Neve d’agosto
02. febbre
Shiho ha avuto la febbre per tre giorni, dopo aver preso l’antidoto definitivo – è un effetto collaterale che aveva messo in conto fin da subito. La sua mente li elenca uno a uno: febbre, mal di testa, mal di stomaco, nausea, dolori muscolari. Ultima, la morte.
Quando l’ha detto a Shinichi, e lui è sbiancato, si è subito corretta – è una percentuale irrisoria, gli ha detto. Non più probabile della morte che avrebbe dovuto prenderli entrambi quando hanno ingerito per la prima volta l’APTX4869. «Meno male che l’abbiamo scampata due volte», ha risposto allora Shinichi, con un sorriso impacciato, per lui raro come la neve in agosto. Shiho non ha risposto che lei, dopotutto, avrebbe preferito che la morte la prendesse. La prima volta, quando le avevano strappato Akemi dalle braccia e con lei se n’era andata l’unica ragione per cui era rimasta per diciotto anni attaccata alla vita; e la seconda, adesso: adesso che si ritrova al mondo come fosse nata ieri, e invece è qui abbastanza da sapere come funziona. Ma non sa come funziona la vita, non quella vera, e quando si ritrova di nuovo lucida, pensa che vorrebbe tornare nel limbo tra lo stato cosciente e lo stato incosciente. Da una parte, il professore che le asciuga il sudore dalla fronte e cerca di rassicurarla; dall’altra, Akemi che le sorride, allunga una mano e dice: vieni, Shiho, raggiungimi. Raggiungici. Qui dove può nevicare anche ad agosto, perché niente deve avere senso; qui dove non devi preoccuparti di ricostruire la tua vita perché non ne avrai più una. |