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Autore: Milly_Sunshine    08/12/2022    3 recensioni
Novembre 2002: al termine di una serata con gli amici, Mark ha un appuntamento con la fidanzata Ellen, ma lei rimane ad attenderlo invano, senza ricevere sue notizie. Il giorno dopo, l'amara realtà: è stato brutalmente assassinato, mentre si trovava in un luogo in cui già fu consumato un atroce delitto. Il mistero legato alla sua morte non viene svelato, ma provoca la morte di altre persone. Novembre 2022: a vent'anni di distanza, Ellen e gli amici di Mark si ritrovano di nuovo nel loro paese natale per commemorarne la scomparsa, senza sapere che chi ha già ucciso vent'anni prima è ancora in agguato. Li aspetta un mistero fatto di lettere anonime, identità scambiate e intrighi di varia natura. // Scritta nel 2022/23, ma ispirata a un lavoro adolescenziale.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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[10 novembre]
Il negozio doveva riaprire di lì a un'ora, quindi Roberta aveva tutto il tempo per passare a casa di Patricia, che non aveva ancora iniziato il turno al bar. Aveva voglia di vederla, da sole, loro due, non come la sera precedente quando era stata a trovarla al lavoro. La distanza che si era venuta a creare tra di loro quando era stata lontana da Goldtown pesava come un macigno e Roberta non era sicura ci fosse una soluzione. I segreti che si teneva dentro erano una barriera che, giorno dopo giorno, si faceva sempre più invalicabile e non era certa di essere l'unica, tra di loro, a non avere svelato ogni lato di sé.
Non importava, si disse. Non importava, perché il passato non era così interessante e perché la stessa Roberta sentiva di avere detto a Patricia la verità. Certo, non quella verità che le era stata cucita addosso fin da quando era bambina, ma la verità che sentiva davvero sua.
Suonò il campanello e Patricia la aprì subito, senza usare il citofono. Era molto probabile che l'avesse vista dalla finestra, pensò Roberta, salendo le scale. La stessa Patricia le confermò che era andata proprio così, quando si sciolse l'abbraccio con cui si salutarono.
«E cosa ci facevi alla finestra?» domandò Roberta, per non rimanere in silenzio.
Patricia sussultò.
«S-stavo... mhm... guardando fuori.»
«E che cosa c'era da vedere, fuori?»
«Niente... ma è un interrogatorio?»
Roberta rise.
«Tutto bene, Pat? Ti vedo un po' tesa.»
Patricia scosse la testa.
«No, non preoccuparti, non c'è niente che non va. È tutto a posto, se così si può dire.»
Roberta azzardò: «È per quella Kimberly Richards, vero?»
Patricia indietreggiò.
«Perché dovrei stare così per Kimberly Richards?»
Roberta replicò: «Non saprei, ma io non starei molto tranquilla se avessero ammazzato una persona a pochi passi da me, ti pare?»
«Non ero a pochi passi, quando è stata uccisa» puntualizzò Patricia, «Forse stavo ancora al bar, forse ero già andata a casa.»
«Ma la conoscevi, vero?»
«Te l'ha detto Jennifer?»
«Non mi hai risposto.»
«Nemmeno tu.»
Roberta confermò: «Me l'ha detto Jennifer, sì, le sembra di ricordare di averti vista insieme a lei, qualche volta, molti anni fa.»
Patricia precisò: «Kimberly Richards abitava a Goldtown più di vent'anni fa e, con il mio lavoro, mi è capitato di avere a che fare con tante persone. Non mi ricordo molto bene di lei. Certo, le foto che sono uscite sui giornali, scatti a partire da quando era ragazzina e fino ai giorni nostri, mi hanno fatto ricollegare il suo nome a una persona specifica, ma non saprei dirti molto su di lei. Qualche volta ci ho parlato, ma è stato una vita fa.»
Roberta si chiese se quel discorso le fosse uscito di getto, oppure se se lo fosse preparata in anticipo, ma non riuscì a giungere a una conclusione. L'unica certezza era quella che Patricia stesse mentendo, ma non poteva dirlo esplicitamente. Roberta stava iniziando a sentirsi prigioniera del proprio segreto e, se avesse osato smentire la versione dei fatti della sua fidanzata, con tutta probabilità avrebbe rischiato a sua volta.
Cercò di cambiare discorso, come tutela personale, e domandò: «Devi uscire tra poco?»
Non aveva ancora chiuso la porta, quindi provvide e vi si appoggiò contro, mentre Patricia confermava: «Sì, devo uscire tra poco. Certo, c'è Ray, e di lui mi posso fidare al cento per cento, ma preferisco non ritardare.»
«Anch'io, a breve, dovrei iniziare a lavorare.»
«Quanto ti fermerai?»
«Non lo so.»
«Non mi dire che anche stavolta pensi di lasciare Goldtown quando torna tua sorella. Non è ancora ora che tu decida dove vuoi vivere?»
Era una di quelle domande ostiche che Roberta si sentiva rivolgere in continuazione, perfino Danny le aveva chiesto qualcosa di analogo, la sera precedente. Con gli altri era più facile essere sfuggente, ma era utile per fare allenamento: anche al cospetto di Patricia, ormai, era in grado di inventare le stesse scuse.
«Sai benissimo che non è facile per me.»
«No, Rob, non lo so affatto. Non fai altro che ripetermi che non puoi lasciare tuo padre di punto in bianco e per sempre, ma non so niente di lui. So a malapena che lavoro fa. Anzi, non lo so affatto, so solo che sei la sua segretaria.»
Roberta annuì.
«Hai ragione, finisco per non parlare molto di lui, perché non abbiamo un buon rapporto. Ora mi chiederai perché ci lavoro insieme, ma...»
Patricia la interruppe: «No, non preoccuparti, mi sono messa il cuore in pace. So che, anche se non ci vai d'accordo, continui a lavorare con lui e continuerai. Quello che non capisco è che cosa significo io per te.»
Roberta sorrise.
«Tante cose, tutte positive.»
«Significo tante cose, ma non abbastanza per conoscere la tua famiglia.»
«Conosci Jennifer e Sophie.»
«Ma non tuo padre e tua madre.»
«Appunto. Conosci la parte della mia famiglia che conta davvero per me.»
Patricia azzardò: «È perché sono una donna, vero? Pensi che i tuoi genitori non accetterebbero la nostra relazione?»
«Ho trentasei anni e non c'è alcun bisogno che i miei genitori approvino le mie relazioni. Comunque mia madre sa benissimo che sto insieme a te e non ha problemi.»
«E tuo padre?»
«Chi frequento non sono fatti di mio padre. Non l'ho mai presentato a nessuno. Nemmeno ai ragazzi con cui sono stata insieme, intendo dire. Puoi chiedere a Jack, se non ti fidi di me.»
Patricia ridacchiò.
«Ma dai, non mi metto a parlare di te con Jack! È un po' imbarazzante il fatto che tu sia la sua ex.»
«È stato un sacco di anni fa, avevo appena vent'anni o poco più.»
«Sì, ma è strano.»
Roberta si arrese: «Hai ragione, capisco che possa farti questo effetto.» Era un buon modo, dopotutto, per portare la conversazione su argomenti che non fossero difficili da gestire per nessuna delle due. «In effetti anch'io non riesco a capacitarmi che la mia prima relazione sia stata, tra i tanti, con uno degli amici di Jennifer. È un po' assurdo, hai ragione.»
«Jennifer, invece?» chiese Patricia. «Per caso ha trovato l'anima gemella o è ancora single?»
«Oh, non credo che a Jennifer interessi trovare l'anima gemella.»
«È asessuale?»
«Non so cosa sia. Non ne parla, ma sembra che non le interessino molto le relazioni. Non penso che si identifichi come asessuale o qualcosa del genere, ma proprio perché sembra che la sua vita ruoti intorno ad altro. È una di quelle persone che non riescono a capire perché la vita della gente ruoti così tanto intorno all'amore e al sesso, perché per lei non funziona così, e quindi non sente il bisogno di etichettarsi in funzione di qualcosa che non fa parte di lei. Voglio dire, non ne parla neanche con me.»
Patricia rimase in silenzio per qualche istante, poi le chiese: «Di cosa parlate tu e Jennifer? Di solito, intendo.»
Roberta avvampò.
«Ma che domanda è?»
«Non ti ho mai vista parlare con lei. Anzi, se devo essere sincera, non sono nemmeno sicura di averti mai vista insieme a lei.»
«Delle volte» replicò Roberta, «Siamo state a Goldtown nello stesso periodo.»
«E ho anche visto entrambe, lo stesso giorno, a casa di Jennifer e Sophie» ricordò Patricia. «Però non credo di averti mai vista accanto a lei, o nella stessa stanza. Non ho nemmeno mai visto vostre foto insieme, a parte quelle di quando eravate bambine. Per caso anche con lei non hai un buon rapporto?»
«Non ho mai detto di non avere un buon rapporto con Jennifer» obiettò Roberta. «Anzi, andiamo abbastanza d'accordo. Solo, non sentiamo il bisogno di trascorrere il nostro tempo l'una insieme all'altra o di frequentare le stesse persone.»
Patricia obiettò: «Questo non mi sembra del tutto vero. Sbaglio o ieri sera ti sei seduta al tavolo insieme a Danny e a Kevin e poi hai passato un bel po' di tempo a parlare con Danny?»
«Non è un crimine.»
«Mai detto ciò.»
«E allora dove vuoi andare a parare?»
Patricia le ricordò: «Danny è il migliore amico di tua sorella, da sempre. Ogni volta in cui vi vedete, mi viene da pensare che tra te e Danny ci sia un legame simile.»
Roberta ammise: «Voglio bene a Danny. La sua storia personale mi colpisce da sempre: prima quello che è successo a Linda, poi a Cindy... Ha avuto una vita abbastanza difficile, anche se non ci tiene a farlo vedere.»
«Cindy» ripeté Patricia. «Sai cosa ci fosse esattamente tra di loro?»
«So quello che mi ha raccontato Jennifer a suo tempo» rispose Roberta. «Ecco, vedi che io e mia sorella abbiamo degli argomenti di cui parlare, almeno ogni tanto?»

******

Jennifer stava per finire il credito, quindi non poteva rispondere ai messaggi di Danny. Valutò la possibilità di mettersi in contatto con lui in un altro modo e realizzò che era fattibile. Sua nonna e sua zia erano impegnate a parlare tra di loro, in quel momento.
«Nonna, faccio una chiamata» annunciò, certa che nessuna delle due parenti si sarebbe preoccupata di ascoltare la sua conversazione con l'amico.
Chiamò Danny dal telefono fisso, sul numero di casa sua. Fu proprio Danny a risponderle, quindi non ebbe bisogno di farselo passare. Sembrava piuttosto soddisfatto di sentirla, o quantomeno sembrava soddisfatto in generale.
«Meno male, pensavo che non avessi letto i miei messaggi.»
«Li ho letti, ma ho pochi soldi, non potevo risponderti.»
«Non fa niente, adesso sei qui.»
Jennifer gli ricordò: «Mi hai scritto che è successa una cosa incredibile, di cosa si tratta? Per caso c'entra Cindy?»
«Sì, c'entra Cindy» rispose Danny. «Ci siamo visti oggi pomeriggio e...»
Jennifer azzardò: «E ti ha detto che non ne vuole sapere di te?»
«No, affatto, come ti viene in mente?»
«In effetti mi sembri un po' su di giri. Deve essere successo qualcosa di bello. Per caso vi siete messi insieme?»
«No, ma chissà, un giorno potrebbe succedere.»
«Per caso le hai chiesto se vuole diventare la tua ragazza e Cindy ha detto che ci deve pensare?»
«No» le confidò Danny, «Ma ci siamo baciati.»
Jennifer spalancò gli occhi.
«Quando?»
«Oggi pomeriggio.»
«Hai trascorso una domenica interessante, vedo.»
«Non mi posso lamentare. Però, mi raccomando, non dirlo a nessuno. Cindy mi ha fatto promettere che sarebbe rimasto un segreto. Non vuole che si scopra, a scuola, né che lo scoprano le sue amiche.»
Jennifer replicò: «Non mi sembra bello. È come si vergognasse di te. Sei sicuro che le abbia fatto piacere che l'hai baciata?»
Danny precisò: «È stata Cindy a prendere l'iniziativa. Comunque no, non si vergogna, è solo che non pensa sia il momento di farlo sapere in giro. Il ragazzo di Meredith è appena morto, forse non vuole farla sentire a disagio dicendole che frequenta me. La capisco, la capisco perfettamente.»
«Hai ragione, potrebbe avere i suoi buoni motivi» ammise Jennifer. «Hai fatto bene ad accettare, se è un modo per avere una vera possibilità con lei.»

******

Mancava poco alle 16,00, orario in cui quel giorno sarebbe finito il turno di Danny al supermercato. Gli piacevano le giornate in cui terminava a quell'ora, uscire quando il sole non era ancora tramontato, nemmeno d'inverno. Si stava già chiedendo come avrebbe trascorso il proprio tempo in attesa della sera, quando d'un tratto la vide: Maryanne Sherman stava spingendo un carrello verso le casse.
Danny rimase spiazzato per un attimo, ma la situazione era destinata a peggiorare: Maryanne si diresse proprio verso la cassa alla quale stava lavorando. Senza dire nulla, iniziò ad appoggiare la spesa sul rullo. Solo dopo avere depositato tutti i prodotti si girò a guardarlo. Danny era certo che la Sherman l'avesse già notato e riconosciuto, ma solo allora, fingendosi stupita, esclamò: «Danny, che sorpresa! E che piacere rivederti.»
«Il piacere è tutto mio» mentì Danny. «Non sapevo fossi a Goldtown.»
«Ebbene, sono tornata» replicò Maryanne, mentre Danny strisciata la sua spesa sul lettore. «A un certo punto finiamo sempre per tornare nei posti ai quali siamo legati.»
«Sei legata a Goldtown?»
«Molto, anche se ci sono ricordi sgradevoli.»
«Bene.» Danny passò l'ultimo prodotto e lesse l'importo. «Contanti o carta?»
Maryanne si mise ad armeggiare con il portafoglio, passandogli una tessera.
«Bancomat.»
Meglio così, sarebbe stato tutto più sbrigativo, pochi istanti e Maryanne si sarebbe levata di torno, solo il tempo che finisse di imbustare spesa. O almeno, era quello che Danny pensava. Purtroppo a quell'ora la clientela non era molta, quindi la Sherman si sentì autorizzata a fermarsi per scambiare qualche parola con lui. Ogni tanto qualche cliente lo faceva, ma Danny avrebbe pagato qualsiasi cifra perché non fosse quella cliente.
«Ho sentito della povera Kimberly.»
«Già, che fine terribile.»
Maryanne azzardò: «Non veniva a Goldtown da molto. Almeno la Richards non era un tua ragazza.»
Danny raggelò, ma riuscì a fare finta di niente.
«Lacey è stata sposata con me, ma mi pare sia ancora viva e vegeta, se vuoi dire che porto sfortuna.»
«Oh, no, non porti sfortuna» replicò Maryanne. «Sei proprio tu che sei marcio dentro. Domani è l'anniversario di morte di Cindy. Vent'anni. È stata l'ultima o ne hai fatte fuori delle altre in questi ultimi due decenni?»
«Sei sempre molto simpatica, Maryanne» ribatté Danny. «Mi sembra un po' fuori luogo, però, scherzare su certe cose.»
«Non scherzavo.»
«Non posso dire quello che penso di te, dato che sei qui in veste di cliente, ma penso tu possa immaginarlo.»
«Io, invece, ti dico quello che penso di te e della tua amica Robinson» concluse Maryanne, posando la busta della spesa dentro al carrello, ormai pronta per andare via. «Siete due disgustosi maniaci e prima o poi la verità verrà alla luce. Povera Linda, era una ragazzina innocente. E povera Cindy, era una puttana come tutto il gruppo di Lydia, ma non meritava di incontrare un maniaco come te.»
Non aggiunse altro. Per fortuna aveva parlato piano. Danny realizzò che né la collega dell'altra cassa aperta né alcun cliente avevano fatto caso a Maryanne. Era stata una fortuna e non era certo che si sarebbe ripetuta.

   
 
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