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Autore: pampa98    17/11/2022    1 recensioni
Missing moment della prima stagione, in cui Ed chiede a Stede di insegnargli a ballare.
Stede si lasciò sfuggire una risatina. «Sì, è il primo ballo che insegnano ai gentiluomini inglesi. Tu lo conosci?» gli chiese, anche se sospettava già la risposta.
«Non proprio» disse. «Mia madre mi aveva mostrato un disegno simile una volta. Aveva detto che danzare era divertente e che un giorno me lo avrebbe insegnato.»
La sua voce si spense e Stede non ebbe bisogno di chiedergli come fosse andata a finire. Chiuse il suo libro e si voltò, posando le mani sulle spalle di Edward. La testa dell’uomo scivolò sul suo petto e quando sollevò lo sguardo verso di lui, il volto a pochi millimetri dal suo mento, Stede si sentì arrossire e dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per parlare.
«Vuoi che ti insegni io, Ed?»
Genere: Fluff, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Edward Teach/Barbanera, Stede Bonnet
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nota: La canzone è "Vuoi danzar?" dal cartone animato Il re ed io.



Quando l’ultimo ballo finirà

 

A Benni,
Buon compleanno ❤



 

Era una sera come le altre a bordo della Revenge. I due co-capitani erano intenti a leggere ciascuno un libro diverso, Stede seduto in maniera composta in un angolo del divano e Edward steso con le gambe penzoloni e la nuca posata sulla spalla del suo compagno. Era una routine che si era creata in modo naturale: nessuno dei due ne aveva mai parlato eppure ogni sera, dopo la cena e la storia della buonanotte, entrambi si ritiravano nel loro alloggio e leggevano o giocavano a scacchi o, più spesso, semplicemente parlavano. Stede non glielo aveva mai detto, ma da settimane aspettava con trepidazione il calare del sole sapendo che nelle ore successive Ed sarebbe stato solamente suo.

«Ehi, Stede, posso farti una domanda?» gli chiese a un tratto il pirata.

Stede voltò la testa verso di lui. «Certo! Dimmi.» 

«Tu sai danzare?»

«Oh. Ehm, certo, sì! Ho imparato da bambino e, modestamente, sono sempre stato parecchio aggraziato.» Ciò aveva portato a elogi da parte del suo insegnante e occhiate cariche di disprezzo da parte di suo padre. Stede ne aveva sofferto, ma forse anche quella sua abilità, inutile secondo i veri uomini inglesi, sarebbe stata apprezzata da Edward – e la sua opinione era sufficiente per annientare il senso di inadeguatezza che lo aveva riempito per anni.

«Questo lo sai fare?» chiese Edward, sollevando il libro che stava leggendo per mostrargli l’immagine che campeggiava sulla pagina destra. Un uomo teneva le braccia attorno ai fianchi di una fanciulla mentre le loro figure volteggiavano leggiadre sul foglio.

Stede si lasciò sfuggire una risatina. «Sì, è il primo ballo che insegnano ai gentiluomini inglesi. Tu lo conosci?» gli chiese, anche se sospettava già la risposta.

«Non proprio» disse. «Mia madre mi aveva mostrato un disegno simile una volta. Aveva detto che danzare era divertente e che un giorno me lo avrebbe insegnato.»

La sua voce si spense e Stede non ebbe bisogno di chiedergli come fosse andata a finire. Chiuse il suo libro e si voltò, posando le mani sulle spalle di Edward. La testa dell’uomo scivolò sul suo petto e quando sollevò lo sguardo verso di lui, il volto a pochi millimetri dal suo mento, Stede si sentì arrossire e dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per parlare.

«Vuoi che ti insegni io, Ed?» 

«Lo faresti davvero?»

Stede annuì. Edward gli rivolse un sorriso radioso e scattò in piedi, evitando per un soffio di dare una testata al suo compagno. 

«È fottutamente grandioso» esclamò, lanciando distrattamente il libro sul divano. «Allora, come ci mettiamo? Sposto la scrivania?»

«No, no, non credo che serva» lo fermò Stede, scattando in piedi a sua volta. Diede un rapido sguardo alla stanza e decretò che lo spazio tra il divano e la scrivania era grande a sufficienza per il loro allenamento. «No, va bene così. Dunque, direi che c’è tutto, forse solo…»

Non fece in tempo a dire che mancava la musica che si sentì afferrare per i fianchi e in un attimo si ritrovò schiacciato contro il corpo di Edward. I suoi occhi erano illuminati come quelli di un bambino di fronte a un giocattolo nuovo e la gioia che emanavano scaldò il cuore di Stede, mentre la loro estrema vicinanza lo fece galoppare a un ritmo pericolosamente elevato. 

«Mi sembra che fosse così, no?» disse Edward. «No, forse c’era anche qualcosa con le mani…»

«S-Sì.» Stede rise, imbarazzato e divertito. Gli prese le mani, allontanandole da lui. «Dammi solo un momento, ok? Manca ancora un elemento fondamentale per poter danzare.»

«Cioè?»


 

Era stato più difficile di quanto sperasse, trovare qualcuno che conoscesse un lento per accompagnare il loro allenamento. Frenchie era l’unico in grado di suonare uno strumento, ma non conosceva nessuna melodia adatta. Buttons si era offerto di intonare un canto insieme a Olivia, Jim aveva detto di conoscere qualche canzone spagnola, ma aveva rifiutato di cantare, e Black Pete e lo Svedese avevano iniziato a esibirsi in un motivetto da pirati per dar prova delle loro abilità canore – inesistenti, in realtà, e in ogni caso il testo della loro canzone era distante mille leghe da ciò che Stede aveva in mente.

“Io conosco qualche canzone romantica” aveva detto Lucius, guadagnandosi la sua eterna gratitudine. Gli aveva dato qualche minuto per insegnare a Frenchie una canzone, e poi era tornato in cabina insieme a loro, trovando Edward intento a percorrere la stanza avanti e indietro.

«Eccoti, finalmente!» esclamò, aggrottando poi le sopracciglia di fronte alla presenza degli altri due. «Che succede?»

«Ti chiedo scusa per l’attesa» disse Stede. Fece un cenno a Frenchie, che iniziò a suonare la melodia che gli aveva insegnato Lucius. «Ora siamo pronti per danzare.»

Prese le mani di Edward, portandone una sul suo fianco destro mentre l’altra la strinse nella sua mano sinistra. Gli portò la mano libera sulla spalla e sorrise. 

«Segui la musica, fai come me.»

Edward annuì. Iniziarono a muoversi quando Lucius cominciò a cantare.
 

Vuoi danzar?
E la musica poi ci porterà

Vuoi danzar?
Non importa se un passo sbaglierai

 

Sentiva i muscoli tesi del compagno, che seguiva i suoi passi lentamente, incerto, come se a ogni movimento temesse di sbagliare. 

«Rilassati, Ed» gli disse Stede, avvicinando il volto al suo. «Stai andando benissimo.»

Edward sgranò gli occhi. «Davvero? Bene… Bene.»

Chi lo sa,
Quando l’ultimo ballo finirà
Noi ancora saremo insieme
Mano nella mano

 

Iniziò a rilassarsi, seguendo i movimenti di Stede con più agilità. Il pirata gentiluomo sorrise e la stessa espressione si specchiò sul volto di Edward.

«Come sto andando?» gli chiese, una nota di preoccupazione nella voce.

«Come se danzassi da tutta la vita.»

Edward rise. Tolse la mano dal fianco di Stede e gli fece fare una piroetta. Lui non si aspettava uno slancio simile e finì per inciampare sui suoi stessi piedi. Cadde tra le braccia di Edward, che scoppiò a ridere. Stede avrebbe voluto sentirsi offeso, ma amava troppo quel suono per non iniziare a ridere a sua volta.

Edward lo aiutò a rimettersi in posizione. Gli passò le braccia attorno al busto, attirandolo verso di sé.

«Continuiamo a ballare?»

Stede annuì.

Perché tu, solo tu, sei mio
È così incredibilmente vera questa storia

Vuoi danzar? Vuoi danzar? Vuoi danzar?

 

I loro corpi si muovevano lentamente, ignari dello spazio circostante, e i loro occhi non potevano fare a meno di cercarsi, incatenandosi gli uni agli altri come se fossero parte di un’unica entità. Stede aveva partecipato a molti balli a Londra, tutti estremamente piacevoli, ma nessuno così… intimo. Strinse le braccia attorno al collo del compagno mentre un sorriso di pura felicità faceva capolino sul suo volto. 

«Come sto andando?» chiese Edward ancora una volta, ma il timore di sbagliare aveva abbandonato la sua voce.

«Bene. Anzi, fottutamente bene» rispose Stede e si lasciò sfuggire una piccola risata di imbarazzo per il linguaggio che aveva appena usato. Anche Edward rise, senza freni, e posò la fronte contro la sua. Stede pensò che il cuore gli sarebbe uscito dal petto da tanto che batteva, ma non gli importava: avrebbe accettato con piacere di morire tra le braccia dell’uomo che gli aveva salvato la vita, in modi che forse lui nemmeno sapeva.

«Sai, Stede» disse Edward, parlando a pochi millimetri dalle sue labbra. «Mi piacerebbe imparare altri balli. E io potrei ricambiare insegnandoti come parlano i pirati non gentiluomini.»

Stede rise. «Perché no? Lo trovo un ottimo accordo, caro Ed.»

 

 

«Sei sicuro che non devo suonare ancora? Non mi sembra che abbiano finito.»

«Sono dieci minuti che hai smesso di suonare e quelli nemmeno l’hanno notato. Fidati di me, il nostro lavoro qui è finito.»

Frenchie fece spallucce, ma non gli andava più di restare lì perciò seguì le direttive dell’amico e uscì dalla cabina in cerca del suo meritato riposo. Lucius lo seguì, fermandosi un momento sulla soglia per osservare i due uomini che continuavano a danzare sulle note di una canzone immaginaria. Erano persi nel loro mondo, i corpi intrecciati in un abbraccio mentre volteggiavano per la stanza.

«E adesso, miei cari capitani» disse Lucius, guardandoli con un sorriso speranzoso, «scambiatevi il bacio del vero amore e rendeteci tutti felici e contenti!»

   
 
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