Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Moodymoon    04/11/2022    0 recensioni
Eleonora si risveglia in un luogo nel quale tutti i suoi sensi eccetto la vista sono assopiti, non ha ricordi del suo passato o di chi sia. Colta dalla disperazione cerca qualcuno che, in quello strano luogo in cui nulla sembra ed è normale, la possa aiutare. Gli occhi violacei di Eleonora incontrano quelli ambrati di Colin, lui sembra l'unico che possa aiutarla, l'unico che possa parlare in quel posto e la aiuterà ad affrontare un viaggio in cerca dei suoi ricordi. Qualcosa però durante il viaggio cambia tra i due, entrambi sono legati da una coincidenza, un destino che li ha portati ad incontrarsi dove nulla è
ciò che dovrebbe, riusciranno a ritrovarsi anche dopo che Eleonora saprà la verità sulla sua condizione?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
*Sono davvero dispiaciuta di aver abbandonato questa piattaformwa per così tanto tempo, a causa di numerosi impegni non ho avuto tempo per revisionare la storia, perciò visto che ormai mi ero assentata per molto ho preso un mesetto per revisionare tutto e caricherò tutti i capitoli in una volta, mi scuso ancora*

Quando Eleonora riaprì gli occhi provò la stessa la sensazione di intorpidimento totale della prima volta che si svegliò in quel luogo, sentì come bassi sussurri nonostante non vi fosse nessuno accanto a lei quindi li scacciò fingendo di non sentirli.
Si alzò cercando Colin, si guardò intorno e vide d'essere bloccata in quel cerchio d'alberi alti e spessi. Guardò verso il cielo ma attraverso quei rami non riuscì a scorgerlo, un'improvvisa angoscia la catturò e la fece stare male, d'improvviso tutto le sembrò così sbagliato in quel luogo che ne ebbe paura.
“Colin? Dove sei? È buio qui, non lasciarmi sola per favore!”
Cominciò a piangere sulle proprie ginocchia, quando sentì la testa dolere e si concentrò sul ricordo che sapeva sarebbe arrivato:
Ho la testa poggiata sulle ginocchia, piango mentre Michele mi sta affianco abbracciandomi, piangendo anche lui; il viso di entrambi è segnato dalla disperazione, entrambi per una tragedia avvenuta da poco, ma Michele ha anche un altro motivo, ne sono sicura, ma non mi ha detto qual è.
Eleonora cercò di concentrarsi sul perché Michele stesse male e scavò più a fondo nella sua mente alla ricerca di ricordi:
“Michele non esci da quattro giorni dalla tua stanza e neanche mangi, mi devi dire che cavolo sta succedendo o sfondo la porta!” lancio sassi contro la finestra della sua stanza ma non mi risponde, quindi scalo l’albero vicino alla finestra grazie al quale arrivo a quest'ultima e mi ci lancio dentro, rompendo il vetro e trovando il mio migliore amico nello stretto spazio vuoto tra la scrivania bianca e l'armadio scuro della sua stanza. Vedo che Mike trema con occhi vuoti mentre ascolta musica stretto a sé stesso, mi avvicino preoccupata lasciando cadere lo zaino; lo trascino fuori da quell'antro nonostante le sue resistenze e vedo segni viola sui polsi. Michele mi rivela di suo padre, di come fosse stato rivederlo, lo abbraccio dicendogli che andrà tutto bene. Insieme guidiamo le nostre biciclette fino alla riva del fiume, ci immergiamo con tutti i vestiti addosso per poi sdraiarci al sole.
Confusa Eleonora alzò la testa, ma sentì un altro ricordo percuoterla e la lasciò ricadere sulle ginocchia:
Io e Mike siamo in un vicolo a fumare, ho paura che qualcuno che conosciamo ci possa vedere.  Mike prende dubbioso qualcosa dalla tasca del mio zaino logoro, visibilmente preoccupato. Io senza dubbio tendo il braccio e lo incoraggio, non mi importa più di nulla ormai.
Svenne.
Alzò la testa e vide tutto il paesaggio ondeggiare, vide gli alberi e le foglie di colori assurdi e sgargianti, si alzò confusa e sentì qualcuno apparire alle sue spalle, era arrivato Colin.
Appena apparì in quel luogo vide com'era mutato il paesaggio, andò verso Eleonora e le afferrò le spalle facendola voltare verso di sé, guardandola negli occhi vide anche lui i ricordi che lei aveva recuperato in sua assenza e questi confermarono la sua ipotesi, si sentì così stupido ad averlo capito solo dopo tutti quei giorni, eppure era così semplice.
“Non si sveglia” sussurrò tra sé.
“Chi non si sveglia?” Chiese lei confusa.
“Non preoccupartene, stavo riflettendo. Hai dormito per 3 giorni ancora e hai raccontato tutto ciò che hai ricordato. Che succede qui?”
“Non lo so! È tutto così assurdo”
“Faccio tornare tutto normale, tranquilla”
Colin si concentrò, chiuse gli occhi immaginando il solito paesaggio e tutto tornò normale.
“Come hai fatto?”
“Ho immaginato che tutto tornasse normale”
Prima che Eleonora potesse fare altre domande, entrambi sentirono una presenza alle loro spalle: voltandosi videro un uomo dal medesimo aspetto degli altri, ma sul suo viso che sembrava dipinto, comparvero due occhi troppo realistici e d'improvviso l'uomo portò le mani sul suo volto e se lo strappò via. Eleonora urlò terrorizzata mentre Colin la portò dietro sé per difenderla in caso di pericolo, ma non successe nulla, il viso dell'uomo mutò semplicemente: ora aveva un viso duro, una mascella larga e quadrata, un naso visibilmente storto dopo una rottura, un dente mancante ed uno grigio in mezzo a tutti gli altri bianchi, circondati da una bocca sottile e quegli occhi neri che Colin aveva visto osservando Eleonora mentre lei dormiva.
Lo strano individuo non si mosse e anche Eleonora e Colin parvero pietrificarsi; ma ad un certo punto nella scena immobile mutò qualcosa… Si sentì un rumore di ossa rotte e osservando meglio l’uomo i due videro che la sua schiena contorta e le sue gambe anche, quando si ricomposero le sue ossa egli parve diverso: le sue gambe risultarono essere più lunghe di prima, le sue spalle più grosse, era più imponente ma non in forma, non  in salute, il suo incarnato era spento, gli occhi neri solcati da due occhiaie profonde; allungò quasi in modo esagerato gli angoli della sua bocca verso l’alto in gesto sofferente quasi gli fosse difficile sorridere, infatti ciò che risultò da quell’azione fu più simile ad un ghigno inquietante.  Fece diversi passi fino a giungere vicino ad Eleonora cercando di prenderle il mento tra il pollice e l’indice, ma immediatamente quel gesto fu impedito da Colin, che però ritrasse la mano quando quell’uomo lo guardò storto, con uno sguardo glaciale, immobilizzandolo; quindi spostò nuovamente il suo sguardo verso di lei e le prese il viso, sfiorandone la bianca pelle con la sua olivastra e ruvida mano, quel gesto fece capitolare dei ricordi nella mente di Eleonora, che ebbe delle fitte fortissime e dovette reggersi all’albero di fianco a lei per il dolore che minacciava di farla cadere seduta stante.
In casa regna un triste silenzio, una pesante sensazione di immobilità, una densa cortina di pensieri annebbiata da malinconia e tristezza, una pioggia di lacrime pesanti, assordanti e silenziose; mia madre ha poggiata sulle sue gambe la medesima divisa miliare mentre stringe forte a sé tre ragazzine, due identiche, una poco più grande, che piangono sincronizzate mentre lei farfuglia in tono sommesso che andrà tutto bene, io non le credo. Guardo la scena dalla fessura della mia camera, vietandomi di piangere insieme a loro e stringermi tra le braccia di mamma anche se lo vorrei tanto:
“Eleonora, ti prego vieni qui” mi chiamò.
“Sto meglio così mamma, vado da Mike” rispondo mentendo, non voglio farla stare peggio di così.
Esco velocemente dalla stanza dirigendomi verso la porta d’ingresso, ignorando lo sguardo preoccupato di mia madre che mi implora con quest’ultimo di andare a rifugiarmi nel loro nido di bisogno reciproco. Salgo sul sellino della mia vecchia bici scolorita, imboccando una strada frastagliata di buche fino ad arrivare al cortile sotto la finestra di Michele, mi arrampico sul solito albero ed entro nella camera di lui, trovandolo a contare delle banconote con uno zaino pronto vicino a sé, poggiato sul piumone grigio del suo letto.
“Cosa fai?” 
“Vado via, non voglio più stare in questa casa”
“Stai scherzando? E dove vai? Mi lasci ora che ho più bisogno di te?”
“Non sto lasciando te, sto lasciando questo posto, vado a stare un paio di settimane in un hotel. Mio padre è tornato, ha scoperto che sono omosessuale e ha cercato di ammazzarmi, è troppo da reggere”
“Vieni da me, ti prego, stammi vicino”
“Ma a casa vostra state già abbastanza male…”
Mi lascio cadere sfinita sul letto di lui, comincio a piangere a dirotto e allungo le braccia verso Michele:
“Ti prego -singhiozzai- non lasciarmi sola neanche un secondo”
Quindi Mike mi viene vicino, mi abbraccia a sé e sussurra delle parole che non capisco.
Il ricordo si interruppe bruscamente e un altro la pervase: Io e Michele siamo in un vicolo buio, entriamo in una casa dalle luci scure, un uomo -quello che aveva di fronte- prende il viso di Mike guardandolo e fa lo stesso con me, quindi va verso una cassaforte, prende delle bustine e ce le pone, ma non ce le lascia prima di avere in mano le nostre banconote.
“Tornate quando volete, questa sarà la vostra casa quando ne avrete bisogno” ci congeda con un ghigno e tutto si fa confuso, sembra che il paesaggio vortichi intorno a noi, portandomi una forte sensazione di nausea.
Eleonora si riscosse, turbata da ciò che aveva ricordato ma felice di sapere che da qualche parte una famiglia ed un amico stupendo l’aspettavano.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Moodymoon