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Autore: annapuff    14/10/2022    0 recensioni
Yoongi e Isabel si sono incontrati all'aeroporto così proprio come il fato aveva deciso.
Entrambi ormai divisi da tre anni, provano ad andare avanti con le proprie vite e i propri problemi.
Continuano a essere separati, lei alle Hawaii dalla madre, e lui in tour con gli altri membri.
Ci troviamo nel 2017 che prospetta tante tragedie, tanti personaggi sia vecchi che nuovi e anche scandali!
Genere: Sentimentale, Suspence, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: AU, Missing Moments, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Maybe it's fate'
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CAPITOLO 2: OCEAN

25 MARZO 2017
Isabel e Win-hoo erano appena tornati da Chicago, il dottor Miller era dovuto rimanere all’istituto per via di un’emergenza, e avrebbe raggiunto la ragazza appena avesse risolto la situazione al centro. 
Isabel aveva comunque detto alla clinica, dove stava sua madre che il giorno dopo si sarebbe recata di nuovo da lei, malgrado l’assenza del dottore.
Win-hoo si era proposto di accompagnarla, ma Isabel aveva rifiutato, non voleva pesare troppo sulle spalle del povero assistente, che comunque aveva il suo bel da fare, con i corsi che stava seguendo alle Hawaii. Il lavoro era diminuito parecchio e così sarebbe stato per tutto il tempo in cui sarebbero dovuti rimanendo lì, per questo motivo Win-hoo stava seguendo un paio di corsi per migliorare nel suo lavoro, Isabel gli aveva detto che era comunque molto bravo, ma aveva apprezzato quel mettersi alla prova e lo aveva spronato a seguire le lezioni il più possibile e a concentrarsi sugli studi. 
D'altronde lei era sempre in continua formazione e ogni qualvolta che c’era un qualche nuovo seminario, se aveva l’agenda libera, cercava di seguirli.
Finalmente erano ritornati alla propria villa, dopo aver disfatto le valige, Isabel si avviò tranquillamente verso la stanza del suo assistente per proporli di andare a mangiare fuori, aveva il bisogno di evadere un pochino e la compagnia di Win-hoo l’avrebbe aiutata a pensare il meno possibile, e ad evitare l’ansia per l’indomani.
Trovò la porta semi aperta della camera e senza troppe cerimonio entrò al suo interno, trovando Win-hoo che dormiva profondamente sul proprio letto senza essersi neanche svestito.
Sorrise a quella visione e dopo di che chiuse la porta, l’avrebbe lasciato riposare e sarebbe andata a cena da sola, si avviò verso l’uscita di casa, per poter andare a uno dei suoi ristoranti preferiti da quando era arrivata lì.
 
Isabel si trovava seduta a ristorante, come sempre il cameriere ormai divenuto quasi un amico, per via delle volte in cui lei era andata lì, le aveva dato il suo solito posto vicino alla vetrata. Le piaceva quel posto, anche se costoso, aveva una veranda al chiuso con aria fresca che dava sul mare e sul tramonto. Isabel adorava andare lì a mangiare e a osservare le luci di sfumature arancioni, rossastre e gialle che si rifletteva sul blu celeste dell’oceano.  
Sorseggiava il suo vino tranquillamente, provando a svuotare la mente, contemplando quel panorama che tanto la rilassava.
Vicino al suo tavolo un ragazzo di trent’anni si stava accomodando in solitudine, appena si fu seduto e avesse ordinato il suo bicchiere di vino, guardò anche lui il panorama, dopo di che si voltò a guardare un po' intorno, per osservare la gente agli altri tavoli. Con lo sguardo incuriosito, si soffermò sulla ragazza sola e il suo calice, riconoscendola all’istante.
Si alzò dal suo posto a sedere e si avviò verso di lei, per poterla salutare.
Isabel era intenta a bere, con la mente altrove, persa in quel vasto oceano che aveva di fronte a lei.
“Signorina Kim?” chiamò il ragazzo, lei all'udire il suo nome sembrò come destarsi dai suoi pensieri, si voltò verso di lui, lo guardò confusa, non le sembrava conoscerlo, non si ricordava di lui.
"Chung-Hee, ci siamo incontrati al suo hotel" provò a farle ricordare lui.  
"Oh si?" Chiese lei con espressione confusa sul volto, era stata presa alla sprovvista e non era riuscita a non esprimersi con la espressioni facciali.
"Si, non si ricorda?" Sorrise lui e  lei si sentì per un attimo  arrossire, nessuno a parte Yoongi era stato capace di crearle un di scompenso tale.
Capì improvvisamente chi fosse il bel ragazzo di fronte a lei, era quello che aveva fermato suo fratello all’hotel, il ragazzo che le aveva trasmesso calma e protezione, quello di cui avrebbe dovuto indagare. Alla fine non aveva mai indagato su di lui per via dei troppi impegni e pensieri. Lo guardò di nuovo incuriosita, era veramente bello, sentiva sempre di più le guance colorirsi per via dell’imbarazzo.
“Oh… si, sei il ragazzo che ha fermato mio fratello all’hotel” disse lei, si alzò poi e fece un leggero inchino come saluto.
Lui sorrise a quel modo formale della ragazza, “Non c’è bisogno di inchinare la testa” disse con gentilezza.
Lei alzò gli occhi e lo guardò di nuovo e si lasciò sfuggire un sorriso.
“Sei sola?” chiese lui guardandosi un attimo intorno.
“Si, sono qui per affari di lavoro, e il mio assistente era stanco, ho deciso di venire a cenare comunque qui, anche se sola” spiegò lei sorridendo, senza ben capire il perché avesse appena riferito tante informazioni a una persona quasi del tutto sconosciuta, lei che non era consona a parlare troppo con gli estrani, almeno che non ne fosse obbligata.
“Ti dispiace se mi unisco a te? Potremmo cenare insieme” sorrise lui affabile.
“Oh… ehm, certo perché no, ma offro io, per sdebitarmi per quello che hai fatto in Hotel, sei stato molto gentile a prender le mie difese senza neanche conoscermi” disse lei riconoscente e accettando la proposta, si stavano entrambi dando del tu, e lei non se ne era minimamente accorta, aveva solo seguito il modo di parlare di lui.
“Ah…. Dovrei rifiutare che tu paghi il conto” disse lui con galanteria, in fin de conti non era vera che aveva difeso una sconosciuta.
“Non puoi sono in debito” disse lei agguerrita, facendo no con il dito indice. lui ridacchiò a quel modo di fare.
“Mmmh” fece finta di pensare a cosa dirle prendendo tempo, mentre la osservava quasi rapito, aveva sempre amato i suoi occhi.
“Okay, accetto, d'altronde ci stiamo dando già del tu come dei vecchi amici” sorrise lui affabile.
“Oh!” esclamò lei “Non mi ero accorta del tu, mi dispiace molto” disse lei chinando il capo e dandosi della stupida per non essersi accorta dell’errore.
“Non è un problema, te l’ho dato dall’inizio e tu hai solo cavalcato l’onda, direi che come metafora ci sta, dato il posto in cui siamo” sorrise sempre più ampliamente lui, e lei si lasciò andare, a quella specie di battuta pessima, con un enorme risata.
“Beh, ti ho fatto ridere direi che sto guadagnando punti” disse lui
“Ne avevi già parecchi dopo il fatto dell’hotel” annuì lei
“Sai, pensavo che mi avresti contatto in qualche modo, ma ho visto che non l’hai fatto, devo dire che ci sono rimasto leggermente male, mi aspettavo un grazie” disse lui la verità ma in modo scherzoso.
“Tranquilla, questo non ha rotto il mio povero cuore, l’ha solo un po’ scheggiato” rise lui.
“Addirittura sono stata capace di scheggiarlo?” disse lei incredula, stando a quel gioco appena iniziato da lui.
“Eh si, penso proprio che tu abbia ragione, è doveroso che mi offri la cena, che dici ci accomodiamo? Dubito che tu voglia passare tutta la serata in piedi” continuava ad avere un tono scherzoso e per nulla fastidioso, Isabel continuava a sorridere a quel modo di fare, annuì e si rimise a sedere, fece anche lui lo stesso nel posto libero senza staccare gli occhi dalla ragazza.
“Chiamo un cameriere, così ti versa del vino, questo è molto buono” disse lei  con gentilezza.
Il cameriere arrivò con dell’altro vino ordinarono entrambi da mangiare e tornarono a chiacchierare appena il cameriere fosso andato via con le ordinazioni.
 
“Sai quasi non ti riconoscevo, hai cambiato capelli” riaprì il discorso lui.
“Oh, si ho deciso di mettere l’exstesion, incominciavo a non riuscire a gestirli troppo corti.” Ridacchiò le passandosi una mano tra le ciocche finte di capelli.
“Allora hai optato per una parrucca?” la prese in giro lui.
“Si, almeno fino a quando non ricrescono di loro spontanea volontà, penso di aver sbagliato a Gennaio a tagliarli corti, grande errore!” esclamò lei continuando a ridacchiare.
“Ti stavano comunque molto bene” sorrise lui gentile e lei arrossì di nuovo.
“Allora….” Disse leggermente a disagio lei “mmh.. come mai eri nel mio hotel quel famoso giorno?” chiese lei con curiosità
“Non lo sai?” chiese lui confuso.
“Cosa dovrei sapere?”  chiese lei confusa
“Il tuo cuoco aveva dato il preavviso, a fine mese lascia insieme al suo staff personale” spiegò lui, lei spalancò la bocca decisamente sorpresa dall’informazione.
“COSA?” trillò lei boccheggiando. “Aigoo! io sono bloccata qua! Come diavolo si fa ora è un bel casino! Scusami ma devo chiamare Chin-hae e capire la situazione, immediatamente!” trillò lei cercando con fretta il telefono nella borsa.
“La situazione è già risolta” disse lui accostandosi a lei e bloccandole un braccio per fermarla dalla ricerca del telefono.
“Sono Ceo di un’azienda che fornisce staff per cucine di alto lusso, insieme a ristoranti, catering e quant’altro.”
“Quindi?” chiese lei confusa
“Siamo entrati in trattative, vi fornirò io il tutto per il reparto ristorazione, e una mia persona fidata gestirà il ristorante” disse lui tranquillamente “Non ne sapevi nulla?” chiese confuso “C’è la tua firma sul contratto” disse lui incredulo del fatto che lei non fosse al corrente di nulla.
“Ah…” disse a corto di parole per poi rabbuiarsi un attimo, cercando di fare mente locale a quel dettaglio sul ristorante dell’hotel, chiedendosi se fosse possibile che le fosse sfuggito di mente.
“Niente?” chiese lui guardandola attentamente cercando di capire se stesse arrivando o no alla soluzione del dilemma.
“No… ho saltato l’ultima riunione… si occupa di tutto Chin-hae, io il massimo che faccio e recuperare eventi o sponsorizzazioni per l’hotel, non lo faccio neanche io a essere sincera, ma lo fa Win-hoo il mio assistente personale.”
“Ora comprendo, beh immagino tu lavori già molto nell’azienda di famiglia” disse lui
“Si però dovrebbero dirmi se ci sono problemi” disse lei sbuffando leggermente “Anche se sono stata parecchio impegnata di recente con i preparativi per venire qui” disse in modo riflessivo.
“Comunque è tutto risolto, non dovresti farti un problema al momento” sorrise lui gentile.
“Si, direi che ne ho abbastanza di problemi” sospirò lei, lui la guardò incuriosito e sorrise.
“Tipo tuo fratello”
“Aigoo, che idiota che è” alzò gli occhi al cielo irritata.
“Sempre stato anche a scuola” annuì lui ridacchiando.  
“Ah! Andavate insieme a scuola?” chiese lei incuriosita,  cercando di ricordare se mai l’avesse mai visto a casa a Seul da piccola, c’erano spesso ragazzini più grandi o almeno così ricordava.  
“Si, ci conosciamo da anni, le nostra famiglie sono amiche da secoli si può dire” sorrise affabile lui, la osservò sperando che lei si ricordasse di un qualcosa.
“Oh comprendo!” esclamò lei, pensando che mai avrebbe potuto collegare lui a uno di quei ragazzini, non ricordava neanche i nomi, c’era solo uno che le stava simpatico, ma lo chiamava oppa, quindi non sapeva il nome. “Ecco perché ti è stato a sentire” annuì con decisione lei.
“eh si… ti andrebbe altro vino?” chiese poi lui afferrando la bottiglia per versare un altro bicchiere ad entrambi, e lei annuì ringraziando.
A quanto pare, non si ricordava per niente di lui, ma questo non creava un problema a Chung-hee. Il ragazzo sapeva che prima o poi lei avrebbe avuto un lampo di genio ricordandosi di lui e di quando era piccola. Le sorrise affabile mentre le versava del vino, non credeva che la ragazza si sarebbe fatta avvicinare così facilmente, sapeva della sua fama dell’essere la regina dei ghiacci e una persona molto diffidente. 
Cenarono con tranquillità chiacchierando un po’ dei rispettivi lavori, e lui le spiegò che ogni tanto faceva dei viaggi per il mondo per assaggiare varie cucine e poter scoprire i segreti culinari stranieri, anche se era Ceo di un’azienda, delegava quasi tutto al consiglio amministrativo e tecnico, così che lui potesse prendere solo parte alle situazioni più importanti, e per il resto dedicarsi a ricerche sul campo. Le raccontò anche di come adorasse il cibo, e dei vari corsi di cucina, e che prima che morisse il padre, era solito fare lo chef.
 Isabel lo ascoltava rapita, assimilando ogni singola parola, sembrava che lui avesse una vita colma di esperienze e anche divertenti, con interesse passò il tempo della cena ad ascoltarlo.
 
Finita la cena, lui si offrì di accompagnarla a casa, e lei accettò con piacere, arrivati, lui scese dalla macchina, e andò ad aprirle lo sportello e l’accompagno fino alla porta di casa. 
“Domani c’è un evento sulla spiaggia, fanno un falò e ci sono delle bancarelle, ti va di accompagnarmi?” chiese lui davanti alla porta di casa di lei.
“è un evento in costume da bagno?” chiese lei incuriosita.  
“Più o meno, so che alcuni faranno un bagno di notte”
“Oh sembra interessante” disse con allegria.
“L’evento o il bagno di notte?” chiese lui con una risata.
“Entrambi, mi piacerebbe fare anche il bagno di notte” disse lei con interesse.
“Allora direi che il caso che ci mettiamo anche i costumi non credi?”
“Non ho ancora detto di sì” disse lei arricciando il naso e trattenendo una risata.
“Non c’era bisogno che lo dicessi, tanto la risposta è quella la so” ammiccò lui lei fece per ribattere ma lui parlò per primo “è meglio che io vada si è fatto tardi, è stato un piacere passare la serata con te Isabel” sorrise lui, si avvicinò a lei e le posò un leggero bacio sulla fronte.
“Passa una buona notte” disse sorridendole di nuovo.
“Anche tu…” tentennò lei rossa in viso, leggermente incredula per via del gesto, non fece in tempo a dire niente che lui, si voltò e si avviò verso la macchina, prima di salire all’interno si voltò un attimo verso di lei.
“Ti passo a prendere alle 19! Fatti trovare pronta e con costume da bagno” senza aspettare risposta, entrò nella vettura e andò via facendo retromarcia.
Isabel rimase immobile vicino alla porta ad osservare la macchina andare via, si passo le mani sulle guance, scottava. Sicuramente aveva le gote estremamente rosse.
Appena la macchina fu fuori dal suo raggio visivo, con un sorriso stampato in volto, si voltò ed entrò in casa.
Si sentiva leggermente euforica, e sentiva il cuore battere all’impazzata. Si portò una mano al centro del petto.
Non era mai successo, che per un’intera sera lei si scordasse improvvisamente chi fosse, e tutta la sua vita. Il dolce sorriso di Chung-hee era stato capace di farle dimenticare tutto.
 
26 MARZO 2017
Isabel si trovava davanti a una tela bianca e un piccolo laghetto di fronte a lei nel parco in cui era, la tavolozza di colori era a suo fianco, come anche sua madre che stava già dipingendo da un po’.
Con il responsabile del caso e altri professionisti si era deciso che probabilmente fare un’attività insieme avrebbe potuto aiutare le due donne a trovare un modo più sano per comunicare.
“Non dipingi?” domandò Claudia con il pennello fermo a mezz’aria e voltandosi a guardare la figlia.
“Non ho ispirazione” disse lei continuando a fissare la tela bianca di fronte a lei.
“Forse perché non l’hai mai fatto” disse la donna insicura.
Isabel si voltò a guardarla interrogativa “Dubito che tu sappia cosa io sappia fare o meno” disse lei confusa.
“Tuo padre non ha mai voluto che ti iscrivessi a un corso di pittura, secondo il suo parere, il taekwondo era meglio. Fortificava il carattere e insegnava il rispetto” disse la donna, per poi tornare con rabbia verso la sua tela e incominciare a dare pennellate decise.
“Comprendo... il carattere me l’ha fortificato, ma dubito che mio padre intendesse ciò che è realmente avvenuto. Per quanto riguarda il rispetto… lasciamo stare, penso avrebbe molto da ridere al riguardo” disse lei con voce piatta, cercando di non dare troppa importanza a quel genere di critiche.
“Ha detto che sei irriverente come me, che gli anni che hai passato con me ti hanno fatto crescere allo stato bravo, che non conosci né l’educazione né il rispetto, però ha anche detto che ora che stai con lui, forse stai imparando qualcosa, ed è tutto merito suo.” Disse la donna con rabbia nella voce.
“Oh certo, se lo dice lui… dovresti aver capito che quello che dice sono solo menzogne” disse Isabel incominciando a dipingere “Dagli anni con lui avrai pur capito qualcosa”
“Che ogni cosa che dice è per sminuire gli altri ed esaltare se stesso, dice le cose per ferire e farti crollare, è molto subdolo, cerca in tutti i modi di piegare chiunque stia con lui, deve essere solo lui a comandare” si lasciò andare alla spiegazione la donna con la fronte corrucciata.
 “Disturbo Narcisistico sadico, te l’avranno spiegato i terapisti” disse Isabel con uno sbuffò.
“Si. Abbiamo lavorato molto su questo. Ho difficoltà però, ad accettare che non sono sbagliata” disse la donna con tono triste e tentennando.
“mmh, sarà” disse Isabel a corto di parole, la madre si voltò a guardarla sperando in una qualche parola di conforto ma questo non avvenne, Isabel aveva di nuovo lasciato il pennello e stava di nuovo guardando la tela in cerca di ispirazione o di risposte.
“Volevo iscriverti a un corso di pittura, provai a proporlo, quando eri piccola, più o meno ai tuoi cinque anni. Facevi già tanti corsi, tuo padre voleva che tu diventassi perfetta per il suo mondo. Mi disse che la pittura non ne poteva far parte, che non ti sarebbe servito a niente, solo gli squattrinati fanno pittura, disse, io ero una squattrinata, pitturavo prima di conoscerlo.” Raccontò la donna, fece una pausa aspettandosi una qualche reazione, ma poi decise di continuare a parlare. “Avrei voluto farlo con te il corso, ma non è stato possibile, mi sarebbe piaciuto passarti un qualcosa di bello che conoscevo. Io non potevo pitturare a Seul, lui non voleva. In America, quando ci siamo ritrasferiti, non ne avevo più voglia, pensavo che non fossi degna della pittura.” Disse con voce lieve la donna, per poi tornare a dipingere e zittendosi. 
Isabel si voltò a guardarla di nuovo, sentiva l’odio affievolirsi nei suoi confronti, non riusciva a vederla come una madre, ma almeno la stava provando a vedere come una povera vittima.
“Mi sarebbe piaciuto dipingere già da piccola” disse Isabel “ Ho seguito un corso a Chicago, ma non te l’ho mai detto, ma a Seul non ho mai dipinto, avrei potuto vivendo da sola, ma non so… mi sento strana quando lo faccio. Penso sia una buona terapia, almeno in clinica tre anni fa mi ha aiutata molto.” spiegò la ragazza.
“Hai fatto un corso?” chiese la donna stupita.
“Si, trovai in soffitta dei dipinti nella casa di Chicago, mi piacquero e decisi di voler imparare, ti ho preso i soldi dal portafogli, ma quelli te li rubavo sempre” disse Isabel facendo spallucce.
“Sono miei, i dipinti… ti ho detto pitturavo, quando l’ho conosciuto, è stato in un museo era per una mostra di dipinti e in quella mostra stava un mio dipinto avevo vinto un concorso alle superiori e il premio era di esporlo.”
“Avevi diciassette anni no? Minorenne?” Chiese Isabel
“Si…. Ero molto giovane, requisito essenziale” disse la donna tra i denti, enfatizzando le ultime parole. Isabel se ne accorse e la guardò leggermente confusa, la madre stringeva con forza il pennello quasi a spezzarlo. 
“Immagino lui sia stato molto gentile e ti abbia riempito di complimenti”
“Si, è stato così, comprò il mio dipinto per molti soldi. Fino a quando non siamo andati a Seul io ero più o meno libera  di poter dipingere in casa, è per quello che hai trovato i dipinti” spiegò la donna.
“A Seul non eri libera”
“No, arrivai che ero incinta, di poco, facemmo un matrimonio in fretta e io non decisi nulla, decise tutto la sorella di tuo nonno, non so se te la ricordi” raccontò la donna.
“Oh si, è ancora viva, penso che viva grazie al disprezzo o ha venduto l’anima al diavolo, l’ho incontrata al matrimonio di Jung-ju, ho parlato con lei per pochi minuti, che donna orripilante” disse Isabel con un verso di disgusto.
“Si, decisamente… comandava su tutto, e nei primi periodi era venuta ad abitare con noi.” Raccontò la donna.
“Comprendo, forse ti farà piacere sapere che ha avuto un leggero infarto mentre gridava contro uno dei domestici” disse Isabel ricordandosi del fatto e che il padre aveva provato ad obbligarla ad andare a trovare quella vecchia megera in ospedale, era riuscita a svincolare solo perchè Jung-ju aveva fatto un danno e come punizione c’era andato lui a nome della famiglia.
“Immagino non sia morta” disse la donna sovrappensiero.
“No, chi la uccide a quella megera” disse Isabel con una risata.
“In quella famiglia sono tutti pessimi, tranne tuo zio, ma immagino che tu non lo possa vedere mai” disse lei incerta ricordandosi dell’uomo e di come fosse gentile.
“No, mai, so che hanno litigato e non so bene per cosa, non vuole che io abbia rapporti con lui. Ma sta bene, è un tipo apposto” disse Isabel
“L’hai visto?” chiese Claudia titubante.
“Lo vai a spifferare?” chiese Isabel alzando un sopracciglio e guardandola con far indagatore.
“No, dubito sentirò tuo padre di nuovo” disse la donna “E penso sia una cosa ottima” disse annuendo, scossa dal ricordo dell’ultimo incontro con lui.
“Si l’ho visto una volta, mi ha aiutato con una faccenda, nessuno sa nulla”
“mmh… doveva prendere lui l’azienda, ma secondo tuo nonno non era degno, tuo padre era dello stesso avviso, disprezzava suo fratello, povero Jeong-Sang, tutto questo perché è gay” sospirò lei
“Ah….ora comprendo molte cose” disse Isabel, per niente stupita per quella novità, aveva intuito la sessualità dello zio.
“Ah non credo, tuo padre l’ha minacciato che se non gli avesse ceduto l’azienda o lo avrebbe detto a tutti della sua… lui l’ha chiamata malattia. Si così la chiamò” disse con rabbia nella voce.
“Forse è stato meglio così almeno si è potuto allontanare dalla famiglia” disse schiettamente Isabel.
“Si forse è meglio così” rispose la donna, tra entrambi calò di nuovo il silenzio, entrambe prese dai loro pensieri.
Non parlarono oltre durante quell’incontro, continuarono a dipingere.
Avevano avuto la loro prima conversazione seria, senza rancore e astio.
Isabel andò via dalla clinica alleggerita, dal peso che sempre portava, e con il pensiero che forse poteva fare un nuovo tentativo nell’instaurare una sottospecie di rapporto con la madre, che non fosse solo di odio. 
Si avviò verso casa, così da potersi preparare per la serata che le aspettava, Chung-hee sarebbe passato a prenderla, e lei per la prima volta provava cosa voleva dire sentirsi in nervosa e con le farfalle nello stomaco per un appuntamento. 
 
26 MARZO ORE 23:00 NOTTE
Si trovavano seduti su un muretto di pietra davanti alla spiaggia coperti da delle asciugamani, e guardavano in silenzio il vasto oceano e la luna riflettersi su di esso.
“Direi che è stato divertente” ridacchiò Chung-hee.
“Direi di sì, non ho mai fatto nulla del genere, è stata una bella esperienza”
“Mai fatto il bagno di notte?” chiese lui guardandola stupito “Ma la tua casa da sul mare o sbaglio?”
“Si, ma da sola avevo un po’ di timore a farlo, tutto troppo oscuro” si lasciò sfuggire a quella confidenza lei.
“Comprensibile, sono felice che tu abbia fatto questa prima esperienza con me” sorrise lui “Con la speranza di poterne avere altre di prime esperienze in futuro”
“Penso che ne avremo se tu vorrai” disse lei in modo spontaneo.
“Direi che possiamo incominciare da domani che dici ti va?”
“Cosa proponi?” chiese lei voltandosi incuriosita.
“Allora, io ho in programma dei giri a molti ristoranti e anche per dei chioschi in questi giorni, potresti venire a mangiare con me. Ho anche una cena in cui si cucina con uno chef stellato e poi si mangia quello che si è cucinato”
“Quindi hai un programma tutto a base di cibo?” ridacchiò lei.
“Ah no, ho altro volevo andare a fare l’attività della gabbia in acqua con gli squali da fuori che nuotano, e nuotare con le tartarughe, ma si anche un giro in elicottero” sorrise lui, “Non dire niente! Indovino io la cosa che ti piace di più” scherzò lui e lei incominciò a ridere.
“Okay vai indovina cosa mi piacerebbe fare di più di queste attività? Voglio proprio vedere se indovini!” esclamò lei  con entusiasmo.
“Gli squali ne sono certo!” esclamò lui con fierezza sapeva di aver azzeccato la risposta, gli occhi di lei si erano illuminati quando aveva riferito di quell’attività, per giusta risposta Isabel incominciò a ridere di gusto, talmente tanto da far alzare le guance e far diventare i suoi occhi grandi quasi due fessure a mezzaluna.
“Ammettilo sono bravissimo a indovinare!” esclamò lui incominciando a ridere, facendosi contagiare dalla risata di lei che annuiva con la testa.
“Si, sei stato bravo!” si complimentò.
“Quindi i miei programmi ti ispirano un po’?” chiese lui, sperando in un sì come risposta.
“Si direi che mi ispirano parecchio!” annuì lei.
“Di solito viaggio sempre da solo, e decido nei posti in cui vado di fare più esperienze possibili, anche quelle piuttosto particolari. Però a volte mi piacerebbe farle con qualcuno, gradirei molto la tua compagnia” sorrise lui voltando verso di lei a guardarla negli occhi, lei sorrise in imbarazzo con gli occhi che le brillavano, avrebbe tanto voluto fare esperienze diverse, vivere libera, e viaggiare per i posti, ma tra tutti i problemi, il lavoro e la depressione non aveva mai avuto tempo.
“Ti unirai a me?” chiese lui sperando in un sì.
Isabel avrebbe dovuto dedicare quel tempo a risolvere la problematica madre e a prendere quello di cui aveva bisogno, ma era così tuto stressante e faticoso. Aveva passato due serate con Chung-hee e si sentiva bene in sua compagnia, molto spensierata e allegra, si sentiva un’altra persona.   
“Si, mi unirò” disse lei sorridendo ampliamente, d'altronde il padre le aveva detto che doveva rimanere lì fino a che ce n’era bisogno, non aveva limiti di tempo. Merita infondo qualche attimo di felicità.
“Buono allora organizzeremo, rimango qui per una decina di giorni, dovrei ripartire giorno cinque aprile, tu quanto ti fermi?” chiese lui così da potersi organizzare.
“Oh.. io non ho ancora una data di ritorno” sospirò lei, pensando che molto probabilmente ci sarebbe voluto non meno di un mese per arrivare al suo obiettivo. 
“Allora, organizzeremo per i giorni della mia permanenza, così diventerai la mia compagna d’avventura!”
“Penso sia perfetto!” esclamò lei entusiasta come una bambina a cui veniva regalo un qualcosa di bello.
Lui sorrise di conseguenza ridacchiando, notando l’espressione di lei la stessa di quando aveva avuto sette anni ed erano andati allo zoo insieme, peccato che lei non si ricordasse di lui e del loro passato.
“Mmh, dicono che lo zoo da queste parti sia molto bello, potremmo andare anche lì tu che ne dici?” provò a proporre lui con la speranza che lei collegasse.
“Uh si! Adoro andare a vedere gli animali! L’ultima volta che ci sono andata è stato per il mio compleanno” sorrise lei entusiasta, lui pensò che lei si fosse ricordata di quella giornata con lui e sorrise felice.
“Ti sei divertita molto immagino”
“Mhh… ero sola, ma è stato molto rilassante, poi prima di far ritorno a casa ho visto un negozio di animali e ho preso lì la mia Nabi… che sarebbe il mio cane” disse lei con allegria, mentre lui spalancava la bocca, e poi scuoteva leggermente la testa ridacchiando, e capendo che lei si riferisse ad altro.
“Perché ti fa ridere?” chiese lei confusa arricciando il naso.
“Non so ridendo di te tranquilla, rido per l’allegria con cui l’hai detto. Devi amare molto il tuo cane!” esclamò lui, cercando di non fare figuracce.
“Oh si è carinissima, te la presento uno di questi giorni!” esclamò lei con l’amore negli occhi verso il suo cane.
“Affare fatto! Mi piacciono i cani”
“Perfetto! Che dici, andiamo da qualche parte, qui c’è parecchia umidità non vorrei che ci ammalassimo dato i costumi bagnati” disse lei con tranquillità.
“Vuoi che ti riaccompagno a casa?” chiese lui in modo gentile.
“Ah essere sincera non sono stanca e qui sembra ci sia molta vita notturna” disse lei voltandosi dalla parte della strada osservando i passanti e i vari schiamazzi sorridendo appena.
“Il mio albergo è qui vicino, possiamo andarci a cambiare e riuscire se vuoi” propose lui, lei continuò a guardare la strada e i passanti, pensando un attimo alla sua proposta.
“Si.” Disse lei, forse si stava sbagliando, forse lui si sarebbe dimostrato un farabutto, forse nella stanza dall’albergo si sarebbe potuto approfittare di lei. Potevano esserci molti forse, e dubbi in tutta quella situazione. La realtà dei fatti era però che lei non ne aveva affatto. Anzi si fidava di lui e non aveva nessun pensiero per la testa e questa era la prima volta che avveniva un qualcosa del genere, lei che era diventa schiva e malfidente su chiunque si avvicinava a lei, specie da quando aveva fatto la sua entrata in società.
Saltò in piedi e sorrise a Chung-hee porgendoli la mano “andiamo?” chiese, lui annuì afferrò la mano e la guidò vero il suo hotel.
 
27 MARZO 00:30 HONOLULU
27 MARZO 19:30 SEUL
“Isabel il tuo telefono squilla” urlò Chung-hee dalla stanza verso la porta del bagno, Isabel uscì fuori con i vestiti cambiati “Okay ora rispondo!” esclamò lei, prese il telefono dalla borsa e vide il numero sul display, sorrise leggermente e sospirò.
Era lui, si erano scambiati un paio di messaggi, da quando era arrivata ad Honolulu, e stranamente lui non si era adirato con lei: per non averlo avvertito che sarebbe andata via.
La situazione era comunque molto tesa, e lei non sapeva quando sarebbero tornati quelli di una volta.
“Pronto Dash?” rispose lei tentennando, poi si voltò a guardare Chung-hee che era vicino alla finestra e si stava accendendo una sigaretta.
“Ehi, so che è tardi da te ma ti devo parlare” disse lui con voce tentennante al telefono.
“Oh… è successo qualcosa?” chiese lei sospettosa.
“Si, sto per prendere un aereo e andare a Los Angeles”
“Uh se vieni in America, forse puoi passare anche dalle Hawaii… come mai vai a Los Angeles?” chiese poi lei.
“è successa una cosa a uno dei bts, mi hanno chiamato per una mano… non andare in panico ora ti racconto”
“Lui?” tentennò lei diede uno sguardo fugace a Chung-hee che si era avvicinato e le stava passando una sigaretta.
“Ora ti dico, ma siediti ti prego”
“Okay va bene. Aspetta un secondo” Disse lei guardò un attimo Chung-hee indecisa su cosa fare.
“Puoi andare a parlare in camera da letto, così hai un po’ di privacy, puoi fumare anche lì tranquilla.”
“Penso ci vorrà un po’” disse lei indecisa guardando il telefono che aveva in mano.
“Non è un problema io aspetto di qui” sorrise lui, le diede un leggero bacio sulla guancia e lei arrossì di nuovo. “Guardo la tv intanto” e dicendo questo prese il telecomando allontanandosi da lei e andando a sedere.
“Grazie” disse lei sorridendogli prima di entrare in camera da letto e riprendere il telefono per poter parlare con Dashimen e scoprire cosa stesse succedendo.  
 
Angolo dell’autrice:
Si ho aggiornato qualche ora prima, ma dettagli è quasi sabato!
Allora forse probabilmente settimana prossima se tutto va secondo i miei piani aggiorno un paio di volte, mercoledì e sabato…ma dipende se non trovate nulla mercoledì allora nada!
Comunque io ve l’avevo detto che Chung-hee tornava! Odiatelo, amatelo… non lo so! Io non lo so! Ho sentimenti contrastanti ^_^
Il primo capitolo è stato un po’ pesante ho cercato di alleggerire un po’ con la situazione madre, che comunque andrà avanti per un bel po’… direi che sta uscendo fuori il padre di Isabel com’ è… uno schifo ma lo sapevamo no? Ahhahah
E giustamente dopo aver alleggerito…beh batosta finale… Dashimen va dai bts cosa sarà mai successo? Lo scoprirete nel prossimo capitolo dedicato interamente a loro!
Io  non vedo l’ora!!

 
   
 
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