Capitolo terzo
And I'm not tryna find somebody
'Cause no one else but you will do (ooh-ooh)
Yeah, the real thing is gone
Now I wish I could hold you
I wasted all of these days and nights
Trying to chase all these empty highs
But I had to go through my worse so I know that I just needed you (oh-oh-oh-oh)
As I look out at the morning sun
There's no escape from the things I've done
And out of everything I've lost, now I know that I just needed you
(oh-oh-oh-oh)
And darling, that's the truth (oh-oh-oh-oh)…
(“The truth” – James Blunt)
Il giorno
seguente le cose si svolsero esattamente nel modo in cui Lorenzo aveva
desiderato, sebbene con un aiuto inaspettato. La riunione con i Priori, in
realtà, pareva nata male, regnava un’atmosfera ostile e se n’era accorto anche
Antonio. Il giovane Orsini non era affatto
tranquillo quando fece il suo ingresso nel Palazzo dei Priori e si sedette al
suo posto, tra gli uditori, mentre Jacopo raggiungeva il suo seggio accanto al
nipote Francesco. Continuava a ripetersi che era sciocco preoccuparsi, che
adesso il vero nemico era Papa Sisto e che nessuno avrebbe accusato di nulla
Jacopo… però era anche vero che si sarebbe parlato di nuovo della congiura e
che, forse, qualcuno avrebbe insinuato che Jacopo Pazzi vi aveva partecipato.
Il giovane cercò con
lo sguardo gli uomini che avevano insultato Jacopo per strada, qualche tempo
prima, e che gli si erano opposti durante l’ultima riunione dei Priori alla
quale aveva partecipato. Sì, eccoli là, Neri Acciaiuoli, Niccolò Ridolfi e
Jacopo Pitti, sedevano proprio dietro Messer Ardinghelli e di sicuro avrebbero
fatto obiezioni a qualsiasi proposta di Lorenzo, però c’erano anche persone che
non conosceva. Un nuovo Priore sedeva accanto ad Ardinghelli, poco più indietro
c’era un giovane dai capelli biondi e l’aria delicata… chissà chi erano? E,
soprattutto, chissà se queste persone sarebbero state o meno ostili a Jacopo?
Le riflessioni di
Antonio vennero interrotte da un mormorio tra gli uditori, qualcuno che
sembrava innervosirsi prima del tempo, qualche insulto rivolto non si sa bene a
chi… e poi un giovane che non conosceva si presentò con un sorrisetto
impertinente.
“Buona giornata,
Messere. È libero questo posto?” domandò. “Ah, scusate, non mi sono presentato,
mi chiamo Pirro e sono il servitore di Messer Nicomaco, il Priore che sta
seduto là. E, insomma, a me non andava di starmene in piedi e volevo avere un
buon punto di osservazione. Posso sedermi qui?”
Antonio, allibito,
non poté far altro che annuire, visto che la riunione stava per cominciare e il
Gonfaloniere aveva già richiesto più volte il silenzio. Conosceva di vista
Messer Nicomaco e lo individuò tra i Priori, ma non gli risultava che i
servitori accompagnassero i padroni anche al Consiglio. Tuttavia preferì
lasciar correre, c’erano cose più importanti di cui preoccuparsi.
Il Gonfaloniere
Petrucci diede la parola a Lorenzo.
“Sono qui oggi per
chiedere l’appoggio dei Priori contro quello che Papa Sisto sta cercando di
fare alla nostra città” esordì il giovane Medici. “È una cosa vergognosa: il
Papa vuole scomunicare Firenze per aver fatto giustiziare un membro del clero,
Francesco Salviati, ma dimentica di aggiungere che Salviati era uno degli
organizzatori della congiura che, per pochissimo, non è costata la vita a me e
a mio fratello Giuliano. E, soprattutto, dimentica di specificare che lui
stesso, Papa Sisto, è stato il mandante di questa congiura!”
La parola congiura causava ancora delle evidenti
turbe psichiche al povero Antonio, che riprese a scrutare freneticamente i
volti dei presenti per scoprire se qualcuno di loro, per caso, avesse guardato
dalla parte di Jacopo. Pareva di no, ma era altrettanto chiaro che Ardinghelli
e il suo sconosciuto vicino non la pensassero come Lorenzo, visto che non
facevano che confabulare tra loro.
“Riario in persona ha
avuto l’ardire di presentarsi a casa mia, dichiarando che dovrò andare a Roma a
chiedere perdono al Papa se voglio evitare la scomunica a Firenze” riprese
Lorenzo, con evidente indignazione. “Dovrei chiedere perdono per aver
giustiziato Salviati, ossia colui che voleva morti me e Giuliano!”
“Forse dovreste
scegliere il male minore e accettare la proposta di Sua Santità, Messer Medici”
disse l’uomo che sedeva accanto ad Ardinghelli. “Firenze non può permettersi la
scomunica e tanto meno una guerra contro le truppe papali e l’esercito di
Riario.”
“Messer Spinelli fa
sembrare facile ciò che non lo è e lo definisce il male minore, ma lasciate che chiarisca un punto: se io mi
recassi a Roma come vuole il Papa, mi farebbe uccidere e i suoi uomini
occuperebbero Firenze e sterminerebbero il resto della mia famiglia, per poi
consegnare la città a Riario” spiegò Lorenzo, con enfasi. “Riario diventerebbe
il Signore di Firenze e voi tutti sapete bene in che modo eserciti il potere ad
Imola, con il terrore e la violenza. E’ questo che volete per la nostra città?”
“Messer Medici sta
esagerando, sappiamo tutti che ha il gusto per il melodramma, non siamo certo
ad un punto così grave” replicò Spinelli con un sorrisetto ironico.
A quel punto fu
Jacopo Pazzi ad alzarsi in piedi e prendere la parola. Antonio sentì il cuore
mancargli un battito, ma l’uomo aveva fatto la sua scelta, avrebbe sostenuto
Lorenzo, non sarebbe più stato lo stolto
cazzone di qualche mese prima…
“Non sono
assolutamente d’accordo con quello che Messer Spinelli ha detto e non ritengo
affatto che Messer Medici abbia voluto dare a quanto è accaduto un tocco
melodrammatico, tutto quello che ha detto è purtroppo tragicamente vero: Papa
Sisto ha ordito la congiura per impossessarsi di Firenze e concederla a suo
nipote Riario. Se ciò fosse avvenuto, sarebbe stata la fine… e non solo per
Firenze” dichiarò con voce ferma e sicura e un’incredibile faccia di bronzo!
Sicuramente per lui
ammettere che i Medici erano indispensabili per il bene di Firenze era peggio
che avere una colica renale, ma ormai aveva messo la salvaguardia della sua
città al di sopra dell’ambizione e delle opinioni personali.
“Poiché la congiura è
stata benedetta dal Papa, è realistico credere che le sue mire non si siano
placate e che la richiesta fatta a Lorenzo di recarsi a Roma sia una trappola.
Non dimentichiamo che l’esercito di Riario è alle nostre porte” continuò
Jacopo.
“Sembrate
particolarmente ben informato su questa congiura, Messer Pazzi” insinuò in tono
maligno Ridolfi. “E’ dunque vero ciò che si dice in giro, ossia che anche voi
vi eravate coinvolto?”
Antonio sobbalzò e
impallidì. Era proprio questo ciò che aveva temuto fin dal principio, che
qualcuno potesse accusare nuovamente Jacopo e che il Gonfaloniere gli credesse…
Lanciò uno sguardo disperato in direzione dell’uomo che, però, sembrava non
aver dato alcun peso a quell’accusa e restava impenetrabile.
“Coinvolto è una parola grossa, Messer Ridolfi, e un’accusa molto
grave” ribatté Pazzi senza scomporsi. “Ammetto tuttavia di aver sentito parlare
di una cospirazione contro i Medici da mio cugino Salviati. Purtroppo, al
tempo, non mi sono reso conto fino in fondo della gravità della cosa e mi sono,
anzi, lasciato accecare dalla mia personale rivalità. Ritenevo che, forse,
avrei potuto approfittare di un vuoto di potere lasciato dalla famiglia Medici
per prendere il loro posto. Non ero al corrente dei particolari, credevo che il
piano fosse quello di creare false accuse contro Lorenzo e Giuliano e farli
esiliare da Firenze. Ma, anche se fosse stato così, comprendo solo ora quanto
sarebbe stato grave se fosse riuscito. Senza i Medici, Firenze non avrebbe
saputo contrastare le armate del Papa e di Riario. Senza i Medici, gli Stati
italiani sarebbero finiti sotto il controllo più o meno diretto del Papa. Questa
è la mia colpa e di questo mi accuso personalmente ogni giorno: ho lasciato che
l’odio avesse la meglio sulla ragione e, ancora peggio, ho avuto la presunzione
di ritenere che io avrei potuto governare Firenze meglio dei Medici. Sarebbe
stato l’errore più grande di tutta la mia vita e ringrazio Dio di essere stato
presente, con mio nipote Francesco, quando la congiura è stata effettivamente
messa in atto, poiché così ho potuto salvare la vita di Lorenzo e Giuliano e,
allo stesso tempo, il futuro della nostra città e di tutti gli Stati italiani.”
Vabbè, diciamocelo
chiaramente: Jacopo Pazzi ne sapeva davvero una più del diavolo! Aveva messo in
scena quella sua bella dimostrazione di pentimento senza ammettere più di tanto
riguardo al suo legame con i congiurati e finendo per accusarsi di presunzione
e pregiudizio contro i Medici; si era personalmente messo sotto accusa a modo
suo per impedire ad altri di farlo e, alla fine, era riuscito a passare dalla
parte della ragione.
Tanti anni passati a
tramare intrighi e cospirazioni erano serviti a qualcosa, dunque!
E via, concediamogli
pure il beneficio del dubbio: la paura di perdere Antonio e la visione di
Firenze in preda al caos gli aveva anche fatto rivedere molte delle sue
priorità, perciò probabilmente ci credeva anche, alla maggior parte delle cose
che aveva detto…
Per qualche istante,
dopo le parole di Jacopo, nel salone cadde un silenzio assoluto. Antonio non
sapeva se dovesse preoccuparsi o meno, il Gonfaloniere sembrava riflettere
profondamente, Giuliano era rimasto a bocca aperta (soprattutto perché, in un
discorso così lungo, Pazzi non aveva nominato mai, nemmeno una volta,
l’antenato Pazzino…) e anche coloro che avrebbero voluto mettere l’uomo in
difficoltà parevano spiazzati, perché lui li aveva astutamente battuti sul
tempo.
Fu Lorenzo il primo a
riprendere la parola.
“Ciò che Messer Pazzi
ha detto è fin troppo generoso nei nostri confronti” disse, guardando Jacopo
con una certa qual ammirazione, “e anch’io non posso che essergli grato per il
suo intervento tempestivo che, in quel maledetto giorno, ha salvato la mia vita
e quella di mio fratello. Pertanto, spero vivamente che nessuno, qui o altrove,
vorrà mai più sollevare la questione del suo coinvolgimento in quella congiura.
Non è questo che conta, adesso. Il vero mandante della cospirazione è Papa
Sisto e adesso il suo esercito minaccia Firenze e la sua scomunica terrorizza
il popolo. Questi sono i fatti concreti
sui quali è necessario agire in fretta. Non perdiamo di vista il vero colpevole
di tutto quanto è accaduto e sta accadendo: se la benedizione del Papa alla
congiura è stata una vergogna, la scomunica contro Firenze è un vero e proprio
crimine!”
“Sono perfettamente
d’accordo” intervenne Ardinghelli, che non voleva mettersi contro tanto i
Medici quanto i Pazzi, sarebbe stato paradossale… “e proprio per questo ritengo
che Messer Medici dovrebbe mostrare di voler fare un passo verso Sua Santità.
La scomunica è un fatto gravissimo. Le chiese sono chiuse, non ci sono più
battesimi né matrimoni e, presto, nemmeno i morti saranno più seppelliti. Il
popolo ha ragione di essere spaventato.”
“Tutti noi vogliamo
la pace, ma non dobbiamo accettarla a qualunque
costo, dobbiamo perseguirla alle nostre condizioni” dichiarò il giovane
Medici. “Pertanto io farò una controproposta a Papa Sisto: gli concederò tutti
i territori dello Stato Pontificio che Firenze ha occupato negli ultimi
vent’anni e libererò e rimanderò a Roma suo nipote, il Cardinale Raffaele
Riario. In cambio, il pontefice dovrà ammettere di aver organizzato lui la
congiura contro la mia famiglia allo scopo di fare di Girolamo Riario il nuovo
Signore di Firenze.”
Il salone esplose:
c’era chi acclamava Lorenzo, chi scagliava invettive contro Papa Sisto, chi
gridava allo scandalo… insomma, ce n’era per tutti i gusti! Il Gonfaloniere
dovette intervenire per riportare l’ordine, ma mugugni e borbottii non
cessarono.
“E’ inaudito, Sua
Santità non accetterà mai!” esclamò Ardinghelli.
“Messer Medici, non è
corretto che voi proponiate una cosa simile al Papa di vostra iniziativa, senza
chiedere il parere dei Priori” obiettò Spinelli.
“Infatti sono qui,
oggi, proprio per avere l’appoggio dei Priori” replicò Lorenzo, con l’aria di
chi spiega cose ovvie ad un perfetto idiota. Poi il giovane Medici si rivolse
al Gonfaloniere. “Messer Petrucci, chiedo che la mia proposta venga messa ai
voti.”
Il Gonfaloniere
acconsentì alla richiesta e la maggioranza si schierò a favore della proposta
di Lorenzo: tutti coloro che sostenevano il partito dei Medici, tra cui anche
Nicomaco, votarono a favore, ma una buona parte dei Priori era rimasta colpita
dalle parole di Pazzi e, dunque, appoggiò la proposta del giovane Medici non
appena vide che anche Jacopo e Francesco Pazzi si schieravano apertamente a
favore (cosa che, a memoria d’uomo, in quel salone non era mai accaduto. I
Pazzi che votavano per i Medici? Forse l’Apocalisse era vicina…).
In parole povere,
contro Lorenzo votarono soltanto Ardinghelli, Spinelli, Ridolfi e altri due o
tre disgraziati come loro…
“Il Consiglio dei
Priori si schiera dunque al fianco di Lorenzo de’ Medici per appoggiare la sua
proposta di pace a Papa Sisto” dichiarò il Gonfaloniere. Scattarono gli
applausi, mentre il piccolo gruppo degli sconfitti si scambiava occhiate
insoddisfatte.
Antonio, con un
sospiro di sollievo e sentendosi decisamente meglio, ritenne di poter anche
scambiare due parole con il suo peculiare vicino, che aveva osservato tutta la
scena come se fosse stato uno spettacolo teatrale e, alla fine, si era
addirittura alzato in piedi per applaudire. Per fortuna almeno non aveva
iniziato a fare la ola…
“Hai detto di essere
il servitore di Messer Nicomaco? Piacere di conoscerti, io sono Antonio Orsini,
il fratello della moglie di Lorenzo Medici e un caro amico suo e di Giuliano”
disse il ragazzo, porgendo la mano a Pirro. Nonostante l’origine nobile,
Antonio e Clarice non si erano mai comportati con sussiego e, anzi, sia a Roma
che a Firenze entrambi si recavano spesso nei quartieri più poveri a portare
aiuto, vestiti, cibo e qualsiasi cosa servisse. Per il giovane Orsini non c’era
niente di male a fare amicizia con un servitore, anche se quello era
decisamente particolare!
“Onorato di fare la
vostra conoscenza, Messer Orsini” rispose Pirro, con una stretta di mano
energica ed entusiastica. “Allora stiamo dalla stessa parte, no? Il mio padrone
ha votato a favore dei Medici e abbiamo vinto!”
Beh, faceva piacere
vedere che c’era qualcuno tanto interessato alle decisioni di Lorenzo e un
alleato in più, come quel tal Messer Nicomaco, sarebbe stato sicuramente molto
utile alla causa dei Medici. E poi… Antonio si sentiva quasi scoppiare il cuore
per la bellissima scena a cui aveva assistito… Jacopo aveva davvero parlato in favore di Lorenzo
davanti a tutto il Consiglio dei Priori e la decisione era stata presa anche
grazie a lui!
Era stabilito, quindi.
Lorenzo avrebbe inviato a Roma il giovane Cardinale Sansoni Riario, libero,
come gesto conciliante nei confronti del Papa. Il ragazzo, però, avrebbe avuto
l’ingrato compito di esporre la proposta di Lorenzo allo zio… forse avrebbe
preferito rimanere prigioniero a Firenze!
Ma ciò che sembrava
veramente un miracolo, quel pomeriggio (a parte per Antonio, che aveva sempre
avuto una fiducia infinita nel suo Messer Pazzi), era l’aver visto e sentito
Jacopo Pazzi parlare in favore di Lorenzo e votare per lui… e senza nemmeno
tirare in ballo Pazzino de’ Pazzi!
Eh, sì, le cose a
Firenze stavano davvero cambiando!
Fine capitolo terzo