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Autore: babastrell    02/10/2022    0 recensioni
Kaoru ha avuto una brutta giornata, ma forse un messaggio di Adam è ciò che gli serve per tirarsi su il morale…
(Teen!fic)
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Questa storia partecipa al Writober 2022 di fanwriter.it
Prompt: We wanted to be the sky
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ainosuke Shindo, Kaoru Sakurayashiki
Note: De-Aging, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa al Writober2022 di Fanwriter.it

Prompt: We wanted to be the sky (pumpNEON)

Immagine: https://www.fanwriter.it/wp-content/uploads/2022/09/02.jpg

No. parole: 1148

 

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WE WANTED TO BE THE SKY

 

Kaoru aveva avuto una pessima giornata. Aveva scordato di togliersi i piercing dal labbro e dalle orecchie la sera prima e non si era accorto di averli ancora finché non era arrivato a scuola. Gli insegnanti già gli stavano costantemente addosso per i capelli lunghi e, appena lo avevano visto così, si era ovviamente ritrovato in un mare di guai. Kaoru si era beccato una poderosa lavata di capo ed era dovuto restare a scuola dopo le lezioni per sorbirsi un consulente che gli spiegava come le modifiche del corpo tipo piercing e tatuaggi fossero un pendio scivoloso che termina nella droga, nelle cattive compagnie e, orrore degli orrori, nel non venire ammessi a un'università prestigiosa.

Chissà cosa avrebbe detto se avesse saputo che Kaoru fuori da scuola era solito mettere anche l’eyeliner. O che gli piaceva baciare i ragazzi. Probabilmente gli sarebbe venuto un collasso nevrotico. A quel pensiero sorrise, giocherellando con l’anellino al labbro. Dubitava seriamente che un pezzetto di metallo l'avrebbe in qualche modo messo sulla strada per unirsi alla yakuza.

Poi aveva scoperto che il consulente aveva anche chiamato i suoi genitori e, una volta arrivato a casa, sua madre lo stava aspettando in salotto e gli aveva fatto un lungo discorso su come lei si riteneva una una madre progressista, che non si opponeva alla libertà di espressione, che non aveva detto nulla quando Kaoru aveva iniziato a riempirsi la faccia di buchi e a truccarsi, ma che si aspettava che suo figlio fosse degno della sua fiducia e si rendesse conto che ci sono luoghi e situazioni in cui quella libertà di espressione andava messa da parte e che la scuola doveva venire prima di qualsiasi altra cosa.

Kaoru aveva ascoltato tutto il monologo senza rispondere, semplicemente ringraziando il cielo che almeno suo padre fosse in viaggio per lavoro e non potesse dare il suo (pessimo) contributo alla discussione.

Alla fine se l’era cavata con una punizione, non sarebbe potuto uscire a parte per la scuola per una settimana. Poteva andare meglio, in fondo non l’aveva mica fatto apposta.

Dopo cena si era seduto a terra sul balcone, con le gambe infilate tra le sbarre del parapetto che penzolavano nel vuoto e lo sguardo fisso verso le luci della città; si era tolto la divisa di scuola e aveva indossato una felpa morbida per proteggersi dall’aria fredda della sera. Sua madre era già andata a dormire raccomandandogli di non restare sveglio fino a tardi. Era il momento che Kaoru preferiva, quando restava da solo sul balcone e le luci di casa erano spente e gli unici rumori erano le automobili in lontananza.

Il cellulare vibrò nella tasca della felpa. Kojiro gli aveva mandato una gif animata, un panda che ballava sotto la scritta “Tutto okay?”.

Kaoru digitò rapidamente: ‘Punizione per una settimana’.

La risposta fu un’altra gif di un panda, questa volta in lacrime.

Non sapendo che altro dire, fece per rimettere lo smartphone in tasca, quando vibrò di nuovo.

Si aspettava un altro messaggio di Kojiro, invece quando lesse il nome sullo schermo il suo cuore perse un battito. “Adam”.

‘Le stelle sono una meraviglia questa sera, non trovi?’

Kaoru alzò lo sguardo verso il cielo. Non c’era la luna e qualche stella la vedeva, ma c’era troppo inquinamento luminoso. Lo scrisse.

Adam gli rispose con una foto: un cielo magnifico punteggiato di stelle, la via lattea che brillava. ‘Vieni?’, chiedeva il messaggio.

Kaoru guardò verso la portafinestra che conduceva in casa. Se fosse uscito e la mamma se ne fosse accorta sarebbero stati cavoli amari.

Rientrò e recuperò lo skateboard dalla sua stanza.

‘Arrivo’, rispose.

Non doveva nemmeno chiedere ad Adam dove fosse, c’era un solo posto in città dove avrebbe potuto trovarsi.

Crazy Rock era immersa nel buio. Kaoru scavalcò la recinzione con facilità, lo aveva già fatto un’infinità di volte, e salì su per la china con il naso per aria; i lampioni della strada sterrata erano spenti e le luci della città erano lontane, oltre gli alberi, e le stelle erano così tante e così luminose che Kaoru era quasi certo che una volta raggiunta la cima sarebbe riuscito a toccarle.

Adam lo aspettava, il suo solito sorriso ferino che gli solcava il volto, gli occhi che brillavano. Tese una mano verso di lui. «Cherry Blossom!» esclamò a piena voce, come se lo stesse annunciando alle stelle.

Kaoru lasciò cadere lo skateboard a terra e corse tra le sue braccia. «Adam!».

Adam lo accolse in un abbraccio caldo e protettivo, la sua risata gli faceva tremare il petto.

«Cherry Blossom» ripeté, più piano, vicino all’orecchio di Kaoru. «L’unico al mondo che può competere con lo splendore di questo cielo stellato».

Kaoru non sapeva come rispondergli, quelle uscite di Adam lo lasciavano sempre interdetto. Si limitò a un sospiro.

Adam fece un passo indietro e gli prese il viso tra le mani. Aveva le dita ruvide, rovinate dallo skateboard, e sulle guance di Kaoru sembravano gelide. La sua espressione era intensa e concentrata, come se stesse cercando di memorizzare ogni dettaglio del ragazzo davanti a lui.

Kaoru, dal canto suo, era ammaliato dal bagliore del cielo notturno che si rifletteva negli occhi di Adam e illuminava il suo bel viso e le labbra socchiuse.

Quando Adam lo tirò dolcemente verso di sé, non si oppose. La sua bocca era morbida ed esigente, la pelle profumava di colonia, le mani gli accarezzavano delicatamente gli zigomi. Kaoru appoggiò le mani sul suo petto e sentì il cuore che batteva forte, serrò i pugni sulla sua felpa scura e rispose al bacio con trasporto. Per un lunghissimo istante l’universo cessò di esistere e rimasero soltanto lui e Adam e quel bacio, in una notte immensa e piena di stelle sulla cima di Crazy Rock.

Si separarono troppo presto e Kaoru tenne gli occhi chiusi ancora qualche secondo, cercando di trattenere il sapore di Adam e il calore morbido delle sue labbra. Finalmente socchiuse gli occhi e incontrò quelli dell’altro ragazzo, così vicini e intensi…

«Andiamo» sussurrò Adam prendendogli la mano.

Lo trascinò verso l’altro lato della montagna, dove la china scendeva ripida e serpeggiava tra gli alberi e le rocce, creando il percorso perfetto per sfrecciare sullo skateboard. La tavola di Adam giaceva abbandonata lì vicino; il ragazzo la raccolse e scoccò un sorriso all’altro. «Prendimi!».

Kaoru lo guardò lanciarsi giù per la discesa, veloce e agile, come se stesse per volare e scomparire tra le stelle. Corse a recuperare il suo skateboard e si precipitò alle sue calcagna, assaporando l’aria fredda sul viso e tra i capelli, e per un breve momento credette davvero che avrebbe potuto dissolversi nel firmamento, diventare parte di esso insieme ad Adam, due stelle che brillavano vicine su un cielo nero e lontano.

Cacciò un grido euforico e si abbassò, prendendo velocità, inseguendo la risata di Adam che si perdeva nella notte.

  
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