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Autore: Justice Gundam    14/10/2022    1 recensioni
Il Confine dell'Oceano, un gruppo di rigogliose isole nelle vicinanze del Primo Continente. Un gruppo di coloni, facenti parte di una spedizione del Regno di Estania, in cerca di un luogo dove iniziare la loro nuova vita. Gli avventurieri che vegliano su di loro e mantengono la sicurezza. Ma una minaccia terribile incombe su di loro: un esercito di insetti giganteschi e creature insettoidi è apparso all'improvviso e minaccia l'incolumità degli abitanti. Una manciata di esperti, maghi e combattenti saranno gli unici in grado di proteggere i coloni del Confine dell'Oceano da questa mostruosa invasione...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Pathfinder: L'Isola degli Insetti Giganti

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: JusticeGundam

 

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Capitolo 8 - Sfida al culto

 

Con circospezione, Draig si fece avanti nel corridoio, la lancia ben stretta tra le mani e i sensi tesi al massimo per cercare di cogliere ogni minimo accenno di pericolo. Il gruppo di avventurieri si era mantenuto compatto fino a quel momento, ed era riuscito già ad evitare di restare vittima di alcune insidiose trappole... ma per quanto riguardava i cultisti, non ne avevano incontrato nessuno. Fino a quel momento, avevano dovuto vedersela con alcuni insetti giganti, in particolare scarabei di fuoco e qualche scorpione troppo sviluppato. Speravano solo che la sala principale del tempio non fosse troppo lontana,perchè proseguire in quei luoghi oscuri ed angusti stava diventando snervante.

 

"Stai molto attento, Draig." disse Damiàn, gettando un rapido sguardo ad una fasciatura insanguinata legata vicino alla sua spalla sinistra, nel punto dove una lama affilata lo aveva colito di striscio. Per fortuna, la lama non era avvelenata - o se lo era, il tempo e l'incuria avevano fatto sì che il veleno si dissolvesse. "Questo mi sembra davvero il posto più adatto per metterci qualche trappola mortale."

 

"Lo so, lo so..." rispose il dragonide barbaro, usando la sua arma per scandagliare il tereno davanti a sè. Notò che una delle piastrelle di pietra sul pavimento sembrava meno stabile delle altre, e usò la sua arma per premerci sopra, facendo così affondare la pietra nel pavimento di un paio di centimetri. Si sentì un inquietante sibilo metallico... e un secondo dopo, un pendolo armato di una terrificante lama ricurva, ancora in parte macchiata di sangue rappreso, scese giù dal soffitto e cominciò ad oscillare avanti ed indietro, sollevando con ogni movimento un inquietante sibilo metallico. "Eccone una. Come volevasi dimostrare."

 

"Vediamo un po' se c'è qualcos'altro. Se permettete..." disse il mezzelfo, facendosi avanti e piazzandosi a fianco di Draig. Il resto del gruppo si disse d'accordo, ed Albion chinò la testa ed estese una mano per dirgli che aveva il permesso di fare quello che riteneva utile. "Grazie, comandante Albion. Molto bene, dunque..."

 

Il giovane mago alzò le mani e lanciò un semplice incantesimo. "Io invoco le forze della magia. Che un servitore invisibile anticipi i miei passi." disse con voce sommessa. Immediatamente dopo, una massa semisolida apparve davanti a lui con uno scintillio argentino, e prese la forma di una sorta di nuvola di vapore argenteo che in qualche modo manteneva una forma più o meno costante. Con un gesto della mano, Damiàn mandò avanti quella strana massa energetica, la cui luminescenza sbiadì non appena si fu allontanata   di un metro dal mago che l'aveva evocata. Mantenendo la concentrazione, Damiàn mandò in avanti la massa di energia ora invisibile, che proseguì sotto il pendolo che era già sceso. La lama raggiunse il servitore invisibile e gli passò attraverso senza fargli male... e la massa di energia continuò il suo percorso andando a attivare altre due trappole lungo il corridoio. Altre due falci legate ad un pendolo scesero giù, e avrebbero certamente fatto a pezzi il servitore magico se quest'ultimo non fosse stato incorporeo. La massa di energia magica proseguì ancora per un po' e raggiunse la fine del corridoio, dove per fortuna non incontrò altre trappole.

 

“Per la miseria, Damiàn. Questo sì che è un trucchetto niente male.” Esclamò Draig. “Ricordatemi di non sottovalutare mai i maghi.”

“Okay… adesso aspettiamo che i pendoli si fermino, e poi passiamo.” Disse Albion, tenendo d'occhio le micidiali lame che si muovevano da un lato all'altro del corridoio. Per alcuni secondi , i letali pendoli continuarono a muoversi spinti dal meccanismo, per poi rallentare e fermarsi con un cigolio inquietante. Gli avventurieri di Pasiega si fecero avanti con prudenza, passando a lato delle lame ormai inoffensive ed imboccando il corridoio fino alla fine del corridoio.

 

“Hmm… davvero una trappola interessante.” Commentò Serena. La ragazzina passò vicina all'ultimo dei pendoli e lo toccò con un indice. Sembrava apprezzare il modo in cui la trappola era stata costruita, senza badare al fatto che fino a poco tempo prima stava per scattare contro di loro. “Forse dovrei imparare come si fa a costruire un meccanismo simile. Se fossi la proprietaria di un dungeon, potrebbe tornarmi utile.”

Diversi sguardi straniti si rivolsero a lei, chiedendosi cosa le passasse per la mente, e Pepa sospirò e prese la ragazzina per una spalla, spingendola gentilmente verso la fine del corridoio. “Andiamo, Serena. Non è il momento di dire sciocchezze… abbiamo ancora la nostra missione da compiere.”

“Giusto, giusto.” Sussurrò la giovanissima warlock. “Chiedo scusa, è stata soltanto… una mia digressione.”

 

“Cerca di tenerti concentrata, Serena.” Rispose Albion, gentilmente ma con fermezza. “Credo che tra non molto… dovremo vedercela con i membri di questo culto. E non sarà uno scherzo.”

 

Hipolito deglutì e prese un bel respiro, tenendosi pronto ad ogni evenienza. Il gruppo infilò il corridoio, che discese per un breve tratto e finalmente raggiunse una stanza più grande, illuminata da alcune luci magiche che brillavano all'interno di alcune lanterne appese ai muri. Il gruppo si accorse subito di un paio di statue di Deskari molto simili a quelle che avevano visto all'ingresso del tempio, con l'unica differenza che sembravano un po' meglio conservate. Le pareti erano ulteriormente decorate con dei bassorilievi che raffiguravano alcune mostruose creature, probabilmente demoni, che presiedevano ad una sorta di macabra processione. Alcuni umanoidi dalla testa di mosca osservavano numerosi umani che venivano costretti a marciare, strettamente sorvegliati da mostruose creature a quattro braccia dalla testa simile a quella di un cane mostruoso, verso una fossa dove attendevano delle orrende locuste giganti dalla testa umana…

 

“Davvero… affascinante.” Commentò sarcastico l'halfling druido. “E queste statue di Deskari… beh, che dire, riescono davvero a fare atmosfera!”

Albion fece una smorfia di disgusto e grattò gli artigli di un piede sul pavimento. Scoprì di stare camminando su una sorta di mosaico ormai in pessime condizioni, e altri tasselli si staccarono da esso. Alla luce magica delle lanterne, non si riusciva a vedere che cosa rappresentasse, visto che ormai ne mancavano troppe parti, ma la cosa non dispiaceva al dragonide paladino. Chissà quali scene blasfeme rappresentava…

 

Imponendosi di prestare attenzione a quello che avevano davanti, Albion guardò la grande porta di legno davanti a lui e ai suoi compagni. Il servitore invisibile evocato da Damiàn si fermò a sua volta davanti ad essa… e ad un cenno del mezzelfo, si apprestò ad aprirla. Immediatamente, tutti i membri del gruppo di esploratori si tennero pronti, immaginando cosa li poteva attendere appena oltre quella porta…

 

“Okay, state tutti molto attenti.” Disse Albion corrugando la fronte. Il dragonide argentato fece un gesto con un braccio, e i suoi occhi si illuminarono per un attimo di luce dorata. “Percepisco alcune aure malvagie là dietro. E una di queste è davvero minacciosa.”

“Beh, perche noi non siamo minacciosi, Albion?” scherzò Draig. Facendosi serio un attimo dopo, il dragonide rosso imbracciò la lancia.

 

Pepa sfoderò una larga scimitarra dalla lama finemente cesellata e si mise in guardia, poi fece un cenno a Damiàn per dirgli che era pronta. "Hey, halfling." disse la guerriera dai capelli rossi. "Adesso dovremo darci da fare. Sei sicuro di farcela?"

 

"Tranquilla, signorina. Sono più che pronto." disse il buffo halfling druido. Piazzò una pietra nella sua fionda e la bilanciò in una mano, pronto a farla partire contro qualsiasi avversario.

 

Damiàn corrugò la fronte e prese un bel respiro... poi fece un cenno al suo servitore invisibile, che cominciò a spingere contro la porta e la fece aprire con un inquietante scricchiolio. Una sciabolata di luce scarlatta entrò nella stanza ed illuminò in confuso i volti degli avventurieri, che finalmente riuscirono a dare un'occhiata a quello che si trovava al suo interno.

 

"Aaah! Benvenuti, stolti invasori!" disse una voce nasale ed acuta proveniente da una piattaforma sopraelevata. Albion, alla testa del gruppo, vide che a parlare era stata una creatura insettoide simile ad una sorta di vespa umanoide alta non più di un metro, coperta da una corazza chitinosa di colore verde brillante, un paio di corte antenne piegate sulla testa, e vestito di una tunica violacea ancora macchiata del sangue delle sue vittime. Due paia di ali semitrasparenti si spiegavano dalla sua schiena, e i suoi grandi occhi compositi dardeggiavano malignamente verso gli intrusi. Tra le mani, il mostruoso insettoide teneva una falce dal manico di legno nodoso, la cui lama ricurva scintillava alla luce delle fiamme che ardevano accanto alla creatura. "Vedi che siete venuti con l'intenzione di disturbare i nostri sacrifici al sommo Deskari. Ma la verità è che siete venuti qui per offrire le vostre vite e le vostre carni mortali al Signore della Schiera delle Locuste!"

 

Una serie di urla isteriche si levò dalla piccola folla di gnefri cultisti raccolta attorno alla piattaforma, ed Albion riuscì a vedere un orrido scorpione gigante che si avvicinava lentamente, le tenaglie sollevate e la coda armata di pungiglione e pronta a colpire!  Uno gnefro armato di lancia e protetto da un'armatura di piastre di ferro messe assieme alla meno peggio era a cavalcioni sullo scorpione, e agitava minaccioso la sua arma in direzione degli avventurieri.

 

Ma quello che allarmò Albion e i suoi compagni più di ogni altra cosa fu vedere due persone inginocchiate sulla piattaforma sulla quale si trovava l'uomo-vespa armato di falce - due uomini abbastanza giovani, che recavano evidenti segni di prigionia e di percosse, legati mani e piedi, e con addosso soltanto dei calzoni strappati. I due individui alzarono debolmente il capo in direzione degli avventurieri, con un'espressione che faceva capire che non riponevano alcuna speranza in loro.

 

"Come immaginavo... cultisti di Deskari!" esclamò Albion con un grugnito rabbioso. Il dragonide paladino contò almeno una dozzina di gnefri, escluso il cavaliere di scorpioni, e in più c'era il mostruoso sacerdote armato di falce. Non era una situazione in cui l'attacco diretto era consigliato... ma non voleva dire che lui non potesse prendere un po' di tempo. "Lasciate andare immediatamente i prigionieri, e andatevene da qui! Se ve ne andate ora e promettete di non fare più del male a nessuno, prometto che non faremo più nulla contro di voi!"

 

"Lurido! Invasore! Lui volere prendere nostra terra!" ringhiò uno gnefro, prima di scagliare contro Albion una manciata di rifiuti. Il dragonide argentato si protesse con un gesto del braccio, mentre il sacerdote insettoide esplodeva in una risata di scherno.

"Hah! Disgustosi invasori, con quale diritto ci parlate così? Malgrado siete stati voi a venire qui e a decidere che questa terra era vostra!" sghignazzò il sacerdote. "Io, Isrizzed, umile servitore del sommo Deskari, porterò la devastazione sulle vostre città, e voi e i vostri miseri compagni diventerete cibo per le orde di locuste del nostro signore!"

 

"Vedo che è inutile parlare con questi qui! In tal caso..." ringhiò Draig, per poi prendere fiato per un attimo... e scagliare una ruggente palla di fuoco dalle fauci, puntando dritto verso lo scorpione gigante! Lo gnefro cavaliere sgranò gli occhi sorpreso e tirò rapidamente le redini... e la sfera di fuoco sfrecciò al suo lato e colpì un altro gnefro, che si incendiò e morì stridendo.  

 

"Un po' avventata come mossa..." commentò Damiàn sgranando gli occhi. "Ma del resto... ho l'impressione che non si possa discutere con gli scagnozzi di Deskari!"

Albion tenne pronta la sua alabarda, mentre il sacerdote insettoide di nome Isrizzed sollevava la sua falce imperiosamente. "Seguaci del sommo Deskari! Sciame della Schiera di Locuste! Scendete sulle vostre prede e divoratele fino all'osso! Sommo Deskari, concedi al tuo sciame la forza di prevalere contro chi vorrebbe annientarlo, e concedi a tutti noi un lauto pasto! Benedizione Oscura!"   

 

Il sacerdote insettoide mosse la lama in aria e tracciò un arco di pura oscurità che si scompose in innumerevoli luci nere, per poi piovere sugli gnefri cultisti che si sentirono rinvigoriti e si gettarono all'assalto con grida raccapriccianti. Pepa reagì con prontezza e scagliò una freccia che trafisse l'enorme testa dello gnefro più vicino, che crollò a terra morto. La ranger scoccò un'altra freccia, cercando di ridurre quanto più possibile il numero di quei mostriciattoli prima che giungessero allo scontro corpo a corpo.

 

"Che il nemico venga trafitto dai miei strali di luce!" esclamò Damiàn, per poi puntare l'ndice contro il mostruoso sacerdote. "Dardo Incantato!"

Una frazione di secondo dopo, un dardo di energia magica scaturì dall'indice del mago mezzelfo e colpì Isrizzed ad una spalla. L'insettoide lanciò un breve stridio di dolore e fece un passo indietro... ed Albion immaginò che fosse il momento giusto per cercare di salvare i due prigionieri. Non poteva farcela da solo a portarli entrambi, ma c'era qualcuno che poteva sicuramente dargli una mano...

 

"Draig!" esclamò il dragonide argentato.

Il suo migliore amico ghignò. Questo voleva dire che era giunto finalmente il momento di scatenarsi... e Draig non se lo fece dire due volte. Con un lungo ruggito, il dragonide rosso sollevò la lancia in aria, e i suoi già possenti muscoli sembrarono irrobustirsi di colpo, quasi emergendo dalla sua pelle squamosa! Con un passo possente, Draig si fece largo nell'orda di gnefri, alcuni dei quali strillarono per la paura e cominciarono a battere in ritirata malgrado la netta superiorità numerica.

 

Altri gnefri, tuttavia, cercavano di raggiungere i membri meno prestanti del gruppo, e tre di essi si gettarono addosso a Serena, mentre il cavalcatore di scorpioni e due suoi subordinati puntavano contro Hipolito. La giovanissima warlock fu rapida a tirare fuori la sua morningstar e colpì ad una spalla il primo gnefro, che crollò a terra gridando di dolore e afferrandosi l'arto offeso. Un altro assalitore si tenne a distanza e pronunciò una parola incomprensibile in uno strano linguaggio gutturale, mentre i suoi occhi rigonfi si spalancavano per mezzo secondo. Per un attimo, la ragazzina sentì un'ondata di energia sinistra che le passava attraverso e cercava di assalire la sua mente, ma la sua naturale calma ebbe la meglio su quell'effetto soprannaturale, che si dissolse senza farle nulla.

 

"Ora li blocco!" esclamò Hipolito. "Le forze della natura ascoltino la mia preghiera e blocchino i nostri nemici! Intralciare!"

L'halfling druido mosse una mano davanti a sè... e un attimo dopo, dalle fenditure del pavimento emersero delle liane verdeggianti coperte di foglie, che crebbero con rapidità mozzafiato e si avvinghiarono attorno ai due gnefri che lo prendevano di mira! I mostriciattoli strillarono per la paura e il disappunto mentre cercavano di sbrogliarsi dalle liane, ma lo scorpione gigante non ebbe altrettante difficoltà e usò le tenaglie per recidere le liane che cercavano di agguantarlo.

 

Con uno stridio acuto, lo gnefro sul dorso dello scorpione gigante lanciò un giavellotto contro il gruppo, e la punta graffiò Hipolito sul trapezio destro, a metà tra il collo e la spalla. Il piccolo halfling strinse i denti per il dolore e cercò di allontanarsi, premendosi una mano sulla ferita per arrestare la perdita di sangue.

"Messer Hipolito!" esclamò Damiàn. Con rapidità, il mezzelfo si girò verso il cavaliere e scagliò un quadrello dalla sua balestra, ma il mostriciattolo riuscì a scansarsi, appiattendosi di colpo sulla schiena della sua mostruosa cavalcatura. Lo gnefro cavaliere squittì un ordine, e lo scorpione scattò in avanti e protese una delle sue chele per afferrare Damiàn.

 

"Attenti!" esclamò Serena. Si liberò con un calcio di uno gnefro che cercava di piantarle un pugnale nello stomaco, e puntò la mano, avvolta da un nembo di luce nera, contro lo scorpione gigante. Un attimo dopo, un fascio di energia oscura partì dalla mano protesa di Serena e colpì la chela dello scorpione, che ritrasse l'arto offeso e fece due rapidi passi indietro. Hipolito, nel frattempo, aveva avuto il tempo di riprendersi e si fece avanti, scagliando una pietra dalla sua fionda. Il proiettile andò a segno, centrando lo gnefro cavaliere all'anca destra... e il folletto maligno ringhiò di dolore e cercò di scagliare un altro giavellotto contro i suoi nemici. Prese di mira l'halfling, ma Damiàn si piazzò davanti ad Hipolito e lanciò un altro incantesimo.

 

"Scudo!" esclamò il mezzelfo. Uno schermo di energia semi-trasparente apparve davanti a ui e ad Hipolito con un ronzio acuto, e l'arma dello gnefro rimbalzò su di esso prima di abbattersi a terra senza forza. Un attimo dopo, Serena apparve da dietro e scagliò un altro raggio di energia oscura, questa volta mirando al cavaliere e colpendolo al torace. Lo gnefro barcollò e sputò un piccolo fiotto di sangue verdastro, ma lo scorpione gigante avanzò imperterrito, agitando le chele nel frenetico tentativo di afferrare uno degli avventurieri.

 

"Tu prende! Prende ora!" stridette lo gnefro cavaliere. Prese una fialetta di pozione curativa dalla cintura e la bevette tutta d'un fiato, in modo da recuperare un po' di forze. Serena sferrò un colpo con la sua morningstar e allontanò da sè una delle tenaglie dello scorpione, poi si scansò quando vide la coda che sfrecciava verso di lei, gocciolante di veleno!

 

"Tienili indietro, Serena!" esclamò Damiàn, mentre cercava di ricaricare la sua balestra. "Io ed Hipolito pensiamo a sistemare questo aracnide troppo cresciuto."

 

"Mi fa piacere che hai usato il termine giusto, amico!" scherzò Hipolito. Il pugnale di uno gnefro gli graffiò una gamba, prima che Hipolito rispondesse con un pugno sotto il mento che mandò a terra il folletto maligno.

 

 

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Pepa incoccò un'altra freccia nel suo arco e la scagliò contro il sacerdote insettoide, che però si difese con efficacia facendo un rapido giro su sè stesso e mandando a vuoto il dardo, che andò a schiantarsi contro il muro. Tuttavia, questo lo aveva costretto ad allontanarsi dai due prigionieri, ed Albion cercò di approfittarne per avvicinarsi a lui quanto più possibile e tentare di liberare le vittime destinate al sacrificio.

 

"Serena! Damiàn!" esclamò Pepa, voltandosi di scatto e vedendo che il resto del gruppo aveva un po' di difficoltà con tutti gli gnefri che stavano attaccando. Con rapidità, la ranger scagliò un'altra freccia, che trafisse lo gnefro più vicino, poi si mosse per cercare di raggiungere il resto del gruppo. "Albion! Draig! I nostri amici e quel ridicolo halfling sono nei guai. Vado a dare una mano... ce la fate qui?"

"Certo che ce la facciamo! RAAAAAARRRRGH!" Con un profondo ruggito, Draig sollevò di peso due gnefri che cercavano di colpirlo con le loro lance e fece scontrare le oro teste l'una sull'altra, mettendoli fuori combattimento. Ringhiò di dolore quando un terzo gnefro lo raggiunse e lo colpì ad un fianco con la sua lancia, ma la ferita si dimostrò meno grave di quanto potesse sembrare all'inizio e Draig reagì colpendo il suo assalitore con la coda e mandandolo a terra!

 

Nonostante fosse un po' impacciato dall'armatura, Albion era riuscito a raggiungere i gradini che raggiungevano la piattaforma dalla quale Isrizzed stava attaccando. Vedendo il dragonide che si avvicina, il sacerdote insettoide imbracciò la sua falce con entrambe le mani e lanciò su di sè quello che sembrava essere un incantesimo di potenziamento.

 

"Che la forza del sommo Deskari scorra nel suo servitore, e che io possa divorare i suoi nemici! Favore Divino!" esclamò Isrizzed con voce stridula. Albion afferrò saldamente la sua alabarda e si piazzò con determinazione a metà della scala, mentre il chierico di Deskari iniziava a rilucere di un'inquietante aura rosso porpora e sollevava la sua terrificante arma! "Hahahaaa! E adesso fatti sotto, cane di Bahamut! Era tempo che la mia lama non assaggiava il dolce sangue di un paladino!"

 

"E non lo assaggerà ancora, schiavo di Deskari!" ringhiò Albion. "Bahamut, padre di tutti noi!Conferisci al tuo umile figlio la forza di debellare questa malvagità e salvare quelle anime innocenti!"

Il corpo di Albion venne circondato da una baluginante aura dorata, e le pupille scomparvero dai suoi occhi, che si accesero dello stesso sacro bagliore. Isrizzed stridette con rabbia, come se la presenza di un accolito del Bene nel suo santuario lo indignasse, e alzò le braccia per sferrare un colpo micidiale! Albion sollevò la sua arma ed intercettò il colpo dell'adoratore di demoni - e le lame sollevarono un assordante clangore quando si scontrarono a mezz'aria! Una pioggia di scintille scaturì dal punto dell'impatto, e i due combattenti spinsero furiosamente l'uno contro l'altro prima di separarsi. Entrambi si      rimisero rapidamente in guardia, ed Albion sferrò un fendente con la sua alabarda, nel tentativo di colpire Isrizzed prima che potesse lanciare qualche altro incantesimo.

 

Il sacerdote insettoide scansò abilmente il colpo, che aprì una grossa fenditura nel marmo della piattaforma, e rispose passando una mano sul piatto della falce. La lama ricurva venne circondata per un breve istante da una cupa luce violacea, e Isrizzed si lanciò di nuovo all'attacco, mirando alla gola di Albion!     

 

Albion reagì prontamente e riuscì a deviare la lama della falce... ma Isrizzed recuperò molto più velocemente del previsto e sferrò un altro fendente, che questa volta riuscì a raggiungere il dragonide argentato al braccio destro. Albion grugnì per l'improvviso dolore e si rimise in guardia, stupito dal fatto che un essere così piccolo possedesse una tale forza. Certo, in parte doveva essere grazie al favore del suo patrono demoniaco, ma certo non soltanto grazie a lui...

 

"Arrenditi, paladino!" sghignazzò Isrizzed. "Sei in gamba, lo riconosco, ma non puoi sperare di vincere! Anche se dovessi abbattere me, i seguaci del Signore della Schiera delle Locuste sono innumerevoli! E un giorno la vostra tanto decantata civiltà dovrà soccombere all'inesorabile Caos!"

Albion ringhiò e spalancò le fauci, nelle quali brillò per un attimo una tenue luce bianco-azzurrina... e una raffica di vento gelido misto a minuscoli, taglienti cristalli di ghiaccio scaturì da esse e investì Isrizzed, che cercò di proteggersi come meglio poteva alzando un lembo della tunica davanti al viso. Il tessuto cominciò immediatamente a coprirsi di brina, e la vespa umanoide emise un ronzio furioso mentre indietreggiava, dando così  ad Albion la possibilità di raggiungere gli ostaggi e liberarli.

 

"Tu... tu non sei..." mormorò uno dei due con voce roca, non osando ancora credere di essere stati salvati. Albion gettò una rapidissima occhiata ai suoi compagni, e constatò con sollievo che stavano avendo la meglio sugli gnefri. Con un rapido e deciso movimento con la lama della sua alabarda, tagliò le corde che tenevano fermo il primo dei due malcapitati, e l'ostaggio salvato guardò con meraviglia e rinnovata speranza. "Ah! Un... un paladino di Bahamut! Questo è un miracolo!" esclamò, schermandosi gli occhi dalla luce dorata attorno al corpo del dragonide.

 

"Presto! Libera il tuo compagno e cercate di mettervi al riparo! Il più lontano possibile da me!" esclamò Albion. Il suo avversario si era ripreso dall'attacco precedente, e adesso cercava di tornare all'attacco con un poderoso colpo di falce dall'alto verso il basso. Albion si ritrasse appena in tempo, e la lama ricurva della falce strisciò il pettorale dell'eroico guerriero, sollevando una pioggia di scintille! La vittima appena liberata non perse tempo e si chinò per dare all'altro una mano a liberarsi.

 

"Non andranno lontano comunque!" esclamò Isrizzed. "E comunque, il sommo Deskari apprezzerà molto di più te come sacrificio! Le tue carni nutriranno le sue orde di locuste... e la tua anima precipiterà per sempre nelle Fenditure Stridenti!"

"Prima dovrai sacrificarmi, infame!" ringhiò Albion. "E ti informo che non sarà tanto facile!"

 

 

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Lo scorpione gigante si ritirò sotto una pioggia di frecce scagliate da Pepa, che era tornata indietro per aiutare i suoi compagni. Due dardi rimbalzarono sulla spessa corazza chitinosa che copriva il mostruoso aracnide, ma un altro riuscì a ferire la bestia, infilandosi tra due delle piastre che coprivano il suo fianco destro, mentre un'altra si piantò tra due sezioni della sua coda, un colpo che la giovane donna aveva sferrato nel tentativo di impedirgli di usare il suo letale veleno.

 

"Oh? Grazie dell'aiuto, signorina Pepa. Anche se credo ce la saremmo cavata in ogni caso." disse Serena con tutta calma, abbattendo la sua morningstar sul cranio di uno gnefro.                       

“Tenete alta la guardia.” Esclamò Pepa, usando la sua scimitarra per tenere lontani due gnefri. “Questi mostriciattoli non sono un granchè, ma ce ne sono tanti.”

 

“Noi odiare rossa!” strillò uno gnefro armato di una primitiva lancia di selce intagliata. Spalancò i suoi enormi occhi e scagliò una piccola ondata di energia magica contro la ranger, che venne assalita da un accesso di paura e si sentì gelare il sangue nelle vene. Per un attimo, allentò la presa sulla sua arma, e indietreggiò di un paio di passi.

 

“Signorina Pepa, che succede?” chiese Damiàn allarmato, subito dopo aver colpito uno gnefro con un incantesimo Raggio di Gelo scagliato dalla punta di un indice. Il folletto maligno rabbrividì e si ritirò mugolando, mentre Serena ed Hipolito cercavano di tenere impegnato lo scorpione gigante e lo gnefro che lo cavalcava.

“Non… non ne ho idea…” rispose Pepa, cercando di mantenere la calma. “All'improvviso ho provato paura… è stato quando quel mostriciattolo ha aperto gli occhi. Dev'essere una specie di maledizione…”

"Un residuo delle magie che gli gnefri usavano quando erano ancora gremlin a tutti gli effetti..." riflettè tra sè il mago. Scagliò un quadrello contro lo gnefro che aveva attaccato Pepa, e riuscì a colpirlo mortalmente, mentre la giovane donna prendeva fiato e, trattenendo quanto più possibile il senso di timore che l'aveva pervasa, tornava a combattere.

 

Ma lo gnefro sullo scorpione gigante continuava a dare problemi ad Hipolito e a Serena. Anche lui usò la stessa magia che Pepa aveva subito, e questa volta prese come bersaglio Hipolito, che esitò per qualche secondo quando sentì un brivido gelido percorrere il suo corpo. Serena cercò di intervenire e colpire il cavaliere gnefro con un altro lampo di energia oscura, ma lo scorpione reagì con prontezza e si voltò di scatto, in modo da sottrarre il suo padrone alla mira della warlock.

 

"Serena!" esclamò Hipolito, mentre evitava per un pelo le chele della bestia. "Forse è meglio lasciar perdere il cavaliere. Facciamo fuori lo scorpione!"

"Va bene." disse la ragazzina. Con un colpo di morningstar allontanò da sè il pungiglione velenoso dello scorpione e cercò di concentrarsi per scagliare un altro lampo di energia oscura... ma un colpo di pietra proveniente dallo gnefro in sella la raggiunse alla fronte, interrompendo la sua concentrazione e strappandole un breve grido. "Ah! Okay, questa non me l'aspettavo..."

 

Lo scorpione gigante sembrò moltiplicare i suoi sforzi, usando le tenaglie per cercare di agguantare Hipolito mentre Serena doveva vedersela con la coda e con gli attacchi del cavaliere. Sapendo quale delle due minacce fosse la peggiore, Serena teneva continuamente d'occhio la coda, anche se questo voleva dire essere più esposta ai colpi dello gnefro.

 

Hipolito, da parte sua, cominciava a perdere colpi. Doveva stare attento a scansare entrambe le tenaglie dello scorpione, e stava anche cercando di trovare un momento in cui lanciare un incantesimo o attaccare. Quella mortale danza non poteva durare a lungo. Prima o poi, Hipolito si sarebbe stancato e avrebbe rallentato... con il risultato che lo scorpione lo avrebbe agguantato.

L'halfling strinse i denti e si scansò ancora una volta, evitando la chela dello scorpione, poi lanciò un proiettile dalla sua lancia. Ma la bestia si difese con abilità insospettabile e alzò l'altra tenaglia davanti al muso, in modo da deviare l'attacco. Lo gnefro sghignazzò malignamente e diede alla sua cavalcatura un ordine con voce aspra, e lo scorpione estese la chela contro il druido, che cercò di scansarsi con uno scatto improvviso.

 

"Ti sei distratto, amico!" esclamò Pepa. Con agilità, la ranger dai capelli rossi riuscì a liberarsi dagli gnefri che la assalivano e si gettò contro lo scorpione gigante. La sua scimitarra saettò verso la bestia con uno scintillio metallico, e la lama si infilò tra due piastre della sua armatura chitinosa, trapassando l'arto da parte a parte.

 

"Pepa!" esclamò Serena con un piccolo sorriso. Lo scorpione indietreggiò e cercò di colpire Pepa con il suo pungiglione, ma la giovane riuscì a deviare i colpi con la scimitarra. Hipolito tirò un sospiro di sollievo e scagliò di nuovo un proiettile con la sua fionda. Questa volta, il colpo andò a segno e centrò lo scorpione gigante alla testa. Serena sferrò un colpo poderoso con la sua morningstar, poi scagliò un altro raggio di energia oscura che colpì la bestia corazzata al torace, facendola barcollare. Lo gnefro cavaliere stridette in preda al panico e cercò di scagliare alcune pietre contro i suoi nemici, ma i suoi tentativi riuscirono soltanto a rallentare i tre avventurieri, che intensificarono i loro sforzi per raggiungere il loro bersaglio.

 

Finalmente, Pepa riuscì a cogliere il momento giusto. Con rapidità, la giovane ranger evitò un affondo della coda dello scorpione e sferrò un fendente micidiale, passando in mezzo alle piastre chitinose dello scorpione e trafiggendo finalmente qualche organo vitale. Lo scorpione gigante perse quasi subito le forze e si accasciò al suolo, le zampe che ancora per un po' si agitavano convulsamente nei suoi ultimi istanti di vita. Con uno strillo acuto, lo gnefro cavaliere scivolò giù dalla sua groppa e finì a terra con un grugnito; si rialzò quasi subito, ma solo per trovarsi con la morningstar di Serena a pochi centimetri dal volto.

 

"Ed ora arrenditi, per favore." disse Serena, tornando al suo tipico tono piatto e quasi svagato. "Sarebbe una bella seccatura doverti far fuori."

"E... e va bene! Io arrendere!" esclamò frettolosamente il folletto maligno. "Voi non fare male! No colpa nostra! Uomo insetto fatto tutto!"

Serena alzò gli occhi al cielo e tenne l'arma puntata contro lo gnefro, mentre Pepa teneva lontani i mostriciattoli sopravvissuti, ed Hipolito riprendeva fiato e cominciava a legare il prigioniero. "Sì, certo, come no." commentò la warlock. "Come ho detto, non mi va di uccidere se non è necessario. Quindi, chiamati fortunato."

 

"Come stanno andando Draig ed Albion?" si chiese Hipolito, distraendosi per un attimo. Lo gnefro cercò di divincolarsi e fuggire, ma l'halfling lo bloccò appena in tempo e strinse di nuovo le liane con le quali cercava di tenerlo fermo. "Forse dovremmo andare a dare loro una mano. Quel sacerdote mi dava tutta l'aria di un osso duro..."

"Non credo che ce ne sarà bisogno." disse Damiàn mentre finiva di legare gli gnefri catturati. Con lo sguardo, indicò la piattaforma sulla quale i due dragonidi continuavano la loro battaglia contro il mostruoso chierico...

 

"Credo che messer Albion e messer Draig se la stiano cavando piuttosto bene." commentò il mago mezzelfo con un sorriso compiaciuto. "Non credo che questo covo di adoratori di demoni resisterà ancora a lungo."              

 

 

ooooooooo

 

 

La falce di Isrizzed e l'alabarda di Albion si scontrarono ancora una volta con un assordante rumore metallico, sprizzando scintille nere e dorate tutt'attorno... ed Albion cercò di approfittare di quel momento per sferrare un poderoso calcio al torace dell'insettoide, facendolo barcollare ed impedendogli di lanciare un altro incantesimo. Deciso ad avvantaggiarsi il più possibile, il paladino avanzò con baldanza e cercò di sferrare un altro colpo con la sua alabarda... ma il mostruoso sacerdote demoniaco si riprese più in fretta del previsto e sferrò un fendente mirando agli occhi di Albion. Quest'ultimo si accorse appena in tempo del pericolo e riuscì a scansare il fendente, ma la lama della falce riuscì comunque ad aprirgli una dolorosa ferita sanguinante nel braccio destro, che gli strappò un ringhio di   dolore.

 

"Attento, Albion!" ringhiò Draig. La rabbia aumentò le sue forze, e il dragonide barbaro si sbarazzò con un pugno di uno gnefro che gli restava aggrappato, per poi caricare con la sua lancia contro il sacerdote di Deskari. Quest'ultimo si allontanò di un passo e scansò il primo affondo... poi, prima che Draig potesse tentare un altro attacco, Isrizzed alzò una mano e riuscì a lanciare un incantesimo.

 

"Sommo Deskari, il tuo servitore ti chiede un aiuto per distruggere i tuoi nemici!" esclamò. "Dalle Fenditure Stridenti vengano a me le forze della distruzione!"

 

Una nebbia violacea e maleodorante scaturì di colpo tutt'attorno ad Isrizzed, e alcune forme cominciarono subito a delinearsi all'interno di quella foschia innaturale. Un attimo dopo, la nebbia si compattò e da essa apparvero due mostruosi millepiedi giganti, molto simili a quelli che il gruppo aveva affrontato nella giungla... con la differenza che la loro corazza chitinosa era di un colore nero lucido, e sui loro "volti" brillavano un paio di occhi compositi che sembravano due tizzoni ardenti! Non c'era bisogno di troppa fantasia per immaginare che quelle bestiacce provenivano dai meandri delle Fenditure Stridenti, la regione dell'Abisso sotto il dominio di Deskari.

 

Ad un ordine gestuale di Isrizzed, i due millepiedi demoniaci si lanciarono contro Draig, emettendo un ticchettio infernale ad ogni passo. Il dragonide rosso ringhiò furiosamente e scagliò una fiammata dalle fauci, colpendo in pieno il millepiedi più vicino... ma rimase agghiacciato e stupito quando il proiettile andò a segno... lasciando il mostro quasi del tutto illeso! Soltanto qualche bruciatura segnò la corazza chitinosa della creatura, che si fece avanti e morse Draig ad un braccio!  L'altro mostro evocato scivolò rapidamente verso la gamba di Draig e mise a sua volta a segno un morso, e il dragonide rosso grugnì per l'improvviso dolore, sentendo un poco rassicurante torpore che cominciava a diffondersi lungo il braccio e la gamba colpiti.

 

Albion alzò la sua alabarda appena in tempo per parare un altro colpo di Isrizzed, ma il sacerdote insettoide si fece avanti con feroce determinazione e cercò di colpire con un altro fendente della sua falce. Ringhiando, il dragonide paladino raccolse le sue forze e si scagliò contro il malvagio sacerdote, spingendo furiosamente contro di lui.....

 

"Arrenditi, cane di Bahamut!" stridette Isrizzed. "Il divino Deskari consumerà ogni cosa, compresi i draghi e il tuo patrono! Non c'è forza al mondo che possa opporsi a lui!"

"Perchè servi un mostro come Deskari?" esclamò il paladino, forse sperando di potersi appellare ad un minimo di umanità o coscienza che quell'essere ancora possedeva. "Credi davvero che ti sarà grato in qualche modo? Che non vorrai divorato assieme al resto dei mortali quando verrà il momento? Io combatto per impedirgli di fare del nostro mondo il suo prossimo pasto!"

 

"Povero stupido! La tua battaglia è persa fin dal'inizio!" esclamò il crudele insettoide. Infranse il contrasto e cercò di sbilanciare Albion usando il manico della falce, ma dopo aver barcollato per un attimo, il dragonide paladino riuscì a restare in guardia e deviare il colpo successivo. "Non ci può essere battaglia contro il sommo Deskari e la Schiera delle Locuste! Tutti verranno divorati, tranne coloro che entreranno a far parte del suo sciame! Servendolo, io mi assicuro che quando rinascerò, sarà tra le fila dei suoi demoni! Sarò tra i divoratori, piuttosto che tra i divorati! E i primi ad essere divorati sarete voi e il vostro ridicolo ammasso di tuguri, invasori!"

 

"Davvero? Beh, non ti aspettare che io ti lasci fare quello che vuoi!" ringhiò Albion. Le armi dei due contendenti ripresero a scontrarsi, e il paladino si ritrovò ad indietreggiare di due passi davanti alla forza inaspettata del suo avversario. “Ugh… e che cosa vuoi dire quando parli di invasori? La mia gente vuole solo stabilire delle colonie su quest'isola. Non vogliamo aggredire voi, né nessun altro!”

 

Isrizzed fece una breve, stizzita risata di scherno. “Hah! Non avete la più pallida idea di cosa sta accadendo, vero? E sfortunatamente per te, morirai nell'ignoranza!” Con un movimento rapido e deciso, il chierico di Deskari sollevò la sua falce e cercò di sferrare un colpo fatale al collo di Albion, che riuscì a scansarsi all'ultimo momento. Il dragonide argentato strinse i denti quando la lama ricurva gli aprì un taglio superficie alla base del collo.

“Che stai dicendo? Cosa sta accadendo da queste parti?” esclamò. “Per favore, dicci di cosa si tratta… e se abbiamo fatto qualcosa di male senza rendercene conto! Se non sappiamo nulla, non possiamo trovare una soluzione che vada bene ad entrambe le parti!”

“L'unica soluzione che mi andrà bene sarà la vostra distruzione!” esclamò Isrizzed. “Supremo Deskari, infondi in me la tua forza, che io possa annientare questo miscredente!”

 

Un inquietante suono stridente riecheggiò attorno ai due contendenti, e per un attimo Albion ebbe l'impressione che Isrizzed fosse diventato un po' più alto e che i suoi muscoli si fossero gonfiati. Certamente, non si trattò di un'impressione se Albion cominciò a sentire che i colpi di Isrizzed aumentavano di vigore. Un incantesimo Forza del Toro, senza dubbio...

Il dragonide argentato strinse i denti quando un poderoso fendente minacciò di infrangere la sua guardia ed infliggerli un colpo serio. Appena in tempo, Albion interruppe il contrasto e si ritirò a distanza di sicurezza, decidendo che era molto meglio cambiare tattica. Isrizzed, inebriato da quella che ormai riteneva una vittoria assicurata, si fece avanti con ancora maggiore determinazione e cercò di sferrare un fendente al collo di Albion... ma quest'ultimo, deciso a non opporsi più alla forza con la forza, si scansò e fece in modo che l'attacco andasse a vuoto. Prestando estrema attenzione ai movimenti del suo avversario, Albion si tenne appena fuori dalla sua portata e si guardò attorno, in modo da non rischiare di cadere dalla piattaforma o di coinvolgere i due prigionieri appena salvati - che si erano messi in un angolo e stavano guardando lo scontro con il fiato sospeso, non osando allontanarsi. Draig era ancora impegnato a lottare contro i millepiedi abissali evocati da Isrizzed...

 

Albion scansò il colpo successivo, che tuttavia gli passò pericolosamente vicino ad un orecchio, poi si spostò di lato e cercò di cogliere il momento giusto in cui il sacerdote insettoide si sarebbe scoperto. Isrizzed cominciava ad irritarsi per la persistenza del paladino, e i suoi colpi si stavano facendo più affrettati e meno controllati. Era solo questione di tempo prima che un attacco male indirizzato lo lasciasse scoperto. Il trucco stava nel resistere fino a quel momento, e Albion avvertiva la fatica...

 

Un altro fendente... poi un altro, che sfortunatamente Albion non riuscì a schivare del tutto - la punta della falce gli fece comunque un taglio su una gamba, e il dragonide strinse i denti, ben sapendo che se avesse reagito con un po' più di ritardo avrebbe rischiato di perdere l'arto. Isrizzed stridette frustrato e alzò nuovamente la falce...

 

Ecco! Quello era il momento giusto!

 

Chiamando a raccolta tutte le sue forze e il potere divino che continuava a scorrere in lui, Albion accorciò le distanze e sferrò un poderoso fendente che colpì Isrizzed ad un fianco, ferendolo seriamente! Il chierico demoniaco stridette per il dolore e si allontanò con un'esclamazione di rabbia e panico, cercando disperatamente di rimettersi in guardia. Ma Albion, con uno scatto deciso, si avvicinò di nuovo e sferrò un altro abile affondo con la sua alabarda, che superò la corazza dell'insettoide e lo trafisse in pieno petto!

 

Gli occhi compositi di Isrizzed si spalancarono mentre la luce divina che circondava Albion penetrava nel suo corpo. Il chierico insettoide agitò freneticamente le mandibole, e un fiotto di sangue verdastro uscì dalla sua bocca mentre Isrizzed crollava in ginocchio, ferocemente aggrappato all'arma che lo aveva colpito a morte.

 

"Voi... voi... non avete ancora... visto..." ansimò Isrizzed. La morte lo colse prima che potesse terminare la frase, e il sacerdote di Deskari crollò a terra senza vita, mentre una pozza di sangue verdastro si allargava sotto di lui. Albion estrasse la lama della sua alabarda dal corpo dell'avversario, e l'aura dorata che lo circondava si affievolì fino a spegnersi. Sentendo di colpo il dolore delle ferite subite nello scontro, Albion barcollò per un istante, poi si voltò per vedere come se la stessero cavando Draig e gli altri...

 

E vide Draig infilzare uno dei millepiedi abissali con la sua lancia, inchiodandolo al pavimento! Il mostruoso artropode si contorse come un serpente e agitò freneticamente le sue numerose zampe in aria... ma l'altro millepiedi si lanciò sul dragonide rosso che, rallentato dai colpi subiti e dal veleno delle creature, non riuscì ad evitare di essere morso al fianco. Con un grugnito, Draig estrasse la lancia dal millepiedi ormai morto, il cui corpo si stava già dissolvendo in una pozza di liquido nero simile a pece, e si scrollò di dosso il secondo assalitore, poi sferrò un altro poderoso affondo che trafisse la testa della creatura abissale! Con uno stridio agghiacciante, il millepiedi immondo si contorse spasmodicamente e crollò al suolo dopo alcuni istanti, immobilizzandosi per sempre. Senza fiato, Draig si allontanò dal corpo del mostro mentre questo si scioglieva a sua volta e diventava niente più che una pozza di denso liquido maleodorante.

 

Gli gnefri sopravvissuti vennero presi dal panico alla vista della morte di Isrizzed. In una cacofonia di vocine stridule, i folletti maligni si dispersero, andando a sbattere gli uni contro gli altri nella frenesia di salvarsi la pelle. Da parte loro, i prigionieri salvati esultarono debolmente per la vittoria del gruppo, ed Albion si preoccupò immediatamente che fossero al sicuro prima di dare un'occhiata a Draig. Il dragonide rosso era rimasto indebolito e rallentato dal veleno dei due millepiedi giganti, ma riuscì comunque a fare un ghigno di vittoria e un segno dell'okay mentre si avvicinava al suo compagno.

 

"Hey, ottimo lavoro, Albion! Sei stato in gamba!" esclamò Draig massaggiandosi il braccio sinistro. Si succhiò un po' di sangue da una ferita sul braccio sinistro e lo sputò per terra in modo da eliminare un po' di veleno dalle vene, poi controllò a sua volta che gli ostaggi stessero bene. "Voi due, come state? Non siete feriti, vero?"

"Ci sono altri prigionieri da qualche altra parte del tempio?" chiese Albion, una volta appurato che i due fossero in condizioni accettabili.

 

Uno dei due ostaggi, un uomo sulla trentina d'anni con i capelli lunghi e la barba incolta per il tempo passato in prigionia, cercò di coprirsi come meglio poteva con i pochi stracci che gli erano rimasti addosso. "Ecco... in effetti, ci sono altri tre ostaggi, oltre a noi..." rispose, ancora sconvolto da quello che aveva visto in quel luogo sacrilego. "Ce n'era anche un'altra, ma... quel sacerdote l'ha sacrificata poco fa..."  

 

Albion e Draig si fecero contriti. "Ah... mi dispiace..." sussurrò il dragonide argentato, guardando verso il terreno mentre il resto del gruppo, ora che gli gnefri erano tutti morti o fuggiti, raggiungeva lui e Draig. "Davvero... se solo avessimo saputo che c'erano degli ostaggi, sicuramente avremmo almeno cercato di fare prima."

"Mi dispiace per la vostra compagna." disse Damiàn raggiungendo il gruppo. "Voi... da che colonia venite?"

 

"Siamo di Tarago..." disse l'altro individuo, un uomo un po' più vecchio con una larga cicatrice da ustione sulla spalla destra. "Siamo... siamo stati portati qui da un gruppo di fanatici che si fanno chiamare... l'Ordine dello Sciame... non so per quale motivo abbiano scelto noi... o se ci sia un motivo..."

"L'Ordine dello Sciame? Hmm... no, non credo di averne mai sentito parlare." disse Hipolito dopo averci pensato su un momento. "Messer Damiàn, voi avete già sentito di questa organizzazione?"

 

Il mezzelfo scosse la testa e guardò il resto del gruppo, ma nessuno di loro aveva mai sentito quel nome. Serena alzò le spalle, mentre Pepa restò a pensarci su per qualche istante e poi aprì le braccia e mostrò i palmi delle mani. "Spiacente. Anch'io è la prima volta che sento questo nome."

 

"Beh, ragazzi... penso che la prima cosa da fare sia di andare a liberare il resto dei prigionieri." disse infine Albion, mentre applicava un po' di pomata medicinale sulle sue ferite e su quelle di Draig. "Poi cercheremo di scoprire di più su questo Ordine dello Sciame. Se sono loro i responsabili di questi attacchi di insetti giganti, allora è meglio cercare di scoprire quello che vogliono. Quello che ha detto quel sacerdote mi dà da pensare..."

 

"Che cosa avrebbe detto, Albion?" chiese Serena incuriosita.

 

Il paladino alzò le spalle, strizzando un occhio quando il gesto gli provocò una fitta di dolore lungo la schiena. "Ow! Beh, ha detto... che noi saremmo degli invasori, e che non abbiamo idea di cosa stia accadendo da queste parti. Ma... purtroppo si è rifiutato di spiegare oltre. Non so che pensare, sinceramente... Credevo che quest'isola fosse disabitata, fino a poco tempo fa. Che non ci fossero altre civiltà da queste parti, oltre a noi di Estania."

 

"Questo... potrebbe essere un problema." ammise Serena. "Non appena avremo liberato i prigionieri e li avremo aiutati a tornare a Tarago, dovremo fare delle ricerche in proposito..."

 

Pepa sospirò e alzò gli occhi al soffitto della grande sala. Quel problema era stato risolto, ma adesso ne saltava fuori un altro, potenzialmente peggiore...       

 

 

 

 

oooooooooo

 

 

CONTINUA...

 

 

  
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