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Autore: Stella Dark Star    12/12/2022    0 recensioni
“Mi chiamo Ryuguji Kan. Sono nata il 10 maggio 1990 a Shibuya, Tokyo. Mio fratello gemello Ken è nato sei minuti prima di me. Nostra madre era una prostituta. Ha dato me in adozione il giorno stesso della mia nascita... [] Ho scoperto di essere stata adottata quando ero in sesta elementare. [] Non me ne importava niente dell’adozione. L’unica cosa che desideravo era incontrare mio fratello, il mio unico legame di sangue.”
Kan, ragazza madre che rischia di vedersi portare via le figlie gemelle, con queste parole comincia a raccontare la propria storia, partendo dalla ricerca per ricongiungersi col fratello gemello Ken, la sua metà e unica àncora nella vita. Una sorta di diario personale ricco di esperienze, di emozioni, di amicizie profonde come quella con Kazutora e con Angry e altre complicate tipo Baji e Ryusei, della sua prima storia d'amore con Mikey e delle difficoltà della crescita che l'hanno condotta pian piano sull'orlo del baratro, ma con la speranza che per lei possa in qualche modo esserci un lieto fine.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kazutora Hanemiya, Ken Ryuguji (Draken), Manjirou Sano, Nuovo personaggio, Shuji Hanma
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 5
[Bloom]
 
Alle Medie, esattamente come alle Superiori, i teppisti si riconoscevano a colpo d’occhio per il loro aspetto appariscente. Che la scuola avesse rigide regole o meno, loro se ne fregavano e si distinguevano dalla massa esibendo capigliature stravaganti e spesso ossigenate, piercing ed eventuali tatuaggi. Volendo c’erano anche quelli più discreti che si limitavano all’abbigliamento, indossando gli ampi pantaloni dal cavallo basso e tenendo la giacca della divisa sbottonata e in disordine. E Mikey e Draken avevano seguito alla lettera questa tradizione! Mikey forse era quello meno vistoso, anche se dentro una divisa di due taglie più grande suscitava più tenerezza che paura, invece Draken saltava all’occhio più di un’insegna al neon tra il tatuaggio del drago sulla tempia, i capelli biondi raccolti in un codino, il cerchietto al lobo e la divisa tenuta nel modo più disordinato possibile! Si trovavano al cancello principale, da cui passavano sempre più studenti man mano che si avvicinava l’ora ‘x’. Mikey era piuttosto agitato, non riusciva a tenere i piedi fermi sul posto per più di due secondi, apriva e richiudeva le mani meccanicamente e spesso allungava il collo per sbirciare lungo il viale. Tutte cose che a Draken cominciavano davvero a dare sui nervi.
“Mikey, ti dai una calmata?! Dobbiamo solo conoscere l’amico d Baji, mica l’Imperatore in persona!”
“Eh? Guarda che non è mica per quello!” Rispose Mikey, divertito, per poi ricordarsi che si trattava di una sorpresa e non doveva tradirsi. Prese respiro e cercò di rilassarsi.
Visto che quando si parla del Diavolo, spuntano le corna, proprio in quel momento sentì il richiamo di Baji alle proprie spalle. Lui e Draken si voltarono e vennero fatte le presentazioni. Per Draken fu subito adorazione nel vedere il tatuaggio di tigre sul collo e i capelli con la permanente ‘panchi’. Mikey invece usò un metro diverso, per valutarlo. Quello era il ragazzo di cui Kan gli parlava sempre, a volte anche troppo. Lo aveva descritto come timido e riservato e a lei piaceva molto stare in sua compagnia, senza contare che non mancavano mai di uscire insieme almeno una volta a settimana. Trascurando così lui, il suo ragazzo. Ok, era già un po’ geloso di quel tipo, forse per questo decise di mostrarsi come una persona ‘superiore’, emanando una totale sicurezza.
“Bene, Kazutora. Oggi sarai tu a farmi divertire.” Gli disse, facendolo risuonare come un ordine e puntandogli il dito contro, giusto per mettere in chiaro chi comandava. Voleva metterlo alla prova per capire cos’avesse di speciale e perché era riuscito a conquistarsi le simpatie di Kan.
Di nuovo…stava pensando intensamente a lei? E ovviamente Kan arrivò di corsa, vivace come un vulcano in eruzione, gridando: “Ciao ragazzi!!!” E poi saltò addosso a Kazutora. Esatto. A Kazutora. Non Mikey. Kazutora. E questo risvegliò in lui l’istinto omicida!
“Ken-chin? Perché la mia ragazza è appiccicata a uno che non sono io?” Ed è doveroso sottolineare che, mentre poneva questa domanda, era avvolto da una minacciosa aura oscura.
A Draken però non importava niente, piuttosto era rimasto a bocca aperta nel vedere sua sorella con addosso la divisa di quella scuola. “Kan? Ma che accidenti significa?”
Lei, beata con le braccia attorno al collo di Kazutora, si ricordò all’improvviso di ciò che aveva pianificato per quel giorno. Come una molla rimbalzò dalle braccia di Kazutora a quelle di Draken, gridando: “Sorpresa, fratellone!”
Draken aggrottò le sopracciglia. “Sorpresa un corno! Ma non dovevi iscriverti a quel prestigioso istituto?”
“Ehm…” Si morse le labbra, sapeva di averla combinata grossa, ma non sapeva bene come venirne fuori. In effetti, oltre a saltargli addosso non aveva pianificato altro. Era proprio cretina!!! “E’ solo che… Io volevo stare con tutti voi!”
“Che cavolo, Kan… Ecco perché ogni volta che vengo a trovarti, i tuoi genitori si rifiutano di salutarmi e mi lanciano occhiatacce da dietro lo stipite della porta. Avranno pensato che è colpa mia!”
“Non fare il tragico! E poi quelle due settimane di punizione me le sono fatte io, mica tu!”
L’avesse mai detto. Draken tuonò peggio di un temporale. “E’ per questo che ti avevano messa in punizione? Brutta scema!”
“Il mio timpano…” Frignò lei, portandosi una mano all’orecchio.
“Mi fai sempre preoccupare, cazzo. Noi ci siamo iscritti qui perché fra tre anni inizieremo a lavorare, tu invece farai anche le Superiori e l’Università. Non sei una fallita come noi.”
Dal suo posticino, Kazutora si sporse verso Baji per parlargli all’orecchio. “Perché sta parlando a nome di tutti?”
“Perché?” Baji lo guardò storto. “Tu hai grandi aspettative per il futuro?”
Non servì una risposta.
Nel bel mezzo del rimprovero, Mikey, che fino ad allora aveva tenuto lo sguardo puntato sull’orlo della corta gonna di Kan (che sfiorava magnificamente le linee curve dei suoi glutei!), pensò bene di riprendere la posizione dominante. “Ken-chin, adesso è il mio turno.”
“Bene, digliene quattro anche tu! Falle capire che si sta rovinando il futuro da sola.” Insistette lui.
Mikey prese il prezioso corpo della sua ragazza, sottraendola alle braccia di Draken, e la strinse a sé con fare possessivo. “Non hai capito, intendevo che è il mio turno di abbracciarla. E non trovo giusto che io sia il terzo, visto che sono il suo fidanzato.” Quindi ristabilì l’equilibrio del mondo rubandole un bacio, lì davanti a tutti, come fosse la cosa più naturale del mondo. Si trattò comunque di un bacio semplice, a stampo, che durò appena una manciata di secondi, a cui Kan non si sottrasse complice il turbinio di emozioni da cui era invasa. Al contrario, Draken aveva i nervi a fior di pelle e una vistosa vena sulla sua fronte pulsava in modo preoccupante. Poi c’era Kazutora, che avrebbe voluto andarsene e fingere di non conoscerli. Ed infine Baji, scontroso come un animale selvatico, che non mancò di lanciare una delle sue frecciatine.
“Spero che li espellano subito, così non sarò costretto a sopportarli tutto l’anno.”
Quando il bacio terminò, Kan fu l’unica a scusarsi, mentre Mikey se ne infischiò bellamente e anzi, mantenne quell’atteggiamento megalomane e cinse i fianchi di lei col braccio, tipo cowboy che prende una vacca al lazo. Mancava solo che gridasse ‘lei è mia’!
*
 
Kan si sistemò sulla sedia e si lisciò le pieghe del vestito in un gesto abituale.
“Io, Ken e Mikey siamo finiti nella stessa classe. Invece Baji e Kazutora nella sezione accanto. Ma questo non ci ha impedito di stare insieme e combinarne di tutti colori!” Aggiunse, ridendo.
L’uomo al di là della scrivania terminò di scrivere una frase e poi posò la stilografica sul blocco di appunti. “Questa parte del racconto l’ha messa di buon umore, vedo. Posso azzardare che per lei sia stato un periodo felice?”
Kan sorrise e rispose onestamente. “Sì, è così! Eravamo molto uniti e stavamo bene! Poi, sempre in quel periodo, se non ricordo male, mio fratello presentò Mitsuya al gruppo, anche se frequentava un’altra scuola. E per completare il quadro, abbiamo accolto fra noi anche il caro Pah, il sesto fondatore della Toman!”
Vedendo lo sguardo interrogativo di lui, Kan lo rassicurò. “Gliene parlerò fra poco, così capirà! Ora vorrei raccontarle un aneddoto importante che riguarda il cognome di mio fratello e il motivo per cui ho deciso di portarlo anche io. Era una delle cose che mi aveva chiesto all’inizio, giusto?”
L’uomo fece un cenno affermativo col capo. “Prego, l’ascolto.”              
Kan si bagnò le labbra con la lingua e riorganizzò rapidamente i pensieri. “E’ stato il secondo giorno di scuola, durante l’appello in classe. Potendo scegliere i posti dove sedersi, Mikey aveva optato per un angolino nascosto in fondo all’aula per realizzare il suo progetto di dormire sulla mia spalla e allungare la mano per toccarmi le gambe, ma…Pff!” Le venne da ridere, ricordando quel momento. “Mi scusi! E’ che quel pagliaccio ha avuto la pazza idea di dire quest’ultima parte in presenza di Ken e, come può immaginare, la razione di mio fratello fu tutt’altro che positiva! Si impossessò del posto all’angolo e obbligò Mikey a sedersi su quello di fronte a lui, in modo da poterlo tenere d’occhio costantemente!”
“E’ un buon fratello. Traspare da ogni parola che dice su di lui.” Confermò l’uomo.
“Sì, è un ragazzo meraviglioso e responsabile. Come dicevo prima, durante l’appello ha fatto una cosa che mi è entrata nel cuore. Mentre tutti gli studenti si erano presentati dicendo il nome, l’età e il cibo preferito oppure un hobby, al suo turno, Ken si alzò dalla sedia e disse queste esatte parole: ‘Mi chiamo Ryuguji Ken, ho dodici anni e la mia passione sono le moto. La cosa che amo di più al mondo è mia sorella gemella Kan e desidero che un giorno lei possa portare legalmente il mio cognome.’ Nell’aula piombò il silenzio dopo quella frase. I nostri compagni erano rimasti a bocca aperta e anche il professore mostrò un visibile interesse per quella frase.”
“Posso comprenderlo. Sentire parole così profonde dette da un dodicenne, per di più un teppista, deve sortire un certo effetto.”
“Confesso di essermi commossa… Mi alzai dalla sedia e lo ringraziai con un filo di voce e gli occhi gonfi di lacrime! Da quel giorno, si sparse in fretta la voce e tutti iniziarono a definirci ‘I Gemelli Ryuguji’.”
Sul suo blocco, l’uomo cerchiò più volte i kanji di quelle ultime parole.
*
 
La prima settimana di scuola si era conclusa senza che accadessero eventi degni di nota. Alla fine, trovandosi alle strette e sotto sorveglianza, Mikey si era rassegnato a tenere le mani a posto, dopo essere stato pizzicato diverse volte da Draken e immediatamente castigato. In ogni caso, Kan era una brava studentessa e aveva passato tutto il tempo a prendere appunti, quindi era inutile continuare a rischiare se lei era la prima a non dargli corda. Così aveva dovuto ripiegare sull’unica cosa che poteva fare: dormire sul banco. E nei pomeriggi, purtroppo, non era andata meglio. Kan si era messa subito a studiare per dimostrare ai genitori quanto si stava impegnando, poi ovviamente c’erano anche stati gli allenamenti al dojo e il sabato il gruppetto aveva affrontato la prima scazzottata con dei senpai del 3o anno che li avevano derisi davanti a un bar. In quell’occasione, Kan non si era neanche scomodata a partecipare, anzi si era seduta ad un tavolino a bere un succo di pesca e mangiare un dolcetto al cioccolato, osservando la scena come fosse stata al cinema. Ciliegina sulla torta, la domenica il nonno di Mikey gli aveva sequestrato la fidanzata per parlarle di un progetto per pubblicizzare il dojo, a cui voleva che lei partecipasse. Con queste premesse, non è difficile immaginare che al lunedì mattina Mikey avesse un diavolo per capello. Per poco non aveva dato un calcio in faccia a suo fratello Shinichiro, quando questo era andato a svegliarlo per la colazione. Aveva perfino mangiato di malavoglia, facendo seriamente preoccupare Emma e il nonno. Ad un certo orario era passati a prenderlo Baji e Kazutora, perché Draken aveva deciso che per un po’ era meglio che lui e Kan non facessero la stessa strada, così giusto per punirlo.
“Mikey, perché quella faccia? Non sei riuscito a cagare stamattina?”
Baji e la sua proverbiale sensibilità! Vero che Mikey era così scazzato da trasmettere il malumore a chi lo circondava. Inoltre c’è da dire che, a causa di questo suo comportamento, Kazutora si era fatto una pessima idea di lui e quasi aveva accarezzato l’idea di provare a soffiargli Kan… Aveva stilato una lunga lista di difetti di Sano Manjiro e tra i pochissimi pregi l’unico che gli piaceva era la bravura in combattimento. Però no, non poteva fare la carognata di fregargli la ragazza. Prima di tutto perché Kan sembrava felice con quel nanerottolo capriccioso. Se aveva dato a lui il ruolo di migliore amico, doveva accettarlo e fare del proprio meglio per non deludere le sue aspettative. Per questo, nonostante avesse l’impulso di mollare un pugno in faccia a Mikey, si ritrovò invece ad approcciarlo in modo del tutto diverso.
“C’è qualcosa in cui possiamo aiutarti? A meno che non sia davvero come ha detto Baji prima… In quel caso ti accompagniamo in farmacia e poi ti arrangi.” Disponibile sì, ma fino a un certo punto.
“Grr!!! Voglio stare da solo con la mia ragazza, ma Ken-chin è sempre in mezzo.”
“E ti pareva che non fosse qualcosa che riguarda Kan…” Si lamentò Baji, sbuffando. “Ma piuttosto di vederti così, preferisco aiutarti.” Gli diede una piccola gomitata sul braccio. “Vuoi che distraiamo Draken?”
Cambiamento imminente! Era bastata quella parola magica per far sparire l’aura oscura e far brillare gli occhi di Mikey! Utilizzarono i minuti restanti per elaborare un piano e, all’arrivo a scuola, poco mancò che Mikey saltasse addosso a Kan, da quanto era contento. Invece fu lei a farlo.  Con Kazutora. Ancora. Normalmente Mikey lo avrebbe fulminato con lo sguardo, ma in quel momento era troppo concentrato sul ‘dolce’ che avrebbe ‘gustato’ più tardi.
Draken indicò la sorella e Kazutora che, appiccicati, se la ridevano allegramente. “Non ti arrabbi oggi?”
Mikey fece spallucce. “Nah! Mi fido della mia ragazza! Se dice che è il suo migliore amico, per me va bene!”
“Veramente Kazutora sarebbe il mio  migliore amico!” Sbottò Baji, attirando l’attenzione del diretto interessato.
Kazutora sospirò e parlò con voce cantilenante. “Baji, te l’ho già spiegato… Kan è la mia migliore amica femmina.”
E lei confermò. “Esatto! E poi ti ricordo che il giorno in cui si è fatto il tatuaggio, c’ero io con lui! Gli ho tenuto la mano per tutto il tempo e l’ho aiutato ad affrontare il dolore!”
“In un certo senso… C’erano momenti in cui mi stringeva la mano così forte da farmi dimenticare il dolore dell’ago sul collo…” Sottolineò Kazutora.
“Ma scusa, non dovevi essere tu a stringere la mano a lei???” Chiese Baji.
“Eeeh…” Kazutora non fece in tempo a trovare le parole che Kan lo sovrastò. “E’ stata un’esperienza terrificante! Dolorosissima! Non farò mai un tatuaggio in vita mia!!!!”
Come dire che  aveva sentito più dolore lei a guardare, che non lui sotto l’ago. Ok! Il suono della campanella pose fine alle chiacchiere, Mikey si riappropriò della fidanzata e tutti insieme entrarono nell’edificio. Si cambiarono le scarpe agli armadietti, salirono un paio di rampe, imboccarono il corridoio dove si trovavano le sezioni del 1° anno e poi si divisero per entrare nelle rispettive aule.
Ecco cosa accadde (e non accadde) quel mattino:                         
1- Mikey non si mise a dormire sul banco subito dopo l’appello. (Strano! By Draken)
2- Mikey non allungò le mani sulle gambe di Kan. (Strano… By Draken)
3- Mikey continuò a fissare Kan col sorriso stampato sulla faccia, attirando l’attenzione di lei, la quale gli sorrise a sua volta. (Ci sta, sono innamorati. By Draken)
4- Mikey le inviò un bacio con la mano e lei rispose allo stesso modo. Per tre volte. E il professore li riprese con queste parole: “Mi fa piacere che siate così innamorati, ma preferirei che certe manifestazioni le faceste fuori dalla scuola.” Kan si scusò formalmente, arrossendo per le risatine dei compagni, e perfino Mikey si inchinò con rispetto. “Mi perdoni, professore. La bellezza della mia ragazza mi ha distratto dalla sua interessante lezione.” (Quel nanerottolo sta architettando qualcosa. By Draken)
Con questa idea nella testa, quando giunse l’ora di pranzo, Draken era totalmente sospettoso.
*
 
Come da nuova abitudine, Kazutora e Baji li raggiunsero per pranzare insieme in aula. Una cosa davvero carina che facevano, era quella di mettere i loro bento sul banco e poi mangiucchiare bocconcini prendendo cibo da tutti quanti. Quello di Kazutora di solito conteneva una grossa porzione di riso e verdure saltate; quello di Baji era quasi tutta tempura; quelli dei gemelli erano uguali e provenivano da un noto negozio di alimentari dove i genitori di lei erano rispettati clienti; quello di Mikey era senza dubbio il più colorato e il più sano di tutti, perché era stato preparato dalle dolci manine di Emma.
Una volta terminato il pranzo fra chiacchiere varie e battute, Kan si occupò di rimettere in ordine le scatole dei bento vuoti e distribuirle ai rispettivi proprietari. Allungò lo sguardo verso l’orologio a parete. “Ho giusto il tempo per fare un salto al bagno!”
A Draken non sfuggì l’espressione compiaciuta sulla faccia di Mikey, nel sentire quelle parole. Era certo che stesse per fare qualcosa di losco e che avrebbe trovato una scusa per uscire a sua volta, perciò decise di anticiparlo. “Mikey, devi andare anche tu? Ti accompagno.”
“Adesso non mi scappa! Ma grazie per l’invito!” Rispose lui, ridacchiando.
“Invito??? Ma quale invito, imbecille!” Ringhiò Draken, col pugno stretto e fremente dalla voglia di posarsi su quella faccia strafottente. In quel momento di distrazione, non si accorse dell’occhiata d’intesa che si scambiarono Kazutora e Baji. Proprio quest’ultimo si alzò dalla sedia e si mise la propria scatola del bento sottobraccio. “Draken, sai quel manga di cui ti parlavo prima? Vieni che te lo mostro, ce l’ho nella cartella!”
“Non che delle rane aliene siano la mia passione. Però gli do un’occhiata, ok…” Ripose la propria scatola sotto al banco e, nell’alzarsi, sbirciò Mikey che si stava stiracchiando. Doveva fidarsi?
“Io resto ancora un po’, non ho voglia di tornare di là.” Disse Kazutora, in modo naturale.
E così, tranquillizzato, Draken seguì Baji nell’aula accanto. Proprio mentre lui era girato di spalle, Mikey passò tutto allegro senza essere visto. Fregato! Attraversò velocemente il corridoio e scese al piano inferiore dove sapeva c’erano i bagni più vicini. E lì, restò in attesa poggiandosi di spalle alla parete di fronte a quello delle ragazze.
Nel giro di qualche minuto la porta si aprì e Kan lo vide. “Mikey? Come mai da solo? Di solito mio fratello ti sta appiccicato anche in bagno!” Lo disse sorridendo, anche se effettivamente era la pura e inquietante verità… Quando si sentì afferrare la mano e trascinare via, non riuscì a chiederne il motivo, per la sorpresa.
Di corsa salirono tutte le rampe di scale fino ad arrivare all’ultimo piano, dove poi Mikey sbirciò per cercare un’aula in particolare. Si era informato dopo aver notato qualcosa di strano dall’esterno. Era un’aula utilizzata come magazzino e aveva sempre le tende chiuse. Il luogo perfetto dove nascondersi per fare porcate! Vi spinse dentro Kan con pochi riguardi e si occupò di chiudere la porta abbassando la levetta, giusto per precauzione.
“Mi dici che stai combinando?” Starnazzò lei, con pieno diritto!
Lui, pacifico e sereno, puntò il dito. “Siediti sotto quella finestra, dove ci sono i teli piegati e lo scatolone.” Con quel tono era decisamente un ordine.
Kan avrebbe potuto rifiutarsi e dirgliene quattro, invece, sapendo di averlo trascurato, lasciò che i sensi di colpa avessero la meglio e cedette. “D’accordo, come vuoi.” Non si sentì affatto scomoda, in fondo i teli facevano da cuscino e lo scatolone era un ottimo appoggio per la schiena. “Ecco. E adesso?”
Mikey ridacchiò e si avvicinò a lei lentamente, tenendo lo sguardo fisso sul suo corpo come un cane randagio di fronte ad una succulenta bistecca. Quando le fu di fronte si mise in ginocchio, con una mano le accarezzò una gamba partendo da sopra la caviglia dove era ammucchiato il calzino, poi salendo fino al ginocchio e ancora più su seguendo la linea della coscia fino ad arrivare all’orlo della gonna. Kan sentì un brivido di piacere. Un momento di esitazione, poi quel dito s’insinuò sotto la stoffa e raggiunse il bordo arricciato delle mutandine.
“E’ da mesi che sogno di toccarti così!” Sussurrò, la voce calda di desiderio, prima di appoggiare le labbra sulle sue.
Le labbra di Mikey attiravano le sue come se volesse risucchiarle e in questo modo le fece diventare rosse come delle belle fragole. Si staccò lentamente, gli occhi ora socchiusi, la frangia di lui che sfiorava la fronte di lei.
“Voglio provare una cosa nuova…” Bisbigliò ancora. Con gesto veloce le aprì le gambe, gliele sollevò avvolgendole sulla parte alta delle cosce. Kan sentì il respiro bloccarsi in gola.
“Non avere paura, non faccio niente di spinto.” La rassicurò lui, e con quello sguardo sincero non c’era che da fidarsi. Si sistemò poco più avanti sui teli, per essere più vicino a lei, e di nuovo la baciò. Ci fu una leggera esitazione da parte di Kan, ma in breve si sciolse come il burro a contatto di quei baci caldi e passionali. Come era solita fare, gli cinse il collo con le braccia, attirandolo ancora più a sé, i piedi penzolanti attorno a lui per via della posizione in cui l’aveva messa. Le mani di Mikey che talvolta si muovevano contro la sua pelle delicata. Il rumore dei loro baci che rompeva il silenzio dell’aula semibuia.
Ma…mentre loro due si ‘esploravano’, qualche piano più giù cosa stava succedendo?
“CHE SIGNIFICA CHE E’ ANDATO IN BAGNO E NON E’ ANCORA TORNATO???” Tuonò Draken, facendosi sentire da un intero piano e mettendo Kazutora in soggezione. “E perché non sei andato con lui?” Aggiunse, giusto per completare!
“Non è che sia il sogno della mia vita guardarlo mentre piscia…” Cercò di giustificarsi Kazutora, sperando di non essere troppo offensivo. “Ora devo tornare nella mia classe, la campanella è suonata. A dopo!” E si dileguò prima che scoppiasse la bomba.
Draken si guardò attorno, sapeva che di lì a poco sarebbe entrato il professore e uscire sarebbe stato un problema. Però se sua sorella non era ancora tornata e Mikey era sparito, era evidente che stavano combinando qualcosa alle sue spalle. “Cazzo che rabbia.” Sibilò tra i denti.
Per prima cosa andò ai bagni di sotto, di Mikey nessuna traccia e in quello delle ragazze sembrava non esserci anima viva (non era entrato, però aveva sbirciato dalla porta). Seconda tappa, i distributori automatici di merendine, il posto più gettonato per quella coppietta di dolci-dipendenti, ma niente nemmeno lì. Terza tappa, il terrazzo sul tetto della scuola, in teoria chiuso agli studenti, in pratica usato da chi aveva voglia di rischiarsela. E lì… Li vide. Dalla posizione stavano pomiciando alla grande, cosa che lo fece imbestialire. Andò verso di loro in poche falcate e gridò: “Razza di pervertito, non toccare mia sorel-”
I due sobbalzarono per lo spavento e…
“Ma voi chi cavolo…?” Ottimo. Aveva sbagliato coppia. Non li conosceva, però dalle scarpe si accorse che erano studenti del secondo anno. “Perché cazzo fate queste cose a scuola?” E se ne andò più arrabbiato di prima.
Al limite della sopportazione, fece un giro all’esterno della scuola e poi , al suono della campanella, decise di tornare in classe e aspettare.
“Ken, dove sei stato fino adesso?”
Una visione!!! Sua sorella era in classe e seduta al proprio posto! E accanto c’era anche Mikey. Porca miseria quanto avrebbe voluto ammazzarlo lì all’istante!!! Fece uno sforzo abnorme per resistere alla tentazione, poi con passo pesante raggiunse il proprio banco.
“Adesso mi faccio un sonnellino, svegliami quando è ora di andare.” Disse Mikey, incrociando le braccia sul banco e poggiandoci comodamente la testa.
Che faccia tosta!
*
 
Come è facile immaginare, da quel giorno le toccatine divennero il nuovo passatempo della coppietta, anche se a volte stare da soli era un’impresa da quando Draken aveva mangiato la foglia. Non passava giorno senza che dicesse frasi del tipo “Devo proteggere l’innocenza di mia sorella!”. Comunque, in un modo o nell’altro, loro due riuscivano a nascondersi da qualche parte e fare quello che volevano!
Nel pieno della primavera, al gruppo si erano aggiunti due nuovi elementi, Mitsuya e Pah, che ricoprirono rispettivamente i ruoli di ‘mammina’ e ‘tonto’ che ancora mancavano. E dirlo non è una cattiveria. Mitsuya con la sua ammirevole pazienza e comprensione e la sua passione per il cucito, era una figura serena e conciliante per gli altri e riusciva sempre a farli sentire a loro agio, oltre che fare da confidente. Pah frequentava la sua stessa scuola ed era diventato amico di Mikey dopo averlo sfidato in combattimento. E aver perso, ovviamente. Ma col suo modo di fare buffo, la sua faccia pienotta e buona e lo sguardo vuoto, era subito entrato nelle simpatie di tutti. Ritrovandosi così in sette, le uscite di gruppo si fecero ancora più movimentate e divertenti. E proprio in questa bella atmosfera giunse il tredicesimo compleanno dei gemelli.
Quel mattino, a grande richiesta del Direttore, i due si erano recati nella stessa sala del ‘centro massaggi’ dove l’anno prima avevano festeggiato insieme per la prima volta, e lì trovarono quasi tutte le ragazze ad attenderli (rigorosamente in biancheria intima e pronte a tornare al lavoro).
“Visto che dopo uscirete coi vostri amici, abbiamo deciso di anticipare la festa!” Disse una, ridacchiando. Poi un’altra indicò due scatole da regalo sopra il tavolo. “Questi sono per voi, da parte di tutta la squadra!” Ed infine, un’altra fece una precisazione: “Il Direttore e la signora Toku hanno preso accordi coi genitori adottivi di Kan per farvi questi regali!”
I gemelli si guardarono un po’ perplessi per alcuni secondi, ma poi, sotto incitazione delle ragazze, tirarono i nastri che adornavano le scatole e sollevarono i coperchi. Le bocche spalancate e le loro espressioni di pura meraviglia, furono immediatamente immortalate da una raffica di scatti fatti coi cellulari!
“Woooh!” Dissero contemporaneamente. Dentro le scatole vi erano due cellulari nuovissimi, identici, con chiusura a conchiglia e di un bellissimo rosa metallizzato.
Draken prese il proprio e lo sollevò alla luce del lampadario. “Che forza! Il mio colore preferito!”
Le dita di Kan esitarono un momento prima di prendere l’altro. “Non ci posso credere… Era da mesi che pregavo i miei di regalarmi un cellulare, ma non avrei mai immaginato che potessero partecipare a questa sorpresa!” Si voltò a guardare suo fratello, il suo viso che sprizzava gioia nel tenere in mano quel piccolo tesoro.
In quel periodo i ragazzi avevano cominciato a recarsi spesso alla discarica e trascorrere lì alcune ore alla ricerca i pezzi per costruire le loro moto. L’idea era quella di preparare tutto per l’estate, in modo da poter sfrecciare per le strade godendosi la loro passione per le due ruote. E quel giorno non fece eccezione. Invece di fare una vera festa di compleanno con dolci e palloncini, Kan aveva acconsentito a trascorrere il pomeriggio alla discarica assieme al fratello e agli amici, dichiarando che per lei era più importante la loro compagnia di una torta. Be’…fu abbastanza difficile da credere, dato che conoscevano la sua golosità, però tutti apprezzarono lo sforzo.
Circondati da montagne di ferraglia, dei sette del gruppo, in realtà, solo quattro erano alla ricerca di pezzi. Per via della seguente situazione.
Pah, essendo figlio di un capo d’azienda, aveva ottenuto una moto il giorno stesso in cui l’aveva chiesta, quindi partecipava a quegli incontri giusto per fare presenza. Mikey per il momento era in tacita attesa che suo nonno acconsentisse a fargli avere una moto, il quale non era per niente ansioso di vedere anche il secondo nipote avere a che fare con quelle cose. Suo fratello Shinichiro con le moto ci viveva, in tutti in sensi, visto che lavorava in un’officina e aveva trasformato la sua stessa camera in un piccolo garage dove passava tutto il tempo libero ad armeggiare con bulloni, chiavi e olio, e aveva promesso al fratellino di convincere il nonno a tempo debito. Poi c’era Kan, la quale non provava il minimo interesse per quelle cose, ma pur di stare con gli amici, il fratello e il fidanzato era disposta a tutto. Quindi restavano Draken, Mitsuya, Kazutora e Baji a darsi da fare!
Date le loro situazioni familiari, l’unico modo per avere una moto era quello che se la costruissero da soli dal primo all’ultimo pezzo, giorno dopo giorno, affidandosi alla buona volontà. Draken faceva un po’ da maestro in tal senso, perché era quello più ferrato in materia, avendo imparato a memoria ogni singolo pezzo ancora prima di imparare a scrivere il proprio nome! E così un po’ alla volta, lavorando sodo, stavano dando vita a quelle che sarebbero state le loro compagne di strada.
Mitsuya fece un enorme sforzo per stringere un bullone particolarmente duro, tanto che le braccia gli tremarono. “Fiuu, finalmente!” Accennò un sorriso e si passò la manica della tuta da lavoro sulla fronte.
Draken sollevò lo sguardo su di lui. “Tutto bene?”
“Sì, mi ha fatto un po’ dannare ma alla fine ho vinto io!”
Baji si unì alla conversazione, ma senza distogliere lo sguardo da ciò che stava facendo. “Io verrò anche domani. Devo cercare un pezzo difficile. Spero di riuscire a trovarlo qui in mezzo, altrimenti sono nei guai con quello che costa prenderlo nuovo.”
“Ti aiuto io! Tanto domani non ho niente da fare” Si propose Kazutora.
“Ah io purtroppo passo. Domani devo occuparmi delle mie sorelline fino a sera.” Mitsuya diede un’occhiata generale al proprio operato e poi sospirò. “Sono più indietro di tutti voi… Per fortuna posso recuperare nei fine settimana.”
Fu allora che Pah fece una delle sue uscite. “Se volete, qualche volta posso farvi guidare la mia! Sono l’unico ad avere la moto e mi annoio ad andare in giro da solo.” Lui era fatto così, aveva il cuore più pieno della testa e, anche se faceva del suo meglio per esprimersi, i risultati potevano non suonare bene.  Però i suoi amici lo sapevano e cercavano sempre di prenderla nel modo migliore possibile. Insomma, sentire dalla sua bocca una frase del genere mentre loro si ammazzavano di fatica, non dava esattamente una bella sensazione, ma sapevano che Pah non lo faceva apposta, quindi era inutile prendersela.
Lui, Kan e Mikey si erano seduti alla meglio alla base di una delle montagne di ferraglia, per lo più chiacchierando e talvolta dando una mano agli altri in qualche modo. Ad esempio, Kan si era auto incaricata di andare a prendere le bevande al distributore di lattine che si trovava nei pressi della discarica. E Mikey ogni volta l’accompagnava per aiutarla a trasportarle. O almeno questa era la versione ufficiale…il vero motivo era di stare da solo con lei  qualche minuto e baciarla lontano da occhi indiscreti. A dire il vero, da quando Draken e gli altri erano indaffarati con la costruzione delle moto, per loro era diventato più facile trovare una scusa per vedersi. Kan diceva di dover studiare, Mikey si inventava qualcosa tirando in ballo il nonno rompiscatole ed ecco che l’appuntamento era organizzato. Che poi era una parola grossa… Il più delle volte si chiudevano in camera di Mikey a pomiciare.
Notando che da dieci minuti buoni Mikey le stava fissando l’orlo della gonna come se volesse oltrepassare la stoffa con lo sguardo, Kan capì che era il momento di allontanarsi da lì.
Con un piccolo slancio di alzò in piedi. “Vado a prendere da bere! Cosa volete?”
A turno risposero con le rispettive preferenze, che Kan memorizzò, quindi dopo che Mikey si fu offerto di aiutarla, s’incamminarono assieme verso l’uscita della discarica.
Attraversarono la strada di corsa e tenendosi per mano, anche se di fatto non c’era nessuno, ma Kan rideva ogni volta e Mikey adorava sentirla ridere, quindi non mancava mai di farlo. Invece di andare dritti al distributore, deviarono in un vicoletto lì vicino, un posto piccolo e riservato. Accanto alla fila dei bidoni della spazzatura, Mikey recuperò una cassetta di legno per la frutta, che per un qualche motivo non veniva mai portata via. Per lui era perfetta, ci saliva sopra e così si ritrovava alla stessa altezza della sua ragazza. Era una cosa importante quando si baciavano stando in piedi, poiché lui si sentiva ridicolo ad essere basso. Solo in quel caso, per intenderci. Giusto perché non voleva sentirsi uno dei sette nani con Biancaneve!  Uno strano problema su cui Kan stava lavorando, sapendo che Mikey si sentiva un dio al di sopra di tutti, perché si vergognava dell’altezza quando doveva baciarla? Mistero… Comunque, in quel momento c’era la cassetta di legno a compensare, perciò lei gli portò le braccia al collo e il bacio ebbe inizio. Facendo esercizio stavano diventando bravi a usare la lingua! Dolci sospiri, suoni bagnati, una mano di Mikey posata molto in fondo alla schiena di lei, mentre l’altra si muoveva lenta sotto la gonna.
Le lingue si districarono, le labbra si separarono e loro due ripresero fiato, fronte contro fronte.
“Kan… Metti la mano sulla tasca destra dei miei pantaloni.” Sussurrò Mikey.
Lei lo fece senza porre domande e…in un istante i suoi occhi si spalancarono e lei balzò indietro arrossendo. “Mikey, pervertito!”
Lui rimase spiazzato. “Che???”
Tenendo sollevata la mano, come se si fosse scottata, Kan abbozzo una mezza risposta. “Ho sentito…duro…”
La faccia di Mikey cambiò completamente e gli scappò una risata. “Hai frainteso!” Mise mano alla tasca e ne estrasse un pacchettino regalo dalla forma tubolare. “Buon compleanno!”
Nel vederlo, Kan si sentì una perfetta scema. “Che cavolo, mi hai fatto prendere un colpo!” Anche se alzò un po’ la voce per rimproverarlo, adesso stava ridendo anche lei.
Mikey le porse il pacchetto. “Se avessi voluto farti sentire il mio, ti avrei detto di toccare la tasca sinistra!”
“Piantala!” Lo riprese di nuovo, strappandogli il pacchetto di mano. Lo aprì con curiosità, al suo interno trovò un braccialetto dalla catenella sottile argentata e con appeso un ciondolo a forma di waffle con tanto di gocciolina di miele sopra.
“Mikey! E’ carinissimo! Grazie!” Aveva gli occhi che brillavano.
Lui scese dalla cassetta e le si avvicinò. “E’ il secondo dolcetto che ho condiviso con te!”
“Me lo ricordo!” Lo guardò di sottecchi, abbozzando uno scherzo. “Vuoi farmi collezionare tutti i nostri scambi di saliva?”
“Non tutti, solo quelli che per me sono stati più importanti.” Rispose lui, alzando le spalle, per poi sorridere. “Ma al prossimo regalo sarò più romantico, promesso!”
Lei gli diede un bacio di ringraziamento. Mikey l’aiutò ad allacciare il braccialetto, mentre lei ripose la scatolina dentro la borsetta per conservarla.
“Credo che ora dovremmo prendere le lattine, altrimenti Ken ci farà le solite domande sospettose!”
“Ah ah! E’ vero!” Uscirono dal vicoletto ed ecco che Mikey tirò fuori un’ultima fanfaronata. “Posso dirti cosa vorrei per il mio tredicesimo compleanno?”
“Ehm…va bene… Mancano ancora tre mesi!”
“Te lo dico lo stesso! Voglio che ci tocchiamo lì sotto a vicenda!”
Kan inciampò a causa di una formica che le tagliò la strada. O almeno è l’unica spiegazione accettabile, visto che per terra non c’era assolutamente nulla.  Chissà perché, all’improvviso non vedeva l’ora di tornare dagli altri!”


Continua nel Capitolo 6: [Summer Disease] :) 
  
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