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Autore: Captain Jane Claude    14/10/2022    0 recensioni
“Jake. Sono qui, sono vivo. Siamo tornati dalla missione” sussurra Rooster.
Ma Hangman sembra quasi non sentirlo, guarda nel vuoto mentre cerca di non soffocare, mentre tenta di non farsi annientare da ciò che prova.
“Jake, sei qui con me. Sei nel nostro letto.”
[Rooster x Hangman (Hangster)🐓/ Top Gun: Maverick 🔥 / Established Relationship, Hurt/Comfort: PTSD e Incubi]
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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• Scritta per il Writeptember 2022 🍂 del gruppo Hurt/Comfort Italia (Prompts: Enemies to Lovers + Allo Specchio)

• Contiene spoilers su Top Gun: Maverick.

• Warnings: Incubi, Disturbo da Stress Post-Traumatico

• Il titolo è una frase dalla canzone Stay with Me, di Sam Smith.

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But You Can Lay With Me So It Doesn’t Hurt

“Dagger-2 pronto al lancio.”

Rooster cerca di concentrarsi, la sua stessa voce gli sembra così incerta.

“Dagger-2 via.”

Gli aerei decollano: la portarei presto distante, il territorio nemico orribilmente lontano e vicino al tempo stesso.

Rooster guarda la distesa d’acqua attorno a sé. Cerca di non pensare a Maverick che stringe tra le braccia il corpo senza vita di suo padre in mezzo all’oceano, non è qualcosa su cui dovrebbe meditare adesso.

“Dagger scendono sotto copertura radar. Territorio nemico in vista. Su terraferma in 60 secondi.”

Rooster sente la voce di Maverick ma gli sembra così lontana: “Dagger, assumere formazione d’attacco…Dagger, pronti, procedere sull’obiettivo.”

Rooster non riesce a concentrarsi del tutto sulle comunicazioni radio, gli sembra di udire solo il proprio respiro impazzito che echeggia nella cabina. Vorrebbe calmarlo, ma è sempre più veloce.

Non è pronto, non è pronto per questo, fallirà.

Fallirà.

Moriranno?

Moriranno tutti? Moriranno per colpa sua?

Il suo respiro diventa incontrollabile, lo sente sempre più forte. Nelle orecchie, un ronzio insopportabile. I battiti del suo cuore sempre più intensi, le mani contratte, il campo visivo si restringe.

Il ritmo degli ansiti lo sta facendo impazzire. Improvvisamente è come se fosse fuori dalla cabina, non è più padrone di quella cassa toracica dominata dagli spasmi. Non sono suoi quei respiri convulsi. Non sono suoi.

Non sono suoi.

…Non sono suoi?

Rooster si sveglia bruscamente, emettendo un suono strozzato, e si siede sul letto, sconvolto. Ci mette qualche secondo per prendere coscienza di sé, quel respiro affannoso ancora gli rimbomba nelle orecchie. Il suo sguardo vaga inquieto nella penombra della stanza, illuminata dalla flebile luce dell’alba che filtra attraverso le persiane. Si vede nello specchio sopra al cassettone e immediatamente i suoi occhi si concentrano sulla figura riflessa accanto: un cumulo di lenzuola contorte che sembra divincolarsi.

Non era il suo respiro quello che sentiva: era quello di Hangman.

Un altro episodio.

Rooster accende la luce lieve sul comodino, si gira verso sinistra e scosta con delicatezza il lenzuolo, incastrato tra le dita contratte di Hangman. Il pilota ansima, trema, gli occhi sono serrati con la forza della disperazione, la mandibola tesa.

Rooster si nasconde il viso tra le mani per qualche secondo, i sensi concentrati sui movimenti e i suoni terrorizzati emessi dall’altro, che di colpo s’interrompono. Rooster alza il viso e si volta.

Hangman è sveglio. Dopo un instante di silenzio, i respiri concitati riprendono; il ragazzo si siede per riuscire a respirare meglio.

“Jake. Sono qui, sono vivo. Siamo tornati dalla missione” sussurra Rooster.

Ma Hangman sembra quasi non sentirlo, guarda nel vuoto mentre cerca di non soffocare, mentre tenta di non farsi annientare da ciò che prova.

“Jake, sei qui con me. Sei nel nostro letto” ritenta Rooster.

“Sei…qui con me”, stavolta il tono è un po’ incerto perché Rooster non riesce a capire quanto Hangman sia in grado di sentirlo in questo momento, e le parole escono dalla sua bocca come se fossero una domanda.

Rooster vorrebbe prendere una di quelle mani ancora intrappolate nelle lenzuola, vorrebbe abbracciare Hangman ma sa che non può, non adesso. Guarda accanto a sé il ragazzo dall’espressione atterrita e gli sembra così vulnerabile: distante dall’Hangman sbruffone e presuntuoso che a volte avrebbe preso a pugni, distante dal talentuoso, impeccabile Tenente Seresin che ha spesso guardato con invidia. È solo Jake adesso, e non ha facciate a difenderlo.

Rooster sente qualcosa di positivo palpitare dentro di sé, inclina la testa mentre cerca di capire meglio quello che prova: gratitudine.

Hangman ha sempre il controllo sulla percezione che gli altri hanno di lui: egocentrico, a volte stronzo, ma nessuno può negare che sia inarrivabile in tutto ciò che fa. Non può mostrare debolezze, non lascia varchi agli altri. È stato più facile per lui, fingere di essere concentrato solo su se stesso, come se il resto del mondo non contasse. Nessuno può ferirlo, nessuno può deluderlo.

Ma Hangman non è solo questo. Coyote lo sa, lo sa da quando hanno fatto l’addestramento alla Top Gun insieme. Sa che Jake è leale, protettivo, sincero. E questa famiglia che hanno trovato inaspettatamente a North Island nella Dagger Squad, in Mav…adesso anche loro sanno che Jake sa essere molto diverso dall’egocentrico Bagman.

E i suoi sorrisi sono così luminosi adesso, sembra rilassato, tranquillo, a suo agio con la squadra di cui si sente parte. Ma gli aspetti più oscuri di lui, più vulnerabili, quelli restano ancora nascosti. Non per Rooster, però. Hangman lascia che Rooster veda, lascia che sappia che ci sono ostacoli che teme di non riuscire a superare, paure da cui si sente schiacciato, battaglie in cui per una volta non è il migliore.

E Rooster si sente grato. Sa bene quanto sia difficile mostrarsi fragili, accettare l’aiuto degli altri, soffrire insieme, ma lui si sente riconoscente perché dopo tutte le volte in cui lui e Hangman si sono scontrati, dove hanno fatto di tutto per dimostrarsi l’uno più forte dell’altro, dove si sono provocati fino all’esasperazione, adesso sono qui: Hangman è esposto e Rooster può aiutarlo. È accanto a lui, Hangman non è solo.

“Jake, Mav e io siamo salvi, grazie a te” sussurra Rooster con voce calma, avvicinandosi con cautela al viso di Hangman. “Siamo a North Island, siamo al sicuro, nel nostro letto. Sto bene.”

Hangman ancora non lo guarda ma riesce a fare un’inspirazione più profonda; quando espira sembra che un po’ di terrore lasci il suo petto.

“Ok, meglio. Ce la fai adesso?”

Hangman annuisce, deve solo lasciarsi andare e seguire le indicazioni di Rooster.

“Jake, cinque cose.”

Lo sguardo di Hangman inizia a vagare per la stanza senza però riuscire a posarsi su niente, il respiro ancora alterato.

“Una cosa per volta. Comincia con una. La prima cosa che riesci a vedere, la prima su cui tu riesca a concentrarti” lo incoraggia Rooster, paziente. Sa come si sente Hangman adesso.

Hangman guarda per la prima volta Rooster, ha ancora quello sguardo impaurito. Rooster riesce a sentire il dolore nel petto dell’altro come se fosse il proprio e si chiede se non abbiano fatto scelte sbagliate. Se ne vale la pena.

Hangman riesce a parlare per la prima volta da quando si è svegliato, la voce un po’ rotta: “I tuoi occhi.”

Rooster sorride: “Bravo. Ora altre quattro.”

Gli occhi verdi si concentrano sui mobili della stanza e finiscono per focalizzarsi sul comodino alla sua sinistra: “Il mio anello. Poi…Il libro che sto leggendo, quello… - quello sui piloti della guerra di Corea.”

Rooster annuisce, incoraggiante.

“Quattro: la tua - la tua camicia hawaiana spiegazzata sulla sedia” riprende Hangman. Rooster riesce a sentire la nota di rimprovero nella sua voce e non può fare a meno di sentirsi più leggero: “Hai ragione, Jake, l’avevi stirata.”

Hangman scuote leggermente la testa fingendo rassegnazione, poi il suo sguardo s’indirizza curioso oltre Rooster: “Infine…I fumetti sul tuo comodino?”

“Me li ha prestati Fanboy, ha insistito perché provassi a leggere i suoi fumetti sui Fantastici 4” risponde Rooster, poco convinto.

Il respiro di Hangman è ancora irregolare ma Rooster si sente sollevato quando vede le fossette tornare sul viso abbronzato. Non ha più l’espressione di un animale in trappola.

“Posso toccare la tua mano, adesso?” tenta Rooster, aspettando il cenno di assenso di Hangman, prima di intrecciare le dita tra quelle della mano destra dell’altro, per poi appoggiarla sopra al proprio petto. “Vuoi…provare a sincronizzare il respiro con il mio?”

Di nuovo Hangman annuisce, chiude gli occhi: le sue orecchie cercano il ritmo dei respiri di Rooster, le sue dita premono contro il cuore dell’altro, lo sentono battere, e seguono le oscillazioni della sua cassa toracica.

Rooster fa del suo meglio per controllare il proprio ritmo respiratorio, tranquillo, ma non così lento da essere impossibile da seguire per Hangman.

Il ragazzo riapre gli occhi, la sua mano ancora sul petto di Rooster, sotto a quella dell’altro. I respiri frenetici si alternano a quelli più lenti, ma i secondi cominciano a predominare.

“Meglio. Andiamo avanti ora?” propone Rooster, aspettando uno sguardo di approvazione dall’altro. “Quattro cose che puoi toccare.”

La mano sinistra di Hangman stende per un attimo le lenzuola, le dita si contraggono tra i lembi di tessuto: “Le lenzuola.”

“Bene, e poi?”

Per un attimo, il torace di Hangman ha uno spasmo e il ragazzo si contrae, respirando un po’ più veloce; le sue dita grattano contro il petto di Rooster: “Non…Non importa quanto provassi a chiedere il permesso di lancio per darvi copertura, Cyclone continuava a negarmelo.”

Rooster sospira, e stringe leggermente le dita contro la mano di Hangman ancora sul suo petto: “Ma alla fine ce l’hai fatta. Sei arrivato, ci hai salvati.”

Hangman annuisce, le mascelle contratte, poi sbuffa, infastidito da se stesso, cerca di concentrarsi di nuovo sul presente, a rallentare di nuovo i respiri. Rooster vede nei suoi occhi verdi quel luccichio, quella determinazione indomita, quell’ardore che lo anima in ogni missione fino a che l’obiettivo non è stato raggiunto.

Hangman si concentra sul viso di Rooster. Con l’indice segue il profilo del suo naso e poi gli arruffa i baffi con le dita. Sorride guardando Rooster fare una smorfia: “I tuoi baffi.”

Un’espressione soddisfatta si dipinge sul viso di Rooster, che si riflette immediatamente nei tratti dell’altro.

Hangman rigira tra le dita le piastrine di Rooster, i polpastrelli cominciano a tracciare le lettere del cognome, una per una - B, R, A, D, S, H, A, W: “Le tue piastrine”

Rooster socchiude gli occhi mentre Hangman fa scorrere le punte leggere di indice e medio sulla sua mandibola e sul suo collo: “Le tue cicatrici.”

Rooster riapre gli occhi, sorride mentre il respiro di Hangman rallenta un altro po’: “Bravo, Jake. Ora tre suoni.”

Hangman sospira e chiude gli occhi, concentrandosi sui suoni che riescono a catturare la sua attenzione: “Il mio respiro. È un po’ più calmo ora.”

Il tenente inclina la testa verso la finestra, aggrotta la fronte e riapre gli occhi, girandosi verso Rooster: “Questo è quel pettirosso che canta tutte le notti? …Pare più distante del solito.”

Rooster annuisce: “Sì, sembra lui.”

Hangman si concentra alla ricerca di un terzo suono, poi sente un rumore familiare proveniente dalla cucina: “La lavastoviglie che hai fatto partire stanotte. Ieri sera me ne sono dimenticato.”

Rooster appoggia le mani sulla coscia tesa di Hangman e le sue dita iniziano a massaggiare i muscoli contratti: “Ok, bravo. Due odori.”

Hangman prende il libro dal comodino e lo apre alla pagina abbandonata la sera prima, inala forte, soddisfatto: “Odore di pagine nuove.”

Posa il libro di nuovo sul comodino, poi appoggia il naso sul proprio avambraccio: “Il bagnoschiuma che ho usato ieri sera.”

Rooster sorride mentre sente i muscoli sciogliersi un po’ sotto la pressione delle proprie dita. Avvicina il naso contro la spalla di Hangman, beandosi del profumo della sua pelle, per poi appoggiarci un bacio leggero: “Mi piace.”

Il respiro di Hangman ora è del tutto calmo, le sue spalle rilassate, sorride guardando Rooster.

Rooster sposta le mani sull’altra coscia di Hangman, cercando di fare pressione sulle fibre più contratte: “L’ultima cosa: un sapore che riesci a sentire?”

Hangman accarezza la mandibola di Rooster, poi il collo, fino a raggiungere la nuca, dove serra le dita contro la pelle liscia e calda. Tira Rooster verso di sé e lo bacia, la bocca morbida contro quella dell’altro. Schiude le labbra e si perde per qualche secondo nel calore della bocca di Rooster, poi si allontana leggermente e appoggia la fronte contro quella dell’altro. Infine risponde: “Questo.”

I due si sorridono: “Grazie Roo, ora…ora sto meglio.”

Rooster mormora: “Vuoi qualcosa da bere? Posso fare qualcos’altro?”

Hangman si sdraia, di colpo esausto: “Non ho bisogno di niente. Ho solo bisogno di…di ricordarmi che sei vivo.”

Rooster conosce bene la sensazione, si sdraia accanto a Hangman che appoggia subito la testa sul suo petto, chiudendo gli occhi.

“Vuoi che spenga la luce?” bisbiglia Rooster contro i capelli dell’altro e lo sente annuire, stanco. Allunga il braccio per spengere la luce sul comodino, poi stringe Hangman a sé.

“Grazie, Roo” sussurra Hangman e Rooster risponde baciandolo sui capelli e accarezzandolo sulla schiena.

Hangman si lascia scivolare in un sonno calmo, confortato da tocchi leggeri e mani calde, dal battito del cuore di Rooster sotto all’orecchio, che gli ricordano che sono vivi, che Rooster è lì con lui e che, se gli incubi lo inseguiranno, non sarà da solo a combattere contro i demoni.

   
 
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