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Autore: May Jeevas    30/10/2022    1 recensioni
Scorci delle vite di Arthur Kirkland e Alfred F Jones in 31 universi differenti. (HumanAU)
UsUk con accenni ad altre coppie.
Raccolta di ona shot, drabble e flash fic.
Avvertimenti e rating potrebbro cambiare durante la pubblicazione.
[Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it, lista PumpAU]
Genere: Angst, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU, Otherverse, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
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Alfred aprì la porta di casa, trovando il corridoio immerso nel buio. Solo dallo studio di Arthur si intravedeva una luce attraverso gli infissi della porta.
L’uomo sospirò, cercando di non fare rumore. Non voleva disturbare il compagno. Posò il soprabito e si tolse le scarpe e il cappello prima di dirigersi verso la cucina.
Tutto come aveva lasciato la mattina prima di uscire. Si chiese se Arthur avesse mangiato qualcosa. Preparò velocemente un sandwich, mise su il té, poggiò tutto su un vassoio e lo portò nello studio di Arthur. Aprì la porta piano, rischiando di inciampare nella pianta messa vicino alla porta.
Il compagno era seduto alla scrivania, la mano destra che impugnava la penna e la sinistra che reggeva il capo. Alfred gli posò il vassoio vicino e fece per salutarlo quando osservò meglio la posizione di Arthur.
Gli occhi chiusi, le labbra leggermente aperte, il capo appoggiato completamente alla mano.
Si era addormentato.
Alfred scosse la testa, e posò una mano tra i capelli biondi dell’uomo, accarezzandoli.
“Arthur?” sussurrò, accucciandosi accanto a lui.
Le sopracciglia folte di Arthur si aggrottarono e la palpebre sbatterono. Gli occhi misero a fuoco i fogli davanti a lui, e girandosi vide il fidanzato. Sbadigliò, appoggiandosi di più al tocco di Alfred tra i capelli.
“Hai mangiato qualcosa?” l’uomo indicò il vassoio, avvicinandolo.
Arthur scosse la testa, e imbronciò il labbro.
“Non trattarmi come un bambino, so prendermi cura di me stesso. Non avevo fame.”
Alfred alzò gli occhi al cielo, ma non smise di accarezzare i capelli di Arthur.
“Ora ne hai?” domandò.
Arthur annusò l’aria e gli occhi individuarono il tè.
“No. Ma il té lo bevo. Grazie, Alfred.” si tirò su, la schiena più dritta e prese la tazza tra le mani, quasi come a volersi scaldare.
Alfred prese una sedia e si sedette di fianco, sorridendogli.
“Come va con la scrittura?” sapeva che era un argomento spinoso, ma era pronto ad affrontare il malumore del compagno.
Arthur si imbronciò.
“Un po’ meglio, ma ancora vado a rilento. Ho queste scadenze che non mi danno tregua…” mormorò mentre sorseggiava il té.
Alfred gli pose una mano sul ginocchio.
“Hey, capita anche ai migliori scrittori. Non crucciarti troppo e scrivi come solo tu sai fare. Hai un dono, e anche se adesso lo senti lontano da te non vuol dire che ti abbia abbandonato.”
Arthur ringraziò mentalmente per quelle parole, e rivolse ad Alfred un sorriso pieno di gratitudine.
“Sento le aspettative del primo libro e temo di deludere i lettori se non sono all’altezza.” confessò, pronunciando per la prima volta le paure che lo tormentavano.
Alfred annuì, comprensivo. “Il mondo che hai creato per questa saga è magico, Arthur. So che ne sarai il perfetto narratore.” ed era vero. Aveva letto il primo libro in anteprima e lo aveva adorato, lui che di solito preferiva altri generi. Non si era stupito quando era diventato un best seller a livello internazionale. Non quanto Arthur, che ancora non si capacitava del successo, e la tensione lo aveva portato a un blocco dello scrittore. Ma Alfred era sicuro che bastava solo un po’ di supporto e di ritrovare la fiducia in sé stesso. E il supporto non sarebbe mai mancato, questo era certo.
Arthur si alzò, posando la tazza sul vassoio.
“Vado a cucinare qualcosa per te, ho bisogno di distrarmi un attimo e di sgranchirmi le gambe.”
Alfred fu subito in piedi.
“No, no, no, lascia stare, mi cucino io qualcosa, non preoccuparti…”
Gli occhi di Arthur lo fissarono, perforandolo come schegge si smeraldo.
“Alfred F. Jones. Mi stai dicendo che non ti fidi della mia cucina?”
Alfred ingoiò a vuoto, e ci mise quel secondo di troppo a rispondere. Inseguì Arthur in cucina, dove l’inglese posò malamente il vassoio sul tavolo, prese la tazza e allungò il sandwich.
“Molto bene. Allora mangiati sto panino ipercalorico, io lavo la tazza e me ne vado a letto. Magari sogno qualche idea per il libro e per torturare il personaggio basato su di te!” esclamò, alzando il naso all’insù in una piccola smorfia degna del più aristocratico Lord inglese.
Alfred sorrise. Arthur non sapeva cucinare. E lo sapeva. Amavano scherzare su questa sua mancanza. Si avvicinò al lavello e abbracciò il compagno da dietro. Questi si dimenò per un secondo, prima di cedere e abbandonarsi all’abbraccio. Lasciò che la schiena aderisse al petto dell’altro, il capo si abbandonò sulla spalla, girato verso il collo.
“Tanto lo so che non mi uccideresti mai nel suo libro.” tentò Alfred, posandogli un bacio sulla fronte.
Arthur ghignò.
“Oh, non credere. Noi scrittori siamo perfidi con i personaggi che più amiamo…”

 


Angolino di May
E sempre più all’ultimo… ma dettagli.
Ho voluto immaginare Arthur scrittore con alle prese il male per eccellenza: IL BLOCCO. E ci ho infilato un po’ di tenerezze perché non guasta mai, giusto? Spero solo non faccia troppo schifo.
Al solito, critiche costruttive e pomodori marci sono ben accetti.
Mata ne!

   
 
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