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Autore: Alexander33    25/11/2022    1 recensioni
Una ragazza poco raccomandabile dispersa tra le pieghe del tempo, un sos misterioso, una soluzione da trovare, un cuore spezzato da guarire.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Tadashi Daiwa, Yattaran
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Centro! Non ne sbagli uno!» Tadashi si avvicinó per complimentarsi con lei.

 

«fai mangiare la polvere anche a Kei, e lei è una dei migliori cecchini che abbiamo. Azzarderei che sei seconda solo al capitano! Ce l’hai nel sangue.» così dicendo le piazzó una sonora pacca sulla spalla, che le fece quasi perdere l’equilibrio.

 

«Adesso voglio provare coi bersagli in movimento!» Si sentiva come se avesse avuto l’energia per spaccare in due il mondo intero. Se non fosse stato per l’opinione che il capitano aveva di lei, avrebbe trovato questa nuova vita molto migliore della precedente.

 

Ormai era parecchio che si esercitava a sparare sotto la supervisione di Tadashi, orgogliosa dei suoi progressi, sperava in un futuro non troppo lontano di dimostrare ad Harlock di non essere solo una ladra inaffidabile.

 

L’occasione si presentó pochi giorni dopo.

Un incrociatore mazoniano li aveva scovati e si era messo in mente di poter sconfiggere l’Arcadia. Harlock non vedeva l’ora di distruggere miseramente le pie illusioni del capitano della nave avversaria.

Dopo un cruento fuoco, nel quale l’incrociatore ebbe la peggio, invece di finire il nemico e chiuderla lì, Harlock decise di assaltare la nave e razziare tutto quel che si poteva. Le navi di quelle dimensioni portavano sempre carichi interessanti.

 

«Kei e Tadashi: prendete dieci uomini a testa e preparatevi all’arrembaggio. Vicecomandante tu mi servi qui.»

 

«Posso venire anch’io?» Kaya s’era fatta avanti.

 

La considerava una poco di buono, “teppista” glielo aveva ripetuto mille volte almeno: avrebbe tanto voluto conquistare un minimo del suo rispetto.

 

Harlock la fissó, poi acconsentì «starai in squadra con Kei, che chiuderà la retroguardia.»

 

Si rivolse poi al secondo ufficiale 

«l’affido a te, tienila d’occhio».

 

Quando fecero irruzione nella nave nemica trovarono l’inferno: fuoco e fumo, soldati armati fino ai denti cercavano di sbarrare loro la strada; Harlock era in avanguardia coi suoi dieci veterani, lo seguiva la squadra di Tadashi, Kei e i suoi chiudevano la fila. Si separarono per perlustrare un quadrante più ampio. 

Il primo soldato che Kaya riuscì a centrare la sconvolse: erano donne, quando venivano colpite prendevano fuoco come torce.

Riuscirono ad arrivare alle stive: Kei avvisó Harlock che contattó Yattaran, a breve avrebbe inviato i mezzi per il trasporto delle merci trafugate.

Non era stato troppo difficoltoso arrivare fin lì: il fuoco di copertura era efficiente, i soldati di mazone erano in difficoltà per la scarsa visibilità e il panico.

 

Li raggiunse anche Harlock «Kei, cominciate a rientrare col mio gruppo, io vi copro le spalle.»

 

Quando Harlock si infiló nel corridoio invaso dal fumo per intercettare eventuali truppe nemiche, Kaya lo seguì senza esitare: ignoró il suo ordine e si allontanó da Kei, voleva rendersi utile e non lasciarlo da solo.

 

La visibilità era scarsa, fumo e fiamme rendevano complicato procedere, ma Kaya seguiva il nero mantello. Svoltato un angolo venne afferrata per le spalle e un braccio d’acciaio le serró la gola.

 

«cosa diavolo ci fai qui?! Ti avevo detto di restare con Kei!»

 

«volevo… aiutarti…» rispose, massaggiandosi il collo.

 

«credevo di avere alle calcagna un soldato di Raflesia! Fai più attenzione! E comunque… mi faccio guardare le spalle solo dai miei uomini… solo di loro mi fido.»

 

Il sottinteso era chiaro.

 

«Dobbiamo proseguire in fretta. Andiamo.»

 

Finalmente Harlock disse 

«ci siamo! Il trasmettitore riceve il segnale dell’Arcadia: siamo vicini all’uscita!»

 

Tra il fumo, sbucó un soldato di Mazone: doveva averli seguiti aspettando il momento opportuno per attaccare.

Caricó da sinistra, era il lato scoperto di Harlock: senza pensarci Kaya si mise in mezzo proprio nell’attimo in cui partì un colpo di fucile blaster che la centró in pieno. Il dolore le paralizzó le gambe, cadde a terra e respirare divenne quasi impossibile: il fumo era denso e acre.



 

Harlock le teneva la mano e la fissava serio, col volto tirato, quasi sofferente.

Sotto la maschera dell’ossigeno era pallida come una statua di gesso, le occhiaie scure la facevano paurosamente somigliare ad un cadavere. Il braccio con l’ago della flebo, abbandonato e inerte, sembrava senza vita.

 

“Ti prego, svegliati…”

 

Zero l’aveva rassicurato: lei era giovane e forte, aveva perso molto sangue ma si sarebbe ripresa, eppure si sentiva ugualmente come se l’avesse sparato lui quel colpo.

Inutile fare finta di niente: nella sua testa Kaya era l’alter ego di Mayu. Se Kaya soffriva, soffriva anche Mayu; da pazzi, ma era così che la viveva e non poteva farci niente. Si sentiva responsabile, avrebbe dovuto rimandarla indietro quando l’aveva sorpresa a seguirlo, invece le aveva permesso di accompagnarlo.

Quando era caduta, prima aveva crivellato di colpi la mazoniana, poi aveva raccolto Kaya e chiamato rinforzi. Dopo pochissimi minuti lei era già affidata alle cure di Zero.

 

Le gocce di daptomicina si susseguivano con ipnotica lentezza dalla bottiglia della flebo alla cannula infilata nel suo braccio.

 

«capitano, capisco la tua preoccupazione, ma ti assicuro che la ragazza non è in pericolo di vita. Ci sono io con lei.»

 

«ti ringrazio dottore, ma preferisco restare ancora un po’.»

 

Zero appoggió una mano sulla sua spalla

«ho capito cosa ti passa per la testa: non è colpa tua, e lei non è Mayu. Non assecondare queste tue fantasie, non ti fanno bene».

 

Harlock annuì ma non rispose.

 

Dopotutto non era solo una ladruncola senza scrupoli, era come aver scoperto dei diamanti in una pozza di fango. Si vergognó immediatamente di quel pensiero.

Se lei non gli avesse fatto scudo col proprio corpo, probabilmente i loro posti sarebbero stati invertiti: e in quell’attimo si rese conto della sua miseria. Quella ragazza era sola, immensamente lontana da tutto ciò che conosceva, se fosse morta lì, nella sua epoca, sarebbe semplicemente sparita per tutti… come se non fosse mai esistita. Questa realtà gli riempì il cuore d’angoscia.

 

La mano che stringeva si mosse piano. Si stava svegliando.

 

Quando aprì gli occhi, il contrasto con la pelle diafana li fece risplendere come giada su un tappeto di neve.

 

«sono felice di esserti stata utile» era molto debole e parló quasi sussurrando.

 

«non parlare, conserva le forze. Ti devo ringraziare, anche se non lo avresti dovuto fare» anche lui parlava piano, con un accenno di sorriso.

 

«volevo dimostrarti di…» deglutì a fatica, la lingua impastata.

Harlock le porse un bicchiere d’acqua che bevve avidamente a piccoli sorsi.

 

«volevo dimostrati di essere qualcosa di più di una delinquente»

 

Vista così, inerme, debole… suggeriva che potesse essere tante cose ma non una delinquente, riflettè.

 

«no, non sei una delinquente, ti sei guadagnata il diritto di essere a tutti gli effetti un membro di questo equipaggio.»

 

Era sopraggiunta Meeme, aveva saputo dell’incidente accorso a Kaya e voleva dare il cambio ad Harlock. La sua natura empatica la portava ben volentieri ad accudire chi soffriva nel corpo e nell’anima. Si fermó sulla soglia, silenziosa, ad osservare.

Harlock era chino sulla ragazza assorbito da una conversazione che aveva rapito tutta la sua attenzione. Il suo volto era stanco ma, finalmente, sereno. Non sentiva ciò che i due si dicevano ma il suo atteggiamento le ricordava troppo le premure che fino a qualche tempo fa riservava solo a Mayu.

Quella ragazza era un enigma, la sua somiglianza con Mayu pericolosa, rappresentava una debolezza di Harlock, debolezza che non si poteva permettere. Sospiró: come poteva aiutarlo? Aveva appoggiato il suo sentimento per Mayu, incoraggiandolo, ma si era rivelato un disastro: invece di renderlo felice, quella relazione l’aveva gettato nella disperazione e nel dolore. Se l’avesse lasciato fare era sicura che questa ragazza piano piano, sarebbe stata capace se non a prendere il posto di Mayu, almeno ad essere una dolce consolazione.

Decise che questa volta non si sarebbe intromessa. 

   
 
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