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Autore: Jason_Trth Hrtz    05/10/2022    1 recensioni
[Goreinu x Tsezguerra]
Era assurdo pensare che se non fosse stato per Greed Island, il Bomber e la collaborazione instaurata per sopravvivere e completare il “gioco”, Tsezguerra e Goreinu non si sarebbero mai incontrati.
Assurdo perché, da quando lavoravano insieme e si proteggevano l’un l’altro dalle imboscate, non facevano altro che scopare.
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: PWP
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Titolo: Sex & Greed Island
Autore: Jason_Trth Hrtz
Fandom: HunterxHunter
Pairing: Goreinu x Tsezguerra
Rating:
arancione
Parole: 2084
Avvertimenti: accenno degradation, menzione di un certo tipo di dirty talk, pwp, leggera introspezione, age difference (Goreinu 26 anni, Tsezguerra 40 anni)
Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, sono proprietà di Yoshihiro Togashi
Note: lo so, titolo molto originale, hahah, ma non sono riuscito a trovare un altro titolo che mi piacesse. Alla fine è quello che succede in questa PWP, non c’è molto altro, a parte qualche tentativo di introspezione.
Ho deciso arbitrariamente le loro età, in base all’impressione che avevo io di loro. Spero che non vi dia fastidio, per me sono credibili come età.
 
Neanche li shippo, ma ho voluto scrivere di loro due perché secondo me potrebbero avere senso, in qualche modo. Ovviamente non accadrebbe mai nel canon, ma le fanfiction esistono per questo, no? :’)
 
Spero che sia una lettura di compagnia. Scusate eventuali errori (di qualsiasi genere): non è stata betata.

Buona lettura,

                       
Jason.
 
 






 
SEX & GREED ISLAND

 
 
Era assurdo pensare che se non fosse stato per Greed Island, il Bomber e la collaborazione instaurata per sopravvivere e completare il “gioco”, Tsezguerra e Goreinu non si sarebbero mai incontrati.
Assurdo perché, da quando lavoravano insieme e si proteggevano l’un l’altro dalle imboscate, non facevano altro che scopare. Nessuno dei due poteva immaginare che quegli incontri segreti sarebbero diventati fondamentali per mantenere la concentrazione e non fare mosse azzardate.
 

«Dannazione, non puoi venire più in fretta?» si lamentò a denti stretti Tsezguerra, mentre sbatteva il suo bacino contro il culo sodo e massiccio di Goreinu, appoggiato a un albero con le braccia. Dava le spalle a Tsezguerra ed era piegato in avanti, tentava di non urtare la testa sul tronco, ma gli risultava difficile fare attenzione mentre doveva tenere attivati i suoi gorilla di Nen, messi a guardia del sentiero in cui si erano adescati; nel caso arrivasse qualcuno nella loro direzione.

Goreinu aveva infatti preso qualche colpo, non solo dietro—dove il responsabile era Tsezguerra, ma anche in faccia. Si trattava di lividi e graffi di poco conto, sarebbero guariti in pochi giorni.

Quello che non poteva attendere oltre era la necessità di Goreinu di avere un orgasmo.

Il suo “starci mettendo troppo” sembrava star snervando Tsezguerra.

Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare da un uomo dall’atteggiamento come quello di Tsezguerra: non veniva mai finché prima Goreinu non raggiungeva il suo di orgasmo. Goreinu avrebbe fatto lo stesso a ruoli invertiti, sia chiaro, era solo per sottolineare come Tsezguerra, un uomo sulla quarantina dai modi quasi militareschi, poteva apparire estraneo a una tale accortezza intima.

Già dai loro primi incontri, Goreinu si era immaginato che Tsezguerra lo avrebbe fatto venire, era convinto che la vedesse addirittura come una missione, eppure il fatto che ci mettesse tanto impegno e passione era stata comunque una sorpresa; di quelle piacevoli, appaganti.

A ogni colpo, Goreinu sentiva ogni centimetro del cazzo di Tsezguerra penetrarlo a fondo, solo per uscire quasi completamente l’attimo dopo, finché non rimaneva solo la punta bagnata a tenere aperto il suo buco allargato, e rientrare come una spada.
Non sprecava energie e colpiva sempre nello stesso magico punto. Se Goreinu non sapesse di star scopando con un uomo in carne e ossa, se non ne sentisse l’odore, il calore della pelle, il sudore appiccicato su entrambe le loro pelli e la voce roca e profonda di Tsezguerra che gli descriveva in dettaglio quello che pensava di lui e il suo corpo, avrebbe potuto pensare di star avendo a che fare con un cyborg. Esisteranno pure i cyborg del sesso in quel posto tanto assurdo, no?

A primo impatto era sicuramente la prima impressione che tutti avevano di Tsezguerra.

Il suo atteggiamento freddo, distaccato e di superiorità non trasmettevano umanità.

Bisognava conoscerlo per capire che dietro ai suoi modi duri si celava una vita di rinuncia ai piaceri, in favore di allenamento, disciplina e il riconoscimento del suo valore come combattente. Un po’ come tutti coloro che avevano deciso, o si erano ritrovati, a dover percorrere la via dell’hunter professionista. Grazie all’incontro con Goreinu, Tsezguerra sembrata essersi ammorbidito sotto qualche aspetto, lasciando da parte l’orgoglio e capendo che si possono raggiungere ottimi risultati anche godendosi la vita. Tsezguerra era il tipo di uomo che non si sarebbe mai addentrato in una qualsiasi situazione senza prima averla ponderata, studiata, nei minimi dettagli; fino allo sfinimento. Benché da un lato questo comportava un minor rischio di pericoli o brutte sorprese, dall’altro gli aveva impedito di accedere a uno sprazzo di felicità che solo la ribellione e l’imprevedibilità poteva regalare.

Non che Goreinu fosse uno che si buttava nella mischia senza prima averci pensato attentamente. Aveva ventisei anni, ma non lo si poteva certo descrivere come un “ribelle”. Lui era semplicemente il tipo di uomo che si basava più sui suoi sentimenti e il suo istinto, piuttosto che la sola, fredda, logica.

Forse era per questo che i due si erano trovati e saputi incastrare con una tale naturalezza.

Il mondo degli Hunter, al contrario, non era fatto per i pettegolezzi, bastava dimostrare le proprie capacità combattive, essere utili a qualcuno. Tuttavia, poteva succedere che i propri target prendessero di mira le famiglie o conoscenti stretti degli hunter, al fine di raggiungere i loro scopi.
A nessuno importava di chi ti scopavi o a chi spedivi cartoline d’auguri, a loro interessava sapere se quella comportava una debolezza o meno. Più debolezze si avevano e meno appetibili si era per un eventuale ingaggio. Il loro mondo funzionava così, per questo, di base, la segretezza, sia nella vita privata sia lavorativa, era non solo essenziale, ma anche funzionale.
 
«Ho dovuto usare più Nen del solito oggi» disse Goreinu ansimando. «Mi sarà difficile… riuscire a venire e mantenere le creature di Nen attive».

«Questo è inaccettabile.»  Tsezguerra usò le mani poste sui suoi fianchi, come una morsa d’acciaio, lo spinse a terra e gli sollevò il culo in aria.

Goreinu lo lasciò fare: spiaccicare la faccia nell’erba bagnata era nettamente più sopportabile del grattarla contro la corteccia di un albero.

Tsezguerra proseguì con il rinfilare il suo cazzo duro, lungo e largo, nel suo buco. Afferrò Goreinu per gli avambracci gonfi e cominciò a penetrarlo con grinta, alternando il ritmo e spostandolo in avanti a ogni spinta, tanto che Goreinu dovette sia irrigidire i muscoli delle braccia sia circondarsi le ginocchia e il petto con una quantità maggiore di Nen per non perdere la geometria di quella nuova posizione vantaggiosa.

Il pene di Goreinu penzolava a mezz'aria e alcune gocce di sperma erano colate sul prato, altre erano balzate sul suo stomaco quando la sua erezione ci era finita contro durante i movimenti repentini e continuati.

Nell’aria si sentiva lo schiocco delle loro pelli sudate a contatto. Entrambi ansimavano, forse Goreinu più del dovuto: Tsezguerra gli intimò di fare silenzio, se non voleva che qualcuno li vedesse e dover così rinunciare a venire fino a chissà quando.

Non riuscivano a vedersi spesso, da soli, e avere quei loro incontri, quindi ogni occasione era preziosa.

«Possibile che tu non riesca a venire senza che te lo tocchino?» la domanda di Tsezguerra era retorica, eppure Goreinu ebbe uno spasmo a quel velato insulto. Il suo pene perse altro liquido e sentì chiaramente come il suo ano si strinse intorno al pene di Tsezguerra, quasi a staccarglielo.

Quest’ultimo, benché non si potessero vedere in faccia a vicenda, si esibì in una risatina sommessa.

«È così quindi che ti ecciti. Capisco. Dovevi dirmelo prima.» La velocità delle spinte aumentò, per quanto possibile, e Goreinu cominciò a sentir bruciare.

La disperazione lo convinse a mettersi due dita in bocca e cospargersele di saliva, raggiungere la sua apertura, attorno al cazzo in entrata e uscita di Tsezguerra, e attendere che il movimento ripetitivo facesse entrare quella lubrificazione di fortuna, ma totalmente inefficace, dentro di lui. Il lubrificante era l’unico in grado di assolvere a quel compito in quel momento, ed era rimasto vicino l’albero di prima…

«Ordina a una delle tue creature Nen di portarla qui» disse Tsezguerra, come a leggere i suoi pensieri. «Preferirei non fermarmi, sono quasi vicino anche io.»
Goreinu strabuzzò gli occhi, come a riprendersi, per ritrovare la concentrazione. Dovette dare mentalmente ragione a Tsezguerra. Seguì il suo suggerimento.

Quando ebbe il lubrificante nelle sue mani, i passi pesanti della creatura di Nen bianca facevano tremare il terreno e rimbombare il suono nella cassa toracica di Goreinu, quasi del tutto steso a terra, posizionò un braccio davanti a lui per stabilizzarsi e l’altro lo portò dietro la schiena. Non aveva bisogno di avere una visuale chiara dietro di sé per sapere dove far cadere la soluzione viscosa, gli bastò semplicemente usare i suoi sensi per individuare l’altezza giusta. Quando il liquido leggermente corposo atterrò sulla sua entrata, si ritrovò sollevato dalla sensazione di leggera freschezza.
Chiunque avesse previsto l’uso di lubrificanti “all’interno” di Greed Island, era da ringraziare.

Attese che il cazzo di Tsezguerra adempisse allo stesso scopo avuto in precedenza, quando aveva usato solo dell’inutile saliva, e nel momento in cui sentì che era entrato dentro di sé portandosi dietro la quantità iniziale di lubrificante, ne versò ancora. Ora la fluidità delle spinte di Tsezguerra era decisamente migliorata. Goreinu si trovò a sospirare, ma allo stesso tempo gli mancava già quel dolore.

«Così grande e grosso eppure fai ancora i capricci. Incredibile» la voce di Tsezguerra tuonò fino al basso ventre di Goreinu.

«Non lo definirei un capriccio… Stavo solo--»

«Sta’ zitto. Non mi servono le tue sterili spiegazioni» lo interruppe bruscamente Tsezguerra.

Se il contesto fosse stato diverso, Goreinu avrebbe potuto pensare che l’uomo fosse sinceramente infastidito. Non in quel caso. Entrambi stavano chiaramente godendo da quello scambio di battute, se la reazione dei loro membri e il sorriso accennato, annesso a un luccichio diverso negli occhi, contavano qualcosa.

Il trattamento denigratorio sembrò infatti funzionare: il tono brusco aveva fatto sussultare nuovamente l’entrata ormai preparata a dovere di Goreinu e le lamentele sussurrate di Tsezguerra contribuirono a metterlo sotto stress e imbarazzo. Tanto che quando delle parole particolarmente crudeli si sincronizzarono a una sequenza di spinte potenziate da una quantità, seppur minima, di Nen, Goreinu venne come se dovesse sfogare dieci orgasmi tutti insieme. Strinse i denti e si coprì la bocca con una mano per non emettere suoni troppo udibili e fu tentato di chiudere gli occhi, per godersi la sensazione del cazzo di Tsezguerra che si gonfiava dentro in lui, prossimo al suo stesso culmine.

Con estrema lentezza, Tsezguerra continuò a ondeggiare avanti e indietro la sua erezione dentro quel buco supplicante. Quando uscì completamente, diede qualche pompata alla sua erezione con una mano e dei piccoli schizzi di sperma atterrarono sulla zona lombare di Goreinu. La gravità fece colare delle linee di sperma lungo il sedere, e in parte il retro delle cosce, di Goreinu.

Per infierire ulteriormente, Tsezguerra schiaffeggiò una natica di Goreinu e, avendo quest’ultimo disattivato il Nen che lo teneva ancorato al suolo, cadde di stomaco sull’erba, colto di sorpresa dopo la fatica dell’orgasmo, schiacciando così con il peso il suo stesso pene esausto. Gemette alla scossa di piacere e dolore che ricevette. Tsezguerra gli cinse la parte esterna della coscia destra con una mano e lo fece girare sulla schiena.
Goreinu non si poteva definire un uomo minuto: non era molto alto ma aveva un fisico robusto e allenato e le spalle larghe, eppure Tsezguerra lo duplicava sia in altezza che in larghezza; l’ombra che lo sovrastò lo fece sentire insignificante, piccolo.

Mentre ansimava e cercava di riprendersi, Tsezguerra si fece spazio tra le sue gambe, Goreinu aveva piantato i piedi a terra e le ginocchia per aria, e lo fissò con espressione neutra, masturbandosi il pene ormai diventato di un rosso intenso. I fiotti di liquido bianco, caldo e appiccicoso, andarono a finire sullo stomaco di Goreinu, che si abbassava e alzava in maniera esasperata, cercando di riprendere le energie esaurite durante quell’incontro—di sesso.

«La prossima volta te lo farò ingoiare» disse Tsezguerra mentre ancora gli veniva addosso. Non ebbe bisogno di specificare a cosa si riferisse con “ingoiare”.

Goreinu sorrise e sbattette la nuca sul terreno morbido, guardando il cielo stellato. Si passò una mano sulla linea di peli che si concentravano dall’ombelico in giù e catturò alcuni rimasugli dello sperma di Tsezguerra, o forse era il suo? O magari quello di entrambi, mischiato tra loro? Si portò le dita vicino le labbra e leccò quella consistenza familiare.

«Hm… potrebbe piacermi» disse Goreinu.

Tsezguerra afferrò il polso di quella mano e lo costrinse a sedersi. Gli mise l’altra mano dietro la nuca e gli catturò le labbra con le sue. Fu un bacio sporco, inconcludente, che sapeva di dominazione e orgoglio. Uno sembrava voler staccare la lingua dalla bocca dell’altro, mentre il secondo baciava, e si lasciava baciare, come se stesse facendo una passeggiata in riva al mare: lento, seguendo il cullare dal vento dietro la schiena.

Goreinu avvolse mollemente il collo di Tsezguerra con l’avambraccio libero, giusto per rimanergli vicino e sentirsi più partecipe.

«Te lo dovrai far piacere» disse Tsezguerra staccandosi dalle sue labbra e afferrandogli le guance squadrate con una delle sue grandi mani callose.

L’azione e le parole di Tsezguerra non furono comunque in grado di smorzare il sorriso stampato su tutto il viso di Goreinu; come se non vedesse l’ora di rincontrarlo.
Si fissarono per qualche secondo negli occhi, dialogando senza l’uso della parola, poi ripresero a baciarsi, suggellando di fatto quella promessa.
   
 
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