Jane aveva lasciato Boston perché stufa delle continue litigate con la sua famiglia che non accettavano la sua bisessualità, era letteralmente scappata con un ragazzo a caso e ora a diciannove anni si trovava dispersa in mezzo al nulla, in un locale squallido a ballare più nuda che vestita per pochi spiccioli. Il ragazzo che l’aveva caricata in macchina più ubriaca che altro le aveva promesso di portarla ovunque volesse e Jane si era fidata, non le importava, non aveva nulla da perdere, niente a cui tornare, la sua vita valeva ben poca cosa, ed i suoi sogni erano stati infranti dopo che era stata respinta dall’accademia di polizia, forse era un segno del destino, magari lei doveva stare dall’altra parte della linea, da quella sbagliata, tra le persone buone che fanno brutte, cose, pessime scelte, che frequentano pessimi amici ed collezionano ottimi nemici. Il locale si chiamava “Sand Rose” ed era sperduto nel Nevada, la prima città era a più di dieci chilometri, pura desolazione, ma Jane lavoro a parte si trovava bene, il titolare del locale che aveva una cotta per lei nemmeno tanto ben mascherata le aveva offerto il lavoro ed una piccola stanza sopra il locale dove dormire. Il posto era un buco lercio, ma Jane pensava di non poter meritare di meglio, dopo che il suo sogno di diventare un poliziotto era andato a puttane che cosa aveva da fare? Tornare a scuola nemmeno a pensarci, non le piaceva e fare la cameriera a vita, anche no, non che quello che faceva adesso fosse meglio, ma era libera, poteva disporre della sua vita come voleva, senza le continue intrusioni di sua madre che le faceva pressioni per la scuola, e trovare un bel marito e darle dei nipoti. Era fine giugno e faceva un caldo infernale, Jane si era appena svegliata, accaldata e appicicosa, quel dannato ventilatore funzionava a singhiozzo e le zanzare le avevano dato il tormento tutta la notte non facendola dormire bene.
Si svegliò con il sole che le colpiva il viso, non aveva voglia di alzarsi, ma oggi era lunedì e lei aveva quel lungo giorno solo per se stessa e Hope.
Aveva scoperto qualche settimana dopo la sua fuga che era rimasta incinta di Casey, il suo ragazzo storico che l’aveva lasciata per seguire il suo sogno nell’esercito, ora la sua vita era troppo incasinata per tornare indietro.
“Ciao amore dolce…!” disse Jane alzandosi per sporgersi verso la piccola culla accanto al suo letto, la piccola Hopie, come la chiamava lei era vispa e si guardava in giro curiosa.
“Hai fame Hopie?” domando con voce mielosa mentre prendeva in braccio la piccola per allattarla, aveva un mese ed era la sua unica fonte di gioia.
Per fortuna il gestore del locale era un uomo molto dolce, anche se Jane aveva precisato che non era interessato a lui perché sua figlia era il suo unico amore, l’uomo decise di prendersi cura di loro, era un po' troppo grande per Jane, aveva sui cinquant’anni ed in parte il sentimento che provava per la bruna si stava trasformando in qualcosa di più paterno. Si stava affezionando a loro, sapeva che Jane era sola al mondo, così le aveva raccontato e dopo aver accantonato qualcosa che, almeno che non volesse vedere di persona le prigioni dello stato lo avrebbe messo nei guai, decise di fare da padre a quella bella mora dal sorriso intrigante e sfacciato e alla sua bambina, bella e dolce come un angelo.