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Autore: Almawardy    03/10/2022    0 recensioni
L'origine fittizzia dell'anello che Izzy porta sempre con sè attorno al collo, e il suo significato.
Genere: Avventura, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Izzy Hands
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Israel Hands non aveva mai visto tanto sangue in vita sua. Eppure, l’esperienza fu una delusione. A disturbarlo non erano i cadaveri che lo circondavano, ma l’assenza di una reazione compatibile con quello scenario. L’assenza di un sentimento adeguato. Aveva meno di diciassette anni e già la morte lo lasciava indifferente. Pericolosamente annoiato.

Un corpo alto e massiccio lo intruppò, e per poco non gli fece perdere l’equilibrio. Israel grugnì come un cane rabbioso e lanciò una coltellata con gli occhi a quel bolide umano che camminava tra i compagni di ciurma come Polifemo tra le sue pecore: se solo avesse voluto, avrebbe potuto schiacciare le loro teste con una mano. Nonostante condividessero la stessa barca, e lo stesso rischio di morire ogni giorno, Israel non ricordava quale fosse il nome di quel gigante assassino. Una cosa molto comune in quel mestiere. Ogni pirata era un nemico, ancora prima di un nome. Talvolta era necessario guardarsi le spalle persino dagli uomini con cui si dormiva assieme in coperta. Col rischio di essere uccisi a ogni nuova alba, non aveva senso dedicare energie eccessive alle presentazioni. C’era solo un pirata il cui nome tutti ricordavano. Israel si voltò verso poppa e vide il suo capitano, un pirata di quell’esatta categoria. Una figura slanciata vestita di nera pelle, circondata dagli uomini dell’equipaggio come un padrone dai cani. Capelli lunghi, mossi, neri, con una barba folta e corvina che le leggende raccontavano accendersi di fuoco quando in battaglia: quell’uomo era Barbanera.

Israel cadde con violenza a terra: qualcosa lo aveva colpito.

– Fuori dai coglioni, moccioso. – Tuonò lo stesso bolide umano di pochi istanti prima. Si vede che farlo cadere a terra era diventato un obiettivo. Il ragazzo si voltò, e vide quell’ammasso di muscoli e tracotanza sovrastarlo con un ghigno maligno stampato sulle labbra. Israel avrebbe voluto ucciderlo.

– Signor Wright. – Era la voce di Barbanera. Tutto si fece più quieto. Persino il bolide umano.

Barbanera si avvicinò alla scena con il passo tipico di un capitano: senza fretta. Israel si rialzò subito in piedi, non volendo farsi trovare a terra, come un perdente, di fronte a Barbanera. Aveva timore che adesso sarebbe stato punito per essere finito in quell’alterco. Almeno, se Barbanera avesse deciso di gettarlo in mare, sarebbe stato il mese più interessante della sua vita. Un mese da pirata.

– Capitano. – Rispose il pirata con adesso un nome, Wright. Se non altro, quella spinta era servita a riempire il vuoto di memoria di Israel.

Barbanera si fermò davanti a entrambi, senza ancora parlare. Il linguaggio del corpo era sufficiente. Poi si soffermò su Israel: lo osservò dalla testa ai piedi, come a cercare qualcosa. Israel abbassò lo sguardo non appena gli occhi di Barbanera si poggiarono su di lui. Finché:

– Avete forse problemi di equilibrio, signor Hands? – Barbanera si stava rivolgendo proprio a lui. Le orecchie di Israel si riempirono dei battiti del proprio cuore. Quello era il momento di dimostrare che era degno di abitare la stessa nave di Barbanera e far parte della sua ciurma. Dimostrare che era degno di essere un pirata.

– Nossignore. – Le mani di Israel erano congiunte dietro i fianchi, la schiena ritta come un remo, la voce fumosa e il tono roccioso, sicuro di sé. Nulla avrebbe mai potuto indicare i suoi diciassette anni. – Sono scivolato sul sangue. – Aggiunse senza esitazione.

Wright guardò Israel con la coda dell’occhio, compiaciuto. Il ragazzo era sveglio: sapeva che se avesse osato ammettere di fronte al capitano che era stato spinto, sarebbe stato sgozzato quella notte stessa e gettato in pasto ai pescecani. Ognuno stava facendo il proprio gioco nella speranza di scamparla. Il capitano sorrise. Poi esplose in una risata fragorosa, alla quale si unì presto il resto dei presenti. In appena due secondi, tutta la ciurma stava condividendo la stessa risata sul vascello dell’armata spagnola appena tinto di rosso. Tutti, tranne Israel. Erano poche le cose capaci di strappargli un sorriso.

– Questo è lo spirito, ragazzo. – Fece Barbanera quando ebbe finito di scompisciarsi. Assestò al ragazzo una pacca sulla spalla forte quasi quanto la spinta di Wright di poco prima. Ma Israel non fece una piega, e Barbanera strinse le dita intorno alla nuca del ragazzo. Era chiaro che ancora non voleva lasciarlo andare.

– Signor Wright, scenda a controllare le scorte alimentari. – Barbanera parlò con ancora le labbra all’insù e i denti esposti, ma era chiaro a tutti che gli scherzi erano finiti. Qualunque risatina si spense a quel comando, e gli astanti attorno si dispersero tornando alle attività interrotte. Wright annuì senza un sibilo, liberando il ponte dalla sua presenza. Tale era il potere di Barbanera.

Israel si rese conto di essere adesso solo col capitano. Non che non fosse già successo prima, ma questa volta aveva il timore che sarebbe giunto il suo primo castigo ufficiale. Perché anche essere spinti e mostrarsi deboli di fronte ai compagni era un crimine in quel mondo. Ne avrebbe accettato le conseguenze. Tuttavia, Barbanera spostò la mano dalla nuca al viso di Israel, lasciando un colpetto su quella guancia ancora glabra e priva di cicatrici.

– Con me, signor Hands. – Fece il capitano senza attendere risposta, perché le scelte le concedeva solo agli amici, non all’equipaggio. E al momento Barbanera non aveva alcun amico. Il capitano si diresse verso le scale e Israel si affrettò per raggiungerlo e stargli dietro. Non osava camminargli a fianco. Barbanera non si curò di voltarsi neanche una volta. Era certo che Israel lo stesse seguendo.

I due entrarono sottocoperta, e a chiunque il capitano incontrò lungo la strada ordinò di salire sul ponte. Infine, Barbanera si fermò di fronte a una massiccia porta forzata che era sull’orlo di sfilarsi dai cardini. Doveva trattarsi della stanza del bottino. Il ragazzo si fermò a qualche passo dal capitano, in attesa di una sua parola. Ma Barbanera non proferì ordine: si poggiò con le spalle sullo stipite e fece cenno a Israel di entrare. Il ragazzo inspirò e mosse i piedi, trattenendo il fiato nell’istante in cui superò il capitano.

La stanza era piuttosto buia, senza alcuna finestra; solo due fioche lanterne illuminavano l’ambiente. Ma il luccichio dell’oro che proveniva dai forzieri aperti era sufficiente a riempire di luce gli animi di chiunque entrasse. Israel posò lo sguardo incantato su quei riflessi dal valore inestimabile. Non si era mai ritrovato così vicino a tanta bellezza. Tanta ricchezza. L’idea che quello sarebbe stato il pane della sua vita fino al giorno della sua morte, gli fece scorrere un brivido nelle vene. Desiderava ferocemente quel potere. E desiderava il timore di chi avrebbe incontrato sul proprio cammino. Tuttavia, egli aveva appena cominciato a muovere i primi passi in quel mondo. Per il momento, sputi, insulti e spintoni erano tutto ciò che aveva raccolto in quel mese.

– Magnifico, non è così? – Chiese retorico Barbanera, arrivato col silenzio di un felino alle spalle del giovane uomo. Israel annuì. Quei riflessi dorati non avevano bisogno di introduzioni. Barbanera sorrise, ma il perché sfuggì al ragazzo. – Posso leggere l’ambizione nei vostri occhi, signor Hands. – Aggiunse il capitano, cominciando a camminare per la stanza con le braccia incrociate al petto.

Israel pensò: Barbanera si sentiva forse minacciato dalla sua ambizione? Lo aveva portato in quella stanza per punirlo? Stava per fargli una ramanzina per come si era lasciato buttare a terra da Wright? Tutto era possibile. Barbanera era un uomo difficile da decifrare o prevedere: agiva per passione, istinto, o entrambe le cose. Due concetti che non erano familiari a Israel.

– Mi piace. – Continuò Barbanera dopo una pausa che non incusse timore al ragazzo: morire quel giorno, o cinquant’anni da quel giorno, non gli avrebbe fatto differenza. – Ho bisogno di giovani come voi sulla mia nave. – Barbanera si voltò verso Israel per vedere se fosse riuscito a strappargli il preludio di un sorriso. Ma no. Era un osso davvero duro, il ragazzo. Barbanera si sedette su un cassettone di legno, allargando gambe e braccia come un marinaio nell’osteria del porto. – Per questo vorrei rimaneste in vita il più a lungo possibile. Sono sicuro voi abbiate un futuro promettente in mare. –
Quelle parole dipanarono i dubbi di Israel. Adesso aveva la certezza che non sarebbe morto quel giorno. Ma ciò significava che c’era dell’altro. Quella conversazione aveva una diversa origine e un altro scopo. Perciò attese in silenzio che quell’ “altro” si manifestasse.

– Voi vedete un futuro sulla mia nave? – Chiese Barbanera, stanco di continuare il monologo e desideroso di interagire.

– Sì, capitano. – Israel dimostrò la sua scarsa inclinazione per il superfluo. La sua risposta, comunque, era genuina. Immaginava davvero il resto della sua vita in mare. Possibilmente, al fianco di un mentore come Barbanera.

– Signor Hands, dovete affrontare le vostre debolezze se volete prolungare la permanenza sulla mia nave. – Barbanera sembrò serio stavolta. Israel ebbe la chiara impressione di aver dato una risposta sbagliata e deglutì con cautela, cercando di non fare rumore. Odiava commettere errori.

– Lo farò, capitano. – Israel rispose tradendo qualcosa di molto vicino, se non troppo vicino, all’irritazione. Ma era irritato da se stesso, nessun altro.

Barbanera si colpì le ginocchia coi palmi e si tirò su dal cassettone. Raggiunse Israel e si stagliò di fronte a lui. Il ragazzo appariva minuto accanto al capitano, in palese svantaggio fisico a confronto con gli altri membri dell’equipaggio.

– Rilassatevi, signor Hands. Non vi trovate di fronte al boia. – Barbanera era compiaciuto. L’idea di incutere timore agli uomini di qualunque età e conquista era una soddisfazione pari solo a quella di un tuffo in mare aperto sotto il sole rovente. – Voglio invitarvi a prendere l’iniziativa. – Barbanera si interruppe un istante. – Non abbiate paura di fare paura. –
Israel era ammaliato. Desiderava riuscire a decifrare ogni sottinteso del suo capitano. Desiderava imparare a conoscerlo fino a prevederlo. Desiderava che Barbanera si fidasse di lui, perché qualcosa nelle viscere gli diceva che avrebbe potuto servirlo meglio di altri. La sua ambizione avrebbe trovato il giusto sfogo su quella nave, e con quel capitano. Tutto era un onore, quando veniva da Barbanera. Persino la morte.

– Non ho paura, capitano. – Disse Israel senza paura. Sembrava nato per quel momento.

– Solo perché un uomo si trova sulla mia nave, non significa che mi piaccia, sapete. – Confessò Barbanera. Israel stava già per ribattere, pensando che il capitano si stesse riferendo a lui. Ma Barbanera non si fece interrompere. – A volte, è questione di necessità. –

– Capisco. – A quel punto, Israel non sapeva più dove la conversazione si stesse dirigendo.

– Siete sicuro? – Chiese Barbanera con un sorriso che non aveva nulla di scherno.

Israel tacque. No. Non era sicuro. Perciò colse quel momento per farsi umile e non rispondere. Era importante mostrare quando saper utilizzare il silenzio, oltre che le parole.

Barbanera terminò la pausa con un sospiro. – È chiaro che mi piaccia chi scelgo di far salire sulla mia nave… nel momento in cui decido di farlo salire. – Barbanera camminò verso il centro della stanza, e Israel non osò voltargli le spalle. – Ma poi, sapete, gli uomini cominciano a cambiare. È naturale. Necessario, perfino. Purtroppo, non tutti cambiano per il meglio. Il mare è una bestia. Fa cose strane agli uomini. –

Barbanera si fermò ed estrasse dalla cintola il suo coltellaccio affilato, cominciando a pulirsi il sotto delle unghie. – Quando uno dei miei uomini non rispetta un altro dei miei uomini, in realtà sta mancando di rispetto a me. Poiché io li ho scelti entrambi. –

Israel cominciava a capire. Lo rincuorava il fatto che probabilmente Barbanera non stesse parlando di lui. – Mi è chiaro. – Si limitò a rispondere.

– Voi non avete reagito prima, di fronte al signor Wright. – Barbanera lasciò roteare il coltello nella mano. – Perciò, signor Hands, sapete dirmi chi tra voi due mi ha mancato di rispetto? –

Israel avrebbe volentieri urlato il nome di Wright senza neanche pensarci un istante, ma la sua naturale predisposizione alla cautela non gli fece commettere quell’errore. Sarebbe apparso troppo assetato. Infantile. Mentre lui voleva apparire un uomo. Un pirata. Perciò abbassò gli occhi a terra e lasciò trascorrere dei secondi di presunta riflessione, per poi pronunciare: – Temo che in questo caso sia stato il signor Wright. –

Non c’era vittoria nel tono di Israel perché, nel caso quel sillogismo fosse stato un tranello dettato da un crudele gioco mentale di Barbanera, il suo tono gli sarebbe costato più delle parole. Israel rimase in silenzio, ad aspettare il verdetto. Barbanera infilò il coltello nella custodia e colmò la distanza tra loro con quattro passi che fecero eco sul legno delle pareti.

– Se vi importuna di nuovo, non trattenetevi. – L’espressione sul volto di Barbanera era indecifrabile. Se fosse un ordine o solo un’esortazione, Israel non avrebbe saputo dirlo. Ma l’aver acquisito il diritto all’autodifesa era un’occasione che avrebbe certamente sfruttato. – Non abbiate paura di fare paura, signor Hands. – Barbanera ripeté le stesse parole di poco prima, infilando una scarica di adrenalina nelle ossa del giovane uomo. Una vita libera, con limiti imposti solo da un onesto e inviolabile codice d’onore. Non c’era altro che il ragazzo desiderasse di più. Quella vita, Israel ce l’aveva davanti agli occhi. E aveva l’aspetto di un uomo.

– Agli ordini, capitano. – Isreal rispose senza eccessi.

– La lealtà al proprio capitano viene prima di ogni altra cosa. – Aggiunse Barbanera, come stesse parlando a se stesso. Israel annuì, trovandosi pienamente d’accordo. Sarebbe stato all’altezza di quella regola. Barbanera alzò un angolo della bocca in un sorriso sghembo, e poggiò una mano sulla nuca di Israel, invitando il ragazzo a seguirlo verso i forzieri. Israel si sentì strano: nemmeno il padre lo aveva mai toccato con tale premura.

– Voi mi piacete, signor Hands. Siete un elemento promettente fra le reclute, e spero in un vostro futuro brillante. – Continuò il capitano portando Israel di fronte all’oro, all’argento, e ai diamanti. Lì si fermarono. – Ma so per esperienza che siete anche un ragazzo con certi bisogni da… sfamare. – Barbanera lasciò la nuca di Israel, facendolo sentire quasi nudo adesso, senza quelle dita a coprirgli la pelle del collo. Il ragazzo pendeva dalle labbra del capitano come un ragno dalla propria tela.

Barbanera si chinò e infilò una mano nell’oro, provocando il suono sublime della ricchezza. Quel tintinnio che rende folli gli uomini. Gli occhi di Israel erano magnetizzati dal bagliore di quel contenuto, e il respiro era spezzato da quell’attesa eccitante. Dopo qualche tentativo, Barbanera sembrò trovare ciò che stava cercando. Estrasse dal forziere qualcosa di piccolo, ma di certo prezioso. Israel non era ancora in grado di identificare cosa fosse. Barbanera strinse l’oggetto minuscolo nella mano, poi aprì il palmo e soffiò sopra a ciò che si rivelò essere un anello dorato. Splendido nella sua modestia. Gli occhi del capitano ispezionavano l’anello con la stessa minuzia di un orefice.

– Un incentivo per voi. – Barbanera mostrò il palmo a Israel, e il ragazzo vide quel cerchio dorato sul nero del guanto che indossava il capitano. – Con questi cinque grammi d’oro potreste comprarvi un terreno degno di un aristocratico e vivere di rendita. – Barbanera sorrise, già certo che quella non fosse un’opzione degna di considerazione per il ragazzo. Difatti, Israel lo guardò con la stessa idea negli occhi. – Prendetelo. – Fece il capitano con un invito, non un ordine. Israel afferrò con cautela l’anello, ma senza neanche darsi il tempo di osservarlo. Non era di suo interesse.

– Fatene ciò che volete. – Barbanera batté i palmi sull’addome per liberarsi della polvere, e raggiunse la porta. Israel restò confuso.

– Ma capitano… – Il ragazzo, rimasto con l’anello in mano, seguì con lo sguardo Barbanera. Il capitano si fermò sulla soglia.

– Comprateci le vostre armi, vestiti, liquore, compagnia… tutta la ricchezza contenuta in quell’anello è vostra. Ve l’ho detto, consideratelo un incentivo da parte mia. –

Israel rimase senza parole. Il suo stupore stavolta era reale e impossibile da celare. C’era qualcosa sotto. Doveva esserci qualcosa sotto. Il più grande marinaio di tutti i tempi, il più temuto pirata del secolo, un capitano sanguinario e pronto a scuoiare il primo mozzo che lo avesse guardato storto, gli stava donando una quantità di denaro tale da mandarlo in pensione prima ancora di aver cominciato la sua carriera da pirata. Doveva essere una prova, non c’era altra spiegazione. Per quanto talento, o costanza, o determinazione potesse aver intravisto il capitano in lui, Israel era salito a bordo di quella nave da appena un mese. Una tale e cieca fiducia risultava non solo azzardata, ma rischiosa. Persino per un temerario come Barbanera.

Un distante colpo di cannone distolse Israel dai pensieri che non aveva fatto in tempo a convertire in parole. Barbanera, al contrario, non sembrò distratto da quel tuono fatto di polvere da sparo. Un’interruzione è tale solo se si cede ad essa. Il capitano si limitò a fare un cenno col capo al ragazzo, e lasciò la stanza. Israel non poté fare altro che seguirlo. Il loro momento era concluso.

Una volta tornati sul ponte, Barbanera rivolse alcuni comandi al primo ufficiale e ad altri membri della ciurma. Israel tornò a sentirsi di troppo, di scarso valore rispetto agli altri uomini. Restò in piedi vicino al parapetto e schiuse la mano, tornando con gli occhi sull’anello dorato. Un oggetto che pensava non avrebbe mai tenuto tra le dita. Eppure, se provava a pensare a tutto ciò che avrebbe potuto fare coi soldi di una tale vendita, non gli veniva in mente nulla. Non perché non fosse un giovane ambizioso, ma perché le sue ambizioni trascendevano il denaro e il possesso.

Israel strinse l’anello nel pugno, nascondendolo. Che idiota. Se qualcuno della ciurma avesse visto un tale tesoro nella mano di un nuovo arrivato, lo avrebbe preso per un ladro e con tutta probabilità gli avrebbe tagliato una mano. Israel tornò concentrato nel mezzo di quella nave fatta di sangue, cadaveri e assassini. Cercò di capire dove potesse essere più utile. Incontrò di nuovo lo sguardo di Wright, adesso a prua: assieme ad altri due uomini, quel gigante stava spogliando dei loro averi i cadaveri dei marinai spagnoli.

Il ragazzo non distolse lo sguardo da quel quintale umano fatto di violenza e suscettibilità. Non voleva sembrare debole. Ma nemmeno un provocatore. Trascorso il tempo sufficiente, fu lui a interrompere il contatto. Sapeva che non sarebbe stato così per sempre. Non si aspettava certo che ascendere la scala sociale nel mondo dei pirati sarebbe stato facile o rapido. Ci voleva pazienza estrema e una fortuna vergognosa. I suoi piedi si mossero da soli verso l’albero di mezzo per aiutare con le vele. Ma qualcosa lo arrestò di colpo, afferrandolo per un braccio.

– Attraccheremo nel pomeriggio. Se volete spendere il vostro incentivo sull’isola, tenete l’anello al sicuro nelle tasche. – Era Barbanera. Il ragazzo non lo aveva nemmeno sentito arrivare.

– …e se non volessi spenderlo adesso? – Domandò Israel con una fermezza che stupì Barbanera.

– L’anello è vostro. Per quel che mi riguarda potete anche buttarlo in mare. Spetta a voi decidere cosa farne… – Una pausa. – Ma cercate di non farvelo rubare. – Aggiunse con un bisbiglio.

Israel annuì, e il suo sguardo tornò oltre il capitano, verso prua. Lì dove Wright gli lanciava ancora occhiate a intermittenza, sia di minaccia che di interesse. Barbanera notò il turbamento negli occhi del giovane, e seguì la direzione della sua preoccupazione finendo con incrociare anch’egli lo sguardo del più attaccabrighe fra i suoi uomini. Wright abbassò subito il capo e si concentrò sui propri doveri, non osando mantenere il contatto visivo col capitano. Quello bastò a Barbanera, il quale strinse il braccio minuto del ragazzo per tirarlo a sé. E gli sussurrò all’orecchio: – Non appena a terra è solito andare a donne. Da solo. Sfruttate pure l’occasione. Siamo tutti abituati a uomini che non fanno ritorno per salpare. – Barbanera lasciò il braccio del ragazzo, che lo guardò incredulo. Il capitano gli aveva forse suggerito di far fuori un altro membro della sua stessa ciurma? Follia, oppure strategia? Israel avrebbe dovuto rispondere a quelle domande da solo e fare la sua scelta, poiché il capitano si limitò a strizzare un occhio al giovane, e poi lo lasciò solo.

Israel ci mise del tempo per muoversi. Quando ci riuscì, tornò all’albero di mezzo come da programma iniziale, e si diede da fare con qualunque compito gli altri uomini gli ordinassero di svolgere. Tuttavia, la sua mente era altrove, a fluttuare tra le onde del mare che colpivano la nave. Stava considerando il fascino, il mistero, e la complessità dell’anima di Barbanera. Pensava a quanto di quel fascino dipendesse dall’uomo, e quanto dalla leggenda. Si immaginava dove il confine tra i due potesse collocarsi, e se sarebbe mai stato così fortunato da scorgere un frammento dell’uomo, dietro la maschera del capitano. Israel aveva fatto la scelta giusta a salire su quella nave, su questo non aveva alcun dubbio. Il suo posto era lì. Aveva scelto il proprio mentore ormai, e non c’era bisogno che Barbanera sapesse di esserlo. Tutto il resto rappresentava solo una prova da superare o, nella peggiore delle ipotesi, un impedimento che avrebbe volentieri eliminato. Per questo non aveva alcuna intenzione di farsi ostacolare da gradassi come Wright. Aveva messo in conto che quella sarebbe stata una vita da fuorilegge, da ladro assassino. Era pronto. Il primo uomo che avesse ucciso sarebbe stato la sua iniziazione. Il suo battesimo. Il suo giuramento. E quale scelta migliore di un vile che aveva goduto a umiliarlo?

– Le corde, ragazzino! – Lo ammonì un altro uomo che aveva giudicato troppo lenti i suoi movimenti.

Israel recuperò subito il giusto ritmo senza emettere un fiato, lasciando sedimentare i pensieri e i desideri. Bruciava di ambizione, ma sapeva bene come nasconderla agli occhi dei più maliziosi e invidiosi. Sapeva di essere diverso dagli altri, e in qualche modo, quel giorno, aveva ricevuto conferma che anche Barbanera se ne fosse accorto. La sua visione del futuro andava ben oltre il voler restare sulla nave come fidato elemento della ciurma, come miglior spadaccino, o miglior stratega. C’era dell’altro. C’era di più: Israel voleva essere stimato. Voleva distinguersi al punto tale che, nel momento in cui il primo ufficiale avesse concluso la sua carriera, o la sua vita, Barbanera avrebbe pensato a lui come degno sostituto.

Quando il ragazzo ebbe concluso il proprio dovere, si ritirò in un angolo appartato del ponte e si ritagliò un momento. Si guardò attorno. Nessuno. Allora riprese l’anello che aveva infilato in tasca. Lo guardò a lungo, e realizzò che venderlo sarebbe stato uno spreco. Anzi, uno scempio. Quell’oggetto era un pegno. Un simbolo della fiducia del suo capitano. Era da custodire. Israel si infilò l’anello al dito indice, il dito che indica la direzione da prendere e seguire. Il ragazzo guardò il nuovo aspetto della sua mano con una consapevolezza diversa: a chiunque avesse provato a staccargli l’anello dal dito, lui avrebbe strappato l’anima dal petto. Da quel momento, il cerchio d’oro faceva parte della sua identità. Un’identità che cresceva e mutava di giorno in giorno, che aveva fame di spazi e di riconoscimento. Pertanto, se Wright avesse provato di nuovo a umiliarlo, lui non si sarebbe tirato indietro. Israel avrebbe reagito, stavolta. Per rispetto al capitano e a se stesso. E nel farlo, era pronto a macchiare di rosso quel dono di Barbanera, il cui valore superava immensamente i carati dell’oro di cui era composto.

Ormai, le sue energie erano rivolte a un solo obiettivo: conquistare il suo capitano. Incuriosirlo, come lui era stato incuriosito. Ispirarlo, come lui era stato ispirato. Sedurlo, come lui era stato sedotto. Solo a Barbanera, Israel avrebbe concesso dedizione e costanza, riguardo e cura, stima e attaccamento. Era pronto a dedicargli persino il resto della sua vita su una nave, nel mezzo degli oceani. E nelle gole oscure dei freddi abissi marini, non avrebbe seguito nessun altro uomo al mondo.
   
 
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