Anime & Manga > Altro - anime/manga mecha/su robots
Segui la storia  |       
Autore: Altair13Sirio    07/10/2022    0 recensioni
[Darling in the FranXX]
Mille anni di pace non bastano a far svanire il passato. Quando dalle profondità della terra emergono dei giganti antichi, Hachi e Nana capiscono che il futuro dell'umanità è nuovamente incerto e dovranno agire per proteggere il mondo che hanno aiutato a costruire.
Formata una squadra di nuovi Parasite, i due adulti metteranno a disposizione le loro conoscenze e la loro esperienza per guidarli verso la battaglia, ma non tutto sarà facile per la nuova squadra e i ricordi di vecchi amici ritorneranno a galla dopo tanto tempo.
"Non credo che il caso possa andare così lontano... Forse il destino... E' così e basta. E ora noi dobbiamo prenderci cura di quei ragazzi!"
Genere: Azione, Science-fiction, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il nero non le era mai piaciuto, né pensava che le donasse particolarmente. Da quando il Padre aveva gettato via la maschera e i Bambini si erano presi la responsabilità di far rinverdire il mondo, Naomi aveva indossato quel colore così cupo pochissime volte.
Inizialmente c'erano pochi abiti, tuniche grezze raccattate in chissà quale magazzino ancora integro, pantaloni elastici e leggeri adatti ai lavori fisici, tutti di colore bianco; oltre a questi c'erano le loro vecchie uniformi, unici vestiti di fattura migliore ma con una storia troppo pesante per essere portate liberamente, e in particolare la sua era probabilmente in fondo a qualche scarpata, sepolta sotto tonnellate di roccia e rottami.
Dopo un po' di tempo avevano iniziato a usare i camici da laboratorio. Prima erano in pochi a usarli, poi sempre più persone si erano unite al lavoro suo e di Ikuno ed erano diventati una sorta di simbolo, un modo per riconoscersi a vicenda; con il passare degli anni ogni professione aveva acquistato un particolare tipo di vestiario, il loro lo avevano ereditato dal dottor FranXX e Naomi pensava che fosse ironico come l'ultimo uomo mortale della vecchia generazione li avesse ispirati in qualche cosa, pur essendo un modello da non prendere a esempio.
Ecco a Naomi piacevano i suoi camici. Bianchi e puliti, ampi e comodi da indossare, poteva nascondere la sua menomazione facilmente se li teneva sulle spalle e lasciava che entrambe le maniche svolazzassero vuote; ma soprattutto, i camici da laboratorio le ricordavano Ikuno.
Erano i suoi vestiti da lavoro, ma niente le impediva di indossarli sempre. Ma al funerale di Ikuno proprio non poteva farlo; avrebbe per sempre macchiato il significato che avevano, ricordandole il momento più difficile della sua vita. Il nero sembrava un colore adatto all'occasione perché sicuramente non lo avrebbe più indossato, anzi appena tornata a casa avrebbe gettato nella spazzatura quello stesso completo che aveva indosso.
La giacca era troppo rigida e i pantaloni stretti; forse avrebbe dovuto indossare un vestito più femminile e chiuderla lì così da buttare quello invece, ma non poteva fare un torto simile alla sua Ikuno. Lei amava stuzzicarla, dicendo che vestiva sempre "da maschio" e lei le rispondeva sempre che vestirsi "da maschio" o "da femmina" poteva significare qualunque cosa e che stava a loro ridefinire le norme della società essendo i creatori di un mondo nuovo, e se indossare i pantaloni era considerato da maschi allora…
Lotterò perché diventi "vestirsi da Naomi"!
Sorrise amaramente a quel ricordo. Ikuno adorava vederla vestita in quel modo, così elegante e sicura di sé. Le aveva detto una volta che la giacca – e anche il camice – la facevano sembrare una donna potente; Naomi non aveva idea di che cosa intendesse, ma aveva conservato quel complimento nella parte più sicura della propria mente e non avrebbe privato Ikuno di quella vista che tanto amava al loro ultimo incontro.
Osservava le sagome dei suoi vecchi amici porgere un ultimo saluto alla tomba di Ikuno; dalla sommità della collina dove si era isolata non doveva sopportare gli sguardi addolorati degli altri e rischiare di cedere allo sconforto, e sentiva comunque di non avere posto in mezzo a tutti loro.
Non si era mai sentita parte della squadra, da quando l'aveva abbandonata ancora prima di provare un FranXX. Anche quando al suo risveglio aveva incontrato le altre ragazze e loro l'avevano abbracciata in pieno shock alla vista delle sue condizioni, non era riuscita a sentire quello stesso affetto; era come un'estranea per loro, una conoscente che era andata via prima di poter creare dei legami saldi. Avrebbe potuto esserci lei al posto di Zero Two, oppure semplicemente sarebbe bastato che non venisse scelta per fare coppia con Hiro; era un pensiero egoista, ma aveva veramente pensato che la sua vita avrebbe potuto essere migliore solo facendo a cambio con qualcun'altra Pistil della Squadra 13. Si era sentita sbagliata per molto tempo: lei, come tanti Bambini, era cresciuta con il solo obiettivo di diventare Parasite e proprio a un passo da questo raggiungimento le era stato tolto tutto perché… Perché lei non andava bene. Non era abbastanza, e allora era stata riposta con cura su una mensola, nel caso dovesse mai tornare utile; un pezzo di ricambio che però si sapeva essere difettoso.
Poi aveva incontrato Ikuno, l'aveva conosciuta per davvero questa volta seguendola nella sua passione e a quel punto aveva capito che ne era valsa la pena di aspettare così tanto, di vedere il suo sogno infranto a pochi metri dal traguardo. Era ancora un elemento in più dentro alla squadra, una persona che era arrivata dopo e che quindi non si sarebbe mai del tutto amalgamata al gruppo, specialmente ora che la ragione che l'aveva fatta riavvicinare a loro se n'era andata… Ma era comunque grata di tutto quello che aveva vissuto, anche se solo di riflesso. Tutte quelle persone al funerale erano lì per Ikuno, non per rincuorare lei o esprimergli il proprio cordoglio, ed era giusto così: anche loro provavano dolore per la loro amica scomparsa, era semplicemente come funzionavano i sentimenti umani.
Dei passi alle sue spalle la fecero sussultare, ma Naomi rimase immobile. Se avesse mostrato la minima debolezza sarebbe crollata e non poteva permetterselo quando aveva resistito così a lungo; il suo viso si presentava come una maschera di marmo, ma erano visibili numerose crepe che andavano ad aumentare con ogni secondo che passava. I suoi occhi fissi che non osservavano nulla in particolare di quel panorama erano contornati da profonde occhiaie e la mascella serrata era rimasta tesa così tanto tempo che adesso le tempie cominciavano a farle male, ma se avesse schiuso le labbra anche solo per fare un respiro sarebbe crollata. Era stremata, Mitsuru lo vedeva, sentiva la sua tristezza mentre si avvicinava cercando le parole con cui iniziare.
«Mi dispiace.»
Alla fine fu banale, ma sincero. Si accorse anche di avere la gola completamente secca quando aprì bocca, segno che non fosse stato facile neanche per lui.
Naomi non disse nulla. Rimase a fissare il panorama come se stesse pensando a qualcosa di profondo e complesso; forse voleva essere lasciata sola, ma Mitsuru era lì per un motivo ben preciso e non si tirò indietro.
«Rispettavo molto Ikuno.» Continuò facendo un passo nella sua direzione. «E' vero, non ci siamo mai piaciuti, ma non significa che la odiassi. A dire il vero, le sono grato per tutto quello che ha fatto… E anche di più.»
Naomi non voleva sentire quelle cose, non voleva che qualcun altro le ricordasse ancora quanto fosse fantastica la donna che amava. Il suo viso iniziò a contrarsi in un pianto imbruttito e fece di tutto per nasconderlo all'altro.
«Ha fatto così tanto bene per tutti e ha ricevuto così poco in cambio… Anche io le devo molto, in un certo senso è grazie a lei se oggi posso dire di essere felice.» Mitsuru si fermò, rimase un passo indietro rispetto a Naomi in attesa che si sentisse a proprio agio per guardarlo. La donna adesso stava singhiozzando sommessamente, credeva di star facendo un buon lavoro a nascondere il suo pianto, ma il suo corpo stava tremando incontrollabilmente.
Alla fine trovò la forza per girarsi, le guance bagnate da amare lacrime che si tuffavano nel vuoto a nutrire la terra. Naomi digrignò i denti a metà tra un sorriso e uno sforzo per rimanere seria, e domandò:«Come?» Aveva una voce debole, come se avesse gridato per ore e adesso non avesse più alcuna forza.
Mitsuru non nascose un sorriso amaro. «Non mi ha mai trattato come qualcuno da compatire.» Spiegò. «Quando eravamo ragazzi e io e lei stavamo ancora in coppia, trattavo tutti come se fossero inferiori; ero veramente miserabile. Ma lei decise che non avrebbe sopportato le mie lagne e mi ripagò con la stessa moneta; credo che senza di lei ci avrei messo molto più tempo a capire cosa ci fosse di sbagliato in me, e ho sempre ammirato il suo coraggio.
«Forse mi detestava e basta!» Scherzò voltandosi verso Naomi a cercare una reazione sul suo volto. E in quel momento notò per quanto fugace, nascosto tra un sospiro e l'altro, un gemito più vitale da parte dalla dottoressa, una mezza risata al ricordo della giovane e Ikuno, tanto fiera e testarda.
Mitsuru abbassò lo sguardo e sospirò, poi lo alzò perdendosi tra le nubi nel cielo. Avrebbe piovuto.
«Non aveva paura di lottare per i suoi principi; non aveva paura di infrangere le regole per ciò che credeva giusto e amava. E non ha mai avuto paura delle conseguenze che un'azione scellerata avrebbe potuto comportare.»
Mitsuru e Naomi rimasero in silenzio per un po'. Solo il vento si mise in mezzo a loro, scompigliando i capelli di lei e agitando i vestiti di entrambi. Era strano che fosse andato proprio lui a parlarle, da solo per di più; lui, che era quello che meno di tutti sapeva maneggiare le parole e in più con una delle persone con cui aveva meno confidenza. Ma non si trattava di qualcosa che fosse o no in grado di fare: era qualcosa che doveva fare per lei, per la sua amica.
«Mi manca.» Confessò abbassando la testa. Naomi si voltò nuovamente a fissare le colline e riprese a piangere. «Non sono mai riuscito a ringraziarla per tutto quello che ha fatto, a restituirle un po' della gentilezza e dell'amore che ha donato a me, a Kokoro, e lo stesso vale per gli altri… Lei ha fatto nascere i nostri figli, ha sviluppato una cura contro l'invecchiamento dei Parasite permettendo a una generazione intera di vivere una vita normale! Mi fa sentire veramente male il pensiero che se ne sia andata prima di tutti, senza poter godere di quella felicità che ha diffuso nel mondo.»
Naomi rimase in silenzio, e lui non andò a cercare il suo sguardo.
«Mi manca davvero tanto…» Ripeté abbassando lo sguardo e stringendo i pugni. «Non credevo che mi sarei sentito così quando questo momento sarebbe arrivato, ma… Forse in realtà non volevo pensarci davvero. Volevo far finta che tutto sarebbe rimasto com'era per sempre, senza più niente che avrebbe distrutto la nostra felicità… Finché Ikuno è rimasta tra noi, ho pensato che se avessi voluto avrei potuto semplicemente andare a parlarle e chiederle scusa per tutte le cose cattive che le dissi in passato… E ringraziarla per tutto quello che ha fatto. E invece non l'ho fatto, e la cosa più frustrante è che lei se ne sia andata senza chiedere niente, senza un rimpianto…»
Mitsuru si lasciò sfuggire un sorriso ironico. «E' davvero irritante, quando fa così.»
Gli occhi di Mitsuru cercarono rapidamente il viso di Naomi; aveva ricominciato a piangere. Gli angoli dei suoi occhi erano diventati rossi per quanto aveva cercato di strofinarseli e costringerli così a smettere di versare lacrime, ma era tutto inutile. Non poteva immaginare quanto dolore stesse provando; in fondo lui aveva tutto, aveva avuto qualsiasi bene dalla vita e tutto questo bene gli era stato donato anche dalla persona che adesso stavano piangendo. Non poteva comprenderla, forse non l'avrebbe compresa mai. Ma voleva cercare di alleviare un po' il suo dolore, anche solo di poco, e farla sentire amata ancora.
«Senti… Non sono bravo con queste cose…» Borbottò guardandosi intorno. Cercò in tasca un fazzoletto da prestare a Naomi, ma non trovò nulla.
Lei scosse la testa. «No… Disse singhiozzando. «Capisco cosa vuoi dire… Ti ringrazio.» Finalmente i suoi respiri si alleviarono e Naomi riuscì a smettere di piangere un poco, e a questo punto si sforzò di sorridere a Mitsuru e questa volta risultò molto più credibile.
Lui sostenne il suo sguardo con un'espressione perplessa, poi disse:«C'è un'altra cosa che dovevo dirti… Questa è stata un'idea di Kokoro e… Francamente credo che sia molto meglio di me che me ne sto a ciarlare come un vecchio nostalgico, ma capisco perfettamente se dovessi non essere dell'umore adatto per una cosa del genere, quindi sentiti libera di mandarmi a quel paese nel caso dovessi…»
Il mal di testa lo interruppe. Pronunciare il nome di sua moglie gli faceva ancora uno strano effetto, dopo che gli erano stati strappati tutti i ricordi che la riguardavano prima del matrimonio. Dopo tutti quegli anni ci si era abituato, ma quando era nervoso diventava più sensibile.
«Ecco, lei ha pensato che ti avrebbe fatto piacere venire a cena da noi, un giorno di questi…» Mormorò non senza una punta di imbarazzo, portandosi una mano alla testa per cercare di attutire quel dolore.
Naomi lo osservò senza parole. Stava ancora processando quello che le aveva detto, quando Mitsuru riprese a parlare.
«Lo so, lo so…» La anticipò. «Casa nostra è piena di bambini chiassosi e non sarebbe esattamente una situazione ideale per riunirsi e comportarsi come se ci fosse qualcosa da festeggiare, però lei ha detto che forse ti avrebbe fatto bene stare in compagnia di amici e… Bé, bambini chiassosi, appunto.»
Non sapeva bene perché dovesse essere proprio lui a fare quella cosa. Avrebbe potuto occuparsene chiunque altro e sarebbe stato sempre più bravo, ma per qualche ragione aveva sentito di doversi prendere quella responsabilità e andare a parlare con Naomi. Senso del dovere? Pietà? Qualunque cosa fosse, lo stava facendo sentire tremendamente in imbarazzo, ma aveva intenzione di andare fino in fondo.
Naomi rimase in silenzio ancora a lungo. Con un movimento lento e meticoloso del braccio si asciugò il volto un'ultima volta e sorrise con stanchezza.
«Grazie…» Mormorò, anche se sembrava più triste di quanto desse a vedere. Mitsuru si allarmò.
«Ah! Ma se non te la senti, lo capisco perfettamente! Non deve essere facile cercare di far finta di niente, come se…»
«Va bene. Lo apprezzo molto.» Naomi lo interruppe e continuò a sorridere, ora più calma. «Mi piacerebbe molto venire a passare una serata da voi. Credo anche io che mi farebbe molto bene.»
Le avrebbe fatto bene senza dubbio, anche perché da quando Ikuno non 'cera più la loro casa era diventata silenziosa; e quel silenzio faceva male. Non pensava di potercela fare a vivere in quel modo, ma credeva che, anche se fosse stato solo per una notte, sarebbe riuscita a stare un po' meglio lontano da quel silenzio. Non voleva seppellire la memoria di Ikuno e non stava neanche cercando di scappare dalla solitudine; non avrebbe mai fatto un torto simile alla sua amata. Aveva solo bisogno di tempo.
Mitsuru sembrò sorpreso, quasi come se si stesse aspettando un secco rifiuto. «Oh.» Borbottò. «Allora… Non vediamo l'ora di poterti ospitare!»
Sorrisero insieme, e poi rimasero ancora in silenzio: Mitsuru guardava Naomi, che guardava lontano mentre il vento passava tra loro due e riempiva le loro orecchie con il suo fischio. Il mondo era diventato improvvisamente solitario, ma in quella sua solitudine Naomi sembrava ancora capace di sentirsi a casa.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Altro - anime/manga mecha/su robots / Vai alla pagina dell'autore: Altair13Sirio