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Autore: Akane    27/11/2022    0 recensioni
"Perché era ovvio, ormai. Daiki non ci stava ad aspettare passivo che chi per lui contava ormai fin troppo, facesse le sue scelte da solo.
‘Passivo’ e ‘Daiki’ nella stessa frase era a dir poco una bestemmia, di fatto."
Si avvicina il momento del confronto fra Taiga e Himuro. Daiki prova a fare quel che è giusto e cerca di lasciargli spazio. Cerca. Ci prova. Ma non ci riesce. Così alla fine gli dà materiale su cui pensare. Materiale piacevole.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alexandra Garcia, Daiki Aomine, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La cosa più preziosa'
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un_assaggio

NOTE: manca ancora un giorno alla grande partita, Seirin vs Yosen. Taiga rivedrà ed affronterà il suo ex, Himuro, come se non bastasse devono vincere una partita estremamente difficile. Sta cercando di fare un miracolo per imparare in tempo di record un tiro impossibile e Daiki cerca di fare la cosa migliore e non distrarre il suo ragazzo. Cerca. Ci prova. Ma non ci riesce bene e alla fine cede alla tentazione di far sapere a Taiga cosa dovrà tenere in considerazione il giorno dopo, quando rivedrà il suo ex. Come sempre le fan art sono trovate in rete e non sono mie, ma solo ispirazioni per certe scene. Buona lettura. Baci Akane

UN ASSAGGIO

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Daiki aveva deciso di dare tregua a Taiga, per permettergli di concentrarsi negli allenamenti. Aveva visto che Alex cercava di insegnargli un tiro molto difficile, che poteva riuscire solo a qualcuno che aveva un’elevazione fuori dal normale, ma al suo livello attuale era estremamente difficile che gli venisse se non in ‘zona’, lo stato catatonico raggiunto nei momenti topici degli incontri più difficili.
Non era facile entrare nella ‘zona’, ma se ce la facevi ti riusciva qualunque cosa. 
Nel frattempo Taiga doveva capire bene i movimenti e la tecnica, padroneggiarla anche senza la riuscita completa del tiro. Poi doveva provarci e riprovarci fino a che non ce l’avesse fatta, ma non bastava quello.
Doveva alzare completamente il suo livello. 
- Cinque su dieci, non è sufficiente... è qualcosa rispetto allo zero di prima, ma comunque è molto scarso. 
Tetsu lo guardò storto.
- Oggi non sei simpatico, lo sai? - replicò il ragazzo più basso e pallido. Daiki fece una smorfia dove a momenti gli spuntavano i denti da vampiro da tanto che si era incattivito. 
- Ehi, anche se faccio parte della Generazione dei Miracoli, non faccio realmente miracoli. Non sugli altri. Solo con la palla in mano! 
Tetsu alzò gli occhi al cielo sentendo una pancia gorgogliare. Quella di Daiki. Lui era abituato a mangiare poco. 
- Hai forse fame? Per questo sei più cattivo del solito? 
Dopo che era ‘tornato normale’, non era più stato così antipatico. Non era delicato, di natura Daiki era ironico, malizioso e rozzo, ma la cattiveria pura era stata bandita, ormai. 
Perciò se lo era di nuovo, significava solo che aveva qualcosa che non andava.
- Sì magari un po’... 
Tetsu guardò l’ora e dedusse che effettivamente fosse ora di pranzo e di solito, in quei giorni, Daiki era sempre andato a portare da mangiare a Taiga per salvarlo dalla morte durante i suoi duri allenamenti. 
- Vuoi andare? Ci rivediamo dopo? 
Daiki soppesò l’idea di raggiungere Taiga come gli altri giorni ed un po’ si sentì meglio, ma poi scosse il capo e sospirando scontento e scontroso, brontolò: 
- Oggi mangio con te. Poi riprendiamo subito. Di pomeriggio ho promesso a Satsuki che sarei andato a fare shopping con lei perciò non avremo tutto il tempo. 
Daiki era sempre stato un pessimo bugiardo e sollevando un sopracciglio scettico, Tetsu accettò la sua scusa capendo che forse voleva confidarsi con lui, ma essendo il suo ex, magari non gli era tanto facile, specie se voleva parlargli di Taiga.
Alla fine raccolse la palla e la giacca, si asciugò il sudore e senza dire nulla lo seguì dietro l’angolo, verso la tavola calda lì accanto. 
Seduti insieme ad un tavolo rialzato e su delle sedie altrettanto alte, i due mangiarono prevalentemente in silenzio. Tetsu non aveva voluto deviare il flusso dei suoi pensieri parlando di altro rispetto a qualunque cosa gli girovagasse nella testaccia dura, per questo non aveva introdotto alcun argomento, nonostante ne avesse un po’ in poleposition. 
Daiki, azzannando il cibo invece che mangiarlo in modo normale, rimase in un ostinato ed inquietante mutismo. Da quando erano tornati amici e si allenavano insieme, e soprattutto avevano chiarito a fondo ogni questione fra loro, non era mai stato così silenzioso. 
Esasperato dall’ennesima rispostaccia, Tetsu sollevò gli occhi al cielo e si decise a chiedere: - Avanti, che hai?! Perché sei così di cattivo umore? 
Daiki lo fissò torvo, a momenti si mangiava anche lui.
- In che senso? Sono sempre così! 
- Una volta, forse! Da quando sei tornato ‘normale’ non sei mai così scontroso! È Kagami? È successo qualcosa con lui? Avete già litigato?
Non che si aspettasse che non avessero già litigato. 
Daiki tirò infuori il labbro inferiore, sempre più truce. 
- Se è per quello litighiamo ogni ora che siamo insieme! 
A Tetsu scappò da ridere e il compagno si accese tirandogli il fazzoletto accartocciato. 
- Piantala! - lo ammonì piccato. 
- E allora che c’è? 
Sapeva che era il loro modo di comunicare, erano fatti così, ma non erano litigi seri. Era probabilmente il preludio di qualche carineria uno nei confronti dell’altro. 
Daiki guardò in alto e finendo di ingozzarsi si appoggiò all’indietro, nel corto schienale dello sgabello. Una gamba pendeva storta, l’altro piede sul poggiapiedi. 
- Domani pomeriggio giocate e tu non hai ancora una percentuale decente di tiri, così sarai inutile ai tuoi... giocherete contro la Yosen... 
Da un lato era vero, ma non era tutto lì. 
- E Taiga non ha ancora completato l’allenamento? Pensi che perderemo e non sai come dirglielo? 
Daiki alzò le spalle. 
- Non glielo direi anche se lo pensassi. Ma non è questo. - poi ci pensò meglio correggendosi: - Se Taiga riesce ad entrare nella zona e tu trovi una nuova arma forse ce la potete fare, in realtà. 
Daiki non sembrava preoccupato davvero dal fatto che la sua percentuale di canestri fosse così bassa e che quindi di fatto non aveva alcuna mossa speciale nuova. Tanto meno sembrava preoccupato dal poco tempo che ormai rimaneva. 
Tetsu inarcò il sopracciglio.
- E allora? 
Daiki sospirò scontento e seccato, si sentiva un’anima in pena e si vedeva.
- Lo sto vedendo poco, meno di quello che vorrei. Ed oggi ho deciso di non distrarlo. L’idea di non vederlo tutto il giorno mi irrita! 
Tetsuya lo fissò serio, in attesa. Convinto che stesse scherzando e che avrebbe tirato fuori la vera ragione. Gelosia verso Himuro, per esempio. Insomma, non ci voleva un genio, ma perché era così restio ad ammetterlo? Di solito era più diretto, soprattutto con lui. 
Faceva fatica a scusarsi e ringraziare, ma a modo suo lo faceva. 
- Avanti. - insistette infatti. Daiki lo guardò a sopracciglia alzate, bevendo la sua bibita. 
- Cosa? 
- Cosa c’è, davvero? 
L’altro alzò le spalle scocciato. 
- È quello che ti ho detto! 
- Non ci credo. - replicò veloce. 
- È questo invece! 
Così dicendo sbatté la lattina sul piano dove erano a mangiare e scocciato si alzò uscendo dalla tavola calda. 
Tetsu lo fissò stralunato, poi lo inseguì fuori sconvolto che fosse davvero quello. 
- Ma non può essere! - continuò senza sosta, inseguendolo. 
- È così invece, so che può sembrare sdolcinato da parte mia, che il mio umore dipenda così tanto dal proprio ragazzo, ma è colpa sua. La mia ‘anima’, come dici sempre tu, dipende totalmente da lui, perché me l’ha restituita, così se ha qualche problema ce l’ho anche io, di riflesso, anche se non c’entra minimamente con me! È che questa volta, per questo caso specifico, io non posso proprio fare nulla per lui! Non mi dice cos’ha ma non sono idiota. È così proprio i giorni prima della sfida contro il suo ex, mica sono deficiente! 
Alla fine aveva parlato ed aveva tirato fuori tutto. Tetsu se l’era aspettato, lo conosceva. Si fermarono al margine del campetto dove erano tornati per riprendere, si guardarono.
Era davvero a quel punto?
Al punto che Daiki lo capiva già così bene anche se Taiga non parlava e, soprattutto, al punto da dipendere così tanto da lui?
Sapeva che Taiga sarebbe diventato il centro del suo mondo, ma non si sarebbe aspettato così presto. Avrebbe immaginato una resistenza da parte sua. Invece no. 
“No, invece sta resistendo. Gli lascia i suoi spazi. Con me una volta non me li lasciava. Quando avevo qualcosa mi tormentava e mi invadeva impunemente. Adesso si sta trattenendo, ma la verità è che muore, per questo. Ha ancora paura di lasciarsi andare, ma in questo momento Taiga è preso dalla sua resa dei conti e non può stargli dietro e togliergli i suoi dubbi. Forse di dubbi ne ha anche lui, perciò nessuno dei due fa nulla. Che dementi. In certe cose sono proprio uguali, purtroppo. Ma proprio per questo troveranno il loro modo di stare insieme, sono destinati. Guarda come sta male senza Taiga. Non lo vede da ieri sera, pensa che oggi non lo vedrà mai e guardalo lì.”
Alla fine Tetsu sorrise e lasciandogli la palla in mano mentre si toglieva la giacca per riprendere l’allenamento, disse allegro come se gli avesse raccontato una sciocchezza. 
- Troverai di sicuro il modo migliore per aiutarlo, ti conosco e so che lo farai. 
Così decise di non dire altro e lasciare a Daiki, questa volta, il compito di risolversi i problemi da solo. Lui aveva già fatto abbastanza, oltretutto doveva realmente trovare la chiave per migliorare i suoi tiri. 

Daiki lo guardò posizionarsi sotto canestro e alzò la mano per ricevere il passaggio, sospirò e scosse il capo.
- Avanti, altri dieci! 
Per il momento comunque non poteva fare nulla se non aspettare. Oltretutto aveva una bella gatta da pelare. Aiutare Tetsu a segnare i canestri? 
Ma chi glielo aveva fatto fare? Un bambino delle elementari avrebbe già imparato! 


La sera era presto calata per via dell’inverno, ma non era realmente tardi. In realtà erano passate da poco le quattro del pomeriggio, ma appena il sole scendeva iniziava a fare freddo. 
Il gorgoglio dello stomaco di Taiga raggiunse Alex a diversi metri di distanza, con tanto di urla di battaglia del proprietario usate durante l’esercizio. 
Saltava e gridava per darsi forza, la palla oltretutto faceva rumore quando palleggiava o quando la sbatteva nel cerchio.
Ma lei aveva sentito il gorgoglio e perplessa disse senza scomporsi molto: 
- Sicuro che non vuoi fermarti a mangiare? Hai saltato il pranzo dicendo che sarebbe venuto il tuo orsacchiotto... 
Taiga le lanciò la palla con cattiveria.
- NON HO MAI DETTO ORSACCHIOTTO! 
Lei la prese ridacchiando, ma la trattenne. 
- Dovresti fermarti a mangiare. - fece lei seria. 
Taiga alzò le mani per chiedere il pallone. 
- Posso aspettare, voglio continuare! 
Alex sospirò rassegnata, sapeva che sarebbe andata così. L’unico modo per fargli fare una pausa era Aomine, nessuno era riuscito a fermarlo in quei giorni. 
Non insisteva perché lo conosceva, ma in realtà era consapevole che il tempo a disposizione era limitato. 
Alla fine gli restituì la palla, ma venne intercettata da una freccia umana più simile ad un felino in corsa che ad un ragazzo.
Tale pantera gli rubò la sfera di cuoio da davanti e fece canestro in modo scomposto ma perfetto. 
Taiga rimase con la mano aperta e l’aria da pesce lesso, stanco morto e affamatissimo. 
L’odore di cibo lo investì facendolo rimanere piantato lì, normalmente sarebbe corso a recuperare palla, a picchiare Daiki e a fare un uno contro uno che sicuramente gli mancava da matti. Ma avevano il veto su quello. Alex gli aveva detto di non azzardarsi a farne prima della partita contro la Yosen. Erano una squadra molto diversa dal To’o, perciò se avesse giocato con Daiki avrebbe rovinato il duro lavoro fatto fino ad ora. Doveva concentrarsi sul tirare a canestro, non sullo scartare l’avversario. 
Daiki ripresa la palla aspettò il contrattacco che non arrivò e guardandolo deluso, capì che era stravolto, affamato e... contento! 
- Brutto cretino, intendevi farmi morire di fame? Sono passate le quattro, il sole è tramontato! 
Lo sgridò senza grazia Taiga. Alex rise sciogliendosi i capelli, quello decretava la pausa nei loro allenamenti. 
- Non voleva fermarsi senza di te. - rivelò. - Ha detto che il suo orsacchiotto gli avrebbe portato da mangiare! 
Taiga le avrebbe lanciato la palla di nuovo. Ma non essendo nella sua mano dovette solo guardarla truce e bordeaux. 
- Non ho detto ‘orsacchiotto’. 
Daiki rise malizioso appendendosi al suo collo, circondandoglielo col braccio alla loro maniera di approcciarsi l’uno all’altro. Gli scoccò un bacio sulla guancia spavaldo, come non avesse avuto il minimo problema.
Ora che era con lui, stava di nuovo bene. Bene in un modo sconvolgente. 
Non voleva, non doveva, ma alla fine era stato più forte di lui. Non aveva potuto resistere. 
Con Tetsu aveva raggiunto un sette su dieci di tiri, che non sarebbe mai stato capace di migliorare e mentre pensava a quale fosse il suo problema, si era rassegnato dicendo che si doveva distrarre per pensare ad una soluzione e che si sarebbero rivisti il mattino dopo per gli ultimi tentativi. 
Poi le sue gambe si erano mosse da sole verso il campo di Taiga. 
- Come mi chiami, quando non ci sono? Avanti, so che mi chiami in qualche maniera sdolcinata... - insistette Daiki stuzzicandolo, Alex rideva sciorinando soprannomi assurdi come ‘cucciolo’, ‘amore’ e ‘tesoro’. Ma Taiga per farli zittire sbottò a gran voce: 
- DAIKI! TI CHIAMO DAIKI! COME DIAVOLO DOVREI CHIAMARTI, RAZZA DI CRETINO? 
Sentirlo chiamare per nome fu molto meglio che sentire qualche soprannome sdolcinato e Daiki si fermò sciogliendo il braccio dal suo collo, lo guardò emozionato, sentendosi di nuovo vivo. 
- Io ti chiamo idiota, invece! - rispose prontamente coi suoi tipici ‘riflessi’. 
Taiga fece per tirargli un pugno, ma gli prese il ciondolo al collo e l’attirò a sé per baciarlo a tradimento. Nonostante la stanchezza, anche l’altro aveva ancora dei buoni riflessi e piazzandogli la mano sulla bocca glielo impedì. 
Daiki lanciò un’occhiata storta ad Alex, pensando non volesse amoreggiare con lui davanti a lei. Lei alzò le mani e fischiettando disse:
- Capito l’antifona. Ci vediamo fra un’ora! 
Così dicendo se ne andò dal campo lasciandoli soli. A quel punto, ancora in quella posizione ravvicinata dove Daiki teneva Taiga per la collana e cercava di baciarlo, ma aveva la mano del compagno sulla bocca, tornò a tirarlo a sé fin quasi a strozzarlo. 
- Piantala! Pensi di potermi piantare così senza dirmi nulla? Perché non sei venuto prima? Ti aspettavo per il pranzo! 
Daiki allora allentò la pressione e smise di puntare alla sua bocca, manteneva la vicinanza fisica che lo vedeva praticamente appoggiato a lui, una mano sulla sua schiena ad attirarlo a sé, l’altra agganciata al ciondolo al collo. I due si guardarono, Taiga ora appoggiava sul suo petto. 
- Davvero mi aspettavi? Credevo avresti voluto concentrarti solo sull’allenamento e sul tuo ex, domani lo affronti... io al tuo posto mi sarei cacciato a calci. Solo che non riuscivo a non vederti per tutto il giorno. 
Taiga alzò il sopracciglio scettico.
- Davvero non riuscivi a starmi lontano? - catturò l’essenziale, il resto lo tralasciò come non avesse detto nulla su ex e varie. 
Daiki lo notò ed ebbe conferma che aveva qualche problema ad affrontare Himuro, com’era normale che fosse, ma decise di accettare la sua volontà di far finta di nulla e di distrarsi.
“Beh se è questo che vuole, ovvero distrarsi, lo aiuterò ben volentieri! Fanculo quello che ‘sarebbe’ giusto. Adesso faccio un po’ quel cazzo che mi pare. Come sempre! Quando mai ho fatto ciò che ‘era giusto’?”
Mai in effetti. 
Così dicendo prese l’anellino in bocca e raggiunse il suo orecchio dove aderì la bocca, con sempre l’oggetto di metallo in mezzo. Glielo passò leggero al posto della lingua e mentre aderiva il bacino al suo facendogli sentire quanto lo voleva ed era impaziente, le mani finirono entrambe sul suo sedere, stringendolo e attirandolo a sé con decisione. 
Eccolo lì il vero Daiki Aomine, prepotente, seducente ed insensibile.
- In un’ora si possono fare tante cose, oltre che mangiare... potremmo salire, tu ti rinfreschi e ti cambi, altrimenti ti viene un colpo, ed io ti aiuto a distrarti come si deve da tutto questo stress sul basket e tutto il resto. 
Non nominò con cura il suo ex, di proposito, per non rovinare l’atmosfera. 
Taiga arrossì e si eccitò, accettando di buon grado quella sua proposta che di fatto sembrava normale, ma in realtà era profondamente indecente. Non per cosa aveva detto, ma per il modo.
I brividi lo ricoprirono dalla testa ai piedi e le mani dal suo petto scivolarono sulla sua schiena, sotto la giacca, alla ricerca della stessa zona che stava tastando su di sé. Sempre in forma anche la sua, ovviamente. 
Sentendo che lo palpava anche lui, Daiki sorrise beato e soddisfatto che fosse alla sua altezza nonostante tutto. Non aveva dubbi che non l’avrebbe deluso. 
“Pensavo volesse aspettare. Anche io pensavo di doverlo fare. In realtà vorrei che chiarisca col suo ex e lo affronti, ma chi riesce ad attendere? Io voglio farmelo da mesi!”
Così coi denti di Taiga sul lobo di Daiki, rispose in un sussurro eccitato: 
- Hai un’ora per distrarmi come si deve. Vediamo che sai fare.
Come sventolare un drappo rosso davanti al toro.
Daiki non desiderava di meglio. 

Il cuore non gli aveva mai battuto così forte, improvvisamente. 
Non era il primo approccio con Daiki, ma di sicuro era il primo in un ambiente sicuro dove si poteva tranquillamente fare di tutto.
E con ‘di tutto’ non poteva che venirgli in mente quella volta negli spogliatoi che l’aveva visto fare certe cose con Kise.
Venendogli in mente, per Taiga fu anche peggio. Era già eccitato di suo, da un lato sapeva di voler aspettare la partita contro la Yosen, ma dall’altro voleva Daiki.
Lo voleva da quel giorno che l’aveva visto con Kise. Oltretutto aveva bisogno di scaricare i nervi tesi per via del basket, che si aggiungevano all’ansia del rivedere e affrontare Tatsuya. 
Non era in un momento facile, aveva tante cose sul fuoco, ma non pensava fosse una grande idea accelerare i tempi, non prima di risolvere la questione ex ragazzo. Di fatto si erano lasciati, ma non si erano mai chiariti, avevano di cose di cui parlare. 
Daiki era una boccata fresca, da un lato. Una boccata che voleva prendere da molto. Ma razionalmente sapeva che stava facendo la cosa sbagliata. Una piccolissima parte di sé lo sapeva. 
Una volta dentro l’appartamento, Daiki si fermò all’ingresso fischiando meravigliato. Era molto grande ed essendo a Tokyo era praticamente una rarità. 
- Ci vivi da solo? - chiese guardandosi intorno sorpreso, le mani nelle tasche. Taiga si tolse la giacca e gli chiese la sua che il ragazzo gli consegnò mentre contemporaneamente si toglieva le scarpe rimanendo scalzo.
- Ci dovevo venire con mio padre, ma all’ultimo non è potuto rimanere. Per ora sono solo. 
Daiki annuì ammirato, con una notevole invidia. 
Taiga pensava ancora alle molte questioni che lo portavano ad esitare contro quell’unica che lo voleva far saltare fra le sue braccia. 
Quell’unica con la bella immagine-ricordo di lui con il pene di Kise in mano che lo masturbava. 
Ripensandoci per l’ennesima volta nel giro di cinque minuti, Taiga, voltato di spalle rispetto a lui e girovagando per casa come se cincischiasse incerto, sbottò senza rifletterci molto: - E Kise? 
A quel nome, pensato almeno cento volte in cento secondi, Taiga si morse la lingua capendo che gli era uscito ad alta voce. Contemporaneamente, mentre lui avvampava realizzando di aver fatto una cazzata perché in realtà non avrebbe dovuto esserci nascosto in quel bagno a spiarli (e masturbarsi), Daiki si fermò sorpreso ed attento, fissandogli la schiena e la nuca rossa. 
Sembrava un raro attacco di gelosia, oltre che di interesse nei suoi confronti.
“Finalmente!” pensò infatti subito contento.
- Ryota cosa? - chiese poi rimanendo impassibile, non capendo di preciso cosa volesse sapere. Non avevano mai parlato di lui, tanto meno sapeva qualcosa del loro rapporto. Questo perché Tetsu stesso non ne sapeva niente. Non delle lezioni private di sesso che gli aveva dato Ryota in cambio delle sue di basket. 
“A pensarci bene credo di essere un buon insegnante, tutto sommato.” rifletté al volo, divertito. 
Taiga rimase di spalle, ora fermo, le mani nelle tasche dei pantaloni, totalmente nel panico.
“Ed ora che dico? Non dovrei sapere nulla di loro... dannazione alla mia boccaccia!”
- Mi pareva ci fosse una certa intesa quando vi siete affrontati quel giorno... 
Quello lo poteva dire, era vero. Ma il resto non l’aveva visto. 
- Quel giorno non gli ho nemmeno preso la mano per aiutarlo ad alzarsi. - replicò attento Daiki, capendo subito che doveva esserci qualcosa. 
Taiga alzò gli occhi al cielo, bordeaux. Ora che diavolo si inventava? 
- Appunto. Pensavo foste amici, mi aspettavo qualcosa... 
Daiki ormai era andato oltre perché non era assolutamente scemo. 
Così appiccicandosi come un fulmine alla sua schiena, gli infilò le mani sul davanti, e mentre una strisciava sotto la maglietta alzandogliela, l’altra scivolava sotto, sulla cerniera dei pantaloni ancora chiusa. E stretta. 
La lingua sul suo orecchio, quella volta senza l’anello di mezzo. 
- Hai forse visto qualcosa nei corridoi? L’unico contatto particolare che ho avuto con lui è stato dopo la partita... 
Taiga era avvampato, non voleva farsi cogliere in fallo, ma ormai la sua bocca e la sua lingua si stava occupando della sua pelle sensibile, così come la sua mano che gli toccava il pacco. Sempre attraverso i pantaloni chiusi, così fastidiosi ormai. 
La maglietta sempre più alzata, le dita sui suoi capezzoli. 
- Potrei avervi visto entrare in uno spogliatoio vuoto da soli. Non so altro. 
Avrebbe mentito per sempre, anche se sapeva di essere un pessimo bugiardo, ma non avrebbe mai e poi mai ammesso di averli visti.
A Daiki tanto bastò per partire ulteriormente e baciandogli il collo, gli aprì il bottone dei pantaloni, abbassandogli la cerniera. 
- Non eri geloso di Tetsu, ma lo sei di Ryota? A chi vuoi darla a bere? 
Che poi il punto nodale per Daiki era la gelosia.
Non importava di chi e perché, ma che lo fosse.
Finalmente lo era.
Dentro di sé stava facendo i salti di gioia. Ed anche fuori. Una parte di lui, in particolare, ben dura e tesa, che premeva contro le sue natiche. Sempre la fastidiosa stoffa dei vestiti a separarli, ma le mani stavano lavorando bene per spogliarlo. 
Ormai la maglietta era completamente alzata, mentre Taiga in risposta si premeva contro di lui, sporgendosi da dietro verso il suo bacino eccitato. 
Alzò le braccia in cerca della sua testa, gli prese i capelli sulla nuca, li strinse e lo attirò a sé. Voltò il capo e aprì la bocca alla ricerca della sua lingua.
Daiki gliela stava già dando. Taiga la succhiò, mentre la mano sull’inguine finalmente si era infilata sotto i boxer. Gli aveva tirato fuori l’erezione e lo stava masturbando, non ci sarebbe voluto molto, era già partito. 
Si persero nelle loro lingue intrecciate che giocavano sensualmente non per la supremazia, ma persi nei loro ormoni. 
Ben presto l’eccitazione di Taiga divenne incontenibile e per non venire subito, si staccò malamente da lui, azione che non fu gradita da Daiki, il quale lo prese e lo spinse brutalmente sul divano, gettandoglisi sopra. 
Riprese senza complimenti da dove aveva interrotto, baciandolo, alzandogli ancora la maglietta e proseguendo nella discesa al paradiso fra le sue gambe. 
Non gli lasciò scelta, nemmeno tempo di pensare. 
Taiga si ritrovò la sua bocca sull’inguine. 
Voleva ricambiare, voleva perdersi nel suo corpo anche lui e farlo impazzire, voleva assaggiarlo, leccarlo e stringerlo, ma Daiki non gli lasciava tempo di manovra e tanto meno di pensiero. Come se fosse morto se non l’avesse avuto. 
Si abbandonò al piacere che la sua bocca e la sua lingua gli trasmettevano, dimostrò subito di essere molto navigato nel settore del sesso, cosa che aveva già capito da solo. 
Lui in quel senso era molto meno esperto, aveva fatto qualcosa solo con Tatsuya, ma poi si erano lasciati per i troppi ruoli in gioco. 
Ma quel che gli stava facendo Daiki gli fece perdere il contatto con la realtà in un attimo, in modo totale e sconvolgente. Il piacere aumentò, con la sua lingua sul proprio membro, e sentendolo muoversi e succhiare, l’accompagnò con la mano sulla nuca, spingendo dal piacere sempre più incontrollato e folle, i suoi gemiti riempivano l’aria e gli chiedeva fuori controllo di non fermarsi, ormai non ce la faceva più, era completamente preso. 

Fra la sua voce roca che gemeva e gli chiedeva di andare avanti e le sue mani che prepotentemente attiravano la nuca contro il suo inguine, era una specie di invito irresistibile. 
A Daiki bastava molto meno per attivarsi ed ormai lo era già molto. 
Incapace di aspettare come le persone normali, con un bisogno smodato di marchiarlo e mettere in chiaro cosa gli offriva, cosa voleva e soprattutto cosa non si poteva assolutamente perdere, aumentò l’intensità vertiginosamente, fino a farlo venire senza esitazione. 
Prese il suo seme in bocca sputandolo poi in un fazzoletto che accartocciò e gettò per terra, poi soddisfatto anche se non per l’orgasmo che non aveva ottenuto, strusciò sul suo corpo fino a tornare sulla sua bocca. Lo baciò seducente, trasmettendogli in qualche modo le tracce del suo stesso sapore. 

Taiga totalmente stordito dai sensi amplificati ed impazziti, si beò della sua lingua nella propria bocca, la succhiò confuso, sentendosi bene come mai in vita sua. Se questo era il preambolo, non osava immaginare il resto. 
Capì che si trattava di un assaggio, una sorta di antipasto o promessa di ciò che avrebbe potuto avere se l’indomani affrontando il suo ex non si fosse dimenticato di lui.
Perché era ovvio, ormai. Daiki non ci stava ad aspettare passivo che chi per lui contava ormai fin troppo, facesse le sue scelte da solo.
‘Passivo’ e ‘Daiki’ nella stessa frase era a dir poco una bestemmia, di fatto.
Taiga, pensandolo mentre tornava faticosamente in sé, ridacchiò appropriandosi delle sue natiche. Ormai le forze gli erano completamente finite e non avrebbe avuto nemmeno un briciolo di energia per ricambiare, saltargli addosso e divorarselo. 
- Che c’è? - chiese roco Daiki sollevandosi appena dalla sua bocca umida e pulsante. 
Taiga ancora con un sorriso indecifrabile stampato in viso, scosse il capo e lo sollevò per riprendere le sue labbra, mentre le mani non volevano minimamente saperne di staccarsi dalla sua stazione di ricarica preferita. 
Aveva un culo da urlo.
Avrebbe voluto saltargli addosso, in realtà, lo voleva con tutto sé stesso, ma non ci sarebbe riuscito.
Tuttavia lì nella beatitudine dei sensi, baciandolo ancora e tenendoselo steso sopra di sé, sentendo il suo corpo sodo e muscoloso, il suo profumo, la sua consistenza, immaginò quando, dopo la partita, avrebbe avuto il resto. 
Proprio una bella promessa, un bel premio. 
Esattamente ciò che aveva voluto Daiki con quell’improvvisata fuori programma, dargli da pensare al premio per la scelta giusta. Giusta per lui. 
Non che di solito fosse uno in grado di pensare e programmare qualcosa.
Taiga tornò a sorridere beato sentendo le forze perse tornargli come una sorta di flusso infinito, partito proprio da Daiki e arrivato a lui dopo l’orgasmo. Era pronto a ricominciare ad allenarsi, pronto per affrontare qualunque fantasma ed impresa. 
- Si può sapere che diavolo hai da ridere o ti devo prendere a pugni? - tornò a brontolare più seccato, alzandosi dal suo viso più deciso. Taiga rise più forte sentendosi divinamente.
Sapeva che l’indomani non sarebbe stato così facile e che quella positività, quella forza, quel senso di sicurezza ed ottimismo venivano principalmente dagli ormoni scatenati con l’orgasmo, ma intendeva afferrare forte tutto quel che il momento che viveva poteva dargli. 
“Magico, questo qua forse i miracoli li fa davvero. Ma non glielo dirò mai!”
- Grazie per la distrazione... adesso che ho scaricato i nervi, mi sento meglio... - gli disse infine per tenerlo buono. Daiki prese per buona la risposta anche se immaginò che avesse dell’altro da farlo ridere come un ebete. Tuttavia decise di non pressarlo troppo. Solo per quel giorno. Era l’unico nel quale avrebbe avuto pietà da lui, successivamente quella partita, quello scontro in particolare, non gliene avrebbe fatta passare nemmeno mezza. 
Tantomeno le promesse del ‘ti scrivo’ che poi non diventavano realtà.
Quelle se le sarebbe ben rimangiato, da dopo la partita. 
Daiki perciò si limitò a sorridere e baciarlo, preferendo non tempestarlo di domande sul suo ex.  
- Sempre a tua disposizione. 
Soprattutto evitò di raccontargli di sé, anche se in effetti moriva dalla voglia di farlo. 
- Dopo la partita mi prenderò il resto. - sussurrò Taiga sereno. 
A prescindere da come sarebbe finita. 
Fu lì che Daiki capì che a in ogni caso, ormai Taiga era suo e si sentì finalmente pronto a lasciarsi andare.  
 

   
 
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