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Autore: The Blue Devil    23/10/2022    4 recensioni
Candy diede, o almeno tentò di farlo, un ultimo sguardo ai due corpi stesi a terra, poiché gli agenti le impedivano l’accesso alla scena del crimine: si trattava dei cadaveri di due persone, di cui uno, crivellato di colpi, giaceva in una pozza di sangue. Le identità le erano sconosciute, dato che i corpi erano stati coperti da lenzuoli. [...]
[...]... un urlo raggelante squarciò il surreale silenzio che si era venuto a creare dopo il trambusto iniziale. Candy barcollò e quasi svenne; non cadde a terra per il tempestivo intervento di un poliziotto.
Genere: Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Candice White Andrew (Candy), Eliza Leagan
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Spero apprezziate.
 
Non è uno scritto a scopo di lucro alcuno per cui non si infrangono Copyrights.
I personaggi presentati, nomi e situazioni, sono di proprietà degli aventi diritto: Kyoko Mizuki (Keiko Nagita) per il soggetto; Yumiko Igarashi per la resa grafica dei personaggi; Toei Animation Co., Ltd, per la serie TV e Kappalab per l'edizione italiana dei romanzi di Kyoko Mizuki/Keiko Nagita.

 
Buona lettura

 
 
LA LETTERA INSANGUINATA
 
 
Candy diede, o almeno tentò di farlo, un ultimo sguardo ai due corpi stesi a terra, poiché gli agenti le impedivano l’accesso alla scena del crimine: si trattava dei cadaveri di due persone, di cui uno, crivellato di colpi, giaceva in una pozza di sangue. Le identità le erano sconosciute, dato che i corpi erano stati coperti da lenzuoli.
«Devo assolutamente sapere di chi si tratta… forse qui c’è la risposta», pensò, traendo da una tasca un foglio spiegazzato – che pareva una lettera – consegnatole dal capo della polizia qualche minuto prima.
«Questo è per voi signora Graham, c’è il vostro nome sopra; lo abbiamo rinvenuto nel capo opposto a questo del giardino; sarebbe una prova ma… date le circostanze, penso che non servirà, poiché ci è già tutto chiaro», le aveva detto il poliziotto.
Col cuore che sembrava volerle saltar fuori dal petto e le mani che parevano in preda ad un delirium tremens, Candy, dopo aver molto esitato, divorò lo scritto, come se da esso dipendesse la sua stessa vita.
Cara Candy… era l’incipit di quella lettera.
Terminata la lettura, rimase impietrita, diventando più pallida dei lenzuoli che coprivano i due corpi.
Riscossasi, pensò:
«Devo! Devo sapere chi sono! Ad ogni costo!».
Con uno scatto da vero felino, sfuggì al controllo degli agenti, riuscendo a sollevare il lenzuolo che copriva il corpo crivellato di colpi: un urlo raggelante squarciò il surreale silenzio che si era venuto a creare dopo il trambusto iniziale. Candy barcollò e quasi svenne; non cadde a terra per il tempestivo intervento di un poliziotto.
«Quegli occhi, quello sguardo… », riuscì a biascicare, con un filo di voce.
«Ve l’avevamo detto signora, che non era un bello spettacolo», sentenziò l’agente.
Il capo della polizia se la prese con uno degli agenti.
«Maledizione, agente Stockwell, potevi almeno chiuderli!», sbottò, mentre si chinava lui stesso sulla vittima, per chiudere quegli occhi che avevano tanto sconvolto la bionda signora Graham, passando una mano sul suo volto.
Rimesso a posto il lenzuolo, Candy fu finalmente allontanata.
 
 
UN PAIO D’ORE PRIMA
 
In un casolare in mezzo alla brughiera inglese, una donna se ne stava seduta ad uno scrittoio, sul quale erano poggiati una penna ed un foglio.
Ad un primo sguardo, rivelava un colore di capelli – comunque folti – indefinibile, data la quantità di sporcizia e fuliggine che li ricopriva; anche il suo volto era sporco e pieno di fuliggine, segno che non veniva lavato da tempo. Il suo abbigliamento, però, tradiva la sua origine altolocata: seppur sporco e strappato in più punti, nei suoi tempi migliori era stato un capo di alta moda. E, guardandola meglio, si poteva dedurre che, ripulita e sistemata, si trattasse di una donna, se non bella, abbastanza attraente e di un certo fascino, comunque abituata al lusso.
Da una sacca che portava con sé estrasse un piccolo specchio e si rimirò: cercò di sistemarsi un po’, invano, i capelli e di ripulirsi il viso con una mano, con l’unico risultato di sporcarselo ancora di più. Sorrise mestamente alla propria immagine riflessa; poi le parlò:
«Guarda come ti sei ridotta… tu che sei sempre stata pulita e curata… oddìo i capelli!».
Con un moto di stizza gettò lontano lo specchio, mandandolo a frantumarsi contro una parete.
«Tanto non ti servirà più… ».
Prese coraggio, trasse un gran respiro e cominciò a scrivere:
Cara Candy.
Si bloccò subito, poiché si accorse che, dalla culla posizionata ai piedi dello scrittoio, due occhioni verdi che campeggiavano su un musetto lentigginoso, la stavano osservando divertiti.
«Mai avrei creduto di iniziare una lettera con queste parole… di accostare la parola "cara" al nome "Candy"… e questo è stato uno dei miei tanti, troppi errori… », pensò, prima di proseguire:
 
Cara Candy, voglio che tu sappia che sono profondamente pentita per tutto il male che ti abbiamo fatto. Sono sincera e non mi do pace al solo pensarci. L’invidia è una brutta malattia e la mia nei tuoi confronti mi ha consumata… non ho mai sopportato, la tua capacità di attirare le attenzioni di tutti, di guadagnarti il loro affetto, di superare col sorriso tutte le cattiverie che ti piovevano addosso… non ho mai capito come facessi! Sì, l’invidia… noi che avevamo tutto e tu che non avevi niente, tranne quella ridicola valigetta bianca e rossa… l’invidia… che si è trasformata in odio, rancore. Dopo tanti anni mi accorgo che questi sentimenti negativi non mi hanno portata da nessuna parte; che sono sola, che sono infelice. Farti del male mi ha dato giovamento? Se io avessi cercato di capirti, di lottare con te ad armi pari, non avrei potuto godere anch’io della compagnia del cugino Anthony? O di quella di Stear? E perché no, anche di quella di Archie? Non sarebbe stato bello, alla Saint-Paul, formare con te e i nostri cugini un gruppo unito di amici dediti allo studio e al divertimento, invece di coltivare false amicizie che si reggevano solo sull’interesse o sul timore? Avrei potuto anch’io passare ore liete ad ascoltare l’armonica di Terence o lodare la sua bravura al piano? Nutrire il mio spirito ascoltandolo declamare i grandi classici di Shakespeare? Avrei potuto trovare anch’io il vero amore, avrei potuto innamorarmi veramente, insomma avrei potuto… vivere? Magari è pure accaduto, ma non me ne sono nemmeno accorta, occupata com’ero ad odiare, ad escogitare cattiverie… Io credo di sì, avrei potuto, ma non ho voluto. E ora? Cosa mi è rimasto in mano? Io ho fatto soffrire tante persone, ma non ho mai ucciso nessuno… non sono un’assassina e non sarei capace di diventarlo. Se stai leggendo queste righe significa che ho portato a compimento il gesto che ho deciso di compiere; un gesto che forse non mi guadagnerà il tuo perdono in questa vita, ma forse… non ho saputo vivere, saprò morire. Non posso fare quello che mi ha chiesto… no, questo no. Non c’è più tempo, lei è molto pericolosa, devo fare in fretta.
Addio Candy…

La donna piegò il foglio e lo nascose nella culla; poi prese un paniere e lo riempì con degli stracci. Già si udivano i latrati dei cani in lontananza…
«Stanno arrivando, li avrà sentiti anche lei… la ucciderà e io non posso permetterlo! Ma… sono davvero convinta di ciò che sto per fare?», pensò e si chiese.
La risposta giunse da quegli occhioni verdi che la fissavano.
«Sì, lo sono. Lei mi ha detto: "Uccidila. Io ho perso una figlia per colpa loro, me l’hanno uccisa due volte: prima lui, con quel dannato riflettore, poi lei, portandoglielo via! Devono pagare, devono capire cosa significa perdere una figlia!". Ma io non voglio, volevo solo spaventarli, non voglio uccidere nessuno… ».
Uscì nel giardino appena prima che lei, la madre di Susanna Marlowe, entrasse nella stanza. Raggiunse un angolo del giardino e vi lasciò la culla.
«Stai buona piccola, non ti deve sentire… ».
Baciò la piccola, prese il paniere e cominciò a correre nella direzione opposta, avendo cura di far rumore e di farsi vedere.
Tre colpi di pistola echeggiarono nell’oscurità. Buona mira? Fortuna? Fatto sta che tutti e tre i proiettili andarono a segno.
La signora Marlowe raggiunse la donna che, stesa al suolo, si lamentava.
«Maledetta stupida, che cercavi di fare? Va’ all’Inferno anche tu e salutami la figlia dei signori Graham».
Un quarto colpo di pistola centrò il paniere e un quinto il petto della donna stesa in terra.
Quando ormai i cani della polizia erano giunti a pochi passi dal luogo in cui erano echeggiati i colpi di pistola si udì un urlo, "Noooo", seguito da un sesto colpo di pistola.
L’assassina, aveva controllato la presunta culla e, scoperto il raggiro, l’aveva fatta finita, sparandosi alla testa.


 
~•~•~•~•~•~•~•~•~
 
 
«Oh, Terence!», esclamò Candy buttandosi tra le braccia di suo marito, non appena questi giunse sul luogo, «è stato orribile, ma… ma la nostra bambina è salva… e lo dobbiamo solo a lei, ad Iriza Legan».

 
FINE
 
 
 
© 2022, The Blue Devil
 
   
 
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