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Autore: Dream89    12/12/2022    2 recensioni
Manca poco a Natale, la Compagnia vorrebbe solo trascorrere delle giornate tranquille; ma c'è un componente del gruppo che non è assolutamente della stessa opinione. Lo spirito natalizio è nell'aria.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Gimli, Legolas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!
Questa storiella è collegata alle altre mie storie AU 'What color am I?' e 'How to celebrate a birthday and not morire nell'intento'. Si può leggere anche da sola, ma vi consiglierei di passare prima dalle altre storie.
Buona lettura!



Quel giorno il termometro esterno segnava appena 1°C, le previsioni meteo avevano annunciato una giornata fredda e dall’aria secca dalla mattina fina a sera. 
Il bel tempo, tuttavia, rendeva quella gelida giornata ideale per girare in città, approfittarne per vedere le merci esposte nei negozi e gustarsi una bella cioccolata calda seduti ad un tavolino di un confortevole bar. 
Ed era proprio ciò che Aragorn, Gimli, Faramir e Boromir avevano fatto.
Dopo aver girato in lungo e in largo per il centro cittadino, destreggiandosi fra bancarelle, chiassosi venditori e bambini allegri che scorrazzavano di qua e di là, si erano fermati al loro bar, e punto di ritrovo storico, preferito: La Contea. Erano riusciti fortunatamente riusciti ad accaparrarsi l’ultimo tavolo disponibile: quel giorno il Cafè era gremito di gente.
Una volta seduti, Faramir prese a lamentarsi scoraggiato prendendosi la testa fra le mani: “E ora cosa le comprerò?? È il nostro primo Natale insieme, non posso permettermi di presentarmi con un regalo brutto!”
Appena venti minuti prima, in fumetteria, il ragazzo aveva visto rubarsi sotto al naso, da un adolescente maleducato, quello che reputava essere il regalo perfetto per la sua ragazza, Eowyn.
“Guarda bro- disse Boromir- non sono certo che comprarle un manga fosse la scelta migliore…”
“Non era un semplice manga! - Guaì l’altro senza alzare lo sguardo, interrompendo il fratello- era l’edizione speciale di Berserk, con la copertina rigida, rilegata in pelle e in edizione limitata. Eomer mi ha detto che lei lo adora.” 
Una sonora risata proveniente da Aragorn e Gimli gli fece sollevare la testa.
“Ma ti vai a fidare di Eomer?!” Esclamò Gimli cercando di controllare le risate.
“Eowyn non ha mai letto quel manga in vita sua. - Aggiunse Aragorn- È Eomer che desiderava quella copia di Berserk da una vita ma è sempre stato troppo pezzente per comprarsela. Penso stesse cercando di…”
“…Fregarmi. Il bastardo! E ora sono comunque punto e da capo.” Sbottò Faramir, afferrando un menù che stava appoggiato sul tavolo e iniziandolo a sfogliare violentemente.
Passarono qualche istante in silenzio mentre ciascuno consultava il menù del bar, decidendo se era più conveniente prendere una cioccolata calda, un caffè o, perché no?, uno spritz.
Improvvisamente Boromir iniziò a starnutire; una, due, tre volte.
Dopodiché iniziò a guardarsi attorno circospetto.
“Ma c’è qualche gatto qui dentro?” Esclamò, quando fu sorpreso da una nuova serie di starnuti.
Bilbo Beggins, l’affabile e disponibile proprietario del bar, che per coincidenza era giunto proprio in quel momento al loro tavolo per prendere la loro ordinazione, sentì la sua esclamazione.
“Proprio così!” Esclamò tutto contento e, con sommo orrore di Boromir, indicò ai ragazzi un angolo del locale dove, seduto su un cuscinetto imbottito si trovava il gatto più brutto e spelacchiato che i ragazzi avevano visto. 
Il muso del felino era schiacciato e ciuffi di peli erano totalmente mancanti, aveva grandi occhi azzurri e arcigni e, come se tutto ciò non bastasse, si impegnava con tutto sé stesso per soffiare contro ogni avventore che si avvicinava per fargli una carezza, mostrando una bocca sdentata e rizzando il poco pelo che gli rimaneva.
“Si chiama Smeagol, mi ha attaccat… seguito mentre tornavo dal mercato del pesce. Ma è stato solo perché aveva fame. - Si affrettò a specificare, vedendo le occhiate un po’ sconvolte dei ragazzi- Lui va matto per il pesce crudo. Non è adorabile?” A quelle parole gli occhi dei quattro amici si soffermarono preoccupati sulle braccia del barista, piene di graffi e cerotti.
“Sì, è…è proprio un gatto…particolare.” Affermò titubante Aragorn, cercando di essere il più diplomatico possibile e non offendere i sentimenti di Bilbo. Gli altri annuirono a supporto, cercando di essere il più convincenti possibili.
Una volta che Bilbo si fu allontanato con le ordinazioni, Boromir sbuffò.
“Io sono allergico ai gatti!” Gemette e rivolse uno sguardo di odio al felino, il quale sorprendentemente ricambiò mentre si leccava i baffi compiaciuto.
‘Troverò il modo per sbarazzarmi di quel felino.’ Si ripromise Boromir mentre si soffiava violentemente il naso.
 
Erano ormai passate le sette di sera quando i quattro ragazzi arrivarono al condominio dove Aragorn, Gimli e Legolas condividevano un appartamento.
Gli amici erano ormai giunti al loro piano e Gimli stava per infilare le chiavi nella toppa della porta di casa quando da dentro sentirono canti e suoni di campanelli.
“Aragorn, - chiamò Gimli, preoccupato- che giorno è oggi?”
Quello sbiancò e con voce flebile rispose: “È l’otto dicembre. Oh, Gimli…”
I due si guardarono.
“Porca miseria!” Esclamarono contemporaneamente. 
Nel frattempo, i due fratelli assistevano a quella bizzarra scena confusi. Sì, era l’otto dicembre ma questo cosa voleva dire?
Finalmente ricevettero qualche raffazzonata e incoerente spiegazione.
“Dovete sapere che quando è dicembre…” iniziò Aragorn incerto.
“In particolare dall’otto dicembre al venticinque dicembre…” Si intromise Gimli a supporto.
“Esatto, - continuò l’altro-ecco, lui diventa un po’strano. Cioè non è più la persona che conosciamo…”
“Ma chi?” Chiese Faramir sempre più perplesso.
Gimli scosse la testa e, borbottando un ‘tagliamo la testa al toro’, si decise finalmente ad aprire la porta.
L’appartamento era irriconoscibile: cartoni, carte e cartoncini erano sparsi sul pavimento a casaccio, palline di Natale traboccavano da contenitori, lucine colorate elettriche erano state posizionate con cura attorno alle finestre e alle porte, sulla porta del frigo svettava un gigantesco adesivo di Babbo Natale con tanto di slitta e renne, ghirlande brillanti e dai colori appariscenti addobbavano le sedie, le gambe del tavolo e la televisione. Ma la visione più imponente era certamente l’abete vero alto tre metri che occupava da solo un terzo del salotto. E in mezzo a tutto quel caos c’era lui: Legolas, in perfetto outfit natalizio: indossava un maglione rosso con una renna in occhiali da sole, pantaloni decorati con dolci e caramelle e babbucce ai piedi a righe bianche e rosse e tanto di campanellino sonante sulla punta. Nei lunghi capelli biondi erano intrecciate delle bacche di agrifoglio.
Il ragazzo non si era nemmeno accorto dell’entrata degli amici, immerso com’era nella sua attività decorativa.
“Din don dan! Din don dan! Che felicità! Il Natale imbiancherà tutte le foglie in città! Oh! Din don dan Babbo Natale porterà tante frecce a Legolaaaas!”
Cantava a squarciagola il ragazzo mentre appendeva palline colorate ai rami del gigantesco abete.
I quattro ragazzi osservavano la scena; da un lato Boromir e Faramir avevano le bocche spalancate e sembravano incapaci di riprendersi dalla sorpresa, dall’altro Gimli e Aragorn apparivano sconsolati e rassegnati, decisamente non si erano preparati psicologicamente per rivivere tutto quello.
I due fratelli stavano per chiedere spiegazioni, quando Gimli esclamò a voce alta, cercando di sovrastare la voce squillante dell’amico biondo: 
“Oi, elfo natalizio pazzoide! Lo sai che non sono nemmeno le parole giuste?”
Legolas si voltò di soprassalto, e un sorriso raggiante gli si starò in volto. 
“Oh, mio carissimo amico Gimli, ma che importa delle parole? È la gioia nel cantarle che non deve mancare!” Mente parlava si avvicinava saltellando all’amico finché non fu abbastanza vicino da avvolgergli il collo con uno sgargiante filo natalizio oro e rosso. 
“Come hai fatto a portare quell’abete in casa?” Si intromise Aragorn, mentre Gimli cercava di togliersi di dosso Legolas che aveva cominciato ad intrecciare la ghirlanda alla sua barba.
Il ragazzo biondo si voltò e volò ad abbracciare l’amico, come se non lo vedesse da dieci anni e non due ore scarse.
“Aragorn! E ci sono anche Faramir e Boromir. Venite, prendete un cupcake. Sono vegani, biologici e fatti con ingredienti a chilometro zero.” Nel dire così, Legolas era schizzato verso la cucina e ne riemerse con un vassoio ricolmo di cupcake accuratamente glassati con glassa rossa e verde e bianca.
“Cupcake…” Ripeté sconvolto Boromir mentre l’amico gli sbatteva con entusiasmo il vassoio sotto al naso.
“Gimli, Aragorn…possiamo parlarvi un secondo in privato?” Domandò Faramir cercando di tenere la voce più bassa possibile.
I quattro si recarono nella camera di Aragorn, lasciando nel salotto un esagitato Legolas, che nel frattempo aveva ripreso a decorare il suo prezioso abete, canticchiando e improvvisando balletti.
Una volta chiusa la porta della camera scoppiò il finimondo e i due fratelli cominciarono a sparare domande a raffica.
“Che cos’era quello?”
“Lui non è così!”
“È impazzito! Non l’ho mai visto saltellare.”
“Legolas non cucina mai dolci.”
Aragorn, prendendo il controllo della situazione cercò di calmarli.
“Avete appena assistito al Christmas Legolas. Noi non sappiamo perché ma quando sta arrivando Natale lui si trasforma e diventa…”
“Un fottuto elfo natalizio!” Abbaiò Gimli interrompendolo.
“Stavo per dire ‘felice’ in realtà” Rispose Aragorn.
“Felice? Quello sembra essersi fumato la miglior erba pipa della regione.” Dichiarò un Boromir ancora sotto shock.
“E questo è niente. Lo scorso Natale aveva fatto saltare la luce dell’intero palazzo talmente tante decorazioni luminose aveva messo. Per pagare la bolletta della lice di dicembre ho dovuto rinunciare all’abbonamento in palestra per due mesi.” Raccontò drammaticamente Gimli. – E dire che rompe le palle tutto l’anno affinché teniamo spente le luci per evitare sprechi ed inutili emissioni di CO2.”
“L’anno prima ancora aveva comprato un cerbiatto da addomesticare e l’aveva chiamato Rudolf. Ho dovuto chiamare la Forestale per farglielo portare via.” Rincarò la dose Aragorn, reprimendo un brivido al ricordo.
“Preparatevi ragazzi. Perché da oggi in avanti la situazione può solo peggiorare. - disse Gimli con voce grave. - Il Natale sta arrivando.”
 
10 dicembre
L’enorme abete era stato terminato e Legolas decise di passare al suo progetto successivo. Compose euforico un numero di telefono sul cellulare e si portò l’apparecchio all’orecchio.
Uno squillo, due squilli.
“Pronto?”
“Eowyn cara! Ciao, come va? Come stai?” Domandò con voce squillante e allegra.
Dall’altra parte della linea la ragazza staccò il telefono dall’orecchio per rileggere il nome scritto sullo schermo e accertarsi che sì, non c’erano dubbi era proprio il nome di Legolas quello che leggeva. 
‘Eowyn cara??’ si domandò stupita fra sé e sé, ‘è un miracolo che Legolas comunichi con altri individui, ma addirittura aggiungere vezzeggiativi dopo il nome?’
“Senti, ho una splendida proposta da farti. - riprese euforico il ragazzo senza aspettare una risposta ed sottolineando la parola ‘splendida’. - Voglio creare un presepe vivente, vuoi essere Maria? Non dovresti fare cose particolari, solo startene sul mio terrazzo con il resto del cast per dodici ore al giorno. Insomma, come addobbo natalizio, capisci? Cosicché tutti dal basso possano vedervi e ammirarvi. Stavo anche pensando di far fare l’asino a Gimli e…” Si interruppe quando sentì il ripetitivo bip del telefono.
“Dev’essere caduta la linea. La richiamerò dopo.” Sospirò serafico, ed andò in cucina cucinarsi una cioccolata calda con cannella e marshmallow.
Una sconvolta Eowyn sollevò il dito dal tasto rosso del telefono e guardò Faramir che si trovava seduto al tavolo con lei.
“Legolas è impazzito.” Decretò preoccupata. Il suo fidanzato scosse la testa, evidentemente lei ancora non sapeva.
“Lascia che ti dica una cosa, amore.” Disse lui, iniziando a raccontare lo strano cambiamento del loro amico.
 
13 dicembre
Eomer e Aragorn stavano studiando seduti nella sala di quest’ultimo; quando all’improvviso il campanello suonò.
“Vado io!” Strillò Legolas, aprendo la porta di camera sua e correndo come un fulmine fino al citofono.
Dopo qualche minuto, i due amici lo videro apparire seguito da quattro bimbi che non potevano avere più di sette o otto anni; riconobbero Frodo, Sam, Merry e Pipino.
“Hai aperto un dopo scuola?” Rise Eomer a quella vista.
“Stiamo preparando i canti di Natale! - Trillò Legolas deliziato. - vuoi unirti?”
Senza aspettare risposta tirò fuori dalla manica una bacchetta da direttore d’orchestra e, dopo aver disposto in una fila ordinata i piccoli, cominciò a dirigere quel coretto sgangherato.
Le prove si fermarono presto e i due amici furono distratti dal loro studio dai rimproveri del biondo nei confronti dei bambini, assolutamente contrariato dalla loro mancanza di impegno.
“Merry, è scendi dalle stelle, non dalle stalle! Pipino, non fare gli aeroplanini con lo spartito. Frodo, tira fuori quella voce! Il tuo gattaccio è più intonato di te e…”
Sicuramente avrebbe continuato con in rimproveri se non fosse che il piccolo Frodo scappò in lacrime e andò a rifugiarsi fra le braccia di Aragorn.
“Hai fatto piangere Frodo.”La vocina agguerrita di Sam non faceva presagire altro che vendetta.
“Sam, no! - cercò di fermarlo Legolas- Aspet…molla quella mazza di plastica! Ahi!”
 
18 dicembre
Gimli si era appena seduto comodo sul divano in salotto, una birra in una mano e il telecomando nell’altra; la finale dei mondiali di calcio stava per cominciare. Non c’era niente che poteva turbargli la sua serata perfetta: Aragorn era uscito con Arwen e Legolas era stato sorprendentemente tranquillo tutto il giorno e rinchiuso in camera sua.
Aveva appena acceso la TV e girato su Rete Arda, il canale dove trasmettevano la partita, quando improvvisamente una testa bionda comparve dalla porta. Veloce e silenziosa, la figura snella e leggiadra si avvicinò a Gimli e gli sottrasse dalla mano il telecomando.
“Che stai facendo, dannato folletto?” Lo aggredì il ragazzo, vedendo in un colpo sgretolarsi i suoi piani per la serata.
“C’è Mamma ho perso l’aereo. Guardiamolo!” Esclamò Legolas mentre teneva sollevato in alto il telecomando, fuori dalla portata di Gimli che intanto, essendo più basso, aveva cominciato a saltare per riprendersi l’apparecchio elettronico.
“Col cazzo! Stasera c’è la partita!”
“Il calcio è uno sport da barbari e incivili. Ora guardiamo il film.”  E in men che non si dica girò su Canale Gondor per vedere il film citato.
“Ridammi il telecomando!!” Ruggì Gimli.
I due presero a rincorrersi attorno al divano fino a quando, per qualche miracolo, Gimli riuscì a rubare il telecomando al biondo, esultando come se fosse riuscito ad impossessarsi di un tesoro.
Il ragazzo iniziò tornò ad impostare il canale su cui trasmettevano la partita di calcio quando, improvvisamente, sentì qualcuno tirare su col naso.
Non era quello che pensava, non poteva essere quello che pensava.
Con enorme riluttanza voltò la testa verso sinistra, era proprio quello che pensava. Legolas era seduto con le ginocchia al petto all’altra estremità del divano e si soffiava drammaticamente il naso.
Nei suoi occhioni azzurri scintillavano delle lacrime.
“Io volevo solo passare una bella serata natalizia col mio amico. - Stava sussurrando fra sé e sé, sconsolato. - Ma lui preferisce il calcio. Non si perde mai le partite, ma una volta che chiedo io di guardare qualcosa…”
Gimli sentì un fastidiosissimo senso di colpa farsi strada nel suo petto. Il biondo ci teneva così tanto…ma la partita…ma Legolas piange… ma è la finale…
“Tieni, dannato elfo. Guardati quello che ti pare.” Esclamò burbero il ragazzo tirando il telecomando sul divano in direzione dell’amico.
“Grazie, mio carissimo amico Gimli! Ora sì che è Natale. Tieni un po’ di coperta anche tu.” Cinguettò Legolas mentre, ogni traccia di lacrime improvvisamente scomparse, si accingeva a coprire con una coperta di plaid sé stesso e l’amico che così facilmente si era fatto stregare dalla sua abilissima recita.
Fu così che Gimli passò la serata a vedere la partita finale dei mondiali di calcio dal minuscolo schermo del telefono mentre, in sottofondo, Kevin sventava la rapina in casa sua con insulsi stratagemmi.
 
23 dicembre
Erano appena le otto di mattina quando il campanello suonò. Aragorn andò al citofono, con ancora il pigiama addosso e i capelli tutti arruffati, per capire chi fosse qual disgraziato che lo disturbava così presto nel suo primo giorno di ferie. Il corriere.
Il ragazzo osservò basito un affaticato fattorino portargli davanti l’uscio di casa due enormi scatole; la prima che dichiarava contenere dieci chili di farina e un secondo imballaggio, più piccolo, che racchiudeva sei chili di tofu e verdure varie.
“LEGOLAS” Ruggì, ormai anche il più paziente, comprensivo e paterno del gruppo era stato portato al limite dalla pazzia del coinquilino.
Aragorn fece irruzione nella camera dell’amico, interrompendolo nel mezzo della sua skincare mattutina di undici step.
“Mi vuoi spiegare tutta quella roba che ci è arrivata? Dove la mettiamo? Che te ne fai?”
Il biondo, senza scomporsi ma anzi con un sorriso che si allargava progressivamente, rispose tutto allegro: “Ci farò i tortellini vegani.”
Aragorn non credeva alle sue orecchie, ci avrebbe messo un’eternità a cucinare tutto quel cibo, non avrebbe mai finito in tempo per il venticinque dicembre.
A meno che…notò che l’amico lo stava guardando con aria diabolica, come il gatto Smeagol in genere guarda un bel pezzo di pesce crudo.
“Su, vai a lavarti le mani. Io radunerò tutti gli altri.” Disse, dopodiché indossò fieramente un grembiule e si legò in testa un fazzoletto candido.
“Oggi si cucina.”
 
A fine serata Legolas, Gimli, Aragorn, Eomer, Eowyn, Faramir e Boromir, dopo tredici ore passate in cucina a cuocere, impastare, tirare, frullare, mescolare e imbottire, avevano prodotto la bellezza di dodicimilaquattrocentonovantadue tortellini. I ragazzi erano accasciati chi sul divano, chi sulle sedie e cercavano di metabolizzare la giornata passata a farsi schiavizzare da un maniaco del Natale.
“Ho i calli alle mani.” Si lamentò Arwen che aveva tagliato verdure a iosa.
“Io la carne greve alle braccia.” Si lagnò Eomer che aveva tirato la pasta dei tortellini tutto il giorno.
“Io stavo per bruciarmi due volte la barba.” Rammentò Gimli, il quale era stato l’addetto alla bollitura degli ingredienti.
“Ragazzi, - li richiamò Legolas, il quale era fresco come una rosa. - Ce li mangiamo ora?”
Un conato generale di vomito risalì dall’intero gruppo.
 
 
25 dicembre
Tutti si aspettavano che la follia natalizia di Legolas avesse il suo apice proprio quel giorno. Si aspettavano fuochi d’artificio, lui su una slitta (trainata da renne vere ovviamente) che scorrazzava per la città. Erano già pronti a doverlo bloccare nel caso avesse voluto invadere uno studio televisivo della città per augurare un buon Natale a tutta la nazione.
Niente di tutto questo accadde.
Nessuno ricevette una telefonata da Legolas.
La neve aveva preso a cadere e tutti trascorsero il loro Natale in tranquillità con le rispettive famiglie.
Aragorn si recò a passare la festività con la famiglia di Arwen.
Faramir e Boromir, dopo un veloce e pranzo con loro padre andarono a fare visita ad Eowyn ed Eomer, il quale aveva invitato anche la propria fidanzata, Lothiriel.
Gimli ritornò dai suoi parenti per trascorrere la giornata fra cibo e vino.
Quando fu il momento di aprire i regali, tutti trovarono sotto i rispettivi alberi, un pacchetto sapientemente incartato in carta regalo colorata e un biglietto, scritto con elegante grafia che indicava il nome.
Aragorn ricevette un libro di leggende e miti antichi.
Arwen un cd autografato dalla sua musicista classica preferita; Eowyn ebbe invece ‘Il libro di ricette for dummies’; Eomer la sua tanto agognata edizione limitata di Berserk. Faramir e Boromir ricevettero delle belle felpe con un albero bianco ricamato sopra. Gimli trovò sotto l’albero una cassa di bottiglie della miglior marca di birra in circolazione.
E Legolas? Come passò il suo Natale? Il ragazzo trascorse la sua giornata senza eventi degni di nota, in compagnia del padre, a riscaldarsi accanto al fuoco e mangiare soddisfatto i suoi cupcake glassati.
 
28 dicembre
Gli otto amici erano riuniti nuovamente al bar La Contea. Era stata una giornata rilassante e, per decidere cosa fare a Capodanno si erano riuniti davanti a delle bevande calde nel loro bar di fiducia. Boromir si era sapientemente premunito di antistaminici per contrastare la sua allergia al gatto Smeagol.
Dopo varie proposte Gimli ebbe il colpo di genio.
“Andiamo nei Monti Azzurri. - Propose. - Ci sono dei miei parenti che potrebbero darci la casa gratuitamente.”
Tutti furono entusiasti della proposta, Legolas, il quale era stato taciturno tutta la giornata, arricciò lievemente il naso: la sua misteriosa antipatia nei confronti di tutti i parenti di Gimli non si era attenuta nel corso del tempo; tuttavia, non si oppose alla proposta.
Si stabilì che ognuno avrebbe contribuito portando qualcosa in termini di cibarie e bevande.
“Sai Legolas, i cupcake che avevi cucinato qualche giorno fa erano davvero buoni. Non è che li potresti rifare per Capodanno?” Chiese Eowyn, fissando il ragazzo biondo, speranzosa.
Quello la guardò come se avesse detto la cosa più bislacca della terra.
“Io non cucino cupcake.” Sentenziò mentre si portava la sua tazza di the alle labbra, il mignolino rigorosamente alzato.
“E il Capodanno è solo una festa capitalista.”
Tutti fissarono prima lui e poi si scambiarono sguardi divertiti. Sì, la magia del Natale era decisamente finita.



Grazie per essere giunti fino in fondo di questa piccola follia.
Devo ammettere che è stato molto divertente scriverla, spero abbia strappato un sorrisino anche a te, lettore.
Buon natale in anticipo!
Dream
 
   
 
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