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Autore: lady lina 77    22/10/2022    2 recensioni
L'omicidio di una donna e il salvataggio dei suoi due figli porteranno i Poldark dentro a un grande segreto da tenere celato a qualsiasi costo. Una storia che nasce nel freddo dei ghiacci di Oslo per poi approdare in Cornovaglia dove Ross, assieme a due misteriosi gemellini (già conosciuti in una mia vecchia fanfiction ma quì in ruoli diversi), lotterà per poter tenere fede a una promessa.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Nuovo personaggio, Ross Poldark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando Ross raggiunse la casa di Jones, cavalcando a spron battuto in una Londra gelida, per prima cosa abbracciò talmente forte Clowance da rischiare di strozzarla. Sua figlia, col suo viso da monella irriverente e la sua proverbiale capacità di cavarsela in ogni situazione, sua figlia che amava vestirsi da ragazzo e sgattaiolare con gli altri bambini nei cunicoli della miniera nonostante i divieti, sua figlia che aveva sempre la risposta pronta e non sapeva mentire risultando a volte spudoratamente sincera – anche troppo – era lì, davanti a lui, fresca come una rosa e senza un graffio. Santo cielo, ne conosceva la tempra ma vedersela lì davanti tutta tranquilla mentre lui e sua madre avevano vissuto un incubo, lo rendeva ebbro di gioia ma anche un po’ indispettito verso quella ragazzina che si cacciava sempre nei guai. Ma dopo tutto, chi era lui per giudicare? Era stato forse più tranquillo di Clowance da bambino?
Dopo di lei abbracciò Demelza, la più provata da quella situazione. Si era mantenuta salda e aveva cercato di essere forte ma la gravidanza e la paura avevano lasciato segni di profonda stanchezza sul suo viso che però stava ricominciando a prendere colore. Era un sollievo, non poteva veder davanti ai suoi occhi sgretolarsi la sua amata roccia oppure si sarebbe sgretolato lui stesso. Ma ora tutto si sarebbe risolto in un modo o nell’altro perché erano uniti, erano di nuovo tutti insieme e anche se Haakon era ancora a piede libero, con l’aiuto di Wickman avrebbero risolto anche quel problema.
Diede una amichevole pacca sulle spalle a Jeremy che si era preso cura di tutti loro in sua assenza, si fece avvolgere dagli abbracci e dagli schiamazzi dei gemelli e di Bella, salutò Prudie e Inge e poi, dopo aver accarezzato Garrick e Astrid, salutò gentilmente la giovane Odalyn. Era la figlia del loro nemico ma apparentemente dovevano a lei la salvezza di Clowance. Non sapeva molto di quella ragazzina dai tratti nordici tanto simili a quelli di Daisy e Demian e forse non era così limpida come sembrava, ma guardandola si era accorto che era solo una ragazzina a cui per sfortuna era capitato di crescere con un padre orribile e senza scrupoli che forse la manovrava e da padre si sentì di darle fiducia e proteggerla. Sapeva che gli uomini del suo amico Jones la tenevano sotto controllo ma per quanto lo riguardava, Odalyn in quel momento era una sua gradita ospite.
Lei annuì senza dire nulla al suo ringraziamento, forse per timidezza o forse perché in mezzo a una famiglia così unita come i Poldark, si sentiva di troppo e in imbarazzo.
La lasciò stare, raggiungendola solo la sera assieme a Demelza, quando tutti erano a letto, trovandola rannicchiata sul divano intenta a guardare il fuoco che ardeva nel camino. Sua moglie guardava alla ragazza nel suo identico modo, amichevolmente, e del resto da Demelza e dalla sua natura gentile non si sarebbe aspettato nulla di diverso. Dal canto suo Odalyn sembrava ben educata e anche Jeremy non pareva del tutto immune al fascino della ragazzina anche se ancora non sembrava aver capito come comportarsi col gentil sesso e pareva impacciato nell’avere a che fare con lei. Beh, avrebbe imparato così come lui, ai tempi, aveva imparato a farsi ben volere dalla sua prima cotta, Jasmine, la madre naturale dei gemellini che involontariamente era diventata la causa di tutto il trambusto che stavano vivendo.
Mia moglie dice che sei una ragazza adorabile” – le disse, sedendosi con Demelza sul divano davanti a quello dove c’era la ragazza.
Odalyn sorrise ironicamente. “Lo dice perché forse non mi conosce ancora bene. Le mie balie dicono da sempre che sono viziata, sfrontata e piuttosto ribelle”.
Ross allungò le gambe davanti al fuoco, stiracchiandosi e godendo di quella ritrovata dimensione di pace apparente. “Tutte ottime qualità dal mio punto di vista”.
Demelza lo guardò storto ma poi sorrise. In fondo sì, Odalyn non doveva essere così diversa da Ross a ben vedere.
Inoltre” – proseguì Ross – “Il fatto che tu sia ribelle ha aiutato tutti noi a ritrovare Clowance e per questo ti sono debitore e ti ringrazio”.
Odalyn parve sorpresa perché Ross sembrava sincero e non nutrire dubbi su di lei come d’altronde sarebbe stato naturale avere. “E’ strano, sapete…?”.
Cosa?”.
Che vi fidiate così, a scatola chiusa. Un uomo di governo e di potere non dovrebbe farlo mai, almeno così dice mio padre. Lui ci mette molto a dare confidenza a qualcuno e sono pochi quelli che godono della sua massima fiducia e forse nemmeno a loro dice tutti i suoi segreti. Una piccola verità ciascuno, mai tutta, salva dalla tomba precoce. Così mi ha insegnato…”-.
Ross si accigliò. La figura di Haakon era ancora piuttosto oscura ai suoi occhi e a parte il fatto che fosse un uomo senza scrupoli e pericoloso, ben poco sapeva di lui. “Una buona filosofia di vita per chi ha molto nemici, concordo con tuo padre. Ma io non sono un uomo di potere e al governo della Camera dei Lords ci sono finito per caso, praticamente. Mi piace pensare a me stesso come a un piccolo proprietario terriero e minerario, indipendente da trame di potere e da obblighi verso chicchessia. Forse per questo mi fido o comunque ascolto il mio istinto. O forse, semplicemente, so di avere accanto qualcuno che mi sostiene sempre e quindi mi è più facile dare fiducia agli altri perché so a prescindere che avrò accanto chi saprà capire i miei errori” – concluse, stringendo le dita calde di Demelza che strinse le sue di rimando.
Odalyn si morse la lingua, indecisa su cosa dirgli ma soprattutto colpita da quelle parole non melense, non sdolcinate ma che raccontavano di grande fiducia e un grande amore. “Piccolo proprietario terriero? Mio padre pensa altro di voi, mio padre vi crede un uomo di immenso potere e custode di molti segreti”.
Conosco ogni mistero delle miniere, in questo sono esperto. Ma di altri ‘segreti’ più… incisivi… non ne so molto e mi va bene così. Si vive meglio”. Mentì, non era del tutto sincero perché lavorando come spia si era imbattuto in molti segreti di stato e del resto anche i gemellini erano a modo loro ‘un segreto’, eppure si sentiva di non aver mentito del tutto. I segreti di Haakon erano per lo più tradimenti e sotterfugi, lui si sentiva superiore a questo modo di fare e soprattutto, nel giusto.
Odalyn osservò Demelza, tranquilla e pronta a supportare suo marito nelle sue scelte e parole, come aveva detto lui. Le piacevano quei due, erano il simbolo di come dovrebbe essere l’amore e una famiglia. Ross Poldark era un uomo affascinante e tempo qualche anno, anche Jeremy sarebbe diventato molto simile a lui. Demelza invece aveva quello sguardo dolce e gentile di una donna onesta, buona, amichevole. Era delicata, bella, non di una bellezza volgare ma di una bellezza pulita che ti faceva sentir bene osservare. Anche la gravidanza non la appesantiva ma anzi, la rendeva ancora più luminosa e bella, con una luce particolare negli occhi. “E sia…”. Decise di essere sincera. “Mio padre in fondo non vuole voi. Non so perché ma pare molto interessato ai vostri figli più piccoli, i gemellini”.
Ross la osservò negli occhi, diventando serio e ricordando quanto sicuramente il padre di quella ragazza avesse preso parte al brutale assassinio di Jasmine e di come avrebbe volentieri rifatto lo stesso con Daisy e Demian se li avesse avuti fra le mani. Ma Odalyn non era suo padre e anche se non poteva dire tutto, poteva dirle abbastanza. “Lo so…”.
Perché? Perché somigliano tanto ai bambini norvegesi?”.
Demelza sospirò, prendendo la mano di Ross per stringerla. “Perché spesso legami di sangue e di cuore sono di origine differente ma a volte possono intrecciarsi pericolosamente. Daisy e Demian sono i nostri figli ma sono anche figli della tua terra”.
Odalyn deglutì, era molto più di quello che le aveva detto suo padre e anche se le parole di Demelza potevano essere interpretate in tanti modi, in fondo le aveva confermato il sospetto di un legame fra i gemelli e la Norvegia. “Come una delle vostre bambinaie? Inge, giusto? Anche lei è della Norvegia…?”. Osò, anche se non si aspettava di sapere più di quanto gli era stato già detto. Osò, assaporando la dolcezza dell’essere oggetto di fiducia da parte di quelle due persone.
Ross osservò Demelza, in fondo non contrariato da quanto aveva rivelato. “Amiamo la tua terra, a modo nostro…” – disse solo.
E’ una terra feroce” – asserì Odalyn.
Demelza sorrise di nuovo. “Anche i gemelli”.
"Voi nel nostro inverno norvegese, quando soffiano i venti dal nord e il buio è perenne, non sopravvivereste per più di mezza giornata".
Demelza annuì. "Probabilmente sì, ma i gemelli sono feroci, loro ce la farebbero di certo".
Odalyn sospirò. “Feroci...Anche mio padre lo è. E io sono in grossi guai con lui. Voi siete gentili ma quando arriverà il momento di tornare da lui, non ci sarà nessuno a proteggermi”.
Sei sua figlia, dopo tutto” – disse Demelza.
Ma Odalyn fece un sorriso triste. “Come voi stessa mi avete detto, a volte i legami di sangue non vogliono dire molto. E se a volte le origini sono diverse ma ci si ama ugualmente, a volte capita che non succeda affatto anche se le origini sono comuni. Per mio padre le persone sono pedine, me  compresa”.
Ma sei solo una ragazzina” – la corresse Ross. “Sua figlia”.
Anche i gemelli sono solo bambini, signor Poldark. Ma pensate che questo possa fermarlo? Io non vi chiedo perché gli dia la caccia, non lo so e non voglio saperlo perché venirne a conoscenza potrebbe farmi scoprire ulteriori cose di lui che finirebbero per farmi perdere anche l’ultimo briciolo di rispetto per ciò che rappresenta ai miei occhi. Ma so che come non si fermerà coi gemelli, così nulla lo fermerà dal punirmi”.
Ross non seppe risponderle e di rimando strinse la mano della moglie. “Sistemeremo tutto, in un modo o nell’altro”.
Spedendomi nel nuovo mondo?” – chiese Odalyn cercando di scherzare.
Ma Ross non ne aveva affatto voglia. “Se sarà necessario, sì. Fidati di noi come noi abbiamo scelto di fidarci di te”.
La ragazza alzò le spalle. “In fondo ho sempre amato vedere posti nuovi…” – rispose solamente, vaga.
Ross la osservò. Non sapeva come avrebbe potuto aiutarla ma di certo non avrebbe permesso che le fosse fatto del male. “Abbiamo conoscenze nel nuovo mondo. Anni fa abbiamo aiutato a fuggire due donne e con una lettera di presentazione da parte nostra, sono certa che in caso di necessità ti accoglierebbero da loro.
Odalyn sospirò. “Credete che sarà necessario?”.
Meglio essere pronti”.




Jones sentiva di essere estremamente amico di Ross anche se negli ultimi anni aveva un po’ accusato il colpo sul fatto che invecchiando, il suo compare fosse diventato più assennato. Ai primi tempi della loro collaborazione aveva adorato vivere avventure pericolose con lui ma col tempo Ross era diventato un uomo più accorto, maturo, attento e responsabile. Certo, forse era normale per una persona con moglie e parecchi figli e magari era anche normale che, come gli ricordavano i suoi anziani genitori, crescendo si mettesse la testa a posto mettendo a bada gli estremi che muovono i caratteri nell’età giovanile. Beh, a Ross era successo questo, a lui non ancora, con buona pace di sua madre e suo padre. Poi c’era Wickman, che era un miscuglio fra la maturità di Ross e il suo desiderio di risolvere i problemi senza troppi fronzoli. E Haakon di Norvegia era una faccenda da archiviare quanto prima senza affannarsi ad usare la diplomazia. Dopo tutto lui e Wickman erano maestri in questo e visto che Ross non sarebbe stato troppo d’accordo sul metodo, l’inaspettata liberazione di Clowance ad opera della figlia del loro nemico faceva al caso loro. Avrebbero potuto agire liberamente, in fretta, in via definitiva senza se o ma… Dopo tutto Haakon avrebbe potuto inclinare i buoni rapporti commerciali fra Inghilterra e Norvegia a causa di due mocciosi e nessuno voleva questo. Un piccolo incidente e i gemelli ben lontani dalla terra natìa avrebbero fatto felici sia l’Inghilterra che il re vichingo che dopo tutto non voleva che evitare fastidi alla sua posizione sul trono.
Jones aspettò che calasse il buio e poi, mantello e cappuccio in testa, uscì in strada dirigendosi verso una piccola via laterale da cui scivolò nelle fogne. Era ormai un metodo collaudato da lui e da Ross con successo quello e lo avrebbe condotto dritto in casa del console norvegese. I suoi due più fidati uomini erano con lui a coprirgli le spalle, armati e istruiti sui passi da seguire. Una operazione pulita senza dare nell’occhio, ecco cosa ci voleva.
I tre uomini scivolarono nel buio delle fogne e con le mappe in loro possesso, fornite da Wickman, sbucarono nei sotterranei dell’elegante casa di Haakon. Era un uomo vanitoso, aveva preteso acqua corrente in casa e questo sarebbe stata la sua rovina.
Jones e i suoi uomini scivolarono nello scantinato del console, si ripulirono alla meglio e poi attesero che i rumori nella casa cessassero. Fuori era pieno di guardie ma nessuno avrebbe potuto sospettare che i nemici sarebbero entrati da sottoterra. Appena ogni rumore si interruppe, i tre aprirono la porta con una chiave pas-par-tout e poi con circospezione salirono ai piani superiori. Al piano terra tutto era buio e nemmeno dalle cucine giungevano voci, segno che la servitù già dormiva, mentre dalle finestre arrivava fioco il bagliore che indicava che in giardino c’erano sentinelle appostate a vedetta. Jones sorrise, l’essere troppo sicuro di Haakon era sintomo di arroganza ma in fondo anche di stupidità. Rapidamente salirono le scale, i mantelli neri che avevano indosso che fondevano le loro figure col buio dell’ambiente.
Al piano di sopra tutto pareva deserto, buio, assorto. La notte era fonda e solo all’ultimo, prima di essere scoperti, Jones notò una guardia che faceva avanti e indietro nel corridoio. I tre si nascosero in un antro e quando la guardia passò loro davanti, con passo disinvolto e senza aspettarsi la loro presenza, lo afferrarono e gli tagliarono la gola. L’uomo cadde a terra senza il minimo lamento e fu nascosto in una camera la cui porta fu chiusa. Non ci sarebbe forse voluto molto prima che qualcuno si accorgesse della sua assenza e quindi, in fretta, andarono alla porta padronale. Il pas-par-tour fece di nuovo il suo lavoro e in un attimo si ritrovarono nell’immensa ed elegante camera da letto di Haakon.
Era sontuosa, con un enorme letto a baldacchino in centro, grandi arazzi alle pareti, immense finestre ornate da eleganti tendaggi che davano sul giardino interno, una enorme scrivania piena di carteggi e tappeti di pregio a terra.
Jones prese un coltellino dalla tasca dei suoi pantaloni, con passo felpato si avvicinò al letto e visto il console, poggiò la fredda lama contro il suo collo.
Haakon si svegliò di colpo, come se il suo sonno fosse stato solo apparentemente profondo. Guardò l’uomo con occhi sgranati ma non emise un suono.
Jones invece era più propenso alla chiacchierata. “Tirati su mostrando le mani e ricordati che non sono solo. La minima mossa sbagliata e ti ritrovi nella stanza di fianco con la gola tagliata, come la tua guardia”.
Chi… chi siete?” – domandò con un filo di voce Haakon, con meno baldanza del solito.
Jones si inumidì le labbra con la lingua. “Una specie di maestro… che ora vuole vedere quanto sarai bravo a scrivere una bella letterina”. Lo prese poi per il colletto, strattonandolo. “Alzati!”.
E’ pieno di miei uomini qua fuori, sarete morti prima del canto del gallo!” – tentò di minacciarli Haakon.
Jones guardò i suoi due amici, ridendo. “Vedremo”. Poi lo spinse verso il tavolo, lo costrinse ad accendere una sola candela affinché non fosse vista fuori e gli diede un foglio. “Ora io detto e tu scrivi quello che ti dirò al tuo principe. Bada di scrivere esattamente ciò che dico perché uno dei miei silenziosi amici conosce bene la tua lingua e se per caso ti venisse in mente di fare di testa tua, ti troveresti uno squarcio nella gola”.
Cosa dovrei scrivere? A chi?”.
Jones gli porse il foglio. “Al tuo principe, te lo ripeto, sta attento a ciò che dico! E ora scrivi!”.

Illustrissimo principe Magnus, purtroppo ho da comunicarvi che la pista seguita a Londra circa il figlio o i figli del principe Harald e della donna spagnola chiamata Jasmine si è rivelata errata ed inconcludente. Sono entrato in possesso degli atti di nascita dei due gemelli figli di Ross Poldark e sono assolutamente autentici, quindi questa pista è da ritenersi senza fondamento alcuno. I bambini hanno tratti somatici chiari come parte della famiglia Poldark e come la loro sorella maggiore e nulla hanno a che fare con la nota faccenda che ci vede impegnati da anni. Riprenderemo comunque le ricerche senza risparmiarci. Come sempre stato. Il vostro fedele servitore”.


Haakon scrisse sotto dettatura con nervosismo, rendendosi conto del mittente di quell’attentato e ancora più sicuro di averci visto giusto sui gemelli. Potevano fargli scrivere ciò che volevano ma tornato in Norvegia, avrebbe spinto Magnus ad una vera e propria guerra verso i Poldark e l’Inghilterra, reclamando quanto di diritto della sua terra e del suo signore. I due mocciosi dovevano morire perché rappresentavano un pericolo alla stabilità del governo e perché potevano usurpare il trono al suo padrone e a lui il potere di cui godeva. In un modo o nell’altro ne sarebbe uscito come sempre e allora la sua vendetta sarebbe stata indicibile.
Ma Jones aveva altri piani. Finita la lettera, lo costrinse a sigillarla col sigillo reale di Haakon e poi la prese, per spedirla personalmente. Poi costrinse Haakon a vestirsi.
Dove andiamo?”.
A fare un giro al parco!”.
Haakon sorrise freddamente. “Appena fuori di qui, i miei uomini vi scuoieranno vivi”.
Jones scosse la testa. “Che gente barbara che siete! Noi inglesi uccidiamo con più stile” – mormorò, gettando un altro foglietto piegato sul tavolo.
Disse quelle parole in modo sibillino e forse per la prima volta nella sua vita Haakon sentì di avere paura perché quell’uomo non stava scherzando e fino a quel momento non gli aveva promesso né salvezza né vie di fuga. “Che vuoi dire?”.
Jones lo prese per il bavero. “Vestiti!”.
Haakon ubbidì, guardato a vista dai due silenziosi amici di Jones. Sembravano due fantasmi letali quei due, silenziosi ma pronti a trascinarlo con loro nelle tenebre.
Una volta vestito, gli fecero indossare un mantello nero e facendo la strada a ritroso, si ritrovarono in cantina e poi nelle fogne. Giunti nella melma, nascosti dal mondo, Haakon comprese come avevano fatto ad entrare in casa e soprattutto, che nessuno poteva aiutarlo. Urlare non sarebbe servito, era solo e quei tre uomini, chiunque fossero, erano letali.
Lo spinsero nell’oscurità, camminarono a lungo nelle tenebre e sbucarono fuori solo quando furono lontani dal centro, da casa sua, da tutti quelli che avrebbero potuto aiutarlo. Raggiunsero un parco, uno di quei parchi dove i gentiluomini, all’alba, si sfidavano a duello di nascosto.
Mi cercheranno, sono un console e voi state commettendo un grosso reato che pagherete con la vita” – minacciò.
Ma Jones rise ancora. “Sì, vi cercheranno e avranno tutte le risposte che vorranno, quando vi troveranno”.
Che volete dire?”.
Ma Jones non rispose, avevano perso già fin troppo tempo e non vedeva l’ora di farsi un bagno e togliersi di dosso quell’odore di fogna. Lo spinse contro un albero, con un gesto veloce estrasse dal mantello una pistola e prima che Haakon potesse anche solo opporsi, gli sparò nel petto.
Haakon non emise un gemito, un grido, nulla…
Poi Jones guardò il corpo cadere, vi poggiò sopra un altro foglio scritto con calligrafia incerta e guardò i suoi amici con fare soddisfatto. “Bel lavoro, pulito. Ma ora si va via veloce, dai duelli. Spariamo da qui”.
Poche ore dopo, al primo timido tentativo di luce, un passante trovò il corpo di Haakon in un mare di sangue. Accanto a lui un biglietto recitava:

Chi porta a letto le mogli altrui, merita di finire con viso a terra come i vermi”.


Nella stanza da letto dell’uomo invece un altro bigliettino, anche questo non firmato, fu trovato sulla scrivania.

Prima dell’alba, ad Hyde Park, sistemeremo ogni cosa e laveremo l’onta arrecata alla mia famiglia seducendo una moglie e una madre. Non portate testimoni, uscite da casa usando le fognature che partono dalla cantina e potremo sistemare le cose fra noi in libertà”.


E sui giornali del giorno dopo, uscì la notizia del console norvegese che aveva portato a letto la moglie sbagliata dell’uomo sbagliato che per il momento risultava misterioso. Il governo garantì – ufficialmente – di indagare sull’accaduto. Ma in privato Wickman si congratulò per l’ottimo lavoro con Jones, garantendo che ne avrebbe lodato l’operato col re in persona.


  
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