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Autore: Moodymoon    04/11/2022    0 recensioni
Eleonora si risveglia in un luogo nel quale tutti i suoi sensi eccetto la vista sono assopiti, non ha ricordi del suo passato o di chi sia. Colta dalla disperazione cerca qualcuno che, in quello strano luogo in cui nulla sembra ed è normale, la possa aiutare. Gli occhi violacei di Eleonora incontrano quelli ambrati di Colin, lui sembra l'unico che possa aiutarla, l'unico che possa parlare in quel posto e la aiuterà ad affrontare un viaggio in cerca dei suoi ricordi. Qualcosa però durante il viaggio cambia tra i due, entrambi sono legati da una coincidenza, un destino che li ha portati ad incontrarsi dove nulla è
ciò che dovrebbe, riusciranno a ritrovarsi anche dopo che Eleonora saprà la verità sulla sua condizione?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Colin la scosse facendola tornare in sé, poi guardò sorto quell’uomo che d’improvviso tornò ad essere uno del villaggio e sorridendo andò via, sparì tra gli alberi. Eleonora ancora non ripresasi si alzò con fatica e guardò Colin preoccupata. “Michele voleva andarsene, io stavo malissimo e l’ho pregato di restare con me, di non lasciarmi neanche un secondo da sola. Quell’uomo ci ha dato qualcosa dicendoci he quella catapecchia sarebbe diventata casa nostra. Non ci capisco niente” “Prendi le cose con calma, piano piano capiremo, non dobbiamo ipotizzare sulla tua vita, devi ricordarla pian piano” “Hai ragione. Ma che cosa è successo? Perché quello si è trasformato?” “Non lo vedevo da parecchio, ma l’ultima volta che era successo non era stato così spaventoso. Uno di loro si era tramutato in qualcuno che conosco ma non così, si era tramutato e basta, niente faccia strappata e niente rumori di ossa rotte. Io credo che tu sia davvero spaventata e le emozioni si riflettono in questo luogo, forse è per questo che tutto ciò che ti sta accadendo è angosciante, questi alberi stessi intorno a noi” “Non so come fare per calmarmi, cosa potrei provare se non paura?” “Indifferenza o… curiosità magari, non è tutto così terribile qui” “A me sembra il contrario” Colin cercò di rilassare la postura per far sentire lei più a suo agio, cercò di essere più informale nei gesti e provò a convincerla. “Ti giuro che non tutto è terribile, è perché tu hai paura e sei angosciata che lo vedi così. Per esempio vedi quei fiori? Calpestane uno” “perché?” “Tu fallo e basta” Poco convinta Eleonora calpestò uno dei fiorellini ma subito si sentì il piede spinto verso l’alto e vide il fiore utilizzare le foglie per uscire da terra, usando le radici come gambe lo vide salire su d’un albero e cominciare a borbottare su come fossero maleducati gli ‘esseri viventi non piante’, già una volpe quel giorno l’aveva leccato e aveva provato a sradicarlo, un’ape si era appoggiata pretendendo il suo polline e aveva persino discusso con un insetto che gli aveva rosicchiato una foglia. Mostrò la fogliolina all’albero che gli carezzò i petali con un ramo come per consolarlo e poi tornò immobile. Il fiore non aveva bocca o occhi però i suoi petali azzurri si piegavano mentre parlava e da essi fuoriusciva il suono stridulo della sua voce, si avvicinò ai due e rivolgendosi a Colin gli disse “Dico, ma ti sembra una cosa carina da suggerire dico? Suggerire alla tua amica umana di calpestarmi dico, e a che scopo dico? Per farla stare meglio ci sono altre cose dico, accarezzarmi dico, cogliermi no dico, ti sei impazzito dico?” “Scusa scusa, ma non avresti parlato e non ti saresti mosso se non per lamentarti, voi siete tutti così permalosi che vi si può solo guardare” Colin parlò in modo dolce e con voce bassa al piccolo fiore che si portò sulla spalla, il fiore si girò poi verso Eleonora. “Noi fiordaliso ti sembriamo permalosi dico? Il tuo amico è impazzito dico! Voi non avete mai parlato con le orchidee, questo vi dico. E le rose dico? Così vanitose quelle, così poco simpatiche dico. Non le si può non guardare o si offendono vi dico!” “Queste sono calunnie Fiordaliso temo! Voi non avete capito nulla temo!” un fiore d’elleboro sbucò fuori dal suo posticino all’ombra e si arrampicò su di lei. “Ha frainteso temo, le rose si sono vanitose, ma sono i girasoli i peggiori temo! Tutto il giorno a vantarsi d’essere i soli delle piante temo. Insopportabili temo. Piacere sono Elleboro, spero il mio odore non ti disturbi, per alcuni può risultare spiacevole temo!” “Non ti preoccupare non mi da fastidio il tuo odore” rispose Eleonora incuriosita. Un altro fiore sbucò fuori camminando e decise di arrampicarsi anch’egli su Eleonora, era un papavero. “Noi siamo i più simpatici credetemi. I tulipani non hanno il senso dell’umorismo e voi cari non sapete scherzare credetemi. Prendete troppo sul serio le vanita delle rose e la presunzione delle orchidee credetemi. I gigli? Quelli li adoro credetemi, tipi simpatici credetemi!” Le piantine continuarono a discutere fin quando non decisero di tornarsene ai loro posti e si rinfilarono nel terreno. Eleonora aveva un enorme sorriso sul viso che non accennava a scendere, guardava Colin con occhi che brillavano e lui le disse di prestare attenzione. Sentì un “psss, pss signorina”, un giglio giallo la chiamava. Quando lei gli fu vicino, tutti gli altri gigli gialli ridacchiarono e lui disse: “Ascoltami bene non-pianta, tu che sei alta e grande prendi un po’ quella foglia rigida piena d’acqua lì non-pianta, poi gettala su quei narcisi che si fanno i complimenti a vicenda su’ non-pianta, noi non li tolleriamo proprio non-pianta!” Eleonora li assecondò e raccolse quella foglia, andò verso i narcisi e lasciò che l’acqua li bagnasse: tutti i gigli, gli ellebori, i papaveri, i fiordalisi e tutti gli altri fiori risero rumorosamente e uno dei narcisi cominciò poi a sbraitare: “Avreste potuto rovinare i miei bellissimi petali voi tutti! Io amo i miei petali e voi avreste deturpato i miei amati voi tutti. Siete ridicoli voi tutti, invidiosi voi tutti. Poveri, poveri che pena ci fate, che pena ci fate!” Eleonora tornò da Colin e lui la guardò sornione: “Te l’avevo detto che non tutto è brutto qui” “Come fanno a parlare? Sono carinissimi!” “Si ma quando cominciano non la smettono più, alcuni ti seguono anche pretendendo che poi li riporti al loro posto, quindi stiamo stesi per un po’ senza dargli retta e loro tornano silenziosi” Eleonora si stese con Colin vicino, lui le porse la felpa e lei la piegò in modo che entrambi potessero poggiarvisi, così fecero. Poco prima che si zittissero un tulipano rosa parlava di quanto bella fosse la sua famiglia di tulipani, diceva che i tulipani avevano un senso di famiglia come nessun altro e che in base al colore ogni famiglia aveva un carattere suo, alcuni erano rozzi, altri delicati, altri puntuali nello sbocciare, altri sempre in ritardo. “Bella la famiglia sapete? È importante sapete? E quella delle non piante su due gambe com’è? Lo sapete se è bella come le nostre?” poi tacque. Colin s’irrigidì mentre Eleonora chiuse gli occhi ascoltando il silenzio, ora un po’ meno opprimente. Si goderono la presenza silenziosa ma costante dell’altro per ore, senza proferire parola perché non ne avevano bisogno, si guardavano negli occhi e in qualche modo sembrava che Colin dicesse ad Eleonora di star tranquilla, che si fidava di lei e che lei avrebbe dovuto fidarsi di lui. Eleonora sembrava dirgli che avrebbe voluto sentirlo parlare.
   
 
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