Serie TV > Stranger Things
Segui la storia  |      
Autore: absenthium    01/11/2022    0 recensioni
"Il primo giorno di scuola media Ed ha un brutto tagli di capelli e la vecchia camicia di suo padre che pende sulla sua figura magra. Solo una settimana prima era alla discarica fuori città, e papà gli stava insegnando come rubare una macchina."
[...]
"Non lo odio. E non sono arrabbiato, sono dispiaciuto. Ma credo che tu sia arrabbiato, E dovresti esserlo."
[...]
"Eddie. Come quel tizio con la chitarra."
O: la guida di Eddie Munson al trovare ciò che si è, ed esserlo per ripicca.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Eddie Munson, Nuovo personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
i.
Il primo giorno di scuola media Ed ha un brutto tagli di capelli e la vecchia camicia di suo padre che pende sulla sua figura magra.
La scuola è brutale: questo l’ha imparato. Dimentica di rispondere all’appello degli insegnanti, il che fa ridere tutti gli altri. Siede in fondo all’aula così come siede solo a pranzo – piccolo, silenzioso, tenendo ogni movimento sepolto sotto il tavolo o nei suoi vestiti troppo grandi per allontanare gli sguardi.
Così come è stato seduto fuori dalla roulotte la notte prima, mentre papà gli tagliava i capelli, ciocche già corte che gli cadevano in faccia e sulla maglietta e che lì restavano, anche se la mano del padre tentava di tanto in tanto di scrollarglieli di dosso con mosse decise. Aveva tenuto la testa di Ed chinata in avanti fino a che non gli aveva fatto male il collo, ed ogni volta gli ci voleva molto a finire. L’operazione risultava sempre in una rasatura scomposta che mostrava il suo scalpo chiaro al sole e al mondo, e che lo faceva sembrare malato, e ancora più minuto. Gli rendeva anche impossibile nascondersi, così che tutti vedessero chi era: un ragazzino smunto con un taglio di merda, figlio di un padre di merda.
Passa a pranzare in bagno dopo una settimana – di solito è giusto un panino o gli avanzi della cena, perciò ingoiare il tutto è questione di minuti, e gli resta il tempo di considerare i graffi sul pavimento di linoleum. Solo una settimana prima era alla discarica fuori città, e papà gli stava insegnando come rubare una macchina. Il trucco, aveva detto, mostrandogli le viscere di macchine antiche che nessuno si era mai preoccupato di reclamare, è nei cavi. C’è solo una possibilità, gli ricordava, o gli allarmi manderanno la cosa a puttane, così con cavi intrecciati, tenuti assieme dalle dita callose che guidano le mani di Ed, troppo familiari per sembrare gentili, è così che gli dice, ecco, aspetta, non lì, vai così, figliolo, è questo.
Riesce a far partire il motore al primo tentativo – fortuna del principiante, la chiamano, così camminano fino al supermercato e papà gli compra delle caramelle. Il giorno dopo sono di nuovo alla discarica e lui non ci riesce, non importa quanto provi.
Suo padre impreca e quasi grida e non lo guarda ma Ed la sente, la delusione, ne sente il sapore e ha la vergogna che gli opprime i polmoni.
 
Hanno un Walkman che era di sua madre, prima che se lo lasciasse alle spalle assieme a loro due. Non lo rende qualcosa di sacro, solo qualcosa che non appartiene a nessuno, così lo prende senza permesso e lo nomina suo, assieme alle cassette che non ascoltano più. Registra sopra vecchi rumori – la sua voce, canzoni dalla radio- etichetta i nastri con la data, e non li riascolta mai.
Salta fuori che è un bravo ladro d’automobili. È questione di pratica. I cavi mutano in un mare elettrico di comprensione, fili rossi tagliati, uniti, la radio che s’accende gracchiando. I cavi d’avvio pronti a bruciarlo, lampi bianchi tra di loro, il motore che parte. È questione di pratica, ma Ed è anche nato fortunato: le sue dita sono svelte, il suo tocco leggero.
Il moto d’orgoglio negli occhi di suoi padre nasconde sempre qualcosa. Ed non sa come sentirsi.
 
Edward Munson viene arrestato a gennaio per aver attaccato briga da ubriaco con una manica di liceali fuori da un bar. Gli sbirri vengono a prenderlo, alzando gli occhi al cielo, perché è qualcosa di frequente, e l’unica differenza è che stavolta Ed è con lui.
Ci sono cose a cui è abituato: suo padre che non torna o che torna con giorni di ritardo, aspettarlo e sapere dov’è stato, anche se nessuno gliel’ha mai detto.
È un brutto genere di nuovo. Passa la notte dietro le sbarre rannicchiato contro il padre, ascoltando il suo russare e la tosse incessante della guardia, perché gli sbirri non sapevano cosa fare di lui e per questo hanno deciso di portarselo dietro. Per dargli un’idea di come sarà.
La mattina dopo zio Wayne arriva a pagargli la cauzione. Ha un volto duro, gli occhi stanchi come se non avesse dormito un solo giorno nella sua vita o come se il sonno non fosse mai stato abbastanza. Non dice nulla.
Quando escono dal distretto, Edward Munson avvolge un braccio attorno le spalle del fratello.
“Wayne, amico, grazie, eh.”
“Chiudi quella cazzo di bocca, Edward.”
Wayne è l’unico a chiamarlo così. Per i più, suo padre è solo Ed, quindi lui è il figlio di Ed, o il suo ragazzo, un’estensione di tutto ciò che è suo padre, il che significa che sarà come lui, un giorno.
Zio Wayne è sempre arrabbiato. Ed pensa di star iniziando a capire perché.
 
A febbraio, le notti si fanno più calde. Le passa fuori dalla roulotte, seduto su una sdraio e ascoltando la radio. È un martedì, quando trova la canzone.
Le note distorte della chitarra elettrica lo lasciano incantato, la sua mente che corre tra universi di pensiero. Pensa, dovrei prendere il registratore, pensa, avrò bisogno di riascoltarla, ma non può muoversi, può a malapena respirare per paura di soffocare la canzone.
Aspetta, muto, il lungo assolo che gli si srotola attorno, e come niente finisce, meno di un paio di minuti. È cosciente della voce del conduttore come si è coscienti di un sogno che fugge, ma scopre un titolo per il risveglio che si sente nelle ossa. Eruption.
Ed fissa il buio, occhi spalancati. Dev’essere successo qualcosa.
 
Suo padre viene arrestato di nuovo a giungo. Ed passa la prima settimana di vacanza a spostare le sue cose a casa di Wayne. Sa che suo padre non tornerà. A quel punto ha scordato la canzone, ma non il senso di chiarezza, di uno scopo, la scoperta di una ragione nascosta nel suo corpo.
Si addormenta con la consapevolezza, e ne domanda il nome.
 


note:

Eddie è l'unica parte della quarta stagione sulla quale non ho nulla da ridire, e chi mi conosce sa che ho sempre da ridire su tutto. L'ho conosciuto in coincidenza dell'inizio della mia fase metal, quindi lo chiamerei destino.
Questa storia l'ho scritta in inglese, e la trovate su ao3. L'ho tradotta in un disperato tentativo di costringermi a continuarla, e chissà, forse potrei persino farcela. Il titolo è da the best ever death metal band out of denton dei Mountain Goats; il titolo in fase di lavorazione era farsi adottare da zii e da varie lesbiche. Che è un riassunto piuttosto preciso. La canzone menzionata è Eruption dei Van Halen, uscita nel '78, quando Eddie avrebbe dovuto avere sui dodici anni. Penso si sia notato che, in questo capitolo, lo chiamo Ed: giuro che c'è una ragione.
Speriamo bene.

E.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Stranger Things / Vai alla pagina dell'autore: absenthium