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Autore: Jigokuko    14/12/2022    0 recensioni
{FE Three Houses - Post Crimson Flower}

"Se anche dovessi venire sconfitto, la stirpe dei Blaiddyd andrà avanti."

Le parole di Dimitri scambiate con Rhea celavano un segreto.
Prese Fhirdiad e la vita della Purissima, Edelgard ne viene a conoscenza; invece di distruggerlo, lo porta con sé e lo condivide con il popolo sotto mentite spoglie.
Ma commette un grave errore e le sue bugie vengono a galla.

Non si può impedire ad un fulmine di scatenare la propria luce.
Genere: Angst, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Byleth Eisner, Dimitri Alexander Blaiddyd, Nuovo personaggio
Note: Kidfic, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Fulmine Sanguinolento - Il Leone che si credette un'Aquila
 

18

Asche zu Asche


"Lonnbéimnech".
Così, Ksenia, aveva chiamato la corona adagiata sul cuscino di velluto. Non c'erano dubbi, quella era una vera e propria reliquia; era formata da sei spuntoni di cui quattro forati, un unico osso plasmato in uno splendido diadema. Sui lati, una Pietra Segno divisa in due parti.
La donna la prese tra le mani e si avvicinò a Behemoth, il quale alla sua vista sembrò essersi irrigidito, l'unico occhio sano fisso sull'oggetto.

- Queste ossa un tempo erano parte di te, vero? – Lui d'istinto si sfiorò la guancia ferita con le lunghe ed appuntite unghie. – ... ho il permesso di usarle in battaglia?-
- ... anche se rifiutassi, ciò non riporterebbe la mia mascella al suo posto, Maestà. Ormai sono passati decenni dalla creazione di quella reliquia, è vostra, fatene ciò che volete.-
- Mi dispiace che tu abbia dovuto subire tutto questo per colpa mia—-
- Dovete smetterla di prendervi le colpe di vostro padre e delle Serpi delle Ombre. Sono stato prigioniero di Agartha per un millennio, la creazione del drago artificiale che ha generato il vostro Segno è solo l'ultimo degli esperimenti che io ed il mio sangue abbiamo subito. Voi non c'entrate nulla, siete solo una delle tante vittime di quei mostri. – Il drago rivolse un'occhiata all'agarthea. – Scusatemi, principessa Yolandi, spero di non avervi offesa.-
Draghetto, non devi chiedere scusa a me, ti hanno fatto tanto male, è tuo diritto lamentartene.- La ragazzina rispose con tono piatto.
- In ogni caso, mi dispiace. Vostro fratello Thamiel mi ha salvato la vita e ridato la libertà, non tutti gli agarthei sono spregevoli, non ho intenzione di fare di tutta l'erba un fascio.-

Ksenia osservò la reliquia. Al contrario di Areadbhar, Lonnbéimnech non aveva un'anima al suo interno, non era viva come lei, ma solo uno strumento da usare in battaglia. La struttura in osso proveniva dal figlio della dea lì presente, mentre il cuore diviso in due parti era stato preso al drago artificiale creato unendo il Segno del Novilunio -quello di Behemoth- e quello delle Fiamme. Suo padre le disse che furono scelti quelli in particolare per l'elevata capacità magica del primo e rigenerante del secondo; la creatura nata dagli esperimenti era un abominio, ma dal sangue perfetto.
Incapaci di utilizzarlo per altro, dopo la riuscita del progetto "Luna Crescente", il mostro venne ucciso ed il suo cuore usato sulla nuova reliquia. Le ossa provenivano da Behemoth perché compatibili e molto più resistenti.
Nonostante si sentisse in colpa a portare sulla testa uno strumento nato dalla sofferenza altrui, non poteva fare a meno di riprendersi quella corona. Oltre a darle nuove abilità, essa era in grado di amplificare ed incanalare la magia, nelle sue condizioni ormai precarie l'avrebbe aiutata ad usare i poteri senza fare del male a sé stessa, così da essere in grado di scendere in campo; non poteva rimanere a guardare.
Successivamente, proseguì il suo tour all'interno del castello e, quando ebbe finito, invitò il figlio a parlare in solitaria, perciò si ritrovarono di nuovo nella stanza in cui aveva ripreso conoscenza poco prima. Con sé, un particolare mazzo di carte: tarocchi. Erano finemente decorati, ma vecchi, rovinati, li aveva recuperati proprio in quella stanza.
Iniziò a mescolarli energicamente e, una volta soddisfatta, li divise in due parti e fece scegliere al figlio una carta da ognuna.

- Primo Arcano: il Mago, posizione diritta.
Hai le capacità di ottenere tutto ciò che desideri, è il momento giusto per iniziare a muoversi verso l'obiettivo che ti sei stabilito. Devi agire, le cose non si sistemeranno da sé, usa ogni mezzo a tua disposizione per convincere gli altri a seguirti.
...
Ventesimo Arcano: il Giudizio, posizione diritta.
Qualcosa d'improvviso accadrà e, dato che è accompagnato da una carta positiva, l'esito sarà sicuramente favorevole. Una vittoria, una conquista, o semplicemente una svolta che sarà in grado di risolvere conflitti, chiarire dubbi, superare ostacoli.-
- Dopo tutto ciò che mi è successo, trovarmi davanti ad una simile previsione non può far altro che rincuorarmi. Avevo bisogno di sentirmi dire che le cose andranno bene.-
- ... Aleksei, indubbiamente questa è una bellissima lettura, ma non puoi adagiarti sugli allori e lasciar fare tutto al destino. Io ho previsto il futuro in questo momento, ma nulla vieta alle tue azioni prossime di modificarlo ora che ne sei a conoscenza.
Il Mago parla chiaro: devi passare all'azione, ne hai le capacità, ma al contempo il Giudizio è una carta che si risolve a breve, se lascerai passare troppo tempo, la previsione perderà valore ed il suo esito cambierà.
Ed ora dimmi: – Lasciò andare le carte, prendendogli la mano. – qual è il tuo obiettivo, figlio mio?-
- Il mio... obiettivo? – Lui chinò il capo, pensando ad una risposta. – Io... sinceramente voglio solo sapere perché. Perché Edelgard ha deciso di portarmi via da Fhirdiad e crescermi, ma cancellando gran parte della cultura del Fódlan e rinchiudendomi in una gabbia di menzogne? Non poteva lasciarmi morire e basta?-
- ... Allora troveremo queste risposte, te lo prometto. Ti basta agire, lo dice la Luna Crescente, essa non erra mai, ricordalo. Pensa bene a ciò che vuoi fare.-
- ... Grazie per essermi sempre vicina, ti voglio bene. Mi è concesso dormire, vero? Sono... sono ancora esausto...-
- Certamente, con una mente lucida potrai pensare al meglio. Vieni qui.-

La madre lo prese, lo baciò sulla fronte e gli fece appoggiare la testa sulle sue gambe. Gli accarezzò il viso ed i capelli, aiutandolo ad addormentarsi. Delle risposte... non sapeva cosa potesse farsene, soprattutto se avute da una donna tanto spregevole.
Fosse stata in lui, avrebbe solo avuto voglia di ucciderla, strangolarla con le sue stesse mani finché non si fosse attivato il Segno di Blaiddyd che per tanto gli era stato nascosto, però suo figlio voleva altro e lei doveva solamente aiutarlo ad ottenere ciò che desiderava. Ma se solo avesse osato di nuovo torcergli un capello... non si sarebbe trattenuta, solo il tagliarle la testa avrebbe potuto fermarla.
... Era così simile a Dimitri... a volte faceva fatica a guardarlo in viso, la sua sola visione le faceva ricordare che non avrebbe più rivisto il volto integro di suo marito, accrescendo la sua voglia di morire il più presto possibile.

I giorni successivi furono estremamente laboriosi.
Ksenia aveva inviato Behemoth ad Itha con una lettera da consegnare a Rufus; il suo contenuto consisteva in un comunicato sugli ultimi avvenimenti a Fhirdiad ed una richiesta di volontari che aiutassero nella sua ricostruzione. L'uomo, sapendo di non poterle disobbedire, si mise subito all'opera e, in poco tempo, la capitale si era riempita di persone provenienti da ogni angolo del Faerghus, tutte desiderose di dare una mano ed incontrare la loro perduta regina ed il principe ereditario.
Nonostante fosse ben lontana dal suo originale splendore, finalmente era tornata in vita, come una fenice che rinasce dalle proprie ceneri.

Anche Mitja era approdato in città e non aveva potuto fare a meno di stupirsi; Itha sembrava sempre così morta seppur integra, mentre Fhirdiad, ancora ampiamente danneggiata, emanava vitalità da ogni mattone, l'aria fredda riscaldata dalle canzoni cantate dai nuovi abitanti. Appena varcata la soglia delle mura, un paio di bambini, forse gemelli, lo avevano accolto regalandogli una mela rossissima e lui aveva accettato di buon grado.
"È questo il Regno che tanto desideravi, Mimi?"
Diede il primo morso al frutto solamente quando aveva iniziato a risalire l'immensa scalinata che portava all'altrettanto enorme reggia, finendolo una vola giunto in cima. Nulla a che vedere con il castello ad Itha.
Il portone era aperto ai cittadini, perciò entrò senza farsi troppi problemi; nella sala principale c'erano delle donne intente a pulire e a sistemare vasi di fiori freschi come ornamenti, completamente incuranti del bestione -si chiamava Dedue?- addormentato su uno dei tappeti – ormai, dovevano averci fatto l'abitudine. Si avvicinò ad una di loro e le chiese se avesse visto una ragazzina dai boccoli castani, probabilmente accompagnata da un'altra con la pelle più scura od un biondo altissimo e lei rispose di averla vista poco prima, assieme al principe in persona, andare verso i giardini sul retro. Il giovane la ringraziò e seguì le sue indicazioni.

- Ora sì che sembri un principe del Faerghus. Il rosso ed il viola ti stavano male.-
- Lo pensi davvero?-
- Certo. Il bianco ed il blu sono i nostri colori... li indossava anche tuo padre, ricordi?-
- Ad essere sincero, preferirei dimenticare il suo volto raggrinzito.-

Aleksei aveva addosso una splendida armatura bianca, con il Segno di Blaiddyd inciso sia sul petto che sul bacino; gli indumenti sottostanti erano neri, mentre i pantaloni grigi. Gli stivali erano blu con un tacco molto alto e rinforzati da placche di metallo bianco; sulle spalle un pesante mantello blu con l'effige del Sacro Regno di Faerghus ed una pelliccia che scendeva anche sul davanti.
I lunghi capelli biondi erano invece legati in una coda alta, in modo da risultare meno ingombranti.
Con Areadbhar in mano, sembrava molto più imponente ed autorevole, un vero comandante.
Anche Artemiya indossava la solita armatura, la sua molto più pesante e focalizzata sulla difesa, mentre quella del principe si limitava a proteggere i punti vitali, lasciando però grande libertà di movimento.

- Sei sicura di voler combattere contro Areadbhar? Non posso assicurare di potermi trattenere, è lei a guidarmi.-
- Certamente. Ho bisogno di migliorare le mie abilità, inoltre anche l'imperatrice brandisce una reliquia, se dovessimo scontrarci non mi troverà impreparata.- La ragazza strinse le mani sull'elsa della spada, mettendosi in posizione.
- Non fatevi male, voi due.-

La voce della principessa Yolandi giunse alle loro orecchie. Aveva insistito per assistere al loro allenamento, si era seduta per terra ed era rimasta in silenzio ad osservarli. Non parlava spesso né faceva trasparire particolari emozioni, eppure sembrava interessarsi molto, al punto da risultare un'impicciona, a tutto ciò che la circondava.
Aleksei indietreggiò di qualche passo, brandendo la sua arma con due mani come gli era stato insegnato. I due Blaiddyd si guardarono negli occhi ed il più grande partì all'attacco, la reliquia incendiatasi.
Iniziò con un affondo, schivato da lei miracolosamente, per poi passare ad un altro, stavolta parato dall'avversaria. Con un'improvviso picco di forza, lo respinse e contrattaccò, ma lui indietreggiò per un soffio, limitando il danno ad un lungo graffio sulla guancia destra.
Si sorrisero e lo scontro ricominciò in modo più violento, il clangore delle armi che rompeva il silenzio sempre più frequentemente.
Artemiya non era un'avversaria da sottovalutare; ad Enbarr aveva ucciso tantissimi soldati in un batter d'occhio, ma se ci fosse stata lei tra quelle fila... probabilmente sarebbe stato sconfitto. Era piccolina, però dalla forza e la determinazione pari a nessun altro che avesse mai conosciuto, per non parlare della sua abilità nel combattimento, sembrava una veterana di guerra tanto era capace ed il suo carattere timido, assieme all'aspetto da bambolina, fregavano l'avversario ed esso andava a sottovalutarla, firmando una vera e propria condanna a morte. Era contento di averla come alleata tanto stretta.
Aleksei indietreggiò di colpo, correndole attorno tenendo Areadbhar con un sola mano e confondendola. Allontanatosi, fece un salto altissimo e con un forte slancio le scagliò Areadbhar contro come un meteorite infuocato. Presa alla sprovvista, riuscì ad evitare il giavellotto improvvisato per puro caso e si pietrificò. Il giovane la raggiunse, mettendole le mani sulle spalle.

- Oh Dea, mi dispiace...! Stai bene? Non ti ho colpita, vero?
- Principe... mai sottovalutare l'avversario, né disarmarti così. – Un ghigno e la lama della spada fu poggiata sul suo collo. – Hai perso~! Sei morto!-
- Dannazione, ed io che mi sono preoccupato! Infame!-

Il biondo sospirò rumorosamente, sconfitto più nell'orgoglio che in battaglia. Perché lei era così dannatamente forte?! Se avesse avuto il Segno di Blaiddyd sarebbe stata una macchina da guerra!

- Vedo che anche con una lancia magica rimani un fallito.

Si voltò, mentre la ragazza lo scansò e corse dritta verso la fonte della voce. Gli si lanciò letteralmente in braccio, buttandolo a terra completamente dimentica del peso della sua corazza. Mitja riuscì a respirare solamente quando lei si accorse di starlo schiacciando. Si guardarono negli occhi e lui le spostò una ciocca ribelle dal viso accaldato, entrambi persi l'uno nello sguardo dell'altra.
Stava per baciarla, desiderava farlo ardentemente, ma poi si rese conto di essere osservato da non una, due persone, di cui una sconosciuta, perciò i due si rialzarono sperando di non aver destato troppi sospetti.

- Speravo fossi morto.- Il principe, raccolta Areadbhar, si avvicinò.
- Ah! È lo stesso pensiero che ho avuto verso di te! ... Vedo che hai trovato la reliquia.-
- Era ad Enbarr.-
Mitja rise, mettendosi le mani sui fianchi.
- Che situazione ridicola, ci hai sempre vissuto vicino e non l'hai mai scoperta.-
- Non l'ho fatto perché non avevo domande per la mente, né idea della sua esistenza, né tantomeno del mio Segno. Se non ne fossi stato ignaro l'avrei sicuramente cercata in circostanze migliori, dopotutto l'incontro con Artemiya e Rufus è stato per puro caso.-
- Scusate— – Yolandi si intromise nel discorso letteralmente mettendosi in mezzo tra loro, rivolta verso il nuovo arrivato. – chi sei?-
- Chi sei tu, piuttosto—- Lui rimase abbastanza interdetto.
- Yolandi.-
- Okay, Yolandi, mi chiamo Mitja.-
- Bene. Grazie.-

Detto ciò, se ne andò senza dire altro, lasciando il giovane ancor più confuso.

- ... Chi diamine è quella bambina?-
- Ah, lei? È una principessa agarthea.- Disse Artemiya.
- Capi— cosa?! Che ci fa qui una principessa di Agartha?-
- In realtà sarebbero tre... lei è la più piccola. La regina e suo padre hanno stretto un accordo con il re.-
- Temo di essermi perso...-
- Non preoccuparti, posso spiegarti tutto più tardi, ma sappi che è nostra alleata. Suo fratello Thamiel è andato personalmente ad Enbarr per salvare Aleksei, pur rischiando la vita.-

- Mi state mettendo in imbarazzo...-
- Oh, mi dispiace, è che sei così carina. – Ksenia accarezzò la guancia di Sera, rivolgendole un dolce sorriso. – Non mi stupisce che tu piaccia tanto a mio figlio.-
La ragazza arrossì, abbassando i suoi occhi verdi.
- Lo pensate davvero? O lo dite solo per circostanza?-
- Certo. Sono contenta che abbia qualcuna come te al suo fianco, avete intenzione di sposarvi?-
- Non credo sarebbe giusto, sono solo una serva...-
- Sera, io da giovane ero molto peggio di una serva. Portavo bei vestiti, ma venivo trattata al pari, o peggio, di una prigioniera. Ed ora guardami, sono l'unica rimasta a poter governare il Faerghus. Se Aleksei vorrà sposarti, sappi che ne sarò molto felice.-
- Vi ringrazio...-

La donna l'abbracciò, stringendola forte a sé. Era felice di aver rischiato la vita per salvare la sua quella fredda mattina ad Itha... ci voleva una regina come lei, dolce, sensibile e nella quale anche le ragazze più comuni potessero immedesimarsi.

- Perché ora non vai a vedere l'allenamento nel giardino? Areadbhar è spettacolare quando sprigiona la sua forza.-
- Vorrei veniste anche voi, in realtà. È da quando sono arrivati gli aiuti da tutto il Faerghus che non uscite da questa stanza.-
- Non penso di esserne in grado, se— se— mi vedessero... non sono degna, dovrebbero solo tirarmi le pietre, li ho abbandonati...-
- Maestà, ma voi siete la regina e vi siete impegnata così tanto per arrivare a questo punto, non potete rinchiudervi qua dentro per sempre, sono sicura che il vostro popolo sarebbe felicissimo di vedervi finalmente in volto.-
- Sono stata lontana per vent'anni, avrei potuto palesarmi prima, eppure non l'ho fatto, ho preferito rimanere nascosta sottoterra e rivangare quell'unico, tragico momento ancora ed ancora, ogni singolo giorno, come posso meritare l'affetto di quelle persone, che hanno perso tutto a causa di una mia decisione avventata?-
- La vostra non è stata una decisione avventata. Anche se foste rimasta alla capitale, cosa sarebbe cambiato? Non avreste potuto dare l'ultimo saluto a vostro marito e l'imperatrice sarebbe comunque giunta qui. Volevate davvero combattere, da sola, sia contro l'esercito dell'Adrestia, sia contro un drago? Probabilmente sareste rimasta uccisa ed ora non ci sarebbe stato nessuno capace di rimettere tutto ciò in piedi, di restituire il Regno al legittimo proprietario.
Per favore, uscite da questa stanza...-
- Sera...-
- Vi scongiuro.-
- ... Va bene, ma non posso assicurare nulla di buono da tutto ciò.-
- Avete dei vestiti in questo armadio? – La giovane iniziò a frugare, trovando una grande scelta di abiti. – Dovreste presentarvi come una donna nuova, non una vedova in lutto. I colori vi starebbero sicuramente benissimo.-

La regina emise un profondo sospiro, le mani giunte che giocavano nervosamente con la fede al dito. Sera era dietro di lei, la spinse delicatamente in avanti per spronarla a camminare. Era davvero difficile, per lei, mostrarsi per la prima volta come sovrana, da giovane non lo aveva mai fatto... e farlo senza un re rendeva tutto più complicato ai suoi occhi.

- Per favore, raduna i cittadini dentro al castello.

La ragazza annuì, correndo via.
Lei iniziò a percorrere il corridoio a passo lento, incerta non sul percorso ma sulle intenzioni, il cuore che batteva a più non posso.
Arrivata a destinazione, sentiva un gran vociare, segno che in tanti erano già approdati alla sala del trono. Trattenne il respiro e si palesò, iniziando a scendere la scalinata.

Quando Aleksei vide sua madre, rimase a bocca aperta. Sembrava una divinità, la corona come un sole brillante sulla sua testa.
Portava un lungo vestito blu e viola con intarsi argentati, sul petto un lembo di tessuto rosa antico al quale si attaccavano le maniche, lunghe ma aperte ed il mantello, sul quale era stato ricamato il Segno della Luna Crescente posto in mezzo a quello di Blaiddyd. Al collo portava una grossa collana d'oro e pietre azzurre, i grandi orecchini romboidali erano rimasti gli stessi.
Il viso era completamente struccato e, sorprendentemente, ancor più bello al naturale, mentre i capelli non erano più tirati e costretti, ma i ciuffi sul davanti si andavano ad unire ad una lunga treccia sopra alla chioma sciolta ed altre due ciocche si posavano delicatamente sul petto voluttuoso e scendevano fino ai fianchi.
Scendeva ogni scalino con apparente calma, le mani sul ventre, ma poteva percepire fino a lì quanto fosse spaventata. I popolani bisbigliavano, alcuni sorpresi, altri meravigliati... finalmente potevano vedere la loro regina in carne ed ossa, una speranza di tornare a vivere c'era.
Nel momento in cui lei raggiunse il trono, il principe si mosse in sua direzione, affiancandola davanti alla seduta. La donna lo guardò in viso ed impose la mano destra sulla sua ferita guarendola in un istante, per poi sorridergli. Infine, si rivolse al popolo,  il suo popolo.

- Il mio nome è Ksenia.
Durante la guerra di vent'anni fa, avevo la carica di regina e consorte dell'ormai defunto re Dimitri Alexandre Blaiddyd. Ero presente alla strage attuata dall'imperatrice a Tailtean, alla quale sopravvissi per pura fortuna.
Ingenti ferite mi costrinsero a scomparire, finendo per perdere anche il mio amato figlio, il qui presente Aleksei, rapito da quella donna e cresciuto dall'altra parte del continente come un falso imperiale.
Ora che ci siamo riuniti, prometto di ripristinare il nostro regno al suo antico splendore, perché il Faerghus non merita di morire sotto le sue gelide nevi.
Sono una maga, se qualcuno di voi si ferisce, non esiti a venire da me, sarò ben disposta a curare le vostre ferite, anche se molto gravi.
Spero di potermi redimere e che mi accetterete come sovrana, la mia vita è vostra. Quando sarà tutto finito, potrete anche giustiziarmi, non mi opporrò.-


Psst psst, se volete vedere un'illustrazione della madonna tornate al capitolo 16. :3

 

   
 
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