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Autore: fiorediloto40    05/10/2022    0 recensioni
L'eco dell’incessante martellare degli strumenti celesti risuonava nella fucina del primo tempio, rimbalzando tra le pareti annerite dal fumo del fuoco secolare. Il guardiano della casa dell’Ariete era sempre molto scrupoloso nel suo lavoro...un risultato inferiore alla perfezione non era ammissibile, poiché le sacre vesti rappresentavano la più grande difesa dei cavalieri contro i nemici.
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One shot scritta per lo ShaMuTober2022.
I personaggi appartengono a Masami Kurumada, Toei e Bandai.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aries Mu, Virgo Shaka
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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L’eco dell’incessante martellare degli strumenti celesti risuonava nella fucina del primo tempio, rimbalzando tra le pareti annerite dal fumo del fuoco secolare.
 
Il guardiano della casa dell’Ariete era sempre molto scrupoloso nel suo lavoro...un risultato inferiore alla perfezione non era ammissibile, poiché le sacre vesti rappresentavano la più grande difesa dei cavalieri contro i nemici. Non poteva sbagliare. In quell’arte che si ripeteva incessantemente da centinaia di anni, il cui segreto era da sempre custodito nelle mani della sua gente, non erano ammessi errori.
 
Tuttavia, quella che in quel momento Mu dell’Ariete teneva tra le mani non era solo la protezione di un compagno d’armi. Con la cura che si riserverebbe ad un oggetto di cristallo, riparò i danni, chiudendo ogni minima crepa dell’armatura che, come molte altre dopo la guerra santa, aveva riportato ingenti danni.
 
I cavalieri d’oro erano tornati in vita, grazie all’intercessione della loro dea presso suo padre, solo da poche settimane, eppure, dopo poche ore dalla rinascita, Mu cominciò il suo lavoro di ricognizione delle armature, per poter garantire ai suoi compagni la migliore protezione. Sebbene quello che li aspettava si prospettasse come un periodo di pace, voleva che le armature fossero sempre in perfetto stato, per ogni evenienza, e non avrebbe lasciato nulla al caso.
 
Dopo aver sigillato ogni minima imperfezione, con la punta delle dita passò un ultimo strato di polvere di stelle, accarezzando dolcemente l’elmo dorato che splendeva tra le sue mani.
 
L’elmo della Vergine.
 
Mu aveva una cura maniacale per ognuna delle ottantotto armature forgiate dai suoi antenati lemuriani, ma quella della persona che amava richiedeva una dose aggiuntiva di una polvere di stelle particolare...l’amore.
 
Ebbene sì...amava Shaka da quando ne aveva memoria...
 
Quando erano ancora dei piccoli apprendisti erano stati legati da un’amicizia fortissima, che si era interrotta bruscamente quando Mu era dovuto fuggire dal Santuario dopo la morte di Shion, ma nei suoi anni di esilio in Jamir, quello che aveva creduto un sentimento fraterno ed infantile era cresciuto trasformandosi in altro, nonostante il dolore della lontananza.
 
All’inizio Mu pensò che si trattasse più che altro di un’illusione, data dalla nostalgia che provava nei confronti dell’amico...ma gli bastò tornare al Santuario e rivederlo, dopo la battaglia contro i cavalieri di bronzo, per capire che ciò che provava era reale, non una fantasticheria provocata dalla solitudine.
 
Ovviamente, all’epoca il tibetano tenne tutto per sé.
 
Ciò che attendeva lui ed i compagni superstiti, dopo che fu rivelato il tradimento di Saga, non ammetteva distrazioni...la guerra santa si stava avvicinando e avevano bisogno di tutta la loro concentrazione e le loro forze per affrontare ciò che poi, di fatto, ne seguì.
 
Tuttavia, anche dopo essere stati riportati in vita dalla dea Atena, Mu continuava a custodire nel suo cuore discreto i sentimenti che vi teneva nascosti da anni…l’amore immenso per quel compagno d’armi così mistico, così divino, così irraggiungibile... 
 
O almeno...questo era ciò che pensava Mu.
 
Quando le microscopiche particelle celesti penetrarono all’interno della veste dorata, poté sentire una leggera melodia provenire dalla Vergine stessa...sul suo bel volto si aprì un elegante sorriso rendendosi conto di quanto la Vergine fosse felice.
 
Ebbene sì...Mu poteva comunicare con le armature. Essendo l’unico a poterle riparare, Mu aveva con esse un legame particolare, riuscendone addirittura a percepirne i sentimenti...perché sì, le armature erano vive, avevano una propria volontà, oltre a ricevere ed assimilare le passioni e le emozioni di coloro che le portavano.
 
Aveva anche un’altra abilità, tuttavia...era sempre stato restìo ad usarla, perché quella sua particolare capacità implicava invadere la privacy del cavaliere che portava l’armatura.
 
Mu poteva recuperare ricordi e pensieri di chi indossava la sacra veste d’oro...
 
Lo aveva fatto in rarissime occasioni, circoscritte più che altro alle lezioni che gli aveva impartito Shion, ma, avendo appreso totalmente l’antica arte della forgiatura e della manutenzione delle armature, sapeva perfettamente come fare.
 
Bisogna dire che, in condizioni normali, Mu non era neanche interessato a farlo. Il cavaliere dell’Ariete era una persona molto riservata e si comportava con gli altri in modo consono al suo carattere, rispettando con discrezione l’intimità altrui.
 
Nonostante ciò, avere tra le mani l’armatura della Vergine non era cosa da poco, ed inevitabilmente, una parte di lui era curiosa di sapere quali pensieri affollassero la mente dell’uomo che amava.
 
In realtà il bellissimo tibetano era molto combattuto, perché, da un lato, la curiosità di conoscere i pensieri di Shaka lo stava letteralmente divorando, ma da un altro, aveva una paura tremenda.
 
E se avesse visto qualcuno in quei pensieri?
 
Magari uno dei loro compagni...
 
Il cuore di Mu si strinse al pensiero che quell’uomo magnifico che aveva catturato i suoi sentimenti molto prima che potesse rendersene conto, amasse qualcun altro.
 
Tuttavia, era anche conscio del fatto che prima o poi avrebbe dovuto conoscere la verità. Anche solo per poter finalmente voltare pagina e dedicarsi alla propria vita.
 
Aveva senso continuare ad amare un’illusione? Qualcuno che non avrebbe mai potuto ricambiare i suoi sentimenti?
 
No.…questa storia era andata avanti per troppo tempo. La nuova vita che la loro dea gli aveva donato doveva essere un’occasione per poterla vivere come non avevano potuto fare fino ad allora, e non aveva senso spenderla crogiolandosi in sentimenti fini a se stessi. 
 
Mu cercò di prendere coraggio. Aveva affrontato pericoli ben più grandi, eppure...per quanto fosse preparato ad affrontare i mali peggiori della terra, si ritrovò completamente spiazzato davanti all’amore. A quello non era proprio preparato.
 
Inspirando profondamente per calmare il respiro rapido, pose le sue mani affusolate sull’elmo della Vergine, cominciando ad accarezzarlo con la punta delle dita.
 
I ricordi potevano essere recuperati da qualunque pezzo dell’armatura, ma l’elmo era sicuramente il più efficace a questo scopo, essendo la parte più vicina alla testa.
 
A parere del tibetano, non era particolarmente scalfito, ma Shaka aveva insistito affinché Mu dedicasse una particolare attenzione proprio a quella parte. Ad onor del vero, Mu aveva anche ritenuto strana quella richiesta...ma alla fine dei conti, aveva attribuito la ragione di quell’insistenza alla ben nota meticolosità della Vergine.
 
Mu chiuse gli occhi, concentrando la sua attenzione e il lavoro delle sue mani al fine di stabilire una connessione speciale con il pezzo d’oro. In quel particolare procedimento, aveva bisogno di ottenere la piena fiducia dell’armatura, affinché potesse aprire la parte più intima di sé e lasciar fluire i suoi ricordi.
 
Dopo qualche minuto di totale raccoglimento, un piccolo sorriso sul viso di Mu indicò che stava funzionando...
 
L’elmo della Vergine cominciò a risplendere in maniera intermittente diffondendo un gradevole calore che, salendo dalle dita di Mu, percorse piacevolmente il suo corpo fino ad arrivare alla sua mente.
 
Nel giro di pochi istanti poté vedere nitidamente i pensieri del sesto guardiano.
 
Il tempio, in India, nel quale era stato cresciuto dai monaci finché Shion non era andato a prenderlo per portarlo al Santuario...i primi allenamenti insieme agli altri apprendisti e alcuni momenti nel refettorio comune...
 
Mu sorrise apertamente rivedendo Milo e Aiolia tirarsi i capelli per decidere chi avrebbe mangiato l’ultima fetta di torta.
 
Poi, però, il suo cuore si strinse.
 
Vide se stesso salutare il piccolo Shaka prima di lasciare il Santuario dopo la morte del suo maestro...l’angolo del tempio della Vergine nel quale l’amico si raccoglieva per piangere di nascosto...
 
Mu pensava che l’indiano avesse sofferto per la sua partenza, così come lui d’altronde, ma non avrebbe mai immaginato quanto.
 
Rivide alcune scene della battaglia delle dodici case, ascoltando nuovamente la richiesta di Shaka di riportarlo indietro insieme ad Ikki...e poi la guerra santa...lo vide lottare contro Saga, Camus e Shura e poi morire nel giardino dei Sali gemelli...
 
Una lacrima scivolò sul viso delicato del tibetano. Quanto aveva sofferto per la sua morte...
 
Vide se stesso riconsegnare il rosario nelle mani di Shaka davanti al muro del lamento...le loro mani intrecciarsi per un tempo che avrebbe voluto infinito...e la loro morte...l’uno accanto all’altro...
 
Infine, poté vedere i ricordi più recenti.
 
La loro rinascita...la gioia di incrociare nuovamente i loro sguardi...
 
Mu aggrottò leggermente i suoi tika notando quanto i ricordi di Shaka fossero simili ai suoi. Ciò che più lo sorprese fu il fatto di vedere se stesso così presente nei pensieri dell’amico. A dispetto, peraltro, dei tredici anni che aveva vissuto confinato in Jamir. Davvero non sapeva come interpretarlo...
 
Tuttavia, i suoi pensieri si congelarono quando vide davanti ai suoi occhi qualcosa che proprio non si aspettava.
 
Nella stanza da letto, posta nel punto meno accessibile del tempio della Vergine e decorata in maniera consona alle origini dell’indiano, vide Shaka, in piedi, completamente nudo...
 
Mu portò una mano alla bocca. Nel giro di qualche secondo il suo cervello andò in cortocircuito. Non poteva dire che quella immagine non fosse allettante, al contrario, Shaka era bellissimo, forse anche più di come lo aveva sempre immaginato nei suoi pensieri più intimi ...è che proprio non si aspettava di vedere il suo compagno in quel modo.
 
Ma a sorprenderlo non fu solo la sua nudità.
 
I bellissimi zaffiri aperti illuminavano la figura elegante del sesto guardiano, attraversati da lampi di lussuria mentre, felino, puntava la sua preda avvicinandosi al letto con studiata lentezza...
 
Tuttavia, fu quando vide il proseguo di quella scena che il tibetano smise di respirare.
 
Vide se stesso, reggersi sui suoi arti, dando le spalle alla Vergine e voltandosi verso di lui con lo stesso sguardo sensuale...
Nudo...coperto solo di ciò che in quel momento ricopriva le sue mani...polvere di stelle...
 
Mu arrossì violentemente, sentendo il suo corpo scaldarsi velocemente. Non sapeva se fosse dovuto al profondo imbarazzo che tingeva di cremisi le sue guance, o perché ciò che aveva visto gli piaceva terribilmente...fatto che sta che avvertì il suo cuore accelerare vertiginosamente i suoi battiti, sentendo la testa girare.
 
Tuttavia, prima che le sue gambe indebolite lo tradissero, due braccia forti lo strinsero per la vita impedendogli di cadere.
 
Mu sentì il rossore accentuarsi sul suo viso, sapendo perfettamente chi lo stesse abbracciando. Avrebbe riconosciuto quel cosmo ovunque...
 
Voltandosi lentamente, si ritrovò a pochi millimetri dalla bocca del cavaliere della Vergine, che lo guardava in un modo che mai avrebbe immaginato di poter vedere sul suo volto.
 
Sebbene il desiderio di Shaka fosse quello di prendere furiosamente quelle labbra carnose che gli avevano rubato il sonno, sapeva di dover dare delle spiegazioni a Mu, che ora lo guardava con un misto di desiderio e incertezza.
 
Incertezza, poiché non sapeva se ciò che aveva visto fosse solo passione carnale, o se, come sperava con tutto il suo essere, fosse di più. Naturalmente, la sua insicurezza non passò inosservata al sesto guardiano.
 
- Mu...quello che hai visto è vero... - rimosse delicatamente una ciocca di capelli lilla che minacciava di coprire il viso che amava - ricordavo la tua abilità nel recuperare i pensieri e ti ho dato l’elmo nella speranza che tu vedessi... ma non è tutto... - Shaka alternava lo sguardo tra gli splendidi smeraldi e la bocca rosea del primo guardiano - ...ti desidero in un modo che hai potuto solo intravedere...ma soprattutto...ti amo Mu... - con la punta delle dita sfiorò i lineamenti delicati dell’Ariete - ...ti amo da sempre...ti ho amato come compagno di giochi e di allenamenti...ti ho amato come amico soffrendo quando eri lontano...ma quando sei tornato al Santuario ho capito che quello che provavo non era l’amore per un amico... -.
 
Mu rimase in silenzio, perdendosi nei bellissimi occhi di Shaka, mentre ascoltava ciò che non avrebbe mai sperato di poter sentire.
 
- Non è un amico se quando lo vedi il tuo cuore batte furiosamente...non è un amico se non puoi sopportare che sorrida a qualcuno che non sei tu... - la voce di Shaka scivolava vellutata sul viso candido di Mu - non è un amico se vuoi stringerlo tra le tue braccia esausto dopo aver fatto l’amore...ancora...e ancora... -.
 
Sentendo i suoi sensi acuirsi alle parole morbide di Shaka, Mu volle ricambiare la sua sincerità prima di perdersi completamente tra le sue braccia...prendendo tra le proprie una mano del compagno, la portò delicatamente al petto, lasciando fluire con il suo cosmo tutti i sentimenti che in tutti quegli anni aveva tenuto serbati per lui nel profondo del suo animo. Nostalgia, dolore, solitudine, desiderio...e un amore infinito...
 
Era tutto. Senza bisogno di ulteriori parole, in una passionale sintonia chiusero la distanza che li separava, sigillando le loro labbra con urgenza.
 
La danza sensuale che seguì fu solo il preludio di ciò che sarebbe accaduto quella notte...tuttavia, prima che si perdessero finalmente l’uno nell’altro, Mu si separò solo per il breve tempo di una domanda.
 
- Perché nei tuoi pensieri sono ricoperto di polvere di stelle? - chiese divertito.
 
Continuando a tenere lo sguardo fisso sulla sua bocca, Shaka divenne incredibilmente serio.
 
- Perché tu sei polvere di stelle Mu... - la voce era roca mentre accarezzava le labbra del tibetano in attesa di riprenderne possesso - curi il mio cuore, ripari la mia anima, illumini la mia vita, scaldi la mia passione... -.
 
Quelle furono le ultime parole che si scambiarono prima di perdersi nella parte più privata della misteriosa casa del montone bianco.
 
   
 
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