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Autore: MaryFangirl    02/11/2022    0 recensioni
Camilo non ha mai pensato di conoscere suo zio Bruno. Gli è stato insegnato che Bruno è un orco, più una leggenda che un membro della famiglia. Quando Bruno torna, Camilo scopre che non è affatto come pensava che fosse. Questo Bruno, quello vero, è gentile e serio, goffo e desideroso di compiacere, e un partner ideale per guardare telenovele.
Camilo inizia a preoccuparsi quando la sua amicizia con lo zio gli fa pensare che ci sia qualcosa di più tra loro.
[Bruno/Camilo]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Bruno Madrigal, Camilo Madrigal, Dolores Madrigal, Mirabel Madrigal
Note: Lime, Traduzione | Avvertimenti: Incest
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Bruno era tornato, o almeno così Camilo aveva saputo. Non uscì dalla sua stanza dopo quel giorno.
 
Rimaneva a letto per la maggior parte del tempo, fissando il soffitto mentre i suoi pensieri gli impedivano di addormentarsi. Quando non sopportava più di stare a letto, si alzava per fissarsi in uno dei tanti specchi. Era difficile trovarsi in una stanza circondato da immagini di se stesso, quando era l’ultima persona al mondo che voleva vedere. Quindi, si trasformava in altre persone. Abuela, Mirabel, Antonio e Mariano e un assortimento casuale di abitanti del villaggio. Era di aiuto vedere il proprio corpo assumere forme diverse, fingere di essere qualcun altro, ma sapeva che sotto la facciata c’era sempre lui. Pur avendo il potere di essere chiunque altro, non poteva cambiare il proprio cervello.
 
Vari membri della famiglia cercarono di convincerlo a uscire, ma tutti fallirono. Zia Julieta iniziò a lasciargli i pasti fuori dalla porta per non farlo morire di fame. Camilo mangiava a malapena, lasciando i piatti mezzi pieni fuori.
 
Dopo tre giorni, Camilo finalmente fece entrare Mirabel. Sapeva essere molto convincente e quando si fissava su qualcosa, spesso non si fermava fino a ottenere ciò che voleva. Aveva passato tre giorni a bussare alla porta di Camilo, cercando di infastidirlo con canzoni stonate. Camilo le permise di entrare solo per smettere di torturare Dolores.
 
Mirabel si insinuò con cautela, come avvicinandosi a una tigre addormentata. Era normale che pensasse a lui come a un predatore.
 
“Come va, cugino?” chiese, facendo il possibile per sembrare spensierata. Camilo non riuscì a costringersi a rispondere. Tornò nel letto e si tirò le coperte sul viso. Non voleva che Mirabel lo vedesse. Anche se conosceva il suo segreto, si vergognava troppo anche solo di guardarla negli occhi.
 
“Sai” disse con cautela, “manchi a tutti”
 
“Non sarebbe così se sapessero cosa ho fatto” disse infine.
 
“E cos’hai fatto?” si sedette sul letto, spingendo Camilo per farsi spazio. Camilo non aveva energia per irritarsi. “Bruno ha avuto una visione. Tutto qui. Non si è avverata. E non puoi controllarla”
 
Da lì, tutto uscì fuori come un allagamento. Camilo le raccontò dei sogni, di Serena, di cos’aveva fatto in campeggio, di essere sgattaiolato dietro i muri, di aver finto di essere Esteban. Non tralasciò alcun dettaglio, per quanto vergognoso o privato. Probabilmente erano fin troppe informazioni, ma aveva bisogno di parlarne. Aveva bisogno che lei sapesse che lui era una brutta persona.
 
Mirabel ascoltò pazientemente, assorbendo tutto. Non sembrava disgustata, solo comprensiva.
 
“Sei solo un ragazzino innamorato, Camilo. Tutti fanno cose stupide quando sono innamorati”
 
“L’ho violato!”
 
“Beh...” fece Mirabel, ridacchiando mentre si grattava il collo, “in parte. La storia del campeggio era piuttosto brutta. Ma non sei una cattiva persona per questo. E gli hai detto che ti sentivi in colpa. In senso generale. Forse dovresti dirgli di questa cosa specifica. Ma non l’hai forzato, e non vuoi farlo. Conta qualcosa, no?”
 
Camilo gemette quando all’improvviso realizzò qualcosa. “Dolores lo sa”
 
Mirabel scrollò le spalle. “Lo sa da tempo”
 
Camilo si mise a sedere. “Cosa? Come lo sai?”
 
“Le avrei parlato” fece, apparendo mortificata.
 
“Ovviamente” Camilo non poteva arrabbiarsi. Sarebbe stato sbagliato aspettarsi che Mirabel si tenesse tutto dentro da sola, e in una casa senza segreti era inevitabile che Dolores sapesse tutto. “Cos’ha detto?”
 
“Non le piace”
 
“Lo so”
 
“Ma mi ha detto che sta imparando a gestire i suoi sentimenti al riguardo. E che lo sa da più tempo di me”
 
Camilo si mostrò riluttante. “Come?”
 
Mirabel arrossì e si guardò le mani. “Ha detto che sei...ehm...non sei silenzioso. Di notte”
 
Dio, Camilo avrebbe potuto morire all’istante. Sua sorella l’aveva sentito mentre si masturbava. Aveva emesso dei suoni? Aveva detto il nome di Bruno? E lei lo sapeva da tutto quel tempo.
 
“Perché non ha detto niente?”
 
“Ha pensato che sarebbe stato meglio che la risolvessi da solo”
 
Logico. Era ovvio che Dolores non si facesse coinvolgere troppo, probabilmente sentiva ogni sorta di scandaloso segreto. Tuttavia, si sentiva disgustoso sapendo che da così tanto tempo Dolores sapeva di lui e della sua cotta. Probabilmente lo odiava. Non poteva pensarci ora, però. Se avesse aggiunto un altro strato di senso di colpa, sarebbe affondato.
 
Mirabel proseguì. “Devi parlare con Bruno”
 
“No”
 
“È uno straccio! È esattamente come quando era uscito la prima volta dalle mura. Ma non permette a nessuno di toccarlo, ora. Mangia a malapena, parla a malapena. È un miracolo che scenda di sotto per come continua a guardarsi alle spalle, come se qualcosa apparisse da un momento all’altro per assalirlo”
 
“Non capisci, Mira? Ha paura di me”
 
“No. Ha paura di perderti. Parla con lui” Mirabel quasi lo spinse fuori dal letto. “Esci. Adesso. Va’ a parlare con lui”
 
Lo portò fuori dalla stanza e nel corridoio. Poi rientrò e Camilo sentì la porta che si chiudeva.
 
“Ehi!” esclamò arrabbiato.
 
“Non tornerai qui finché non gli avrai parlato!”
 
Camilo borbottò e bussò, ma fu inutile. Mirabel lo sovrastò cantando a voce alta e incredibilmente stonata.
 
Arrendendosi, rimase in corridoio, incerto su cosa fare, finché non vide qualcuno con la coda dell’occhio.
 
“Bruno?”
 
Bruno tossì, poi si diresse velocemente nella sua stanza.
 
“Aspetta, per favore!”
 
Lo raggiunse rapidamente e, con sua sorpresa, Bruno si fermò. Sembrava stare peggio che mai. Le sue occhiaie erano peggiorate ed era pallido, come malato.
 
“Ciao” disse con occhi sbarrati.
 
Camilo sospirò. “Possiamo parlare?”
 
“Sono, uh, occupato”
 
Camilo lo guardò con occhi imploranti. “Per favore?”
 
“Okay”
 
Camilo si stupì. Immaginò che Bruno fosse troppo stanco per litigare e lo capiva. Lo era anche lui. Ma Mirabel aveva ragione. Quella faccenda doveva finire, e poteva accadere solo se avessero parlato. Bruno li condusse nella sua stanza, guardandosi intorno nervosamente. Salirono in camera sua, in silenzio. Poi rimasero lì, a guardarsi.
 
Camilo fu il primo a parlare. “Mi dispiace, zio. Possiamo tornare a com’era prima? Prometto che non parlerò mai più dei miei sentimenti. Rivoglio solo il mio amico”
 
Bruno piangeva. Camilo indietreggiò, sconvolto. Non aveva mai visto suo zio piangere, tranne che davanti a qualche scena di telenovela molto toccante. Era bizzarro. Non riteneva che suo zio fosse stoico, non in senso tradizionale, ma nonostante quello che aveva passato, Bruno non piangeva mai.
 
“Sono io che devo scusarmi”
 
Camilo lo guardò e il suo cuore si spezzò ancora una volta. “No, no, ti prego, smettila di incolpare te stesso per i miei stupidi pensieri. Tu non hai fatto niente”
 
“Sì, invece”
 
Voleva avvicinarsi, vedere Bruno per davvero, ma aveva paura di come suo zio avrebbe reagito. Non voleva che scappasse di nuovo. Così si tenne a distanza, per quanto permetteva la stanza.
 
“No, non è vero. Incolpi sempre te stesso. Ma non puoi prenderti la colpa di quello che faccio. Dipende da me, solo da me”
 
“Camilo” Bruno deglutì, senza incrociare i suoi occhi. Fece un passo indietro. Camilo vide quanto sembrava spaventato. Gli faceva male sapere che Bruno aveva paura di lui. “Io ho fatto qualcosa”
 
Camilo era confuso. “Le tue visioni non sono colpa tua. Non crei il futuro, lo vedi e basta”
 
Bruno sospirò. Poi, iniziò a parlare. Molto. E Camilo ascoltò.
 
“Sai, non ho mai conosciuto tuo padre. Quindici anni dopo che il miracolo aveva trovato Abuela, incontrò qualcun altro, si sposò ed ebbe me. Quella storia non funzionò e lui se ne andò prima del mio primo compleanno. Non so cosa facesse, da dove venisse, che aspetto avesse. Che suono avesse la sua voce. Probabilmente hai notato che non abbiamo fotografie. Di lui so solo che ho preso il suo nome. Quindi, non ho mai avuto lo stesso legame con il miracolo delle mie sorelle. Mi sono sempre chiesto se il mio dono fosse contaminato a causa del mio sangue. Metà Madrigal, metà miracolo. Ma forse non c’entrava niente. Forse il problema ero proprio io. Penso che Abuela si vergognasse di me. Non solo per il mio dono, ma per mio padre. Pensava di aver tradito Pedro, e io ero un ricordo vivente di quel tradimento. Quindi per molto tempo, non ho avuto nessuno. Nessuno voleva davvero conoscermi e nessuno mi apprezzava.
 
Ma poi sei nato tu. Sei sempre stato così gentile. E curioso. Ti piaceva seguirmi e farmi domande sul futuro”
 
Camilo sorrise ricordando l’immagine del Bruno supereroe. Bruno continuò.
 
“Eri troppo giovane per capire che non ero del tutto tuo zio, e non capivi che la gente pensava che fossi cattivo. Non so se te lo ricordi, Camilo, ma anche allora eravamo amici. Poi però arrivò la visione di Casita, e me ne andai. Passai dieci anni cercando di fingere che non ero più nessuno. Cercai di dimenticarmi di tutti e per un po’ funzionò. Beh, in parte”
 
Poi sono tornato e tu non eri affatto il piccolo Camilo che ricordavo. Eri ironico. E rumoroso. Pensavo non ti saresti mai più fidato di me, e mi spezzava il cuore”
 
Camilo voleva dire qualcosa, ma Bruno non aveva finito. Continuò a parlare.
 
“Ma poi, all’improvviso, eccoti, eri ancora il piccolo Camilo, ma diverso. Per molto tempo, mi sono sentito felice di riaverti. E poi sei sparito. Non volevo arrabbiarmi, perché avevo fatto la stessa cosa, ma lo ero” Bruno ridacchiò tristemente. “Ero davvero, davvero arrabbiato. Poi sei tornato ed eravamo di nuovo amici. Ho cominciato a sentirmi confuso. Eri cresciuto, diventando un bellissimo, giovane uomo. Non riuscivo a credere che questo giovane alto e bello, con capelli stupendi, fosse lo stesso bambino che mi seguiva ovunque. Non so come abbia potuto dimenticarlo, ma è successo. Pensavo che non sarebbe stato un grosso problema, che l’avrei superato. Ma poi c’è stato il campeggio. Eri così felice, così bello, e volevi conoscermi. Nessuno ha voluto farlo, prima. Tu sì. E la grotta, le incisioni. Non so. Qualcosa di folle è scattato in me. Volevo prenderti tra le braccia e non lasciarti più”
 
“Zio” Camilo non riusciva a credere a quello che stava ascoltando. Avrebbe voluto dire altro, ma Bruno sollevò la mano. Camilo tacque.
 
“Ho fatto un sogno quella notte. Dio, mi vergognavo così tanto. Quando te ne sei voluto andare così bruscamente, ero sicuro che in qualche modo lo sapessi. Come se mi avessi letto nel pensiero. Quindi, quando siamo tornati e tu ti sei allontanato di nuovo, sapevo che me lo meritavo. E ci ho provato, Camilo, ci ho provato davvero a respingere tutto. C’è stato Esteban e ci ho provato, cercando di vedere se potevo distrarmi con qualcun altro ma poi tu...sei comparso di nuovo. Ed ero così arrabbiato. Era come se l’universo volesse che diventassi qualcosa che odiavo. Come se il mio destino fosse quello di essere miserabile e orribile. Ma eri tornato, e tenevo così tanto a te da ignorare tutto di nuovo.
 
Poi ho avuto quella visione e ho avuto paura. Ero destinato a farti del male, a impormi su di te”
 
Bruno iniziò a piangere più forte, ma continuò a parlare. “Ti ho detto che non volevo che si avverasse perché era la cosa giusta da fare. Quindi quando hai detto che lo volevi, non sapevo cosa fare o cosa pensare. So, in fondo, che te l’ho fatto pensare perché lo volevo, ti volevo, così tanto. E, Camilo, non mi perdonerò mai. E non mi aspetto che tu lo faccia”
 
C’era così tanto che Camilo avrebbe dovuto dire. Invece, fece un passo avanti e lo baciò.
 
Per un momento, un momento meraviglioso, Bruno lo ricambiò. Tutto e niente si sciolsero: Camilo sentiva che l’intero universo esisteva dentro di lui, ma allo stesso tempo era senza peso. Tutto ciò che avvertiva, tutto ciò che percepiva, era la sensazione delle labbra di Bruno, leggermente salate per le lacrime, sulle proprie.
 
Finì altrettanto velocemente.
 
“Non possiamo”
 
Camilo avrebbe voluto urlare. “Perché?” gli afferrò il braccio. “Perché non possiamo? Ho bisogno di te, Bruno. Ti amo così tanto da stare male”
 
Bruno scosse il capo. “Non voglio ferirti”
 
“Allora, ti prego” lo stava implorando, con le braccia sulle sue spalle. “Ti prego, baciami di nuovo”
 
Per qualche divino intervento, Bruno lo fece. E Camilo sentì ogni cosa. La schiena gli formicolava, il suo cuore batteva così velocemente che pensò gli sarebbe esploso dal petto. Sentiva le mani di Bruno sfiorargli la vita con tanta delicatezza, come se credeva potesse rompersi. Era la sensazione più bella del mondo. Camilo desiderava poter rimanere così per sempre, assaporando Bruno in quel modo fino alla fine dei suoi giorni.
 
Quando si separarono, Bruno non provò ad allontanarsi. Tenne le mani sulla vita di Camilo. Si guardarono, si guardarono davvero, probabilmente per la prima volta. Gli occhi di Bruno avevano minuscole pagliuzze castane. Era bellissimo.
 
“Ti va di guardare una telenovela?”
 
Camilo si sarebbe rimesso a piangere. Invece annuì e permise a Bruno di condurlo gentilmente al suo letto, dove si appoggiarono ai cuscini. Bruno stese una coperta su entrambi, e si misero comodi a guardare il loro show. Camilo sorrise sentendo la mano di Bruno intrecciarsi con la sua. Rimasero così per un’ora intera. E ancora quando si addormentò.
 
Quando Camilo si svegliò la mattina dopo, era nel proprio letto. Avrebbe potuto giurare di sentire ancora la freschezza del bacio che Bruno gli aveva lasciato sulla fronte.
  
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