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Autore: Feathers    10/11/2022    2 recensioni
(Eddie + Chrissy) Hellcheer / Eddissy
L'armonia che c'è fra Chrissy ed Eddie è semplicemente surreale.
È surreale il modo in cui le loro voci diventano la più splendida musica mentre chiaccherano, il modo in cui i loro corpi si incastrano perfettamente la notte, con le labbra di lui premute sulla nuca di lei e le mani intrecciate; sono surreali la spontaneità e semplicità di Eddie, che la avvolgono delicatamente e la riscaldano come il fuoco di un camino dopo ore di camminata sotto la neve.
Ma quanto è difficile dire la verità a dei genitori classisti e opprimenti? Quanto è difficile guarire dalla malattia di apparire "perfetti", e dal timore di essere giudicati?
Questa è una storia in particolare dedicata a chi vuole trovare il coraggio di crescere, di imparare ad amarsi e di tornare a respirare. Perché, a volte, l'unico ostacolo fra noi e la felicità siamo proprio noi.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Chrissy Cunningham, Eddie Munson
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Note dell'autrice: Se cogliete il "sottile" riferimento a "Titanic", vi do un biscotto e un cannolo alla ricotta (sono siciliana)


Metà Agosto

Chrissy fece un balletto sulle note di "Like a Virgin", svuotando il suo armadio sul letto vestito dopo vestito. Esaminò tutti i top, prima di sceglierne uno rosa pesca con le maniche un po' a sbuffo. Poi prese una gonna bianca che le arrivava alle ginocchia e un nastrino con il quale legò parte dei capelli in un semi raccolto. Salì sul letto per vedersi intera allo specchio e sorrise, soddisfatta dalla sua immagine. Quell'outfit le dava un'aria da bambolina, e valorizzava il suo fisico facendola sentire molto a suo agio. Nessun pensiero intrusivo si impossessò della sua tranquillità in quel momento. Scese, abbassò il volume della musica per concentrarsi e cercò i trucchi seduta davanti alla specchiera, quando sentì bussare alla porta.
"Posso?"
"Sì! Entra!"
Laura Cunningham appoggiò la schiena alla parete, guardandola con un sorrisino. "Sei tanto carina con questi colori addosso."
Chrissy si voltò con un occhio truccato e uno no e con il pennellino del mascara a mezz'aria nella mano destra. Si illuminò tutta senza sapere cosa rispondere per i primi secondi: era da fin troppo tempo che sua madre non le faceva un vero complimento. Di solito la riempiva solo di critiche, rimproveri e raccomandazioni.
"Uh... g-grazie mamma."
Laura si schiarì la gola. "Stai uscendo di nuovo con Esther?"
Sua figlia scosse il capo. "N-no. Oggi raggiungo Eddie e lo vado a prendere dove lavora." Trattenne il respiro.
Il sorriso della donna si spense all'istante. "Hm, capisco. Dov'è che lavora?"
"In... un negozio di dischi." La ragazza si mordicchiò un labbro, e truccò l'altro occhio. Poi cercò un rossetto chiaro e delicato nel cassetto, con fare un po' distratto.
"Pranzerai fuori quindi, giusto?"
"Sì, sì. Torno intorno alle sedici e mezza, okay?"
"D'accordo, d'accordo. Mi raccomando, non..."
"...non mangiare schifezze, sì. Sì."
Laura annuì con un sospiro sconsolato, e chiuse la porta.
La giovane guardò di nuovo la propria immagine allo specchio, e distolse lo sguardo, vedendosi di colpo più spenta. Infilò nella borsa dei fazzoletti, il borsellino e l'apribottiglie di Eddie. Il ragazzo glielo aveva lasciato qualche settimana prima, sostenendo di averne anche troppi e di poterne dare uno a lei. Talvolta, Chrissy aveva l'impressione che Eddie si dimenticasse che la famiglia Cunningham nuotava nell'oro e poteva permettersi qualunque cosa, ma era meglio così. Il suo vecchio apribottiglie aveva un valore inestimabile rispetto a qualunque altro, perché era il suo, e Chrissy lo custodiva gelosamente, come se valesse migliaia di dollari.
La ragazza schizzò fuori da casa propria in un lampo, nel timore che la madre le ponesse qualche altra domanda. Dalla volta in cui Eddie era - giustamente - rimasto ferito da quella bugia, aveva promesso a sé stessa che non avrebbe mai più mentito sulla natura della sua relazione con lui, quindi se Laura le avesse chiesto cosa erano, si sarebbe sentita costretta a dire il vero. Aveva fatto orecchie da mercante già due volte, incapace di darle una risposta, e si era sentita ogni volta peggio, come se avesse fatto un torto al suo ragazzo. Perché le era così difficile raccogliere il coraggio?
Svolazzò nell'ampio cortile affollato di margheritine, decorazioni e artistiche fontanelle bianche, e chiamò un taxi che la portasse fino al centro città. Mentre guardava le vetrine e gli alberi scorrere fuori dal finestrino, una strana sensazione la appesantì fra il cuore e la gola, come un pessimo presentimento. Chrissy cercò di ignorarlo, dicendo a sé a stessa che doveva essere colpa della solita negatività assorbita da sua madre. A proposito di lei, aveva già voglia di trasgredire qualcuna delle sue regole sul cibo: a casa si nutriva quasi esclusivamente di insalatine, di frullati dietetici insapore, petto di pollo e qualche altra cosa, e le mancava già mettere qualcosa di gustoso sotto i denti. Appena scese dal taxi, avvistò il bar che stava a una trentina di metri dal negozio di dischi, e si diresse verso di esso a passo deciso. Pensò di prendere un pacchetto delle caramelle preferite di Eddie e due bibite per entrambi. Poi sarebbero andati insieme a prendere qualcos'altro per pranzo, oppure forse a mangiare a casa Munson.
Chrissy entrò, salutando il barista col suo solito fare cordiale, e poi aprì il frigorifero delle bevande. Prese una coca cola e una birra, poi diede una rapida occhiata al distributore accanto e trovò subito le caramelle. Quando si diresse alla cassa, qualcuno allungò una banconota prima che lei potesse infilare la mano nel borsellino.
"Pago io per lei." disse qualcuno dal timbro familiare. Chrissy si voltò, pronta a fare obiezioni, ma rimase pietrificata e indietreggiò appena. Davanti a lei c'era Jason Carver in carne e ossa, tutto tirato a lucido, che le sorrideva. Il suo non era un sorriso amichevole, però. C'era qualcosa di maligno e glaciale negli occhi chiari che tradiva la linea curva della sua bocca.
"Vi conoscete?" chiese il barista.
"Sì. Eccome." Jason incrociò le braccia.
La ragazza riuscì ad annuire piano all'uomo dietro al bancone e a domandare al giovane "Che... ci fai tu qui?" con un filo di voce.
"Che ci faccio qui? È anche la mia città, no?" Il ragazzo mise via il portafogli. "Ed è Estate anche per me. Che c'è, pensavi che io fossi solo una specie di... che so, di ologramma?" La prese in giro.
"È che non ti vedo da tanto. È... strano."
"Se non erro, mi hai già visto; eri insieme allo svitato."
"I-intendo da vicino." La ragazza si grattò la nuca, a disagio.
Jason si strinse nelle ampie spalle e uscì dal bar, guardandosi indietro, come se si aspettasse di essere seguito da lei.
Chrissy acchiappò lo scontrino che stava per cadere, e infilò alla bell'e meglio le caramelle e una delle due bottigliette nella borsa troppo piccola per contenere tutto. "E perché hai pagato per me? Sai che non c'era alcun bisogno." borbottò mentre usciva dal bar.
Jason sollevò un sopracciglio. "Oh, sai com'è, la tua nuova fiamma dubito che possa offrirti da mangiare, vista la sua situazione economica."
Chrissy arrossì fino al petto. Pescò parecchie monetine dal borsellino e gliele mise in mano, stizzita. "Non ho bisogno dei tuoi stupidi soldi, né del tuo classismo."
"Eddai, piccolina, scherzavo!" Jason rise in modo odioso.
Lei sbuffò. "Non chiamarmi così."
"Con chiunque credevo mi avresti sostituito, ma non quello lì, per carità. Erano vere le voci, allora."
"Quali voci?"
"Sul fatto che ti ronzava attorno a scuola. E tu attorno a lui." assunse un'espressione disgustata.
Chrissy sospirò, seccata. "Oh, esattamente come facevi tu con i tuoi amanti. Sai cosa c'è? Ti brucia da morire che io mi sia rifatta una vita felice senza rimanere a strisciare dietro di te. Vuoi che tutti ti girino attorno in eterno. Quand'è che cresci?" lo pizzicò, prima di fare dietrofront e riprendere a camminare sul marciapiede.
Lui la seguì. "Vita felice, beh... non si direbbe. Non posso credere che tu sia passata da reginetta della scuola a... questo. Imbarazzante, direi."
"Ma te ne vuoi andare a fanculo?!"
"Guardati un po'... Dici parolacce, ti fai scopare da quel ratto di fogna e bevi e mangi robaccia come quella. Stai attenta, che ti farà diventare una balena. Tu non eri quella che teneva alla linea?"
La ragazza si fermò e si voltò di scatto, con gli occhi sbarrati dalla rabbia come se qualcuno le avesse dato un pugno improvviso. Jason sapeva perfettamente della sua malattia. Sapeva che una frase del genere poteva avere effetti devastanti su di lei anche per mesi, e l'aveva detta apposta. Non c'era altra spiegazione. Le labbra tremanti di lei si atteggiarono in un sorrisetto sardonico. "Sai cos'altro può fare questa, oltre a fare ingrassare?" Agitò la bottiglietta di coca cola, nascondendo l'altra mano.
Jason si mise le mani sui fianchi, col suo solito atteggiamento da bulletto. "Sentiamo, cosa?" Nel giro di mezzo secondo, Chrissy aprì la bottiglietta con l'apribottiglie di Eddie, spruzzando parte del contenuto sulla faccia di Jason. Lui emise un urlo stridulo, sputacchiando coca cola. "Ma che... ma che... sei impazzita?! Mi hai macchiato la camicia, razza di idiota! Che disastro..."
"Oh, scusa, devo averla agitata troppo!"
Alcuni passanti che stavano ascoltando la litigata si misero a sghignazzare apertamente.
"Che diavolo avete da ridere?!" inveì Jason contro di loro.
Chrissy fuggì verso il negozio di dischi, senza voltarsi, ed entrò tutta trafelata con una mano sul petto.
Lo scampanellio violento della porta attirò l'attenzione di Eddie, che stava rimettendo in ordine alcuni vinili esposti. "Hey!" Il ragazzo uscì subito dal bancone e la raggiunse, posandole una mano sulla spalla. "Chris...? Ti senti bene?"
Lei fissò per un secondo i suoi occhi neri apprensivi e i capelli lunghi che sfioravano il gilet nero della divisa, e lo abbracciò di colpo, aggrappandosi a lui come se temesse di vederlo svanire. "Ciao. V-vuoi pranzare insieme, a-appena stacchi?" balbettò, con la voce malferma.
"Certo..." Lui le accarezzò la nuca e la schiena, perplesso. "Hai... il fiatone." constatò.
"Sì... dopo ti spiego con calma. Nulla di grave, comunque, e non si tratta di mamma."
"Sicura?"
"Sì..." Strizzò le palpebre più che poté per evitare di piangere. "Fruga dentro... la mia borsa."
"Okay..." Eddie si scostò e infilò una mano nella borsetta di Chrissy. Estrasse la bottiglia di birra e le caramelle. Fece un sorriso ampio e prese la mano della ragazza, posando un bacio delicato sul dorso. "Sei un angioletto."

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"Non me ne frega niente. Ti giuro che se lo vedo, metto da parte tutta la codardia che ho in corpo e gliene dico quattro." Eddie masticò nervosamente l'ultimo pezzo del suo panino, gli occhi fissi sul Lovers Lake. Chrissy aveva notato che quando era arrabbiato o confuso o a disagio tendeva a evitare il contatto visivo. "Ti giuro, gli faccio rimangiare tutto quello che ti ha detto." Il ragazzo aprì la birra e bevve metà della bottiglietta nel giro di pochi secondi, ma la bevanda gli andò di traverso.
Chrissy gli diede dei colpetti sulla schiena con fare vagamente materno, mentre lui tossiva.
"Ed... tu non sei un codardo. Non devi dimostrarmi niente, okay? Non voglio che... che rischi di farti male."
"Nah, non mi faccio male. Anche se la tentazione di dare una bella sberla a quel damerino dei miei stivali c'è." Eddie tossicchiò ancora. "Come osa dirti quelle cose? Di me può dire quello che gli pare, me ne sbatto proprio. Ma..."
Lei si toccò le cosce, col capo chino.
"Hey..." Il ragazzo le sfiorò la guancia, sistemandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Cerca di non dargli peso, eh. È insoddisfatto della sua vita e va a rompere agli altri. Non pensa quello che dice."
"Lo so, ma..." Chrissy si appoggiò alla sua spalla.
Eddie la strinse piano a sé, con un sospiro. "Ma... che cosa?" la incitò a continuare, a bassa voce.
Lei ci mise qualche secondo a elaborare quello che voleva dire. "È che stamattina mi piacevo tanto. E non mi succede spesso. N-non mi piacevo così tanto da quando mi ero provata quel... completo intimo in camerino. Quello lì."
Lui deglutì e si sentì arrossire, ma non commentò. "E... e adesso... come ti senti?" "Non tanto bene." Chrissy cercò la sua mano. "So che dovrei farmi scivolare certe cose di dosso, ma... ha risvegliato in me tanti di quei brutti ricordi. La paura di non entrare più nella divisa... di... pesare troppo rispetto alle mie compagne... dei suoi commenti quando prendevo anche solo un chilo o due. E... l'ossessione delle calorie." Si fermò, e socchiuse gli occhi. "Vorrei tanto non essere così sensibile."
"Non è colpa tua. E sono sicuro che... uhm... che questa cosa, cioè, questa sensazione che hai... andrà via presto. È ancora fresco. Non so se mi spiego."
"Sì, so cosa intendi."
Rimasero per un po' abbracciati a fissare il Lovers Lake, col suo pacifico suono e i cerchietti e le increspature che si formavano nell'acqua a causa dei colpi di vento caldo.
"E comunque, hai tutta la mia stima per avergli spruzzato in faccia la coca cola."
Chrissy lo guardò. "È stato molto soddisfacente."
"No, sul serio, ti stimavo già un casino, Chrissy Cunningham, ma ora sei ufficialmente il mio idolo. Pagherei oro per avere un video di quella scena. Ah, no, non potrei pagare oro, vista la mia situazione economicaaa!" imitò la voce profonda di Jason.
Lei iniziò a sghignazzare. "Giusto, giusto..."
Eddie fissò di nuovo il lago. "Beh. Io penso che mi farò un bel bagnetto, anche se mia mamma, se fosse viva, mi direbbe che sono un pazzo a farmelo subito dopo aver mangiato. Ma fatto sta che io non mi sono mai sentito male, quindi..."
La ragazza sollevò le sopracciglia. "Che?! Non ho mai sentito dire niente del genere."
"È che... uh... lei ha... beh, aveva lontane origini italiane. E in Italia c'è questa fissa fra i genitori, a quanto pare."
"Oddio..."
"Già. Ogni posto ha le sue superstizioni. Te lo fai anche tu, il bagnetto?"
"Vorrei ma... non ho il costume!"
"Pensi che io ce l'abbia? Poi ci asciughiamo al sole. Ci sono quaranta gradi all'ombra!"
Chrissy sorrise. "Okay, ci sto." Si alzò e si tolse i vestiti, rimanendo in mutandine e reggiseno. Eddie si liberò della divisa, e sfoggiò un paio di buffi boxer a piccoli scacchi blu e bianchi. "Ma che..."
"Stupendi, lo so, lo so. Non li avevi mai visti questi, se non sbaglio."
Entrarono in acqua e si misero a giocare come due bambini per un pezzo, finché non si ritrovarono con tutte le dita rattrappite e furono costretti a uscire e asciugarsi sul telo di Eddie. Chrissy fissò il profilo del giovane, che si stava abbronzando accanto a lei, e non riuscì a resistere. Si chinò e gli riempì il viso di baci morbidi fino ad arrivare alle labbra. Lui sorrise a occhi chiusi, e la attirò a sé. La ragazza tornò a sentirsi in pace col mondo, e credette che quell'ammasso di memorie spiacevoli fosse scomparso magicamente. O almeno, così credeva.

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Altre note dell'autrice: è stato un periodo un po' buio, ecco il perché di tutto questo ritardo e dell'insolita brevità sel capitolo, ma adesso sto bene e credo che tornerò a postare con più regolarità <3
(E comunque Chrissy nella scena con Jason è stata tipo "YOU'RE THE MAN BUT I GOT THE - I GOT THE - I GOT THE POWEEER"
Jason, ritieniti fortunato, che quella coca cola poteva pure essere un pattino!)
   
 
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