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Autore: Abby_da_Edoras    05/11/2022    3 recensioni
Eccomi qua con la nuova long fic ispirata alla serie TV "Vikings"! In realtà ormai la serie TV si è conclusa e io ho già dato la mia versione della storia (l'unica e la sola secondo me! XD), ma non potevo proprio separarmi dai miei personaggi, Ivar, Aethelred, Hvitserk, Bjorn e tutti gli altri, e così ho deciso di scrivere una nuova storia che non so neanche dove mi porterà, ispirandomi a varie storie (Vikings: Valhalla prima di tutto, ma anche altre serie TV e film). La storia inizia proprio dove si concludeva Mission impossible: i Norreni sono tornati a Kattegat dopo aver ottenuto da Re Alfred nuove terre e ora ci saranno decisioni da prendere, scelte da fare e ovviamente nuovi avversari da affrontare... oltre a qualche personaggio nuovo!
Ringrazio chi mi ha seguita fin qui e spero che la nuova storia potrà piacere a chi ha letto le altre.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, autori e produttori delle serie TV "Vikings" e "Vikings: Valhalla".
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Hvitserk, Ivar
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Cap. 12: Save a prayer

 

You saw me standing by the wall,
Corner of a main street,
And the lights are flashing on your window sill.
All alone ain't much fun,
So you're looking for the thrill,
And you know just what it takes and where to go.

Don't say a prayer for me now
Save it 'til the morning after
No, don't say a prayer for me now
Save it 'til the morning after!

(“Save a prayer” – Duran Duran)

 

La battaglia dei Norreni contro i Danesi di Re Egil risultò molto meno devastante del previsto e, soprattutto, di quanto avesse temuto Aethelred in quelle settimane di tormento. Il giovane Sassone, questa volta, era reduce dai dolorosi traumi vissuti in Wessex e quindi non riuscì ad essere l’abile consigliere e stratega che era stato accanto a Bjorn e Gunnhild sia durante l’assedio a Kattegat occupata da Ivar sia durante la guerra contro i Rus’. Tuttavia le esperienze vissute e l’aiuto di nuovi e validissimi alleati consentirono comunque a Bjorn di organizzare e pianificare al meglio ogni battaglia. Gunnhild e la sua nuova amica, la valorosa shieldmaiden Freydis, organizzò le difese con i guerrieri e le altre shieldmaiden del villaggio di Lagertha e delle zone circostanti. E anche Lagertha, in quell’occasione, dimenticò di essersi messa in pensione e riprese in mano spada e scudo per difendere la sua terra. Così, nelle zone presidiate dai contingenti guidati da Gunnhild, Freydis e Lagertha, i soldati di Re Egil non trovarono modo di sfondare e, al contrario, furono costretti a ritirarsi con gravi perdite.

Una parte della flotta Danese, invece, tentò di aggirare Kattegat mandando alcune navi a sbarcare sulla spiaggia e altre alla foce del fiume, così come avevano fatto i Rus’ ormai tanto tempo prima… ma, purtroppo per loro, questa volta Ivar stava dalla parte dei Norreni e indovinò subito che i Danesi avrebbero cercato di sfruttare il piano che era stato ideato da lui. Fu proprio Ivar, quindi, ad organizzare la difesa sia della spiaggia che della foce del fiume, guidando i guerrieri giunti da Tamdrup e da altri Regni Norreni in appoggio a Kattegat e, sfruttando al meglio gli arcieri, massacrò i Danesi che avevano tentato quella sortita con un nugolo di frecce. Hvitserk e Helgi si erano uniti ai contingenti dei soldati e il loro contributo era determinante per le sorti della battaglia, tutte chiaramente a favore dei Norreni. A dargli man forte c’era anche Aethelred che comandava il contingente giunto dal Wessex e che, adesso che si era chiarito con il suo compagno, era ritornato il capitano coraggioso che era sempre stato e, accertatosi che Ivar fosse al sicuro dietro gli arcieri, si batté strenuamente respingendo ogni assalto Danese fino alla loro resa incondizionata.

Tuttavia il vero scontro, quello decisivo, si combatté nelle strade e nelle piazze di Kattegat. Bjorn aveva deciso di non allestire le difese sulle mura della città e di lasciare piuttosto che i soldati di Re Egil entrassero, per poi trovarsi intrappolati in un luogo che non conoscevano e bersagliati da frecce e assalti di guerriglia da parte degli uomini e delle shieldmaiden del Re dei Norreni e dei suoi alleati, che invece conoscevano ogni angolo della cittadina e sbucavano fuori dai luoghi più inaspettati per colpire e uccidere. Molti guerrieri Danesi morirono, ma una buona parte di essi, che era stata costretta con la forza a convertirsi al Cristianesimo e a lottare per Re Egil, vistisi a mal partito reagirono afferrando e facendo a pezzi il missionario che li aveva accompagnati anche in battaglia e che era stato l’origine di tutti i loro problemi; dopo di che, si arresero senza tanti complimenti a Bjorn e ai suoi!

Re Egil in persona guidava i suoi uomini dentro Kattegat e, una volta che si fu ritrovato senza più difese, Bjorn avrebbe potuto ucciderlo, ma lasciò che fosse Asvard a confrontarsi personalmente con il suo nemico. Gli aveva promesso che avrebbe avuto la sua vendetta e gliela concesse.

Asvard si presentò sulla piazza di Kattegat di fronte a un Egil scarmigliato e ferito, senza più il suo esercito, mentre Thorir era insieme ai soldati Norreni, tenuto al sicuro dallo stesso Asvard che non aveva voluto rischiare la sua vita lasciandolo combattere: ormai sapeva che non era un guerriero!

Quando vide il figlio, il volto di Re Egil divenne una maschera di rabbia.

“Lo sapevo che Bjorn mi aveva mentito, Thorir è sempre stato nelle vostre mani, luridi pagani!” ruggì, al colmo del furore. “Fatti vedere, Bjorn, se hai coraggio, e combatti con me!”

Asvard sorrise soddisfatto. Quella era proprio la vendetta che aveva desiderato, vedere Egil spezzato e devastato prima di ucciderlo.

“No, non è stato Bjorn a portare via tuo figlio” gli disse, con voce trionfante, “sono stato io a strappartelo e a portarlo a Kattegat come tu hai strappato a me i miei genitori e mio fratello.”

Egil era ferito e indebolito, ma quando vide Asvard sembrò riprendere energia.

“Allora vieni tu a batterti con me, e solo uno di noi sopravvivrà” urlò, infuriato. “Ma prima libera mio figlio, lui non c’entra, non è colpevole di niente e non deve pagare per questo.”

“Ma non sono io a trattenere qui Thorir” rise Asvard. “Chiedilo a lui direttamente, è tuo figlio che non vuole avere più niente a che fare con te!”

E allora Thorir si fece avanti, mettendosi al fianco di Asvard a testa alta e con un’aria determinata che nessuno gli aveva mai visto prima.

“È proprio così. Io ho scelto di partire con Asvard perché non volevo essere cristiano, non volevo rinnegare i veri dèi dei Norreni e non volevo essere tuo figlio” esclamò, sicuro. “Tu non mi hai mai accettato per ciò che sono, ma Asvard sì e anche i Norreni, e io resterò al loro fianco.”

“Allora sei un inetto e un pagano, un peccatore che non merita niente. Non mi importa niente di te, non sei più mio figlio!” ruggì Egil con cattiveria.

Questa reazione Asvard non se l’era aspettata, lui aveva voluto quel confronto per spezzare il cuore di Egil, ma quando vide l’espressione stupita e addolorata di Thorir sentì che adesso aveva un motivo in più per uccidere il crudele Re Danese: non solo per vendicare la sua propria famiglia, ma anche per Thorir, che troppe volte era stato ferito e mortificato dal padre. Quella sarebbe stata l’ultima.

La furia di Asvard si abbatté su Egil, che poté fare ben poco per difendersi: già ferito e spossato per gli altri scontri, dovette cedere anche a causa del vigore fisico e dell’età più giovane del suo avversario. Dopo un breve duello cruento, Asvard trapassò Egil con la sua spada.

Dopo mesi di sofferenze, tormento e incubi la sua vendetta era compiuta. Adesso poteva iniziare una nuova vita… e non da solo, perché nel frattempo aveva capito di amare il giovane e delicato Principe Thorir e lo avrebbe tenuto per sempre con sé, al suo fianco, come compagno e non più come ostaggio.

La grande minaccia di un’invasione Danese era dunque stata spazzata via con facilità. Fra i Norreni, sia di Kattegat che degli altri Regni, c’erano state pochi morti e anche tra i guerrieri e le shieldmaiden feriti ben pochi avevano subito lesioni molto gravi o profonde. I feriti di maggiore gravità furono trasportati nella piccola casa che Tiago e Floki usavano sia come abitazione che come luogo di lavoro e i due guaritori allestirono dei giacigli per quelli che sarebbero dovuti restare a riposo per qualche giorno; per fortuna, comunque, la maggior parte di loro aveva solo tagli o lacerazioni superficiali che Tiago o Floki medicarono subito, rimandando poi il ferito a casa sua.

Ci fu però un’unica eccezione, anche se, paradossalmente, non era legata alla battaglia contro i Danesi, o meglio lo era solo marginalmente.

Bjorn e Gunnhild avevano organizzato un banchetto quella sera stessa per festeggiare una vittoria così schiacciante e con così poche perdite e, oltre tutto, la cena avrebbe dato modo ai Norreni di Kattegat di salutare anche i nuovi amici e alleati che sarebbero ripartiti nei giorni seguenti. Asvard, ad esempio, aveva deciso di tornare a prendere possesso del suo Regno in Danimarca; in teoria, Thorir avrebbe potuto rivendicare il Regno appartenuto a suo padre, ma non lo avrebbe fatto perché aveva scelto di restare accanto ad Asvard e di governare al suo fianco, perciò i due sarebbero ripartiti insieme. Anche Leif e Freydis sarebbero tornati in Danimarca al più presto per riprendere possesso del trono che Egil aveva usurpato loro… ma al banchetto ci sarebbe stata un’assenza importante, quella di Harald del Rogaland. Era proprio lui l’unico che era rimasto gravemente ferito durante lo scontro con i Danesi, ma non era stato l’esercito nemico a colpirlo, bensì due dei suoi soldati che erano stati corrotti da suo fratello Olaf!

Le cose erano andate così: Harald aveva sperato che, partecipando alla guerra contro i Danesi, avrebbe ottenuto il favore di Bjorn che, in quanto Re dei Norreni, avrebbe potuto deporre Olaf ed eleggere lui come Re del Rogaland. Il problema era che Olaf, in qualche modo, era venuto a saperlo e così, per evitare qualsiasi complicazione, aveva mandato due sicari a confondersi tra i guerrieri di Harald per ucciderlo… in modo che sembrasse che l’uomo fosse rimasto vittima dei Danesi! Harald era uno dei guerrieri che aveva combattuto al fianco di Bjorn a Kattegat, nelle strade della città ma, ad un certo punto, i due uomini mandati da Olaf, approfittando della confusione, lo avevano accerchiato in un vicolo e avevano tentato di farlo fuori. Harald non si aspettava certo un tradimento simile, ma era un combattente forte e valoroso e, nonostante fosse da solo contro due uomini, era riuscito a trafiggerne uno e a tagliare la testa all’altro. Tuttavia non era uscito illeso da quell’imboscata, poiché uno dei due sicari lo aveva colpito con l’ascia alla schiena e al fianco prima di venire decapitato. Harald era stato appena in grado di eliminare i due traditori, poi aveva fatto qualche passo verso l’imboccatura del vicolo ed era crollato a terra privo di sensi. Sarebbe morto dissanguato se Hvitserk e Helgi non si fossero imbattuti nel suo corpo per puro caso.

I due avevano lasciato Ivar, Aethelred e gli altri guerrieri a presidiare la spiaggia e la foce del fiume, dopo che l’attacco era stato respinto con successo, ed erano corsi a Kattegat per riferire a Bjorn di come la difesa era stata un successo, quando videro il corpo esanime del guerriero vichingo e si fermarono subito, accorrendo in suo aiuto.

“Questo è Harald” mormorò Helgi, cercando di sentire se l’uomo respirava ancora. “È ancora vivo ma guarda, Hvitserk, le sue ferite alla schiena e al fianco sono molto profonde.”

Hvitserk osservò perplesso il ferito.

“Dovremo trasportarlo a casa di Tiago e Floki, credo che loro possano guarire anche delle lacerazioni così gravi e poi Tiago ha quella sua energia che trae dalla terra e da non so che… insomma, loro possono aiutarlo, però…” il giovane Norreno sembrava indeciso.

“Qui c’è un sacco di tela grezza, è abbastanza robusto per sostenere il peso del suo corpo se gli togliamo l’armatura” spiegò Helgi, più pratico. “Useremo il sacco come una sorta di letto, in modo da non peggiorare le sue ferite.

Hvitserk si mise subito ad aiutare il compagno e ben presto riuscirono a sistemarlo sul sacco di tela e a sollevarlo da terra. Per fortuna la casa dei due guaritori non era lontana e il ferito non sarebbe stato troppo sballottato. Mentre lo trasportavano, tuttavia, Hvitserk restava perplesso.

“Helgi, ma… non è strano?” domandò ad un certo punto. “Harald sarà sicuramente stato ferito dai guerrieri Danesi, ma com’è possibile che si sia lasciato sorprendere alle spalle? E poi perché accanto a lui c’erano solo i cadaveri di altri due Norreni? Harald è un grande combattente, possibile che lui e i suoi non abbiano ucciso neanche un Danese e si siano fatti massacrare così?”

“Magari li hanno colti alla sprovvista” rispose Helgi, “ma, se la cosa ti incuriosisce così tanto, potrai fartelo spiegare direttamente da Harald quando sarà guarito, che ne dici? Adesso la cosa più importante è farlo arrivare il prima possibile da Tiago e Floki.”

E così Hvitserk e Helgi giunsero alla piccola casa dei guaritori con il ferito più grave di tutta la battaglia… che, anche se nessuno ancora poteva saperlo, era stato abbattuto dal fuoco amico o meglio era stato colpito a tradimento dai sicari del suo stesso fratello!

Visto che Harald era il ferito più grave e che non si sapeva neanche se sarebbe riuscito a sopravvivere, Floki lo fece sistemare nel suo letto perché stesse più comodo possibile; lui si sarebbe arrangiato in uno dei giacigli per terra. Si diede subito da fare con acqua calda e bende pulite per detergere bene le ferite e valutarne la gravità, mentre Tiago preparava un unguento medicamentoso che avrebbe fermato il sangue, impedito le infezioni e favorito la cicatrizzazione delle lacerazioni.

“Faremo tutto quello che possiamo per lui” promise Floki, “adesso dobbiamo solo sperare che non abbia perso troppo sangue e che il suo fisico sia abbastanza forte da riprendersi.”

Hvitserk e Helgi affidarono Harald alle cure di Floki e Tiago e ripresero a cercare Bjorn per comunicargli che i Danesi erano stati respinti sia dalla spiaggia che dalla foce del fiume e, mentre correvano per le strade di Kattegat, poterono vedere con grande soddisfazione che anche lì la battaglia era stata vinta in modo schiacciante dai Norreni. I guerrieri Danesi erano tutti stati uccisi o fatti prigionieri, la guerra che tanto li aveva preoccupati era finita!

Ivar e Aethelred rimasero a presidiare il fiume con i loro uomini finché non giunsero dei messaggeri inviati da Bjorn che annunciavano la morte di Re Egil e la vittoria dei Norreni sui Danesi. Non c’era più alcun esercito nemico e, di conseguenza, non c’era nemmeno più bisogno di restare di guardia sulla foce del fiume o sulla spiaggia: i nemici erano stati uccisi o costretti alla fuga, gli eserciti Danesi erano in rotta, ancora una volta Kattegat era salva.

I soldati, sia Sassoni che Norreni, iniziarono subito a festeggiare, ad abbracciarsi e a darsi grandi pacche sulle spalle e poi, soddisfatti e cantando canzoni di vittoria, si avviarono verso Kattegat per unirsi agli altri guerrieri e shieldmaiden: quella sera di sicuro si sarebbe mangiato, bevuto e brindato fino a tarda notte e nella gioia della vittoria non c’era più alcuna distinzione tra Sassone, Cristiano o Vichingo… com’era giusto che fosse!

Ivar e Aethelred rimasero per ultimi, sentivano il bisogno di restare da soli per parlare ancora di quella battaglia e di come erano andate le cose.

“Hai visto che tutto è andato bene? Sei sempre il solito esagerato!” lo prese in giro affettuosamente Ivar con un sorrisetto storto. “Ti sei angosciato per mesi e poi questi Danesi erano pochi e male organizzati.”

“Ivar, sai benissimo che non era questo il problema” ribatté il Sassone con sguardo incupito. “Lo scontro è andato bene perché noi eravamo di più, è vero, ma la cosa più importante è stata che tu hai guidato i soldati come fai ogni volta, hai pianificato la battaglia da vero stratega, sei stato abile e sempre un passo avanti a loro, insomma, hai fatto il comandante, come devi fare, non ti sei buttato nella mischia come un folle.”

“Io sono e sarò sempre un folle e so anche che ti piaccio per questo” rise Ivar, stringendo a sé il suo compagno. “Ma ti avevo promesso che avrei partecipato agli scontri dalle retrovie e che non mi sarei esposto a pericoli inutili e così ho fatto, perché non voglio perdermi la possibilità di trascorrere tutta la mia vita con te.”

Avvolse Aethelred in un abbraccio caldo e protettivo e lo baciò a lungo, intensamente, cingendolo con un braccio e affondando l’altra mano tra i suoi capelli. Continuò a baciarlo con passione e sempre più profondamente, esplorando la sua bocca morbida e dolce con la mano premuta sulla sua nuca per spingerlo sempre più contro di lui, respirando il suo respiro. Il giovane Sassone fu completamente in balia di Ivar, in quel momento non era più un guerriero ma solo un ragazzo docile e indifeso tra le braccia del suo Vichingo, dell’uomo che amava come nessuno al mondo. Per lui contava solo che Ivar fosse lì con lui, sano e salvo, e si perse totalmente nel suo bacio e nelle sue carezze, desiderando che non finisse mai.

Fu Ivar a staccarsi per primo e guardò il compagno con espressione maliziosa.

“Ci aspettano grandi festeggiamenti a Kattegat per questa vittoria schiacciante” disse, “e sono sicuro che Bjorn organizzerà un banchetto immenso per tutta la notte, come dicevano i soldati. Ma, se preferisci, noi possiamo regalarci la nostra festa privata restando qui e rotolandoci nei boschi come fanno i veri Vichinghi…”

Anche Aethelred rise, mentre arrossiva e colpiva scherzosamente il compagno con un leggero pugno.

“Non ci penso nemmeno, andremo a festeggiare alla dimora regale come fanno le persone civili!” dichiarò.

I due si avviarono insieme verso Kattegat, Aethelred che sosteneva amorevolmente il compagno.

“Beh, peccato, io continuerò a pensare che rotolarsi nei boschi per tutta la notte sarebbe stata un’ottima idea…” disse Ivar.

Fine capitolo dodicesimo

 

 

   
 
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