    01/10/2022    1 recensioni
Ciao a tutti! Dopo anni di latitanza, mi è venuta voglia di tornare su questo Fandom, che ho tanto amato...e lo faccio con una vecchia storia LOTR che ho ripreso in mano ultimamente, dopo aver rivisto i film della trilogia de Lo Hobbit...mi è venuta voglia!
Scommetto che molti di voi, come me si sono posti questa domanda: ma Legolas e Aragorn dove si saranno conosciuti?! :D
Questa fanfiction cercherà di dare una risposta...allora voi leggete e commentate! :)
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aragorn, Legolas, Thranduil
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Compagni di Sventura'
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Legolas

 

Il tramonto era ormai sceso alle mie spalle da un po’ di tempo, quando mio padre mi mandò a convocare.

Le stelle erano già spuntate quando varcai per l’ennesima volta la sala del trono, dove re Thranduil se ne stava sepolto, con una nuova missiva in mano: l’ultima che era arrivata.

Come entrai, notai subito uno strano adombro sul suo viso, come se le nuove non fossero buone.

Mi avvicinai con passo felpato, così come lui mi aveva insegnato, per non strapparlo troppo bruscamente ai suoi rimugini. Ma lui non ebbe nessuna difficoltà ad accorgersi di me.

Appena si voltò a guardarmi, mi fermai e piegai frettolosamente la testa in segno di deferenza.

Era di nuovo vigile.

- Re Elrond ha convocato il Bianco Consiglio.- esordì – Richiedono la nostra presenza. Sembra una questione molto urgente. Probabilmente riguarda quell’Anello di cui ci parlò Gandalf, ricordi?-

Tacque per un attimo, mentre io ripensavo a tutti i recenti avvenimenti. La venuta di Aragorn, la presa in consegna di Gollum, i racconti sull’Unico Anello – infine, la fuga di quella creatura malefica.

Ancora non potevo capacitarmi di come nessuno di noi fosse riuscito a fermarlo e a ritrovarlo, soprattutto io. Dopo l’episodio di Thorin Scudodiquercia, il quale era riuscito a evadere dalle nostre celle non si sa come, eravamo stati molto più attenti ma, evidentemente, non abbastanza.

Mi bruciava ancora quello smacco, come una lacerazione sulla pelle.

Faticavo a comprendere come mai mio padre, per tutto quel tempo, avesse desiderato che rimanesse una cosa solo nostra. Per vergogna? Eppure qualcuno avrebbe potuto aiutarci. La collaborazione avrebbe dovuto essere il perno fondamentale alla base di ogni alleanza, anche se ormai da troppo tempo queste sembravano vertere sempre di più a nostro favore, senza che noi realmente compensassimo i nostri vicini con i nostri umili servigi. Va da sé che risultava difficile poi chiedere supporto nei momenti bui.

- Devi andare ad avvertirli.-

Come se mi avesse letto nel pensiero, re Thranduil tirò su la testa, piuttosto risoluto:

– Andrai tu a Gran Burrone e dirai di Gollum e dei movimenti giù a sud, tra Dol Guldur e le Terre Selvagge. Devono esserne tutti informati. Potrebbe esserci bisogno di te. Ti allineerai con la volontà di re Elrond. Non possiamo tirarci indietro, stavolta.-

Lo fissai, piuttosto incredulo. Non pensavo sul serio che avrei avuto l’onore di udire quelle parole.

Ma perché proprio ora? E perché proprio io?

Mio padre intendeva allontanarmi dal regno, addirittura con il compito di compiacere totalmente re Elrond, qualsiasi cosa questo comportasse, con il rischio di non vedermi quindi tornare – non in tempi brevi almeno?

Dopo tutto quello che avevamo passato, forse da mio padre mi sarei aspettato qualcosa di diverso.

Irritato più da questa pensiero che dalla richiesta vera e propria, scattai:

- Come mai tutta questa solerzia?- ironizzai – Che ti prende? Cerchi di redimerti ai loro occhi, dopo che hai voluto tenere ostinatamente chiusi i tuoi quando gli altri avrebbero avuto bisogno del tuo appoggio e tu non c’eri? Forse è una sorta di compensazione al fatto che non stai mandando rinforzi a Lothlorien e Erebor, dove sai che li stanno aspettando?-

Gli orchi imperversavano sempre più assiduamente fra quelle terre, tra assalti a sorpresa, agguati e sempre con rinnovate forze. Lo sapevamo ormai da due anni; mandavamo numerosi Esploratori a tenere monitorata la situazione, tuttavia il re non aveva mai proferito verbo circa la sua volontà di soccorrere quelli che avrebbero dovuto essere nostri amici. Li aveva lasciati soli e io non potevo nulla, perché ero solo suo figlio e contro il suo diniego anche la mia volontà si era infranta.

L’avevo ferito. Caspita, quanto l’avevo ferito! Ma Thranduil non si lasciò intimorire: ebbi l’impressione che quasi quasi si divertisse di fronte al mio broncio.

Scosse eloquentemente la testa:

- Cerco solo di non essere egoista più del necessario.- chinò il capo – E’ giunto il momento che alcune responsabilità passino a te. Sei coraggioso e forte, hai fatto grandi passi in avanti. Occorre continuare su questa strada e forse questa è la tua prima grande occasione per dimostrare chi sei.-

Mi guardò intensamente, al punto che mi sentii quasi soggiogato da tutto quello che credeva di vedere in me.

Aveva ragione: ora era il mio turno a dimostrare che il regno di Bosco Atro poteva avere un peso, che non si trattava solo di una massa di alberi fagocitati dai ragni. Potevo dimostrare che gli Elfi Silvani erano ancora un popolo combattivo, su cui si poteva contare. Potevo farlo.

Essere il depositario di tanto potere mi faceva girare la testa.

- Probabilmente reincontrerai anche Aragorn, al Consiglio.- aggiunse mio padre.

Il solo pensiero che ci fosse Aragorn al mio fianco bastò per farmi sentire meglio. Qualsiasi cosa, se affrontata insieme, assumeva tutt’altro contorno. Solo unendo le forze avremmo potuto uscirne vivi, noi tutti.

Subito mi convinsi che era veramente la cosa giusta da fare.

- Parto domani.- accondiscesi.

Mio padre annuì con una certa gravità. Poi si chinò di nuovo per studiare quella missiva, senza posare gli occhi su di me.

Non avevamo più niente da dirci.

Prima di volare ai piani superiori per un tonificante riposo, approfittai dell’occasione:

- Non vieni anche tu al Consiglio?-

Dopo un momento di sorpreso silenzio, mio padre ridacchiò:

- No, io sto bene qui, sotto gli alberi. Non ho intenzione di mescolarmi con quella gente.-

In verità, c’era dell’altro. Oscuri rivoltamenti aleggiavano nella foresta, Dol Guldur non la smetteva di rumoreggiare e c’erano malefiche creature da tenere a bada, confini da proteggere, villaggi da trarre in salvo. C’era bisogno di un re che vegliasse su tutto e su tutti e combattesse fino alla fine per la sua discendenza.

Ma non lo disse. Lo capii da solo. Come avevo imparato a capire molte cose di mio padre senza che lui esprimesse alcunchè.

Per esempio, intuii quella richiesta inespressa, trattenuta nei suoi occhi, quando fuggevolmente mi degnò di uno sguardo.

- Ti prometto che tornerò.- tentai di rassicurarlo, perché sapevo che ne aveva bisogno.

- Tu devi tornare.-

Lo affermò con forza inaudita, data la sua proverbiale freddezza. Si leggevano tra le righe di quelle parole il rammarico e la paura di perdermi un’altra volta, magari per sempre.

Capii in quel momento che ero veramente tutto ciò che gli era rimasto. Non riuscivo ad immaginare che cosa avrebbe fatto, se io non ci fossi stato. Ero ormai diventato il suo punto di riferimento, che si decidesse ad accettarlo o no.

Nonostante questo, si sentiva di sacrificarlo per il bene della Terra-di-Mezzo, in nome di una giustizia a cui forse nemmeno credeva.

Questa era la generosità di mio padre.

Deglutì faticosamente:

- Vai dove ti diranno. Dai loro tutto l’aiuto di cui hanno bisogno, tutto l’ aiuto che chiedono. Saprai cavartela. Hai la mia benedizione. Ora vai.-

Mi cacciò via con un gesto della mano, trattenendo quella che sembrava una sincera tristezza. Si vedeva che aveva necessità di rimanere un po’ solo. Forse gli serviva per calmare l’apprensione.

Sospirai. Da una vita intera speravo di potermi godere un Thranduil diverso, un po’ più vicino a me, ma non mi era stato concesso. Avevo dovuto imparare a vivere senza reclamarlo, né aspettarmelo. La Storia aveva già preteso troppo da lui e i miei obiettivi aggiungevano un inutile peso ai suoi anni già vissuti.

Me ne andai come me n’ero andato tante volte: senza guardare per paura di avere qualche tipo di rimorso nei suoi confronti.

- Legolas… mi richiamò il re.

Mi fermai.

Si alzò più faticosamente del solito, sovrastato da un dispiacere che probabilmente si trascinava dietro da troppo tempo. Sentivo le sue ossa scricchiolare mentre con passi lenti si avvicinava a me.

- Sei cresciuto sano e forte come io e tua madre abbiamo desiderato fin dal primo momento che sapemmo della tua esistenza. - gli si rompeva la voce – Stai facendo grandi cose, stai rendendo onore alla famiglia e alla casata. Siamo fieri di te. Entrambi.-

Un nodo mi strinse forte alla gola, ma lo mandai giù. Avrei voluto dire qualcosa, fare qualcosa, ma tutto il mio corpo era impietrito.

Se mi avesse toccato, se solo mi avesse sfiorato, in quel momento, sono sicuro che mi sarei messo a piangere. Erano le parole che attendevo da molti anni.

Ma non era il momento di lasciarsi andare ai sentimentalismi. Non era mai stato tempo.

Quando mi fu finalmente accanto, trovai il coraggio di posare i miei occhi nei suoi. Vi lessi pudore, orgoglio e una sana punta di invidia. Lui vedeva in me quello che non era riuscito a vedere in se stesso durante i secoli. Ero la sua rivincita.

Non mi aveva mai voluto suo specchio riflesso, anzi: in assenza di mia madre come termine di confronto, si era impegnato – anche troppo – per scolpirmi diverso da lui, per spingermi dove lui non era riuscito ad arrivare. Perchè io avessi le qualità che a lui erano state precluse. Perchè io avessi una mente abile e caparbia, molto più della sua.

Il lavoro gli era riuscito perfettamente.

Sorrisi. Dopotutto, non era andata poi così male.

Gli posai una mano lieve sul braccio:

- Sei un bravo padre.- gli confessai.

Gli occhi del re brillarono:

- E tu un bravo figlio.- ricambiò.

Ci scambiammo una veloce occhiata, quasi un complice giuramento: ovunque fossimo, non ci saremmo lasciati mai. Saremmo sempre stati quei due elfi legati da una semplice mano sul braccio, dove per sempre sarebbe rimasta l’impronta del nostro calore.

Restai ancora per un attimo, il necessario perché lui assorbisse quanto più possibile il beneficio della mia presenza. Non sapevamo se ci saremmo rivisti e non avevo più dubbi che la cosa l’avrebbe fatto soffrire molto. Aveva tutta la mia comprensione.

E io avevo finalmente l’assoluta certezza di averlo con me.







***NDA***
Aaaaah ecco che un po' di nodi si sciolgono! Avevo tanta voglia di scrivere una scena dolce per questi due personaggi....speriamo di esserci riusciti! 
Se vi è piaciuta lasciatemi un commento grazieeeee
A presto

 

  
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