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Autore: Quella Della Pasta    12/12/2022    0 recensioni
[Miss Fisher\\\'s Murder Mysteries]
La prossima volta, si dice Jack, chiudendo gli occhi per l’ennesima volta, con Phryne che gli dà l’ennesima gomitata gelida nei fianchi, la prossima volta, però, l’albergo lo decido io. E con quantomeno un letto più grande, se proprio dovranno dividerlo...
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Scritta per la Maritombola #13 di Lande di Fandom col prompt 13. Vacanze romane, Matia Bazar
Genere: Comico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Monetina e voilà

C'è chi torna e chi va

La tua parte la fai

Ma non sai che pena mi dai

 

Dormire con Phryne non è affatto come dormire con Rosie, riflette Jack. Riflette anche che un gentiluomo non dovrebbe fare neppure paragoni del genere, ma suvvia. In fondo, è da solo nella sua testa, e non c’è nemmeno sua madre a poterlo bacchettare sulle dita, se solo lo sentisse. E poi, Phryne, al suo fianco, dorme dalla grossa. Dopo averlo rivoltato ben bene come un calzino – e, per evitare di arrossire fino alla punta delle orecchie, Jack si giustifica con se stesso che è solo per i giri fatti nella capitale, rigorosamente a piedi, dal Colosseo al lungotevere a chissà dove quella pazza di una donna l’ha voluto trascinare. A piedi, ovvio , ché un’auto avrebbe fatto troppo rumore e il pezzo grosso del comitato ospedaliero su cui stavano indagando li avrebbe scoperti, e addio giustizia per i poveracci che ha tagliuzzato nonché il tea party di zia Prudence. Jack pensa che, almeno per quell’opzione, Phryne sarebbe stata ben lieta di un viaggio in tassì, o in una di quelle belle carrozze che Jack ha visto parcheggiate al Colosseo e che sapeva costassero un occhio della testa, anche solo a voler arrivare fino a piazza San Pietro. Ma sarebbe stato comodo, sarebbe stato persino romantico…

Una gomitata nelle costole gli fa capire che Phryne, nemmeno nel sonno, è d’accordo nel dargli campo libero. E va bene, si dice Jack, rannicchiandosi di più sotto lo scampolo di lenzuolo che gli è stato magnanimamente concesso. Non immaginava neppure che Phryne si prendesse tutto quello spazio; lo sospettava, quello sì. Ma non c’erano altre stanze in quell’alberghetto, trovato in un vicolo pieno di gatte, spazzatura e camini fumanti giusto per non dare nell’occhio, gli aveva detto Phryne, ma Jack sospettava altro. La sua natura di ispettore, dopotutto…ma era contento di non trovarsi in un palazzo della vecchia nobiltà, tutto stucchi e candelabri dorati ed etichette sociali a cui non è abituato, ma finge di esserlo quando va a ficcare il naso negli affari dei buon nomi di Melbourne.

In ogni caso, deve davvero chiudere occhio. Intravede le prime luci dell’alba filtrare da sotto le persiane, e se non dorme, non sarà in grado di inseguire chicchessia non appena Phryne poggerà i suoi delicati piedini fuori da quelle lenzuola infeltrite. Certo, se Jack riuscisse a dare una calmata al suo cervello, che continua a girare intorno al pensiero di star condividendo un letto benché non sposati, ecco, lo aiuterebbe tantissimo. Peccato che non ci riesca. E la Città Eterna, fuori dal loro albergo, non pare voler collaborare. Non siamo in vacanza, si ripete, siamo in missione. Come se servisse. Avrebbe dovuto gettare una monetina nella fontana di Trevi per sperare in un soggiorno piacevole, ma Jack è sicuro che, con Phryne di mezzo, nemmeno i numi tutelari di Roma avrebbero volto il loro occhio benevolo su di lui.

Sospira. Ha il naso freddo. Ma se mi girassi, raggelerei anche Phryne , pensa Jack, e se ne sta ben fermo nella sua posizione fetale. Tutte scuse, Robinson, si rimprovera poi, neanche stesse avendo a che fare con la dabbenaggine di Collins. Eppure, non si azzarda a muoversi, neanche il receptionist panciuto e ambiguo al pianterreno potesse udire le molle del loro letto che cigolano. Aveva solo quella stanza, aveva detto loro. Jack non gli aveva creduto. Ma Phryne ne era stata entusiasta, e lui s’era dovuto adattare. Come sempre.

La prossima volta, si dice Jack, chiudendo gli occhi per l’ennesima volta, con Phryne che gli dà l’ennesima gomitata gelida nei fianchi, la prossima volta, però, l’albergo lo decido io. E con quantomeno un letto più grande, se proprio dovranno dividerlo.

Ma al giro in carrozza per le strade illuminate dei fori imperiali, con o senza mantelli purpurei da patrizi romani d'un tempo, Jack non vorrebbe rinunciarci, neanche a fine caso. Phryne gli deve un favore, dopo quella nottataccia, e Jack è gentiluomo a sufficienza anche per ricordare quel che gli è dovuto. Un materasso che non fosse stato ricavato dai marmi di San Pietro, per esempio…

   
 
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