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Autore: NPC_Stories    28/10/2022    1 recensioni
Writober 2022, non è stato dato un tema ma siccome siamo a ottobre e sento già profumo di Halloween, lo farò a tema non morti.
31 storie, una al giorno, stay tuned.
Genere: Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Genere: Fluff, comico
Personaggi: Erika

28. Wings


853 DR, Silverymoon

Pulire ogni teca dell'armeria di famiglia, che compito ingrato. Erika lo considerava quasi un abuso, ma era abituata al fatto che suo zio trovasse sempre dei modi creativi per punirla per le sue marachelle.
Però, solo perché aveva corretto il vino speziato di mezzinverno con del whisky, dover pulire l'armeria le sembrava una punizione eccessiva. Che ne sapeva lei che la moglie del barone Goldwheat non reggeva l'alcol? Non è che avesse volontariamente messo in ridicolo gli ospiti di suo zio, anzi voleva aiutarli a divertirsi un po'… non era colpa sua se Bella Goldwheat era una mammoletta, avrebbe dovuto essere un dovere di qualunque nobile reggere l'alcool.

A forza di pulire i vetri con acqua e aceto aveva la sensazione che le si sarebbero sciolti gli occhi e che i suoi bellissimi capelli avrebbero puzzato per sempre di aceto.
Dovrebbe lasciarmi lucidare le armi, non solo le teche, pensò, tradendo un'espressione cupa. Così potrei infilarmi un pugnale nella manica e… nah, non posso uccidere lo zio, poi mi farebbero pulire il suo sangue dal pavimento.
La cosa più fastidiosa era che non arrivava alle teche più in alto, quindi doveva servirsi di una scala. Era sempre stata minuta per la sua età, e non aveva ancora avuto quello scatto di crescita promesso dall'adolescenza. Forse era troppo presto per quello, non aveva ancora compiuto tredici anni.
"Una mente disciplinata non teme alcun compito, Erika, gni gni gni, avrai finito prima di accorgertene, gni gni gni. Sì, come no!" Sbuffò, strizzando lo straccio fra le mani. "Che barba. Che schifo l'odore dell'aceto. Brutto leccapalle di troll!"

Non finì prima di accorgersene, tutt'altro. L'armeria era solo una stanza normale, più piccola del loro salotto, ma lo spazio era stato sfruttato al massimo per mettere in mostra il glorioso passato militare di Casa Lesmiere. Solo mezza stanza era occupata dalle teche con spade, coltelli, mazze ferrate. L'altra metà…
"Oh, sono arrivata alle armature! Bene, queste non sono nelle teche, non devo pulire niente" decise, buttando a terra lo straccio con aria di vittoria.
Quella però era la prima volta che le era consentito di girovagare nell'armeria da sola, e ne approfittò per andare a dare un'occhiata alla sua armatura preferita. Era un oggetto funzionale ma con fregi cerimoniali, in mithril, con il simbolo della guardia cittadina inciso sul petto e riempito di pasta di madreperla. Erika sapeva a chi era appartenuta quell'armatura: lady Aristia Lesmiere, prozia di suo padre, la prima donna ad essere diventata Comandante della Guardia d'Argento circa ottant'anni prima. Aveva servito in quella carica per più di dieci anni, ed era morta in servizio durante un'emergenza cittadina per l'esondazione del fiume Rauvin. Da allora probabilmente gli argini erano stati progettati meglio, o forse era stata messa in piedi della magia per il controllo del clima, perché un simile evento non si era mai più ripetuto… queste almeno erano le teorie di Erika.
Suo zio aveva la tendenza odiosa a minimizzare l'importanza e il ruolo di Aristia, perché secondo lui la guardia cittadina era il corpo armato meno importante di Silverymoon, ma Erika si sentiva ispirata dalla sua antenata. Aristia era riuscita a fare quello che voleva nella vita, non si era arresa a diventare una marionetta nelle mani di suo padre e contrarre un matrimonio combinato.

Mentre era lì che ammirava i riflessi del mithril, sentì improvvisamente il desiderio di fare una cosa proibita: smontare l'armatura dal manichino e provarla.
Non avrebbe dovuto, era un oggetto storico, armature come quelle non erano più d'ordinanza nella guardia cittadina da almeno cinquant'anni. Però le piaceva tanto, così come le piaceva il mantello bianco, che sembrava di tessuto così morbido.
Le ci volle un po' di tempo perché i ganci erano duri e le fibbie di cuoio non avevano più l'elasticità di una volta, ma alla fine riuscì a liberare l'armatura e a indossarla. Era troppo grande per lei, e probabilmente avrebbe dovuto avere anche un abito di cuoio da mettere sotto l'armatura, perché sentiva degli spigoli che sicuramente non avrebbe dovuto sentire. Decise di non allacciare le cinghie perché avrebbe solo reso molto difficile toglierla. Provò a camminare, con l'armatura che le traballava addosso tintinnando e il mantello che toccava quasi terra. Sia il metallo che la stoffa erano più leggeri di quanto avesse pensato.
"Ah! Sono Aristia Lesmiere, della Guardia d'Argento!" Annunciò, fingendo di brandire una spada. Fece un balzo avanti. "Arrend…AAAH!"
Gridò, perché non si sentiva più il pavimento sotto i piedi. Non era mai atterrata dal suo salto: il mantello bianco si era trasformato in un paio di ali piumate e ora stava volando.
Ebbe a malapena il tempo di andare nel panico, stava volando nella maledetta armeria e non sapeva come scendere… poi andò a sbattere contro il soffitto picchiando la testa. Per fortuna indossava l'elmo della sua pro-prozia, ma il colpo le fece comunque perdere i sensi per un momento.
Atterrò come un sacco di patate e le ali si ripiegarono sopra di lei, le piume scomparvero e il mantello tornò a essere solo un mantello.
Erika riprese conoscenza quasi subito e si slacciò il mantello con una fretta quasi offensiva.
"Ali?! Caccole di gnoll" sussurrò parole che una nobile non avrebbe dovuto conoscere.
Scommetto che quel vecchio orco non lo sa, altrimenti avrebbe venduto il mantello.

Erika si sfilò l'armatura e la rimise sul manichino con un po' di fatica.
Raccolse il mantello e lo riallacciò agli spallacci, capendo solo in quel momento perché fosse assicurato lì e non al collo.
Controllò di aver riallacciato bene ganci e cinghie, perché non voleva lasciare tracce di ciò che aveva fatto.
Aveva già deciso che le ali sarebbero dovute rimanere il suo piccolo segreto.
   
 
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