Cap. 12: Save a prayer
You saw me standing by the wall,
Corner of a main street,
And the lights are flashing on your window sill.
All alone ain't much fun,
So you're looking for the thrill,
And you know just what it takes and where to go.
Don't say a prayer for me now
Save it 'til the morning after
No, don't say a prayer for me now
Save it 'til the morning after!
(“Save a prayer” – Duran Duran)
La battaglia dei Norreni contro i Danesi di
Re Egil risultò molto meno devastante del previsto e, soprattutto, di quanto
avesse temuto Aethelred in quelle settimane di tormento. Il giovane Sassone,
questa volta, era reduce dai dolorosi traumi vissuti in Wessex e quindi non
riuscì ad essere l’abile consigliere e stratega che era stato accanto a Bjorn e
Gunnhild sia durante l’assedio a Kattegat occupata da Ivar sia durante la
guerra contro i Rus’. Tuttavia le esperienze vissute e l’aiuto di nuovi e
validissimi alleati consentirono comunque a Bjorn di organizzare e pianificare
al meglio ogni battaglia. Gunnhild e la sua nuova amica, la valorosa shieldmaiden Freydis, organizzò le
difese con i guerrieri e le altre shieldmaiden
del villaggio di Lagertha e delle zone circostanti. E anche Lagertha, in
quell’occasione, dimenticò di essersi messa in
pensione e riprese in mano spada e scudo per difendere la sua terra. Così,
nelle zone presidiate dai contingenti guidati da Gunnhild, Freydis e Lagertha,
i soldati di Re Egil non trovarono modo di sfondare e, al contrario, furono
costretti a ritirarsi con gravi perdite.
Una parte della flotta Danese, invece, tentò
di aggirare Kattegat mandando alcune navi a sbarcare sulla spiaggia e altre
alla foce del fiume, così come avevano fatto i Rus’ ormai tanto tempo prima…
ma, purtroppo per loro, questa volta Ivar stava dalla parte dei Norreni e
indovinò subito che i Danesi avrebbero cercato di sfruttare il piano che era
stato ideato da lui. Fu proprio Ivar, quindi, ad organizzare la difesa sia
della spiaggia che della foce del fiume, guidando i guerrieri giunti da Tamdrup
e da altri Regni Norreni in appoggio a Kattegat e, sfruttando al meglio gli
arcieri, massacrò i Danesi che avevano tentato quella sortita con un nugolo di
frecce. Hvitserk e Helgi si erano uniti ai contingenti dei soldati e il loro
contributo era determinante per le sorti della battaglia, tutte chiaramente a
favore dei Norreni. A dargli man forte c’era anche Aethelred che comandava il
contingente giunto dal Wessex e che, adesso che si era chiarito con il suo
compagno, era ritornato il capitano coraggioso che era sempre stato e,
accertatosi che Ivar fosse al sicuro dietro gli arcieri, si batté strenuamente
respingendo ogni assalto Danese fino alla loro resa incondizionata.
Tuttavia il vero scontro, quello decisivo, si
combatté nelle strade e nelle piazze di Kattegat. Bjorn aveva deciso di non
allestire le difese sulle mura della città e di lasciare piuttosto che i
soldati di Re Egil entrassero, per poi trovarsi intrappolati in un luogo che
non conoscevano e bersagliati da frecce e assalti di guerriglia da parte degli
uomini e delle shieldmaiden del Re
dei Norreni e dei suoi alleati, che invece conoscevano ogni angolo della
cittadina e sbucavano fuori dai luoghi più inaspettati per colpire e uccidere.
Molti guerrieri Danesi morirono, ma una buona parte di essi, che era stata
costretta con la forza a convertirsi al Cristianesimo e a lottare per Re Egil,
vistisi a mal partito reagirono afferrando e facendo a pezzi il missionario che
li aveva accompagnati anche in battaglia e che era stato l’origine di tutti i
loro problemi; dopo di che, si arresero senza tanti complimenti a Bjorn e ai
suoi!
Re Egil in persona guidava i suoi uomini
dentro Kattegat e, una volta che si fu ritrovato senza più difese, Bjorn
avrebbe potuto ucciderlo, ma lasciò che fosse Asvard a confrontarsi
personalmente con il suo nemico. Gli aveva promesso che avrebbe avuto la sua
vendetta e gliela concesse.
Asvard si presentò sulla piazza di Kattegat
di fronte a un Egil scarmigliato e ferito, senza più il suo esercito, mentre
Thorir era insieme ai soldati Norreni, tenuto al sicuro dallo stesso Asvard che
non aveva voluto rischiare la sua vita lasciandolo combattere: ormai sapeva che
non era un guerriero!
Quando vide il figlio, il volto di Re Egil
divenne una maschera di rabbia.
“Lo sapevo che Bjorn mi aveva mentito, Thorir
è sempre stato nelle vostre mani, luridi pagani!” ruggì, al colmo del furore. “Fatti
vedere, Bjorn, se hai coraggio, e combatti con me!”
Asvard sorrise soddisfatto. Quella era
proprio la vendetta che aveva desiderato, vedere Egil spezzato e devastato
prima di ucciderlo.
“No, non è stato Bjorn a portare via tuo figlio”
gli disse, con voce trionfante, “sono stato io a strappartelo e a portarlo a
Kattegat come tu hai strappato a me i miei genitori e mio fratello.”
Egil era ferito e indebolito, ma quando vide
Asvard sembrò riprendere energia.
“Allora vieni tu a batterti con me, e solo
uno di noi sopravvivrà” urlò, infuriato. “Ma prima libera mio figlio, lui non
c’entra, non è colpevole di niente e non deve pagare per questo.”
“Ma non sono io a trattenere qui Thorir” rise
Asvard. “Chiedilo a lui direttamente, è tuo figlio che non vuole avere più
niente a che fare con te!”
E allora Thorir si fece avanti, mettendosi al
fianco di Asvard a testa alta e con un’aria determinata che nessuno gli aveva
mai visto prima.
“È proprio così. Io ho scelto di partire con
Asvard perché non volevo essere cristiano, non volevo rinnegare i veri dèi dei
Norreni e non volevo essere tuo figlio” esclamò, sicuro. “Tu non mi hai mai
accettato per ciò che sono, ma Asvard sì e anche i Norreni, e io resterò al
loro fianco.”
“Allora sei un inetto e un pagano, un
peccatore che non merita niente. Non mi importa niente di te, non sei più mio
figlio!” ruggì Egil con cattiveria.
Questa reazione Asvard non se l’era
aspettata, lui aveva voluto quel confronto per spezzare il cuore di Egil, ma
quando vide l’espressione stupita e addolorata di Thorir sentì che adesso aveva
un motivo in più per uccidere il crudele Re Danese: non solo per vendicare la
sua propria famiglia, ma anche per Thorir, che troppe volte era stato ferito e
mortificato dal padre. Quella sarebbe stata l’ultima.
La furia di Asvard si abbatté su Egil, che
poté fare ben poco per difendersi: già ferito e spossato per gli altri scontri,
dovette cedere anche a causa del vigore fisico e dell’età più giovane del suo
avversario. Dopo un breve duello cruento, Asvard trapassò Egil con la sua
spada.
Dopo mesi di sofferenze, tormento e incubi la
sua vendetta era compiuta. Adesso poteva iniziare una nuova vita… e non da
solo, perché nel frattempo aveva capito di amare il giovane e delicato Principe
Thorir e lo avrebbe tenuto per sempre con sé, al suo fianco, come compagno e
non più come ostaggio.
La grande minaccia di un’invasione Danese era
dunque stata spazzata via con facilità. Fra i Norreni, sia di Kattegat che
degli altri Regni, c’erano state pochi morti e anche tra i guerrieri e le shieldmaiden feriti ben pochi avevano
subito lesioni molto gravi o profonde. I feriti di maggiore gravità furono
trasportati nella piccola casa che Tiago e Floki usavano sia come abitazione
che come luogo di lavoro e i due guaritori allestirono dei giacigli per quelli
che sarebbero dovuti restare a riposo per qualche giorno; per fortuna,
comunque, la maggior parte di loro aveva solo tagli o lacerazioni superficiali
che Tiago o Floki medicarono subito, rimandando poi il ferito a casa sua.
Ci fu però un’unica eccezione, anche se,
paradossalmente, non era legata alla battaglia contro i Danesi, o meglio lo era
solo marginalmente.
Bjorn e Gunnhild avevano organizzato un
banchetto quella sera stessa per festeggiare una vittoria così schiacciante e
con così poche perdite e, oltre tutto, la cena avrebbe dato modo ai Norreni di
Kattegat di salutare anche i nuovi amici e alleati che sarebbero ripartiti nei
giorni seguenti. Asvard, ad esempio, aveva deciso di tornare a prendere possesso
del suo Regno in Danimarca; in teoria, Thorir avrebbe potuto rivendicare il
Regno appartenuto a suo padre, ma non lo avrebbe fatto perché aveva scelto di
restare accanto ad Asvard e di governare al suo fianco, perciò i due sarebbero
ripartiti insieme. Anche Leif e Freydis sarebbero tornati in Danimarca al più
presto per riprendere possesso del trono che Egil aveva usurpato loro… ma al
banchetto ci sarebbe stata un’assenza importante, quella di Harald del
Rogaland. Era proprio lui l’unico che era rimasto gravemente ferito durante lo
scontro con i Danesi, ma non era stato l’esercito nemico a colpirlo, bensì due
dei suoi soldati che erano stati corrotti da suo fratello Olaf!
Le cose erano andate così: Harald aveva
sperato che, partecipando alla guerra contro i Danesi, avrebbe ottenuto il favore
di Bjorn che, in quanto Re dei Norreni, avrebbe potuto deporre Olaf ed eleggere
lui come Re del Rogaland. Il problema era che Olaf, in qualche modo, era venuto
a saperlo e così, per evitare qualsiasi complicazione, aveva mandato due sicari
a confondersi tra i guerrieri di Harald per ucciderlo… in modo che sembrasse
che l’uomo fosse rimasto vittima dei Danesi! Harald era uno dei guerrieri che
aveva combattuto al fianco di Bjorn a Kattegat, nelle strade della città ma, ad
un certo punto, i due uomini mandati da Olaf, approfittando della confusione,
lo avevano accerchiato in un vicolo e avevano tentato di farlo fuori. Harald
non si aspettava certo un tradimento simile, ma era un combattente forte e
valoroso e, nonostante fosse da solo contro due uomini, era riuscito a
trafiggerne uno e a tagliare la testa all’altro. Tuttavia non era uscito illeso
da quell’imboscata, poiché uno dei due sicari lo aveva colpito con l’ascia alla
schiena e al fianco prima di venire decapitato. Harald era stato appena in
grado di eliminare i due traditori, poi aveva fatto qualche passo verso l’imboccatura
del vicolo ed era crollato a terra privo di sensi. Sarebbe morto dissanguato se
Hvitserk e Helgi non si fossero imbattuti nel suo corpo per puro caso.
I due avevano lasciato Ivar, Aethelred e gli
altri guerrieri a presidiare la spiaggia e la foce del fiume, dopo che l’attacco
era stato respinto con successo, ed erano corsi a Kattegat per riferire a Bjorn
di come la difesa era stata un successo, quando videro il corpo esanime del
guerriero vichingo e si fermarono subito, accorrendo in suo aiuto.
“Questo è Harald” mormorò Helgi, cercando di
sentire se l’uomo respirava ancora. “È ancora vivo ma guarda, Hvitserk, le sue
ferite alla schiena e al fianco sono molto profonde.”
Hvitserk osservò perplesso il ferito.
“Dovremo trasportarlo a casa di Tiago e
Floki, credo che loro possano guarire anche delle lacerazioni così gravi e poi
Tiago ha quella sua energia che trae dalla terra e da non so che… insomma, loro
possono aiutarlo, però…” il giovane Norreno sembrava indeciso.
“Qui c’è un sacco di tela grezza, è
abbastanza robusto per sostenere il peso del suo corpo se gli togliamo l’armatura”
spiegò Helgi, più pratico. “Useremo il sacco come una sorta di letto, in modo
da non peggiorare le sue ferite.
Hvitserk si mise subito ad aiutare il
compagno e ben presto riuscirono a sistemarlo sul sacco di tela e a sollevarlo
da terra. Per fortuna la casa dei due guaritori non era lontana e il ferito non
sarebbe stato troppo sballottato. Mentre lo trasportavano, tuttavia, Hvitserk
restava perplesso.
“Helgi, ma… non è strano?” domandò ad un
certo punto. “Harald sarà sicuramente stato ferito dai guerrieri Danesi, ma com’è
possibile che si sia lasciato sorprendere alle spalle? E poi perché accanto a
lui c’erano solo i cadaveri di altri due Norreni? Harald è un grande
combattente, possibile che lui e i suoi non abbiano ucciso neanche un Danese e
si siano fatti massacrare così?”
“Magari li hanno colti alla sprovvista”
rispose Helgi, “ma, se la cosa ti incuriosisce così tanto, potrai fartelo
spiegare direttamente da Harald quando sarà guarito, che ne dici? Adesso la
cosa più importante è farlo arrivare il prima possibile da Tiago e Floki.”
E così Hvitserk e Helgi giunsero alla piccola
casa dei guaritori con il ferito più grave di tutta la battaglia… che, anche se
nessuno ancora poteva saperlo, era stato abbattuto
dal fuoco amico o meglio era stato colpito a tradimento dai sicari del suo
stesso fratello!
Visto che Harald era il ferito più grave e
che non si sapeva neanche se sarebbe riuscito a sopravvivere, Floki lo fece
sistemare nel suo letto perché stesse più comodo possibile; lui si sarebbe
arrangiato in uno dei giacigli per terra. Si diede subito da fare con acqua
calda e bende pulite per detergere bene le ferite e valutarne la gravità,
mentre Tiago preparava un unguento medicamentoso che avrebbe fermato il sangue,
impedito le infezioni e favorito la cicatrizzazione delle lacerazioni.
“Faremo tutto quello che possiamo per lui”
promise Floki, “adesso dobbiamo solo sperare che non abbia perso troppo sangue
e che il suo fisico sia abbastanza forte da riprendersi.”
Hvitserk e Helgi affidarono Harald alle cure
di Floki e Tiago e ripresero a cercare Bjorn per comunicargli che i Danesi
erano stati respinti sia dalla spiaggia che dalla foce del fiume e, mentre
correvano per le strade di Kattegat, poterono vedere con grande soddisfazione
che anche lì la battaglia era stata vinta in modo schiacciante dai Norreni. I
guerrieri Danesi erano tutti stati uccisi o fatti prigionieri, la guerra che
tanto li aveva preoccupati era finita!
Ivar e Aethelred rimasero a presidiare il
fiume con i loro uomini finché non giunsero dei messaggeri inviati da Bjorn che
annunciavano la morte di Re Egil e la vittoria dei Norreni sui Danesi. Non c’era
più alcun esercito nemico e, di conseguenza, non c’era nemmeno più bisogno di
restare di guardia sulla foce del fiume o sulla spiaggia: i nemici erano stati
uccisi o costretti alla fuga, gli eserciti Danesi erano in rotta, ancora una
volta Kattegat era salva.
I soldati, sia Sassoni che Norreni,
iniziarono subito a festeggiare, ad abbracciarsi e a darsi grandi pacche sulle
spalle e poi, soddisfatti e cantando canzoni di vittoria, si avviarono verso
Kattegat per unirsi agli altri guerrieri e shieldmaiden:
quella sera di sicuro si sarebbe mangiato, bevuto e brindato fino a tarda notte
e nella gioia della vittoria non c’era più alcuna distinzione tra Sassone,
Cristiano o Vichingo… com’era giusto che fosse!
Ivar e Aethelred rimasero per ultimi,
sentivano il bisogno di restare da soli per parlare ancora di quella battaglia
e di come erano andate le cose.
“Hai visto che tutto è andato bene? Sei
sempre il solito esagerato!” lo prese in giro affettuosamente Ivar con un
sorrisetto storto. “Ti sei angosciato per mesi e poi questi Danesi erano pochi
e male organizzati.”
“Ivar, sai benissimo che non era questo il
problema” ribatté il Sassone con sguardo incupito. “Lo scontro è andato bene
perché noi eravamo di più, è vero, ma la cosa più importante è stata che tu hai
guidato i soldati come fai ogni volta, hai pianificato la battaglia da vero
stratega, sei stato abile e sempre un passo avanti a loro, insomma, hai fatto
il comandante, come devi fare, non ti sei buttato nella mischia come un folle.”
“Io sono e sarò sempre un folle e so anche
che ti piaccio per questo” rise Ivar, stringendo a sé il suo compagno. “Ma ti avevo
promesso che avrei partecipato agli scontri dalle retrovie e che non mi sarei
esposto a pericoli inutili e così ho fatto, perché non voglio perdermi la
possibilità di trascorrere tutta la mia vita con te.”
Avvolse Aethelred in un abbraccio caldo e protettivo
e lo baciò a lungo, intensamente, cingendolo con un braccio e affondando
l’altra mano tra i suoi capelli. Continuò a baciarlo con passione e sempre più
profondamente, esplorando la sua bocca morbida e dolce con la mano premuta
sulla sua nuca per spingerlo sempre più contro di lui, respirando il suo
respiro. Il giovane Sassone fu completamente in balia di Ivar, in quel momento
non era più un guerriero ma solo un ragazzo docile e indifeso tra le braccia
del suo Vichingo, dell’uomo che amava come nessuno al mondo. Per lui contava
solo che Ivar fosse lì con lui, sano e salvo, e si perse totalmente nel suo
bacio e nelle sue carezze, desiderando che non finisse mai.
Fu Ivar a staccarsi per primo e guardò il
compagno con espressione maliziosa.
“Ci aspettano grandi festeggiamenti a
Kattegat per questa vittoria schiacciante” disse, “e sono sicuro che Bjorn
organizzerà un banchetto immenso per tutta la notte, come dicevano i soldati.
Ma, se preferisci, noi possiamo regalarci la nostra festa privata restando qui e rotolandoci nei boschi come fanno i
veri Vichinghi…”
Anche Aethelred rise, mentre arrossiva e
colpiva scherzosamente il compagno con un leggero pugno.
“Non ci penso nemmeno, andremo a festeggiare
alla dimora regale come fanno le persone civili!” dichiarò.
I due si avviarono insieme verso Kattegat,
Aethelred che sosteneva amorevolmente il compagno.
“Beh, peccato, io continuerò a pensare che
rotolarsi nei boschi per tutta la notte sarebbe stata un’ottima idea…” disse
Ivar.
Fine capitolo dodicesimo