Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: ValeDowney    25/11/2022    0 recensioni
Stephanie Strange , brillante laureanda in Medicina alla New York University, comincia a sentire strette le maglie del camice bianco da neurochirurgo che il padre vorrebbe farle indossare. E se il padre è il famoso Doctor Stephen Strange, allora la faccenda si complica
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor Stephen Strange, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
UNA VITA IN GABBIA
 
 

Capitolo XXX: Una scelta sbagliata


 

Stephanie guardava con paura mentre la parte malvagia di suo padre stava combattendo contro Fratello Voodoo. Tutto intorno a loro c’era distruzione e caos. Quindi disse: “Che cosa ho combinato?”.
Ma ritorniamo indietro di qualche ora, prima che tutto ciò accadesse…
 
Stephanie, Irwin e Ned si trovavano nel negozio di Fratello Voodoo, un uomo di colore dai vestiti bizzarri e che, molto probabilmente, nascondeva qualcosa di sinistro.
“Come ho appena detto, noi qua siamo solo di passaggio e stiamo cercando qualcosa di speciale” disse Stephanie.
“Sei innamorata di qualcuno?” le domandò, facendo un piccolo sorriso. Ned ed Irwin arrossirono in viso. Stephanie rispose: “C’è un ragazzo, ma non è di queste parti”.
“Forse potrei darti una mano per raggiungerlo” disse Fratello Voodoo.
“Senta, verrò subito al sodo: mi serve qualcosa che faccia rimettere insieme i miei. Da quando mia madre ha annunciato le sue nozze con un altro uomo, sembra che mio padre sia caduto in depressione. Ha ricominciato a bere ed ha attacchi di rabbia molto frequenti” spiegò Stephanie.
“Non che prima non ne avesse” disse Irwin e Ned annuì.
“Ha qualcosa che può fare al caso mio?” chiese Stephanie.
“Ci sarebbe una pozione. È molto semplice usarla: basta solo che ne versi un po' su quello che berrà o mangerà tua madre e compi lo stesso procedimento anche con tuo padre. Et voilà, i tuoi genitori si rimetteranno insieme” spiegò Fratello Voodoo.
“Perché sento puzza di tranello” disse Irwin.
“Che tranello vuoi ci possa essere, giovanotto? I genitori ritorneranno insieme e la ragazzina sarà di nuovo contenta. Tu ottieni quello che vuoi. Io ottengo quello che voglio” disse Fratello Voodoo, dando loro di schiena.
“E cos’è che otterrebbe?” domandò Stephanie. Fratello Voodoo fece un sorriso malizioso; poi si voltò e, mentre camminava verso Stephanie, rispose: “Mia cara ragazza, ciò che voglio sarà di poca importanza per te. Ma per me varrà molto”.
“Non ho oro con me e nemmeno nient’altro di prezioso” disse Stephanie.
“Non la stia ad ascoltare, è troppo modesta: suo padre vive in una casa di lusso. Sicuramente troverà qualcosa di molto pregiato da darle” disse Ned.
“Ned, stai zitto!” replicò Stephanie, guardandolo.
“Devi saper trattare: se tu dai a lui qualcosa di veramente molto pregiato, poi lui non ti rilascia una pozione che non funziona. Devi essere coperta in caso accada qualcosa di spiacevole” spiegò Ned. Stephanie lo guardò malamente e, dopo che entrambi ebbero rivoltato lo sguardo, Fratello Voodoo disse, prendendo una ciocca di capelli di Stephanie: “Non per forza ciò che sarà importante deve essere di valore o prezioso. A me bastano anche questi”.
“Vuole i miei capelli?!” disse stupita Stephanie.
“No, non sono così avaro: me ne bastano due. Nel caso ne perdessi uno” disse Fratello Voodoo e le strappò due capelli.
“Davvero non vuole nient’altro in cambio?” chiese Stephanie.
“No, sono a posto così, stai tranquilla. Io vado a prepararti la pozione. Nel frattempo potete guardarvi intorno” rispose Fratello Voodoo e, voltandosi, si recò in una stanzetta sul retro.
“Quel tipo continua a non convincermi” disse Irwin.
“Ormai siamo qua e non possiamo più tirarci indietro. E poi siete stati proprio voi a portarmi in questo posto” disse Stephanie, mentre osservava i vari oggetti.
“Il nostro era solo un consiglio. Avresti anche potuto non ascoltarci” disse Irwin, seguendola.
“Gli amici non danno mai consigli sbagliati. Almeno credo” disse Stephanie.
“Non se il suddetto amico voglia togliersi dagli istinti omicidi del padre dell’amica” disse Ned. Stephanie guardò Irwin, che disse: “Non starlo ad ascoltare. Sì, ho paura di tuo padre ma non mi permetterei mai di darti consigli sbagliati. Io stesso avevo detto di andarci cauti con il voodoo e di far scorrere i fatti”.
“Se faccio scorrere i fatti, i miei genitori non si rimetteranno mai più insieme, quindi bisogna anche accelerare la cosa, dandole una leggera spinta” disse Stephanie.
“E tu definisci utilizzare una pozione, dare una leggera spinta?” domandò Irwin.
“Non se ne accorgeranno neanche della differenza. Si troveranno solamente più attratti l’uno dall’altra” rispose Stephanie, facendo un piccolo sorriso ed Irwin scosse negativamente la testa.
“Ragazzi, guardate cosa ho trovato di bello” disse Ned. I due si avvicinarono a lui, per osservare l’oggetto che il ragazzo teneva in mano: era rotondo; di colore verde scuro e, al centro era presente l’immagine stilizzata di un pitone.
“Chissà di cosa si tratta” disse Ned.
“Mi sembra un sasso colorato, con su un semplice disegno. Rimettilo al suo posto e, dopo che mi avrà consegnato la pozione, andiamocene immediatamente da qua” disse Stephanie.
“Quello non è un semplice sasso colorato, ma un medaglione rappresentante Dagbe, la divinità più importante del Vudù e con le sembianze di un pitone. A lei i fedeli chiedono il potere di cambiare e di diventare persone migliori. Se hai trovato quell’oggetto in mezzo a tantissimi altri, allora vuol dire che è destinato a te” spiegò l’uomo ritornando da loro.
“In effetti mi allettava l’idea di comprarlo” disse Ned.
“Ha pronto la mia pozione?” chiese Stephanie.
“Impaziente come il padre” disse l’uomo e, dopo che Stephanie ebbe inarcato un sopracciglio, aggiunse: “Comunque, eccola qua. Il procedimento già lo conosci. Cerca di non esitare, perché una volta aperta la fialetta, non si può tornare indietro” e le consegnò la pozione.
“Sarò decisa, non si preoccupi. Non sono una che si tira indietro tanto facilmente” disse Stephanie.
L’uomo sorrise e, da una tasca interna della giacca, estrasse un’altra pozione e, mentre l’allungava a Stephanie, disse: “Tieni: è per poter rivedere il tuo amato di un altro universo”.
“Cos’altro vuole in cambio?” domandò Stephanie.
“Questa la offro io. Tu mi hai già donato tantissimo” rispose l’uomo.
“Che saranno mai due capelli” disse Stephanie.
“Oh, fidati che valgono molto” disse l’uomo, facendo un sorriso malizioso. Calò il silenzio; poi Ned disse, mostrando il medaglione che teneva in mano: “Emm…vorrei acquistare questo”.
“Ottima scelta, ragazzo” disse l’uomo e, dopo che Ned ebbe pagato, i tre si diressero alla porta, quando l’uomo disse: “Arrivederci…Stephanie Strange”. La ragazza si fermò; si voltò, guardandolo stranamente, ma l’uomo era già sparito. Quindi, con gli amici uscì.
“Con questo medaglione farò vedere a tutti chi sono veramente. Diventerò una persona migliore” disse Ned.
“Ma tu non ne hai bisogno, perché sei già una persona migliore” disse Irwin.
“Allora ho sprecato dei soldi per niente” disse Ned.
“Vedrai che lo utilizzerai in un’altra maniera” disse Irwin. I due guardarono l’amica e, vedendola silenziosa, Irwin le chiese: “Stephanie, tutto bene?”.
“Quell’uomo, come faceva a sapere il mio nome? Nessuno di noi glielo ha mai detto” rispose Stephanie, guardandolo.
“Magari ti aveva visto da qualche parte ed ha voluto informarsi chi fossi” disse Ned.
“E magari fa così con tutti i clienti che entrano nel suo negozio. È una cosa ridicola! Quell’uomo nasconde qualcosa” disse Stephanie.
“Che noi non scopriremo adesso, perché tu devi recarti subito a Kamar-Taj prima che tuo padre si arrabbi di più” disse Irwin.
“Va bene, ma voi cercate più informazioni possibili su di lui. Ci sentiamo in serata” disse Stephanie.
“Saremo i tuoi occhi e orecchie di questo universo…emmm…posto” disse Ned.
Poco dopo, Stephanie si ritrovò in mezzo agli altri apprendisti, mentre erano pronti a combattere uno contro l’altro, divisi in coppie. Stephen l’osservava, standosene a bordo del cortile.
“Mi raccomando, niente colpi mortali: queste lezioni servono per la vostra difesa e scoprire eventuali punti deboli per l’attacco. Ok, incominciate” disse Wong e gli apprendisti iniziarono a combattere uno contro l’altro.
Il ragazzo contro Stephanie disse: “Non ci andrò piano solo perché sei femmina”.
“Non te l’ho neanche chiesto” disse Stephanie. Il ragazzo andò all’attacco e Stephanie cercava di difendersi più che poteva, ma cadeva a terra più volte. Stephanie si rialzò: riusciva a parare qualche colpo, ma il ragazzo la faceva cadere nuovamente a terra.
“Basta, facciamo una pausa” disse Wong. Il ragazzo si avvicinò a Stephanie, allungandole una mano, ma la giovane Strange volse lo sguardo da una parte; si alzò, allontanandosi dal cortile. Il ragazzo la guardò rimanendo un po' dispiaciuto, mentre Stephen, mentre la figlia gli passò accanto, riuscì a fermarla.
“Mi dici che cosa ti prende?” le domandò.
“Niente” rispose corto lei.
“Fino a qualche giorno fa riuscivi a difenderti e ad attaccare in modo non del tutto brillante, ma non orribile come oggi. Non sei concentrata: a cosa stai pensando?” disse Stephen.
“Te l’ho detto: a niente. E poi, se anche fosse, a te cosa dovrebbe importare?” ribatté Stephanie.
“Non usare questo tono con me, signorinella! Come ho deciso di farti iniziare gli addestramenti, posso anche farteli smettere già da oggi! Quindi vedi di metterci di nuovo impegno, se no non rivedrai mai più questo posto!” replicò Stephen.
“Dovresti esserne felice: hai sempre detto che la mia strada era unicamente quella della neurochirurgia! Ora che faccio schifo con le arti mistiche, non dovrebbe più essere un problema diventare ciò che tu hai sempre pianificato per me!” ribatté Stephanie e, se ne andò. Stephen la guardò, gridandole: “Stephanie, torna subito qua! È un ordine!” e la sua pietra brillò, così come gli occhi che divennero rossi.
Stephanie, aveva ormai già svoltato l’angolo. A Stephen si affiancò Wong, che disse: “Non devi farle tanta pressione: ricordati che ha trovato solo di recente il suo karma interiore”.
“Lo so, visto che l’ho aiutata proprio io! Ma lei non si deve permettere di trattarmi in questa maniera! È chiaro che non è concentrata. Mi nasconde qualcosa, solo che non vuole dirmelo” replicò Stephen.
“Se continui ad urlarle contro, è logico che non te lo dirà mai. Meglio andarci piano e con gentilezza” disse Wong. Stephen lo guardò e la sua pietra smise di brillare, così come gli occhi che ritornarono azzurri. Wong guardò l’oggetto e, dopo averlo preso con una mano, disse: “Questa pietra non durerà ancora per molto”.
“Durerà il tempo necessario per tenere ancora intrappolata la mia parte malvagia” disse Stephen.
“L’hai sforzata troppo: la luna piena durante quella notte di Halloween, l’aveva rimessa a posto. Ora non ci sarà nulla per riportarla al suo sfarzo originale. Sta perdendo sempre più potere, come tu stai perdendo il controllo sulla tua parte malvagia. La prossima volta che ti arrabbierai, potrebbe essere la fine di questa pietra e della luce nel tuo cuore” spiegò Wong.
“Stephanie ci ha messo tutta sé stessa per trovarmi questa pietra: non posso mandare tutto a monte. Non sarebbe corretto nei suoi confronti” disse Stephen.
“Allora va a parlare con lei” disse Wong. Così Stephen andò dove alloggiava Stephanie. Bussò un paio di volte, non ricevendo risposta. Aprì la porta, per vedere la figlia che stava facendo la valigia.
“Così te ne vai” le disse.
“Tanto cosa rimango a fare? Meglio che mi dedico solo alla neurochirurgia, visto che con le arti mistiche non valgo nulla” disse Stephanie.
Stephen entrò nella stanza e, raggiungendola, disse: “Ehi, non dire così: tu sei bravissima in entrambe le cose”.
“Non è vero e lo hai potuto vedere anche tu: non ne azzecco una, combinando pasticci uno dietro l’altro. Gli altri apprendisti riescono ad aprire un portale con gli occhi chiusi, mentre io non riesco nemmeno a creare uno scudo perfetto. Grazie che mi difendi, ma non servirà a nulla” disse Stephanie, guardandolo.
Stephen si avvicinò a lei e, mentre l’abbracciava, disse: “Va tutto bene, cucciola. Mi dispiace per prima: non volevo urlarti in quella maniera. Devo cercare di calmarmi: la mia pietra non potrebbe sopportare un’altra sfuriata” e la guardò. Poi le mise una mano sotto il mento, aggiungendo: “Ma tu sai il gran bene che ti voglio e, qualunque cosa accada, io ti proteggerò” e Stephanie, guardandolo a sua volta, fece un piccolo sorriso.
Il giorno dopo, Stephanie si ritrovò nascosta dietro ad un cespuglio nel parco. Teneva in mano la pozione che le aveva consegnato quello strano uomo. Poi estrasse l’altra: la guardò, rigirandola nella mano. Davvero con quella piccola boccetta avrebbe potuto rivedere Peter? Dopotutto non aveva più avuto sue notizie da quando era ritornato nel suo universo. Avrebbe tanto voluto incontrarlo di nuovo; sapere come se la passava e se aveva, finalmente, cambiato vita. Non si erano nemmeno scambiati i numeri di cellulare, ma solamente una foto fatta insieme ed un pezzo della cappa di levitazione.
Stephanie sospirò e, mentre rimetteva via le boccette, venne raggiunta da Irwin e Ned: “Ragazzi che cosa ci fate qua?” chiese loro.
“Siamo venuti a farti compagnia” rispose Ned.
“Quando ci siamo sentiti ieri sera, ero stata espressamente chiara che volevo compiere questa cosa da sola” disse Stephanie.
“Che amici saremmo se ti avessimo ascoltata? Dobbiamo sostenerci a vicenda” disse Irwin. Stephanie scosse negativamente la testa. Poi tutti e tre porsero l’attenzione davanti a loro, dove Stephanie aveva preparato un tavolino con sopra dei dolci.
“Credi davvero che i tuoi genitori abboccheranno?” domandò Ned.
“Ho scritto ad entrambi biglietti talmente mielosi, che attirerebbero anche le api” rispose Stephanie.
“Scusa se ti contraddico, ma tuo padre non mi sembra tanto un tipo che si faccia molto intenerire” disse Ned.
“Con le cose sdolcinate che gli ho scritto, verrà di sicuro e, poi, è firmato da parte di mamma. Può dire no ad un sacco di cose, ma quando sente o vede la mamma, il suo cuore inizia a battere” spiegò Stephanie.
“E per quanto riguarda tua madre che cosa ti sei inventata?” chiese Irwin.
“Con lei è stato un po' più complicato, ma le ho scritto i bei e romantici momenti che avevano passato insieme. Spero si intenerisca a tal punto da mettere per un momento da parte Charlie e venire” rispose Stephanie. Sentirono dei passi e si nascosero meglio dietro al cespuglio. Videro arrivare Stephen, il quale si guardò intorno con curiosità, per poi puntare lo sguardo sui dolci. Stava per prenderne uno, quando alzò lo sguardo per vedere arrivare Christine. I due si guardarono in modo stupito.
“Stephen, che cosa ci fai qua?” domandò Christine.
“Il biglietto diceva che volevi vedermi proprio in questo posto” rispose Stephen. Poi aggiunse: “E tu?”.
“Stessa cosa: nel biglietto che mi hai scritto, dicevi di incontrarci qua” gli rispose.
“Chissà come sei riuscita a convincere Charlie a lasciarti andare” disse Stephen.
“Charlie non mi comanda e, poi, sono ancora padrona di decidere da sola” disse Christine.
“Ancora? Vuol dire che, dopo il matrimonio, non potrai più?” chiese Stephen.
“Stephen, per favore, se questo incontro era tutto un preteso per litigare, allora potevamo anche non vederci” replicò Christine.
“Allora tanto vale che non ti scomodavi nemmeno a preparare questi dolci: se volevi intenerirmi, sappilo che non ci sei riuscita” ribatté Stephen.
“Non sono stata io a prepararli e poi sapevo benissimo che per intenerire un tipo come te ci vuole ben altro” replicò Christine.
“Ma se non sei stata tu a prepararli e nemmeno io, allora chi è stato?” domandò Stephen.
“Forse qualcuno che voleva prenderci per stupidi ed io ci sono cascata in pieno. Credevo che, tra di noi, ci fosse ancora qualcosa. Invece, come volevasi dimostrare, non è così. Ed io che ci avevo messo anche un po' di speranza” rispose Christine.
“Dovevano andare così le cose?” chiese Ned.
“No e non capisco del perché nessuno stia mangiando quei dolci: è lì che ho messo la pozione” rispose Stephanie.
“Di questo passo i tuoi non ritorneranno mai insieme” disse Ned.
“Ve l’avevo detto che sarebbe stata solo una perdita di tempo” disse Irwin.
“No, tu avevi detto di lasciare scorrere i fatti” disse Stephanie.
“Praticamente è la stessa identica cosa” disse Irwin.
“Emm…ragazzi” li chiamò Ned, ma i due non lo stavano ad ascoltare.
“Se lasciavo scorrere i fatti, i miei faranno in tempo a diventare anziani e, probabilmente neanche a quella età, ritorneranno insieme” disse Stephanie.
“Da retta a me e lascia perdere. Se tuo padre davvero ama ancora tua madre, allora deve trovare il coraggio di dirglielo. È grande e non ha bisogno dell’aiuto di sua figlia” disse Irwin.
“Emmm…ragazzi, forse sarebbe meglio che…” riprovò a chiamarli Ned, ma ancora senza successo.
“Lui mi ha sempre aiutata e non posso voltargli le spalle in un momento come questo. Capirebbe che non me ne importa nulla della sua vita sentimentale” disse Stephanie.
“E, infatti, non dovrebbe, perché tu devi pensare anche a te stessa. Però non posso dire lo stesso di tuo padre, perché lui si è sempre interessato della tua vita sentimentale: da quando l’ho cosciuto, sono aumentate le minacce di morte e, stavolta, non solo da parte dei miei compagni di scuola” disse Irwin.
“Ecco appunto, allora vedi che ha bisogno di me” disse Stephanie.
“Emmm…ragazzi” li chiamò Ned e, stavolta, ebbe la loro attenzione: “Che c’è?” gli domandarono.
“I tuoi se ne stanno andando. Forse dovresti fare qualcosa, visto che non hanno nemmeno toccato quei dolci” rispose Ned. Riporsero l’attenzione avanti, per vedere Stephen e Christine che stavano per prendere due strade diverse. Senza pensaci due volte, Stephanie uscì allo scoperto e li fermò: “Mamma, papà, aspettate”. I due si fermarono e rimasero stupiti nel vederla.
“Tesoro che cosa ci fai qua?” chiese Christine.
“E non dire che stavi passando per caso, perché non ci credo” aggiunse Stephen.
“Stavo passando di qua e…” iniziò col dire Stephanie, ma dopo aver visto lo sguardo poco benevole del padre, continuò: “Vi ho visti ed ho pensato di raggiungervi”; poi guardò il tavolo con i dolci; riguardò i genitori ed aggiunse: “Bei dolci: sicuro che non ne volete un po'?”.
“Stephanie sputa il rospo” disse Christine.
“Ho scritto io quei biglietti: volevo che ritornarnaste insieme, così vi ho fatto incontrare qua. Ho anche messo una pozione su quei dolci” disse Stephanie.
“E dove avresti preso questa pozione? Dalle tante scorte di tuo padre?” domandò Christine.
“Lo sa benissimo che non deve assolutamente avvicinarsi a quelle ampolle o se no verrà rinchiusa in camera sua a vita” replicò Stephen.
“Sono andata in un negozio di vudù ed un signore, solo in cambio di due miei capelli, mi ha creato questa pozione” disse Stephanie.
Calò il silenzio. Poi Stephen replicò: “Non solo ti rinchiuderò a vita in camera tua, ma metterò anche le sbarre alla finestra!”.
“Dai, non è successo niente alla fine: voi non avete mangiato quei dolci e stiamo tutti bene” disse Stephanie.
“Sei andato in un negozio di vudù: ti rendi almeno conto della pericolosità della cosa?! Il vudù è considerata magia nera” ribatté Stephen.
“Se posso correggerla, Doctor Strange, sono solo vecchie dicerie” disse, ad un certo punto, una voce. Stephanie si voltò, per vedere camminare verso di loro lo stesso uomo del negozio di vudù.
“Chi è lei? E come fa a conoscermi?” chiese Stephen.
“Chi non conosce il grande Doctor Stephen Strange? Ex neurochirurgo brillante e ora Stregone Supremo che ha salvato il mondo da un titano pazzo che ha dimezzato l’umanità” rispose l’uomo.
“Questa storia è finita già da molto tempo suoi giornali, quindi deduco che lei sia solamente un altro ciarlatano” replicò Stephen.
“A quanto pare, per la sua adorata figlia, non vengo visto così, considerando che ha acquistato da me una pozione per farvi riavvicinare” disse l’uomo.
“È stata solo una scelta sbagliata e l’abbiamo già sgridata per questo. E poi, non abbiamo nemmeno preso quella pozione” disse Stephen.
“Che peccato e dire che vostra figlia ci teneva così tanto. Ma non importa, perché io ho ottenuto ciò che volevo” disse l’uomo e fece un sorriso malizioso.
“Stephanie spostati immediatamente!” ribatté Stephen e, dopo che la ragazza fu andata accanto a Christine, Stephen mosse le mani davanti a sé, creando due scudi.
“Ha davvero paura che possa farvi del male?” domandò l’uomo, mentre estraeva qualcosa da una tasca interna della giacca.
“Chiunque pratichi il vudù, non è mai visto di buon occhio. O se ne va via, oppure sarò costretto a diventare molto cattivo” rispose Stephen.
“Vuole fare del male ad un pover’uomo come me? La credevo più benevole nei confronti delle altre persone. Dopotutto lei fa parte degli uomini e donne che ci hanno tutti salvato” disse l’uomo.
“Io lavoro meglio da solo!” replicò Stephen.
“Le ripongo la domanda di prima: vuole davvero fare del male ad un pover’ uomo come me? Io ci penserei due volte” disse l’uomo e, dalla giacca, estrasse una bambolina vudù dalle sembianze di Stephanie.
Rimasero senza parole, così come Ned ed Irwin ancora nascosti dietro al cespuglio: “Non è una bella cosa” disse Ned.
“Credo che sia troppo tardi per tornare indietro. Lo sapevo che dovevate darmi ascolto prima” disse Irwin.
“Forse dovremmo intervenire” propose Ned.
“O forse prima è meglio vedere come si sviluppa la situazione e solo successivamente decidere se intervenire” disse Irwin.
“La vedi questa bambolina: come avete potuto vedere, ha le sembianze di vostra figlia. Voi direte: ma è una semplice bambola: non potrà farci male. Qui arrivata la sorpresa: ho preso due capelli da Stephanie, come merce di scambio per la pozione che le avevo preparato. Ne ho preparata un’altra, utilizzando i suoi capelli ed altri ingredienti che non sto ad elencarvi. Ho versato questa pozione sulla bambolina e provate un po' ad immaginare cosa può accadere da ora in poi” spiegò l’uomo e mosse il braccio sinistro della bambolina. Stessa cosa fece Stephanie.
“Tesoro, cosa ti succede?” chiese preoccupata Christine, guardandola.
“Non lo so, ma tutto ad un tratto sembra che non sia più padrona del mio corpo” rispose Stephanie.
“Ragazzina molto perspicace. Non mentii quando ti dissi che mi avevi donato tantissimo e ora posso comandarti a mio piacimento” disse l’uomo. Stephen e Christine rimasero senza parole; poi l’uomo aggiunse: “Preparati, Doctor Strange a vivere un incubo che, molto probabilmente, non avresti mai voluto vivere. Vediamo se hai ancora il coraggio di attaccarmi, perché questa volta ti batterai contro tua figlia” e, dopo aver sussurrato qualcosa nell’orecchio della bambolina, gli occhi di Stephanie divennero rossi.







Note dell'autrice: Eccomi qua con un altro capitolo. Il 30esimo per la precisione: a dire la verità, quando ho iniziato a pubblicare questa storia, non pensavo nemmeno di arrivare così lontano. Quindi ringrazio VOI per tutto il sostegno. E' grazie a voi se sono arrivata fino a qua: GRAZIE davvero
Vi sta piacendo? Pareri? Stephanie ci riprova a rimettere insieme i genitori (prima che la madre si sposi) ma ovviamente si va a cacciare in un grosso guaio. L'uomo in questione è Fratello Voodoo (presente nei fumetti di strange) e ne tratterò meglio nel prossimo capitolo. E' un antagonista di strange ed avevo letto che volevano introdurlo nel secondo film (cosa che poi non hanno fatto e sappiamo tutti come è andata la storia) Vedremo come andrà a finire
Grazie a tutti/e per le bellissime recensioni; per aver messo la storia tra le preferite e seguite o chi è semplicemente passato di qua per una letta
Grazie ai miei recensori veterani per il sostegno. Grazie davvero di cuore e per le sempre bellissime parole che spnedete nelle vostra recensioni
Grazie alla mia carissima amica Lucia
Vi auguro una buona notte (visto l'ora) ed un buon inizio di week end
Un forte e caloroso abbraccio
Valentina

 
 

 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: ValeDowney