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Autore: rocchi68    29/10/2022    1 recensioni
Scott Deacon, uomo di discreto successo, durante una serata in casa racconta, sotto pressione della figlia, di come ha ritrovato una persona speciale dopo tanti anni di distanza e di silenzio, ricordando e scontrandosi spesso con un passato e un presente complicato.
Non ricorderà mai il periodo del reality, troppo negativo, ma solo ciò che l'ha portato a essere felice.
O almeno questo è quello che traspare dal suo solito sorriso.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Dawn, Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Prima di Natale si erano rincontrati almeno tre volte e non si erano mai azzardati a parlare di regali o del favore che Dawn doveva ancora saldare.
La Vigilia in casa del rosso era passata con una cena fin troppo abbondante tra parenti e ricordi, con i suoi genitori, l’anziana nonna e alcuni zii che erano euforici per il prossimo matrimonio di Alberta, portando Scott a tenersi piuttosto lontano da domande o interventi.
Sapeva bene cosa avrebbe causato semmai si fosse intromesso.
Vedeva quell’adorabile vecchietta che ancora oggi gli regalava 20 dollari per un gelato in centro, chiedere dove stava la fidanzatina o se era ancora una Iena senza controllo.
Non aveva voglia di rovinarsi anche quella sera.
Già bastavano i suoi genitori a bacchettarlo, ripetendogli che a 22 anni non era possibile essere solo come un cane e non voleva proseguire ulteriormente, anche perché alcune zie erano delle pettegole che non conoscevano la parola privacy.
Per questo era finito con il mangiare tranquillamente, aiutando la madre a sparecchiare, pur di non finire sotto la loro lente d’ingrandimento.
 
“Il piccolo Scott ha perso il reality…per due volte.”
 
Odiava essere il piccolo della casa.
Solo perché era il più giovane della tavolata, ciò non significava che a 22 anni fosse piccolo e dovesse essere trattato come un bambino.
Aveva imparato, sbattendoci il naso, com’era fatta la vita e non si basava su strategie, soldi o cattiveria.
Parlando con Dawn aveva imparato che il Karma, specie in questioni negative, ti ripaga con la stessa moneta.
Ecco perché aveva sempre cannato nel reality.
E qui aveva guardato dentro di sé e nel passato generale.
Chi aveva vinto i reality?
Owen.
Era forse cattivo?
Solo quando era digiuno, ma a pancia piena diventava un pezzo di pane.
Beth era una megera?
Nemmeno in qualche sogno sotto acidi.
Poi c’era stata Heather e lei era un’eccezione.
Cameron non odiava nessuno e, in ultima, Zoey aveva vinto, portando in finale Mal solo per risvegliare Mike.
Le altre stagioni non le avrebbe mai calcolate.
Un po’ perché erano pallose, un po’ perché non conosceva qualcuno per cui tifare.
Quindi su 5 stagioni analizzate, solo una volta la cattiveria aveva vinto la valigetta.
Basta cattiveria!
Troppo insensata.
Basta strategie e magheggi inutili!
Tanto si ritorcevano sempre contro.
 
“Scott ha perso la finale con una bolla e un babbeo.”
 
Non erano una bolla e un babbeo.
Erano due ex concorrenti del reality cui aveva partecipato e meritavano rispetto.
Lightning forse non era così allineato e aveva qualche rotella fuoriposto, Cameron era un vincitore inimmaginabile alla partenza, eppure loro con fortuna, sacrificio e sudore erano arrivati fino in fondo e si erano contesi il milione.
Gwen non si vergognava d’aver perso con Owen.
Duncan si era forse suicidato o aveva perso il sonno dopo essersi fatto superare da Beth?
Alejandro aveva ringhiato come un cane feroce dopo che Heather, sua futura fidanzata, l’aveva strapazzato in finale?
Nessuno si vergognava per lo sconfitto o lo derideva.
E poi era un gioco.
La fortuna era una variabile impazzita.
Oggi sei al suolo, domani vieni portato in gloria.
 
“E non ha nessun amico.”
 
No zio Alfred.
Gli amici li aveva.
È solo che preferiva tenerli lontani da una mandria di bastardi che sparlavano di tutto e tutti.
Li aveva, ma preferiva proteggerli.
Non voleva essere allontanato solo per alcuni parenti velenosi.
Anche se alcuni avrebbero risposto per le rime.
Pensava a una Jo che con le sue battute acide avrebbe fatto rizzare i pochi capelli rimasti in testa all’altro zio Steve.
Stacy li avrebbe stesi a suon di chiacchiere, vantandosi delle sue parentele illustri e guardando alcuni con superiorità, chiedendo se loro erano al suo stesso livello.
Duncan li avrebbe minacciati con un coltellino e una bomboletta di vernice, mentre Courtney era abile di sventolare una possibile denuncia per diffamazione o chissà che altro.
Forse non erano amici famosi o di peso incalcolabile, ma c’erano.
Se aveva bisogno con l’Università, qualcuno lo sosteneva.
Se cercava un consiglio immediato, le parole giuste saltavano fuori.
Non era solo.
Non lo sarebbe stato mai più.
 
“Apriamo i regali.”
 
Sì mamma.
Li apriremo perché sei tu a chiederlo.
Solo perché tutti ti amano e sai farti benvolere.
Ma anche perché era vicinissimo alla libertà e poteva uscire per portare il suo regalo a Dawn.
Sinceramente del maglione color oliva ricevuto o quel paio di calzini da montanaro non gl’importava nulla. Erano orrendi.
Li avrebbe buttati nel caminetto se poi i suoi genitori non si fossero offesi.
Sarebbero finiti in un angolo del suo armadio e alla prima occasione libera, mescolate ad alcune maglie ormai logore, se ne sarebbe sbarazzato.
 
“Io devo uscire.” Borbottò finalmente verso le 15, inviando un messaggio all’amica.
 
“Per andare dove? E poi è Natale.” Brontolò suo padre.
 
“Devo incontrarmi con una persona.”
 
“Potevi invitarla qui.”
 
“È Natale per tutti e voleva festeggiare con i suoi genitori.” Replicò a sua sorella, facendola tentennare.
 
“Ci metterai tanto?” Chiese una delle tre zie.
 
“Non lo so.” Rispose, prendendo il giubbotto invernale e afferrando un pacchettino che aveva nascosto in camera.
 
“Questa persona deve essere importante se le hai fatto un regalo.” Notò sua madre.
 
“Se lo meritava.”
 
“Tutto qui?” Seguitò la donna, facendogli scrollare le spalle.
 
“Sono in ritardo, fa freddo, mi starà aspettando e se si ammala me la prenderò con voi.” Ringhiò nervoso, cercando di sgusciare da quel terzo grado.
 
"Vai pure.”
 
“Spero che non ci sia più nessuno al mio ritorno.” Bisbigliò, cercando di farsi sentire solo dalla madre.
 
“Non ci contare troppo.”
 
“Potrei stare fuori fino a tardi per non correre il rischio.” Soffiò, facendola ridacchiare.
 
“Potessi…lo farei anch’io.” Mormorò, rendendo chiaro che anche lei poco sopportava quelle presenze ingombranti, ma costretta a fare buon viso a cattivo gioco per non litigare con l’amato consorte durante le festività natalizie
 
“Beh allora io vado…ci vediamo presto.” Borbottò, salutando velocemente i parenti e scappando il più in fretta possibile da quella casa infernale.
 
 
 
Non aveva niente contro i suoi parenti, ma erano pesanti.
Sempre i soliti discorsi triti e ritriti con alcuni slanci sulle solite idee politiche tradizionaliste.
I suoi zii continuavano a essere democratici convinti e non c’era obiezione accolta con piacere.
Non che Scott volesse obiettare qualcosa per finire a parlare di Washington o Lincoln.
La scuola liceale era finita da un bel po’ e un ripasso di storia era fuori luogo.
C’era solo un piccolo problema e sperava che Dawn potesse contraccambiare il favore delle settimane precedenti.
Avrebbe comunque capito un suo rifiuto.
Era qualcosa di problematico, imbarazzante e molto più complicato da eseguire e gestire rispetto alla sua intromissione contro Beverly.
Inspirando profondamente, guardò nuovamente il cellulare e rabbrividì.
Era in ritardo di almeno 10 minuti e questo andava tutto a suo svantaggio. In passato, quando doveva chiedere una mano, si era sempre premunito di arrivare puntuale, credendo che far aspettare qualcuno potesse far vacillare il tutto verso un secco no.
Provando ad allungare il passo, quasi scivolò su un lastrone di ghiaccio, portandolo a credere che ci mancasse giusto una frattura per concludere le feste in bellezza.
Seduta sulla panchina del parco, intenta a fissare il nulla che aveva davanti e per nulla spazientita del suo ritardo, Dawn stava aspettando.
Sorrise nel vederlo avvicinarsi e la sua felicità aumentò nel vedere che tra le mani stringeva un pacco con fiocco rosso.
 
“Scusa…scusa, è tanto che aspetti?” Domandò lui con un po’ di fiatone, facendola negare.
 
“Poco.” Ammise, scaldandogli il cuore con un sorriso così unico e sincero.
 
“Ho subito un terzo grado per essermene andato prima che tutti iniziassero con i loro stupidi giochi di società dove perdo sempre.”
 
“Idem.”
 
“Sei di poche parole.” Costatò, vedendola stringersi nelle spalle.
 
“Buon Natale Scott.” Soffiò, baciandolo su una guancia e vedendolo arrossire, quasi non si rendesse conto che era nelle medesime condizioni.
 
“Anche a te, Dawn.” Mormorò, contraccambiando quel gesto e facendola trasalire per una mano ghiacciata che le aveva accarezzato la guancia.
 
“Sei gelido.”
 
“Sicura che non sia tu ad essere troppo freddolosa?” Domandò scherzoso, sfilandole il cappellino di lana.
 
“Odio il freddo e lo sai.” Replicò, facendolo annuire e provando a riprenderselo, mentre lui lo alzava un po’ troppo in alto e rendendole impossibile ogni vittoria.
 
“Oggi mi sembri un po’ più stanca del solito.” Borbottò, mentre lei continuava imperterrita, anche in punta di piedi ad afferrare il suo cappellino rosso, facendo ridere Scott che non sapeva se continuare con quel piccolo scherzo o fermarsi prima che fosse tardi.
 
“Ho dormito poco in quest’ultima settimana.” Ammise, fissandolo intensamente.
 
“Perché? Ci sono problemi?” S’informò preoccupato, restituendole il cappellino prima che si prendesse un malanno e prima di sentirsi il solito bastardo che non cresce mai.
 
“Sai Scott…quando abbiamo parlato di regali tempo fa…beh te l’avevo fatto, ma non mi convinceva.”
 
“Quindi hai cambiato idea?” Domandò, mentre lei gli porgeva una borsetta.
 
“Era così…così distante da quello che pensavo e provavo.” Si scusò, abbassando il capo.
 
“Cosa avresti fatto?”
 
“Se te lo dicessi, dove starebbe la sorpresa?” Chiese, sfoggiando un sorriso che lo fece sospirare.
 
“Prima tu.” Borbottò lui di rimando, porgendole il pacchettino che aveva incartato solamente la sera prima e solo quando era certo che tutti stessero dormendo profondamente.
 
“Perché così potrai sapere se intendo aiutarti o meno?”
 
“Non ti voglio obbligare in nessun modo.” Ribatté, notando come stesse togliendo lo scotch con estrema cura.
 
“Vediamo cos’è.”
 
“Dimmi pure se non ti piace, così almeno andiamo insieme e ti compro qualcosa di diverso.” Mormorò, facendola sospirare.
 
“Devi aver speso parecchio.” Soffiò, notando che sulla scatola era riportato il nome di una gioielleria abbastanza famosa.
 
“Anche se fosse, non vedo il problema.”
 
“Io…”
 
“Ho svolto alcuni lavoretti da mia nonna e ho fatto su un bel gruzzolo.” Ammise, ricordandosi delle tre ore per spalare la neve dal vialetto o di tutta la polvere che aveva respirato nella soffitta angusta dove, tra l’altro, aveva trovato una vecchia collezione di dischi ed alcune figurine che non ricordava nemmeno più di possedere.
 
“Ma è…è…”
 
“Ti piace?” Domandò preoccupato, notando come alcune lacrime fossero scese dai suoi occhi.
 
“È bellissima.” Soffiò, sfiorando la collana con pendente turchese.
 
“Si abbina ai tuoi occhi.”
 
“Io…io…la amo.” Mormorò, facendolo arrossire.
 
“Dawn...”
 
“Non ho mai ricevuto un regalo così bello…la metterò sempre, la custodirò come un tesoro…non è un sogno, vero?”
 
“Se lo fosse, sarebbe il sogno più bello che abbia mai fatto.” Rispose Scott, abbracciandola teneramente.
 
“Posso metterla, vero?” Chiese, dubitando ancora che fosse reale.
 
“Vorrei farlo io, ma ho le mani fredde.”
 
“Le mani saranno fredde, ma il tuo cuore non lo è.”
 
“Sicura?”
 
“So che non mi faresti mai del male.” Mormorò, mentre lui si staccava e le metteva al collo il suo regalo.
 
“Come potrei?”
 
“Ti piace come mi sta Scott?”
 
“Così come ti ho sognato.”
 
“Non sapevo che facessi incubi simili.” Lo provocò, facendolo ghignare.
 
“Un incubo è Chef che ti obbliga a mangiare le sue porcherie, non una ragazza che finalmente è felice e può brillare.”
 
“Ora, però, devi scartare il tuo regalo.” Obiettò lei.
 
“Sembra che oggi sia la giornata dove odi i complimenti.” La punzecchiò.
 
“Sono nella posizione di credere che il mio regalo non ti piaccia.”
 
“Scopriamolo subito.” Mormorò lui, prendendo la borsa e facendo uscire un pacchetto poco più grande del suo, ma avvolto da una carta blu con fiocco dorato.
 
 
A giudicare dalla mera grandezza, Dawn poteva vincere facilmente.
Il contenuto, però, avrebbe fatto la differenza e chiarito se quello scambio di regali era alla pari o se qualcuno era in debito.
Ok che Dawn sarebbe stata felice anche con una scatola vuota, l’aveva affermato candidamente, ma quella verità era identica a quella che l’amico cercava di nascondere dietro un semplice sorriso.
Non era stato dimenticato e questo gli era sufficiente.
Che poi uscisse un semplice portachiavi o magari una cover cinese per lui era uguale: sarebbe stato, comunque, di ottimo umore.
Aveva pensato di usare la medesima cura, di staccare lo scotch con calma, ma questo si discostava dalla sua impazienza di scoprire cosa si fosse inventata Dawn per renderlo felice.
Infatti aveva disintegrato la carta, ritornando bambino e non curandosi minimamente di fare coriandoli e di sporcare ovunque.
Erano passati anni da un regalo all’altezza.
Anni da una sorpresa inaspettata.
E così ben presto sentì qualcosa di caldo e soffice tra le mani per poi fissare stralunato Dawn.
 
“Fa freddo Scott.” Si difese lei, mentre lui studiava con attenzione quel regalo.
 
“Io…”
 
“Vai sempre in giro senza cappello, guanti e sciarpa…ti prenderai un raffreddore.” Mormorò, giochicchiando con una ciocca di capelli.
 
“Io…io…grazie.”
 
“Ti piacciono? Li ho fatti a mano.”
 
“Sì…moltissimo.” Borbottò, rivolgendole un sorriso.
 
“Ne sono felice.” Ammise, mentre lui si infilava cappello e guanti.
 
“Anch’io.”
 
“Devi coprirti bene, l’inverno è rigido.” Lo rimproverò, avvicinando una mano per sistemargli meglio la sciarpa.
 
“Meglio l’estate.” Confermò, facendola annuire.
 
“Almeno così sono sicura che non starai male.”
 
“Già.” Soffiò, sentendo le sue braccia cingerlo per un nuovo abbraccio.






Angolo autore:

Sto diventando un sentimentale
E questo è un brutto segno.

Ryuk: Io approvo

Anacleto: Strano

Prima che Ryuk noti che è da due settimane che non sta facendo un bel niente, me ne vo.
Forse ci sono errori in giri
Forse sono stato un po' prolisso, ma abbiate pazienza
Vi sfido a lavorare con uno shinigami ossessionato
A presto

Anacleto: E ovviamente buon Halloween e buona settimana a tutti!
   
 
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