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Autore: Lella Duke    30/11/2022    0 recensioni
E' più dura la testa dei ragazzi Dukes o di Maudine la mula? Di sicuro zio Jesse saprebbe rispondere a questa domanda.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bo Duke, Enos Strate, Luke Duke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo otto: Ricordando

 

“O almeno credo di saperlo. Mi sembra di averlo riconosciuto anche se aveva il viso coperto. No, scusate non ricordo cosa stavo pensando, io…”

“Bo stai calmo e non ti sforzare, qualunque cosa tu abbia visto o sentito ti tornerà alla mente a poco a poco. Datti tempo. E soprattutto riposati.” Quando Jesse parlava con quel tono, Bo lo ascoltava sempre. “Si zio Jesse, sono stanco. Voglio dormire un po’.”

Jesse gli carezzò il viso: “dormi tranquillo, saremo qui al tuo risveglio.”

Attesero tutti in silenzio per qualche istante, quando poi furono certi che Bo dormisse, uscirono dalla sua stanza e si fermarono in corridoio.

Luke era inquieto, Bo aveva riconosciuto il rapinatore ne era sicuro. Doveva solo aspettare che gli tornasse la memoria. “Enos tu sei proprio sicuro di non sapere chi fosse?” Chiese poi rivolto all’amico.

“Non lo so, Luke. E’ stato tutto così rapido e concitato. A pensarci bene sembrava qualcuno di conosciuto. Aveva una giacca verde militare che sono certo di aver già visto, non era possibile vedere il suo viso ma il suo fisico e la sua voce… lasciatemi un po’ di tempo per pensare.”

“Tutto il tempo che vuoi, tesoro.” Daisy si avvinghiò al braccio di Enos. “La cosa importante è che Bo stia bene e che domani tornerà a casa. Hai tutto il tempo che vuoi per arrestare quel delinquente.”

Enos arrossì: “sarà meglio che vada ora, non posso lasciare ancora da solo lo sceriffo, non è abituato a lavorare… voglio dire a sbrigare tutte le pratiche per conto suo.” Cooter sorrise e passò un braccio sulla spalla dell’amico, poi rivolto ai Duke: “fateci sapere se ci sono novità, noi andiamo.”

Enos e Cooter salutarono e si diressero verso l’uscita.

I Duke tornarono nella stanza di Bo, era strano vederlo in un letto d’ospedale ma era confortante sapere che niente di grave fosse accaduto. Diverse volte Bo si era risvegliato per poi riaddormentarsi subito, i suoi tempi di veglia variavano da pochi minuti a pochi secondi. Il medico era tornato a controllare e aveva rassicurato i famigliari che, considerata la botta in testa, il decorso di Bo era del tutto normale. Era ormai pomeriggio tardi quando Jesse decise che sarebbe stato meglio rientrare a casa, sarebbero tornati l’indomani a riprendersi Bo e portarselo via.

Il viaggio sul pick-up bianco fu lungo e silenzioso. Seduta al centro Daisy stringeva la mano di Luke e teneva la testa sulla spalla di un Jesse mai così concentrato alla guida. Arrivati nei pressi della fattoria iniziarono a vedere decine di macchine e furgoni parcheggiati nella loro proprietà: “ma che deve succedere ancora oggi?” Jesse sembrava più stanco che sorpreso.

Scesi dal pick-up furono circondati da amici e parenti accorsi perché avevano saputo dell’incidente in banca e temevano che qualcosa di brutto fosse accaduto a Bo. Erano giunti tutti per portare quel conforto di cui pensavano la famiglia avesse bisogno.

“Oh Jesse, Luke, Daisy che notizie ci portate? Come sta il caro Bo? Qualcuno ha detto che gli hanno sparato. E’ ancora vivo non è vero?” La dolce Lulù era sull’orlo di un pianto disperato, le tremavano voce e gambe. Unì le palme delle mani in preghiera. Dietro di lei si era creata una folla silenziosa in attesa di sentire la risposta.

Jesse si tolse il cappellino “grazie a tutti per essere venuti fin qui, mi dispiace che vi siate preoccupati. Bo sta bene grazie a Dio, non gli hanno sparato, ha ricevuto un colpo in testa ed ha una ferita sulla fronte. Ma domani sarà a casa, rimarrà in ospedale solo questa notte per precauzione.” Jesse non finì di parlare che Lulù gli buttò le braccia al collo “grazie a Dio! Oh come sono contenta.” Niente poté contro le lacrime che iniziarono a uscire e a bagnare la camicia di Jesse.

Tra la folla non si poteva non notare J.D.Hogg, il suo completo bianco spiccava su tutto e tutti “sono felice di sapere che Bo stia bene.” Si avvicinò a Jesse e mise una mano sulla schiena di Lulù invitandola a staccarsi da lui. “Non mi sono mai fatto scrupoli a sbattere i tuoi nipoti in galera con il più bieco dei pretesti, ma non farei mai loro del male e non vorrei mai che altri gliene facessero.”

Boss e Jesse si conoscevano dalla notte dei tempi, il loro rapporto era difficile da inserire in un qualunque schema. Non erano amici, ma neanche nemici. Un conto erano dispetti e scaramucce che a dirla tutta divertivano entrambi il più delle volte, ma mai e poi mai tra di loro era subentrata la violenza. Nessuno dei due avrebbe mai voluto veder soffrire l’altro, per nessuna ragione.

“Grazie J.D. lo so che sotto tutto quel grasso che ti porti dietro batte un cuore buono.” Jesse fece seguire alle parole una risata liberatoria “andiamo dentro, ti preparo qualcosa da mangiare.”

La folla finalmente serena e sollevata si mosse verso l’entrata della fattoria. Pacche sulle spalle e abbracci si susseguivano lungo il cammino. Solo Boss rimase indietro, aspettava il momento giusto per prendere Luke da parte. L’occasione si presentò quasi subito, libero dalla morsa di miss Tisdale, Luke riprese a camminare ma J.D. lo bloccò “fermati un istante ragazzo, ti devo parlare.” Solitamente spavaldo e arrogante, stavolta Boss sembrava impaurito.

“Sta tranquillo Boss, Bo sta bene. Potrai rimetterci Rosco alle calcagna quanto prima.” Luke pensava di chiudere così qualunque discorso e fece per allontanarsi “ne sono felice, ma non è di questo che ti devo parlare. Credo di sapere chi ha tentato di rapinare la banca."

Luke osservò attentamente J.D. e capì dal suo sguardo che qualcosa non andava. Stavolta non c’era di mezzo lui con qualche trabocchetto giocato ai danni dei ragazzi Duke, stavolta era successo qualcosa che non aveva precedenti. Era entrata la violenza nella piazza e nella vita dei cittadini di Hazzard: “vieni con me Boss, andiamo nel granaio. Lì nessuno ci disturberà.” Luke fece strada e lasciò che J.D. si accomodasse su una vecchia panca di legno.

Boss si tormentò un attimo le mani scegliendo con cura le parole da dire. Evitò preamboli e andò dritto al sodo “stamattina ho dato lo sfratto agli Stewart, ho rifiutato al giovane Samuel l’ennesima proroga per il pagamento del mutuo.” Boss chinò appena il capo quasi provasse vergogna per ciò che aveva fatto. “Se ne è andato dal mio ufficio avvertendomi che avrei sentito ancora parlare di lui. Poche ore dopo la mia banca è stata assaltata. Non lo ha riconosciuto nessuno perché aveva il volto coperto, ma è stato descritto come un giovane uomo. Non posso fare a meno di pensare che fosse lui.”

Seguì qualche minuto di silenzio, Boss sembrava finalmente sollevato dall’aver dato voce ai suoi pensieri. Luke dal canto suo stava assimilando l’informazione “Samuel J. Stewart? Accidenti. Non posso dire di conoscere bene quel ragazzo, di sicuro zio Jesse è un buon amico dei suoi genitori. So che il vecchio Jeremiah recentemente ha avuto qualche guaio di salute, ma non pensavo se la passassero tanto male economicamente.” Luke parlava più a sé stesso che a Boss, camminava avanti e indietro a occhi chiusi. “Ascolta Boss, è probabile che Bo abbia riconosciuto chiunque abbia rapinato la banca, ma a causa della botta in testa non riesce ancora a ricordare. Ti chiedo di non fare niente e di non condividere con nessuno i tuoi sospetti. Dammi solo un paio di giorni.”

Boss si alzò e si piazzò di fronte a Luke “non ne ho parlato neanche con Rosco. Aspetterò che tu mi faccia sapere qualcosa sperando non succeda nient’altro nel frattempo.”

Fece un mesto sorriso e si avviò verso la fattoria. A metà strada si fermò e si voltò nuovamente a cercare Luke con lo sguardo: “sono davvero contento che Bo stia bene. Si era sparsa la voce di una sparatoria, per un attimo ho temuto il peggio.”

Luke gli restituì il sorriso “grazie Boss.”

   
 
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