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Autore: Justice Gundam    19/10/2022    1 recensioni
Fin dagli inizi, la storia di Golarion è stata colma di tragedie, eventi drammatici e violenza. Questo mondo ha visto innumerevoli civiltà ascendere per poi crollare. Eserciti si sono scontrati in innumerevoli occasioni, e il sangue è stato sparso ovunque in tutto il globo. Ora, nell'Era dei Presagi Perduti, dopo la morte del dio Aroden, si snodano le vicende di coloro che scriveranno un nuovo capitolo nella tormentata storia di questo mondo...
Nella città portuale di Korvosa, la tensione e il malcontento hanno ormai raggiunto livelli insostenibili. Di fronte alla minaccia dell'anarchia, un gruppo di eroi esordienti si riunisce rispondendo al richiamo di una misteriosa sostenitrice. Strane magie e misteriose profezie li mettono sulle tracce di un nemico comune, un percorso che li trascina in una lotta per salvare la città dalla rovina.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Era dei Presagi Perduti'
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Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 10 - Nella reggia del Re dei Ragni

 

"Ottimo! Il gioco è iniziato!" esclamò Devargo con voce stentorea, cercando di dare un po' di teatralità a quella che per lui era una piacevole distrazione. "Da adesso in poi, inizia il conto alla rovescia! Prego, puntate! Puntate tutti! Finchè non avrò raggiunto lo zero, potete fare il vostri gioco! Tutte le monete che volete puntare, sul tavolo da gioco!"

Terminata la frase, Devargo iniziò un conto alla rovescia a partire da dieci, e molti dei suoi uomini, con una serie di risate compiaciute, cominciarono a gettare sui tavoli alcune vele d'oro. Orik e Fedra restarono fermi al loro posto, notando con piacere che i loro compagni stavano esclamando delle frasi di incoraggiamento, mentre attorno a loro continuavano a piovere monete. Ormai sui tavoli se n'erano accumulate un bel po'...

Fedra stava già da un bel po' facendo i suoi calcoli, cercando di rendersi conto se sarebbe stata abbastanza veloce da afferrare il coltello piantato sul tavolo prima dello scagnozzo di Devargo. Orik, da parte sua, sembrava non badare eccessivamente al coltello e continuava a guardare il suo avversario con fare deciso.

"Quattro. Tre. Due. Uno. E... zero!"

Con un ghigno, Devargo fece un gesto con la mano destra e diede inizio alla contesa. Con rapidità, i due scagnozzi schierati davanti a Fedra ed Orik si chinarono... ma esitarono prima di afferrare il coltello, immaginando che i due sfidanti avessero qualcosa in mente. Fedra ghignò sottilmente e fece una finta, in modo che lo scagnozzo di Devargo credesse che stesse per afferrare il coltello. Con un rapido movimento, la caligni allungò la mano... e la ritrasse di colpo, in modo da lasciare il suo avversario in forse.

"Allora? Non lo prendi, il coltello?" chiese Fedra con un ghigno. "Cosa aspetti? Se non lo vuoi, lo prendo io!"

"Ugh... mocciosa impertinente! Cosa diavolo stai architettando?" chiese il malvivente, un uomo tarchiato e dalla corta ed ispida barba nera, a cui mancava il lobo dell'orecchio destro.

Il sorriso di Fedra non sbiadì nemmeno per un attimo. "Beh, non sarei molto sveglia se te lo dicessi, no?" rispose. "Perchè non provi tu ad indovinarlo?"

Per tre volte Fedra scattò verso il coltello... e per altrettante volte si ritrasse all'ultimo momento, in modo che il suo avversario restasse con un palmo di naso. Frustrato, il malvivente attese per un attimo, immaginando di aver capito con quale cadenza la ragazzina facesse i suoi tentativi... e quando fu sicuro che Fedra non avrebbe fatto in tempo a reagire, l'uomo scattò in avanti, si chinò e afferrò l'impugnatura del coltello, per poi estrarlo rapidamente dal tavolo. L'espressione di Fedra cambiò soltanto un po', facendosi più attenta e concentrata...  e i suoi occhi seguirono i movimenti del coltello, che il suo avversario fece volteggiare abilmente nella mano libera.

"Hah! Me l'hai lasciato prendere, sciocca mocciosa!" esclamò il malvivente, senza curarsi di nascondere la sua gioia. "Ora sei nei guai! Non riuscirai a prendere nessuna moneta prima che io ti infilzi!"

"Vogliamo scommettere?" chiese Fedra, gli occhi sempre fissi sulla lama del coltello. "Vediamo se sei davvero così veloce!"

"Mocciosa... ti pentirai di avermi sottovalutato!" ringhiò l'uomo. Fedra si chinò per raccattare qualche moneta, e l'uomo scattò verso di lei per colpirla con il pugnale. Ma la caligni, pronta di riflessi, evitò il fendente e si rimise in piedi in posizione di guardia, anche se questo voleva dire non raccogliere alcuna moneta. "Hmph... sei veloce, questo te lo devo concedere! Ma non riuscirai ad avere la meglio su di me!"

Fedra non diede alcuna risposta e si limitò a stare più attenta ai movimenti dell'uomo. Come aveva previsto, il fatto di essere lui ad avere l'arma in mano gli aveva dato un po' troppa sicurezza. Adesso però doveva stare attenta a non farsi colpire, seguire attentamente i movimenti dell'uomo e schivare i colpi fino a che non fosse arrivato il momento giusto per contrattaccare. Il fatto che l'individuo avesse soltanto una mano libera, senza dubbio, rendeva le cose più facili.

L'uomo tentò un affondo e cercò di colpire Fedra al volto con la punta del pugnale. Ma la ragazzina riuscì a prevedere l'attacco senza problemi, e si scansò di lato con un rapido movimento del corpo. La lama fischiò vicino al suo orecchio destro ma non riuscì a ferirla, e la caligni reagì afferrando il polso del suo assalitore e stringendolo con tutte le sue forze, cercando di fargli cadere l'arma. Con un grugnito di disappunto, il malvivente cercò di liberarsi, ma Fedra era molto più forte di quanto il suo fisico minuto facesse credere, e riuscì a tenerlo fermo.

I due contendenti si fissarono negli occhi con espressione di sfida... e il malvivente fece una rapida torsione con il braccio che reggeva il coltello, riuscendo finalmente a liberarlo dalla presa di Fedra. Sghignazzò malignamente e cercò di colpirla di nuovo, ma ancora una volta, la caligni riuscì a scansare il fendente e cercò di colpire il polso dell'uomo con un pugno. Immediatamente, lo scagnozzo di Devargo ritirò il braccio, il che diede il tempo a Fedra di raccattare qualche vela d'oro e tenerla stretta in mano. L'uomo sferrò un altro fendente... e questa volta Fedra non riuscì ad evitarlo del tutto, e la punta della lama le tracciò una ferita superficiale attraverso lo zigomo sinistro. Fedra corrugò la fronte per la breve fitta di dolore e sferrò un rapido calcio alle gambe dell'uomo, facendolo quasi cadere dal tavolo... ma il fuorilegge riuscì a rimettersi in equilibrio con un'imprecazione soffocata. Cercò di riguadagnare un po' di distanza, e si rimise in guardia, facendo ondeggiare il coltello davanti a sè nel tentativo di tenere Fedra a distanza... ma la caligni, per nulla preoccupata, approfittò di quel momento di stanca per intascare le monete che aveva preso.

"Allora, che te ne pare? Sembra che quell'arma non ti abbia dato poi tutto quel vantaggio, eh?" disse Fedra, cercando di fargli perdere la calma. "Ti informo che ora tu non hai monete, e io sì. Se non riesci a prenderne qualcuna o a buttarmi fuori in qualche modo... hai perso!"

"Dannata marmocchia..." ringhiò il suo avversario. Agitò la lama davanti a sè, forse per guadagnare un po' di tempo, mentre il pubblico attorno a loro cominciava ad infervorarsi e a fare il tifo...

 

oooooooooo

 

Nell'istante in cui Devargo aveva dato il via, il primo pensiero di Orik fu di afferrare il pugnale e usarlo per tenere a bada il suo avversario... ma quest'ultimo si era rivelato più veloce di quanto il mercenario di Riddleport immaginasse, e aveva afferrato l'arma prima di lui. Ora, lo scagnozzo di Devargo stava cercando di far indietreggiare Orik, che invece restò calmo e al suo posto, aspettando il momento giusto per contrattaccare.

"Heh... adesso cosa vorresti fare, amico?" chiese retoricamente il malvivente. "Avanti, prova pure a prendere qualche monetina, se ci riesci! Devi farlo se vuoi vincere, non è vero?"

"Tu preoccupati di vincere e non badare a me." grugnì Orik, lo sguardo fisso sul coltello. Cercò di raccattare un paio di monete che giacevano vicino ai suoi piedi, ma il suo avversario lo intercettò, sferrando un fendente che raggiunse Orik al braccio libero, aprendogli una ferita per fortuna non troppo profonda sull'avambraccio. Con un grugnito, Orik fece un passo indietro, e lo scagnozzo di Devargo fece una breve risata e approfittò del momento per raccogliere un paio di monete.

"Orik!" esclamò allarmato Verik, tirando poi un sospiro di sollievo quando si accorse che il fratello maggiore non era ferito gravemente.

"Hm. Sembra che questo tizio ci sappia fare." mormorò tra sè Orik. "E va bene. Anche se ha quell'arma in mano, non significa che abbia già vinto."

"Sei finito, amico! Ti farò a fettine come un salume!" esclamò il malvivente, sghignazzando con aria sicura. Tentò un affondo, che Orik mandò a vuoto con abilità, poi fece un passo indietro, immaginando che non avrebbe potuto competere tanto facilmente con il mercenario in un corpo a corpo.

Orik fece un'alzata di spalle. "Heh. Intanto, se permetti, mi prendo un po' di monete." affermò. Si chinò rapidamente per afferrare qualche vela d'oro, e lo scagnozzo di Devargo ghignò e cercò di trafiggerlo con il suo pugnale.

Era esattamente quello che Orik sperava. Quando il malvivente si protrasse in avanti per sferrargli una pugnalata al torace, il robusto spadaccino scansò la lama e sferrò un pugno con tutte le sue forze. Il poderoso pugno centrò l'avversario di Orik proprio in mezzo alle gambe, in un punto particolarmente sensibile!

"AAAAAAAARGH!" Il malvivente fece cadere il coltello e si mise ad ululare dal dolore, poi si piegò su sè stesso e si afferrò la parte offesa. Devargo, da parte sua, scoppiò in una risata sguaiata mentre alcuni dei suoi scagnozzi cominciavano a lamentarsi e ad imprecare contro Orik.

"Hey! Quel colpo non era valido!"

"Hai barato, infame!"

"Scendi giù da quel tavolo, bastardo!"

Un colpo secco da parte di Devargo zittì i malviventi. "Silenzio, zoticoni! Non si è mai detto che i colpi ai genitali erano proibiti!" esclamò, mentre Orik provvedeva a dare il benservito al suo avversario. Con un rapido movimento, tirò un pugno di faccia al suo avversario, lasciandolo barcollante e stordito... e poi gli tirò un poderoso calcio al torace, facendolo infine cadere dal tavolo con un frastuono assordante. Ancora una volta, Devargo non mostrò alcuna solidarietà verso il suo scagnozzo, e si limitò a fare una cupa risata di scherno. "Heh. Questo è quello che si merita per essere stato fesso."

"Bel colpo, Orik!" esclamò Verik, facendo il segno dell'okay al fratello maggiore, che si voltò verso di lui e ricambiò il gesto. Anche Majenko, il draco domestico che Devargo teneva in gabbia accanto a sè, riuscì a sghignazzare davanti alla magra figura fatta dallo scagnozzo, che ora si rotolava a terra lamentandosi per il dolore. Se non altro, era una piccola soddisfazione.

"Bene, bene... sembra che il vostro amico abbia vinto la sua sfida." disse beffardo Devargo, per nulla scontento del fatto che il suo scagnozzo avesse perso il suo incontro. "E la vostra amichetta... come se la starà cavando, eh? Non sarà stata un po' troppo fragile per uno sport così maschio?"       

"Voi non conoscete Fedra..." rispose prontamente Rilo, attirando su di sè lo sguardo divertito di Devargo e quello ostile di alcuni dei suoi scagnozzi. "Aspettate di vedere cosa è capace di fare, e resterete a bocca aperta!"

Devargo rise di nuovo. "Hahahaaa! Mi basta che non sia perchè sto sbadigliando!"

 

oooooooooo

 

Come Rilo aveva detto, Fedra si stava dimostrando un osso duro per lo scagnozzo di Devargo. Nonostante quest'ultimo stesse brandendo furiosamente il coltello che Fedra gli aveva permesso di afferrare, la caligni schivava abilmente ogni colpo, e stava pian piano raccattando tutte le monete che si trovavano sparse sul tavolo. Il malvivente cercò di intensificare il suo attacco e sferrò una raffica di colpi davanti a sè, e un paio di fendenti riuscirono a farle qualche graffio... ma erano ferite superficiali che non diedero alcuna difficoltà significativa alla ragazzina.

"Aaaaargh! Piccola troia! Perchè non te ne stai ferma, una dannata volta?" ringhiò l'uomo. Tentò di vibrare una coltellata con più decisione, ma ancora una volta Fedra riuscì a scansare l'attacco, e la lama si infisse nel legno del tavolo con una tale violenza che ne rimase piantata per diversi centimetri!

"Perchè non sarebbe un'idea molto intelligente." rispose Fedra. "Detto questo, ho l'impressione che tu ti stia stancando di questo gioco... e francamente, mi sto stancando anch'io. Che ne dici se la chiudiamo qui?"

Con un agile movimento, Fedra sferrò un calcio circolare che raggiunse l'avversario ad un lato della testa, costringendolo a mollare la presa sul coltello. L'uomo grugnì di dolore e riuscì per un pelo a restare sul tavolo, poi si gettò su Fedra e cercò di afferrarla al collo con le sue mani callose. La piccola caligni sgranò gli occhi, allarmata per un istante, ma riuscì a sfuggirgli con abilità e rispose con una raffica di pugni al volto, rompendo il naso al malvivente. Con la forza della disperazione, quest'ultimo sferrò un calcio che raggiunse Fedra all'addome, e la ragazzina sgranò gli occhi per l'improvviso dolore... ma si riprese rapidamente ed afferrò la gamba del suo nemico con entrambe le mani, poi cominciò a sbilanciarlo per farlo cadere dal tavolo. Con un'esclamazione di disappunto, l'uomo si mise a saltellare sull'altra gamba nel frenetico tentativo di mantenere l'equilibrio... ma alla fine, la forza inaspettata di Fedra ebbe la meglio, e la ragazzina strattonò il malvivente fino a farlo cadere dal tavolo!

"Sì!" esclamò Krea, permettendosi di mostrare un attimo di eccitazione. "Bel colpo, ragazzi! Sapevo che ce l'avreste fatta!"

Fedra si fermò a riprendere fiato, poi si voltò verso Rilo e gli sorrise, mostrando le monete che era riuscita a raccattare. "Fedra!" esclamò il giovanissimo stregone, raggiungendo la sua compagna di squadra mentre scendeva dal tavolo con agilità. "Come va, Fedra? Tutto bene? Sei stata davvero brava, sai? Sinceramente... non credevo che fossi così in gamba!"

"Ci sono molte cose di me che non conosci, Rilo." disse Fedra con un sorriso gentile. Si mise una mano nella borsa e tirò fuori un po' delle monete che aveva raccolto per mostrarle al ragazzo. "Comunque, per adesso, quello che ci interessa è che in tutto questo ho guadagnato un bel po' di vele d'oro! Quando abbiamo finito il lavoro, che ne dici se andiamo a prenderci qualcosa da mangiare assieme?"

"Dal modo in cui lo dici, beh... lo fai sembrare un appuntamento!" rispose Rilo con una breve risata. Fedra sghignazzò a sua volta, prima che Rilo le si avvicinasse e la sussurrasse qualcosa all'orecchio. "Comunque, se potessimo aspettare un attimo... dopo ti spiego, perchè avrei qualcosa in mente."

Fedra corrugò la fronte ma non disse nulla e si limitò a raggiungere il gruppo. Runyar si stava occupando di lanciare un incantesimo curativo che chiuse la ferita sul braccio di Orik, e Devargo, dopo aver fatto cenno ai suoi uomini di mettersi da parte, si rivolse al gruppo con un applauso sarcastico.

"Bene, bene. Uno spettacolo niente male, ve lo concedo." affermò Devargo con un ghigno sardonico. Un grosso ragno grigio e peloso scese giù dal soffitto, attaccato ad un filo di seta appiccicosa, e il boss malavitoso alzò una mano e permise alla ripugnante creatura di posarsi sul dorso della sua mano. "Siete riusciti a divertirmi, quindi credo proprio che vi concederò di farmi la vostra offerta. Se volete quelle informazioni che ho sull'ambasciatore Amprei... dovrete farmi un'offerta adeguata."

Devargo concluse la frase rivolgendo di nuovo lo sguardo a Krea e Kostur, che evidentemente aveva individuato come i leader del gruppo. Immediatamente, la giovane maga-spadaccina si schiarì la voce e fece un inchino educato, dissimulando abilmente il fatto che non provasse alcuna fiducia nei confronti di quell'uomo.

"Siamo contenti che lo spettacolo sia stato di suo gradimento, messer Barvasi." disse Krea. "Come ho detto, vorremmo comprare da lei le informazioni che lei ha circa le attività svolte dall'ambasciatore di Cheliax, Darvayne Gios Amprei. E in cambio della sua documentazione, siamo disposti a pagarla adeguatamente. Cinquecento vele d'oro, direi."

Devargo gettò indietro la testa e scoppiò nuovamente a ridere. La giovane Varisiana non battè ciglio - faceva parte della sua strategia, iniziare con un'offerta che il famigerato Re dei Ragni avrebbe trovato inadeguata. "Hahahahaaaa! Cinquecento vele d'oro!" esclamò. "Volevi dire, millecinquecento, vero?"

"Millecinquecento... non lo trova un prezzo un po' esagerato?" ribattè prontamente Kostur, immaginando quale fosse la strategia di Krea. "Per le informazioni che stiamo cercando, direi che sarebbe consona un'offerta più modesta! Qualcosa come... ottocento vele d'oro."

"Mi sembra che la situazione non vi sia molto chiara, miei graditi ospiti." rispose Devargo, mantenendo sempre quel suo tono falsamente affabile. "Quelle che mi state chiedendo sono informazioni... molto particolari. Non avete idea di quanto mi stiano fruttando in questo momento. La persona a cui si riferiscono mi sta versando un bel po' di soldi perchè certi suoi segreti rimangano tali."

Krea corrugò la fronte. Quindi l'ambasciatore Amprei stava pagando Devargo fior di quattrini per assicurarsi che quelle informazioni non venissero diffuse? Dovevano essere davvero incriminanti... e questo non fece altro che acuire il suo desiderio di portare a termine quella missione.

"Quindi... se ottocento vele d'oro non sono sufficienti... quale sarebbe la sua prossima offerta, messer Devargo?" chiese Krea.

Il Re dei Ragni della Vecchia Korvosa si sfregò il mento, facendo finta di pensarci su. "Hmm... potrei scendere fino a milleduecento vele! Non vi pare un prezzo equo?" proseguì.

Krea sorrise lievemente, decisa a proseguire le trattative finchè fosse ragionevolmente possibile. "Milleduecento, dice lei?" chiese retoricamente. "Hmm... mah, non saprei. Potremmo sempre andare da qualcun altro a cercare le informazioni che ci servono. Dopotutto, le voci girano... e quando c'è in ballo un ambasciatore di Cheliax, ho l'impressione che diversi potrebbero essere interessati." Il suo sguardo si fece gelido, e la ragazzina incrociò gli occhi di Devargo. "Mille vele d'oro. Ultima offerta."

"Accettata." rispose deliziato il Re dei Ragni. Alzò una mano e schioccò le dita per chiamare a sè uno dei suoi attendenti. "Molto bene, ho preso la mia decisione. Vai a prendere i documenti, e portali qui, in buono stato!"

"Certamente, capo!" rispose prontamente lo scagnozzo, prima di allontanarsi di gran carriera. Krea e il suo gruppo, soddisfatti che anche questa parte delle trattative fosse andata bene, si permisero di tirare il fiato... e dopo pochi minuti, il sottoposto di Devargo tornò, portando con sè una piccola scatola contenente dei fogli di carta ben piegati, sui quali era scritto qualcosa in bella calligrafia. Notando la curiosità del gruppo riguardo quei documenti, Devargo sghignazzò e cominciò a dare le dovute spiegazioni. 

“Vedete… come voi, anch’io ho le mie fonti attendibili quando si tratta di ottenere informazioni. E una di queste fonti mi ha confermato che il nostro amico, l'ambasciatore Amprei, è in una relazione clandestina con la moglie di un altro nobile di Cheliax.” Spiegò. “A quanto pare, Amprei è rimasto in corrispondenza con questa donna fin da quando ha preso dimora qui a Korvosa. E quando sono venuto a saperlo, beh… ho deciso di fare una visitina di cortesia ad Amprei. Sapete com'è, giusto per conoscerci meglio.”

“Certo, posso immaginarlo…” rispose sarcastico Runyar.

Devargo ignorò il tono del chierico di Abadar e proseguì nella sua spiegazione. “Oh, non fraintendete. Gli ho semplicemente offerto qualche dose di brivido e gli ho proposto di aprire alcuni… scambi commerciali con la sua nazione. Peccato che il signor Amprei… non sia stato molto recettivo, per così dire. Mi ha fatto… gentilmente scortare fuori da casa sua, ma non si è accorto delle chiavi che mi ero messo in tasca nel corso delle trattative. Sapete com'è, un uomo deve sempre avere a disposizione qualche piano di emergenza.”

Kostur storse il naso. “In pratica, lei sperava di trovare qualcosa di incriminante per ricattare l'ambasciatore.” Affermò.

Devargo sghignazzò di nuovo. “Tsk, tsk, tsk… ricattare è una brutta parola, potrebbe essere male interpretata.” Rispose, muovendo un indice come per dire di no. “Si è trattato semplicemente… di una precauzione in più che mi sono preso per tutelare i miei affari. Ad ogni modo… quello che ho trovato quando ho di nuovo fatto visita alla casa di Amprei sono state queste lettere. Tutte parte dello scambio epistolare tra il nostro amico ambasciatore e la sua squinzia. Niente male, eh?”

Krea annuì lentamente. Non sapeva molto di come funzionassero le cose a Cheliax, ma sapeva abbastanza da immaginare che se le voci riguardanti le scappatelle di Amprei e della sua amante fossero state confermate, la reputazione e la carriera dell’ambasciatore ne sarebbero state irrimediabilmente danneggiate. Il fatto che Amprei non si fosse rivolto alla guardia cittadina e avesse invece accettato di fare il gioco del Re dei Ragni la diceva lunga su quanto dannosi avrebbero potuto essere per lui i contenuti di quelle lettere.

“Ad ogni modo, ho rivenduto queste lettere al nostro amico ambasciatore. Siete fortunati, perchè queste sono le ultime rimaste.” Continuo Devargo, mentre il suo scagnozzo consegnava le lettere a Krea. La giovane Varisiana verso il pagamento e ricevette i documenti incriminatori, per poi darci un’occhiata ed assicurarsi che Devargo non cercasse di imbrogliarli.

No, per fortuna no… tutte quelle lettere erano autentiche, ed erano senza dubbio lettere d’amore, indirizzate ad una certa Clemenza Vasvion. Con un sospiro, Krea consegnò le lettere a Kostur, contenta di potersene finalmente andare da quel covo di banditi. “Molto bene. Siamo soddisfatti dello scambio, messer Devargo. Se non ci sono ulteriori elementi che richiedano la nostra attenzione… vi lasciamo ai vostri affari.”

“Ottimo! E’ stato un piacere fare affari con voi!” concluse il Re dei Ragni, mettendosi comodo sul suo trono ed accavallando le gambe. Diversi dei suoi scagnozzi fissarono minacciosi il gruppo, facendo loro capire che sarebbe stata una buona idea togliere il disturbo. Rilo gettò un’ultima occhiata a Devargo… e soprattutto, alla gabbietta nella quale era tenuto prigioniero quel draco che il malvivente aveva chiamato Majenko, e si ripromise che quella non sarebbe stata l’ultima visita alla Coda dell’Anguilla…

Guardandosi costantemente alle spalle, con Orik e Verik a chiudere la fila in caso di bisogno, gli agenti del Trono Cremisi imboccarono nuovamente il corridoio che li riportava all’uscita della Coda dell’Anguilla, e finalmente tornarono all’aria aperta per lasciarsi dietro la Vecchia Korvosa e tornare a Cittadella Volshyenek per fare rapporto.

“Uff… eccoci fuori, finalmente.” Sospirò Runyar, una volta che i navigli nei quail Devargo conduceva le sue attività furono a distanza di sicurezza. “Cominciavo a sentirmi soffocare là dentro. E non era solo l’odore di chiuso.”

“Per un devoto di Abadar come te, Runyar… dev’essere stato umiliante dover tollerare quelle attività criminali.” Affermò Krea. “Se non altro, puoi stare tranquillo. Adesso non dovremo più tornare da quelle parti.”

“Lo so. Ma il fatto di non poter assicurare quella carogna di Barvasi alla giustizia… mi da non poco fastidio.” Affermò il nano. “Spero almeno che un giorno di questi faccia una mossa azzardata e dia alla guardia cittadina una scusa per arrestarlo.”

“Beh… in realtà, credo che se non altro, tra non molto Devargo riceverà una visita… che non gli farà molto piacere.” Esordì Rilo, alzando una mano come se avesse avuto un'idea brillante.

Krea si voltò verso il fratello minore, stupita da quello che aveva detto. “Rilo? Di cosa stai parlando?” chiese incuriosita. Il resto del gruppo fu altrettanto sorpreso, e si voltò verso il ragazzino con espressioni interrogative.

Tuttavia, Rilo non rispose direttamente alla domanda. “Hmm… prima di dirvelo, vorrei aspettare di fare rapporto alla comandante Kroft.” Affermò. “Poi vi spiegherò cosa ho in mente. Non sarà esattamente la rovina di quel Devargo… ma se non altro, gli facciamo un bello scherzo!”

Verik si permise un sorriso arguto. “Davvero? Beh… di qualunque cosa si tratti, ho l'impressione che ci sarà da divertirsi!”

 

oooooooooo

 

Di ritorno a Cittadella Volshyenek, i membri del gruppo non avevano perso tempo e avevano raggiunto l'ufficio di Cressida Kroft, alla quale avevano poi consegnato le lettere comprate nel covo di Devargo. Inutile dire che la comandante della guardia cittadina era stata molto soddisfatta del lavoro svolto da Krea e dai suoi compagni… e si era messa subito a dare un'occhiata alle lettere, per assicurarsi lei stessa che potessero essere utili.

“Beh… che posso dire… non immaginavo che l'ambasciatore Amprei avesse… certe fantasie.” Commentò Cressida, arrossendo vistosamente mentre leggeva certi passaggi. Scrollò la testa per riportarsi alla realtà, e rimise a posto le lettere, per poi fare un cenno di assenso ai suoi collaboratori. “Ehm… ad ogni modo, avete svolto un ottimo lavoro. Anche se Devargo Barvasi è ancora al potere, è un problema a cui possiamo pensare in seguito.”

“A questo punto, che cosa farete con queste lettere, comandante Kroft?” chiese Kostur.

“Le consegnerò a persone di fiducia, in modo che vengano conservate in un luogo a cui l'ambasciatore Amprei e i suoi agenti non riusciranno ad accedere.” Rispose la donna con un sorriso sicuro. “In questo modo, potrò usarli in qualsiasi momento per… convincere Amprei a non tirare troppo la corda. Ammetto che usare questi metodi non è troppo legale, e preferei non doverlo fare, ma… se la sicurezza della mia città è a rischio, sono pronta anche ad essere spietata. Se Amprei dovesse ignorare I miei avvertimenti… farò in modo che le lettere vengano trovate da qualcuno dei suoi avversari politici, e in questo senso, ho solo l'imbarazzo della scelta.”

Krea annuì impressionata, pensando tra sè che Cressida avrebbe potuto essere una terribile criminale, se avesse deciso di usare i suoi talenti contro la sua città invece che a favore di essa.

"Per quanto riguarda voi... avete svolto un ottimo lavoro." continuò Cressida. "So che non vi è avanzato nulla del denaro che vi avevo affidato per pagare Barvasi, quindi provvederò a versarvi un'adeguata ricompensa in ogni caso. Cento vele d'oro a testa."

"Beh... vi siamo molto grati, comandante Kroft. Ma è sicura di poterselo permettere, in questo momento?" chiese Kostur.

Cressida fece un piccolo sorriso compiaciuto. "Non vi preoccupate. Voi avete lavorato bene, correndo anche dei rischi personali, ed è giusto che il vostro impegno venga ricompensato. Al momento, le finanze della guardia cittadina si stanno un po' risollevando, e anche se non navighiamo ancora in buone acque, pagare una somma come questa non è un problema."

"Ci fa piacere sentirlo..." disse Verik con un sospiro. Evidentemente, rimpiangeva ancora di aver lasciato così la guardia cittadina, per quanto la sua posizione gli permettesse di muoversi con un po' più di libertà. "Va bene. Ci sono per caso... altre questioni di cui dovremmo occuparci?"

"No, per adesso no." rispose Cressida, evidentemente sollevata. "Se non altro, per adessonon ci sono problemi di particolare urgenza da risolvere. Anche se la situazione di Korvosa resta instabile, almeno la nostra città ha ritrovato una parvenza di normalità. In ogni caso... non mancherò di contattarvi nel caso ci sia qualche altro lavoretto da fare. Nel frattempo, sentitevi liberi di impiegare il vostro tempo come meglio credete."

"Ecco... a questo proposito, comandante Kroft..." esordì Rilo alzando educatamente una mano. Fedra annuì tra sè e si piazzò a fianco del suo compagno, e quando la comandante rivolse la sua attenzione al ragazzino, quest'ultimo si schiarì la voce ed espose la sua questione. "Ci sarebbe ancora un piccolo problema da risolvere, lì alla Coda dell'Anguilla, e io e Fedra vorremmo chiedere il vostro permesso per risolverlo, noi due da soli."

"Da soli?" chiese Orik stupito. "E cosa ci tornate a fare, da quelle parti?"

"Rilo... sei sicuro di quello che dici?" chiese Krea. "Voglio dire... hai visto anche tu che razza di postaccio è. Non vorrete andare a ficcarvi di nuovo nella tana di quel Devargo!"

Rilo si sfregò la nuca con un pizzico di imbarazzo. "Ecco... in realtà sì. Dovremmo proprio tornare da quelle parti." rispose. Quando vide Krea corrugare la fronte con aria quasi minacciosa, il giovane stregone si affrettò a fare le dovute precisazioni. "Ma non ti preoccupare, sorellina. Si tratta di intrufolarsi lì con furtività, liberare un prigioniero e poi andarsene. Per questo ho detto che dovremmo essere soltanto io e Fedra."

"In quanto a furtività, non mi batte nessuno." affermò fieramente la caligni.

L'espressione di Krea si ammorbidì, ma la ragazzina continuò a fissare il fratello minore con fare interrogativo. "Un... prigioniero, dici?" chiese. "Fammi indovinare... ti riferici per caso... a quel draco domestico che era lì in quella gabbietta striminzita?"

"Un draco domestico in una gabbia?" chiese Cressida accigliandosi. "Se è la verità, questa è una faccenda molto seria. Ci sono gli estremi per la riduzione in schiavitù... non credevo che quel dannato Barvasi si sarebbe spinto a tanto."

"Sì, è la verità. Posso confermarlo." rispose Krea, reprimendo un moto di disgusto. "Devargo tiene un draco domestico in gabbia nella sua sala delle udienze. Certo quel poveretto non è lì di sua volontà."

"E quel bastardo non si fa problemi a trattarlo come un giocattolo." affermò Orik.

Cressida trattenne l'indignazione e si fermò a pensare per qualche secondo. "Certo... certo, capisco. Va bene, voi due... avete la mia autorizzazione di tornare alla Coda dell'Anguilla e liberare il prigioniero." affermò rivolta ai due avventurieri più giovani. "Anche in questo caso... se per caso doveste essere costretti a usare le maniere forti contro Barvasi, non vi biasimerò di certo. Detto questo, state attenti, e cercate di non fare il passo più lungo della gamba."

"Quel Barvasi è un tipo senza scrupoli." disse Kostur. "Temo che non ci penserà su due volte a farvi fuori se dovesse catturarvi."

Fedra disse di sì con la testa. "Lo sappiamo. E faremo in modo di non farci scoprire." rispose. "Si tratterà di una toccata e fuga, non vi preoccupate."

"Bene... ma sappiate che saremo nei dintorni, se dovesse essere necessario." rispose Krea. "Detto questo... buona fortuna, fratellino. E anche a te, Fedra."

"Grazie, amici. Agiremo questa notte... quando sperabilmente la Coda dell'Anguilla sarà un po' meno affollata." disse Rilo. "Ti senti pronta, Fedra?"

La strizzata d'occhio che la caligni gli rivolse fu una risposta più che sufficiente.        

 

Oooooooooo

 

Quella notte, la Coda dell'Anguilla era già immersa nell'oscurità, illuminata soltanto da alcune lanterne appese agli alberi delle navi all'attracco. L'attività era ancora frenetica, dal momento che anche di notte – e anzi, soprattutto allora –si susseguivano numerosi individui che scommettevano nella bisca clandestina, frequentavano il bordello o la fumeria, davano inizio a qualche rissa, o si esibivano in qualche canzoncina da ubriachi. Tra urla, imprecazioni, risate sguaiate, bottiglie infrante e uomini che correvano dietro a donnette poco vestite, era tutto un susseguirsi di scenette poco edificanti.

In tutta quella confusione, nessuno aveva notato le due piccole figure che si stavano avvicinando alla Coda dell'Anguilla, camminando lungo una striscia di terra fangosa sotto un pontile sconnesso, evitando attentamente le attenzioni dei numerosi fuorilegge e dei cosiddetti ‘cittadini perbene' che frequentavano quei luoghi di vizio. Rilo e Fedra si avvicinarono furtivamente allo scafo della nave più grande, cercando un punto da cui entrare.

“Allora, Rilo… tu ricordi meglio di me dove si trova la… sala del trono… di quel Devargo.” Sussurrò Fedra all’orecchio del suo coetaneo. “Era verso la prora della nave, giusto?”

“Sì… il che mi fa pensare che le camera private di Devargo si trovino abbastanza vicine. Quindi, dobbiamo essere il più silenziosi possible quando ci avviciniamo.” Disse il ragazzino Varisiano, per poi avvicinarsi furtivamente allo scafo e dare un’occhiata in alto. Riuscì a vedere, anche se solo di sfuggita, un paio di individui che passeggiavano sul ponte della Coda dell’Anguilla. “Come immaginavo, Devargo ha lasciato delle guardie. Se vogliamo entrare là dentro, dovremo evitarle, o almeno renderle inoffensive.”

“Tu hai qualche incantesimo per metterle fuori gioco, immagino.” Disse Fedra, che già cercava sullo scafo qualche punto da cui arrampicarsi fino a giungere sul ponte.

Rilo annuì, un po’ incerto. “Beh… in effetti avrei un incantesimo Sonno da usare per metterli fuori causa. Ma possso lanciarlo solo su uno alla volta. L’altro avrebbe il tempo di dare l’allarme.”

“Non se lo metto fuori causa io.” Sussurrò la caligni con un ghigno sicuro. Allungò la mano verso la cintura e tirò fuori da sotto i vestiti un piccolo manganello. “Dobbiamo solo fare sì che il nostro attacco sia coordinato. Tu lanci il tuo incantesimo sul primo scagnozzo, e io metto ko il secondo.”

“Beh… sì, in effetti mi sembra una strategia accorta. Ma prima controlliamo che non ce ne siano altri, e prendiamoli quando siamo sicuri che non si accorgano di noi dai pontili.” Concluse Rilo. Con un cenno della testa, Fedra cominciò ad arrampicarsi sullo scafo, facendo una smorfia quando una tavola di legno scheggiata le fece un graffio sul palmo di una mano. Non si issò fino alla fine e restò ben nascosta vicino al bordo del parapetto, da dove riuscì a dare un’occhiata ai dintorni. Quando ritenne che fosse il momento adatto e vide che I due malviventi di guardia si stavano dirigendo entrambi verso la prora della nave, Fedra calò una fune a Rilo e la assicurò al bordo del parapetto. Il ragazzino prese un bel respire e cominciò ad arrampicarsi per raggiungere la sua compagna.

“Okay, ce ne sono solo due.” Sussurrò Fedra. “Andiamo a prenderli adesso, e poi ci infiliamo dentro. Non dovrebbero essere rimasti in molti, in questo momento.”

“Grande, Fedra. Sono contento che ti abbiamo in squadra!” rispose a bassa voce il giovane stregone, mentre la caligni faceva una breve risata imbarazzata…

 

oooooooooo

 

Verso la prora della Coda dell’Anguilla, i due scagnozzi di guardia sembravano essersi presi un momento di pausa, in piedi vicino al parapetto della nave in disarmo per versarsi un goccio di liquore di bassa lega da delle borracce che tenevano ad un fianco. Ora che erano sicuri che nessuno dei loro colleghi poteva vederli, avevano tutta l’intenzione di approfittarne.

“Ecco, amico. Alla nostra salute.” Disse uno dei due, tizio tarchiato con il naso aquilino e una cicatrice sulla fronte. “Prendiamoci una piccola pausa da questo schifo di lavoro.”

“Heh… lo sai che se ci beccassero a bere mentre facciamo la guardia, il capo non sarebbe tenero con noi.” Rispose il suo compagno, di corporatura simile, con una corta ed ispida barba sulle guance, e solo tre dita – il pollice, l’indice e il mignolo – sulla mano sinistra. “Se ci va bene, ci prendiamo una bella dose di frustate, altrimenti… beh, quella cosa nella stiva non è mai sazia.”

L’altro scagnozzo ridacchiò amaramente prima di mandare giù un sorso… e subito dopo, iniziò a barcollare come se stesse per essere colto da un attacco di sonno improvviso. “Heh… stai tranquillo, finchè non ci vede nessuno, siamo al… sicuro… hmm…” mormorò, per poi portarsi una mano alla fronte. “Hmm… cazzo… perchè all’improvviso mi sento… così… yaaaawn… stan… co…”

La borraccia di bevanda alcolica cadde sul ponte della nave, spargendo in giro un po’ di liquore puzzolente… e l’uomo si afflosciò a terra come un sacco vuoto, iniziando a russare fragorosamente sotto gli occhi allarmati del suo amico.

“Hey! Hey, ma che cacchio fai, ti metti anche a dormire, adesso?” esclamò quello con due dita in meno. Si chino e cercò di scuoterlo prendendolo per un braccio. “Avanti! Svegliati, pezzo di idiota! Non vorrai farti beccare con…”

THUD!

Un colpo di manganello calò sulla nuca dell’uomo mentre questo era chinato sul suo compagno, e anche il secondo malvivente cadde privo di sensi, mentre dietro di lui Fedra metteva a posto la sua arma e sogghignava.

“Sogni d’oro.” Disse la caligni, mentre Rilo tirava un sospiro di sollievo, lieto che il suo incantesimo Sonno avesse funzionato. “Bel colpo, Rilo. Adesso dobbiamo intrufolarci là dentro, liberare il draghetto… e siamo a posto, no?”

“Certamente. Ma intanto leghiamo questi tipi, ed imbavagliamoli per bene, in modo che non possano dare l’allarme.” Disse Rilo, usando una robusta fune per legare I polsi e le caviglie dell’uomo che aveva fatto addormentare. Fedra annuì e si affrettò a sua volta a legare l’altro scagnozzo di Devargo, mentre poco lontano da loro, le attività di quel covo di malfattori continuavano senza che nessuno se ne accorgesse…

 

oooooooooo   

  

Con agilità e furtività, i due ragazzini erano riusciti ad infilarsi nei locali interni della Coda dell'Anguilla, evitando un altro paio di sentinelle che sembravano non vedere l'ora che il turno terminasse, e non avevano prestato abbastanza attenzione. Da lì, raggiungere la 'sala del trono' di Devargo era stato semplice, e dopo aver dato una rapida occhiata all'interno, per assicurarsi che non ci fossero ulteriori complicazioni, Fedra e Rilo scivolarono all'interno, trovandosi di fronte una sala buia e deserta... tranne per la gabbietta che avevano visto quel giorno, nella quale si vedeva ancora la piccola figura di un rettile simile ad un drago in miniatura, con le ali legate contro il corpo, che sedeva nella sua gabbietta con aria sconsolata. Lo sguardo di Rilo scattò rapidamente verso la gabbietta, e Fedra aguzzò lo sguardo per confermare che si trattasse davvero del draco di prima...

Sì, non c'era modo di sbagliarsi. Quello che Majenko, il draco domestico che Devargo teneva prigioniero.

Rilo fece un cenno con la testa, e la ragazzina caligni tirò fuori qualcosa dalla bisaccia prima che i due si avvicinassero silenziosamente alla gabbietta. Non volevano spaventare Majenko, sia per compassione verso la creaturina prigioniera, sia perchè temevano che se si fosse messo a gridare avrebbe allertato tutta la Coda dell'Anguilla. Il draghetto si accorse di loro quando erano ad appena due metri di distanza e sgranògli occhi per la sorpresa, ma Rilo gli sorrise e accostò un indice alle labbra per dirgli di non fare rumore e che era tutto sotto controllo.

"Sssh! Salve, Majenko!" sussurrò Rilo strizzando un occhio. "Va tutto bene. Siamo qui per liberarti, in barba a quella carogna di Devargo."

Il draco domestico emise un verso sommesso che ricordava vagamente le fusa di un gatto, poi restò in silenzio mentre Fedra si avvicinava alla gabbia e tirava fuori dalla bisaccia un grimaldello. Esaminò attentamente la serratura grazie alla sua vista perfettamente adattata all'oscurità... e poi si mise al lavoro, cercando di farla scattare. Rilo trattenne il fiato, in modo da non disturbare la sua campagna, e Majenko restò a sua volta in silenzio, sentendo che finalmente c'era una speranza di fuggire da quel postaccio.

Dopo un minuto di assoluta tensione... finalmente la serratura scattò, e la gabbia si aprì con un cigolio appena udibile. Non riuscendo più a trattenere la sua gioia, Majenko si infilò nell'apertura e uscì dalla gabbietta, gettandosi tra le braccia di Rilo con una tale foga da farlo quasi incespicare!

"Ah! Hey, piano!" esclamò ridacchiando il giovane stregone. "Capisco che tu sia contento, piccolo, ma siamo ancora nel bel mezzo della tana del nemico!"

"Grazie! Grazie mille! Majenko sarà sempre grato!" esclamò il draco domestico, con una vocetta acuta che allungava un po' le erre.

Fedra rise brevemente a sua volta. "Ne sono sicura, piccolo. Adesso però... è meglio che ce ne andiamo di qui, prima che qualcuno decida di..."

Non riuscì a finire la frase. All'improvviso, la caligni sentì lo scatto di un meccanismo... e una frazione di secondo, il pavimento si aprì sotto i loro piedi, e i due giovani avventurieri sentirono la terra mancare sotto di loro, e lo stomaco salire in gola mentre precipitavano per un breve tratto! Non riuscirono a trattenere un'esclamazione di paura quando la loro caduta si interruppe su un ammasso di un materiale soffice ed appiccicoso simile a seta... e si resero conto, dopo un istante di confusione, che erano caduti in una botola che si era aperta di colpo sotto di loro, finendo in una sorta di stiva. Majenko era ancora con loro, ben stretto tra le braccia di Rilo.

"Uuuugh... dovevo proprio dirlo..." grugnì Fedra, cercando di rialzarsi. Con disappunto, si accorse di essere finita su un mucchio di ragnatele, e che la seta si stava appiccicando a lei, intralciandole i movimenti. Guardò attorno a sè, e vide che in effetti erano caduti in una stiva oscura, piena di condotti e corridoi formati da fitte ragnatele. Il terreno era una massa appiccicosa di ragnatele, e su di esso erano sparpagliate dozzine, se non centinaia, di ossa - molte delle quali, con grande orrore di Rilo e Fedra, sembravano provenire da corpi di umani o umanoidi. Alcune delle ragnatele sembravano brillare e ondeggiare, come se stessero riflettendo tutti i colori dell'iride.

Rilo scosse la testa per schiarirsela e cercò di guardarsi attorno, ma al contrario di Fedra, la sua vista non era adattata all'oscurità, e riusciva a vedere solo in confuso. "Cavolo... siamo finiti nella stiva della Coda dell'Anguilla?" mormorò il ragazzino, ritirandosi con un moto di orrore quando sentì le zampe di un ragno sul braccio sinistro. Majenko emise uno stridio acuto e scattò in avanti, azzannando un ragno grande come un cane che cercava di avvicinarsi a Rilo. "Uuuugh... che diavolo... che razza di posto è questo?"

"Devargo butta qui uomini che lui non piace." spiegò Majenko, che stava ritrovando rapidamente la sua decisione. "Stare attenti! Lui ha un sacco di ragni schifosi qui!"

"Faremo quello che possiamo. Dobbiamo fuggire di qui, e in fretta!" rispose Rilo. Con un gesto della mano, creò una sfera di luce magica davanti a sè, in modo da riuscire a vedere abbastanza... e i suoi occhi colsero qualcosa che si muoveva dietro le ragnatele. Una figura indistinta, umanoide, con un ventre prominente e una faccia mostruosa che ricordava quella di un ragno, che si muoveva con incredibile disinvoltura tra gli ammassi di ragnatela che coprivano la sala, come se le ragnatele gli scivolassero addosso senza intralciarlo...

"Aaaah... sssssì! Finalmente qualcossssa di più gusssstoso nella mia tana!" sibilò quella creatura orrida, muovendosi con sicurezza verso i due ragazzini...         

 

oooooooooooo

 

CONTINUA... 

 

 

 

  
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