Anime & Manga > Mob Psycho 100
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Autore: StagTree    24/10/2022    0 recensioni
Raccolta per il Writober 2022.
#10 undici: Quello che gli rimane è il sogno di domani: preme la sveglia, e ignora il calendario.
#14 diverso: Il ragazzo lo tocca, con gratitudine e vergogna, e lo sguardo che si scambiano è irrimediabile. (reimob AU)
#16 perso: La città è in subbuglio – è ai tuoi piedi, piegata – e si sgretola, sotto la pressione catartica di un essere che non riconosco nei tuoi occhi.
#19 office: “Mi piacerebbe, ma devo finire qui,” dice, e gesticola vagamente con una mano verso la scrivania del suo cubicolo.
#20 flower shop: Davanti ad una grossa vetrina si specchia insieme a montagne di fiori e piante di ogni tipo, specialmente virtuosi nel pieno della primavera. (serirei)
#22 culla: Corre e gioca, nel largo prato di un parco.
#24 lecca-lecca: “Bel pigiama,” commenta; e si sfila il lecca-lecca dalla bocca, con un pop, e un rumore bagnato e bambinesco, “Usciamo?” (ritshou)
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Arataka Reigen, Katsuya Serizawa, Ritsu Kageyama, Shigeo Kageyama, Sho Suzuki
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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interruzione. è passato solo un giorno ma mi manchi da morire

 

https://www.youtube.com/watch?v=-gA3H3clEqk&ab_channel=Coldplay-Topic

 

 

fly on, ride through,

maybe, one day, I can fly with you

 

  1. culla

 

Corre e gioca, nel largo prato di un parco,

passa sotto un arco fiorito di gelsomini e si rotola, dove ha trovato una farfalla. Salta quando gli tira la palla e fa fatica a riportarla indietro, vuole giocare; lo chiama, con le mani attorno bocca, e urla, anche se sono le otto di sera – e lui arriva, e abbaia felice.

Non è un cane atipico. Arataka pensa, che ce ne sono tanti di Shiba Inu in Giappone, e che il suo si confonderebbe nella massa. Ma Arataka pensa, che ce ne potrebbero essere anche di più, ma nessuno è come tanti, e il suo Shiba Inu non è come i tanti.

Corre e gioca nel piccolo salotto di casa: Arataka lo culla tra le braccia quando dorme e si spegne, perché i cuccioli fanno così. Sua mamma non vuole che salga sul divano, ma la mamma non è mai a casa, quindi se sale non può saperlo.

Arataka ha tredici anni e si chiede cosa cerchi negli spazi di cielo tra i grattaceli, e che senso abbiano le stelle se non le può toccare. Lo fa con il cagnolino sotto braccio: seduto sulle piastrelle del balcone, con i piedi che dondolano tra le barre di ferro battuto della ringhiera. Si ricorda di un momento in cui alle otto di sera avrebbe giocato nel prato con il suo amico, e si chiede come sarebbe la sua vita se il suo cane fosse un bambino come lui.

Non corre più, e non gioca più, e Arataka ha diciannove anni; il suo Shiba Inu non è più come tutti gli altri, ma non lo è mai stato. Guarda, la bestiolina, con malinconia, mentre la palla da tennis rotola sui ciottoli, e si sdraia tra i fiori selvatici nell’erba – tiene il muso tra le zampe davanti, e respira con affanno dal naso. Quando non si muove più Arataka lo guarda dormire, e si china in un abbraccio. La mamma non vuole un altro cane; Arataka non vuole un altro cane. Lo culla in ginocchio, gli chiude gli occhi con le dita. E sente il calore su di lui assopirsi piano piano, con le zampe che dondolano inermi dalle sue braccia.

Correva, e giocava, e alle nove di sera Arataka è ancora al parco, identifica dove l’arco di gelsomini è stato, dove non è più. Ha ventiquattro anni e le aspirazioni sembrano oramai stelle lontane: tiene la pallina in mano, e la stringe e piange, dove nessuno lo può vedere.

  
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