«Jin, sono contento che tu ti sia rivolto
a me. E dico davvero.»
Kidow abbassò la lama con la quale stava affilando la sua
fedele spada. «Mi
ricorda molto i vecchi tempi.»
Il mercante fece un gesto disperato con le mani.
«Ed allora
accetta, Kidow! È un incarico davvero importante, quello a
cui ho detto di sì.
Ho bisogno della protezione di uno Sterminatore.»
Il ragazzo, oramai sulla strada per i ventitre anni, gli sorrise rammaricato e si alzò, stirandosi le braccia. «Ed è questo il problema, Jin. Non sono uno Sterminatore, non più; il mio unico pensiero ora è proteggere la mia famiglia dall’arrivo di possibili Cagaster, e solo in quei momenti uso la spada. Sono contento di essere un semplice operaio che, non appena torna a casa, viene abbracciato da sua moglie e gioca con i suoi figli.»
«Sei cambiato.»Jin aveva gli
occhi completamente fuori dalle
orbite per la sorpresa. «Ed anche tanto.»
Kidow sorrise ed indicò il furgoncino
che stava parcheggiando nel
capannone vicino alla casa. «Ed è tutto merito
suo.» indicò la giovane che
stava scendendo dal posto guida, o, per lo meno, stava cercando di fare
con espressione
concentrata. «Aspettami qui, Jin. Vado ad aiutarla,
così poi la saluti per
bene. Sono sicuro che sarà contenta di vederti, dopo tanto
tempo.»
L’uomo guardò quel ragazzo,
oramai un uomo fatto e finito, che si
avviava di corsa ad aiutare la ragazza a scendere dal veicolo, per poi
aprire
una delle porte anteriori e prendere un braccio un corpicino
più piccolo, le
cui braccia avvolsero il collo di Kidow come tentacoli. Vide le spalle
di Kidow
tremare, come se stesse ridendo tra sé e sé, e
Jin trovò meraviglioso il fatto
che, dal giovane introverso e brusco, l’ex Sterminatore fosse
diventato più
amorevole ed aperto.
Quando il trio si avvicinò a lui, però, un’altra volta dovette spalancare gli occhi, si diede anche uno schiaffo quando si rese conto che la donna incinta e dai capelli verde acqua divisi in due trecce non era niente meno che… «Ilie?!» esclamò, la bocca a forma di O.
«Ciao Jin, ne è passato di
tempo!» Ilie agitò la mano sinistra,
adornata dalla fede, in direzione del vecchio amico, mentre la destra
era
posata sul ventre voluminoso. «Come stai? E
la signorina Mario, sta bene?»
«Stiamo bene, grazie. Ma tu?» lui le prese le mani e la fece volteggiare, per poi stringerla in un abbraccio. «Guarda che bella donna che sei diventata! Kidow, quanto ti invidio!»
Il giovane alzò gli occhi al cielo, e
dovette sforzarsi un po’,
soprattutto avendo un solo braccio libero, per separare Jin da Ilie.
«Sì, okay,
ma ora giù le mani da mia moglie, grazie. È al
nono mese di gravidanza e sarà
stanchissima,quindi non strapazzarla troppo.»
«Sto bene, Kidow. Davvero, con tutto
quello che questa peste mi fa
mangiare, sono quasi sempre iperattiva.» scherzò
Ilie, indicandosi il grembo. «Jin,
ti va una tazza di caffè?»
Il mercante rispose con un cenno affermativo del capo, quindi Ilie si voltò verso il marito e protese le braccia. «Forza, passami Kal. Lo vado a mettere nel suo lettino, poi vi preparo subito il caffè.»
«Lo faccio io.»
Ilie mostrò la sua faccia corrucciata,
accompagnata da mani sui
fianchi, e bastò quello a Kidow per decretare che, contro
sua moglie, niente meno che la donna di cui era innamorato, non avrebbe mai potuto vincere. «E va bene,
però sta attenta ai
gradini.» passò il loro primogenito, il quale si
era addormentato durante il
viaggio in macchina, ad Ilie, la quale lo accolse nel suo abbraccio,
baciandogli la tempia.
Jin non seppe dire a chi dei due assomigliava il
bambino, ma
vederli così affiatati ed innamorati l’un
l’altro, pensò che non ci fosse
famiglia più bella della loro, soprattutto quando Kidow,
poco prima di lasciar
andare sua moglie in casa, le accarezzò una guancia
sussurrandole un “ti amo”.
«Cavolo, Kidow!»
esclamò scoppiando a ridere quando furono di
nuovo soli. «Ora capisco perché non vuoi
più fare lo Sterminatore.»
«Te l’ho detto.» il giovane mise le mani in tasca, un sorriso dolce sulle labbra. «La mia famiglia viene prima di tutto.»