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Autore: sakura_hikaru    06/10/2022    0 recensioni
Sotto un cielo stellato, Kiki e Nike parlano di anime gemelle.
Malinconia, un vecchio amore finito male e, forse, l'occasione per cambiare le cose.
La storia è ambientata circa una decina di anni dopo la fine del manga.
Nike e Clio sono personaggi di mia invenzione nell'universo di Saint Seiya.
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aries Kiki, OC (Original Character)
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Davvero ci credi?».

«A cosa?».

«All'anima gemella. A quell'“uno solo per un altro”».

Il ragazzo fa spalline, alza gli occhi al cielo notturno e si bea dei rumori estivi dei grilli, cercando con lo sguardo delle insperate stelle cadenti.

«Perché no? In fondo, siamo testimoni di cose straordinarie, cose che parrebbero uscite da qualche libro di fantasia... e invece accadono. Perché, quindi, non credere all'anima gemella? Penso che, secondo il mondo “normale”, sia più credibile, possibile...».

L'altro, seduto a gambe incrociate su uno sperone di roccia lì vicino, china il viso da una parte, poi dall'altra, pensieroso.

«Sì, ma se non lo incontriamo mai? O se ha già un'altra anima gemella e noi siamo destinati, quindi, a non averla?».

«Una persona ha solo un'anima gemella... quindi... beh, quell'altra persona non sarebbe la sua anima gemella». Il ragazzo sdraiato si passa una mano tra i capelli corvini, arriccia il naso, guarda l'altro con la coda dell'occhio. «Una e una soltanto».

Uno sbuffo e l'altro ragazzo borbotta, quasi tra sé:

«E se di quella persona è innamorata pur non essendo la sua anima gemella, che fai? Ti metti in mezzo e gli dici: “ehi, devi smetterla, perché sono io quello giusto per te. Sono la tua anima gemella, con me non puoi sbagliare”?».

Il ragazzo a terra scoppia a ridere, facendo sussultare l'altro, con la sua risata profonda e appena ruvida.

«Credo che tu riusciresti a farlo, Kiki!».

Dallo sperone, l'altro si leva in aria, avvinandosi all'altro all'improvviso, fluttuandogli sopra il viso, a testa in giù.

Kiki ha il viso un po' serio, la fronte aggrottata e Nike, sotto di lui, riesce a percepirne lo stato confuso e nervoso. Ultimamente, gli capita spesso.

«Intendo-» inizia, prima di essere interrotto.

«Non lo farei mai» lo interrompe Kiki tirando appena su con il naso. Gli occhi verdi, con quel taglio orientale sono ancora più misteriosi visti da sotto a sopra. «Dividere due persone che si vogliono bene perché io pretendo che uno dei due sia la mia anima gemella. Sarei proprio un bastardo».

Nike scosta appena lo sguardo, si gratta la punta del naso, in un gesto nervoso.

«No, tu non lo faresti. Sei una persona corretta».

«Um...» un mugugno leggero e Kiki si ritrova di nuovo coi piedi per terra, al fianco del compagno, le mani in tasca, gli occhi di nuovo puntati verso la stellata sopra i loro capi. «Sono una persona corretta».

Nike lo osserva dal basso, disegnando con gli occhi il suo profilo al chiarore della luna: a volte le sue guance sembrano morbide come la prima volta che l'ha conosciuto. Altre, sembra molto più grande di lui, i suoi connotati affilati e maturi. Ma gli occhi non mentono mai sulla sua età.

«Ti ho offeso?» chiede lui stringendosi appena tra le spalle.

«No. È solo che non mi sono mai visto come “una persona corretta”. Faccio il meglio che devo fare e cerco di rendere le persone attorno a me felici. Non è quello che cerchiamo di fare tutti?».

Kiki si volta verso di lui. La luna alle sue spalle ne occulta l'espressione del volto, illuminando invece quella di Nike.

«A volte possiamo ferire anche senza saperlo. O volerlo».

«Non fa parte della vita anche quello?».

C'è una nota stonata di amarezza che Nike gli ha sentito raramente, e che non gli è propria.

«Forse. Ma non significa che sia giusto per chi viene ferito...».

Un retrogusto amaro in bocca, un amore che è passato senza nemmeno sbocciare.

Era destino. Nike lo sa.

È a volte la fine che fanno i primi amori.

Lo ha sentito o, forse, glielo ha letto sua sorella una volta.

«Il primo non è l'ultimo. È solo il primo. Di molti? Di due?». Clio aveva alzato le spalle sospirando. «Il primo è importante, lo so». Aveva spinto un dito sul suo naso mentre lo diceva, guardandolo con quello sguardo che aveva capito tutto. «Ma non dovresti impegnarti per essere felice con chi verrà dopo?».

«Kiki.. io...».

Il viso in ombra si abbassa appena e Nike si chiede se ci sia tristezza là sopra.

«Se io fossi la tua anima gemella...». Appena le parole lasciano le sue labbra, Kiki si irrigidisce e si volta come una furia a dargli le spalle. «Lascia stare, ma che diavolo... che cavolate dico... insomma...». La voce si alza e si abbassa, il silenzio che diventa sempre più lungo tra una parola e l'altra.

Nike, dapprima preda di un'immobilità innaturale, scatta in piedi e trova una mano di Kiki con la propria. «Se io fossi la tua anima gemella... e tu avessi qualcuno... verrei a rapirti». Subito si rende conto dell'enorme spacconata detta e vorrebbe affondare il viso nella sabbia ai suoi piedi. Ma non riesce. «Cioè, ti chiederei se volessi... stare con me... prima... credo...».

Le loro mani cominciano a tremare, all'improvviso, e Nike si rende conto che è tutto a causa di Kiki: sta ridendo.

«Stai-».

«Non riesci mai a farmi arrabbiare, scemo!» la voce, tra le risatine, sembra intrisa di lacrime e meraviglia. «R-rapire?».

Nike è una fiamma vivente.

«T-te lo chiederei. Non ti rapirei contro la tua volontà!» si affretta a dire, scatenando ancora più ilarità nel compagno.

La stretta delle mani si fa forte, quella di Kiki tira un po' verso di sé l'altra e, con lei, il suo possessore. Si volta appena verso di lui, un tratteggio di lacrime sulla guancia illuminata dalla luna.

«Non ho nessuno da cui dovresti rapirmi, sai?».

Nike ingolla, non riesce a distogliere lo sguardo da quelle lacrime così brillanti.

«Davvero?».

Il volto del compagno torna a volgersi di nuovo verso di lui, di nuovo si immerge nell'oscurità.

«Sei così carino e dolce, Nike...» le parole di Kiki sembrano quasi sospirate. «Ma sai essere davvero un gran tonto!».

La sagoma scura del ragazzo si alza appena verso di lui, e Nike percepisce labbra sulle sue, labbra e acqua salata: un tocco leggero, timido, una scarica elettrica, la fiamma attorno a Nike sembra entrargli dentro.

Quando Kiki si sposta, sente sulle labbra lo sbuffo di una risata. Poi le sue parole:

«Ti ho aspettato e sei arrivato... finalmente».

«G-grazie» balbetta l'altro, incapace di parole coerenti. «V-vuoi rapirmi tu?».

La risata di Kiki è irrefrenabile, le sue braccia attorno a Nike si stringono come ha sempre voluto fare, una guancia contro la sua.

«Non ce n'è bisogno... sei già mio».

  
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