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Autore: Lady I H V E Byron    24/11/2022    2 recensioni
"Shredder, Stockman, Hun, i Dragoni Purpurei, gli Utron, i Triceraton, Savanti Romero, Karai, Bishop, Sh'Okanabo, Viral, Khan… tutti nomi che ormai appartenevano al passato."
Sono passati quattro anni dalla battaglia finale contro lo Shredder virtuale, ma non è ancora finita, per le Tartarughe Ninja. Presto si troveranno coinvolti in una nuova avventura, che riguarderà una coppa di fattura umile, Cavalieri Templari, Dimensioni Mistiche, visioni di un passato lontano, un nuovo nemico e un nuovo alleato.
Quale destino attende le Tartarughe Ninja?
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Note: attendevo da tempo di scrivere questo capitolo.

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Splinter teneva un pezzo di carta arrotolato in mano. Lo fissava quasi ipnotizzato, mentre lo faceva scontrare con l'altro palmo.
Leonardo aveva citato due nomi, mentre raccontava il poco che aveva scoperto dal Tribunale Ninja: Etienne e Yuko. I nomi del templare e del ninja del suo ultimo sogno, quello legato al Graal.
Un ninja ed un templare con il Graal. Non era la prima volta che Splinter li aveva sentiti nominare.
Era stato proprio all'ultimo Torneo Nexus a cui aveva partecipato David, quindici anni prima, quando ancora non era un Gran Maestro. Era una persona completamente diversa da quella che aveva incontrato di recente.
Era in corso la pausa tra i quarti di finale e la semifinale. In quel lasso di tempo, veniva permesso ai concorrenti di riposare o andare dove volevano.
Splinter stava camminando per i corridoi del palazzo, passando anche nella Sala dei Vincitori, per ammirare la statua in onore del suo amato Maestro Yoshi e rendergli omaggio, salutandolo con un inchino.
Dopo, era entrato anche nel corridoio più vicino alla sala del daimyo. Era pieno di bassorilievi, tutti raffiguranti eventi importanti avvenuti nel Nexus.
Lì trovò David, mentre ammirava uno dei bassorilievi.
-Ah, David. Non mi aspettavo di trovarti qui.-
Il templare si voltò, sorridendo.
-Splinter.- salutò.
Questi lo raggiunse immediatamente, prima di stringergli la mano.
-Che gioia vedere che siamo entrambi in semifinale.-
-Volevo farti i complimenti per la tua vittoria contro fratello Luigi. Lui non è facile da battere.-
-Ho fatto del mio meglio per non colpirlo troppo forte.-
-Solo nel suo orgoglio. E, per quello che vale, spero di confrontarmi di nuovo con te.-
-Questo è anche il mio desiderio, amico mio.-
Rivolse lo sguardo nella stessa direzione in cui stava osservando il templare.
-Un'immagine piuttosto affascinante, non trovi, Splinter?-
-Sì, molto, David.-
C'erano due uomini, in primo piano, che tenevano in mano una piccola coppa, di fattura semplice. Una delle figure era un ninja, a giudicare dagli abiti. L'altro portava una casacca simile a quella di David.
Alle spalle torreggiava la figura immensa del daimyo.
-Spero di sbagliarmi, ma uno dei due uomini è vestito più o meno come te.-
-Già, sembra un templare. Curioso, vero? E io che pensavo che io e i miei confratelli fossimo gli unici templari ad aver messo piede da queste parti.-
-Purtroppo non è così, David...-
Una terza figura era entrata nel corridoio.
Splinter si inchinò subito. E anche David.
-Sommo Daimyo.- salutarono.
Il daimyo, già anziano, ma ancora dalla figura imponente e dominante, si avvicinò al ninja ed al templare.
-Ah, state ammirando i bassorilievi... sì, non vi biasimo, anche io passo ore ad ammirarli, vedere la nostra storia. Questa parla della prima volta che due terrestri si sono introdotti in questo mondo. Un ninja ed un templare, come voi due. Ma non è una buona storia...-
Splinter divenne improvvisamente serio, dalla curiosità.
-Perché? Cosa è accaduto?-
-Ah, si parla di circa mille anni fa. Il daimyo qui raffigurato, il mio illustre antenato, un giorno, ricevette la visita di un ninja e di un templare. Il templare aveva un oggetto in mano, una coppa di legno, credo. Era stata chiamata... Santo Graal, sì.-
Anche David si interessò, appena udì “Santo Graal”.
-Si narra che il templare avesse corrotto il daimyo con quella semplice coppa, come piano subdolo per spingerlo ad abdicare ed impossessarsi del palazzo e di tutte le sue ricchezze. Per questo affronto, il templare ed il ninja vennero inseguiti dalle guardie, per metterli in prigione.-
-Che storia da brividi, sommo daimyo...- commentò Splinter, impallidendo.
-Cosa ne è stato del Graal e dei due uomini?- domandò il templare, sempre più incuriosito ed affascinato.
Splinter iniziò ad insospettirsi: non si era offeso alle insinuazioni riguardante un templare che corrompesse un capo. Come minimo, avrebbe difeso l'onore del suo ordine, difendendone i valori e sfatando l'accusa di corruzione che aveva portato alla loro fine.
Ma David sembrava essere più interessato al Graal.
-Purtroppo, l'unico ad essere stato arrestato fu il ninja.- riprese il daimyo -Morì in carcere, dopo giorni di tortura, senza dire nulla sulla coppa o sul templare. Una morte terribile. Sarebbe stato più onorevole liberarlo da quelle sofferenze.-
Il templare storse la bocca, leggermente deluso.
-Quindi non è sicuro che il Graal sia andato distrutto?-
Nessuna domanda sul ninja. Nemmeno sul templare. Solo sul Graal.
-Altro la nostra storia non descrive, David. È possibile che il templare l'avesse portata con sé. Ma di lui e di quella coppa nessuna traccia, come se non fossero mai esistiti. Questo bassorilievo vuole ricordare i due uomini che hanno tentato di portare la corruzione in questo mondo. Una cosa che non possiamo accettare. Io non posso accettare.-
Gli occhi di David avevano iniziato a brillare di una strana luce, da quel giorno. Quello avrebbe dovuto essere il primo campanello di allarme, per Splinter.
Il David che aveva rivisto al recente Torneo Nexus non era il David che aveva conosciuto quindici anni prima. Il David che conosceva era una persona dalla mente illuminata, una persona gentile, combatteva pulito ed era un ottimo compagno di conversazioni. La storia del Graal aveva cambiato qualcosa, in lui.
Chiunque fosse il templare con cui si era scontrato nel Nexus, non era più David.
Ambizione. Ecco cosa gli aveva letto, nel suo cuore.
Una cieca ambizione, in grado di condurre alla distruzione. Ciononostante, continuava a sperare che la sua sensazione fosse errata, che non fosse David il pericolo che aveva percepito prima del Nexus o di cui Usagi aveva avvertito Leonardo.
“Se solo avessi fatto qualcosa quando ero ancora in tempo...” pensò.
Soffermarsi sul passato non era una scelta saggia. Ciò che contava era salvare il futuro.
Continuava a tenere lo sguardo fisso sul rotolo di carta. Forse la chiave che avrebbe cambiato la vicenda.
Si alzò, uscendo dalla sua stanza.
Michelangelo, come al solito, stava rimproverando Elisabetta di non voler assaggiare quello che lui aveva preparato per colazione, preferendo ancora il porridge alle sue uova strapazzate.
Nonostante abitasse da loro da mesi, ancora non aveva imparato che per un italiano mangiare uova strapazzate per colazione era impensabile.
-Maestro Splinter! Ti supplico! Convincila tu a non mangiare più quella roba salutare!- implorò la tartaruga dalla benda arancione, inginocchiandosi al suo sensei.
Con il grembiule ed il cappello da chef che stava indossando, era impossibile prenderlo sul serio.
-Invece dovresti prenderla d'esempio, Michelangelo.- disse, infatti -Una buona alimentazione è fondamentale anche per un ninja. E il porrige è decisamente più salutare delle tue uova, oltre ad essere un alimento nutriente.-
-NOOOOOOO...!!!- esclamò Michelangelo, alzando le braccia al cielo.
Ancora una volta era solo contro tutta la famiglia, nonostante i fratelli stessero mangiando le uova strapazzate e la pancetta che aveva preparato.
Splinter, come al solito, si era limitato ad una tazza di tè e dei biscotti.
Per tutto il tempo, lanciava rapide occhiate al figlio più grande: a differenza di Elisabetta, che era tornata serena dal viaggio in Giappone, lui era ancora dubbioso e confuso.
Le risposte che aveva avuto dal Tribunale Ninja non avevano soddisfatto la sua curiosità, anzi. Aveva ancora più domande.
-Leonardo...- disse, con un filo di voce.
Mise la mano in tasca, estraendo il piccolo rotolo di carta.
-Avrei dovuto mostrartelo da quando ci hai raccontato dei tuoi sogni, ma forse è ora il momento giusto.-
Leonardo, serio ed inquieto, prese ciò che il suo maestro gli stava porgendo. Nella sua mano era incredibilmente piccolo. E aveva l'aria fragile. Sembrava più vecchio di Splinter stesso. O anche del daimyo.
-Che cos'è?- domandò, iniziando a srotolarlo con delicatezza.
Anche Elisabetta allungò il collo, incuriosita.
Il foglio era lungo almeno trenta centimetri. C'era scritto qualcosa.
-Ehi, questo è giapponese!- notò Donatello.
-L'inchiostro sembra molto secco. Guardate, alcuni caratteri stanno sparendo.- aggiunse Elisabetta, indicando, senza toccare, i punti sbiaditi.
-Maestro Splinter, perché non lo hai mostrato prima?- domandò Leonardo.
-Non lo ritenevo necessario. Fino a quando non hai nominato Etienne e Yuko. Anni fa, il daimyo mi ha raccontato di un ninja e di un templare giunti nel Nexus con una coppa di legno, molto probabilmente il Graal.-
Elisabetta aguzzò l'udito, alla ricerca di elementi fondamentali. Qualunque particolare, qualunque indizio era necessario, per avere notizie del Graal. Doveva portare elementi concreti a David, o la sua scomunica sarebbe stata inevitabile.
-Allora, non vi diedi molta importanza, credendola una leggenda. Ma quando sono stato arrestato, sei anni fa, avevo notato qualcosa spuntare tra due mattonelle della mia cella. Era quel foglio di carta che ora state osservando. Decisi di tenerlo, per evitare che si consumasse del tutto. La storia che aveva raccontato il daimyo era vera. E ora anche tu stai facendo sogni su di loro, Leonardo, quindi è giusto che tu sappia.-
Gli occhi di Leonardo stavano ancora scorrendo seri su quei caratteri, come se stesse cercando qualcosa.
-Ehm, maestro Splinter...- si intromise Michelangelo -Non voglio deluderti, ma... nessuno di noi sa leggere giapponese.-
-Parla per te.-
Prima, solo Donatello era in grado di leggere giapponese. Anche Leonardo, poi, aveva deciso di studiarlo più approfonditamente.
Infatti, fu proprio Leonardo stesso a leggere quanto scritto.

-“Sarà che questi saranno gli ultimi momenti della mia vita ma ho comunque voglia di scrivere la mia vita in questo pezzo di carta che avevo da tempo. Mi chiamo Yuko.”-

Yuko. Il ninja dei suoi sogni. Il ninja che gli appariva sempre in forma di ombra.
Quelle erano le sue ultime memorie. L'unico documento scritto che dimostrasse la sua esistenza.

-“Sono un ninja. O lo ero. Ho perso praticamente il conto dei giorni da quando sono prigioniero. Da dove posso cominciare a raccontare di me? Fin da bambino sono stato addestrato nel Tribunale Ninja. Non so neppure chi siano i miei genitori.”-

“Quindi è vero. Yuko era un allievo del Tribunale Ninja.” pensò.
Il Tribunale Ninja taceva su molte cose, ma non erano bugiardi.

-“I miei shisho continuavano a dire che ero destinato a divenire come loro. Ma io non volevo. Non volevo restare lì per tutta la vita. Non ricordo molto dei miei primi anni. Ma ricordo il sole. Ogni giorno lo guardavo tramontare. Mi sono sempre domandato dove tramontasse il sole. Per questo abbandonai il Tribunale Ninja. I miei shisho mi hanno minacciato di cancellare il mio nome dagli archivi storici se li avessi abbandonati. Ma non mi importava. Tutto ciò che avevo imparato con loro potevo usarlo per affrontare qualsiasi pericolo fuori dal Giappone e per aiutare le persone. Quei talenti erano sprecati all'interno di quelle quattro mura. L'unico mio rimorso è stato abbandonare la donna che amavo Saeko la mia compagna di allenamenti la migliore dopo di me dicevano i shisho. Viaggiai e viaggiai incontrando persone che non parlavano la mia lingua. Ma nessuno di quei incontri era paragonabile a quello che cambiò la mia vita. Vidi due uomini dalla carnagione scura combattere contro un solo uomo. Con una mano stava tenendo una scatola di legno e con l'altra stava combattendo a fatica con la spada. Non esitai ad aiutarlo. Quei due uomini non erano così abili come sembravano. Ciò che mi colpì veramente fu chi avevo salvato. Parlava una lingua che non comprendevo ma non mi importava. Ricordo ancora che non facevo altro che osservargli il volto. Non avevo mai visto un volto come il suo o occhi così simili al colore del cielo. Era molto bello. Non so cosa mi spinse a seguirlo. E lui continuava a guardarmi divertito notando che lo stavo seguendo. Ancora mi domando cosa sarebbe successo se non lo avessi seguito. Forse non sarei in questa cella ma non mi importa. Vale la pena morire per la vita che vissi da quel momento. Quell'uomo si chiamava Etienne. Era un guerriero come me. Un cavaliere templare.”-

“Etienne...”
Finalmente si spiegò come fosse stato possibile l'incontro tra un ninja ed un templare in tempi come il Medioevo europeo.

-“Ma viveva come un contadino. Fui affascinato da come viveva. Era completamente diverso da me. Mangiava lavorava la terra e pregava sotto una croce di legno. Un'usanza strana pensai. I mesi che passai con lui furono i più belli della mia vita. Mi insegnò la sua lingua il provenzale il latino la storia della sua terra. E anche io gli insegnai quello che sapevo. Lavoravamo la terra e a volte ci allenavamo. Le prime notti non dormivo. Non sono mai stato abituato a dormire a lungo e non di notte. Infatti salivo sopra il tetto e mi assicuravo che nessuno assalisse Etienne. Quando imparai la sua lingua e cominciammo a parlarci mi domandò perché non dormissi la notte e gli spiegai che nel mio allenamento dovevo sempre essere all'erta, in caso di assalti. Lui mi assicurò che quella zona non era calpestata dai suoi nemici e che potevo dormire tranquillo. Ma io non ero abituato a dormire a lungo. Per questo Etienne mi cantò per la prima volta una ninnananna la stessa che sua madre cantava a lui per addormentarsi. La sua voce era l'incarnazione di una culla. Così soave. So solo che quando aprii gli occhi era già giorno.”-

Forse era la stessa ninnananna provenzale che Elisabetta aveva cantato a Michelangelo, tempo prima. No, era troppo assurdo, pensò Leonardo. Era solo una coincidenza.

-Io ed Etienne potevamo vivere così per sempre. Avevo ritrovato una famiglia con lui. Ma poi un uomo a cavallo disse che Etienne doveva tornare tra i templari e portare con sé un tesoro. Nei mesi di studio Etienne mi aveva mostrato la scatola che stava cercando di proteggere il giorno che lo salvai. Dentro c'era una coppa di legno. Lo aveva chiamato Santo Graal.”-

“Un testimone del Graal...” pensò Elisabetta, seria. Non era ancora sicura se riferirlo a David; attese di ascoltare il resto della lettera, prima di prendere una decisione.

-“Mi raccontò la sua storia. La coppa in cui aveva bevuto il suo dio a quanto pare. E sembrava fosse in grado di curare ogni malanno se non proprio dare la vita eterna quindi non poteva cadere nelle mani sbagliate. E lui era stato incaricato di proteggerla per questo abitava lontano dalla città. Io non volevo abbandonare Etienne. Lo avrei seguito in capo al mondo. Con lui andai in una città chiamata Acri. Era in corso una guerra. Scoprii che gli uomini che lo avevano aggredito erano saraceni i nemici dei templari. Io volevo aiutare Etienne a vincere quella guerra così da tornare nella nostra vita in campagna. Ma non potevo farmi vedere dai suoi confratelli. Lavorai in segreto per i templari. Con il favore della notte riuscivo a introdurmi nei campi saraceni e poi riferivo tutto a Etienne che lo riferiva ai suoi confratelli. Quella vita mi stava uccidendo quasi quanto quella che vivevo in Giappone. Però Etienne mi portò in una chiesa. Un luogo in cui tante persone si riuniscono e pregano sotto una croce di legno come nella casa di campagna in cui Etienne ed io abitavamo. Etienne era con i suoi confratelli. Tutti insieme cantarono qualcosa ma fu lui ad iniziare. Non era come quando mi cantava la ninnananna. Era più sublime. Divina. Per la prima volta in tutta la mia vita mi emozionai. Faticai non poco a trattenere le lacrime che stavano per uscire dai miei occhi. Non pensavo di avere delle emozioni. La sua era una voce bellissima. Quanto avrei voluto che cantasse solo per me. Per questo ebbi un'idea. Gli dissi che se era in pericolo doveva cantare e io sarei accorso subito. Il suo canto sarebbe stato un richiamo per me.”-

“Commosso dopo averlo sentito cantare?” pensò Leonardo, serio.
Ricordò la prima volta in cui aveva sentito il canto “Salve Regina”: la breve visione della chiesa. E poi, si era commosso.
“E se fosse Yuko ad aver reagito?”
Tutto iniziava a quadrare.

-“I saraceni però invasero Acri. La priorità di Etienne era salvare il Graal. La città era circondata. Non era possibile scappare da lì. Se avessi saputo come sarebbero andate le cose non avrei mai proposto di portare il Graal nel Nexus. Ma fu la prima cosa che mi venne in mente. Era l'unico modo di tenere il Graal al sicuro senza il rischio di scontrarci con i saraceni. Conoscevo il daimyo. Era una persona buona. Ero sicuro che ci avrebbe aiutato a trovare un posto sicuro. All'inizio era scettico sul Graal perché sembrava una coppa come altre. Sono stato troppo ingenuo a rivelargli che aveva il potere di guarire ogni malattia e rendere immortale? Il giorno dopo Etienne ed io siamo stati aggrediti dalle guardie. Il daimyo voleva il Graal per sé anche a costo di usare la forza. Dovemmo scappare e trovare un altro luogo in cui nascondere il Graal. Lo lanciammo in mare prima che le guardie del daimyo ci trovassero. Riaprii il portale che ci aveva condotti lì ma solo Etienne lo attraversò. Se lo avessimo attraversato insieme le guardie ci avrebbero raggiunti. Uno di noi doveva restare lì. E io scelsi me. Impiegai gli ultimi istanti per dirgli addio e lui mi implorava di raggiungerlo. Volevo che almeno lui si salvasse. E prego che sia ancora così. Sono giorni che le guardie mi stanno torturando per risposte sul Graal. Ma io non dirò nulla. Il Graal è perduto. Etienne è salvo. Questo è ciò che importa per me. Non mi importa se morirò in questa cella. Ho solo un vero rimpianto: non aver detto a Saeko che l'amavo. Non passa giorno senza che pensi a lei e Etienne. Etienne... non so cosa darei per ascoltare di nuovo la sua ninnananna. Tu che stai leggendo le mie memorie ti prego conservale. Non voglio che i miei ricordi con Etienne vadano distrutti. Le macchie che forse vedi sono le mie lacrime. Mi manca tantissimo. Ma non devo piangere devo essere felice. Non lo rivedrò qui ma spero di rivederlo nel regno dei cieli o in un'altra vita. E se non ci rivedremo sappi che ti voglio bene Etienne. Sei stato la persona più importante della mia vita. Mio amico. Mio fratello. Mio maestro. Mio padre. Yuko.”

La mano di Leonardo tremò. Una lacrima scese dal suo occhio. Erano i sentimenti di Yuko o i suoi? Non lo sapeva nemmeno lui.
-È... è... una lettera bellissima... mi viene da piangere...- singhiozzò Michelangelo, anche lui commosso -BUAAAAAAAAAHHHHH!!!-
Si soffiò il naso nel suo grembiule, disgustando Raffaello.
-Il daimyo mi aveva raccontato che era stato il templare a corrompere il suo antenato, ma si sbagliava.- commentò Splinter, scuotendo la testa -Dopo aver letto queste memorie, ho realizzato che non era stato il templare a corromperlo, ma era stato lui ad essere stato accecato dal potere del Graal.-
-E questo ha costato la vita a Yuko...- mormorò Leonardo -Per questo Etienne ha implorato il Tribunale Ninja di ricordarlo nei loro annali... chissà cosa gli sarà successo...-
-Vorrei poterti aiutare, figliolo...-
Rimasero tutti in silenzio, prima che Donatello alzasse la voce, in un lampo di epifania.
-Ehi, Eli, il nome “Etienne” ti dice qualcosa, visto che sei stata templare?-
La ragazza sembrava saperne quanto loro sul templare di nome Etienne.
-Mai sentito prima.-
Stava dicendo la verità. Nemmeno David aveva mai raccontato al resto dei confratelli di un templare di nome Etienne. E la lettera di Leonardo conteneva informazioni interessanti, ma non era sicura sarebbero stati inerenti per la sua ricerca del Graal.
Etienne era un custode del Graal, anzi, l'ultimo.
Tuttavia, secondo la lettera, era stato gettato in mare. Poteva essere stato distrutto dalle rocce o corroso dall'acqua.
Quindi, il Graal era praticamente distrutto.
David non avrebbe reagito bene a quella notizia, ma sempre meglio che vivere in un'illusione, pensò.
Anche Leonardo rifletté sulla lettera appena letta: aveva scoperto qualcosa in più su Etienne e Yuko, ma ancora non spiegava il motivo per cui lo spirito di Yuko si fosse reincarnato in lui e quello di Etienne in Omnes.
E il Graal era stato distrutto?
Ricordò un particolare del suo sogno di Etienne e se stesso come Yuko.
“È l'unico modo per tenere il Graal lontano da mani malvagie!”
Non avevano detto che era stato distrutto.
“Se solo quel diario non fosse stato distrutto. O se almeno avessi un indizio sull'altra metà...”
Donatello tornò nella sua posizione riflessiva. Continuava a picchiettarsi il mento con un dito.
-Etienne e Yuko... Etienne e Yuko...- mormorava, pensieroso -Perché questi nomi continuano a suonarmi familiari...?-
Poi si voltò indietro.
-E se...?-
Si allontanò dai fratelli, avvicinandosi alla libreria. Scrutò i volumi uno per uno.
-Ehm... Donnie...- disse Michelangelo, osservandolo con un sopracciglio abbassato -Ti sembra il momento di consultare i tuoi libri?-
-Ah, ecco!-
Tirò fuori un libro più piccolo e decisamente più consumato di tutti gli altri. Ed era strappato.
Lo mise sul tavolo, di fronte al fratello maggiore.
-Sapevo di aver sentito quei due nomi, prima. Cioè, non proprio “sentito”, ma letto.- spiegò.
Leonardo osservò quella copertina di cuoio rovinata con aria sorpresa. Cominciò a sfogliarlo, con delicatezza. Le pagine erano gialle, e anche l'inchiostro usato per scrivere quella miriade di parole si era seccato, quindi facile da rimuovere.
-Don, dove lo hai trovato?!-
-Ricordate la nostra sessione in biblioteca, quando eravamo allenati dal Tribunale Ninja? Ecco, stavo cercando altri libri e questo mi è caduto sulla testa. Ho provato a leggerlo, pensando contenesse altro sapere, ma non ci ho capito niente. Non è nemmeno scritto in giapponese. La calligrafia è tipo il nostro corsivo, ma proprio non sono riuscito a capire la lingua. Però sono riuscito a distinguere due nomi, ovvero Etienne e Yuko. Volevo tenerlo con me, nella speranza di cavarci qualcosa e poi restituirlo, ma...- fece scontrare le punte di due dita, imbarazzato -Tra lo Shredder Tengu e tutto il resto, me ne sono dimenticato...-
Leonardo non smetteva di fissare quelle pagine, a bocca spalancata.
Non era stato distrutto. Era lì di fronte a sé.
Il diario del templare. La metà rimasta al Tribunale Ninja.
-Lo avevo di fronte a me tutto questo tempo...- mormorò, alzandosi ed avvicinandosi al fratello, sconvolto -E tu non mi hai detto niente...?!-
Per un attimo, sembrava stesse evocando il potere di Elisabetta, mentre si alzava minaccioso su Donatello.
O era lui che stava diventando piccolo, dall'imbarazzo.
-Non me lo hai mai chiesto...- si giustificò, con vocina stridula e ritraendo la testa nel guscio.
-Aspetta, ma se lo hai tenuto con te per tutto questo tempo, dove lo hai nascosto?- si intromise Michelangelo, confuso.
-All'inizio, lo tenevo nel guscio. Ma quando siamo tornati nel vecchio rifugio prima della battaglia finale, l'ho messo nella vecchia libreria, e poi l'ho messo lì, prima di dimenticarmene completamente.-
-Ah, Shell, questa situazione mi sta facendo venire il capogiro!- si lamentò Raffaello, strofinandosi la testa -Mi volete dire cosa sta succedendo?! Prima Leo ha degli strani sogni, poi le visioni sull'ombra, ora salta fuori che un ninja di mille anni fa si è reincarnato in lui ed è coinvolto nella sparizione del Graal! Che razza di storia sta venendo fuori?!-
-Non è mai stato facile per noi, Raph.- fece notare Donatello, sospirando -Spero solo, però, che i maestri non si siano accorti che manca un libro nella biblioteca.-
-Non sanno neppure della sua esistenza.- rivelò Leonardo -Secondo loro, questo libro non è mai esistito. A quanto pare hanno mentito. O chi doveva distruggerlo non voleva farlo...-
Finalmente, rivolsero tutti l'attenzione sulla prima pagina.
-Ehhh?! Ma che lingua è questa?!- si sconvolse Michelangelo, appena allungato il collo dalla curiosità.
Non era inglese. Né giapponese. Nemmeno latino.
-Per forza non ci hai cavato niente, Don! Mai letta una lingua più strana di questa!-
-Non per me.-
Tutti gli sguardi si posarono su Elisabetta.
-Questo è provenzale.- spiegò -Forse sono in grado di tradurlo.-
-Puoi davvero?-
-Sì, Leo. Nel mio addestramento ho dovuto imparare anche questa lingua.-
Si mise a sedere accanto alla tartaruga dalla benda blu.
-Vediamo un po'...- restò in silenzio per qualche minuto.

-Il Gran Maestro mi ha affidato questo libercolo, per scrivere le mie memorie, ha detto. E anche per migliorare la mia scrittura. Posso iniziare con lo scrivere il mio nome. Mi chiamo Etienne, sono nato nell'Annus Domini 1245, in Provenza. Sono nato contadino e adesso sono un templare.”-

Nelle prime pagine veniva narrato delle prime esperienze di Etienne come templare, qualche accenno alla sua vita in Provenza e del suo viaggio in Medio Oriente, alla volta dell'ultima crociata.
La calligrafia e la grammatica miglioravano ad ogni pagina.
Poi, Elisabetta lesse, anche lei facendosi seria:

-“Caro libercolo, il Gran Maestro ha voluto affidarmi una missione di estrema importanza. Portare il Santo Graal in un posto sicuro e custodirlo fino a nuovo ordine.”.-

L'attenzione generale si acuì.

-“Non sono sicuro di essere la persona giusta per una missione simile. Io preferisco combattere contro gli infedeli. Non so perché il Gran Maestro mi abbia scelto come custode. Sono così pessimo a combattere? O sono prezioso per l'ordine? Ora devo scappare. A quanto pare, abiterò lontano dalla città, in mezzo a un campo. È già stato provveduto per una piccola abitazione, con i mobili necessari per dormire e cucinare, grano da semina e animali da pascolo. Per il resto, mi ha detto il Gran Maestro, devo provvedere da solo. Sono un contadino, dopotutto. Sono abituato a provvedere da solo. L'importante è tenere il Graal al sicuro.”-

Il rigo sottostante fu scritto lo stesso giorno.

-“Caro libercolo, oggi mi è capitata una cosa strana. Ero appena uscito da Acri, con la scatola con il Graal sotto il braccio, e sono stato aggredito da due soldati saraceni. Speravo di evitarli o travolgerli con il mio cavallo. Quei maledetti infedeli hanno colpito il mio cavallo, facendomi cadere. Ho cercato di combattere contro di loro, usando solo il braccio con cui tenevo la spada. Non potevo abbandonare il Graal. Potevano rubarmelo. Quando sono caduto per terra, la scatola mi è scivolata di mano. E quei due saraceni erano sempre più vicini. Poi, all'improvviso, un angelo. Non poteva essere altrimenti. Un angelo è caduto dal cielo per salvarmi. Un angelo vestito di nero e con due strane spade, affilate solo da un verso. Era incredibile come si muovesse, tenendo perfettamente testa a quei due infedeli. È incredibile, però, che li abbia lasciati scappare, invece che ucciderli. Il mio primo pensiero fu il Graal, ovviamente. Non era caduto lontano da dove ero io. Vidi, intanto, l'angelo avvicinarsi a me. Non ho mai visto un volto come il suo. O occhi di quella forma, allungata. Non era un saraceno. Sembrava una persona del popolo che ho letto in un libro, ma non ricordo quale, forse quello del mercante veneziano. Mi guardava con curiosità, studiando anche lui il mio volto. L'ho ringraziato, ma lui non ha detto nulla. Continuava a sorridermi e guardarmi. Pensai che, forse, ignorandolo, se ne sarebbe andato. Ho di nuovo raccolto la scatola e, ormai senza cavallo, procedetti a piedi. Guardai indietro. Il mio angelo mi stava seguendo, continuando a sorridermi e guardarmi. E mi ha seguito fino alla casa. Non so, spero di aver fatto la cosa giusta, permettergli di stare per la notte. Non riesco a fare a meno di osservarlo. È davanti alla finestra, a guardare le stelle. Le sue spade sono accanto alla mia, come la cintura con le strane stelle appuntite. Non sembra avere cattive intenzioni. Per cena gli ho preparato una semplice zuppa di farro, e lui ha mangiato con gusto. Chissà da dove viene e che strane armi siano quelle che ha. L'unica cosa che so è che si chiama Yuko. Che strano nome, più strano di Baybars.”-

Dalle pagine piene di parole, Yuko non lo aveva di certo ucciso. Era curioso leggere di uno stesso giorno da due punti di vista differenti. Il ninja aveva descritto cosa aveva provato nel vedere Etienne la prima volta e Etienne aveva fatto la medesima cosa con Yuko.
Niente sul Graal nelle pagine successive. Solo le esperienze condivise con Yuko.

-“Caro libercolo, sono contento che Yuko sia entrato nella mia vita. Il pensiero di vivere da solo in questa landa desolata mi rende malinconico. Mi aiuta a coltivare il grano e badare al pascolo. In poco tempo ha imparato la mia lingua e io sto imparando la sua. Ogni giorno alterniamo le lingue da parlare, un giorno provenzale, un giorno giapponese, così ci correggiamo a vicenda. Mi guarda affascinato, ogni volta che gli insegno la nostra storia e gli leggo le Sacre Scritture. Non ho mai conosciuto un ragazzo più curioso di lui in tutta la mia vita. Gli ho persino insegnato a giocare a scacchi, ma lui è riuscito subito a battermi. Pensavo che dopo la morte della mia adorata Hannah non mi sarei mai affezionato ad un'altra persona. Forse non ho esagerato dicendo che Yuko è il mio angelo. Per me lo è. Non riesco a fare a meno di osservarlo: perché penso ad Hannah, quando lo guardo? Quanti progetti avevamo in mente: un bel matrimonio, tanti figli. Mi piace pensare che Yuko è il figlio che avrei tanto voluto avere. Lui mi chiama “Etienne-sama”. Nella sua lingua, indica una persona per cui prova rispetto. Sarà che sono il primo templare che ha conosciuto, ma io non mi sento tanto speciale. Non riesco nemmeno a fare la metà di quello che riesce a fare lui. Cosa posso fare io? Prego, lavoro, combatto. Per il resto, sono una persona normale.”-

-Sono pensieri molto teneri.- commentò Michelangelo -Quei due hanno trovato subito un'intesa.-
-Ma ancora non dice nulla sul Graal.- notò Leonardo.
-Forse è stato ben protetto, in quel periodo.- ipotizzò Splinter.
-Aspettate, qui c'è qualcosa.- indicò la templare, dopo aver sfogliato altre pagine. Non li aveva letti tutti: solo quelli da lei ritenuti importanti.
La data segnava quattro mesi dopo il pensiero appena letto.

-“Caro libercolo, sono stato costretto a lasciare il mio “rifugio di campagna”. Proprio oggi è arrivato un messaggero da Acri, chiedendomi di tornare immediatamente in città. Abbiamo subito perdite nelle battaglie contro gli infedeli e ogni uomo è necessario. E sembra che quelli stiano allestendo accampamenti non molto lontani da dove mi trovavo. E dovevo portare anche il Graal. La questione più importante era Yuko. Non volevo trascinarlo in questa crociata, ma lui non vuole lasciarmi. Per tutto il tragitto fino ad Acri ho pensato a come farlo entrare in città e nella nostra roccaforte senza destare sospetti. Non è stato un problema, per un ninja come lui, entrare in città senza farsi vedere. Ed ha persino scoperto subito dove si trova la mia stanza. Ragazzo formidabile. Secondo quanto mi hanno riferito i confratelli, sembra ci siano spie dei saraceni in città e dobbiamo scovarli. Yuko si è subito offerto di aiutarmi, in ogni modo possibile. I miei confratelli non accetterebbero il suo aiuto. Somiglia più ai saraceni che a noi. Come posso nascondergli gli occhi?
Caro libercolo, Yuko ed io abbiamo trovato la soluzione insieme. Ci abbiamo lavorato tutta la notte. Lui sarà vestito da mendicante. Per gli occhi useremo una striscia lino a maglie non troppo strette così che possa vedere. E se si fingerà sordo e muto, nessuno sospetterà che, in realtà, è una spia.-”

-Mancava solo avesse la peste ed eravamo a posto!-
Splinter gli diede un colpo di bastone sul cranio.
-Zitto, Michelangelo!-

-“Spero che il nostro piano abbia successo. È in gioco la cristianità.”-

-Siamo quasi alla fine e ancora niente di importante!-
-Pazienza, Raffaello.-

-“Caro libercolo, il Graal è ancora al sicuro, ma è di Yuko che mi sto preoccupando. Oggi mi ha accompagnato nella pattuglia nella città. Come stabilito, lui avrebbe aperto le orecchie per ogni sospetto e usato quello che lui chiama “l'energia chi” per percepire nemici nelle vicinanze. Ha camminato attaccato al mio braccio come ancora di salvezza, come farebbe un cieco normale. Per comunicare qualcosa, usava l'alfabeto templare sulla mia mano e io eseguivo. Ora è notte fonda e io non riesco a dormire. Yuko è via da tanto tempo. Dice che con il favore della notte, per lui è più facile girare per la città e scoprire se ci sono saraceni in città. Apprezzo l'aiuto che mi sta dando, ma non voglio metterlo in pericolo. Sono molto preoccupato.
Caro libercolo, Yuko è tornato. Lo scarabocchio che ho lasciato nel pensiero precedente è colpa sua. Ho visto la sua ombra sul mio tavolo e mi sono spaventato. Il letto che ho chiesto di sistemare per lui non è come quello cui è abituato. Per allietare il suo sonno, gli canto sempre la ninnananna che cantava mia madre quando ero piccolo e avevo paura del buio. Dalla prima sera in cui gliel'ho cantata non fa altro che chiedermi di cantare. Dice che non riesce a dormire senza. Ora dorme profondamente. E presto andrò a dormire anche io. Ma la disavventura di questa notte mi ha fatto venire un'idea. Potrei mettere la candela in un punto vicino alla finestra. Così, se Yuko dovesse tornare quando sono a letto, mi basta vedere la sua ombra per assicurarmi che sia tornato sano e salvo da me."-

“L'ombra del ninja...” rifletté Leonardo.

-“Caro libercolo, non passa giorno senza che odi questa maledetta guerra. Il morale è a terra, le provviste scarseggiano, e, come se non bastasse, tra i nostri soldati è scoppiata un'epidemia di dissenteria. Non sono molto ottimista sulle sorti di questa guerra. Ma se non fosse scoppiata, non avrei conosciuto Yuko. Prima che mi mettessi a scrivere, gli ho cantato di nuovo qualcosa. E lui teneva la testa sulle mie gambe. Ogni volta che mi guarda non fa che sorridere. Dice sempre che gli piace sentirmi cantare. Mi ha anche detto che, qualora fossi in pericolo, ovunque fossi, mi bastava cantare e lui sarebbe accorso. Oggi, infatti, è capitato un secondo miracolo: io ed alcuni confratelli siamo stati catturati dai saraceni, durante la nostra pattuglia all'esterno di Acri. L'unico giorno in cui Yuko non era con me. Hanno decapitato i miei confratelli e presto sarebbe arrivato il mio turno. Allora, mi misi a cantare, con tutto il fiato che avevo in gola. In un attimo, il mio angelo è tornato, eliminando gli infedeli e liberandomi, esattamente come nel nostro primo incontro. Da quando ho perso Hannah, la mia vita era diventata fredda, vuota. Con Yuko ho trovato uno scopo. Un vero scopo. Il figlio che non ho mai avuto. Se non fossi diventato templare, cosa gli sarebbe successo? Avrebbe preso comunque parte a questa crociata? A volte vorrei non mi avesse seguito. Ma altre, ringrazio Dio per avermi inviato questo angelo. Ora non riesco ad immaginare la mia vita senza Yuko.”-

In entrambe la lettera e in quei pensieri era intuibile l'affetto tra Etienne e Yuko. Non come amici, ma come una famiglia.
Leonardo sentiva una strana stretta al cuore e un bisogno di piangere, commosso.
Forse era Yuko a reagire ai pensieri che il suo più caro amico aveva scritto su di lui. O erano i sentimenti di Leonardo.
Magari entrambi.
Era impossibile non commuoversi di fronte a tali parole.
-Siamo all'ultimo pensiero.- informò la templare.

-“Caro libercolo, secondo i nostri ricognitori e anche secondo Yuko, i saraceni si stanno preparando ad attaccare Acri dal mare. Non so quanto potremo resistere. Le truppe sono debilitate dalle epidemie e il morale è a terra. Nonostante continuiamo a sostenere il contrario, la Terra Santa è perduta. Quei maledetti bastardi infedeli hanno vinto. E se non mi faccio venire in mente un'idea, anche il Graal cadrà nelle loro mani e questo non posso permetterlo. La soluzione migliore è distruggerlo. Sono disperato, non so proprio cosa fare...”-

Il pensiero era interrotto bruscamente, a causa della pagina strappata.
-Mi spiace, ma finisce qui.-
Raffaello sospirò.
-Fantastico, un altro buco nell'acqua. Tante smancerie, ma ancora niente che ci faccia capire perché Leo sogni di questo ninja Yuko.-
-Tutto quello che sappiamo è che Yuko è stato un allievo del Tribunale Ninja, e che è stato lui a portare il Graal nel Nexus. Etienne era un templare con l'incarico di proteggere il Graal.- sintetizzò Donatello.
Leonardo aveva tralasciato la storia della fonte e dei poteri acquisiti. Non gli sembrava importante.
Ma per la templare, quelle erano informazioni importanti.
-E ora che facciamo?- domandò Raffaello, sospirando e agitando le braccia una volta -Attendiamo che un altro chissaccosa del passato ci cada sulla testa?-
Michelangelo ci fece un pensiero e si coprì il cranio con entrambe le braccia.
-Forse potrei... usare i miei poteri per scavare nel passato.- propose Leonardo.
Elisabetta si fece di nuovo seria, ma non disse una parola. Se Leonardo avesse scoperto altro sul Graal, David avrebbe avuto l'indizio che cercava dal primo momento in cui aveva messo piede a New York. O direttamente la coppa.
Ma prima, doveva riferire: non doveva prendere iniziative.
-Io ho notato che mancano degli ingredienti per la colazione.- disse, alzandosi e tornando serena -Vado a fare un po' di spesa.-
-Ehi, poi preparati a pagare la scommessa per stasera, bambola!- ricordò Michelangelo.
-No, TU preparati a pagarla, Micky.-
Raffaello guardò il fratello minore quasi in cagnesco, reprimendo quasi a fatica la tentazione di usarlo come sacco da boxe. Odiava quando la chiamava con appellativi come “bambola” o “tesoro”. Un po' per gelosia, un po' perché non rendeva onore alla sua persona, forte ed aggressiva. Meritava di più di quei semplici appellativi.
Ma si accontentò di sperare in un'ennesima perdita di scommessa di Michelangelo.

Elisabetta si mise subito in contatto con il Gran Maestro appena uscita dal rifugio. Trovò un angolo adatto per usare il suo anello, indisturbata.
“David... David... David...” pensò, strofinando sulla croce.
In un istante, entrambi si erano incontrati nella Dimensione Mistica.
-Flagello. Erano giorni che non avevo tue notizie.-
Non aveva messo nessuno a conoscenza dei suoi giorni in Giappone. Nemmeno Federico. Non voleva far innervosire uno e far preoccupare l'altro.
Era un suo segreto.
-Mi auguro tu abbia buone notizie sul Graal.-
-Non proprio sul Graal, Magister.- non esitò a rivelare la ragazza, seria -Ma informazioni sull'ultimo custode del Graal.-
Quell'informazione attirò subito l'attenzione del Gran Maestro.
-L'ultimo custode?-
-Vi dice niente un templare di nome Etienne, vissuto all'incirca durante l'ultima crociata?-
David si mise a riflettere. Ma la sua risposta arrivò quasi subito.
-È la prima volta che sento il suo nome.- disse.
Sapeva di un templare che si era recato nel Nexus con il Graal, ma non aveva mai saputo il suo nome.
-Cosa hai scoperto?-
-Solo che il Graal doveva essere protetto dagli infedeli. Il templare di cui vi ho parlato ha trascritto un diario, e tra varie informazioni private, parlava anche del Graal.-
Lo sapeva. Il Graal era reale. Non era una leggenda. E presto avrebbe avuto la prova.
Nonostante la notizia lo avesse riempito di gioia, una smorfia seccata deformò il suo volto pieno.
-Quindi anche gli abomini, adesso, sapranno dove si trova...-
-Tranquillo. Il diario è scritto in provenzale, e io sono l'unica a conoscerlo, tra loro.- rassicurò lei, sorridendo in modo strano -Mi sono permessa di... tralasciare a loro qualche dettaglio per non intralciarvi nella vostra missione.-
In quanto unica a saper leggere il provenzale, Elisabetta, durante la traduzione del diario per Splinter e le tartarughe, aveva saltato di proposito dei paragrafi che lei aveva ritenuto per loro non importanti, ovvero quelli che parlavano del Graal. Inoltre, Leonardo era più interessato al legame tra il templare di nome Etienne ed il ninja di nome Yuko. Loro non avevano a cuore il Graal quanto lei ed il resto dei templari, ma era meglio essere comunque prudenti a non rivelare troppe informazioni o si sarebbero destati sospetti.
-Tuttavia, la fine si interrompe bruscamente. E purtroppo non dice la sua esatta ubicazione. Mi dispiace.-
Si aspettava una ramanzina, una sfuriata da parte di David.
-Però...-
-Devo avere quel diario, Flagello!-
Quella decisione era stata presa a bruciapelo, quasi senza pensare. Era completamente accecato dal desiderio di possedere il Graal.
Quella reazione sorprese la templare, colta alla sprovvista.
-Aspettate, forse c'è un modo per scoprire dove si trova il Graal. Leonardo ha la capacità di leggere nel passato, toccando semplicemente degli oggetti. E ha detto che...-
-No! Non posso permettere che quelle creature arrivino al Graal prima di me!-
Le Tartarughe non sapevano quasi nulla del Graal. Non quanto i templari, almeno. Ma Elisabetta era sicura che non ne erano così interessati quanto lo erano del templare di nome Etienne e del ninja di nome Yuko.
Ma non poteva contraddire il Gran Maestro.
-Aspettate, c'è un'altra cosa che devo dirvi.-
Ogni informazione poteva essere importante.
-Insieme a quel diario, abbiamo trovato un'altra memoria, di un'altra persona legata al Graal. Un ninja, a quanto pare. E secondo le sue memorie, il Graal è andato distrutto.-
Non lo diceva esplicitamente. Ma un oggetto caduto in mare, solitamente, veniva distrutto.
-Il Graal non può essere distrutto!- tuonò il Gran Maestro -Io l'ho sognato! Era integro! E nelle mie mani! Non può essere un caso! E non mi fermerò di fronte a nulla, fino a quando non sarà MIO!-
Fece un sospiro profondo, riprendendo la calma.
Era terrificante quando si arrabbiava. Nessuno osava contraddirlo, nemmeno il fiero Galvano o il subdolo Faust, sebbene fossero al suo livello ed avessero i poteri più pericolosi.
-Grazie per questa informazione, Flagello.- disse, una volta tornato calmo -Dovrò trovare un modo per impossessarmi di quel diario. Ne parlerò con il resto dei confratelli seduta stante. Tu aspetta le mie istruzioni su come e quando agire, chiaro?-
-Sì, Magister.-
Entrambi uscirono dalla Dimensione Mistica. Elisabetta si diresse, poi, verso il supermercato più vicino, senza provare alcuna colpa per agire contro chi le aveva dato un rifugio dalla sua “scomunica”. Prima l'Ordine, poi tutto il resto.
David era da solo nella Sala Grande, seduto sul suo trono, quando aveva ricevuto la chiamata della templare.
-Degli sviluppi, finalmente.-
In quel momento, il resto del gruppo templare era nella Sala Addestramenti. Un tempo era quella del Clan del Piede. Ma i Dragoni Purpurei erano riusciti a cambiarlo in base alle esigenze ed agli allenamenti dei templari.
-Su! Muovetevi!-
Era stato costruito un campo militare interno. Un percorso che comprendeva un allenamento basato su velocità, forza e resistenza. L'Andrea anziano era ai lati, in vece di istruttore.
Il resto dei templari stava procedendo strisciando sotto una rete elettrificata da Giacomo, che li stava supervisionando insieme a Luigi.
-Forza! Forza! Più veloci!-
Naturalmente, si stavano allenando senza anelli al dito. Ma, anche senza i poteri, Andrea Celeritas era in testa. E le sue gambe scattarono veloci anche sul sentiero creato con pneumatici usati.
Dopo l'allenamento delle gambe, passarono a quelli per le braccia: una volta percorsa una rampa in lieve salita, dovevano dondolarsi su delle scale orizzontali, poi superare un altro ostacolo, sorreggendosi su delle corte, infine scalare una rete alta più di tre metri, prima di scivolare su una corda che li avrebbe riportati al punto di partenza. Tutto era iniziato con una corsa di dieci kilometri, di cui cinque a corsa libera e gli altri cinque con un peso legato alla schiena, prima di raggiungere il primo ostacolo.
-Federico! Vedi di muoverti! Sei il più lento di tutti, come al solito!-
Federico era stremato: stava per svanire sul terreno, una volta atterrato dalla scala. Era dietro a Niccolò, detto Sol, e Marco, detto Golem, decisamente più corpulenti di lui, ma più veloci.
Era sempre ultimo, in quegli esercizi. Anche quando Benedizione era vivo e Flagello era ancora lì con loro.
Raggiunse i confratelli dopo dieci secondi, che ansimavano, stremati.
-Federico, anche stavolta sei arrivato ultimo.- fece notare, severo, l'Andrea anziano -Dieci giri di corsa con il copertone!-
Federico, nonostante stesse continuando ad ansimare e sudare, eseguì l'ordine. Legò il copertone alle sue spalle ed iniziò a correre, sebbene piano.
-E voi altri non state fermi! Subito a camminare con i tronchi sulle spalle!-
David entrò nella sala addestramento, facendo fermare definitivamente i presenti.
-Scusate se vi ho interrotti. Ma ho appena ricevuto aggiornamenti da Flagello riguardanti la sua missione.- informò -Vi voglio tutti, adesso, nella Sala Grande.-
Nessuno si cambiò. David aveva detto “subito”. Non c'era tempo di cambiarsi con le vesti templari. Erano rimasti in tuta. Persino Federico fu obbligato a presiedere. La sua “punizione” era stata solo rimandata.
-Signori, è stato scoperta l'esistenza di un custode del Graal, prima della sua definitiva scomparsa.- rivelò il Gran Maestro.
Erano tutti riuniti intorno al tavolo circolare con le incisioni “PAUPERES COMMILITONES CHRISTI TEMPLIQUE SALOMONIS.
-E, a quanto pare, ha lasciato un diario con delle informazioni al riguardo. Non vi nascondo il mio desiderio di impossessarmi di quel diario.-
-Queste informazioni sono reali, David?- domandò l'Andrea anziano. Doveva assicurarsi che David non stesse nuovamente agendo senza pensare.
-Flagello lo ha analizzato personalmente. E io mi fido di lei.-
Nessuno, a quel tono, volle controbattere. Nemmeno il resto del tetravirato. Ma non significava che questi ultimi fossero d'accordo con il Gran Maestro. Più passava il tempo, più erano convinti delle parole di scetticismo dei Grandi Maestri nei confronti della missione che David si era auto-imposta.
-Come ci impossesseremo di questo diario, Magister?- domandò Galvano, serio -Di certo, non possiamo introdurci nel rifugio di quegli abomini senza destare sospetti.-
-Potrei farlo io. Non si accorgeranno di niente.-
-No, non sarà necessario, Celeritas.- dissuase David.
Si voltò verso una persona specifica.
-Spettro, puoi ripetere al resto dei confratelli quello che hai rivelato a me prima che iniziaste il vostro allenamento?-
Spettro, il cui vero nome era Edoardo, il più giovane dei presenti, nei suoi diciassette anni, fece un cenno con la testa e si alzò.
-Ho scoperto dove si rifugiano i Saraceni.- rivelò -La loro Base qui in America del Nord è...-
Disse un nome ed una posizione.
-Bene. Se tutto andrà come previsto, riusciremo a liberarci dei nostri nemici più antichi e otterremo quel diario. Ma è ovvio che per attirare dei predatori c'è bisogno di un'esca...-
Federico rabbrividì, pensando che sarebbe stato lui l'esca. Dopo la vicenda della Dimensione Mistica, si aspettava di tutto, dal padre. La ricerca del Graal lo aveva reso pazzo, a tal punto da mettere in mezzo il suo stesso figlio.

-Squadra SWAT! Siete circondati! Rilasciate gli ostaggi e non vi sarà fatto alcun danno!-
Un altro tentativo di attentato in un edificio da parte di terroristi del Medio Oriente.
Una folla si era radunata in quella zona di New York. C'erano persino le televisioni locali, che stavano trasmettendo in diretta.
Stavolta era intervenuta la squadra SWAT di Casey, pronta ad attaccare direttamente i terroristi. Ma, nonostante fossero nella loro tenuta di assalto ed avessero già preparato gli scudi, restavano fermi, in attesa di un ordine.
Qualcuno stava uscendo dall'edificio. Teneva una donna stretta a sé, puntandole, nello stesso tempo, una pistola alla tempia.
-Vi abbiamo già detto le nostre condizioni!- urlò il terrorista -Dateci quello che abbiamo chiesto e libereremo questo edificio! Una mossa falsa e spareremo agli ostaggi!-
Il poliziotto che aveva parlato al megafono prese subito il suo trasmettitore, parlandoci dentro.
-Sì? Bene. Fatelo passare.-
Una macchina nera si fece strada tra la folla curiosa, parcheggiando vicino alle vetture della SWAT.
Un uomo pelato uscì dallo sportello del passeggero. Occhiali a montatura ovale, e vestito con giacca e cravatta.
-Lei è il negoziatore?- domandò il capo di quella squadra SWAT, stringendo la mano alla persona di fronte a lui.
-John Anderson.- si presentò l'altro, serio.
-Ha ricevuto le istruzioni dai miei uomini?-
-Sì, ho portato quanto è stato richiesto.-
Mostrò una valigetta, molto probabilmente i soldi del riscatto.
Casey notò qualcosa di strano in quel negoziatore: il suo modo di parlare americano era strano. Si sforzava di mantenere l'accento, ma era palese che non vi fosse così familiare.
Lo aveva già sentito in passato. E non così lontano.
-Allora, ricordate i vostri ordini?- disse il capo, parlando ai suoi uomini -Restate in posizione fino al termine del negoziato. Se il signor Anderson dovesse perdere la vita, irrompete e ammazzate quei bastardi.-
Casey fu l'unico a voltarsi.
-Ma, signore, e gli ostaggi?- domandò -Potremo ferirli accidentalmente. O peggio, quelle bestie avranno messo delle bombe in tutto l'edificio...!-
-Jones, non mi contraddica! E ringrazi che è un buon agente, altrimenti l'avrei mandata via da un pezzo. Veda di non discutere più i miei ordini.-
Era in momenti simili che Casey ricordava perché un tempo odiasse le forze dell'ordine. Ma con una famiglia a carico, fu costretto a tacere, sebbene a malincuore.
Se fosse stato ancora solo il Giustiziere Mascherato, avrebbe sistemato la situazione a modo suo.
La notizia dei terroristi aveva colto di sorpresa persino la SWAT. Casey non aveva nemmeno fatto in tempo a contattare i suoi amici. Loro avrebbero risolto tutto.
Ma quel negoziatore sembrava calmo. Troppo calmo. Troppo persino per un negoziatore. Come se fosse sicuro dell'esito positivo della negoziazione.
Camminava con passo confidente, verso l'interno dell'edificio.
Lì lo attendeva il terrorista che prima aveva minacciato di uccidere gli ostaggi, insieme ad altri che tenevano a portata di fucile altri dipendenti.
-Ha portato ciò che abbiamo chiesto?-
-I milioni. Tutti qui dentro e in contanti.- assicurò il negoziatore, battendo sulla valigetta che aveva portato.
Il terrorista fece cenno al negoziatore di lanciarlo ad uno dei suoi uomini. Così, infatti, fece.
-Controlla.-
Poteva esserci un'altra bomba, ma non avrebbe avuto senso, visto che Anderson era stato mandato per salvare gli ostaggi in modo diplomatico.
La valigetta non era a combinazione: fu facilmente aperta.
Un cenno della testa confermò l'autenticità della merce di scambio.
-Bene. Ora noi ce ne andiamo.- annunciò il terrorista -Dica ai poliziotti di non seguirci se non vogliono che facciamo saltare in aria questo posto. In cambio, liberiamo gli ostaggi.-
Per dimostrare che non imbrogliava, lasciò andare la donna, che corse, in lacrime, verso i colleghi.
Anderson continuava a mantenere lo sguardo impassibile.
-Vado a riferire dello scambio scambio.- disse, prima di indietreggiare verso l'uscita.
I terroristi uscirono uno per uno verso l'uscita di emergenza, dal lato opposto dell'entrata principale.
Anderson era uscito illeso, seguito dagli ostaggi. Questo sollevò i presenti.
-E i terroristi?- esclamò il capo della SWAT, non appena il negoziatore passò accanto a lui.
-Non vi daranno più fastidio.-
Quelle poche parole fecero intuire la loro fuga.
-Li ha lasciati scappare! Io...!-
-La priorità era mettere le persone in salvo.- tagliò corto Anderson, con aria seria, quasi minacciosa -Se vuole combattere contro i mulini a vento, faccia pure. Un solo passo, e potrebbe incontrare il Creatore dal vivo, capitano. Fossi in lei, invierei una squadra di artificieri per disinnescare le bombe che hanno messo.-
Seguito dallo sguardo sgomento dell'uomo, Anderson tornò nella macchina.
-Possiamo andare.- disse all'autista.
Seppur ancora spaventati, alcuni degli ostaggi rivelarono dove avevano visto sistemare le bombe.
Il pericolo era scampato, persone innocenti erano salve, i terroristi in fuga.
Ma Casey era ancora focalizzato sull'aspetto e sul modo di parlare del negoziatore.
Un uomo pelato, dall'aria fiera, dietro gli occhiali. Il modo di parlare quasi arrogante. E con un accento decisamente non americano.
Casey non ne era sicuro, ma quella descrizione corrispondeva all'uomo che aveva torturato Raffaello, da come gli avevano raccontato le Tartarughe. Ma non poteva essere lui. Pensò si trattasse solo di una coincidenza.

Una fila di SUV neri con lo stemma di un sole dorato sulle portiere proseguiva in fila indiana su una strada che portava nei quartieri di periferia.
Una villa decorata in stile arabo sembrava fuori luogo in un posto simile. Le mura erano arancioni e le colonne azzurre, entrambe con particolari bianchi. E la cupola era tipica delle moschee.
Due guardie con il fucile aprirono i cancelli, una volta riconosciuto lo stemma dei saraceni.
Anche il giardino era pieno di piante esotiche, in particolare palme, e fontane.
Si erano tutti tolti il passamontagna. Erano tutti mori, con barba dello stesso colore, né lunga né corta, ma ben curata.
-La valigia.- ordinò il capo al sottoposto che aveva tenuto la valigia del riscatto.
Fu lanciata in sua direzione, prima di essere presa per il manico.
-Portate il prigioniero nel mio ufficio.-
Si divisero in due gruppi: sei seguirono il capo sulla scalinata principale, mentre gli altri sei proseguirono verso una porta situata alla sinistra di quella scalinata.
Nascosto dietro un paravento, il capo dei saraceni del Nord America, Ahmed, si era finalmente cambiato d'abito, indossando vesti del suo paese d'origine ed un turbante che coprì i folti capelli neri.
Aprì la valigetta, sorridendo al contenuto. Non erano soldi. Era un libro, strappato a metà.
-Mio signore, il prigioniero.-
Un caucasico con una giacca di pelle, cappellino con la tesa e jeans strappati fu portato al suo cospetto, in catene. Fu subito messo in ginocchio.
-Sembra che le tue informazioni fossero giuste...- iniziò Ahmed, alzandosi dalla sua sedia, tenendo quel libro stretto in mano -In effetti, è andata come avevi dedotto tu. Abbiamo occupato l'edificio, abbiamo atteso l'arrivo del negoziatore, lui ci da questo libro.-
Il prigioniero fissava il saraceno nei suoi piccoli occhi neri.
Ahmed agguantò il suo volto con forza, stringendo sulle guance.
-Troppo semplice. Troppe coincidenze. Potrei anche pensare che tu sia uno sbirro.-
L'uomo non mostrò alcun segno di spavento o timore. Si permise di sorridere.
-Ho promesso vantaggiose informazioni sul Graal, no?- giustificò -Non è questo che volevi? O preferisci perdere tempo con me?-
Il come, in effetti, non era così rilevante. Ma il cosa lo era. Come i templari, anche i saraceni erano alla ricerca del Graal.
L'uomo lì al loro cospetto forse sapeva troppo. Ma non importava. Avevano informazioni sul Graal. Se si fossero rivelate utili, potevano liberarsi di quel prigioniero.
Risultati, dopo mesi di ricerche, di attentati.
Ma le speranze di Ahmed si spensero, non appena aprì la prima pagina. E non cambiò nemmeno nelle pagine successive.
-Ah! Niente! Niente! Non ci capisco niente! Questo non è latino! È provenzale!-
In un impeto di rabbia, scagliò quel libro sul prigioniero, colpendolo sul volto.
-Che razza di inganno è mai questo?! Avevi detto sarebbe stato vantaggioso, se ti avessimo risparmiato!-
Un'altra risata si levò da sotto il cappello.
-Io ho detto che sarebbe stato vantaggioso, ma non ho specificato per chi…-
Si era preso gioco di loro. Li aveva presi in giro. E, peggio, stava ridendo di loro.
Questo i saraceni non potevano tollerarlo.
-Decapitatelo!- ordinò Ahmed.
Due sciabole furono poggiate sulla gola del prigioniero.
-Le tue ultime parole?-
Nessuno si era accorto che, in quegli istanti, approfittando che le sue mani fossero legate dietro, l'uomo stava cercando qualcosa dentro i suoi pantaloni.
Il suo sorriso non svanì. Era quasi malefico.
-Voi… dovreste… perquisire bene… chi rinchiudete!-
Alzò lo sguardo e Ahmed impallidì: nelle sue iridi era presente la croce rossa!
-TEMPLARE!-
Quando lo urlò, era troppo tardi: una carica di fuoco si estese intorno al prigioniero, emergendo in una vera esplosione.
Ahmed aveva richiamato tutti i saraceni dell'America del Nord, per quell'occasione. In pochi secondi, quella divisione aveva cessato di esistere.
E la meravigliosa villa araba di quella periferia era divenuta cenere.
L'unico elemento intero era proprio quel prigioniero. Era riuscito a liberarsi dalle catene. E tra le mani stringeva il libro.
Si guardava intorno, disgustato.
-Non guardatemi così. Di solito, a quelli come voi piace saltare in aria. Almeno vi ritroverete tutti insieme all'Inferno, razza di infedeli.-
Camminò in mezzo a quello che una volta era il giardino con piante esotiche, prima di raggiungere il posto dove poco prima c'era un cancello.
Una macchina nera era arrivata proprio in quel momento.
Il finestrino del passeggero si abbassò.
-Galvano.- salutò l'uomo all'esterno, con un cenno della testa.
Il negoziatore scrutò l'esterno con aria soddisfatta. Persino il libro, ancora intatto.
-Ottimo lavoro, Cataclisma.-
Era tutto un piano ben elaborato dei templari. Di conseguenza, erano riusciti a catturare due piccioni con una fava: recuperare il libercolo ed eliminare i Saraceni.
L'elemento fondamentale era l'esca.
Il templare di nome Mirko si era vestito da senzatetto, unendosi a suoi simili in un bivacco. I Saraceni calpestavano spesso quelle zone, pestando e picchiando i “corrotti infedeli”, specialmente quelli che non potevano difendersi. Talvolta, venivano persino uccisi. Ai loro occhi, erano come formiche. E sapevano che nessuno avrebbe dato peso a dei miserabili senzatetto.
-NO! FERMI!- aveva urlato Mirko, appena vide la canna del mitra puntato contro il suo volto -POSSO AIUTARVI!-
Il terrorista scoppiò a ridere.
-E come può un senzatetto aiutare noi servi di Allah?-
-So... cosa... cercate!- doveva sembrare un drogato, per non far crollare la sua copertura -La gente... parla! Noi... ascoltiamo! C'è un libro... che parla di una coppa miracolosa! Se lo volete... fate quello che vi dico!-
Nessuno avrebbe creduto alle parole di un senzatetto drogato. Poteva essere ucciso in quello stesso istante. Ma i terroristi avevano fatto finta di credergli: in fondo, pensarono, era da tempo che non si divertivano un po'. Quel senzatetto era divertente. Potevano far finta di stare al suo gioco, dargli l'illusione di aver risparmiato la sua vita, e poi ucciderlo a sangue freddo.
Ma ciò che aveva detto si era rivelato vero.
L'idea dell'edificio occupato era partita da Mirko, a sua volta partita da David.
Delle semplici parole d'ordine, ovvero la cifra del riscatto, sarebbero servite a far avvicinare il falso negoziatore, che avrebbe dato ai Saraceni l'offerta vantaggiosa, ovvero il libercolo del templare.
Come previsto, tutti i Saraceni del Nord America erano stati richiamati alla Base.
Tutto era andato come pianificato dal Magister.
I Saraceni erano stati eliminati ed il libercolo del templare era nelle mani giuste.
-Riferisco subito al Magister. Tu sali.-
Il templare chiamato Cataclisma prese posto accanto al confratello. Quest'ultimo era entrato nella Dimensione Mistica, entrando in contatto con David.
-Missione compiuta.- riferì -Cataclisma ha distrutto la sede saracena e ha recuperato il diario dell'ultimo custode del Graal.-
-Ottimo. Tornate in sede.-
Non appena Giacomo era tornato nel mondo reale, diede cenno all'autista, un Dragone Purpureo, di partire.
-Alla sede templare.-
Non era un viaggio breve. Questo lasciò il tempo ai due templari di analizzare quel libercolo.
-Flagello non mentiva, allora.- mormorò Giacomo -Questo diario parla anche del Graal.-
Avevano saltato ed ignorato tutti i pensieri sulla sua vita prima di unirsi all'ordine e su Yuko.
-Peccato che sia stato strappato.-
-Già, potevamo avere un indizio in più.-
La macchina si fermò sotto la Sede templare, un tempo Sede del Clan del Piede.
-Vai pure, Cataclisma.- ordinò Galvano -Io devo fare un'altra commissione. Mostra pure quel libercolo al Magister.-
Mirko ripose con un cenno della testa, prima di uscire dalla macchina.
All'entrata, due Dragoni Purpurei si misero sull'attenti, appena riconobbero il templare.
Sapeva che il Magister ed i confratelli lo stavano attendendo nella Sala Grande, per il rapporto della missione.
Quando uscì dall'ascensore, trovò solo alcuni dei confratelli: Celeritas, Punizione, Spettro, Sol, Tundra, Golem, Salterio e Ponte.
Salterio si accorse subito della presenza di Cataclisma.
Sorrise, sorpreso, ma anche con malizia. E poi fece un piccolo balletto.
-Arriva la bomba, che scoppia e rimbomba! Ah! Ah! Si tratta di un Cataclisma!-
Mirko sbuffò, seccato.
-Andrea, quando la pianterai di cantare questa canzone ogni volta che torno da una missione?- borbottò, posando il libercolo sul tavolo. Si era tolto il cappello, sistemandosi gli unti capelli neri.
Era ormai una consuetudine, per Salterio, cantare quella canzone ogni volta che Mirko tornava da una missione. Una vaga presa in giro del suo potere.
Il suo nome da templare, infatti, era Cataclisma, perché quando arrivava, non rimaneva più nulla. Era praticamente una bomba umana. Ma le esplosioni non lo danneggiavano: quando concentrava l'esplosione, il suo corpo era protetto da uno scudo etereo, in modo da non bruciare nemmeno i vestiti. Se esplodeva e teneva per mano qualcosa o qualcuno, anche quello veniva protetto dallo “scudo”. Un potere più distruttivo della rabbia di Flagello.
-Ma dài, è per sdrammatizzare.- si giustificò il confratello, dandogli una lieve pacca sulla schiena -Fattela una risata!-
-Ha detto così anche il tipo con che ti ha licenziato?-
Il gioviale Andrea si fece subito serio. Anzi, offeso. Mirko aveva messo un dito nella piaga.
Era una delle poche cose che gli facevano perdere la calma.
Infatti, le sue iridi erano già divenute croci rosse ed aveva stretto i pugni.
-Ma io ti…!-
Avrebbe urlato fino a fargli scoppiare i timpani, se Helmut, detto Tundra, non si fosse messo in mezzo, dividendoli.
-Ragazzi, non ricominciate, eh!- avvertì. Anche le sue iridi erano cambiate.
Era pronto a trasformarli in statue di ghiaccio.
Ma ormai i due spiriti stavano ribollendo.
-Io lo porto in un bunker e lo faccio esplodere, questo qui!-
-E io gli porto via la testa con un urlo!-
Il resto dei confratelli restò fermo a guardare lo spettacolo, quasi divertiti. Solo Federico non rideva.
A volte, i loro litigi sembravano spettacoli comici, fino a quando non usavano i poteri. Anche in occasioni simili veniva chiamato Benedizione. Ma, dalla sua morte, era Tundra a porre fine ai litigi.
Infatti, un vento gelido si levò in mezzo alla stanza.
-SE NON LA PIANTATE IMMEDIATAMENTE, VI CONGELO I GIOIELLI E QUANDO ANDRETE IN BAGNO FARETE GRANITA DI PIPÌ!-
I due litiganti si rivolsero al loro paciere, straniti.
-EH?!-
Il vento, oltre ad essere freddo, era alquanto rumoroso.
-GRANITA DI PIPÌ!- ripeté Helmut, più forte.
-EH?!-
-QUALCUNO PUÒ SPEGNERE QUELLA MALEDETTA VENTOLA?!-
Il vento non era stato causato dal potere di Tundra. Era una grande ventola sistemata sul muro della sala.
Un altro vento si levò, più leggero e più immediato della ventola.
In pochi istanti, tornò la quiete e il vento era sparito.
-Noctis dovrebbe dare una sculacciata fatale a chi era responsabile per l'impianto elettrico.- informò Andrea Celeritas -Era impostata su “Automatico”.-
Con il suo potere, ci aveva messo un attimo a scendere nella sala dei quadri e ripristinare i comandi della ventola.
-Che succede, qui?-
David, seguito da Lazzaro, Faust e Geena, entrò nella sala. Lazzaro sembrava stanco, da come camminava sorretto da Geena. Doveva aver di nuovo usato il suo potere per ospitare per poco tempo lo spirito di Stockman, ancora una volta, senza successo, per convincerlo a dare ai templari gli ultimi progetti a cui stava lavorando sotto Shredder.
Si misero tutti sull'attenti, alla vista del Magister.
-Ah... Cataclisma...- notò questi, accennando un sorriso compiaciuto -Galvano non è con te?-
-No, signore. Lui aveva una commissione da fare, prima di tornare. Mi ha dato comunque il permesso di procedere con il rapporto senza di lui.-
Prense il libercolo che aveva adagiato sul tavolo, per poi avvicinarsi a lui, porgendoglielo.
-Missione compiuta, Magister.- iniziò -I saraceni sono stati distrutti e con essi la loro Base.-
David sorrise, soddisfatto. Aveva preso l'oggetto dalle sue mani, iniziando a sfogliarlo con delicatezza. Persino Lazzaro e Faust allungarono i colli, per dare un'occhiata.
-Mentre... tornavamo, Galvano ed io ci siamo permessi di analizzare questo libercolo.- proseguì Mirko -Le deduzioni di Flagello si sono rivelate esatte. Contiene informazioni sul Graal.-
E David lo scoprì con i propri occhi.

Quello che sapevo sul Graal era sempre scritto sul Vangelo. Non credevo fosse vero. L'ho visto proprio oggi. Nostri confratelli sono morti per portarlo qui ad Acri, nelle precedenti crociate. Per tanto tempo, è rimasto a Gerusalemme, proprio sotto il naso degli infedeli. A prima vista, sembra una coppa come tante altre. Ma oggi ho vissuto un vero miracolo. Durante le mie visite dai confratelli Ospitalieri, vedevo persone che non potevano più camminare. Uno di loro ha bevuto dal Graal e si è alzato! Un vero miracolo. Il Graal non è una leggenda. È vero quanto l'aria che sto respirando.”

L'indizio che stava cercando. Il Graal era reale. E quello che stava leggendo era il diario dell'ultimo custode. Dell'ultima persona ad averlo visto.
E forse era proprio il templare di cui il daimyo aveva raccontato quindici anni prima. La scintilla che aveva dato vita alla sua causa era stata quella leggenda.
Lo sapeva che non stava affrontando mulini a vento. Lo sapeva che quello in Nord America non sarebbe stato un viaggio a vuoto.
Si fidava dei suoi sogni: lì aveva visto il Graal. La sua ricerca non era tempo perso.
-Finalmente il resto dei Grandi Maestri si ricrederanno, non appena lo mostrerò a loro!- esultò, euforico, ma anche speranzoso. Se solo non avesse avuto quello sguardo malefico sul volto...
Federico era il primo ad avere paura del padre, quando sorrideva in quel modo.
-Fratelli miei, sento che siamo sempre più vicini al nostro obiettivo!- disse, salendo sul soppalco che conduceva al suo trono, affinché tutti lo vedessero -Abbiamo distrutto i nostri nemici più antichi, un ostacolo in meno che ci farà raggiungere il Graal! Non ci resta che sperare in sviluppi nella missione di Flagello!-

-Pizza, pizza, pizza! Vieni da papino!-
Elisabetta e le Tartarughe Ninja avevano pianificato una serata pizza con i Jones.
Ma su supplica della templare, avevano deciso di dare una possibilità alla pizzeria italiana che lei aveva scoperto sere prima.
Questo aveva portato all'ennesima scommessa tra lei e Michelangelo. Lui non le avrebbe definitivamente più propinato le sue “specialità” americane, se la pizza italiana era più di suo gusto di quella cui era sempre stato abituato.
Michelangelo non volle attendere nessuno, prima di mangiare la prima fetta, intera.
Spalancò gli occhi.
“Ma questo... è il Paradiso...?!”
La salsa al pomodoro era fatta con pomodori freschi ed organici. E la mozzarella era vera mozzarella, non cheddar bianco.
Sapori quasi divini per un palato abituato al cibo spazzatura americano come quello di Michelangelo. In realtà, era già stato rapito dall'odore e dall'aspetto. Ma era il sapore che avrebbe dato il giudizio definitivo.
Era come entrato in uno stato di trance. Gli occhi azzurri erano fissi nel vuoto.
La sua mente stava viaggiando con i nuovi sapori che aveva assimilato, ma nella realtà era praticamente divenuto una statua.
-Mick? Mick?- fece April, agitando la mano di fronte ai suoi occhi. Lui non batté nemmeno le palpebre.
Nessuno dei fratelli fece qualcosa. E Splinter sospirò, scuotendo la testa.
Elisabetta accennò una risata divertita.
-Ehi, Mick, ti sei scottato? È del tutto normale, con i pomodori veri...-
Le labbra della tartaruga dalla benda arancione convertirono verso l'alto, talmente in alto che potevano quasi toccare gli occhi.
E gli occhi divennero lucidi dalle lacrime di gioia che stava per versare.
-È LA FINE DEL MOOOOOONDOOOOOO!!!- esultò, saltando di gioia -NON VEDO L'ORA DI PROVARE LE ALTRE!!!-
Infatti, non c'erano cartoni a testa: Elisabetta aveva ordinato più pizze, per far assaggiare agli “amici” americani il meglio della pizzeria italiana. E poi lo aveva fatto anche per April, che, con la scusa di essere incinta, mangiava più del dovuto. O almeno così diceva il marito Casey.
Michelangelo aveva iniziato con la classica Margherita; principalmente perché era la prima capitatagli in mano.
Per fortuna, Elisabetta le aveva chieste leggermente più grandi del solito, conoscendo l'appetito degli amici.
-Non dovremo aspettare Casey?- fece notare Leonardo, anche lui curioso di conoscere le vere pizze italiane, ma abbastanza razionale da far prevalere le buone maniere all'appetito, al contrario di Michelangelo e Raffaello.
-E far freddare queste meraviglie?- si sconvolse il fratello più piccolo -Piuttosto me le mangio tutte, così impara ad arrivare in ritardo!-
Ricevette una frustata di coda da parte di Splinter, mentre allungava la mano verso il cartone accanto alla Margherita.
-Ahia!-
-Michelangelo, un po' di educazione!- rimproverò.
-Mamma, mettiamo i cartoni animati?-
La vocina di Arnie avrebbe fatto intenerire anche i sassi. Per lui era stata ordinata una Margherita baby. Era troppo piccolo per mangiare pizze per adulti.
Stava giocando con Klunk.
-Shh!- fece la donna, alzando di poco il volume della televisione, sintonizzata al telegiornale.
-Nel corso di questa serata, un altro edificio è stato attaccato dai terroristi. È stato necessario l'intervento della SWAT e di un negoziatore, per garantire l'incolumità degli ostaggi.-
Le riprese si alternavano tra quelle dagli elicotteri a quelle del giornalista.
-Per fortuna, tutti gli ostaggi sono usciti illesi da quelle ore di inferno. Secondo quanto riportato dal capo della squadra SWAT lì presente, non c'è stato nemmeno bisogno del loro intervento, per fronteggiare i terroristi che avevano occupato l'edificio. E ora, la sua dichiarazione.-
Il telegiornale stava trasmettendo proprio l'esterno dell'edificio occupato, quando era ancora circondato dalla SWAT, in caso di improvviso attacco dei terroristi.
-C'è anche il mio papà!- esultò Arnie, notando gli uomini con la stessa divisa del padre.
Nessuno ascoltò le parole del capo della SWAT: Casey era rientrato proprio in quell'istante.
-Ehi, spero non abbiate iniziato a mangiare senza di me.-
Gli unici ad alzarsi per salutarlo furono proprio la moglie, ma soprattutto il figlio, che era corso dal padre, saltandogli addosso.
-Papà!- esclamò, mentre Casey lo prendeva al volo -Ti ho visto in televisione!-
-Davvero? Allora sono diventato famoso!-
April, invece, gli diede un bacio.
-Oh, caro, pensavo ti fosse capitato qualcosa...-
-Tranquilla, non siamo neppure intervenuti. Ci ha pensato il negoziatore a fare tutto il lavoro.-
-Ah, Shell!- imprecò Raffaello -Sempre quelli noiosi si prendono tutto il divertimento!-
-Così è la vita, Raph. In compenso, sto morendo di fame. Ehi, quanto ben di Dio! Non è che abbiamo una pizza a testa tranne April che ne mangerà come minimo quattro?-
-No, Eli vuole farci assaggiare il meglio della pizzeria italiana.- spiegò Donatello -E, ovviamente, Mick, si è già servito.-
-Fidati, Casey, ne è valsa la pena!-
Se la Margherita italiana era già deliziosa, pregustò il resto.
-Sì, ma ora voi due a lavarvi le mani!- ordinò April ai due uomini della sua vita -Tu perché hai toccato Klunk e tu perché sei tornato dal lavoro!-
-Uffa...!- borbottarono entrambi.
-Bleah! Queste cosa sono?! Acciughe?!- notò, disgustato, Michelangelo, una volta aperto un altro cartone della pizza -Io non le mangio!-
-Allora non mangiarle.- ribatté Donatello.
-Ehi, Klunk, la vuoi un'acciuga?-
Il gattone rosso si avvicinò al suo padrone, miagolando.
-Sì che la vuoi! Ma chi è questo bel micione? Vuoi la pappa?-
Raffaello ed Elisabetta assunsero uno sguardo disgustato, tra l'indifferenza dei presenti. Sentire Michelangelo parlare in quel modo a Klunk non era solo inquietante, ma anche rivoltante.
Per fortuna, un'altra notizia sovrastò le parole al miele.
-E ora notizia dell'ultima ora. È stata segnalata un'esplosione nel Bronx. Non è la prima volta che eventi simili accadono, ma sembra che l'esplosione abbia causato una disintegrazione definitiva dell'edificio. Ancora ignoto il numero delle vittime.-
Elisabetta si fece subito seria, più delle Tartarughe, che si allarmarono appena notarono il cumulo di macerie sul luogo in cui era avvenuta l'esplosione.
Cataclisma...” pensò.
-Si intuisce una perdita di gas, ma è la prima volta che causa una distruzione così definitiva. La polizia sta ancora cercando dati ed informazioni sull'edificio distrutto.-
Non era stata una perdita di gas. E gli unici a saperlo erano i templari, Elisabetta compresa.
La notizia dell'esplosione aveva dichiarato il successo nella missione. Una chiamata nella Dimensione Mistica sarebbe stato troppo sospetto.
Casey ed Arnie erano tornati appena in tempo. Il telegiornale venne subito cambiato in un canale in cui veniva trasmesso un cartone animato.
I cartoni delle pizze vennero tutti aperti. Michelangelo ebbe l'acquolina in bocca, alla vista di quelle che lui chiamava “meraviglie italiane”. Non erano semplici cibi; ai suoi occhi erano opere d'arte.
Elisabetta le elencò una per una: Margherita, Marinara, Cosacca, Capricciosa, Quattro Stagioni, Carrettiera, Quattro Formaggi, Diavola, Romana, Boscaiola, e due calzoni, di cui uno fritto
-E questa?- domandò Casey, indicandone una bianca, quella con salsiccia ed uno strano tipo di verdura.
-La Carrettiera, con salsiccia e friarielli.-
-Fria... rielli?-
-I friarielli sono... come dire...? Delle specie di broccoli. A Napoli ci fanno il panino con salsiccia e friarielli.-
-Io la prendo volentieri.- disse Splinter, finendo la sua fetta di Quattro Formaggi.
Tutti assaggiarono un po' di tutto. E nessuna delle pizze deluse gli americani, anzi.
Michelangelo era al settimo cielo.
Spostò la sedia su cui era seduto, per inginocchiarsi di fronte all'italiana.
-Chiedo perdono per averti quasi costretto a mangiare la nostra pizza e tutti miei piatti.- recitò, alzando ed abbassando la schiena con le braccia alzate -Non lo farò mai più! D'ora in avanti, prenderemo le pizze dove vuoi tu e non farò più storie sulla tua cucina salutosa! Promesso!-
Per essere più convincente nel suo perdono, si permise persino di prendere le mani della ragazza e baciarle più volte.
-Va bene! Va bene! Sei perdonato! Adesso lascia! Lascia!- si dimenò lei, imbarazzata, cercando in tutti i modi di allontanare Michelangelo.
Raffaello, seduto dall'altro lato del tavolo proprio di fronte a lei, per poco non ruppe la bottiglia di birra di radice che teneva in mano.
“Toglile le mani di dosso, cervello di gallina...!”
Non sopportava che Michelangelo fosse troppo vicino ad Elisabetta. Lì, nel rifugio, ovunque.
Forse lo faceva apposta a fare l'appiccicoso: in fondo, aveva “giurato” al fratello che le avrebbe tentate di tutte per fare in modo di far innamorare Elisabetta di lui. O era l'ennesima scusa per infastidirlo.
Arnie non ci mise molto a stancarsi, dopo aver cenato. E anche April era stanca. Mancava sempre meno al parto. Entrambi i coniugi non vedevano l'ora di incontrare il loro secondogenito. Anche i loro “parenti” rettili stavano contando alla rovescia, quasi impazienti.
-Yaaaaawn! Quelle pizze erano la fine del mondo!- esclamò Michelangelo, appena rientrarono nel rifugio.
Lo sbadiglio rimbombò per tutte le pareti. Forse persino Leatherhead lo aveva udito.
-Voi italiani siete davvero un passo avanti a tutti, nella cucina!-
Lo sguardo della templare era converso alla libreria dove Donatello aveva preso il libercolo del templare.
Con suo grande stupore, quella parte della libreria non era vuota: il mezzo libro era ancora lì.
“Non capisco...” pensò, sospetta “Eppure l'ho preso io stessa e David non mi ha contattato per mancata consegna...”
Aveva approfittato della distrazione di Donatello per prendere il libercolo. Prima di uscire per ordinare le pizze, aveva ricevuto delle istruzioni da David. All'uscita del rifugio la attendeva Galvano, già vestito da negoziatore, a cui aveva porto il libercolo. Il resto era andato liscio come l'olio e i saraceni erano stati eliminati da Cataclisma.
“Che abbiano realizzato una copia per non destare sospetti?” pensò. Le era parsa l'unica spiegazione plausibile.
Forse non volevano far compromettere la sua posizione nella missione.
Nonostante tutto, lei era importante per l'Ordine. E anche la sua copertura lo era.
Ma non era l'Ordine a volerla salva ed integra. Era Omnes.
Usando i poteri di Spettro, si assicurava sempre che fosse sana e salva. E, soprattutto, serena.
Ma vegliava anche su Leonardo. Lo vedeva ancora scosso.
Un sentimento condiviso anche da lui.
-Domine... proteggili entrambi...- mormorò, prima di far sparire il suo spirito dal rifugio templare.
Omnes si trovava su un edificio lontano dal rifugio delle Tartarughe e dalla Sede Templare.
-Presto ci rincontreremo...- mormorò.
Teneva qualcosa in mano. Un libro spezzato a metà.
Lo aprì, scrutando tra le parole in provenzale.
Il diario del templare. Quello vero.
Grazie ai poteri che deteneva, non fu difficile, per lui, venire a conoscenza del piano dei templari e, soprattutto, del diario della persona di cui non faceva altro che sognare da tempo.
Anche lui era lì, ma nessuno si era accorto di lui.
Cambiando identità, si era introdotto tra i saraceni, prendendo parte all'assalto dell'edificio occupato, prendendo il libercolo che Ahmed gli aveva porto, durante lo scambio con il “negoziatore”.
Non ci mise molto a crearne due copie, una poi destinata ai templari, e l'altra come protezione per Elisabetta, per evitare che le Tartarughe sospettassero di lei, non appena scoperto che il diario era scomparso.
Inoltre, aveva creato una copia di se stesso, o meglio, del saraceno a cui aveva rubato l'identità, affidandogli la copia del diario, eludendo l'esplosione di Cataclisma.
Udì di nuovo il canto del templare. Era più forte delle altre volte. Quasi quanto la sera in cui si era scontrato con Leonardo.
Ma non era più una tortura. Perché presto avrebbe scoperto la verità.
-Scoprirò cosa ti è accaduto... Etienne. Ultimo custode del Graal.-
Chiuse gli occhi.

-Quand lo vent freg ven e bala

lo riu canta per non dobliar.
Aplanta lo uèlh se tu vòus veire
lo teu reflèxe dedins lo gran miraor.

En l’aire de la seir, tendre e doç,
l’aiga clara marmusa un camin per nosautres.
Se te diriges en lo passat, estas atent a non estofar.

Ela canta per qui sap ausir
aquesta cançon.
La magia deis èrsas
fa a nos mestrejar nostras pauras
per trobar le secret de l’aiga.

Quand lo reflèxe ven e bala
una mamà somia mentre esta adreita.
Drom, meu enfant, non temer
Lo passat repausa en fons al còr.-

Ebbe come l'impressione di non essere solo, a cantarla.
In armonia con la sua, sentì la voce di un uomo adulto.
E, riaprendo gli occhi, gli era parso di vedere proprio lui: Etienne.



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Leonardo e Omnes si rivedranno?
Cosa altro verrà scoperto su questo ultimo Custode del Graal?
I templari saranno davvero dalla parte di David?

 


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Note finali:
-I personaggi di Yuko ed Etienne sono ispirati a Jun Matsumoto e John Hannah
-Il canto di Salterio è stato ispirato dallo sketch di Aldo, Giovanni e Giacomo "Gli artificieri", a sua volta ipirato dalla canzone "Arriva la bomba" di Johnny Dorelli
-Il siparietto tra Salterio, Cataclisma e Tundra è stato ispirato dalla "Premiata Ditta" nel film "I Supereroi"
-Per la lettera di Yuko mi sono ispirata alla lettera di Valerie di "V per Vendetta", con la speranza che proviate le stesse emozioni
   
 
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