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Autore: Charly_92    30/10/2022    1 recensioni
[modificata in una longfic!]
Sparrabeth in due atti. Elizabeth e Jack, ognuno a modo suo, ripensano l'uno all'altra, in quegli interminabili 10 anni in mare che tengono lontano Will.
"I looked at you and you looked at me/I thought of the past, you thought of what could be"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Swann, Jack Sparrow
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo una notte insonne a pensare al da farsi, Elizabeth sveglia Henry all’alba, proponendogli di salpare insieme a Jack per un po’.
Si è già immaginata dubbi e perplessità, persino paura, da parte del figlio, o forse ci sperava; invece, l’unica frase che lo sente pronunciare è: “Quando si parte? Hai già preparato la mia roba?” Saltando con un balzo giù dal letto, l’entusiasmo infantile di chi sa che sta per partire per un’avventura. Jack, dal canto suo, li accoglie con sincero entusiasmo, presentandoli a tutta la ciurma. Alcuni di loro la riconoscono con grande stupore, salvo poi urlare di gioia e accapigliarsi per salutarla: Gibbs l’abbraccia stretta sussurrandole “Bentornata, Regina” all’orecchio, Cotton le fa un inchino ossequioso e Marty riesce persino a rimediare un bacio sul capo, arrossendo visibilmente. Elizabeth è meravigliata e anche un po’ in imbarazzo per tutto quell’affetto; tuttavia, quel calore burbero e sincero le scalda il cuore, quasi la commuove, dopo tanto tempo in solitudine. Nessuno protesta per la presenza di una donna e di un bambino a bordo, chi naviga col Capitano Sparrow è ormai abituato a ogni stranezza e a non mostrarsi troppo superstizioso.
Jack, decisamente più euforico del solito, non è ben chiaro se per la situazione o per la solita dose giornaliera di rhum, mostra loro la propria cabina, poco distante dalla sua, dove Elizabeth e Henry potranno tranquillamente alloggiare lontano dal chiasso della ciurma. Sul letto, che condivideranno, ci sono già abiti maschili per entrambi, robusti e comodi, anche se lisi dal tempo e dalle intemperie.
La giovane non esita a lasciare il proprio vestito da tutti i giorni per infilarsi pantaloni – da quando non ne porta un paio? – camicia, gilet, stivali e un tricorno, sicuramente appartenuto in passato a Jack. I capelli li ha già comodamente legati in una treccia.
“Mamma, sembri un maschio!” Esclama sorpreso Henry, facendola ridere. Il piccolo ha un aspetto buffo: i vestiti gli stanno larghi e il cappello che indossa con fiero cipiglio gli cade continuamente sugli occhi. Mentre cerca di dargli amorevolmente una sistemata, cercando una cintura, Elizabeth si intravvede in uno specchio impolverato e ha un sussulto. Da quanto tempo non è più abituata a vedersi a quel modo? A pensarsi a quel modo?

- Chissà cosa direbbe Will - Il pensiero le attraversa la mente pungente come uno spillo.

Già, Will. Il marito è stata la postilla dell’accordo con Jack. Qualunque cosa accada, ha fatto solennemente promettere al pirata di riportarli a casa in tempo per il suo ritorno, su questo è stata irremovibile. Lui, d’altro canto, non ha avuto nulla da obiettare e ha solennemente sancito il patto stringendole la mano. Elizabeth sa che mantenere le promesse non è esattamente il punto forte dell’amico, ma si è sempre fidata di lui e non intende smettere ora.  Così, prende il figlio per mano e si prepara a salire sul ponte, dove la loro trasformazione da ospiti a membri della ciurma viene accolta di nuovo con un caloroso applauso. Il più contento, anche se si guarda bene dal mostrarlo, sembra proprio essere Jack, che si limita a scrutarli da un angolo, un sorriso sghembo sotto i baffi.
Vanitoso com’è, ama avere ragione, in ogni circostanza e questa non fa eccezione. Osserva Elizabeth, che nel frattempo ha preso Henry sulle spalle, in una sorta di festoso trionfo, con l’orgoglio tipico di una madre e il piccolo che, entusiasta, batte le mani, il cappello a cadergli inesorabilmente sugli occhi a ogni piccolo sobbalzo. Osserva il suo sorriso che le fa le fossette sulle guance e sa, anche questa volta, di essere quello che conosce la sua intima natura più di tutti, anche se lei non lo ammetterà mai.
 
                                                                                   ____
 
 
Elizabeth è sul ponte, le mani appoggiate al parapetto. Chiude gli occhi, inspira a pieni polmoni l’aria salmastra, ascolta con attenzione lo stridio dei gabbiani e lo sciabordio delle onde, avverte il calore del sole sul viso che ha già assunto un colorito dorato. Sorride. Eccola lì quella sensazione, che la riempie come lava incandescente, che tanto le è mancata, che Jack era riuscito anni addietro a spiegarle così bene a parole quella notte insieme sull’isola: eccola lì, la libertà.
Ricorda bene l’ultima volta che si è sentita libera a quel modo: era la Regina dei Pirati, aveva un’intera flotta davanti a sé, in procinto di entrare in guerra, cui lei aveva fatto un discorso appassionato, ispirata anche dalle parole di Barbossa. Libertà di scegliere la propria bandiera, il proprio destino, vita o morte, non importa, perché quel privilegio valeva più di ogni altra cosa e non aveva alcun prezzo.
Da troppo tempo Elizabeth si sente prigioniera del proprio destino, anziché artefice, destino la cui prima vittima è stata Will ed è per questo che anche il semplice stare di nuovo a bordo della Perla Nera, indossando abiti maschili comodi e confortevoli che la fanno sentire a suo agio e al sicuro, quasi fossero una calda coperta in una notte di gelido inverno, le fa scoppiare il cuore di gioia.
Si volta, vede Jack confabulare con il piccolo Henry, quest’ultimo rapito dal suo interlocutore. Sorride ancora. È rimasta piacevolmente sorpresa da come suo figlio abbia accolto quella sua idea che sa tanto di follia, nonostante l’abbia cresciuto praticamente a pane e pirati , di come si sia fatto immediatamente voler bene da tutta la ciurma, persino dal pappagallo di Cotton che spesso si appollaia sulla sua spalla, di come abbia preso seriamente il suo ruolo all’interno dell’equipaggio, correndo da una parte all’altra del ponte dove c’è bisogno di una mano, anche se la sua cosa preferita è sgattaiolare con agilità e leggerezza sulle sartie andandosi a mettere di vedetta.
È così orgogliosa di lui e vorrebbe che anche Will potesse vederlo, un velo di malinconia che le scende addosso. Jack, proprio in quel momento, interrompe la conversazione con Henry voltandosi a guardarla, le fa l’occhiolino accennando un sorriso complice, cui Elizabeth contraccambia giocosamente. La convivenza a stretto contatto con Jack, cosa che più la preoccupava, sta andando bene, scopre sempre di più in lui un ottimo interlocutore, con o senza rhum di mezzo, ammaliante senza mai tuttavia essere invadente, ciarliero, ma un buon ascoltatore all’occorrenza.
Ciò che però più l’ha sorpresa di lui – finirà mai di farlo? – è l’atteggiamento con Henry. Il pirata, salvo un po’ di fastidio e freddezza iniziali, alla fine ha accolto di buon grado l’atteggiamento petulante del piccolo, spiegandogli orgogliosamente ogni segreto del funzionamento di una nave col suo equipaggio e, soprattutto, raccontandogli come ha conquistato la sua amata Perla Nera.
Racconti che Henry non manca di riferire entusiasta alla madre ogni notte, senza lasciarla dormire finché non ha finito.
“Mi devi delle ore di sonno, Sparrow!” Gli ha scherzosamente detto una mattina, al che il Capitano ha risposto con aria sibillina:
“Anche tu, dolcezza.” Sghignazzando e mostrando i denti d’oro, rimediando una gomitata nello stomaco.
“Oh andiamo! Questo non me lo meritavo!” Ha inveito con voce soffocata, mentre Elizabeth si è voltata per trattenere le risate.
Certo, l’interesse di Jack verso di lei non si è sopito e non manca di ricordarglielo con battute, a volte un po’ grevi, o cercando sempre di accorciare la distanza e tenere un contatto tra i loro corpi, tuttavia senza mai mancarle di rispetto. Elizabeth nota come, non certo senza vergogna e sensi di colpa verso Will, quelle piccole attenzioni e quella corte un po’ sgangherata e semiseria del Capitano la lusinghino, ma è ferma nel non volere andare oltre lo stuzzicarsi a vicenda.
 
“Di nuovo piratessa. Mi sembra che apprezzi.”
Jack si è avvicinato a lei così silenziosamente e lei era così persa nei propri pensieri da sobbalzare al suo arrivo, provocandogli una risata.
“È bellissimo.” Dice poi, sciogliendosi in un sorriso radioso.
“Sai, Henry…”
“Impazzisce per te! Non c’è modo di sottrarsi ai racconti delle tue gesta ogni sera ormai!”
Lo interrompe lei ridendo, prendendolo affettuosamente in giro.
“Beh non poteva essere diversamente e poi ammettilo che ti piace sentir parlare di me!”
Risponde lui per niente offeso, anzi gonfiando il petto con orgoglio.
“Per non dire raccontare tu stessa di me… Emily.”
Elizabeth diventa di ghiaccio a quella frase, lo stomaco che si contorce spiacevolmente.
“Henry mi ha raccontato anche lui una storia…” Continua con sguardo furbo Jack.
“Ma tu… Tu non gli hai detto la verità, giusto?” Esala lei, il cuore in gola.
“Rilassati Lizzie, sai quanto alla verità io preferisca mischiare le carte in tavola… Rende il gioco più interessante…”
La rassicura, facendole tirare un sospiro di sollievo.
“A parte gli scherzi… Perché? Tutta quella messinscena…”
“È troppo piccolo per sapere la verità…”
“A me sembra un tipo parecchio sveglio per la sua età…”
“E lo è, solo… è troppo difficile…”
“Per lui o per te?”
Elizabeth ammutolisce, scura in volto e Jack capisce di essersi spinto troppo in là.
“Scusami, in fondo, non sono affari miei…”
“Questione di mesi e Will tornerà, finalmente. Lascerò a lui il compito di raccontare a Henry della sua missione. Credo sia più giusto così. Ho cercato, negli anni, di trovare le parole, ma… Ingabbiare le nostre avventure in una storia della buonanotte è l’unica soluzione che mi è salita alla mente. Credo che fosse perché… Avevo paura di dimenticare anch’io. Sciocco, vero?”
Gli occhi di Elizabeth ora hanno un velo di lacrime.
“Henry è stata la mia ancora di salvezza in questi dieci anni. Non ce l’avrei mai fatta senza di lui. Quando scoprirà la verità, vorrà trovare un modo per liberare il padre da quell’orrenda maledizione…”
“Non puoi biasimarlo per questo…”
“No, ma… Perderò anche lui, come ho perso Will… Entrambi lontani, entrambi ad assolvere le proprie missioni, mentre io resterò lì, sola, destinata ogni giorno a fissare l’orizzonte in cerca di un segno, di una presenza. Non so se sono abbastanza forte per questo.”
La voce le si spezza, abbassa il volto perché non vuole che Jack, che nessuno, tantomeno Henry, la veda in lacrime. Lui le cinge delicatamente le spalle con un braccio, in silenzio, dirigendosi sotto la scala che porta al timone, al riparo dagli sguardi della ciurma.
La osserva con aria grave, può solo avvertire il peso e la responsabilità che Elizabeth è costretta a portare, quel dolore che le ha segnato i lineamenti, che l’ha tenuta sveglia chissà quante notti e prova una sincera pena per lei. Prende il viso delicatamente tra le sue mani, facendole alzare lo sguardo e asciugandole piano le lacrime.
“Dieci anni fa ti ho nominata Regina dei Pirati Nobili e questo perché, in quella stanza, eri di gran lunga la più forte e coraggiosa di tutti noi.”
Dice soltanto, incapace di proferire altro, ma Elizabeth intuisce che è il suo modo per consolarla.
“Ora… Posso chiederti perché nella storia di Henry io sono l’unico a essere rimasto lo stesso?”
“Perché tu sei già una leggenda Jack.” Risponde lei pronta con un sorriso.
“Ottima risposta dolcezza!” Replica lui con aria gongolante.
 
“Capitano! Nave in vista! Viene verso di noi!”
È Henry a dare la notizia di vedetta. Tutti si precipitano alla svelta sul ponte, Jack mette mano al cannocchiale. L’imbarcazione è ancora lontana, ma si avvicina a vele spiegate.
“Procediamo a velocità di crociera, magari è solo di passaggio.” Ordina cauto.
Presto però è destinato a ricredersi, soprattutto quando Henry annuncia che quella nave porta il vessillo dei pirati e che il suo nome è “La Sanguinaria”. La notizia indurisce il volto di Jack e agita alquanto la ciurma, che inizia a rumoreggiare.
“Di chi si tratta?” Chiede Elizabeth a Gibbs.
“Nulla di buono.” Mormora l’uomo preoccupato. “La nave appartiene al Capitano Morgan Hawkins: non si sa molto di lui nei Caraibi, se non che è un uomo crudele, vile e senza scrupolo alcuno. Delle navi con cui si è scontrato pochi uomini sono sopravvissuti per raccontarla, ma chi c’è riuscito, parla della sua come di una furia cieca, un diavolo assetato di sangue. È litigioso e attaccabrighe senza ragione, trovarlo sulla propria strada non è certo un bene.” Conclude lugubre.
“Cosa vuole da te?” Domanda Elizabeth avvicinandosi a Jack.
“E io che ne so?” Le risponde con una punta di stizza nella voce.
“Fammi indovinare: gli hai rubato la nave.”
“Non c’è nave oltre la Perla che mi interessi.”
“Allora gli hai insidiato la moglie.”
“Fidati che nessuna donna al mondo vorrebbe avere come marito uno del genere.”
“Gli devi dei soldi?”
“Ma tu da che parte stai?” Sbotta arrabbiato.
“Scusa, mi sembra solo strano che per una volta tu non c’entri davvero niente.”
Jack, alza gli occhi al cielo, esasperato.
“E comunque, tu e Henry ve ne andate in cabina. Subito. Vi vengo a chiamare io quando è tutto finito.”
“Cosa? Ma io voglio aiutarvi…”
“Non era una proposta, la mia.” Jack la guarda negli occhi, serio, il tono di voce stentoreo e risoluto. Elizabeth non l’ha mai visto così. La cosa non gli piace per niente. È segno che anche lui teme Hawkins.
“Henry! In cabina! Ora!” Urla al bambino.
“Ma io…”
“È il tuo Capitano che lo ordina!” Tuona Jack.
“Sissignore!” Risponde il piccolo, saltando giù dalle sartie con l’agilità di un gatto.
Elizabeth sbuffa, sentendosi scavalcata nella propria autorità su quella nave; tuttavia, prende per mano il figlio e corre verso la loro stanza.
Ti prego Jack, fa attenzione Pensa fra sé.
 
I due fanno appena in tempo a trovare rifugio chiudendosi a chiave che “La Sanguinaria” arriva a costeggiare la Perla.
Morgan Hawkins è un uomo di statura media, gli abiti da pirata che indossa sono ben più preziosi e meno usurati di quelli di Jack, complici i tanti arrembaggi che l’hanno reso ricco. Porta pantaloni e giacca verde scuro, stivali neri e una camicia di pregevole fattura, in testa un cappello nero, con un’elegante piuma, verde anch’essa. Ha i capelli corti di un nero corvino, il naso dritto, il colorito pallido e due occhi vitrei, di un azzurro così chiaro da sembrare di ghiaccio. Sarebbe anche un uomo affascinante, se non fosse per un’orribile cicatrice a deturpargli tutta la parte destra del viso, la bocca piegata in un ghigno malevolo. Porta una pistola e una spada con sé, si vocifera che sia un ottimo combattente, non soddisfatto fino a che il sangue del nemico non viene versato.
“Sei tu Jack Sparrow, vero?” Comincia con fare canzonatorio.
“È Capitano per te e per tutti gli altri, Hawkins!” Risponde duro Jack, le mani strette a pugno.
 “Desolato Sparrow… È solo che… Ormai qui nei Caraibi si vocifera che siate vicino alla pensione o qualcosa di simile.” Ridacchia, una risata priva di allegria, di scherno, cui fanno eco cauti i membri della sua ciurma.
“Siete informato male.”
“Eppure, non potete negare che sono passati anni dalla vostra ultima impresa di onesta pirateria… La Fonte della Giovinezza, se non sbaglio…
E, sempre se non sbaglio, siete tornato a mani vuote.”
“La Fonte della Giovinezza è andata distrutta, se è questo che vuoi sapere.”
“Non è ciò che mi interessa. Mi risulta, piuttosto, che viaggiate da qualche tempo con una donna e un bambino a bordo. È vero?”
Jack deglutisce nervoso, la ciurma rumoreggia.
“Come puoi vedere…” Riprende Jack, dopo qualche istante di silenzio, i pensieri che corrono incessantemente nella sua testa “Ti hanno ancora una volta informato male.” Non gli interessa per nulla mantenere quella falsa aria di cortesia.
“Ne sono grato. La sorte di noi pirati è già abbastanza avversa senza che gente come te trasformi la propria nave in una casa di tolleranza.” Ride ancora e con lui l’equipaggio. “Ne va del nostro buon nome.”
“Tu in nome di che cosa sei qui oggi Hawkins?”
“Proporti un duello Sparrow: solo io e te. Dimostrami che sei quello che le leggende raccontano.”
Jack non è il tipo di pirata che ama lo scontro diretto, anzi, l’ha sempre evitato accuratamente: sa di non essere il più abile con la spada e preferisce di gran lunga usare tiri mancini e sotterfugi per togliersi dai guai. Eppure, c’è qualcosa in quell’uomo che gli schiude una rabbia cieca e sorda dentro di sé, bruciandogli le viscere e le ossa, senza dimenticare che ci sono Elizabeth e Henry sottocoperta da proteggere e teme che negarsi alla proposta di Hawkins lo renda ancora più smanioso di spargere sangue.
“E sia!” Urla infine. “Ma il campo di battaglia lo scelgo io: sali sulla Perla.”
Sia come vuoi brutto cane bastardo Sibila tra sé, furente, la spada sguainata.
La ciurma rumoreggiante si sposta per fare posto ai due sul ponte. Morgan, in tutta calma, si toglie giacca e cappello, posandoli al timone, ancora una volta per ridicolizzare Jack, come se quella nave fosse sua. “Gibbs, dacci il via!” Esorta Jack senza nemmeno guardare in faccia il compagno, troppo impegnato a incatenare le sue iridi scure a quelle color ghiaccio di Morgan.
“Via!” Grida l’altro, non senza un velo di preoccupazione nella voce. Tutti sulla Perla stanno con il fiato sospeso.
Anche Elizabeth e Henry, chiusi nella propria cabina, cercano di sbirciare dalle piccole finestre, senza grandi risultati.
“Hanno sguainato le spade mamma! Si battono?” Chiede concitato il piccolo.
“Oh no…” Esala lei, portandosi le mani alla bocca.
I duellanti corrono l’uno verso l’altro, sancendo l’inizio di un combattimento senza esclusione di colpi. Nell’aria si sente solo il clangore delle spade che sbattono con forza l’una verso l’altra, con così tanta violenza che paiono essere sul punto di rompersi a ogni stoccata. Entrambi ansimano dalla foga. Jack è forte e veloce, ma Morgan è più aggressivo. È presto chiaro che se il primo combatte per portare a casa la pelle, l’altro mira a ferire, uno sguardo omicida dipinto sul volto. Il primo sangue a scorrere è proprio quello di Jack, quando un colpo particolarmente violento di Morgan gli procura un taglio sul fianco sinistro, facendolo vacillare. Gibbs sta già per segnalare la fine del duello, ma Morgan in tutta risposta gli punta la pistola addosso: “Non dirmi cosa devo fare imbecille, qua non siamo un branco di mammolette impressionabili.”
“È solo una ferita superficiale!” Minimizza Jack, nonostante il bruciore e il sangue che gli macchia la camicia.
“Così mi piaci Sparrow! Riprendiamo!” Il duello ricomincia, ancora più violento di prima.
Poco dopo, tocca a Jack segnare un colpo vincente, squarciando la gamba destra di Hawkins, facendolo ululare di dolore.
“Questo è da mammoletta!” Ghigna di rimando, ma paga a caro prezzo il suo umorismo. Morgan gli si fa contro con ancora più furore e ormai Jack può solo cercare di parare quei colpi violentissimi, senza riuscire a controbattere. Prima viene colpito pesantemente al viso con l’elsa della spada, poi un calcio lo manda a sbattere contro l’albero maestro, dove picchia con forza la testa. La ciurma di Hawkins è in visibilio, mentre la sua è senza fiato per la paura.
 
“Mamma, ha perso?” Mormora Henry preoccupato “Non voglio guardare…”
Per Elizabeth, che fino a quel momento è rimasta con il cuore in gola, torcendosi le mani dall’ansia, è troppo.
“Resta qui. Non guardare. Torno presto.” Intima a Henry. Prima che il bambino possa controbattere, afferra la spada, apre la pesante serratura e corre in direzione del ponte, un terribile presentimento che si fa strada dentro di lei senza lasciarla andare.  
“Ti è passata la voglia di ridere?” Lo schernisce ancora una volta Morgan, ma la sua voce gli arriva come se fosse molto lontano da lui. Jack sente la testa scoppiare, un senso di nausea che lo devasta, la vista annebbiata che fatica a mettere a fuoco, incapace di rispondere a tono.
Avverte una mano ghermirlo al collo con violenza, procurandogli altro dolore, rendendogli difficile anche respirare, alzarlo di peso e scrollarlo sadicamente. “Hai vinto. Mi arrendo.” Esala con uno sforzo sovrumano, disarmato, ferito, umiliato davanti a tutta la ciurma. “È questo che vuoi? Hai vinto.” Ripete, le mani alzate in segno di resa più totale.
“Sei un miserabile codardo.” Risponde con disprezzo Hawkins, lasciandolo cadere a terra come un pupazzo, dandogli le spalle.
Jack riprende aria in rantoli dolorosi, mentre il buon Gibbs e altri accorrono per aiutarlo a rimettersi in piedi.
“Tuttavia hai ragione…” Continua l’altro, senza guardarlo in faccia. “Sei ferito, non mi diverte più e non è mia intenzione eliminarti, non così facilmente perlomeno… Ma perché ti ricordi che abbiamo un conto in sospeso, lascia che ti dia un ultimo regalo.”
È una frazione di secondo. Hawkins mette in carica la pistola, si volta e spara rivolto a Jack, di nuovo in piedi, anche se malconcio.
“NO!” Elizabeth agisce d’istinto, senza pensare. Si para davanti a Jack un attimo prima che riecheggi lo sparo, di cui tuttavia avverte solo il rumore. “Elizabeth…” Mormora lui con un filo di voce.
Lei si volta, un flebile sorriso dipinto sul volto. “Credevi sul serio che gliel’avrei permesso?” Sussurra di rimando, prima che una scarica di dolore la investa. Si porta una mano allo sterno, poco sotto la clavicola, sente il sangue denso e appiccicoso macchiarle la camicia e la pelle.
Guarda Jack, gli occhi strabuzzati, il viso contorto in un misto di sofferenza e paura.
“E così mi hai mentito Sparrow… Porti una donna con te… E lasciamelo dire è anche molto carina…” Echeggia Hawkins, riprendendosi lui stesso dalla sorpresa per la piega che hanno preso gli ultimi eventi.
“Non curarti di me, pensa a lui.” Sussurra la ragazza, facendosi da parte.
“Lasciala fuori.” Sibila Jack furente, i pugni stretti così forte da farsi sbiancare le nocche, l’elsa della spada che gli spacca la pelle del palmo.
“La tua puttana ha ben più fegato di te.” Risponde crudele Morgan.
“Ora basta!” Il dolore e la rabbia fanno sì che Jack si scagli contro l’avversario con una forza e un furore mai dimostrato fino a quel momento, sorprendendo anche il nemico che viene ben presto sopraffatto e disarmato.
“Stai per uccidermi Sparrow?” Sghignazza Hawkins con sguardo da pazzo.
“Il gioco è finito. Vattene.” Sibila l’altro a un centimetro dal suo viso.
“Non ti libererai facilmente di me.” Gli sussurra Morgan prima di dirigersi zoppicando alla propria nave. Solo una volta che “La Sanguinaria” si allontana, la ciurma di Jack si sente abbastanza sollevata da esultare. “Ce l’ha fatta!” Grida Elizabeth, il pugno alzato in segno di vittoria, prima che la vista le si annebbi e, quasi senza rendersene conto, cada a terra con un tonfo sordo.
La camicia zuppa di sangue, il volto terreo. Non c’è molto tempo.

The Author's corner: Ehm ehm! Chi ancora naviga questi lidi avrà capito che la stesura di questa storia è anarchica almeno quanto i suoi protagonisti. Tuttavia, eccomi qui, a presentarvi l'antagonista di quest'avventura: chi conosce il mondo dei pirati non faticherà e ritrovare l'origine del suo nome e cognome. Manco a dirlo, Jack e i suoi sono ancora una volta nei guai... Anche se il perchè è ancora tutto da scoprire.
Confidando - sebbene con promesse da marinaio - di tornare qui sopra prima di un'attesa di mesi (il quinto capitolo è già chiaro nella mia testa, mentre il resto della storia ha un canovaccio, anche se tutto da imbastire), spero che i lettori silenziosi (o
vviamente altre recensioni e pareri sulla storia sono ben accette!) che passano di qua possano apprezzare questa storia, sebbene non necessariamente fan del pairing. E il povero Will? Non preoccupatevi, mi occuperò anche di lui.
A presto, mi auguro! Yo ho!
PS: Grazie in particolare a Fanny Jumping Sparrow e alle sue preziose opinioni. 
Charly  

  
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