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Autore: Son Manu    06/11/2022    2 recensioni
- Daemon, impuro ed imprevedibile. Rhaenyra, impavida e sfacciata. L'uno lo specchio dell'altra. Entrambi condividevano il sangue del drago, irrequieti e caotici. -
{Daemon/Rhaenyra}
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daemon Targaryen, Rhaenyra Targaryen, Viserys Targaryen
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Incest
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La voleva.

Daemon non poteva più negarlo a se stesso, nonostante continuava a ripetersi che il suo scopo principale era arrivare al trono. Quel trono che, suo fratello il re, avrebbe lasciato alla sua primogenita Rhaenyra.
Sapeva di essersi spinto troppo oltre, la situazione gli stava sfuggendo di mano, poiché da diverso tempo, sembrava addirittura ossessionato all'idea di sfiorare le labbra di sua nipote, quella fanciulla talmente pura e ingenua che ancora non conosceva la malizia ed inganni, così perfetta ai suoi occhi.
Il suo cuore fremeva ma la testa si convinceva che tutto questo non significava nulla per lui se non un gioco, così proibito eppure eccitante e seducente. Avrebbe finalmente ottenuto ciò che bramava.
Allora perché tanto tormento? Era un ragazzo solito per arrivare sempre ai suoi scopi, non aveva rispetto per nessuno, tanto meno per la sua stessa famiglia. E allora perché non riusciva a smettere di pensare a lei, quella ragazzina poco più che adolescente dagli occhi di cristallo, dalla sua pelle bianca come la porcellana, quei soffici capelli color argento... i pensieri indugiavano nuovamente su di lei senza tregua, doveva smetterla. Allontanando subito quei pensieri come una mosca fastidiosa, Daemon si era deciso a mettere in atto il suo piano una volta per tutte e nessuno lo avrebbe fermato.
Le riflessioni si facevano più contrastanti mano a mano che si avvicinava al punto di ritrovo, luogo dove era certo sua nipote lo avrebbe raggiunto, proprio dove avrebbe avuto inizio il suo piano finale: era certo che sarebbe arrivata, la conosceva bene anzi si conoscevano troppo bene tanto che negli anni erano diventati così confidenti che quel rapporto andava ben oltre un legame di sangue; particolare che non era certo sfuggito a Viserys, che negli ultimi tempi aveva cercato di tenerli separati, quasi come se stesse avvertendo l'interesse e la dedizione al limite della morbosità che sua figlia provava per colui che doveva limitarsi ad essere nient'altro che suo zio. Doni e strane attenzioni, piccoli cenni di carezze sfiorate e persino sguardi rubati erano soliti esserle recapitati da parte del principe; gesti che certamente non erano passati inosservati agli occhi del re per quanto fingeva di non notare e per ancora molto poco tempo avrebbe potuto tollerare. Perciò doveva agire subito.

Il giovane Targaryen non poteva più tirarsi indietro: si trovava di fronte a lei, bella e sorridente nonostante i vestiti sporchi serviti al camuffamento così che nessuno dei passanti potesse riconoscerla. Era ansiosa di avventurarsi nella città, mescolandosi con il popolo; così eccitata all'idea di uscire di nascosto ed esplorare la città con i suoi vizi proibiti e tutto ciò che quello scenario riusciva ad offrire.
E così, solo poco tempo dopo, complice la magia dell'oscurità notturna e qualche calice di inebriante dolce nettare degli dei, si erano ritrovati ad assaggiare l'uno le labbra dell'altro, dapprima timidamente in seguito con avida ferocia. Daemon non desiderava solo il potere del trono, lui la voleva, la desiderava completamente nella sua interezza, da quanto tempo la bramasse nemmeno sapeva dirselo. Si volevano, entrambi lo avevano sempre saputo, inutile negarlo: il fuoco del drago che albergava in loro ormai ardeva violento ed era destinato a non smorzarsi mai. Il vortice di emozioni inarrestabile si faceva più intenso, qualcosa in loro era ormai scaturito e lui l'aveva spinta contro la parete di quella casa di piacere mentre le lingue non smettevano di cercasi, di esplorarsi, tormentarsi. Le mani della principessa gli reggevano il viso con fermezza anche se c'era della delicata dolcezza in quel gesto, mentre suo zio stava già esplorandole il corpo con le mani, abbassando le vesti inferiori. Era completamente sotto il suo incanto, avrebbe potuto approfittare della sua sottomessa devozione senza alcuno sforzo. L'eccitazione dilagava nei corpi di entrambi così desiderosi di scoprirsi, dimenticandosi solo per quella notte di essere zio e nipote.
Ed era stato proprio in quel momento, resosi conto di quanto Rhaenyra fosse innocente e sincera, che ogni suo gesto aveva iniziato a vacillare al limite della frustrazione: era davvero giusto sedurla solo per puro egoismo personale? L'avrebbe sporcata, macchiata nell'anima e lui ne sarebbe stato l'autore. Non poteva renderla vittima e complice di un'imperdonabile crimine con le conseguenze irreversibili che avrebbe successivamente comportato; lei era un'anima troppo pura e non poteva, non voleva più permettere di distruggere la sua innocenza, si sarebbe sentito responsabile per tutto il resto della sua vita. Forse dopotutto un sentimento si era insidiato in quell'animo apparentemente nero e privo di scrupoli. Può darsi che, finalmente resosi conto di provare dei reali sentimenti nei confronti di sua nipote, all'improvviso il pensiero lo aveva spaventando a tal punto da decidere di scappare da quella situazione, prima che fosse  troppo tardi. Non doveva accadere, non lì in quello squallido bordello e soprattutto non così. Ma da cosa stava fuggendo realmente? Rinunciare per preservare veramente la purezza della giovane o paura di essersene innamorato? Entrambi, forse.
Si era staccato da lei quasi bruscamente fissandola per qualche istante, indeciso sul da farsi. Mentre ella cercava di nuovo quel contatto premendogli il viso contro, Daemon di scatto aveva allontanato il proprio sconvolgendo completamente il suo obiettivo. L'amava e se ne era finalmente reso conto; un amore certamente malato, perché nulla di quello che provava era mai stato sano nella sua vita. Lei probabilmente lo sapeva ma non le importava. Ma di tutti i peccati commessi, non avrebbe mai permesso di trascinare nell'abisso della sua oscurità quell'unica creatura che lo aveva da sempre sinceramente amato, nonché unica persona di cui forse nel profondo gli importava davvero. Doveva preservarla da tutto questo. Doveva subito allontanarsi da lei finché aveva ancora un briciolo di razionalità e così aveva fatto, spingendola appena quel tanto che bastava da mettere una giusta distanza tra loro e dileguarsi in fretta tra le vie della città, sotto lo sguardo confuso della giovane principessa che invano aveva poi tentato di cercarlo.

Ma la voleva disperatamente, non poteva nasconderlo. Aveva perso di vista il proprio obiettivo, non sapeva onestamente che farsene del trono. Era sbagliato ciò che stava facendo per un mero tornaconto personale, malgrado ciò da quella sera sua nipote era divenuta quasi un chiodo fisso.  Aveva persino provato ad affondarsi nel piacere della sua legittima moglie nel tentativo di dimenticare quel profumo marcatogli addosso per sempre; la sua piccola e dolce Rhaenyra dal pallido corpo snello che lo avrebbe continuato ad ossessionare, malgrado questo affronto gli sarebbe costato presto il suo stesso esilio con disonore nella Valle.
 
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Nonostante i mesi trascorsi e il suo ritorno da uomo libero,  Daemon si era visto strappare via la giovane donna una volta appresa la notizia che di lì a poco sarebbe stata promessa ad un altro uomo, il cugino di sangue ser Leanor Velaryon. Sebbene l'evidente natura di Leanor, il quale non provava alcun interesse nel gentil sesso, il solo pensiero che quel matrimonio combinato potesse essere consumato con qualcun'altro lo aveva spinto a compiere nuovamente un passo verso di lei, afferrandole il polso durante il ricevimento in onore delle prossime nozze, trascinandola appena distante dagli invitati del salone reale, il tutto sotto gli occhi fulminei del fratello maggiore.
"E' davvero questo quello che vuoi?!" - tuonava in Alto Velyriano con visibile irritazione offuscato dalla gelosia, i suoi occhi puntati su di lei. L'avrebbe fatta sua anche lì davanti a tutti, poco gli importava arrivati a quel punto. Il pensiero che sarebbe appartenuta ad un altro lo divorava. Tuttavia con sua grande sorpresa si era reso conto di trovarsi di fronte ad una donna, non più ad una inesperta e casta ragazzina. Rhaenyra aveva smesso di essere quella che lui credeva di conoscere da tempo e non avrebbe più potuto farci niente.
"Allora prendimi. Portami a Roccia del Drago e fai di me tua moglie." - lo aveva sfidato lei rispondendogli nella stessa lingua, evitando accuratamente di essere ascoltati da eventuali orecchie indiscrete.
La giovane principessa era ancora risentita per i loro trascorsi e il comportamento dello zio; non aveva alcun diritto di ripiombare nella sua vita in quel modo.
Avrebbe giurato che la gelosia era sul punto di consumarlo, tanto da fargli perdere per un istante la ragione, fregandosene altamente delle conseguenze. Sapeva bene che Viserys li stava osservando, perciò non aveva esitato a serrare la mano attorno al viso della ragazza pronto a scoccarle un bacio carico di passione. Ciononostante il loro breve diverbio era stato costretto ad interrompersi proprio quando ancora tutto poteva essere riscritto, costretti quindi a dividersi. Il principe doveva sforzarsi di ricomporsi e riprendere lucidità, abbandonando ogni idea. Si sentiva ugualmente ferito nell'orgoglio e nell'animo ma cercava di nasconderlo.
Allontanatosi da lei, dopo averla osservata ricongiungersi verso il principe Leanor, il Targaryen si era rassegnato a quell'amaro destino, non rinunciando comunque alla dolce compagnia di Lena Velaryon, sorella dello sposo, suscitando a sua volta il palese nervosismo e gelosia di Rhaenyra.
Instaurato presto quel nuovo legame era certo che sarebbe andato avanti nei suoi propositi di lasciarsi alle spalle tutto quanto.
Dopo quella sera entrambi sapevano che ognuno avrebbe condotto la propria strada divisi, adempiendo ai loro futuri doveri coniugali.
 
Ci avrebbe poi pensato il fato ad incrociare nuovamente i loro cammini, sebbene non potevano ancora saperlo, era solo questione di tempo.
Daemon, impuro ed imprevedibile. Rhaenyra, impavida e sfacciata. L'uno lo specchio dell'altra. Entrambi condividevano il sangue del drago, irrequieti e caotici. Destinati presto a bruciare e regnare insieme, quei due erano legati per sempre anche se lontani, potevano percepirlo fino alle viscere. Destinati.
Loro sono fuoco. La questione era semplicemente rimandata e lo sapevano molto bene.

   
 
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