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Autore: Justice Gundam    06/10/2022    1 recensioni
Fin dagli inizi, la storia di Golarion è stata colma di tragedie, eventi drammatici e violenza. Questo mondo ha visto innumerevoli civiltà ascendere per poi crollare. Eserciti si sono scontrati in innumerevoli occasioni, e il sangue è stato sparso ovunque in tutto il globo. Ora, nell'Era dei Presagi Perduti, dopo la morte del dio Aroden, si snodano le vicende di coloro che scriveranno un nuovo capitolo nella tormentata storia di questo mondo...
Cinque anni dopo un tragico incendio e una serie di brutali omicidi, gli abitanti di Sandpoint attendono con ansia il Festival della Coda di Rondine per commemorare la consacrazione del nuovo tempio della città. Al culmine della cerimonia, il disastro colpisce! Nei giorni seguenti, un'ombra sinistra si posa su Sandpoint. Voci di eserciti di goblin e di altri mostri hanno messo in allarme la popolazione. Cinque giovani e promettenti avventurieri dovranno affrontare la crescente minaccia di un impero dimenticato, i cui crudeli e dispotici governanti potrebbero non essere morti come tutti pensano...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Era dei Presagi Perduti'
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Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti  
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam  

  

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LIBRO 1 – L’ASCESA DEI SIGNORI DELLE RUNE  

Capitolo 34 - Magnimar, la città dei monumenti

 

"E va bene... credo che sarebbe giusto fare in modo che anche queste vittime di questa follia trovino almeno un po' di pace." disse tra sè Misia. Prese un bel respiro e si preparò mentalmente prima di bussare alla porta della Bottega di Sandpoint, poi si allontanò di due passi e attese, sperando che il signor Ven Vinder fosse un po' più calmo dell'ultima volta che lo aveva incontrato. Se non altro, era passato abbastanza tempo da ritenere che i sentimenti di rabbia e disperazione si fossero perlomeno un po' smorzati, e l'uomo fosse un po' più propenso a discutere dell'ultima volta. Non che Misia potesse biasimarlo, ma certamente avrebbe preferito che non ci fossero problemi, almeno da questo punto di vista.

La porta del negozio, da diversi giorni chiuso per lutto, si aprì con uno scatto, dapprima soltanto di un poco, e Misia sorrise lievemente ed alzò una mano in segno di saluto quando intravide la robusta figura del negoziante dietro di essa. L'uomo sospirò e spalancò del tutto la porta, guardando la biondina con espressione che esprimeva al tempo stesso ansia e rassegnazione. Misia ebbe quasi l'impressione che il signor Vinder fosse invecchiato...

"Buongiorno, signor Vinder..." esordì timidamente la biondina, sentendosi ancora una volta terribilmente piccola di fronte a quell'uomo possente. "Spero... spero di non disturbarla... ero venuta... per darle delle notizie."

"Ah. Sei tu, biondina..." rispose Ven, mentre da dietro di lui appariva la figura della sua figlia più giovane, Shayliss, i lunghi capelli rossi ancora spettinati e l'espressione malinconica, con dei cerchi rossi attorno agli occhi per lo sconforto. La ragazza mise le mani sulle spalle del padre, che rispose accarezzandole una mano mentre si rivolgeva di nuovo a Misia. "Beh, grazie della premura. C'è qualcosa di nuovo riguardo... la vostra ricerca?"

Misia annuì lentamente e riuscì a fare un piccolo sorriso. "Sì, per fortuna sì... Signor Vinder... spero che questa notizia possa darle almeno un po' di conforto in questo triste momento..." rispose. "Siamo riusciti ad assicurare alla giustizia l'assassino, e abbiamo fatto in modo che non potesse fare mai più del male a nessuno. Comprendo che questo non potrà ripagarla della sua perdita, ma... spero almeno che sapere questo possa aiutarvi."

Ven e la sua figlia superstite restarono per un attimo in silenzio, guardando Misia con mesta gratitudine... e finalmente, Ven riuscì a fare un piccolo sorriso e accarezzò la testa della femmina di gnomo con la sua enorme mano, arruffandole i capelli. "Mi fa piacere sentirtelo dire, cara. Se non altro, adesso so che la mia piccola Katrine può riposare in pace." affermò. "E se devo dire la verità... spero che anche i familiari di quel Benny possano trovare un po' di consolazione. Devo ammettere che non sono ancora sicuro che sarebbe stato l'uomo giusto per Katrine, ma... immagino che questo non abbia più importanza, ormai."

Shayliss sfregò gentilmente una mano sulla spalla del padre. "Papà... ormai è inutile pensare a quello che avrebbe potuto essere." sussurrò. "A questo punto, dobbiamo essere grati che non ci siano state altre vittime. Dobbiamo... ringraziare Misia e i suoi compagni. Ci hanno protetto prima dai goblin, e poi da questi assassini non-morti... e hanno anche rischiato la vita per farlo."

Ven annuì lentamente. "Questo è vero. E per questo vi saremo sempre grati." rispose, rivolgendo uno sguardo gentile a Misia. "Grazie di tutto... e vi auguro buona fortuna per il vostro futuro. Dovunque vi portino le vostre strade. Noi... andremo avanti, nonostante tutto. Ho ancora una figlia e una moglie a cui devo badare... e non lascerò che quello che è successo ci tolga la speranza."

"E io farò tutto quello che posso per aiutare mamma e papà a portare avanti il negozio." rispose Shayliss. "Grazie di tutto... oh, e quando vedrai il tuo compagno, Yan... salutalo anche da parte mia, okay?"

Misia ridacchiò, un po' imbarazzata. Yan le aveva raccontato, per sommi capi, com'era andata quando Shayliss aveva cercato di attirare il giovane nella cantina del negozio e di sedurlo... e Misia non aveva esattamente fretta di farlo sapere al protettivo Ven. "Ehm... va bene, signorina Shayliss, riferirò al mio compagno." rispose. "Mi fa piacere di aver potuto darvi almeno un po' di conforto... e spero che ci rivedremo presto. Io e i miei compagni dovremo fare un viaggio fino a Magnimar per fare luce su quello che è accaduto di recente... ma torneremo quanto prima possibile, ve lo assicuro."

"D'accordo. Grazie di tutto... e sappiate che qui a Sandpoint avrete sempre un posto dove tornare." concluse Ven, mentre anche sua moglie si affacciava alla porta per salutare mestamente la femmina di gnomo. Misia cominciò ad allontanarsi, ma continuò a voltarsi indietro per salutare la famiglia Vinder. Solo quando li vide chiudere la porta della Bottega Misia si allontanò definitivamente, e sospirò sollevata pensando che almeno dalla tragedia di quella famiglia era scaturita comunque un po' di speranza anche per loro. Purtroppo, a quel punto non c'era modo di riportare in vita Katrine (certo, esistevano incantesimi di resurrezione, ma erano al di là della loro portata o delle sue disponibilità economiche), ma se non altro... la famiglia era rimasta unita, e avrebbero fatto fronte assieme a questa tragedia. In fondo, questo era ciò che più si avvicinava ad un lieto fine per questa triste storia...

Ma Misia non si fermò a rimuginare troppo a lungo su cosa avrebbe potuto essere o meno. Dovevano ancora dare un'occhiata a quello che erano riusciti a recuperare dal Maniero Foxglove e vedere di comprare dell'equiaggiamento un po' più decente, possibilmente anche un paio di oggetti magici... e poi, dovevano prepararsi a lasciare Sandpoint e dirigersi verso Magnimar! Misia ridacchiò ironica, pensando che il ritorno alla sua città, che avrebbe dovuto essere subito dopo il Festival della Coda di Rondine, sarebbe invece avvenuto adesso in circostanze così difficili...

Ma non si trattava di un viaggio di piacere. Quella era la loro migliore occasione di scovare questa Xanesha che aveva fatto di Aldern una pedina succube dei suoi voleri. Misia stava trovando sempre più conferme circa il fatto che quell'attacco di goblin, i cultisti di Lamashtu ed ora questi famelici ghoul... tutto questo fosse soltanto il sintomo di un male ancora più profondo e radicato.

La femmina di oracolo sospirò e si pettinò i lunghi capelli biondi con un gesto della mano. La risposta a queste domande, o almeno così lei sperava, sarebbe arrivata presto, non appena lei e i suoi compagni fossero arrivati a Magnimar. Sicuramente, una volta lì, avrebbero avuto molto da fare...

 

oooooooooo

 

Quasi due settimane erano passate da quando il gruppo di Eli aveva trovato la lettera di Xanesha rivolta ad Aldern Foxglove. Ora i sei avventurieri sapevano quale sarebbe stato il loro prossimo obiettivo, e dopo essersi preparati e aver anche ottenuto del nuovo equipaggiamento e delle cavalcature adatte, si erano presto diretti verso la loro nuova destinazione!

Era ormai l'alba dell'ottavo giorno di viaggio quando Yan, in groppa al suo focoso Shadowmist, aveva visto per primo la loro destinazione dalla cima di una collinetta. Il giovane guerriero aveva gentilmente frenato il destriero non appena arrivati in una posizione da cui potevano vedere la città in lontananza, ed era rimasto non poco sbalordito dallo spettacolo che si dispiegava davanti ai suoi occhi: una grande e popolosa città situata su una tranquilla cosa del Golfo di Varisia, una distesa mozzafiato di case, torri e monumenti dominata da due impressionanti costruzioni. In lontananza, Yan riusciva a vedere il famoso Irespan, l'estremità di un ponte gigantesco che sovrastava anche gli edifici più alti, ciò che restava di una struttura ancora più impressionante risalente all'era dell'antica Thassilon; e la Scogliera, una parete rocciosa alta quasi un centinaio di metri dalla quale si dipartiva l'Irespan. La città era attraversata da un grande fiume (lo Yondabakari, se la memoria non lo ingannava) che sfociava direttamente nel Golfo di Varisia ed era attraversato da alcuni ponti che mettevano in comunicazione i vari distretti della città. Già da quella distanza, Yan riusciva a vedere che Magnimar era una città piena di vita e di attività.

“Siamo arrivati, ragazzi… questa è davvero Magnimar!” commentò meravigliato il ragazzo, in sella al fedele Shadowmist, mentre i suoi compagni d'avventura lo raggiungevano. “Hey, Eli, potevi anche dirmelo che tu e Misia venite da un posto così spettacolare!”

“Sì, lo so, ma volevamo mantenere la sorpresa!” scherzò la maga, mentre si affiancava a Yan e faceva cenno al suo cavallo di fermarsi. “E devo ammettere che ne è valsa la pena. Vedere le vostre facce meravigliate è davvero uno spasso!”

“Devo ammettere che… non ho mai visto una città così grande… e soprattutto, così spettacolare!” commentò Jolan dalla groppa del suo pony. “Sono sempre vissuto a Sandpoint. E adesso, devo ammettere che mi sento un po' spaesato.”

Nualia guardò a sua volta verso l'Irespan e abbozzò un sorriso. “Non è la prima volta che vedo Magnimar. Però è soltanto adesso che mi prendo il tempo di guardarmi attorno…” affermò. Non era ancora sicura di cosa pensare… ma doveva ammettere che era una sensazione nuova e piacevole. Le altre volte non aveva persone come Yan e Reji che la supportavano. “Bene… adesso che siamo arrivati a Magnimar, quale sarà la nostra prossima mossa?”

Eli si fece seria e si aggiustò gli occhiali sul viso. “Sicuramente, la prima cosa da fare è trovare un posto in cui restare in questi giorni.” Rispose con un cenno della testa. “Ci sono già alcuni posti a cui vorrei dare un'occhiata… e tra questi, la loggia dei Pathfinder.”

“Già… mi ricordo che qui a Magnimar c'è l'unica loggia dei Pathfinder qui a Varisia.” Rispose Reji. “Cosa pensi di trovare da quelle parti?”

“Innanzitutto, vorrei appurare se in questa città si sono verificati degli eventi allarmanti. Per esempio, omicidi rituali come quelli che abbiamo visto a Sandpoint.” Rispose la mezzelfa. “Inoltre… beh, sarei interessata a sottoporre una petizione per il nostro gruppo. Se entrassimo ufficialmente a far parte dei Pathfinder, avremmo dalla nostra parte le risorse dell'organizzazione, e l'investigazione sarebbe più facile.”

Jolan fece un cenno con la testa. “In effetti avrebbe senso, Eli. Ma una persona qualsiasi non può certo entrare a far parte dei Pathfinder senza avere dei meriti consistenti.”

“Quello che abbiamo trovato a Collecardo è già qualcosa che potrà interessare a Lady Sheila Heidmarch.” Rispose Misia con sicurezza. “Sicuramente non potrà restare indifferente se dovesse venire a conoscenza del fatto che abbiamo ascoltato un messaggio di un Signore delle Rune proveniente dal remoto passato di Golarion.”

“Ma non credo che Lady Heidmarch accetterà di incontrarsi con una persona qualunque.” Fu la risposta di Jolan. “Sei sicura di avere qualche modo per convincerla?”

Eli annuì orgogliosamente. “Non per vantarmi, ma sono una delle migliori allieve della Roccia dei Profeti.” Affermò. “Non è una cosa da poco. Se mi incontrassi con uno dei miei insegnanti e lo convincessi a scrivere per me una lettera di presentazione per la loggia dei Pathfinder, credo di avere delle buone possibilità di convincere Lady Heidmarch.”

“E se dovessimo riuscire a farci accettare, questo cosa comporterebbe per noi?” chiese Yan.

Misia si schiarì la voce. “Beh, adesso non è il caso di affrettare i tempi.” Disse. “Prima di tutto, dobbiamo vedere se avremo la possibilità di farci accettare. Di solito si richiedono mesi, se non anni, di prove sia fisiche che mentali. La loggia dei Pathfinder fa presto a buttare fuori quelli che dimostrano che non dureranno molto sul campo.”

“Ci penseremo più avanti. Tra l'altro, ci sono altri posti a cui dobbiamo dare un'occhiata. In particolare, la dimora dei Foxglove.” Affermò Eli, per poi volgere la coda dell'occhio verso Reji e vedere la giovane monaca corrugare la fronte in un'espressione determinata. “Ad ogni modo, come ho detto, la prima cosa che dovremmo fare è trovare un posto per rilassarci un po'. È stato un viaggio lungo, e faremmo meglio ad essere al massimo quando cominceremo le nostre indagini.”

Nualia sospirò e si rivolse a Misia. “A proposito… dopo che avremo trovato una sistemazione, volevo chiederti un piccolo favore…” affermò, mentre il gruppo riprendeva ad avvicinarsi ai cancelli di Magnimar. Yan, forse già sapendo di cosa stesse parlando la sua amica ritrovata, fece un cenno di approvazione.

“Hm? Certamente, Nualia. Se posso darti una mano…” disse la biondina.

 

oooooooooo

 

La prima fermata del gruppo di avventurieri era stata, abbastanza ovviamente, una locanda dove avrebbero potuto rilassarsi un po', far mangiare i loro cavalli... e ovviamente, mangiare qualcosa e ripulirsi la bocca dalla polvere. La taverna chiamata "La Vecchia Zanna" era un posto di poche pretese, a prezzi modici, che si trovava in uno dei distretti più indaffarati di Magnimar - la cosiddetta Via del Porto, conosciuta per il suo grande Bazaar delle Vele, dove merci di ogni tipo, provenienti da varie parti del mondo, cambiavano di possesso a tutte le ore.

La Vecchia Zanna, in particolare, era un luogo molto popolare tra i rozzi marinai delle imbarcazioni che facevano tappa nella Città dei Monumenti. La locanda sorgeva vicino ad un pontile, di fronte al grande mare di Varisia, e consisteva di una grande sala dove si servivan i pasti, decorata con innumerevoli accessori nautici. Altrettanto ben conosciuta dai locali era la proprietaria, Mamma Grottle, una donna Varisiana sulla sessantina d'anni ma ancora sveglia e in ottime condizioni fisiche, dal carattere forte e poco incline agli scherzi.

Per il gruppo di avventurieri, era stata una buona occasione per riposarsi e pianificare la loro prossima mossa.

"Allora... cerchiamo di organizzarci, e di vedere quale potrebbe essere la nostra prossima mossa." disse Eli, dopo aver mandato giù un pezzo di pane di rapa. "So che Misia e Nualia hanno un po' da fare. E io, come ho detto, dovrò fare una visita alla mia accademia, e contattare qualche mia vecchia conoscenza. Forse grazie a loro potremo farci ricevere dal capitano di ventura Heidmarch e avere la possibilità di entrare noi stessi a far parte dei Pathfinders."

"Quando parli di vecchia conoscenza, Eli... non starai per caso pensando..." disse Misia storcendo il naso. Appariva chiaro al resto del gruppo che la femmina di gnomo non era tanto convinta dell'idea che aveva in mente...

Eli sospirò e alzò le spalle. "Sì, Misia, so come la pensi sul maestro Ormal, e credimi, non è molto simpatico nemmeno a me." affermò. "Ma non si può negare che sia una figura di grande autorità nella Roccia dei Profeti. Tutti devono passare per almeno uno dei suoi corsi."

"Non me lo ricordare..." mormorò la femmina di gnomo. Poi, notando le espressioni interrogative sui volti dei suoi compagni, Misia provvide a dare qualche spiegazione. "Il maestro Ormal è un insegnante di lingue antiche e sapienza magica alla Roccia dei Profeti. E' un uomo molto intelligente e sa quello che fa come insegnante, ma non è comunque molto popolare. Io ed Eli abbiamo frequentato alcuni dei suoi corsi, e per quanto mi riguarda... io ho avuto più di una volta l'intenzione di mollare."

"Non posso negare che il suo modo di insegnare sia... quantomeno condiscendente. E non è uno che dà seconde possibilità o si lascia sfuggire il minimo errore. Però, se non altro, è uno che pretende altrettanto da sè stesso." rispose Eli. "Certo... non sarei entusiasta di dover fare di nuovo lezione con lui, ma ammetto che è stato anche grazie a lui che sono arrivata fin qui."

"Okay... da come ne parlate, ho l'impressione che non vorrei mai avere a che fare con lui..." rispose Yan con una risatina nervosa.

Eli ridacchiò brevemente. "E non vi costringo a farlo. Preferisco andare io stessa a parlare con il maestro Ormal. Non per offendervi, ma non è uno che sopporta tanto quelli che lui chiama "i vagabondi", e non credo sarebbe molto ben disposto se vedesse Yan, Reji o Jolan con me." rispose.

"Non è un problema. Vorrà dire che io, Reji e Jolan accompagneremo Misia e Nualia... la dove devono andare." rispose Yan. Se doveva essere sincero, non credeva nemmeno lui che si sarebbe trovato a suo agio in un'accademia di magia e studi storici.

Nualia si schiarì la voce e appoggiò gentilmente la mano rimasta normale su una spalla del suo amico d'infanzia. "Se posso chiederti un favore, Yan... preferirei andare da sola con Misia." affermò, forse temendo di aver offeso il ragazzo. "Non che mi dispiaccia la tua presenza... ma, ecco... questa è una cosa che sento di dover fare da sola, per quanto possibile. E'... un momento molto importante per me, e devo cercare di fare chiarezza in me stessa... capisci cosa voglio dire, vero?"

"Oh? Beh... sì, immagino di sì." Rispose. Seppur un po' dispiaciuto all'idea di non accompagnare Nualia, Yan accettò la sua spiegazione. "Va bene... quand'è così... Reji, Jolan, noi magari andremo a fare un giro per Magnimar e cercheremo di prendere qualche punto di riferimento. Magari potremmo cercare la casa dei Foxglove, penso che da quelle parti ci sia la possibilità di cercare un po' di indizi. Che cosa ne dite... Reji, Jolan?"

"Sì, mi sembra una bella pensata, Yan." rispose Eli con un cenno affermativo. Diede un rapido sguardo a Reji, che però rimase calma e non cambiò espressione - si limitò ad annuire alle parole di Yan. "Ci rivedremo qui stasera, e vedremo cosa siamo riusciti a scoprire. Mi raccomando, state tutti molto attenti."

"Anche tu, Eli. Visto che te ne andrai da sola in giro per Magnimar." rispose Jolan. "Sappiamo che sei una maga abile, ma... insomma, sai cosa voglio dire." 

"Non ti preoccupare, Jolan. Non credo di correre il rischio di essere aggredita alla Roccia dei Profeti." disse la maga con un occhiolino. Si alzò e si rimise a posto i vestiti, poi fece un cenno di saluto ai suoi compagni. "Va bene, io mi avvio. Buona fortuna a tutti... e ci vediamo dopo!"

"Ciao, Eli, in bocca al lupo!" rispose Misia. "Mi raccomando, cerca di non farti intimorire da Ormal!"

"A dopo, Eli. Noi ci muoveremo quanto prima." rispose Reji, muovendo una mano in direzione della mezzelfa. Eli salutò un'altra volta il suo gruppo, e poi uscì dalla Vecchia Zanna, mentre i suoi compagni restavano seduti al loro tavolo.

"Va bene... allora io e Nualia andiamo... dove dobbiamo andare." rispose Misia, alzandosi dal suo posto e appoggiò delicatamente unamano sulla schiena della aasimar. Quest'ultima fece un sospiro e annuì, poi rivolse a Yan un sorriso incoraggiante.

"Tranquillo, Yan. Ci vediamo qui all'ora stabilita. E per allora... spero di aver fatto un po' più di chiarezza nel mio animo." disse Nualia. Il ragazzo le prese gentilmente una mano e la guardò dritta negli occhi per qualche secondo.

"Fai quello che devi, Nualia. Hai il diritto di prenderti il tuo tempo." disse il ragazzo, anche se in quel momento si sentiva un po' a disagio. "E come ho detto, ci vediamo qui stasera."

"Grazie, Yan..." disse Nualia con un sorriso abbozzato. Se non altro, Yan aveva l'impressione che, pian piano, la sua amica d'infanzia stesse riuscendo ad aprirsi anche ad altri che non fossero lui. Ma una parte di lui provava un certo disagio - gli sarebbe piaciuto poter trascorrere un po' più di tempo con lei, loro due da soli, in modo da poter ricostruire il rapporto che avevano, conoscersi meglio... aiutarla a superare le sue difficoltà...

E, doveva ammettere Yan, questo suo desiderio non era del tutto disinteressato. Sarebbe piaciuto anche a lui poter stare con Nualia... ma in quel momento, quello che la sua amica desiderava era più importante, e Nualia aveva pur sempre bisogno di mettere a tacere il tumulto che si agitava in lei. Era per quello che stava andando con Misia, dopotutto...

La bionda femmina di gnomo e la aasimar dalla pelle scura restarono ancora un po' a salutare Yan, Reji e Jolan, poi anche loro uscirono dalla taverna, tornando nelle affollate strade di Magnimar... e i tre avventurieri rimasti si rilassarono, guardando fuori dalla finestra più vicina e in direzione delle navi ormeggiate.

"Certo, la nostra prima giornata a Magnimar si sta rivelando... interessante." disse Reji, arrotolandosi una ciocca di capelli attorno ad un indice. "Voi... avete idea di dove iniziare a cercare la dimora dei Foxglove?"

"Credo che dovremmo iniziare a cercare nel Distretto di Naos." rispose Yan riportandosi alla realtà. "Anche se le loro fortune non sono state delle migliori, si trattava comunque di una famiglia nobile, e se Aldern aveva una dimora qui a Magnimar, credo che le nostre migliori possibilità di trovarlo siano nei quartieri più... raffinati."

Jolan annuì rapidamente. "Va bene. Allora finiamo qui, andiamo a pagare il nostro conto... e poi vediamo se riusciamo a cavare qualche ragno dal buco, come si suol dire." affermò.

 

oooooooooo

 

La Roccia dei Profeti era l'accademia di magia più famosa e rinomata di Magnimar... e per la giovane Eli Clerks era sempre stato motivo di orgoglio essere una delle sue migliori studentesse. Adesso, mentre si trovava nuovamente di fronte alle doppie porte del grande e maestoso edificio, dopo essere passata attraverso un sentiero sterrato che passava attraverso gli spettacolari Giardini della Fonte del Profeta, la giovane maga si sentiva ancora come quel giorno di non più di quattro anni prima, quando per la prima volta aveva varcato quelle porte, nei panni di un'apprendista che ancora non aveva visto quasi nulla del mondo attorno a sè. Erano stati anni di studio assiduo, nottate passate a leggere tomi ingialliti a lume di candela (ovviamente, prima che lei imparasse a farsi luce da sola come primo rudimento di magia) e giornate in cui aveva sacrificato momenti di svago e di socializzazione per perseguire il suo obiettivo.

Eli non poteva dire di essersi pentita delle scelte che aveva fatto. Adesso era una maga promettente e una delle studentesse più meritevoli. Molti dei suoi insegnanti avevano ammesso che Eli aveva il potenziale di diventare una delle maghe più potenti e rispettate di Magnimar, se non addirittura di tutta Varisia... e la mezzelfa era sempre stata orgogliosa di questo e aveva fatto del suo meglio per dimostrarsi all'altezza delle aspettative di tutti.

Detto questo, doveva ammettere di essere contenta di aver incontrato quella vivace e gentile femmina di gnomo soltanto qualche giorno dopo il suo ingresso all'accademia. Misia si era ben presto rivelata un'amica a cui Eli non voleva rinunciare, e anche se tuttora Eli non riteneva di essere la persona più socievole sulla faccia di Golarion, era contenta di averla incontrata, e non rimpiangeva le nottate che avevano passato assieme a studiare... o quelle giornate in cui avevano messo da parte lo studio per fare qualche giretto in città per conto loro.

E adesso, eccola di nuovo qui, davanti alle porte della sua accademia, gettando di tanto in tanto qualche sguardo alle persone che passavano accanto a lei, molte delle quali la guardavano con stupore e rispetto... ma raramente con calore. La mezzelfa rispose agli occasionali saluti con dei saluti a propria volta, poi mosse nuovamente un passo nella sua accademia, trovandosi di nuovo davanti tutto ciò che ormai le era familiare - il pavimento di marmo lucido dei corridoi, con elaborati candelabri allineati alle pareti, e tenui luci magiche che brillavano al loro interno; le grandi scale che portavano ai piani superiori; gli studenti che si affaccendavano e si affrettavano ad andare da un luogo all'altro dell'accademia, a volte portando con sè anche i loro esperimenti magici. Alcuni che le passavano vicino la riconobbero, salutandola rapidamente prima di tornare alle loro mansioni.

Eli si schiarì la voce. Se voleva cercare il maestro Ormal, non poteva andare a casaccio. Quell'uomo era talmente indaffarato che poteva essere ovunque in quell'enorme edificio... e magari anche fuori, a fare qualcuna delle sue ricerche o ad esercitarsi con il pianoforte - la musica era una delle poche cose che facevano battere il cuore a quell'uomo di ghiaccio. La mezzelfa vide uno studente passarle vicino, e attirò la sua attenzione alzando una mano. "Chiedo scusa. Sono una studentessa di questa accademia, e avrei bisogno di un'indicazione." esordì. "Posso chiederla a voi?"

"Oh? Certamente, mi chieda pure tutto... Hey! Un momento, voi non siete per caso... Eli Clerks, giusto?" chiese uno studente che portava con sè un kit da alchimista miniaturizzato. "Ma sì, voi siete quella studentessa che si è fatta una certa fama per la sua passione per gli artefatti Thassiloniani, vero?"

"Heh... sì, non posso negare che mi piace molto studiare la storia di Varisia, e soprattutto quella di Thassilon. Era per questo che sono andata a Sandpoint, ma poi sono successe varie cose... ed eccomi di nuovo qui." rispose Eli. "Ad ogni modo... sapete per caso dove posso trovare il maestro Ormal Ardimm? Avrei bisogno di discutere con lui di una questione molto importante."

L'altro studente fece una comica smorfia di spavento. "Davvero? Vorrebbe parlare con il maestro Ormal?" chiese retoricamente, aggiustandosi un po' l'elegante uniforme blu che indossava. "Cavolo, io farei carte false per non dover avere nulla a che fare con quell'individuo... ma se proprio dovete interagire con lui per più di cinque secondi, posso dirvi che oggi dovrebbe trovarsi nel suo ufficio fino all'ora settima della sera. Starà correggendo rapporti e relazioni... ovviamente segnando ogni singola virgola fuori posto."

Eli alzò le spalle e fece una risata a mezza bocca. "Eh... sì, ho frequentato anch'io alcuni dei suoi corsi. So come sono stringenti i suoi metri di giudizio. Detto questo... ho bisogno effettivamente del suo aiuto. So che non è un tipo che lo concede tanto facilmente, ma è la mia migliore possibilità in questo momento."

"Fate un po' come ritenete giusto..." rispose lo studente, per poi controllare la sua borsa ed assicurarsi che tutti i testi e l'equipaggiamento fossero ai loro posti. "Comunque, immagino che voi sappiate dove si trova l'ufficio del professor Ormal. Dove è sempre stato."

"Perfetto. Grazie per l'aiuto." rispose Eli con un saluto. "Buona continuazione."

"Anche a voi. Ne avrete bisogno..." rispose lo studente, senza immaginare quanto quell'affermazione corrispondesse al vero. Conoscendo bene la planimetria dell'accademia, Eli non ebbe problemi a dirigersi verso gli uffici dei docenti, prendendo la prima rampa di scale verso i piani più alti, e poi percorrendo un lungo corridoio che giunse infine davanti ad alcune porte, ognuna corrispondente ad un ufficio. La mezzelfa guardò attentamente le targhe e trovò molto presto l'ufficio che stava cercando... poi prese fiato e sperò tra sè che il temuto insegnante fosse dell'umore giusto per darle la possibilità di spiegare il motivo per cui era lì.

Dopo un attimo di esitazione, Eli bussò alla porta dell'ufficio... ed ebbe quasi l'impressione di percepire l'irritazione di chi si trovava là dentro, prima che una voce dura e dall'accento sicuro di sè rispondesse dall'interno.

"Chi mi desidera? Sono piuttosto impegnato in questo momento."

Eli sorrise nervosamente. Sì, era proprio come se lo ricordava... e questo non era esattamente un complimento per uno come Ormal. "Professor Ormal. Mi scuso per il disturbo e per essere arrivata qui senza essermi prima annunciata. Sono Eli Clerks, e ho frequentato diversi dei suoi corsi."

Il professore non ebbe esitazioni. "Ah, certo. Eli Clerks." rispose con fredda formalità. "Va bene, credo di poterle dedicare un po' del mio tempo. Prego, si accomodi."

Eli era già abituata al tono terso e condiscendente dell'insegnante, ed entrò lentamente e con educazione nell'ufficio, stando bene attenta a presentarsi il meglio possibile. Come immaginava, il professor Ormal era seduto alla sua scrivania di legno duro, e stava passando in rassegna una pila di fogli ben ordinati piazzati accanto a lui, sui quali faceva di tanto in tanto un segno con un lapis rosso. Ogni suo movimento era minimale e meticoloso, riflettendo il carattere dell'insegnante.

Ormal stesso era un uomo sorprendentemente esile e dall'aspetto fragile, alto appena un metro e sessanta, con la carnagione pallida, capelli neri leggermente ondulati che gli arrivavano fino alle spalle, e un paio di piccoli occhiali da vista dalle lenti spesse posti sul suo naso aquilino, cosa che acuiva la sua espressione arcigna e decisa, che sembrava guardare tutti dall'alto in basso. Indossava una tunica blu dalle maniche ampie, che sfumava in un azzurro tendente al grigio sul colletto e sul bordo delle maniche. Non stupiva che si trattasse di uno degli insegnanti meno popolari della Roccia dei Profeti – i suoi modi di fare perfezionisti ed eccessivamente severi non gli avevano procurato molti amici, e lo stesso Ormal rimarcava spesso di non essersi guadagnato la cattedra per farsi degli amici.

“Buongiorno, professor Ormal.” Esordì educatamente Eli. La maga più giovane restò a distanza di cortesia davanti alla scrivania dell'insegnante e si tolse il cappello. “La ringrazio per la cortese attenzione e il tempo che ha voluto dedicarmi.”

“Vorrei ricordarle, signorina Clerks, che non ho tutto il pomeriggio da offrirle. Ho altri impegni e altre questioni che richiedono la mia attenzione.” Rispose Ormal, quasi senza alzare gli occhi dalle carte che stava esaminando. “Le sarei quindi grato se volesse espormi la sua richiesta con sollecitudine, senza eccessivi preamboli. Nel frattempo, si accomodi pure.”

Eli non cambiò espressione, ma si rammaricò privatamente. Non esattamente il modo migliore per iniziare il discorso. “Chiedo scusa.” Rispose, per poi sedersi su una sedia di legno laccato posta davanti alla scrivania. “Sono tornata, con ritardo rispetto alle mie previsioni, dalla mia spedizione a Sandpoint, dove ho avuto modo di trovare evidenza di attività importanti risalenti all'epoca Thassiloniana, e di recuperare artefatti di indubbio valore storico ed archeologico. Oltre a ciò… io, la mia compagna Misia Chen, e un gruppo di nostri associati siamo rimasti coinvolti in una serie di eventi imprevedibili, che ritengo siano stati messi in moto durante il regno dei Signori delle Rune, se non addirittura in precedenza.”

Eli fece una pausa per osservare la reazione di Ormal. Non fu sorpresa di constatare che l'uomo aveva a malapena cambiato espressione, e in effetti sembrava essersi fatto ancora più sospettoso ed arcigno. “Con il suo permesso…” continuò Eli, per poi cominciare a cercare nella sua borsa. “Vorrei sottoporle un rapporto sulle nostre scoperte, che ho compilato con la collaborazione del professor Brodert Quink di Sandpoint.”

Ancora una volta, Eli si rese conto che il professor Ormal non sembrava convinto, ma le fece comunque cenno di proseguire. “D'accordo. Se volesse sottopormi le sue scoperte e la relazione che ha steso, io provvederò a valutarne i meriti. In cambio, potrei chiederle cosa spera di ottenere in cambio?”

“Se lei fosse così gentile da scrivere a nome mio una lettera di presentazione per la Loggia dei Pathfinder di Magnimar… questo sarebbe un grande beneficio sia per me che per i miei associati.” Rispose la mezzelfa, sperando di non sembrare troppo nervosa. “Se riuscissimo ad entrare in contatto con l'organizzazione, sarebbe un grande aiuto alle nostre ricerche, e potrebbe aiutare anche altre persone.”

“Hmm…” il professor Ormal si aggiustò lentamente gli occhiali mentre Eli gli porgeva un taccuino nel quale aveva scritto le sue annotazioni e I suoi rapporti. Poi, la mezzelfa appoggiò sulla scrivania alcuni degli artefatti che aveva preso da Collecardo, in modo che l'insegnante potesse dare loro una buona occhiata. Immediatamente, l'uomo cominciò a passare in rassegna gli scritti, in modo da farsi una prima idea di cisa aspettarsi.

“Tuttavia, signorina Clerks, lei sembra dimenticare che io sono contrario alle spintarelle.” Disse all'improvviso dopo aver letto il rapporto per una ventina di secondi. “E quella che mi sta chiedendo… ha proprio l'aspetto di una spintarella per entrare nei Pathfinder.”

Eli non cambiò espressione, ma Ormal interpretò la sua mancanza di reazione come una conferma della sua supposizione. "Hmph. Lo sa bene che non approvo di queste scorciatoie. Se vuole unirsi ai Pathfinder, dovrà fare molto di più di questo, e rassegnarsi a diversi mesi di prove e test attitudinali."

Eli si schiarì la voce. "Beh... immagino di non poterlo negare. Effettivamente, penso che questi rapporti e queste scoperte che ho fatto potrebbero affrettare la nostra entrata nei Pathfinder. E con noi, intendo io e i miei compagni." affermò. "Tuttavia... non per essere presuntuosa, ma credo che collaborare con i Pathfinder potrebbe contribuire a risolvere un mistero che ha già portato alla morte di numerose vittime, e che temiamo potrebbe mettere a serio rischio la sicurezza di Sandpoint, Magnimar... e probabilmente anche altre città di Varisia."

"Questa è... un'affermazione alquanto audace, se ne rende conto anche lei." rispose prontamente Ormal, serrando gli occhi e dandole quasi l'impressione di un falco che sta puntando la sua preda. "E simili affermazioni richiedono delle prove molto esaustive. Ritiene davvero di poter dimostrare quanto lei afferma?"

Eli prese un respiro profondo. Era il momento di giocarsi il tutto per tutto. "Penso... che se lei volesse esaminare attentamente i reperti che ho trovato e leggere i miei rapporti... concorderebbe che in effetti Varisia potrebbe correre un grave rischio." affermò con quanta più decisione possibile. "Il nostro scopo è cercare di arginare questo pericolo il più rapidamente possibile. Prima che altre persone vengano messe a rischio o perdano quello che hanno di più caro."

Ormal restò per diversi secondi ad osservare la sua allieva, che restava seduta al suo posto con compostezza, ma la cui figura esprimeva decisione e sicurezza. Il professore non era mai stato una persona dotata di grande empatia, e non poteva dire che quello che accadeva a qualcun altro lo interessasse davvero. Tuttavia, pur con un certo fastidio, doveva ammettere che suo malgrado si era formato un certo legame tra lui e quella studentessa. In mezzo a tanti stupidi ed ignoranti, Eli era una delle poche persone che si avvicinavano alla sua intelligenza, e il suo lavoro era sempre stato migliore rispetto a quello di molti altri. Non era propriamente affetto o simpatia, ma quantomeno sentiva di essere per certi versi in dovere nei confronti di Eli. Per Ormal era una questione di onore personale.

Finalmente, con un po' di riluttanza, Ormal decise che tanto valeva dare un'occhiata a quello che Eli aveva portato dai dintorni di Sandpoint. "E va bene. Passerò attentamente in rassegna questi reparti, e leggerò i rapporti che mi ha consegnato. Ripassi domani mattina nel mio ufficio, e le saprò dare una risposta."

Eli si permise un piccolo sorriso. "La ringrazio, professor Ormal. Sono sicura che i miei ritrovamenti saranno degni del suo tempo."

"Lo spero proprio." rispose freddamente l'uomo. "Ora, temo che altre questioni richiedano la mia attenzione. Le faccio i miei migliori auguri."

Eli si alzò dal suo posto, si tolse il cappello e si inchinò educatamente, salutando il professore che rispose con un piccolo cenno della testa, restituendo lo sguardo alla mezzelfa. Se non altro, era riuscita a convincere Ormal a dare un'occhiata a quello che lei era riuscita a fare. Ora, poteva solo sperare che il suo lavoro soddisfacesse i canoni di giudizio draconiani del famigerato insegnante…

 

oooooooooo

 

Il distretto conosciuto come Sottoponte era uno dei posti più miserevoli di una città prosperosa e piena di vita come Magnimar. Un gruppo di abitazioni in rovina, strade polverose e rifugi improvvisati, il quartiere sorgeva sottole ombre che il gigantesco Irespan proiettava sulla città, ed era lì che i derelitti e i disperati sopravvivevano in qualche modo.

“Sei… proprio sicura che quel santuario dedicato a Sarenrae si trovi da queste parti, Misia?” chiese Nualia, guardandosi attorno con incertezza. Attorno alle due ragazze, numerosi accattoni, mutilati e relitti della società, vestiti di stracci e coperti di polvere, si trascinavano qua e là, e ogni tanto, qualcuno di loro gettava qualche sguardo bieco alle due, che chiaramente se la passavano molto meglio di loro. La aasimar teneva il braccio demoniaco legato al collo e avvolto in una fasciatura improvvisata, in modo da non far vedere la sua deformità.

Misia sembrava molto più tranquilla della sua compagna, e dopo essersi assicurata che nessuno stesse guardando verso di lei in quel momento, mise un paio di monete d'oro nelle mani di un uomo che sedeva all’angolo di un vicoletto. Sorpreso e compiaciuto, lo straccione guardò la femmina di gnomo con gratitudine e si dileguò nell'oscurità della stradina dietro di lui. “Ne sono sicura, Nualia.” Rispose con tutta calma. “Il santuario è stato costruito proprio sotto l'Irespan, all'ombra del grande ponte. Un posto come questo ha bisogno di fede e di guarigione più di qualsiasi altro. Sarenrae, la dea del sole e della redenzione, si trova lì dove c'è più bisogno di lei. Okay, ci siamo quasi. Ancora una rampa di scale, una svolta e ci siamo."

Nualia accettò il discorso con un cenno della testa e seguì Misia lungo la strada, salendo una piccola rampa di scale e infine raggiungendo una piazzetta in rovina, davanti a quello che una volta doveva essere un accogliente e rassicurante santuario di Sarenrae, ma che ora era niente più che un gruppo di muri parzialmente crollati e colonne di marmo infrante. Il terreno era disseminato di macerie e polvere, sulle quali le due ragazze lasciavano impronte dei loro stivali man mano che avanzavano verso l'arcata d'ingresso demolita, in un silenzio pieno di tensione.

“Questo posto è in rovina…” commentò Nualia a bassa voce. Ancora una volta, si sentiva a disagio in un luogo consacrato ad una divinità del Bene…

Misia annuì con malinconia. “Già… questo santuario è stato costruito da Volsten, un devoto sacerdote di Sarenrae, molti anni fa.” Cominciò a spiegare. “Padre Volsten e i suoi accoliti si auguravano che questo posto portasse un po' di speranza agli abitanti di questo distretto, ma solo pochi mesi dopo il suo completamento, lui e due dei suoi fedeli vennero uccisi in circostanze tuttora da chiarire. Vennero sepolti qui vicino, e da quel momento il santuario venne abbandonato."

Nualia provò una poco familiare sensazione di tristezza nel vedere la costruzione in rovina, e al pensiero che una persona come Volsten, che aveva sempre cercato di fare del bene alla gente di Magnimar, fosse stata ripagata con tale crudeltà ed ingratitudine. Non meritava una fine simile...

Che strano, pensare che la Nualia di appena qualche settimana fa forse non avrebbe provato nulla davanti ad una storia simile...

Misia raggiunse lo spiazzo davanti al santuario in rovina e si inginocchiò con un sospiro, per poi tirare fuori dalla sua bisaccia un simbolo sacro che ricordava un angelo con le braccia aperte e le ali spiegate. La femmina di gnomo chiuse gli occhi, come se stesse pregando in silenzio... e Nualia la guardò indecisa per qualche istante, prima di prendere la sua decisione ed inginocchiarsi a sua volta. La aasimar si tolse le fasciature dal braccio mutato, chiuse gli occhi e congiunse le mani sulle ginocchia, cercando di pensare a come rivolgersi alla dea del sole.

Per diversi secondi, Nualia si ritrovò con un vuoto d'idee. Come faceva lei, che fino a poco tempo fa aveva conosciuto soltanto la dea demoniaca Lamashtu, a rivolgersi ad una divinità così pura e giusta? Ancora non si capacitava di poterlo fare... nè che Sarenrae l'avrebbe accettata...

"Sarenrae..." sussurrò infine, cercando di fare almeno un po' di chiarezza. "Io... è la prima volta che parlo con te. Non so neanche da dve iniziare. Non dirò quello che ho fatto. Lo sai bene anche tu... non sarei qui se non fosse per il fatto che una persona a me molto cara mi ha aperto gli occhi e mi ha fatto capire che stavo facendo un terribile errore. Ora... ora sono con lui... e i suoi compagni mi hanno accettato... almeno credo... era questo quello che desideravo più di ogni altra cosa, in fondo. Ma adesso... adesso non so cosa pensare. Io... non ho trovato felicità nè in una dea del bene come Desna... nè in una del male come Lamashtu... Come dovrei comportarmi? Cosa sono questi sentimenti nuovi che sento agitarsi nel profondo della mia anima? Io... non so come spiegarli. Mi fanno sentire bene... e allo stesso tempo... mi spaventano. Non ci sono abituata... io... so di non esserne degna, ma... ti chiedo un aiuto. Un modo per fare un po' di chiarezza nel mio animo... Vorrei capire cosa sono queste emozioni... cosa posso fare per gestirle..."

Nualia sospirò e strinse le mani in maniera quasi spasmodica. "Io... so di non essere degna di entrare in un luogo a te consacrato. Ma... ho davvero bisogno del tuo aiuto... tu... non respingi nessuno, vero? Nessuno che sia sincero... ed è tutto qui quello che ti chiedo, divina Sarenrae... un aiuto."

Misia aprì leggermente gli occhi e alzò la testa, tenendo il simbolo sacro vicino alla fronte. "Benedetta Sarenrae. Ti prego, porta la tua luce e la tua speranza alla gente di Magnimar." sussurrò. "Perdona le nostre trasgressioni. La nostra paura e la nostra violenza. La nostra avidità e i nostri peccati. Arricchisci le nostre vite con il tuo amore, e guidaci affinchè noi non perdiamo la strada. In tuo nome, misericordioso Fiore del Mattino."

Era un momento solenne. Le due ragazze erano inginocchiate in preghiera, ognuna delle due, a modo suo, cercando nella dea del sole un appoggio e una guida. Misia alzò ancora un po' il suo simbolo sacro, e permise ad un tenue raggio di sole di riflettersi sulla sua superficie dorata. Sembrava davvero che Sarenrae stesse inviando loro la sua benedizione...

Ma quando Misia si voltò verso Nualia per vedere come stava, ebbe una sorpresa.

Per un attimo, vide la figura di Nualia sbiadire ed essere sostituita da quella di una graziosa femmina di elfo dai lunghi capelli bianchi vestita di un attillato costume rosso, anche lei assisa in preghiera. C'era qualche somiglianza con Nualia, ma le differenze erano evidenti anche ad un osservatore distratto...

E un istante dopo, Nualia era di nuovo al suo posto, gli occhi chiusi in meditazione. Stupefatta, Misia chiamò la sua compagna. "Ah! N-Nualia? Nualia, ci sei ancora?"

"Hm? Misia, che succede..." cominciò a chiedere Nualia, interrompendosi di colpo quando al posto di Misia vide una figura più grande ed impressionante - una giovane donna dalla pelle scura, vestita di un lungo abito azzurro e giallo di foggia Qadiriana che lasciava scoperti solo il volto e le mani, con una scimitarra legata alla cintura e un simbolo sacro di Sarenrae tra le mani! Stupefatta da quell'apparizione improvvisa, la aasimar vide la misteriosa figura sgranare gli occhi in un'espressione incredula...

E un attimo dopo, come se fosse stata un'allucinazione, la donna dall'abito lungo scomparve, e al suo posto riapparve Misia, anche lui sorpresa e dubbiosa...

"Mi... Misia? Misia, che è successo? Ho... ho visto qualcun altro al tuo posto!" esclamò Nualia.

"Anch'io, se è per quello! Nualia, tutto a posto?" chiese la biondina, toccando un braccio e poi la fronte a Nualia per assicurarsi che fosse proprio lei in carne ed ossa. "Sì, sembra che siamo ancora tutte e due al nostro posto... senti, Nualia, forse è meglio se torniamo più tardi da queste parti, che ne dici? Ho come l'impressione che ci sia qualcosa di strano... e non vorrei che ci accadesse qualcosa se restassimo qui troppo a lungo!"

Nualia annuì rapidamente, pur nel rammarico di non essere riuscita a parlare a Sarenrae quanto avrebbe voluto... "Va... va bene, Misia! Magari più avanto torniamo qui e cerchiamo di capire cos'è successo..."

 

oooooooooo

 

Nello stesso momento e in un luogo estremamente simile e al tempo stesso completamente diverso...

"Kyra? Kyra, tesoro, che succede? Come mai all'improvviso sei impallidita?" chiese la graziosa elfa dai capelli bianchi alla giovane dalla pelle scura e dagli ampi abiti da chierica assieme alla quale stava pregando fino a qualche secondo prima.  

"Meri...?" chiese la donna dalla pelle scura di nome Kyra. "Merisiel, sei... sei tu, vero?"

L'elfa sbattè gli occhi in un'espressione di stupore e indicò sè stessa con le mani. "Beh... direi proprio di sì!" rispose con un sorriso ironico. "Sono sempre io, la cara vecchia Merisiel! Perchè, chi ti aspettavi? Per caso una Signora delle Rune?"

Kyra riuscì a ridacchiare della battuta prima di schiarirsi la voce e spiegare quello che aveva visto. "No, no, niente di tutto questo." affermò. "E' solo che... ecco... forse ti sembrerà strano quello che sto per dirti, ma... ho avuto l'impressione, per un attimo, di vedere qualcun altro al tuo posto."

"Beh, con tutto quello che abbiamo visto di recente... non c'è più tanto che possa sembrarmi strano!" rispose Merisiel spensierata. "E... chi ci doveva essere al mio posto, tanto per sapere?"

"E' questo che mi lascia perplessa." rispose Kyra pensierosa. "Per un attimo... al tuo posto mi è sembrato di vedere Nualia, quell'anima perduta che abbiamo incontrato nelle catacombe di Collecardo."

L'espressione gioviale di Merisiel si fece d'improvviso preoccupata. "Nualia? Ne... ne sei sicura, tesoro? Io... sono sicura che Nualia sia morta."

"Anch'io. Io stessa l'ho trafitta al cuore con la mia scimitarra." rispose Kyra con un cenno della testa. "Non penso possa essere stata riportata in vita tanto facilmente. E comunque, si è trattato solo di un'immagine fugace. L'ho vista pregare davanti al santuario di Sarenrae in rovina... e poi ho visto te."

"Una vista senz'altro più rassicurante, vero?" scherzò Merisiel. "Detto questo... anch'io ho visto qualcuno al tuo posto, un attimo fa. Era una femmina di gnomo bionda, vestita di bianco e blu. Non era nessuno che conoscevo, però."

"Strano... cosa potrebbero voler dire queste visioni?" si chiese Kyra. "Ho l'impressione che sia meglio cercare di scoprire di più. Ma adesso... è meglio che torniamo indietro. Non vorrei far aspettare troppo Valeros e Seoni."

Merisiel annuì e si voltò per riprendere la strada che conduceva fuori da Sottoponte...

 

oooooooooo

 

Lady Xanesha serrò leggermente gli occhi, le cui pupille verdi e luminose baluginavano minacciose nelle orbite della maschera dorata che indossava, e attese che il suo ospite si mettesse comodo prima di rivolgersi a lui, con sufficienza a malapena velata.

"Molto bene, piccola canaglia. Immagino che dovrei congratularmi con te per essere arrivato fin qui da Sandpoint." disse la lamia matriarca, le spire che si muovevano sinuose nella semioscurità, in modo che l'altra creatura comprendesse senza equivoci chi fosse quella che comandava. "Ma questo significa che il tuo tanto decantato Ripnugget si è rivelato un fallimento. Dal resto, se quel gruppo di impiccioni sono arrivati fin qui... e sono persino riusciti a portare Nualia dalla loro parte. Quindi... spero che tu abbia qualcosa di utile da portarmi, per il tuo bene se non altro."

Tethiqqa, il viscido e mellifluo serpe-goblin che aveva aiutato a liberare il mostruoso barghest Malfeshnekor nelle profondità di Collecardo, si strinse nelle spire, in segno di sottomissione alla donna-serpente. "Conossssco abbasssstanza bene quel gruppo di avventurieri, potente Lady Xanessssha..." rispose con quella sua voce sibilante. "Ssssono ssssicuro che troverà le mie informazioni molto utili. Anche sssse ho l'impressssione che non potremo usarli per il rituale del Ssssihedron... ssssarà comunque utile eliminarli per la gloria del nosssstro ssssignore."

Xanesha sorrise sinistramente. "Molto bene. Farò convocare quanto prima Ironbriar e il resto della Fratellanza." rispose. "Se le tue informazioni saranno utili, ti potrai redimere del tuo fallimento a Collecardo. Altrimenti... beh, lascio a te immaginare le conseguenze."

Tethiqqa rise nervosamente, e la sua coda guizzò rapidamente dietro di lui, ben consapevole che con questa scommessa si stava giocando il tutto per tutto...

 

 

oooooooooo

                                            

CONTINUA... 

 

 

 

  
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