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Autore: pampa98    11/10/2022    2 recensioni
[Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it]
Thorin, Fili e Kili sono sopravvissuti alla Battaglia delle Cinque Armate e dopo due anni decidono che è tempo per Bilbo di rivedere la sua casa. Un viaggio a ritroso verso la Contea, si spera privo dei pericoli affrontati all'andata.
~ Thorin/Bilbo - Thranduil/Bard - Accenni Kili/Tauriel e Dwalin/Ori ~
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gandalf, Thorin Scudodiquercia
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prompt: "Aurora"



Esgaroth



 

Bussarono alla porta di Bard l’Ammazzadraghi poco prima dell’alba. Thorin aveva inviato una missiva all’uomo in modo che sapesse del loro arrivo – come gli aveva fatto notare Balin, non avrebbe ricevuto un’accoglienza amichevole se si fosse presentato nel cuore della notte senza avvisare. Fu il figlio maschio dell’uomo ad aprire la porta. 

«Buongiorno» li salutò.

«Ciao, Bain» ricambiò Bilbo con un sorriso. C’era voluto un po’ perché il terrore che lo aveva assalito sentendo menzionare gli orchi svanisse, ma appena era accaduto era diventato un concentrato di energia ed eccitazione, più che pronto a rivedere la sua amata Contea. «Scusa per l’intrusione a quest’ora insolita» proseguì lo hobbit, «siamo passati a salutare.»

«Certo. Prego, entrate.»

Bain si fece da parte, permettendo a tutti i nani e a Bilbo di entrare in casa. L’abitazione era più grande rispetto a quella che avevano a Esgaroth, sebbene non al livello di un re. Bard aveva accettato la corona, ma non aveva voluto occupare l’antica reggia dei sovrani di Dale. Aveva detto che rimetterla a nuovo sarebbe stata una fatica superflua e avrebbe tolto tempo e risorse alle case di chi ne aveva davvero bisogno. 

«Buongiorno a tutti.» La figlia maggiore di Bard si affacciò dalla cucina, da cui proveniva un piacevole profumo di frittelle che attrasse immediatamente i nani. 

«Be’, direi che è l’ora giusta per la prima colazione» disse Bofur, sedendosi al tavolo senza essere invitato e facendo l’occhiolino a Bilbo. Durante il loro viaggio, aveva messo da parte le sue abitudini hobbit, in parte, come gli aveva confidato un giorno, per paura del suo giudizio, ma una volta stabilitosi in un luogo pacifico le aveva condivise con tutti i nani, che non avevano che potuto apprezzarle. 

Bilbo si sedette accanto a Bofur, scoccandogli un’occhiataccia. 

«Sono ancora furioso con te» disse, incrociando le braccia sul petto.

«Oh, andiamo! Ti ho già chiesto scusa. Ti portiamo a casa, non sei contento?»

«Potevi inventare una scusa migliore» disse Kili, seduto davanti a loro e con una frittella già in mano.

«Tipo?»

«Potevi dire che Thorin era venuto qui per discutere di questioni urgenti e la situazione era degenerata» propose Fili.

Bilbo annuì. «Esatto! Sarebbe stato credibile e avrebbe ottenuto lo stesso risultato senza rischiare di farmi venire un infarto!»

«Non tanto credibile» si intromise Thorin. Sapeva di non essere il nano più pacifico del mondo, ma non aveva niente contro Bard e aveva sempre cercato di mostrarsi civile con lui, specie a causa di ciò che era accaduto mentre era sotto l’effetto della Malattia del Drago. 

«Un po’ sì» disse Dwalin, che si stava riempiendo la bocca di frittelle insieme a Ori.

Bilbo gli strinse la mano, forse captando il suo disagio, e gli sorrise rassicurante. «Anche storie improbabili sarebbero andate bene. Memorizzalo» aggiunse, rivolto a Bofur. 

Il nano annuì. «Qualsiasi scusa va bene, purché non coinvolga orchi.»

«Aggiungerei anche draghi, per sicurezza» disse Fili.

«Anche draghi, perfetto.»

«E non ti lasceremo mai più carta bianca a riguardo» concluse Thorin.

Fecero colazione insieme ai figli maggiori di Bard – la più piccola, Tilda, stava ancora dormendo – e raccontarono loro del viaggio che stavano per compiere.

«Sembra una grande avventura» esclamò Bain, con gli occhi che luccicavano per l’eccitazione. «Ehm, credete che potrei…»

«Bain!» lo rimproverò la sorella.

Il ragazzo scosse la testa, sconsolato. «Sì, sì, lo so.»

«Sei ancora giovane per un viaggio simile» disse Thorin. «Ma sono certo che un giorno potrai vivere la tua avventura. Tuo padre non te lo impedirà di certo. A proposito, lui dov’è?»

«A Reame Boscoso, dovrebbe tornare tra un paio di giorni. Ultimamente va spesso là.»

Thorin si accigliò. Sapeva che gli uomini commerciavano con gli elfi da anni, ma non immaginava che questo legame economico portasse Bard a presentarsi a corte di persona e con molta frequenza, a sentire il figlio. 

«E cosa va a fare?» chiese, cercando di farla sembrare una mera domanda di circostanza.

«Va a trovare Re Thranduil. Ogni tanto è lui a venire da noi» rispose Sigrid mentre si alzava per sparecchiare, «ma succede di rado. Credo non gli piaccia molto Dale.»

Quell’informazione fece impensierire ancora di più Thorin. Perché mai i sovrani dei territori attorno alla montagna si incontravano così spesso? E senza coinvolgere lui? Strinse i pugni: non voleva pensare al peggio, ma Thranduil non si era certo mostrato degno di fiducia. Mai. Aveva avuto le gemme che desiderava fin da quando Thror governava Sotto la Montagna, ma niente vietava che l’elfo – o, peggio, il suo vicino più prossimo – desiderasse deporlo dal suo trono, anche solo per un capriccio. 

«Thorin?» Bilbo si sporse verso di lui, guardandolo preoccupato. Thorin abbozzò un sorriso e si alzò. 

«Credo sia ora di metterci in viaggio» annunciò.
 

 
🌰
 

L’aurora tingeva il cielo di una tenue luce dorata, alternata a sprazzi ramati. Aveva osservato spesso quello spettacolo dai bastioni di Erebor, con Bilbo stretto tra le sue braccia che decantava la maestosità del sole che sorgeva a illuminare un nuovo giorno. In mezzo alle rovine di Esgaroth, tuttavia, a Thorin sembrava un fuoco pronto a divorare tutto ciò che aveva intorno. Ponte Lagolungo era andato distrutto dopo l’attacco di Smaug e nessuno aveva mai provato a ricostruirlo; si erano limitati a togliere i resti degli edifici che bloccavano la traversata delle chiatte così da poter mantenere un collegamento diretto con le terre a ovest.

«L’aurora è bella anche da qui, non trovi?»

Bilbo gli si affiancò, stringendosi nel suo cappotto. Thorin sorrise e gli passò un braccio intorno alle spalle. 

«Sì» disse. Tutto era bello quando lo condivideva con lui. «È solo un po’ offuscata dai fantasmi che dimorano su queste acque.»

«Non avremmo potuto evitarlo, Thorin» gli disse, sollevando lo sguardo verso di lui. «Le perdite subite sono state minime, considerata la situazione, e adesso gli Uomini del Lago si sono costruiti una nuova vita a Dale. Anche grazie a te.»

Thorin sospirò. «Non ho fatto molto. E non subito.»

«Per fortuna! Pensa se avessero iniziato a lavorare prima dell’arrivo degli orchi, sarebbe stata tutta fatica sprecata. Hai atteso il momento giusto per aiutarli come concordato.»

Bilbo gli sorrise incoraggiante e Thorin non riuscì a restarne indifferente. Non gli faceva mai pesare la sua pazzia, né tutto ciò che ne era scaturito, incluso il suo tentativo di ucciderlo. Gli posò un bacio sui capelli, stringendolo in un abbraccio dal quale non avrebbe mai voluto sciogliersi. Non riusciva ancora a capacitarsi di come quel piccolo hobbit riuscisse a farlo innamorare di sé ogni giorno di più. Thorin iniziava seriamente a temere che il suo cuore sarebbe esploso sotto il peso di quel sentimento che non lo aveva mai nemmeno sfiorato prima di mettere piede a Casa Baggins. 

La chiatta sbandò violentemente e varie imprecazioni si sollevarono dal resto del gruppo.

«Dori!» gridò Thorin. «Avevi detto che sapevi come manovrarla.»

«C-Certo, mio re» rispose, afferrando il remo con tale forza che le nocche gli sbiancarono. «Ma questa tratta non è molto semplice. Farò più attenzione.»

«Io l’avevo detto che non dovevamo seguire le indicazioni di quel ragazzino» borbottò Dwalin.

«Ma abbiamo fatto questa strada anche all’andata» gli ricordò Ori. «Ci saremmo sicuramente persi seguendo un’altra via.»

«Meglio perdersi che annegare. E poi da qui arriveremo dritti dagli elfi e come credi che ci accoglieranno quegli orecchi a punta?»

«Come ospiti graditi, a patto che non diamo loro ragione di rinchiuderci di nuovo nelle segrete» rispose Kili, che nel frattempo si era affiancato a Dori insieme al fratello per aiutarlo a guidare la chiatta.

«Bah, a me sembra una tappa inutile» disse Dwalin, sedendosi con la schiena contro il parapetto. Ori si sedette al suo fianco e cercò di convincerlo che Reame Boscoso non fosse così male, sebbene iniziò a tentennare molto quando Dwalin gli ricordò che avrebbero dovuto mangiare solo cibo verde da loro. 

Nemmeno Thorin era molto felice di quella tappa, che faceva solamente allungare loro il tragitto dal momento che avrebbero percorso la Strada della Vecchia Foresta, ma Kili aveva insistito perché si fermassero a salutare Tauriel – Thorin non capiva cosa ci trovasse in quell’elfa, ma da quando aveva provato a dissuaderlo dall’accoppiarsi con creature di altre specie e si era sentito rispondere: “Perché non dai tu il buon esempio per primo? Non mi risulta che il signor Boggins sia un nano!”, non aveva più sollevato l’argomento. 

A quel punto, comunque, andare a Reame Boscoso era diventato necessario. Bain aveva prestato loro la sua chiatta, dicendo che ci avrebbe pensato suo padre a riportarla indietro dal momento che si trovava già là; e quella sarebbe stata un’ottima scusa per indagare circa i rapporti che correvano tra lui e Thranduil. 

   
 
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