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Autore: pampa98    17/12/2022    3 recensioni
"Questa storia partecipa ai 72 prompt in attesa del Natale indetti da Mari e Sofifi sul forum Ferisce la penna"
Aegon/Jace, background Aemond/Luke.
Canon Divergence: Harwin non è tornato a Harrenhal e Rhaenyra non si è trasferita a Roccia del Drago.
Jace sorride soddisfatto.
«Allora, chi era che stava perdendo?» gongola, accovacciandosi davanti a lui.
«Sì, facile vincere barando» sbotta Aegon, dando un calcio al manichino inerme. «Molto onorevole.»
«Guarda che eri stato tu a tirarmelo addosso prima» dice Jace. «Quella era una mossa leale?»
«Certo.»
Jace inarca un sopracciglio. «Perché l’avevi compiuta tu?»
«Ovviamente.»
Aegon si mette a sedere, massaggiandosi il polso ferito. Jace si allunga verso di lui, prendendogli delicatamente la mano sinistra tra le dita. Gli tasta il polso con attenzione e Aegon si ritrova a ridere davanti alla sua espressione concentrata.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aegon II Targaryen, Harwin Strong, Jacaerys Velaryon
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
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Citazione: "C’è una cosa in questo mondo che mi fa sentire più vivo. E sei tu.”



Sentirsi vivi



 

Le loro spade danzano, si scontrano e si inseguono, ciascuna cercando una breccia nelle difese dell’avversaria. Aegon deve faticare ogni giorno di più per tenere la sua posizione e non soccombere sotto la forza di Jace – non può dirgli che rende onore al suo nome, ma le sue labbra si increspano in un sorriso a quel pensiero.

«Sono felice che ti diverta a perdere» lo deride Jace, fraintendendo la ragione del suo divertimento. 

La sua eccessiva fiducia, però, è ciò che permette ad Aegon di riguadagnare terreno. 

Jace affonda con troppa forza – troppo degno del nome che porta – e si sbilancia in avanti, dando modo al suo rivale di scartare di lato e colpirlo alla spalla con il piatto della spada. 

«Sono solo felice di riuscire a farti il culo come sempre» dice Aegon e il suo sguardo si posa d’istinto sul fondoschiena del ragazzo. «Anche se in questo contesto forse tu non lo apprezzi molto.»

«Aegon!» 

Ride vedendo Jace guardarsi intorno, paonazzo e terrorizzato all’idea che qualcuno abbia sentito il suo commento – ma Aemond e Luke stanno duellando dall’altro lato del campo, e Aegon è certo che, se anche lo avessero sentito, non avrebbero avuto il diritto di rimproverarlo.

Approfitta della prolungata distrazione di Jace per attaccarlo ancora una volta, ma stavolta è lui quello che sottovaluta la situazione. I riflessi di suo nipote sono scattanti e riesce a parare il colpo, ancorando i piedi a terra per non perdere l’equilibrio. Lo spinge indietro e inizia a effettuare un affondo dopo l’altro. Aegon è costretto a indietreggiare: para i suoi attacchi, ma si rende conto che non potrà continuare così ancora a lungo. Grugnisce e cerca di rispondere all’offensiva di Jace, ma la sua difesa non presenta un singolo spiraglio. Un altro passo indietro e poi… Aegon posa il piede sopra uno dei manichini d’allenamento caduti prima nello stesso istante in cui Jace solleva la spada per colpirlo. Aegon allunga indietro la mano sinistra per attutire la caduta, ma l’unico risultato che ottiene è avere un polso dolorante, insieme alla spalla destra e al fondoschiena.

Jace sorride soddisfatto.

«Allora, chi era che stava perdendo?» gongola, accovacciandosi davanti a lui.

«Sì, facile vincere barando» sbotta Aegon, dando un calcio al manichino inerme. «Molto onorevole.»

«Guarda che eri stato tu a tirarmelo addosso prima» dice Jace. «Quella era una mossa leale?»

«Certo.»

Jace inarca un sopracciglio. «Perché l’avevi compiuta tu?»

«Ovviamente.» 

Aegon si mette a sedere, massaggiandosi il polso ferito. Jace si allunga verso di lui, prendendogli delicatamente la mano sinistra tra le dita. Gli tasta il polso con attenzione e Aegon si ritrova a ridere davanti alla sua espressione concentrata.

«Non mi sembra rotto» annuncia, senza però smettere di accarezzarlo.

«Questo significa che non ti sentirai nemmeno un po’ in colpa per avermi ferito?»

Jace sbuffa. «Ti ripeto, è colpa tua se sei caduto.»

«Va bene, ma questo mi fa comunque male» ribatte, agitando la mano incriminata – e pentendosene un attimo dopo.

Jace scuote la testa. Quando solleva lo sguardo su di lui, il suo volto è illuminato da uno di quei sorrisi in grado di sciogliere il cuore di Aegon. 

«Non hai sentito Ser Criston?» gli dice. «Il dolore è salutare. Significa che ti stai allenando nel modo giusto e, soprattutto, ti ricorda che sei vivo.»

Aegon sbuffa. «Sì, questo tipo di stronzate è esattamente il motivo per cui non lo ascolto quando parla.»

Jace gli dà un pugno sul braccio e si alza, tendendogli la mano per aiutarlo a fare altrettanto. Una volta in piedi, Aegon intreccia le loro dita, rivolgendogli uno dei suoi sorrisetti.

«Personalmente, preferisco modi più piacevoli per sentirmi vivo.»

Jace arrossisce e sbuffa, abbassando lo sguardo.

«Pensi mai a qualcosa di diverso dal sesso, nella tua vita?» 

Non è solo l’imbarazzo a incupire la sua voce: il ricordo delle sue attività notturne nei bassifondi della città è ancora vivido nella mente di entrambi e anche se Aegon non ha più toccato nessuno da quando stanno insieme, sa che Jace teme ancora di essere solo uno dei tanti. 

Aegon stringe la sua mano. Vorrebbe avere il dono dell’eloquenza e la capacità di esprimere i suoi sentimenti con qualcosa di più deciso di un bacio o una condotta rispettabile. 

«Sì» risponde. «C’è… C’è una cosa, in questo mondo, che mi fa sentire ancora più vivo.» 

Jace solleva gli occhi verso di lui. 

«Che cosa?»

Nel suo sguardo non c’è disgusto né delusione: c’è fiducia, c’è speranza, e Aegon non sa come gestire quell’espressione a lui sconosciuta, quell’espressione che solo lui gli rivolge. 

Gli sfiora la guancia con la mano sinistra, tracciando un percorso lungo la sua pelle fino a sfiorare le labbra. Si china in avanti per sostituire le dita con la sua bocca, lambendo la sua senza l’irruenza e la passione dei loro baci passati. Vuole assaporarlo lentamente, godersi ogni minima sensazione che gli provoca quel contatto quasi innocente: il calore delle labbra di Jace, la gentilezza delle sue dita che si intrecciano ai suoi capelli dorati, la scarica di energia – di vita – che scorre lungo il suo corpo mentre la bocca del nipote si posa sulla sua, reclamandola con una dolcezza che gli fa tremare le gambe.

Un colpo di tosse accanto a loro li fa voltare. Aegon si morde la lingua per impedirsi di ridere.

«Ser… Ser Harwin!» esclama Jace, allontanandosi immediatamente da lui. «Ehm, noi stavamo… sì, ci… ci allenavamo con…»

Harwin solleva una mano e Jace tace all’istante, immobilizzandosi con le mani lungo i fianchi e la schiena dritta. Aegon si lascia sfuggire uno sbuffo divertito che gli fa guadagnare un’occhiataccia dal ragazzo.

«Va tutto bene. Per oggi vi siete allenati abbastanza.» Sorride e Aegon non ha ancora capito se è perché l’uomo approva la loro relazione o semplicemente si è arreso all’evidenza dei fatti. Apprezza comunque la sua discrezione e anche Jace, a giudicare dall’enorme sospiro che rilascia.

«S-Sì, ehm, ovviamente con le spade… Spade di legno, cioè d’allenamento…»

Aegon mette un braccio intorno alle spalle di Jace. Sarebbe divertente vederlo destreggiarsi nel cercare di spiegare al suo vero padre in che modo si erano allenati senza involontari doppi sensi, ma l’esperienza gli ha insegnato che Harwin Strong ha un’innata capacità nell’imbattersi in loro quando si trovano fuori dalle rispettive camere e di certo Jace si sarebbe trovato coinvolto in molte altre conversazioni imbarazzanti in futuro.

«Stavamo appunto per andarcene, Comandante» dice dunque, per risparmiare al nipote lo sforzo di cercare altre spiegazioni. «Io sono stato ferito gravemente nell’orgoglio, visto che qualcuno è riuscito a battermi. Barando» aggiunge in valyriano.

Jace gli dà una gomitata nelle costole. «Hai fatto tutto da solo

«Sono lieto di sentire che sei migliorato ancora, Jace» dice Harwin, sorridendo con affetto al ragazzo. «Allora andate a riposare, ve lo meritate.»

Jace annuisce e ricambia il sorriso. Mentre si dirigono verso le scale, Aegon butta un occhio sull’altro lato del campo: Aemond è riuscito a mettere Luke con le spalle al muro e lo sovrasta. E nessuno dei due ha in mano una spada.

«Magari ai nostri fratelli farebbe comodo un insegnante» dice, voltandosi verso Harwin. «A differenza di noi due, loro sono ancora piuttosto inesperti nell’uso delle spade.»

«Aegon!» 

«Che c’è?» chiede lui, sorpreso. Jace scuote la testa e si incammina da solo all’interno della Fortezza Rossa. Aegon aspetta di vedere Harwin Strong interrompere l’allenamento anche del suo secondo figlio – che come il fratello diventa un fascio di nervi dello stesso colorito di Caraxes – e poi segue Jace, soddisfatto del suo operato. 






 
   
 
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