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Autore: Hana S    02/11/2022    0 recensioni
Per 10 anni Bruno è rimasto rinchiuso fra le mura della Casíta, doveva proteggere la nipote e l’unica soluzione fu sparire e nascondere a tutti ciò che aveva visto. Lasciò indietro la sua vita e la donna che amava: Anita. Ma lei non l’avrebbe mai dimenticato e dopo tutti quegli anni il loro amore non era svanito.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 8 – La famiglia si allarga

Alegra seduta nel letto, con vestiti puliti e caldi addosso mangiava l’arepa che Julieta le aveva portato, stava molto meglio, almeno nel fisico. «Alegra, vuoi che chiamo tua mamma?» le disse dolcemente la donna accarezzandole i capelli, ma la ragazza scosse la testa. «Julieta, per favore … di a Camilo di venire da me» a questa richiesta la donna rimase un po’ perplessa, aveva percepito che c’era simpatia fra i due, ma vista la richiesta di Alegra, probabilmente era un legame più profondo. «Glielo dirò» e uscì dalla stanza.

Poco dopo entrò Camilo, Alegra cominciò a piangere e singhiozzare non appena lo vide, il ragazzo corse ad abbracciarla, stringendola a sé «Credevo di averti persa» anche lui fu colto da un’emozione forte, sentiva nel petto un gran dolore, cosa avrebbe fatto senza di lei? «Alegra, perché volevi andartene. Ho fatto qualcosa di sbagliato?» Alegra tremò e si allontanò da Camilo, teneva stretta nei pugni la sua ruana e lo guardava spaventata. «Alegra mí amor, ti supplico dimmi cosa è successo» Camilo le accarezzava dolcemente le braccia cercando di calmarla.
«Dobbiamo andare via Camilo, subito!» detto questo si alzò in piedi, per poco non cadde a causa dell’abbassamento di pressione, il ragazzo riuscì ad afferrarla e si sedette per terra con lei fra le braccia. Alegra tremava ancora e Camilo era sempre più preoccupato «Amore mio, ti prego, parlami! Cosa è successo da averti ridotta così?» le diede un bacio fra i capelli e poi appoggiò la sua fronte su quella di lei, teneva gli occhi chiusi ricacciando le lacrime indietro, non l’aveva mai vista così spaventata.

«Sono incinta …» disse con un filo di voce Alegra, si strinse a Camilo piangendo sul suo petto. Il ragazzo sentì il cuore saltargli in gola, si alzò prendendo Alegra in braccio e adagiandola sul letto, le rimboccò le coperte sorridendo e le diede un dolce bacio sulle labbra «Allora devi riposare mí amor» si coprì il volto, nascondendo le lacrime che si affacciavano ai suoi occhi, poi guardò la ragazza «Sono così felice Alegra» le diede ancora un bacio «Sei sempre stata così bella?» continuava a baciarla e a fare domande o affermazioni stupide in preda all’euforia. «N-non sei … arrabbiato?» chiese invece lei, stranita e preoccupata.
«Arrabbiato!? Alegra, tu mi farai diventare padre e io non potevo desiderare donna migliore per essere la madre dei miei figli!» la tirò a sé abbracciandola e riempiendola di baci. «M-ma, le nostre fa-famiglie» le si formò un nodo in gola «Cosa diranno?» abbassò lo sguardo e cominciò a piangere. Camilo le prese il volto fra le mani e lo sollevò, con i pollici le asciugò le lacrime «Penso io a tutto il resto, tu occupati di te stessa e del bambino» poi con una mano andò ad accarezzarle il ventre «Tu laggiù, fai il bravo con la mamma, non farla stancare troppo!» e aggiunse «Non vedo l’ora di conoscerti». Aiutò Alegra a stendersi e le diede un altro bacio.

«Alegra, vuoi sposarmi?» stringendo la mano di Camilo, la ragazza annuì «Si!».
«Ora riposa» Camilo lasciò la stanza, con nuovo ardore in petto.

Arrivato in fondo alle scale, chiese alla madre di Alegra di raggiungerla nella stanza, ma fermò Jaime dicendo che voleva parlargli. Mentre Julieta accompagnava la donna dalla figlia, Camilo portò Martín, il padre di Alegra, in disparte, ma non lontano dagli altri e cominciò a parlargli. Nel chiacchiericcio generale, pochi fecero caso ai due, fino a che Dolores si voltò di scatto «No, la prego!» e corse verso il fratello; Jaime lo aveva preso per il colletto della camicia, sollevandolo da terra, era furente, mentre Camilo cercava di rimanere tranquillo. Andarono a separarli, Jaime si allontanò per sbollire e Camilo si sistemava ben consapevole di averla appena scampata bella. Dolores lo guardava con apprensione «Ho sentito tutto» Camilo la guardò sorridendo «Non ho intenzione di rimangiarmi la promessa che ho appena fatto» Martín era davanti a lui quando pronunciò questa frase e incrociò le braccia «Molto bene! Ma se a mia figlia capiterà ancora qualcosa che la metta in serio pericolo, non sperare di passarla liscia … Camilo» il nome del ragazzo fu pronunciato con un tono diverso, più profondo e incisivo «Avete il mio permesso, potete sposarvi» calò il silenzio fra i presenti, Mirabel euforica corse ad abbracciare il cugino, mentre Anita con in braccio Estella e seguita dai due gemelli andò a dare la notizia alla nipote, nella stanza al piano superiore.

Nel giro di un mese fu organizzato il matrimonio; Camilo guardando Alegra percorrere la navata vestita da sposa fu preso da un’emozione incontrollabile, passo tutta a funzione a guardare sua moglie e solo quando il prete lo riprese, si accorse di aver involontariamente preso le sembianze di Alegra. Mentre uscivano dalla chiesa Alegra gli sussurrò: «Si vede per caso la pancia?». Lui le sorrise: «Anche se fosse? Sei così bella che nessuno ci farebbe caso» Alegra sorrise e distolse lo sguardo, era completamente rossa.

Anche Alegra andò a vivere a casa Madrigal, rallegrando non solo la vita di Camilo, ma anche quella di tutto il resto della famiglia, con la sua parlantina allegra, la risata cristallina e il candore della sua stessa persona. Poi un giorno «Io e Alegra abbiamo deciso di trasferirci» Camilo fece questo annuncio durante una cena in famiglia, lasciando tutti di stucco, anche Alegra disse la sua «Non crediate che non mi trovi bene, mi avete fatto sentire a casa dal primo momento, ma vorrei creare una mia casa … qualcosa di solo nostro» disse queste ultime parole guardando dolcemente Camilo e prendendolo per mano. Si creò una nube temporalesca sopra tutti loro, ma svanì quando Pepa in lacrime, corse in camera sua, questa volta non fu semplice nemmeno per Félix calmare la moglie e fu lo stesso Camilo ad andare dalla madre con una tazza di caffè fumante in mano: «Mamá?» ma Pepa non si mosse «Mamá, sono io, il tuo Camilo!» detto questo, Camilo vide la madre voltarsi e cominciò ad assumere le sembianze dei famigliari imitandoli, Pepa rise di gusto e prese qualche sorso del caffè che il figlio le aveva preparato.
«Perché volete andarvene?»
«Mamá, qui sarò sempre a casa ogni giorno della mia vita, ma con Alegra voglio qualcosa di solo nostro, anche se vuol dire lasciare Casíta e poi …» Camilo si sedette vicino a Pepa e prese la mano della madre nella sua «Verrò a trovarvi tutti i giorni, insomma dovrò pur mettere in ordine la mia stanza una volta ogni tanto, altrimenti …» Camilo assunse le sembianze di Félix, prendendolo in giro ripetendo le cose che solitamente gli diceva per riprenderlo a proposito del disordine che lasciava in camera sua

Nel giro di pochi giorni Alegra e Camilo andarono a vivere da soli godendosi la vita da sposini, fino al compimento dei mesi di gravidanza quando nacque Helena e nonostante le difficoltà nel prendersi cura di un neonato, la loro vita si tinse di altre meravigliose sfumature.
Trascorse del tempo e giunse per Pedro e Martín il giorno di ricevere il loro dono, era tutto pronto e perfetto, tutti i cugini più grandi si erano adoperati per rendere la serata speciale. Dolores trasportava due ceste con i fiori, ma sembravano pesantissime, le appoggiò e si sedette sulla sedia che Casíta aveva fatto arrivare per lei. Mariano si avvicinò dandole un bacio sulla fronte: «Come stai oggi?» chiese dolcemente accarezzandole la pancia, mancava solo un mese. «Un po’ stanca, oggi si è fatto sentire molto! Sembra percepisca l’aria di festa!».

Quella sera, tutto era pronto, i gemelli in fondo al patio, nei loro vestiti bianchi, si preparavano a raggiungere le loro porte. Pedro avanzò di un passo, ma si accorse che il fratello non si muoveva.
«Martín, andiamo» gli sussurrò tendendogli la mano, sapeva qual era la preoccupazione del fratello, temeva di non ricevere un dono, oppure che si rivelasse qualcosa di troppo pesante da portare, come quello del padre.
«Qualunque cosa sia, non ti lascerò mai solo!» Pedro sapeva sempre far nascere un sorriso sul volto del fratello, e si fidavano ciecamente l’uno dell’altro, Martín prese la mano del fratello e raggiunsero le loro porte. La nonna li attendeva con il sorriso sulle labbra, che si tramutò in pianto di gioia non appena le porte presero forma davanti a loro.


«Pedro!» zia Julieta si voltò verso le due arepas che fluttuavano nell’aria, ma non se la sentì di rimproverare troppo quel piccolo monello. Raggiunta la porta di casa, comparve la persona che si era resa colpevole di quel furto, Pedro amava il suo dono dell’invisibilità; corse giù per la collina fino in paese per raggiungere il fratello. Martín era alle prese con il telaio di una signora, chiuse gli occhi e riaprendoli questi assunsero una colorazione turchese; scompose nella sua mente tutte le parti di quell’attrezzo e vide dove stava il guasto, prese dalla sua borsa degli attrezzi gli arnesi giusti e sistemò il danno.

«Fatto segñora Lopez, come nuovo!» mettendosi al lavoro, la donna notò subito che il suo telaio funzionava a meraviglia e ringraziò il piccolo dandogli delle pannocchie arrostite. Martín lasciò casa Lopez dirigendosi verso Casíta e si fermò a metà strada voltandosi «è inutile fratellino, fai troppo rumore!» Pedro comparve imbronciato davanti a lui, con le arepas ancora in mano, fece spallucce e diede al fratello metà della sua refurtiva e l’altro gli diede una delle pannocchie. Raggiunsero un luogo fra gli alberi da cui si godeva una bella vista del paese e della Casíta, sedendosi sulle rocce e consumando la loro merenda.
«Martiño, il tuo fofere è fantasfifo!» disse Pedro a bocca piena «Fuffi ti aforano!».
«Che razza di nomignolo è?» rise Martín «E poi avrei preferito il tuo, si addice più a me» il bambino pensava che sarebbe stato bello poter sparire e non essere visto, era molto timido come il padre, ma grazie al suo potere si trovava al centro dell’attenzione, visto che si era rivelato molto utile.
Pedro ingoiò l’enorme boccone che teneva nella bocca: «Ma scherzi?! Sei fantastico fratellino! Solo una cosa, come fai sempre ad accorgerti quando mi avvicino? Sei l’unico che non riesco a spaventare!». Martín sorrise e porse metà della sua arepa al fratello, visto che non le aveva tolto gli occhi di dosso: «Sono il tuo fratellino!» rispose semplicemente il piccolo, non c’era una vera spiegazione, solo che lui sapeva esattamente cosa ronzava in quella testa matta meglio di chiunque altro.


«Papá, guardami! Voloooooooooo!» alla voce della piccola Estella, Bruno si voltò preoccupato, la figlia effettivamente fluttuava nell’aria, il suo bel vestitino verde smeraldo svolazzava ovunque e lui sapeva bene il perché: «Pedro … fai attenzione!» disse sconsolato.
«Tranquillo papá, la tengo!» mai parlare troppo presto! Pedro inciampò cadendo con Estella sul pavimento, la piccola si mise a sedere con le lacrime agli occhi, mentre il fratello la guardava impietrito. Toccandosi il labbro Estella sentì un piccolo taglio e guardandosi le dita sporche di sangue cominciò a singhiozzare; Bruno corse da lei prendendola in braccio: «Su tesoro, adesso tía Julieta ti guarisce» porse la mano anche al piccolo furfante, ma con un’espressione più seria, non era la prima volta che giocando con la sorellina si facevano male.

Julieta curò i bambini, Estella si asciugò gli occhi e corse in braccio al papà, mentre Pedro rimase in silenzio a guardare le sue ginocchia sbucciate sanarsi miracolosamente. «Pedro, dopo vai in camera tua e aspettami lì!» ordinò Bruno serio e il piccolo annuì, il padre lasciò la cucina, ma Pedro tardava ad allontanarsi.
«Mí Pedro, cosa succede?» chiese dolcemente la zia sedendosi vicino a lui, il bambino sentì un nodo alla gola e gli si annebbiò la vista. «Non volevo …» tirò su col naso «Fare del male a Estella!» Julieta accarezzò i suoi folti capelli ondulati e neri.
«Lo so mí amor, ma papà te lo ha detto tante volte di stare attento, non solo per tua sorella, anche per te stesso» il bambino si gettò tra le braccia della zia, piangendo sul suo grembo. Julieta gli sistemo la ruana verde, poi lo accompagnò fino alla sua stanza dove Bruno lo aspettava con la porta aperta, il piccolo abbassò la testa ed entrò.

Sospirando Bruno guardò la sorella «Ha pianto?» domandò con una punta di apprensione. «Si, lo sai che non lo fa apposta a mettersi nei guai. Sa di aver sbagliato, non essere troppo severo» Julieta si allontanò, Bruno scompigliandosi i capelli entrò nella stanza, Estella e Martín erano bambini generalmente tranquilli e ubbidienti, ma la vivacità di Pedro lo portava spesso a cacciarsi nei guai. Bruno non aveva intenzione di essere troppo severo, né di usare le maniere forti, non era da lui; ma voleva che il figlio capisse che doveva prestare più attenzione.
Pedro era nel letto, nascosto sotto le coperte, gli oggetti nella camera continuavano a sparire e cambiare posizione, segno che il bambino aveva qualcosa che non andava.
Bruno si sedette ai piedi del letto, incerto su cosa fare: «Pedro?» scostò leggermente le coperte e nonostante il piccolo si fosse reso invisibile, si poteva udire chiaramente che stava piangendo.
«Pedro, fatti vedere» disse dolcemente Bruno, il piccolo ricomparve e si mise a sedere accanto al genitore, sempre singhiozzando. Bruno aspettò che si calmasse e gli accarezzò la testa: «Avete fatto un bel volo tu ed Estella!» il piccolo annuì «Quante volte ti abbiamo detto di stare attento?» Pedro si guardava i piedi, sapeva la risposta e sapeva di non essere stato attento.

«Non voglio che tu smetta di giocare con tua sorella, ma devi fare più attenzione, anche se c’è zia Julieta, io e la mamma non vogliamo che vi facciate male» Bruno trasse un profondo respiro, ne avevano parlato lui e Anita, ma ora doveva mettere in atto la loro decisione «Pedro, per un po’ starai in punizione. Uscirai di casa solo con me e la mamma e per il resto del tempo starai in camera tua» Bruno cercava di non far tremare la sua voce, non era bravo a fare il duro, soprattutto con i figli.
«Papà …» Pedro continuava a tenere lo sguardo sul pavimento «Verrai, almeno tu, a giocare con me?»
«Certo mí vida …»
«Con i topini?»
«Si, e creeremo storie fantastiche, vedrai» padre e figlio si abbracciarono, niente al mondo poteva intaccare il loro legame.

«Dolores, papà non ha sculacciato Pedro, vero?» chiedeva Estella con apprensione, e dal viso di Martín si poteva capire che anche lui era teso.
«No piccoli miei! Vostro fratello è solo stato messo in punizione, e per un po’ non potrete giocare con lui, ma tutto si sistemerà alla fine» disse la cugina più grande cullando il piccolo che teneva fra le braccia, che con un vagito catturò l’attenzione dei due bambini.
  
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