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Autore: Moodymoon    04/11/2022    0 recensioni
Eleonora si risveglia in un luogo nel quale tutti i suoi sensi eccetto la vista sono assopiti, non ha ricordi del suo passato o di chi sia. Colta dalla disperazione cerca qualcuno che, in quello strano luogo in cui nulla sembra ed è normale, la possa aiutare. Gli occhi violacei di Eleonora incontrano quelli ambrati di Colin, lui sembra l'unico che possa aiutarla, l'unico che possa parlare in quel posto e la aiuterà ad affrontare un viaggio in cerca dei suoi ricordi. Qualcosa però durante il viaggio cambia tra i due, entrambi sono legati da una coincidenza, un destino che li ha portati ad incontrarsi dove nulla è
ciò che dovrebbe, riusciranno a ritrovarsi anche dopo che Eleonora saprà la verità sulla sua condizione?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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“Faremo ricerche su questa ragazza, parleremo anche con questo Michele Rossi dopo averlo trovato, sapremo in quale ospedale si trova e la andrai a vedere”
“Padre… Io vi ringrazio, entrambi” Colin fece un inchino con la testa rivolta al pavimento.
Sentì la mano di sua madre sollevarlo, la vide rigida avvicinarsi a lui, ponendogli le braccia attorno alle spalle in quello che doveva essere un abbraccio, anche se non vi somigliava per niente.
“Dopo che l’avremo trovata, porteremo sia te che lei da uno specialista, cercheremo di capire cosa vi è successo in tutti i modi” disse la donna.
“Mamma lei è…”
“In coma lo so, ma se ancora la senti non è morta. E poi vista la strana connessione che avete, magari trovandola dal vivo e standole vicino si sveglierà dal coma” sua madre era rigida come sempre, come sempre composta, era chiaramente poco convinta e cercava spiegazioni razionali in tutto ciò, lo faceva perché in fondo aveva appena capito di non volerlo vedere morire, di volerlo accanto a sé.
Colin rimase sbalordito… sua madre tentava di consolarlo, di essere d’appoggio. La donna che lo correggeva, che non dimostrava affetto verso di lui, quella che lui aveva sempre creduto odiarlo, lei ora cercava di supportare l’assurda storia del figlio.
Si sarebbe aspettato che lo credessero pazzo e lo facessero ricoverare in un ospedale psichiatrico e invece non accadde, suo padre fece ricerche e trovò Michele con l’aiuto di Daniele. Quella fu la dimostrazione del fatto che tutto ciò fosse reale. Sua madre gli fu affianco, non lo lasciò solo neanche un minuto, si fece raccontare nel dettaglio tutto ciò che Colin aveva visto e sentito in quei due mesi nei suoi sogni e sulla vita di quella ragazza.
 
Daniele trovò Michele, frequentava il loro ex liceo, quello in cui ancora andavano a suonare quando la preside lo chiedeva. Dopo aver scoperto la sua classe e conoscendone l’aspetto per le descrizioni. Secondo ciò che glia veramente detto Colin aveva i capelli tendenti al rosso, gli occhi blu, era alto e dal fisico allenato, era solare e solitamente sempre circondato da persone, aveva un orecchino a forma di croce nel lobo sinistro da quando Manuel era morto. Daniele trovò  un ragazzo che combaciava alla descrizione, solo che non gli sembrò a suo agio in mezzo a quei ragazzi che lo circondavano ed il suo era un sorriso forzato, diverso da quello spontaneo e radioso descrittogli. Daniele gli pose la mano sul collo come fossero vecchi amici e lo tirò via dalla folla, Michele lo seguì fin dietro la scuola in un posto tranquillo, poi si scostò e rimase ad un metro di distanza guardandolo sospettoso, sembrava a disagio e si toccava inquieto il collo. Daniele sapeva cosa aveva passato, Colin gli aveva detto tutto.
“Chi sei e cosa vuoi? Ti manda Martino?”
“Oh no no, però so di fosse stai parlando ma non c’entro nulla, è complicato ma mi piacerebbe spiegarti, sono il migliore amico di Colin, lui… Lui sa di Eleonora, la conosce”
“No, non l’ho mai sentito nominare da lei e poi la mia migliore amica è in coma. Chi cazzo sei e cosa vuoi dire che sai di cosa sto parlando?”
“Te l’ho  detto, Colin conosce Eleonora anche se è  in coma ma è  difficile spiegarti, sa di voi, so anche perché  ti fa ribrezzo che ti abbia toccato il collo e mi dispiace averlo fatto ma non avevo modo per tirarti via dalla folla altrimenti, ti prego seguimi e ti farò  spiegare tutto per bene. Vogliamo aiutarla”
“Sei stato mandato”
“So che cosa ti hanno fatto quei due. E che il tuo ex ti ha fatto pestare. So di tuo padre. Ma non ci siamo mai visti. Ora mi credi?”
Il pomeriggio stesso Michele fu portato a casa di Colin, il ragazzo gli spiegò tutto.
“Mi stai dicendo che hai conosciuto Eleonora tramite dei sogni, mentre è in coma?”
“Non so neanch’io come sia possibile, ma è così”
“Mi viene difficile crederci, scusa”
“Chiedimi qualcosa su di lei o anche su di te, so tutto di voi due. Degli avvenimenti so solo quelli di questi ultimi due anni”
“Non è possibile”
“Prova” gli disse Daniele.
Michele sedeva cauto e rigido sulla sedia, il volto con sofferenza velata, gli occhi in parte vitrei.
“D’accordo, ti chiedo qualcosa che solo io e lei sappiamo. Cosa è successo il giorno in cui abbiamo incontrato Martino?”
“Intendi dire quando gli avete dato la borsa e lui vi ha offerto le pillole? Tu le hai rifiutate, ma come al solito Eleonora non ti ha dato retta e quando ti sei addormentato è sgattaiolata fuori ed è andata a prenderle. Avete la starna abitudine di entrare ed uscire l’uno dalla casa dell’altro dalle finestre. Poi Martino le ha dato le pillole e l’ha anche baciata. Quando l’hai saputo eri sotto effetto della droga ma hai sentito di volerlo uccidere”
“Cazzo…”
“Una volta ho già provato ad andare da solo?”
“Lei ha fatto finta di essersi tagliata o comunque fatta del male dopo aver letto la tua lettera, poi ti è saltata alle spalle abbracciando in vita dopo averti sentito disdire” rispose prontamente Colin, Michele deglutì rumorosamente.
“Suo padre una volta mi ha insegnato qualcosa che ha lei non ha insegnato. Cos’era e perché a me sì è a lei no?”
“Ti ha insegnato la lotta a corpo libero, a fare e sciogliere vari tipi di nodi e come tenere il sangue freddo in situazioni di forte stress. Non poteva insegnarlo ad Eleonora, è avventata ed impulsiva, tu invece rifletti e stai attento”
Gli fece qualche altra domanda, poi chiese:
“Okay, ti credo. Perché sono qui?”
“Dov’è ricoverata Eleonora?”
“All’ospedale Santa Maria Nuova, vieni domani mattina, saremo tutti lì come ogni domenica per tutto il giorno”
“Va bene, grazie”
“Mi piaci ma non mi fido, tengo ad Eleonora”
“Lo so, so cos’hai passato per proteggerla… ti sono grato in qualche modo, anche se non la conoscevo ancora” lo disse guardandogli il fianco destro, quello su cui sapeva esserci la bruciatura di una sigaretta.
“Questa è la cosa meno strana che tu abbia detto. Ti prego svegliala. Io non so più cosa fare senza di lei, avrei voluto essere io a non svegliarmi, avrei preferito fosse lei a svegliarsi dopo una settimana appena”
“Lo capisco cosa provi, sento davvero di capirlo. Io… spero di poterla portare indietro”
“D’accordo, se lo fai… ti sarò debitore a vita”
Michele andò via, accompagnato a casa da Daniele. Colin non dormì, non fino a quando, il giorno dopo, non si mise in macchina con i suoi genitori. Svenne per un’ora, più che addormentarsi.  
 
Si diresse verso il cuore del luogo in cui si trovava, vide quell’albero col viso d’una donna incastrato dentro:
“Ti prego, voglio vederla, voglio parlarle, so che tu puoi farlo. Cosa ci sta succedendo?”
Una voce roca, bassa e caratterizzata dal fatto che ogni sua parola rimbalzasse per quello spazio scuro con una forte eco, parlò lentamente, troppo lentamente:
“Mi stai chiedendo di rimettere in contatto le vostre anime, è pericoloso per voi, avrete cambiamenti perenni, le vostre menti rimarranno connesse. La sua vita è stata quasi spezzata e come altre persone anche lei si è ritrovata in questa dimensione di vita e morte al medesimo tempo. Ti ricordi quando ci sei entrato tu? Quando hai rischiato la vita, ma a differenza di altri non sei mai uscito da questo posto, lo sai perché? Perché non lo volevi. Odi la vita e questo ti lega qui. Le vostre anime erano nel medesimo luogo nel medesimo tempo, tu eri destinato all’incidente, non lei, saresti morto perché non potevi indugiare ulteriormente in questo luogo, ma anche Eleonora odiava la vita e si è buttata. Il fatto di aver sottratto a te il tuo destino ha portato la sua anima e la sua coscienza ad entrare in contatto con la tua. Vi siete riversati a vicenda la vita dell’altro in testa. Sei sicuro di voler legare il tuo cammino a quello di un’altra anima?”
“Se tutto quello che è successo fossero solo i vaneggiamenti di un pazzo allora io non l’avrei ritrovata nella realtà, non sarei riuscito a trovarla. Ma invece l’ho fatto, lei c’è, esiste e ormai non posso farne a meno. Io non posso e non voglio non starle vicino dopo tutta questa storia assurda”
“Ne sei sicuro?”
“La amo” rispose senza neanche pensare, non sapendo più se credere che quello fosse un sogno o la realtà.
Il viso della donna si spezzò, l’alberò si aprì in due, creando un passaggio che avrebbe portato Colin dall’altra parte.
“L’abisso tra la morte e la vita di Eleonora”
Colin corse senza sosta finché non cadde su Eleonora.
“Colin! Ero così spaventata, questo posto sembrava volesse uccidermi! Le persone m’inseguivano e poi tu non c’eri”
“Eleonora non ho tempio di spiegarti, sento di avere pochi secondi. Ti devi svegliare Eleonora, so che fa paura ma devi farlo! Ti prego!”
“Se io lo facessi… se io aprissi gli occhi, quelli veri, tu saresti lì? Io non voglio perderti di nuovo Colin!”
“Eleonora non ho tempo per convincertene ma ti prego aprili! Ti prego se provi anche solo la metà di quello che sento di provare per te allora apri gli occhi”
“Non so quello che provi! So solo quello che provo io Colin!”
“Io ti amo Eleonora. Ti amo!”
 
Colin fu catapultato nella realtà, l’auto dei suoi genitori si fermò.
Una forte angoscia, una forte paura, un cumulo di sentimenti negativi s’impossessarono di lui. Li coprì con una maschera d’indifferenza, li nascose, li soffocò.
Seguì i passi dell’infermiera passivamente, la vide indicare una stanza… vi entrò e la vide: Eleonora giaceva inerme tra le bianche lenzuola di quel triste ed asettico letto d’ospedale, la sua pelle si confondeva con le lenzuola bianche, i suoi occhi erano sotterrati in profondi solchi violacei, le labbra rosse erano pallide, i battiti del suo cuore erano lenti.
“La conosco ma è difficile da spiegare, vi prego posso avvicinarmi?”
Alessandra e le ragazzine si scostarono dubbiose, Colin pianse con loro, con tutti loro, abbandonando la sua maschera. Michele lasciò la mano ad Eleonora e gli fece cenno di avvicinarsi. Le sfiorò la pelle fredda della mano e solo a quel lieve contatto qualcosa cambiò: i battiti del cuore di Eleonora aumentarono, le sue dita si mossero quasi impercettibilmente, i suoi capelli sembrarono tornare lucenti, la sua pelle sembrò diversa da quella d’un cadavere, le occhiaie sembrarono meno profonde.
“Ti prego Tanzanite, voglio sentire la tua voce e vedere di nuovo il mondo viola ed indaco” disse Colin con voce spezzata.
   
 
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