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Autore: Abby_da_Edoras    08/10/2022    3 recensioni
Ecco che ritorno a pubblicare questa storia dopo tre anni... ma le cose in effetti sono cambiate. Devo ammettere che, da un lato, la terza stagione de I Medici non mi ha mai entusiasmata, ma dall'altro avevo voglia di raccontare cosa sarebbe successo nella MIA versione dei fatti non solo a Lorenzo, ma anche ai personaggi che io ho salvato o creato, ossia Jacopo e Antonio, Giuliano e altri che conoscerete leggendo la long (che, ovviamente, è il sequel di Il mio nome è mai più e Tutta un'altra storia e va letta dopo quelle). Così Lorenzo si trova ad affrontare nuovi nemici ma, questa volta, Giuliano è al suo fianco e anche Jacopo, nonostante questo gli faccia venire la nausea... e ci saranno nuovi personaggi, che però non sono quelli che avevo usato nella prima versione di questa storia.
Insomma, spero che la long fic vi piacerà, grazie a tutti coloro che leggeranno.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Sorpresa
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Medici Abby's Version'
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Capitolo terzo

 

And I'm not tryna find somebody
'Cause no one else but you will do (ooh-ooh)
Yeah, the real thing is gone
Now I wish I could hold you

I wasted all of these days and nights
Trying to chase all these empty highs
But I had to go through my worse so I know that I just needed you (oh-oh-oh-oh)
As I look out at the morning sun
There's no escape from the things I've done
And out of everything I've lost, now I know that I just needed you (oh-oh-oh-oh)
And darling, that's the truth (oh-oh-oh-oh)…

(“The truth” – James Blunt)

 

Il giorno seguente le cose si svolsero esattamente nel modo in cui Lorenzo aveva desiderato, sebbene con un aiuto inaspettato. La riunione con i Priori, in realtà, pareva nata male, regnava un’atmosfera ostile e se n’era accorto anche Antonio. Il giovane Orsini non era affatto tranquillo quando fece il suo ingresso nel Palazzo dei Priori e si sedette al suo posto, tra gli uditori, mentre Jacopo raggiungeva il suo seggio accanto al nipote Francesco. Continuava a ripetersi che era sciocco preoccuparsi, che adesso il vero nemico era Papa Sisto e che nessuno avrebbe accusato di nulla Jacopo… però era anche vero che si sarebbe parlato di nuovo della congiura e che, forse, qualcuno avrebbe insinuato che Jacopo Pazzi vi aveva partecipato.

Il giovane cercò con lo sguardo gli uomini che avevano insultato Jacopo per strada, qualche tempo prima, e che gli si erano opposti durante l’ultima riunione dei Priori alla quale aveva partecipato. Sì, eccoli là, Neri Acciaiuoli, Niccolò Ridolfi e Jacopo Pitti, sedevano proprio dietro Messer Ardinghelli e di sicuro avrebbero fatto obiezioni a qualsiasi proposta di Lorenzo, però c’erano anche persone che non conosceva. Un nuovo Priore sedeva accanto ad Ardinghelli, poco più indietro c’era un giovane dai capelli biondi e l’aria delicata… chissà chi erano? E, soprattutto, chissà se queste persone sarebbero state o meno ostili a Jacopo?

Le riflessioni di Antonio vennero interrotte da un mormorio tra gli uditori, qualcuno che sembrava innervosirsi prima del tempo, qualche insulto rivolto non si sa bene a chi… e poi un giovane che non conosceva si presentò con un sorrisetto impertinente.

“Buona giornata, Messere. È libero questo posto?” domandò. “Ah, scusate, non mi sono presentato, mi chiamo Pirro e sono il servitore di Messer Nicomaco, il Priore che sta seduto là. E, insomma, a me non andava di starmene in piedi e volevo avere un buon punto di osservazione. Posso sedermi qui?”

Antonio, allibito, non poté far altro che annuire, visto che la riunione stava per cominciare e il Gonfaloniere aveva già richiesto più volte il silenzio. Conosceva di vista Messer Nicomaco e lo individuò tra i Priori, ma non gli risultava che i servitori accompagnassero i padroni anche al Consiglio. Tuttavia preferì lasciar correre, c’erano cose più importanti di cui preoccuparsi.

Il Gonfaloniere Petrucci diede la parola a Lorenzo.

“Sono qui oggi per chiedere l’appoggio dei Priori contro quello che Papa Sisto sta cercando di fare alla nostra città” esordì il giovane Medici. “È una cosa vergognosa: il Papa vuole scomunicare Firenze per aver fatto giustiziare un membro del clero, Francesco Salviati, ma dimentica di aggiungere che Salviati era uno degli organizzatori della congiura che, per pochissimo, non è costata la vita a me e a mio fratello Giuliano. E, soprattutto, dimentica di specificare che lui stesso, Papa Sisto, è stato il mandante di questa congiura!”

La parola congiura causava ancora delle evidenti turbe psichiche al povero Antonio, che riprese a scrutare freneticamente i volti dei presenti per scoprire se qualcuno di loro, per caso, avesse guardato dalla parte di Jacopo. Pareva di no, ma era altrettanto chiaro che Ardinghelli e il suo sconosciuto vicino non la pensassero come Lorenzo, visto che non facevano che confabulare tra loro.

“Riario in persona ha avuto l’ardire di presentarsi a casa mia, dichiarando che dovrò andare a Roma a chiedere perdono al Papa se voglio evitare la scomunica a Firenze” riprese Lorenzo, con evidente indignazione. “Dovrei chiedere perdono per aver giustiziato Salviati, ossia colui che voleva morti me e Giuliano!”

“Forse dovreste scegliere il male minore e accettare la proposta di Sua Santità, Messer Medici” disse l’uomo che sedeva accanto ad Ardinghelli. “Firenze non può permettersi la scomunica e tanto meno una guerra contro le truppe papali e l’esercito di Riario.”

“Messer Spinelli fa sembrare facile ciò che non lo è e lo definisce il male minore, ma lasciate che chiarisca un punto: se io mi recassi a Roma come vuole il Papa, mi farebbe uccidere e i suoi uomini occuperebbero Firenze e sterminerebbero il resto della mia famiglia, per poi consegnare la città a Riario” spiegò Lorenzo, con enfasi. “Riario diventerebbe il Signore di Firenze e voi tutti sapete bene in che modo eserciti il potere ad Imola, con il terrore e la violenza. E’ questo che volete per la nostra città?”

“Messer Medici sta esagerando, sappiamo tutti che ha il gusto per il melodramma, non siamo certo ad un punto così grave” replicò Spinelli con un sorrisetto ironico.

A quel punto fu Jacopo Pazzi ad alzarsi in piedi e prendere la parola. Antonio sentì il cuore mancargli un battito, ma l’uomo aveva fatto la sua scelta, avrebbe sostenuto Lorenzo, non sarebbe più stato lo stolto cazzone di qualche mese prima…

“Non sono assolutamente d’accordo con quello che Messer Spinelli ha detto e non ritengo affatto che Messer Medici abbia voluto dare a quanto è accaduto un tocco melodrammatico, tutto quello che ha detto è purtroppo tragicamente vero: Papa Sisto ha ordito la congiura per impossessarsi di Firenze e concederla a suo nipote Riario. Se ciò fosse avvenuto, sarebbe stata la fine… e non solo per Firenze” dichiarò con voce ferma e sicura e un’incredibile faccia di bronzo!

Sicuramente per lui ammettere che i Medici erano indispensabili per il bene di Firenze era peggio che avere una colica renale, ma ormai aveva messo la salvaguardia della sua città al di sopra dell’ambizione e delle opinioni personali.

“Poiché la congiura è stata benedetta dal Papa, è realistico credere che le sue mire non si siano placate e che la richiesta fatta a Lorenzo di recarsi a Roma sia una trappola. Non dimentichiamo che l’esercito di Riario è alle nostre porte” continuò Jacopo.

“Sembrate particolarmente ben informato su questa congiura, Messer Pazzi” insinuò in tono maligno Ridolfi. “E’ dunque vero ciò che si dice in giro, ossia che anche voi vi eravate coinvolto?”

Antonio sobbalzò e impallidì. Era proprio questo ciò che aveva temuto fin dal principio, che qualcuno potesse accusare nuovamente Jacopo e che il Gonfaloniere gli credesse… Lanciò uno sguardo disperato in direzione dell’uomo che, però, sembrava non aver dato alcun peso a quell’accusa e restava impenetrabile.

Coinvolto è una parola grossa, Messer Ridolfi, e un’accusa molto grave” ribatté Pazzi senza scomporsi. “Ammetto tuttavia di aver sentito parlare di una cospirazione contro i Medici da mio cugino Salviati. Purtroppo, al tempo, non mi sono reso conto fino in fondo della gravità della cosa e mi sono, anzi, lasciato accecare dalla mia personale rivalità. Ritenevo che, forse, avrei potuto approfittare di un vuoto di potere lasciato dalla famiglia Medici per prendere il loro posto. Non ero al corrente dei particolari, credevo che il piano fosse quello di creare false accuse contro Lorenzo e Giuliano e farli esiliare da Firenze. Ma, anche se fosse stato così, comprendo solo ora quanto sarebbe stato grave se fosse riuscito. Senza i Medici, Firenze non avrebbe saputo contrastare le armate del Papa e di Riario. Senza i Medici, gli Stati italiani sarebbero finiti sotto il controllo più o meno diretto del Papa. Questa è la mia colpa e di questo mi accuso personalmente ogni giorno: ho lasciato che l’odio avesse la meglio sulla ragione e, ancora peggio, ho avuto la presunzione di ritenere che io avrei potuto governare Firenze meglio dei Medici. Sarebbe stato l’errore più grande di tutta la mia vita e ringrazio Dio di essere stato presente, con mio nipote Francesco, quando la congiura è stata effettivamente messa in atto, poiché così ho potuto salvare la vita di Lorenzo e Giuliano e, allo stesso tempo, il futuro della nostra città e di tutti gli Stati italiani.”

Vabbè, diciamocelo chiaramente: Jacopo Pazzi ne sapeva davvero una più del diavolo! Aveva messo in scena quella sua bella dimostrazione di pentimento senza ammettere più di tanto riguardo al suo legame con i congiurati e finendo per accusarsi di presunzione e pregiudizio contro i Medici; si era personalmente messo sotto accusa a modo suo per impedire ad altri di farlo e, alla fine, era riuscito a passare dalla parte della ragione.

Tanti anni passati a tramare intrighi e cospirazioni erano serviti a qualcosa, dunque!

E via, concediamogli pure il beneficio del dubbio: la paura di perdere Antonio e la visione di Firenze in preda al caos gli aveva anche fatto rivedere molte delle sue priorità, perciò probabilmente ci credeva anche, alla maggior parte delle cose che aveva detto…

Per qualche istante, dopo le parole di Jacopo, nel salone cadde un silenzio assoluto. Antonio non sapeva se dovesse preoccuparsi o meno, il Gonfaloniere sembrava riflettere profondamente, Giuliano era rimasto a bocca aperta (soprattutto perché, in un discorso così lungo, Pazzi non aveva nominato mai, nemmeno una volta, l’antenato Pazzino…) e anche coloro che avrebbero voluto mettere l’uomo in difficoltà parevano spiazzati, perché lui li aveva astutamente battuti sul tempo.

Fu Lorenzo il primo a riprendere la parola.

“Ciò che Messer Pazzi ha detto è fin troppo generoso nei nostri confronti” disse, guardando Jacopo con una certa qual ammirazione, “e anch’io non posso che essergli grato per il suo intervento tempestivo che, in quel maledetto giorno, ha salvato la mia vita e quella di mio fratello. Pertanto, spero vivamente che nessuno, qui o altrove, vorrà mai più sollevare la questione del suo coinvolgimento in quella congiura. Non è questo che conta, adesso. Il vero mandante della cospirazione è Papa Sisto e adesso il suo esercito minaccia Firenze e la sua scomunica terrorizza il popolo. Questi sono i fatti concreti sui quali è necessario agire in fretta. Non perdiamo di vista il vero colpevole di tutto quanto è accaduto e sta accadendo: se la benedizione del Papa alla congiura è stata una vergogna, la scomunica contro Firenze è un vero e proprio crimine!”

“Sono perfettamente d’accordo” intervenne Ardinghelli, che non voleva mettersi contro tanto i Medici quanto i Pazzi, sarebbe stato paradossale… “e proprio per questo ritengo che Messer Medici dovrebbe mostrare di voler fare un passo verso Sua Santità. La scomunica è un fatto gravissimo. Le chiese sono chiuse, non ci sono più battesimi né matrimoni e, presto, nemmeno i morti saranno più seppelliti. Il popolo ha ragione di essere spaventato.”

“Tutti noi vogliamo la pace, ma non dobbiamo accettarla a qualunque costo, dobbiamo perseguirla alle nostre condizioni” dichiarò il giovane Medici. “Pertanto io farò una controproposta a Papa Sisto: gli concederò tutti i territori dello Stato Pontificio che Firenze ha occupato negli ultimi vent’anni e libererò e rimanderò a Roma suo nipote, il Cardinale Raffaele Riario. In cambio, il pontefice dovrà ammettere di aver organizzato lui la congiura contro la mia famiglia allo scopo di fare di Girolamo Riario il nuovo Signore di Firenze.”

Il salone esplose: c’era chi acclamava Lorenzo, chi scagliava invettive contro Papa Sisto, chi gridava allo scandalo… insomma, ce n’era per tutti i gusti! Il Gonfaloniere dovette intervenire per riportare l’ordine, ma mugugni e borbottii non cessarono.

“E’ inaudito, Sua Santità non accetterà mai!” esclamò Ardinghelli.

“Messer Medici, non è corretto che voi proponiate una cosa simile al Papa di vostra iniziativa, senza chiedere il parere dei Priori” obiettò Spinelli.

“Infatti sono qui, oggi, proprio per avere l’appoggio dei Priori” replicò Lorenzo, con l’aria di chi spiega cose ovvie ad un perfetto idiota. Poi il giovane Medici si rivolse al Gonfaloniere. “Messer Petrucci, chiedo che la mia proposta venga messa ai voti.”

Il Gonfaloniere acconsentì alla richiesta e la maggioranza si schierò a favore della proposta di Lorenzo: tutti coloro che sostenevano il partito dei Medici, tra cui anche Nicomaco, votarono a favore, ma una buona parte dei Priori era rimasta colpita dalle parole di Pazzi e, dunque, appoggiò la proposta del giovane Medici non appena vide che anche Jacopo e Francesco Pazzi si schieravano apertamente a favore (cosa che, a memoria d’uomo, in quel salone non era mai accaduto. I Pazzi che votavano per i Medici? Forse l’Apocalisse era vicina…).

In parole povere, contro Lorenzo votarono soltanto Ardinghelli, Spinelli, Ridolfi e altri due o tre disgraziati come loro…

“Il Consiglio dei Priori si schiera dunque al fianco di Lorenzo de’ Medici per appoggiare la sua proposta di pace a Papa Sisto” dichiarò il Gonfaloniere. Scattarono gli applausi, mentre il piccolo gruppo degli sconfitti si scambiava occhiate insoddisfatte.

Antonio, con un sospiro di sollievo e sentendosi decisamente meglio, ritenne di poter anche scambiare due parole con il suo peculiare vicino, che aveva osservato tutta la scena come se fosse stato uno spettacolo teatrale e, alla fine, si era addirittura alzato in piedi per applaudire. Per fortuna almeno non aveva iniziato a fare la ola

“Hai detto di essere il servitore di Messer Nicomaco? Piacere di conoscerti, io sono Antonio Orsini, il fratello della moglie di Lorenzo Medici e un caro amico suo e di Giuliano” disse il ragazzo, porgendo la mano a Pirro. Nonostante l’origine nobile, Antonio e Clarice non si erano mai comportati con sussiego e, anzi, sia a Roma che a Firenze entrambi si recavano spesso nei quartieri più poveri a portare aiuto, vestiti, cibo e qualsiasi cosa servisse. Per il giovane Orsini non c’era niente di male a fare amicizia con un servitore, anche se quello era decisamente particolare!

“Onorato di fare la vostra conoscenza, Messer Orsini” rispose Pirro, con una stretta di mano energica ed entusiastica. “Allora stiamo dalla stessa parte, no? Il mio padrone ha votato a favore dei Medici e abbiamo vinto!”

Beh, faceva piacere vedere che c’era qualcuno tanto interessato alle decisioni di Lorenzo e un alleato in più, come quel tal Messer Nicomaco, sarebbe stato sicuramente molto utile alla causa dei Medici. E poi… Antonio si sentiva quasi scoppiare il cuore per la bellissima scena a cui aveva assistito… Jacopo aveva davvero parlato in favore di Lorenzo davanti a tutto il Consiglio dei Priori e la decisione era stata presa anche grazie a lui!

Era stabilito, quindi. Lorenzo avrebbe inviato a Roma il giovane Cardinale Sansoni Riario, libero, come gesto conciliante nei confronti del Papa. Il ragazzo, però, avrebbe avuto l’ingrato compito di esporre la proposta di Lorenzo allo zio… forse avrebbe preferito rimanere prigioniero a Firenze!

Ma ciò che sembrava veramente un miracolo, quel pomeriggio (a parte per Antonio, che aveva sempre avuto una fiducia infinita nel suo Messer Pazzi), era l’aver visto e sentito Jacopo Pazzi parlare in favore di Lorenzo e votare per lui… e senza nemmeno tirare in ballo Pazzino de’ Pazzi!

Eh, sì, le cose a Firenze stavano davvero cambiando!

Fine capitolo terzo

 

 

 

   
 
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