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Autore: sidphil    26/11/2022    0 recensioni
Mickey e Mandy hanno tutto quello che una persona potrebbe desiderare: tanti soldi, una bella villa, Mickey scaffali pieni di libri e una chitarra che ama alla follia, Mandy un migliore amico che le vuole bene, popolarità e orde di ragazzi ai suoi piedi. Tuttavia, entrambi portano il peso di numerosi segreti sulla loro vita e la loro famiglia. Ian, migliore amico di Mandy, è tenuto costantemente all'oscuro per essere protetto, anche se lui stesso deve convivere con amare sofferenze.
Una storia un po' diversa dal solito, dove vedremo una Mandy e un Mickey diversi ma in un certo senso sempre uguali a quelli che conosciamo e un Ian un po' perso che ha bisogno di trovare sè stesso e che ci riuscirà proprio grazie a loro, senza rendersi conto di quanto può offrire in cambio lungo la strada.
Questa storia è una TRADUZIONE, per cui ho ottenuto il permesso dall'autrice originale.
Genere: Angst, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mandy Milkovich, Mickey Milkovich
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mancava solo una settimana alla pausa per il Giorno del Ringraziamento e Ian non stava più nella pelle. Mickey aveva già comprato i biglietti per il Florida per quel sabato. Doveva solo superare quella dolorosa settimana piena di cose d affare e poi sarebbe stato più che bene.

Quando uscì dal dormitorio per la colazione si fermò domandando se fosse ancora mezzo addormentato, perché suo fratello seduto vicino al sentiero laterale al dormitorio catturò la sua attenzione.

- Ti avrei chiamato – esordì Lip con una sigaretta tra le dita. – Ma il mio cellulare è mezzo distrutto –

- Che cavolo ci fai qui? – rise Ian raggiungendolo. – Le vacanze iniziano tra una settimana –

- Non posso venire a trovare il mio fratellino? – chiese Lip passandogli la sigaretta.

- Le tue visite di solito significano brutte notizie – rispose beffardo Ian aspirando un tiro.

- Quindi per te va bene se resto nel tuo dormitorio stasera? – chiese Lip andando dritto al punto. Ian gli restituì la sigaretta.

- Sì, certo. Dimmi solo se devo preoccuparmi che dei federali vengano a bussare alla mia porta –

- Nah, solo una bionda psicopatica – esalò Lip scalciando un po’ di ghiaia con gli scarponi.

- Hai una ragazza? –

- Neanche lontanamente –

Ian rise e cominciarono a parlare della loro scuola e dei fratelli a casa. Quando la sigaretta si consumò, Lip si alzò. – Vuoi mangiare qualcosa? Hai lezione? –

- Tra un’ora, stavo andando a fare colazione – fece spallucce Ian alzandosi a sua volta. Lip annuì e si avviarono verso la caffetteria chiacchierando ancora.

- Quella stronza ha lanciato la mia roba contro al muro come se stesse giocando a frisbee – grugnì Lip gesticolando pigramente. – Non capisco perché, è impazzita solo perché le ho detto che non volevo incontrare i suoi cazzo di genitori –

- Magari perché le interessa davvero uscire con te – ipotizzò Ian. – E perché tu sei uno stronzo –

- Ah ah, divertente – ribatté Lip. – Non sto cercando una moglie –

- Hai permesso a Karen di fotterti – gli ricordò Ian spostandosi per lasciar passare sul marciapiede un gruppo di ragazze. Quando Lip non lo imitò, sospirò. – Magari potresti anche lavorare sulle tue buone maniere –

- Se incontri i genitori, ecco improvvisamente un neonato e un matrimonio – rifletté Lip guardandosi intorno per poi tornare a fissare davanti a sé. – Come sta Mandy? –

- Finalmente si sta liberando dei coglioni come te – rispose Ian socchiudendo gli occhi. Un sorriso si allargò sulle sue labbra quando l’espressione di Lip crollò.

- Sì sta davvero impegnando con uno di quei ragazzi pomposi? –

- Da come ho visto, questo si sta comportando bene con lei –

Prima che potessero continuare, ecco che comparve Mandy seduta in grembo a Ben vicino alla torre dell’orologio.

- Molto carini – borbottò Lip sarcastico accendendo frettolosamente un’altra sigaretta. Ian osservò i suoi occhi annebbiata scattare su Mandy con uno sguardo quasi malinconico.

- Mandy, vuoi fare colazione? – a chiamò Ian sopra al vociare degli studenti che passavano in quel momento. Quando Mandy lo vide saltò giù da Ben e si avvicinò per un abbraccio. Quando si staccò i suoi occhi caddero su Lip e si fissarono senza dirsi niente.

- Sto cominciando a pensare che tu in realtà esca con Ian, Mandy – sorrise Ben avvicinandosi. Ian percepiva il giudizio nello sguardo di Lip quando si fermò ad osservare la polo e i pantaloni color kaki del ragazzo.

- Allora mi sa che non siamo proprio discreti – scherzo Ian tirando una gomitata ironica a Mandy ma lei non sembrò prestargli attenzione.

- Spero che qui il cibo non faccia schifo come da me – brontolò Lip sbuffando il fumo e avviandosi verso la mensa.

- Volete venire? – chiese Ian agli altri due, indietreggiando per seguire Lip.

- Magari più tardi – rispose Mandy; ad Ian non sfuggirono i suoi occhi che si attardarono su Lip finché Ben non le mise il braccio intorno e la indirizzò nella direzione opposta.
 

Mickey si risvegli sul divano con la mente annebbiata, allungando il braccio nel buio senza alcun motivo particolare. Aveva la tachicardia quindi doveva essersi svegliato da un altro brutto sogno a giudicare dai palmi sudati. Si mise a sedere, ringraziando di non ricordare cosa lo avesse portato a quel risveglio e praticamente saltò per lo spavento quando vide una figura in piedi nell’oscurità.

- Scusa – si affrettò a mormorare Parker. – Hai urlato quindi stavo solo… -

- È tutto okay – sbuffò Mickey grattandosi gli occhi. Quando sentì che si stava calmando schiarì la gola. – Puoi tornare a letto, io sto bene –

- Sicuro^ - chiese Parker preoccupato.

- Sì – rispose pesantemente Mickey. – Ma se vuoi puoi prendermi dell’acqua – . Parker si illuminò e si girò finché Mickey non gli afferrò il braccio. – Questo è il momento in cui mi dovresti dire “Prenditela da solo”- lo rimproverò Mickey lasciandolo andare. Parker abbassò la testa per la vergogna e Mickey sbuffò di nuovo – Ti ho già detto che devi farti valere – continuò strofinando le mani sulle ginocchia. – Sai, sono costantemente sull’orlo di far finire il tuo coinquilino sottoterra. Continuo a pensare di andare a casa tua e mettergli un cuscino in faccia finché non si muove più –

Parker sembrò ancora più preoccupato, come se non capisse in che modo potessero essergli utili quelle parole, e si rigirò l’orlo della maglietta tra le dita nervosamente.

- Ma sto cercando di non cedere a queste fantasie – grugnì stancamente Mickey. Si appoggiò contro al divano e chiuse gli occhi. – Provaci. Ogni volta che pensi che qualcuno voglia qualcosa da te, dì “Fanculo” e convinciti che non devi fare piacere a nessuno. Che tu mi prenda o no un bicchiere d’acqua, non cambierà il modo in cui ti vedo –

- E come mi vedi? – chiese Parker con la voce piccola piccola. Sollevò la testa, acquisendo coraggio.

- Torna a dormire – chiuse il discorso Mickey girandosi dall’altra parte e premendo il viso contro al cuscino nell’angolo.

- Posso restare a dormire qui?- sussurrò Parker con urgenza.

- Sai che non puoi, torna in camera di Lucas –

- E se Lucas non vuole che io dorma nella sua stanza? –

- Chi se ne frega, ormai vive praticamente con la sua ragazza –

- Voglio stare qui con te, Mickey –

- Devo trascinarti nella tua stanza come se avessi cinque anni? – sbottò Mickey in tono volutamente autoritario. Il modo migliore per aiutare l’ansia di Parker era contrastandola.

- No – rispose lentamente il ragazzo, rialzandosi. – Vado, se vuoi –

- Non perché lo voglio io, ma perché devi – lo corresse Mickey sistemandosi per trovare una posizione comoda tra i cuscini. Parker non disse nulla per un po’ e se ne andò.
 

Mercoledì Lip tornò di nuovo. Scorse Ian e Mandy che mangiavano fuori insieme e quando si sedette di fronte a Mandy lei evitò il suo sguardo. – Sai vengo anche io a Miami con te e Mickey – disse Mandy ad Ian improvvisamente, masticando il suo taco.

- Credevo che non volessi – replicò Ian finendo il proprio e cedendo l’altro a Lip, che lo addentò contento.

- Vai a Miami? – s’intromise quest’ultimo. – Come hai fatto a comprare il biglietto? –

- Mickey ha guadagnato un bel gruzzolo vendendo la macchina di un tizio. Ho già mangiato la maggior parte di quello che mi ha dato a Fiona per le bollette –

- Che tizio? – chiesero contemporaneamente Mandy e Lip. I loro occhi si incrociano e Mandy sorrise appena.

- Uno stronzo che alzava le mani sul suo amico – fece spallucce Ian.

- Gesù – deglutì Lip. Dopo un paio di minuti di silenzio cambiò argomento. – Fiona mi ha chiamato prima che il mio cellulare si rompesse. Vuole che andiamo a trovarla durante le vacanze –

- Ho il volo sabato, ma venerdì sera potrei fermarmi a dormire lì – accettò Ian accartocciando i rifiuti.

- Penso che si stia sistemando con un della tavola calda, sembra una cosa seria –

- Bene – annuì Ian. – Dopotutto forse essere dei Gallagher non è una maledizione e possiamo anche noi avere una vita normale –

- Non contarci troppo – rispose sarcastico Lip mangiando l’ultimo pezzo di taco. Quando ebbero finito di mangiare, Ian prese lo zaino e se lo mise in spalla.

- Ho lezione. Siamo ancora d’accordo per quella festa, Mandy? –

- Ho mai saltato un impegno con te? – replicò Mandy buttando l’immondizia.

- Lip, vuoi venire? – chiese Ian per controllare la reazione di Mandy; lo guardò un po’ troppo speranzosa.

- Mi sa che ho di meglio da fare – rispose ispezionando il campus desolato.

- Ti va di accompagnare Mandy a lezione? Quegli stronzi la infastidiscono sempre – chiese Ian indicando un gruppo di ragazzi poco lontano. – Io vado da questa parte quindi ci vediamo stasera -. Lip sembrò voler obiettare ma bastò un’occhiata a Mandy e infilò semplicemente le mani in tasca avvicinandosi al suo fianco.
 

Mickey aveva i piedi distrutti dopo aver chiuso la farmacia quella sera e l’unica cosa che lo fermava dallo svenire sul marciapiede era il rischio che qualche universitario pensasse che fosse divertente pisciare su un tizio collassato per terra. Barcollò fino a casa, registrando a malapena quanto stesse passando velocemente a settimana, anche se non si poteva dire lo stesso della camminata verso casa.

Quando il suo cellulare squillò controllò il numero, pronto a spegnerlo all’istante, finché non vide il viso di Ian. – Chi cazzo è?- chiese scherzoso e sorrise quando Ian rimase in silenzio per qualche secondo prima di rispondere.

- Il tuo fottuto ragazzo -. Anche Ian stava sorridendo a giudicare dal tono di voce.

- Hai proprio zero filtri – replicò Mickey siccome non gli venne altro in mente.

- Credevo che non ti piacessero i giri di parole. E ricordo che sei stato tu quello che mi ha definito il tuo ragazzo per primo, oltretutto davanti ad altre persone –

Mickey arrossì e attraversò la strada desolata stringendo la mano intorno al cellulare. Era strano sentire la voce di Ian dall’altra parte sapendo che ciò che aveva con lui era reale. – Bello, mi hai chiamato per decantarmi i tuoi sentimenti? – chiese cercando di sembrare scherzoso ma il martellio nel petto lo tradiva.

- Sto per andare a questa festa con Mandy e Lip… - esalò. Tacque prima di continuare. – Ma parlare con te sembra un’idea migliore in questo momento –

Mickey si fermò sul marciapiede e guardò una Camaro passargli di fianco ai 120 km all’ora; quando i fari scomparvero in fondo alla strada inalò un respiro. – Che succede? – chiese cogliendo la nota grave nel tono di Ian. Non diceva nulla quindi Mickey si passò una mano sul viso e si morse il labbro. – Ian? –

- Niente – rispose a bassa voce Ian. – È arrivata Mandy, devo andare. Vuoi venire?

- Ho bisogno di riposarmi – rispose Mickey ripensando a quanto sembrasse debole la voce di Ian. – Sei sicuro di stare bene? –

- Non vedo l’ora che arrivino le vacanze, questo è certo – rise Ian e si udì un rumore in sottofondo.

- Mandy si sta scopando di nuovo tuo fratello? – chiese Mickey giusto per non farlo ancora riattaccare.

- Eh no, esce con Ben ora, ricordi? –

- E quindi? – fece spallucce Mickey riprendendo a camminare. – Non importa, no? –

- Ciao, Mick – ridacchiò Ian mentre altre voci urlavano dietro alla sua.

- Sicuro che va tutto bene? – ci riprova Mickey ma era troppo tardi perché Ian ormai aveva riattaccato.
 

- Tu e Mickey scopate? –

Ian esplose in un attacco di tosse mentre beveva il suo punch, gli occhi che schizzarono su Mandy che teneva le mani sui fianchi e l’espressione interrogativa. Sul viso aveva della pittura fosforescente sbavata che rendeva difficile prenderla sul serio. Bevve il punch è la osservò sbuffare, divertita.

- Non fare come quel coglione di Lip – lo avvertì lei.

- E tu ti scopi Lip? – la imitò Lip, lo sguardo che navigava sulla folla in cerca di suo fratello. – Perché non hai detto al tuo ragazzo che venivamo qui stasera –

- Perché diavolo dovrei tradire Ben con Lip? – grugnì Mickey prendendo un bicchiere e versandoci un po’ di punch. – Non è il mio tipo, è troppo pieno di sé –

- Mi ricordo che dicevi diversamente la scorsa estate – rise Ian con le labbra sul bordo del bicchiere. – Ma Lip è uno stronzo, evita di andarci a letto –

- Contaci – rispose lei. – Ora, hai intenzione di darmi notizie di mio fratello? –

- Non scopiamo – rispose tranquillamente Ian senza aperto celare il suo tono nostalgico.

- Ma che cazzo stiamo combinando? – sbottò Mandy. – Alle superiori scopavamo tutti i giorni! Non ricordo di aver mai passato così tanto tempo senza farlo –

- L’amore fa questo – sorrise Ian ma quel sorriso svanì lentamente. Aveva detto “amore”, non intendeva quello, ma lo aveva appena fatto. Oh merda. Mandy gettò in aria le braccia, la frustrazione che oscurava ogni tipo di divertimento che avrebbe potuto avere alla festa.

- Non scopo perché Ben è un bravo cristiano e vuole andare con calma, magari restare persino vergine fino al matrimonio. Mi lascia a malapena fargli una sega! – protestò Mandy. Prima che si potesse versare un altro drink Ian le toccò la mano con il bicchiere.

- Ti ho detto che non te l’avrei lasciato fare – le ricordò accarezzandole la mano tremante che reggeva l’alcool con il pollice. Alla fine allentò la presa e lasciò il bicchiere. – Senti, non forzarti a stare con questo ragazzo solo perché pensi che sia bravo. Se non ti piace il fatto che non voglia fare sesso, lascialo perdere –

- Lui È bravo, a parte per una cosa – disse Mandy con frustrazione. – È davvero bravo e fa sempre qualcosa per gli altri, va in chiesa, fa pure il volontario in casa di riposo, Cristo Santo! –

- Vuoi trascorrere la prossima estate in ritiro spirituale? – borbottò Lip sbucando dalla folla con macchie di pittura sui vestiti. I suoi occhi rivelavano chiaramente che fosse strafatto.

- È un ragazzo fantastico – ribatté Mandy facendo di nuovo per prendere l’alcool ma Ian le tolse di nuovo la mano gentilmente.

- Sì, se ti piacciono gli sfigati che non ci sanno fare con le ragazze –

- Va bene per me – sputò Mandy ritornano in mezzo alla folla. Lip osservò per un momento la scodella del punch è Ian temete per un momento che stesse per infilarci la testa dentro ma invece prese il precedente bicchiere di Mandy e lo finì. Ian disincrociò le braccia.

- Sai, non è  che puoi comportarti come se fossi il ragazzo di Mandy per tutta l’estate e poi tornare a scoparti altre al college -. Ian disse finalmente quello che voleva dire, trovando il momento giusto. Lip si asciugò un po’ di sudore dalla fronte.

- Non ho mai detto di essere il suo ragazzo, quello è un problema suo –

- Riesci a non essere uno stronzo egocentrico per un secondo? Karen ti avrà anche trattato da schifo, ma Mandy no, non dovresti comportarti da schifo con lei – sospirò Ian spostandosi dal tavolo. Lip finì di bere e posò il bicchiere lanciandogli un’occhiata.

- Okay – disse semplicemente come se ci fosse solo quello da dire. Ian non seppe dire se fosse un bene o un male ma non ebbe il tempo di chiederselo perché Lip era già tornato in mezzo alla folla.

Ian avrebbe voluto ballare ma non era dell’umore e si ritrovò con un gran mal di testa per tutta la musica techno e l’alcool. Barcollò fuori dal seminterrato e uscì all’aria aperta. Alcuni ragazzini che fumavano erba lo guardarono avviarsi verso la strada ma Ian li ignorò, prendendo invece il cellulare. Chiamò Mickey, anche solo per sentire la sua voce o chiedergli di passare a fare un salto, qualsiasi cosa. Dopo un paio di squilli senza risposta riattaccò.

-        Ehi, vuoi uno spinello? – gli chiese uno dei ragazzini dietro di lui sollevandone uno a mezz’aria con una risata. – Sembra che tu ne abbia bisogno –

Ian toccò il cellulare un’ultima volta e si rigirò per raggiungere il gruppetto.
 

I colpi alla porta svegliarono Mickey di soprassalto, che cominciò freneticamente a cercare d’istinto la pistola sotto al divano. Sapeva che suo zio e Lucas non bussavano. Si avviò alla porta, la mano sul grilletto, guardando l’orologio che segnava le cinque del mattino. Aprì la porta e sollevò la pistola, facendo scattare Ian all’indietro.

- Che cazzo fai? – gli chiese ancora disorientato, abbassando la pistola. Sì sentì improvvisamente un pazzo, lì in piedi in mutande con una pistola puntata su Ian.

- Credi che un ladro busserebbe? – osservò Ian calmo, abbassando le mani alzate.

- Credevo fossi il coinquilino di Parker, gli ho rubato altre cose ieri – spiegò Mickey facendosi da parte per farlo entrare. – Magari aveva capito dove si trova ora Parker –

- Comunque da quant’è che avete una pistola? Non siamo nel South Side -. Ian andò verso il divano e si sdraiò senza preoccuparsi nemmeno di togliersi le scarpe.

- Sai di erba e di birra – notò Mickey buttando la pistola sul tavolino. Alquanto divertito, osservò Ian che si rannicchiò chiudendo gli occhi e respirando pesantemente. Si guardò intorno e attese che gli dicesse perché fosse lì ma Ian infilò e mani sotto al mento e si avvolse nel cappotto. – Vuoi un po’ d’acqua? Antidolorifici? Una fottuta coperta? – gli chiese senza altre idee su cosa fare se non lasciarlo dormire.

- Sei davvero bravo a prenderti cura delle persone, Mickey – esalò Ian così piano che Mickey non l’avrebbe nemmeno sentito se la casa non fosse stata così silenziosa. Mickey rimase lì in piedi senza alcuna reazione e Ian si raggomitolò ancora di più contro al divano, respirando profondamente. – Ti ho assillato così tanto senza sapere quanto facessi per gli altri. Sei davvero una bella persona Mickey, e ti meriti tutto –

La sua voce era ormai assonnata e Mickey avrebbe voluto chiedergli il motivo di quelle parole, che cos’avesse Ian quella sera ma non sapeva come quindi andò a prendere delle medicine e un bicchiere d’acqua. Quando tornò Ian si era addormentato e il suo respiro riempiva la quiete della stanza mentre Mickey posava tutto sul tavolino, avvicinandolo poi al divano. Ricordava quando non molto tempo prima si era risvegliato nel letto di Ian, scoprendo che lo aveva trasportato per diversi isolati, aveva portato a braccia un ragazzo che conosceva a malapena senza nessun motivo se non dargli un po’ d’acqua e delle medicine per il post sbronza. Era stata la prima volta che qualcuno si era occupato di lui, la prima volta che a qualcuno era importato qualcosa. E non molto tempo dopo, Ian aveva medicato le sue ferite pregandolo praticamente con gli occhi di poterlo fare e Mickey glielo aveva permesso perché nessuno gli aveva mai chiesto di curarlo. Nessuno gli aveva mai chiesto se stesse bene, se le sue cicatrici facessero male, nessuno se n’era mai preoccupato

E nessuno aveva mai detto a Mickey di essere una bella persona. Mickey valutò l’idea di lasciare lì Ian e sistemare un paio di coperte per dormire sul pavimento, ma prima di rendersene conto si sdraiò dietro di lui sul divano facendo attenzione a non disturbarlo. Dopo aver fissato per un po’ il retro della sua giacca, si avvicinò di più. Stava per avvolgere la mano nel suo cappotto ma alla fine spostò il braccio intorno alla sua vita. Ian non si mosse e il suo corpo continuò ad alzarsi e abbassarsi serenamente quindi Mickey si rilassò e premette il viso contro alla sua giacca, chiudendo gli occhi. – Anche tu sei una bella persona – sussurrò affondando le dita nei suoi fianchi mentre si assopiva di nuovo.
 

Mickey schiuse gli occhi vedendo che il sole stava appena sorgendo e che dovevano essere a malapena le otto. Stava per mettersi a dormire, finché non sentì Ian muoversi e rigirarsi, ritrovandosi così uno di fronte all’altro. Era piuttosto imbarazzante essere beccato accoccolato a lui ma decise di non spostarsi, ormai troppo comodo e al caldo.

Ian sembrava esitate e Mickey si domandò se gli avrebbe detto qualcosa, ma restò in silenzio. Portò la mano al viso di Mickey e si avvicinò, le palpebre pesanti. Non si scambiarono una parola mentre Ian lo baciava dolcemente accarezzandogli la guancia, come se avesse paura che fosse troppo per lui, e quando indietreggiò per guardarlo con uno sguardo dolce, Mickey chiuse lo spazio tra loro premendo si contro di lui e trattenendo lo per i fianchi.

Si separarono quel tanto che bastava per permettere a Mickey di vedere la luce del sole fare capolino dalla finestra, illuminando l’incavo in mezzo agli occhi di Ian e lo spazio sopra alle sue labbra socchiuse, e Ian aspettò le dita che si insinuavano lentamente tra i capelli di Mickey, fissando lo con uno sguardo che gli diceva che se anche fosse crollato il mondo non si sarebbe mosso di un millimetro. Mickey si fidò di quello sguardo e tirò Ian a sé il più possibile, incontrando le sue labbra una terza volta, aggrappandosi disperatamente al retro del suo cappotto.

Ian ci andò piano e lo baciò come se avesse timore di rovinare quel momento se avesse fatto qualsiasi altra cosa. Mickey gli cinse il collo con l’altro braccio infilando la mano tra i suoi capelli rossi, ricordando quando Ian gli aveva detto di doverseli andare a tagliare. Approfondì il bacio cercando di fargli capire di volerlo tanto quanto lui, quindi Ian reagì positivamente e si concesse completamente, accarezzando dolcemente sul viso con entrambe le mani.

Il resto della casa sembrò dissolversi quando Mickey tirò Ian su di sé, trovando conforto nella sensazione del suo peso sopra di lui, senza rompere il contatto tra di loro, e il suo viso si accaldò dove Ian lo toccava, scendendo fino al collo e facendo scivolare le mani sotto alla sua canotta nera per accarezzarlo appena sopra il bordo dei boxer. Mickey non riuscì più a concentrarsi per baciarlo perché Ian abbassò ancora di più la mano fino a tastarlo attraverso il tessuto di cotone mentre l’altra mano risaliva lungo il suo corpo, fino al viso.

- Va bene? – sussurrò Ian contro al suo orecchio, adagiandovi poi sopra un tenero bacio.

- Sì – esalò Mickey; fu in grado di dire solo quello perché stava perdendo la testa. Ian premette ancora di più facendolo dimenare per poi baciarlo di nuovo e insinuare la mano oltre l’elastico. Trovò il suo membro già duro e strofinò il pollice sulla punta sensibile, muovendolo con movimenti circolari. Mickey sussulto è strinse gli occhi chiusi mentre Ian afferrata l’asta.

Il condizionatore si accese diffondendo nella stanza un lieve ronzio, quindi Mickey non dovette preoccuparsi troppo quando gli sfuggì un gemito ora che non c’era più tutto quel silenzio. Nascose istintivamente la testa nell’incavo del collo di Ian stringendo il braccio intorno a lui mentre Ian muoveva la mano su e giù è lo baciava sulla tempia e tra i capelli. Era come se migliaia di farfalle stessero danzando dentro di lui, questo provava Mickey, e il pensiero lo faceva accaldare ancora di più.

Ian pompò l’asta più rapidamente stringendola di più, continuando a baciargli gentilmente la mascella e il collo e Mickey avrebbe voluto ricambiare ma era troppo concentrato sul modo in cui Ian lo toccava. Gettò una rapida occhiata e vide le sue guance rosate, i suoi respiri rapidi che rivelavano che era quasi stimolato almeno quanto lui, se non di più.

Successe tutto in fretta; Mickey non si rese nemmeno conto di aver affondato le unghie nella sua giacca e di aver animato profondamente contro al suo collo mentre veniva sopraffatto dal bisogno di venire. Ian tolse la mano e lo baciò completamente sfilandosi il cappotto e buttandolo sul tappeto mentre spingeva il corpo contro a quello di Mickey

Anche dopo essere venuto, Mickey era ancora eccitato e voleva toccare Ian quindi spostò le mani sui suoi fianchi e gli slacciò la cintura e abbassò la cerniera dei suoi pantaloni, provocandogli un gemito, soffocato dalle loro labbra che si toccavano.

Mickey si mise a sedere, scambiò le loro posizioni mettendosi sopra di lui e lo spinse indietro per farlo sdraiare, affrettandosi sempre di più visto che la sua cintura richiedeva più sforzo del previsto, ma una volta completata l’impresa gli abbassò i jeans, protestando per il tempo che ci stava impiegando. Ian rise e scalciò con le gambe per dargli una mano, osservandolo annaspare.

Mickey gli mostrò il medio e riuscì a togliergli quei dannati pantaloni, risistemandosi sopra di lui. – Non è colpa mia se indossi pantaloni da ragazza – sibilò senza reale malizia.

- Ma smettila, sono jeans skinny – rise divertito Ian zittendosi immediatamente quando la mano di Mickey si infilò nei suoi boxer e afferrò la sua erezione. Chiuse gli occhi e sollevò i fianchi, dimenticandosi immediatamente qualsiasi cosa stessero dicendo. Era decisamente più rumoroso e reattivo di Mickey e le sue mani viaggiavano ovunque riuscissero a toccare, ansimando imprecazioni sottovoce mentre Mickey lo masturbava. La sua mano si muoveva su e giù e Mickey era affascinato nel vedere quanto Ian non riuscisse a trattenersi sotto al suo tocco e nell’udire il suo respiro, che fosse eccitato, addormentato, assorto nello studio; non avrebbe mai smesso di essere musica per le sue orecchie.

Si udì un rumore alla porta d’ingresso e Mickey si fermò, come se qualcuno gli avesse rovesciato un secchio d’acqua fredda addosso. Quando sentì la chiave girare nella toppa, realizzò e saltò giù da Ian nello stesso momento in cui suo zio Rick entrò. Ad Ian ci volle un secondo per realizzare cosa stava succedendo perché aprì gli occhi con uno sguardo chiaramente confuso.

Rick si rinchiuse gentilmente la porta alle spalle come faceva sempre quando non voleva svegliare Mickey e buttò le chiavi sulla mensola alla sua sinistra. – Scusate… - fece per dire ma si fermò quando comprese la scena davanti a lui.

Mickey avrebbe potuto tranquillamente prendere la pistola e spararsi un colpo in testa per la paura. Siccome per qualche divina ragione Terry odiava i gay, suo zio poteva avere la stesa tendenza anche se non l’aveva mai esternato. Non c’era modo di spiegare quello che aveva appena visto.

Rick si grattò la barba incolta e fece un sorrisetto – ebbe davvero il coraggio di sorridere – per poi andare dritto in cucina. Mickey aspettò ma udì solo la macchinetta del caffè e ante che si aprivano e si chiudevano. Ian non sembrava molto preoccupato di essere stato colto in flagrante, non stava cercando nemmeno di rimettersi i pantaloni; appoggiò semplicemente con fare pigro il braccio sulla pancia e alzo le sopracciglia.

- Mickey, volete del caffè tu e Ian? – chiese suo zio dalla cucina. Mickey saltò visibilmente per lo spavento.

- Sì! – rispose Ian notando quanto fosse allibito Mickey. Si mise a sedere e batté il palmo della mano sul posto vuoto accanto a lui ma Mickey non si mosse di un millimetro. – Mickey? Che c’è che non va? –

- È incazzato – rispose con voce tremante. – È entrato mentre stavamo… porca puttana! –

- Non penso che gli importi qualcosa – sorrise Ian allungando il braccio per prendergli la mano, ma Mickey indietreggiò. Andò rapidamente all’armadio, rovistò e si infilò un paio di jeans e delle Vans. Ian non si immaginava nemmeno che qualcuno potesse vestirsi così velocemente. – Davvero, Mickey, penso sia tutto okay –

- Appena sarà pronto il caffè ce lo rovescerà addosso, ce lo tirerà in testa. Dobbiamo andarcene – esplose Mickey. Dopo aver messo le scarpe prese una giacca e corse alla porta d’ingresso ma Ian oltrepassò il divano è lo fermò.

- Devi calmarti, Mickey – lo tranquillizza gentilmente Ian mettendosi tra lui e la porta. – Ti rendi conto di quello che dici? –

Rick tornò in soggiorno con due tazzine e Mickey si immobilizzò, osservandolo come una preda nervosa mentre si avvicinava al tavolino e posava le tazze senza nemmeno guardare verso di loro. Scavalcò il cappotto e i pantaloni di Ian e si fermò sulla soglia della cucina. – Mick, vieni un attimo – disse prima di sparire.

Mickey cercò di spostare Ian ma lui non si mosse di un millimetro, ma anzi, lo spinse indietro senza troppa forza. – È tutto okay – gli ripeté il rosso. Mickey non sembrava così convinto, ma alla fine cedette, desiderando di non essere così spaventato, e guardò Ian un’ultima volta prima di entrare in cucina, dove suo zio stava accendendo il fornello.

- Vanno bene uova e toast? – chiese l’uomo imburrando una padella color carbone. La prima cosa che immagino Mickey fu suo zio che gli prendeva la mano e gliela posava sulla sua superficie bollente, provocandogli un’ustione di terzo grado. - Vieni qui, Mickey – ordinò pazientemente Rick allontanandosi dal fornello per lasciarlo riscaldare.

Cosa cazzo poteva fare ora? Fece il giro dell’isola e si fermò di fronte a lui con i polmoni a rischio collasso. Quando Rick alzò la mano si aspettò un pugno che gli avrebbe rotto le ossa ma ricevette solo una mano tra i capelli che gli accarezzò energicamente la testa. Mickey attese che scattasse la trappola ma suo zio finì di scompigliargli i capelli e ritornò a cucinare come faceva tutti i giorni, non prima di averli dato dei buffetti affettuosi. Se non gli fossero tremate le ginocchia per la paura Micky avrebbe sbottato con un “Ma che ho, dodici anni?”, magari anche qualche perla scaturita dall’imbarazzo, ma se ne andò senza parole invece, trovando Ian sul divano completamente rivestito.

- Tuo zio non è tuo padre – disse Ian con un’espressione apprensiva. Mickey guardò la cucina e poi di nuovo Ian, quasi senza fiato. Non si oppose quando Ian si alzò e lo avvolse in un confortante abbraccio, indugiando quanto bastava affinché Mickey si sciogliesse, e indietreggiò, l’angolo delle labbra incurvato in un mezzo sorriso. -Va tutto bene –

Mickey annuì e ci credeva davvero. Si abbandonò sul divano, stravolto, e chiuse gli occhi visto che ora poteva davvero tornare a dormire. Non avrebbe più dovuto preoccuparsi di svegliarsi coperto del proprio sangue questa volta.

 

   
 
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