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Autore: villainsarethebest    10/11/2022    0 recensioni
Manipolazione, inganno, disperazione: Firestorm li conosce tutti, li ha vissuti tutti sulla propria corazza e li ha repressi tutti nel buco più profondo della sua memoria. Dopo tutti i secoli di soprusi che l'hanno spezzata e segnata, solo poche cose ha deciso di tenere sempre in mente: ogni volta che cadrà, si rialzerà; quando proveranno a zittirla, lei parlerà ancora più forte; se qualcuno oserà incatenarla lei si ribellerà con tutte le sue forze.
Ricordi e decisioni che tiene segrete dentro di sé come il suo passato, nascosto a tutti, anche al suo signore, Lord Megatron.
Il confine tra lucidità e pazzia non è mai stato più allineato e per uscire sana e salva dalle sfide che stanno per presentarsi dovrà essere più forte di quanto sia mai stata.
Lei non è schiava. Lei non è un'assassina. Lei non è una guerriera.
Lei è una protettrice. Questo non glielo potranno mai togliere.
Genere: Azione, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Megatron, Nuovo personaggio, Predaking, Starscream
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Transformers: Prime
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Laserbeak cinguettò. Firestorm si girò e raggiunse Soundwave, conscia che il simbionte l’aveva richiamata per lui. «Cosa c’è Soundwave?»

Il mech premette alcuni pulsanti e sullo schermo apparve un’icona.

«Un segnale? Riesci a identificarlo?»

Soundwave negò con la testa.

«Sai almeno se appartiene a uno dei nostri o degli Autobot?»

Negò di nuovo.

«Bizzarro» le sfuggì osservando l’impronta energetica di una navicella superare Saturno.

A Soundwave bastarono pochi altri secondi per ottenere una scansione della misteriosa nave riscontrando la firma vitale di due cybertroniani mentre scorreva il database della Nemesis in cerca
del nome del vascello senza però ottenere risultati, ma in compenso riuscì a stabilire un contatto con esso.


Una finestra video si aprì e Firestorm – Soundwave non avrebbe aperto bocca – annunciò: «Nave sconosciuta, qui vascello Decepticon Nemesis. Sappiamo della presenza di due cybertroniani a bordo, rendete noto nome, fazione e proposito del transito nel settore.»

Subito non accadde nulla, la comunicazione rimase unidirezionale così come il riscontro video. Poi comparve l’immagine della cabina di pilotaggio del mezzo e un viso raggiante fece capolino nell’inquadratura.

«Oh che bello rivederti Firestorm! Uuh, e chi è lo splendore accanto a te, il tuo sparkmate per caso?»

Firestorm sentì l’energon nelle vene congelarsi.

 
*******

 
Le stava salendo la nausea. E una certa voglia di sguainare la spada e decapitare teste.

Senza dire una sola parola, Firestorm si voltò e uscì con passo spedito dalla stanza. Soundwave la seguì con lo sguardo, perplesso e – segretamente – preoccupato. Le emozioni che erano fluttuate nel suo campo EM prima che lo ritraesse… soppresse un brivido. Soundwave era sicuro che in tutti quei millenni la femme non avesse mai provato simili emozioni, o almeno non apertamente. C’era rancore; c’era disgusto, e anche un sottile senso di vulnerabilità; ma soprattutto, aveva percepito un indescrivibile odio. Sentimenti che leggeva ogni giorno nel campo EM di un altro.

Erano millenni che non si permetteva di leggere la mente della seeker, non era necessario, era fedele al suo amico; tuttavia la curiosità che quella situazione gli faceva provare lo stavano tentando a rintracciare la femme e a scoprirne i segreti. Ciononostante, non lo fece. Non avrebbe usato la sua abilità su Firestorm. Forse più tardi sarebbe andato a parlarle, ma prima, c’erano dei turisti di cui doveva occuparsi.

Inquieto, si voltò verso lo schermo. I due seeker dall’altro lato apparivano sorpresi dalla reazione della Decepticon, ma Soundwave aveva eoni di esperienza alle spalle in manipolazione: erano bravi, ma non potevano ingannare il suo intuito.

«In cosa posso assisterti?» riprodusse il TIC.

«Oh cielo, che imbarazzo! È sempre stata una così ben educata ragazza da giovane, non mi sarei mai aspettata un simile comportamento da parte sua!» Era stata la femme a parlare. La sua corazza era un insieme di cromature dorate e cerulee distese sulla sua pallida protoforma.

Accanto a lei, il suo compagno fece una smorfia. «Con la compagnia che frequenta, che ti aspettavi? È diventata una delinquente!»

«Sono sicura che è solo un malinteso, non sarebbe la prima volta che inizia la giornata di cattivo umore… e poi l’abbiamo senz’altro sorpresa venendo a trovarla, e forse anche imbarazzata… mi dispiace se abbiamo interrotto il vostro momento, e poi è sempre stata tanto timida…»

Soundwave era seccato. Il blaterare di quella femme gli stava dando sui circuiti, e aveva a che fare con Starscream da eoni. Perché pochi minuti in presenza di questa sconosciuta lo stavano irritando tanto?

«… per non parlare del fatto che l’Airlord di Vos è qui anche lui! Che disgrazia, la nostra razza ridotta a così meri numeri…»

«Che disgrazia? Sono loro le disgrazie! Che direbbero i nostri padri se vedessero come si sono ridotti, a servire schiavi e minatori!»

A quelle parole Soundwave si sentì incendiare. NOI NON SIAMO PIÙ I VOSTRI SCHIAVI!

Non ci pensò due volte. Attivò i cannoni esterni e fece fuoco. In pochi colpi, l’astronave dei due schiavisti precipitò avvolta da una nube scura e da sprizzi di fuoco. Sfortunatamente, le telecamere esterne ripresero la coppia abbandonare la nave ben prima che esplodesse, ma ormai avevano segnato la loro sorte.

Quei seeker, quei nobili, non potevano che essere schiavisti, membri del partito Funzionalista che lo aveva oppresso per millenni assieme a tanti altri, assieme a tutti i suoi minicon, assieme a Megatron. Nobili, mech e femme di ogni dove che li avevano incatenati e costretti a versare energon nelle arene dei gladiatori per il loro divertimento.

Aveva giurato che li avrebbe uccisi tutti, e così aveva dato battaglia assieme a molti altri per far valere i suoi diritti, per riprendersi la sua libertà… ma come le schegge, qualcuno riusciva sempre a scamparla.

Adesso però non c’era più un esercito corrotto pronto a sacrificarsi per loro, oh no… quei funzionalisti erano già morti.
 

 
Firestorm era in subbuglio. L’energon aveva preso a bollirle nei circuiti dalla rabbia, un’impeto d’ira che la stava colmando come non accadeva da millenni. Era l’occasione che aspettava da tempo, che sognava da tempo! Poteva farla pagare a quei Vosiani, avrebbero finalmente sentito la sua furia!

Con una cieca determinazione si precipitò sulla rampa di lancio e si buttò, trasformandosi e volando verso l’obiettivo. Uno scudo già l’avvolgeva e stava caricando a tutta velocità verso la nave nemica; la durezza del suo scudo e la velocità a cui stava accelerando avrebbero assicurato che trapassasse la nave da parte a parte, come in passato aveva fatto per distruggere i vascelli Autobot, con la differenza che nel farlo questa volta avrebbe goduto.

I suoi pensieri si interruppero bruscamente quando vide il trasporto perdere quota ed esplodere prima che lo raggiungesse, e sentì il suo umore declinare, ma, alzando lo sguardo, scoprì che la Nemesis aveva fatto fuoco contro i seeker. Vedendo i due in questione allontanarsi in volo verso terra, Firestorm li seguì, decisa a finire il lavoro.
 

 
«Che branco di pazzi! Che ti avevo detto? Non dovevamo venire!»

«Ma Firestorm…»

«Dimenticala! È una traditrice, si è scavata la fossa da sola» ribatté con disprezzo il mech. La sua bella sparkmate, l’affascinante Starnova, era stata troppo ottimista. Lui sapeva che sarebbe finita così, che Firestorm non li avrebbe lasciati avvicinarsi, ma aveva ceduto alle preghiere dell’altra metà della sua scintilla.

Windburst fu costretto a virare bruscamente a sinistra quando i suoi sensori intercettarono un oggetto in arrivo da dietro, e poco ci mancò che venisse travolto. Davanti a lui ora si ergeva Firestorm, aveva la spada sguainata e stava caricando verso di loro!

«Starnova, va via di qui! A lei ci penso io!»

«Non farle del male!»

«Che cosa?!»

«È pur sempre la nostra bambina, non-»

«Taci tu!» urlò Firestorm accanendosi contro la seeker. Finalmente, sì finalmente poteva fargli provare la sua furia! Creò uno scudo alla sua destra per bloccare Windburst che le si era lanciato contro, anche lui con una spada tra le mani. «Credete davvero che mi fermerò? Finché la vostra scintilla non sarà spenta io vi perseguiterò.»

«Firestorm, ti prego…» supplicò Starnova.

«No! Non hai il diritto di supplicare.»

«Tsk, sei solo una ragazzina viziata. Dopo tutto quello che abbiamo fatto per te, ti abbiamo cresciuta, dato un tetto sotto cui dormire, tutto ciò che desideravi!» derise Windburst.

«Bugie, tutte bugie! Voi non avete fatto un bel niente per me! Mi avete solo usata!»

«Abbiamo fatto ciò che credevamo giusto, non volevamo farti del male, solo proteggerti!»

«Bugiarda» la accusò nuovamente Firestorm. «Lo avete fatto solo per voi stessi. Per colpa vostra Vos è bruciata» dovette trattenere un singulto. «Non siete altro che schifosi Funzionalisti.»

«Ora basta!» proruppe Windburst. «Non ti permetto di insultarci così! Le nostre azioni avrebbero riportato alla gloria Vos, e con lei l’intera Cybertron – »

«E invece l’hai fatta radere al suolo!» gridò straboccante di collera. «Non meriti altro che la morte!» e si avventò su di lui, su colui che un tempo aveva chiamato sire, per il quale non provava che odio, odio, odio. Le loro lame si scontrarono e una danza letale ebbe inizio nei cieli del pianeta Terra. A ogni incontro delle loro armi riecheggiavano fragori e scintille, seguiti dalle fiamme dei loro propulsori.
 

 
Soundwave li seguiva con lo sguardo, la sua scintilla traballante di molte emozioni differenti. Firestorm era la figlia di quei Funzionalisti, ma era ripugnata da loro, dalle loro azioni… allora non aveva preso parte nell’imprigionamento di milioni come lui, non aveva riso delle sue disgrazie? No, lei non si era mai permessa di farlo. Aveva un’anima troppo gentile. Dunque, cos’era successo?
Conosceva una buona parte delle vicende che avevano portato alla distruzione della città dei seeker, la splendente Vos. Erano davvero quei due seeker i responsabili per la fine della loro stessa capitale?

Firestorm ne sembrava sicura…

E Firestorm ha sempre ragione.
 

 
Dalla rampa di lancio, un altro stava osservando lo scontro col fiato mozzato. Vedere Firestorm combattere, così fluida nei suoi movimenti, così selvaggia in ogni attacco, era sempre da mozzare il fiato. Ma non era quello il motivo. Lui era il successore di suo padre, lui era il nuovo Airlord del niente, perché era salito al trono quando ormai la città non era che un cumulo di macerie. E se quel che Firestorm diceva era vero, i responsabili erano proprio lì…

Tornò a focalizzarsi sullo scontro. Non c’era amore perso tra Firestorm e lo straniero. Erano entrambi pronti a combattere fino all’ultima goccia di energon. Le loro velocità si rivaleggiavano a vicenda. Il mech era più robusto, simile a Skyquake, mentre Firestorm era più agile e aveva una forza non comune per una della sua stazza; la differenza in dimensioni non sembrava essere un problema per la femme, la quale sembrava in vantaggio. Dove lei mostrava solo poche ammaccature e graffi superficiali, Windburst stava perdendo energon a palate.

Stava tremando dalla rabbia, e una smorfia gli squarciò il viso. La sua amata città era caduta per colpa dei suoi stessi sudditi? E per tutto questo tempo Firestorm lo sapeva e non aveva detto niente a lui, che lo aveva chiamato amico, al suo comandante, al suo re?

«Questo è per Vos» mormorò Starscream lanciando due missili contro il nemico.
 

 
Firestorm sapeva di essere superiore a Windburst, il suo intenso allenamento e gli anni di guerra l’avevano resa più che pronta, ma voleva farlo soffrire, era il suo turno di gridare. «Come ci si sente a essere quello che sanguina?» non poté che chiedergli con un sorriso soddisfatto.

Windburst sputò dell’energon e si ripulì la bocca, oscillando precariamente in aria. Le sue riserve di energon si stavano esaurendo rapidamente, tra le ferite e il mantenere accesi i propulsori costantemente. Doveva portare lo scontro a terra e velocemente. «Perché non lo chiedi ai tuoi amici schia – » un’esplosione e un grido lo interruppero, a cui fece eco un lancinante dolore al petto.

«No!» Guardandosi attorno vide la sua sparkmate precipitare a terra e si lanciò dietro di lei. Tuttavia fu intercettato da Firestorm. Tentò di aggirarla, ma la femme iniziò a placcarlo con tutte le sue forze deviandogli la traiettoria. «Sparisci! Devo salvarla!» implorò infine sopprimendo l’orgoglio.

«No» rispose Firestorm. Lasciò che la sorpassasse e, quando le diede le spalle, con un colpo fulmineo e preciso gli tagliò una delle ali ambrate.

Windburst non sentì il dolore della perdita dell’ala, perché nel petto sentiva la scintilla bruciare e gelare contemporaneamente. Starnova non stava rispondendo ai suoi richiami e nemmeno al comm-link. Era ormai troppo vicina a terra, ancora un paio di chilometri… chiuse le ottiche e pregò che Primus avesse pietà di lei e l’accogliesse come tutti i suoi figli e le sue figlie.

Non seppe quando, ma pian piano si accorse che il vento non gli sferzava più la faccia e che non stava più precipitando in una spirale incontrollata, e che dolcemente i suoi piedi toccarono terra.

«Guardami» ordinò una voce autoritaria, e la freddezza del tono lo fece rabbrividire. Sapendo di non avere vie di fuga aprì le ottiche e guardò la guerriera di fronte a lui. Non era più il burattino di un tempo. Non aveva catene addosso, né alcun legame nei suoi confronti che potessero farla esitare.

«Hai vinto» ammise stremato. La sua Starnova era morta e presto l’avrebbe raggiunta.

«Non ti chiederò di scusarti per tutto il male che hai causato, perché non provi alcun rimorso» dichiarò Firestorm. «Ma starò a vedere mentre la tua scintilla si spegne.»

«Co – ah» si morse la lingua per non gridare dal dolore. Quella bastarda lo aveva violentemente spinto a terra, e ora stava squarciando la sua corazza. Tentò di difendersi, ma era troppo debole. Non poté impedirle di esporre la sua scintilla, e cercò di chiudere le ottiche per non guardarla sopraffarlo, ma anche quello gli fu impedito quando gli forzò le ottiche aperte.

«Guardami mentre muori. Sarò l’ultima cosa che ricorderai prima di trovarti al cospetto di Primus.»
 
 

Morì velocemente. Non aveva davvero sofferto, non quanto meritava. Voleva prolungare lo scontro, magari iniettargli qualche virus tossico, oppure iniettarlo a Starnova e lasciarlo guardare mentre lei impazziva. Ma era già morto, perché Starnova era stata colpita nel mezzo del loro scontro, mentre fuggiva come la codarda che era.

«Dovrei sentirmi in colpa, ma non mi sento di porti le mie condoglianze.»

«Non servono» rispose Firestorm. Intenta com’era a fissare la carcassa di Windburst, non si era accorta dell’arrivo di Starscream. «Stavi ascoltando.»

«Ogni cosa» confermò Starscream, e allora Firestorm lo guardò nelle ottiche. Restò intrappolata così per interi minuti, nessuno dei due sapeva cosa dire. «Tutto questo tempo…» mormorò indeciso.

La avrebbe attaccata? Lei non aveva fatto niente! Aveva cercato di fermarli, li aveva supplicati, e loro la avevano rinchiusa in casa, e allora lei aveva preso a interferire di nascosto –

«Tu lo sapevi! Tutto questo tempo, Vos in fiamme, tu lo hai sempre saputo! Hai sempre saputo chi fossero i criminali che lo avevano fatto e non hai detto niente!»

Oh. È vero. Non l’ho mai detto a nessuno, tranne… «Mi dispiace» offrì sinceramente. «a quel tempo tentai di impedirglielo, ma fu in vano» ammise tristemente. «Non avevo idea dei loro piani, mi avevano completamente esclusa dai loro progetti, feci quel che potei… non sapevo-» dovette distogliere lo sguardo. Prese un profondo respiro. Non è il momento di essere sentimentale, a Starscream servono fatti. «Non sapevo dei loro piani di guerra. Non credo avessero intenzione di distruggere Vos.» E perché mai avrebbero dovuto? Vivevano là, era la loro casa da millenni, da generazioni, come dei seeker prima di loro. «Non ero un soldato, ero solo una stupida e un’ingenua.» Ma non più. Era cresciuta, era cambiata.

Osò incrociare nuovamente le ottiche, e celò il sussulto che le ottiche incandescenti di Starscream le scatenarono. La stava guardando con così tanto… rabbia. Rabbia. Tanta, infinita, profonda rabbia. Questa volta non riuscì a nascondere il sussultò che provò mentre Starscream la massacrava con lo sguardo, e le sue ali tremarono, per poi abbassarle remissiva e fu costretta a distogliere ottiche.

Starscream non disse nulla, non riuscì a leggere il suo campo EM perché ben contenuto quando solitamente era libero e indomito come le sue emozioni. Il seeker prese il volo e si allontanò silenziosamente verso la Nemesis.
 
   
 
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