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Autore: LadyPalma    18/12/2022    2 recensioni
La prima volta che s'incontrano, seduti l'uno di fronte l'altra in un'anonima taverna come fossero due persone comuni, ha il sapore di un finalmente.
Così, questo è il mio nemico – pensano simultaneamente, mentre si scrutano a lungo in silenzio con un eguale sorrisetto che significa sfida (e riconoscimento).
Ché i draghi forse vincono le battaglie, ma entrambi sanno benissimo che ad orientare il corso dell'intera guerra sono, in fondo, soltanto i sussurri.

La storia di Mysaria e Larys durante tutta la Danza – e oltre.
Larys/Mysaria. Spoiler per gli eventi del libro.
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Larys Strong, Mysaria
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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La prima volta che s'incontrano, seduti l'uno di fronte l'altra in un'anonima taverna come fossero due persone comuni, ha il sapore di un finalmente.

Così, questo è il mio nemico – pensano simultaneamente, mentre si scrutano a lungo in silenzio con un eguale sorrisetto che significa sfida (e riconoscimento).

Ché i draghi forse vincono le battaglie, ma entrambi sanno benissimo che ad orientare il corso dell'intera guerra  sono, in fondo, soltanto i sussurri.
 





 

Sussurri






 

Incontrarsi è tremendamente semplice per due persone come loro: se saper passare inosservati è un'arte innata, dominare una fitta rete di spie che portano messaggi ovunque è uno sfoggio di potere che hanno imparato a usare oculatamente. 

"Il blu vi dona come sempre, my Lady…".

La prima volta che l'uomo ha commentato il colore atipico del suo mantello – la chiamano Larva Bianca, dopotutto – Misarya ha sollevato un sopracciglio con scetticismo, presto tramutatosi in sospetto nel vedere un calice di vino già ordinato per lei. Ma adesso, nella paradossale abitudine di quegli incontri condivisi, accenna semplicemente un sorriso, sorseggiando senza indugio.

Non c'è nessuna ironia nel chiamarla Lady o nel farle complimenti, ormai sa che Larys Strong è quello che tutti definirebbero un gentiluomo, così come ha ottimi gusti in fatto di vino non corretti da veleno. E sa parlare bene, oh sì, se sa parlare bene, e a lei piace parlare con lui, specialmente quando, come adesso, è lei ad avere il coltello dalla parte del manico.

"... E vi dona anche pianificare l'omicidio di bambini indifesi" aggiunge intanto l'uomo in un sussurro, protendendosi leggermente verso di lei. E lei sorseggia ancora, sorride ancora, perché quell'incontro è la celebrazione di una sua vittoria.

"Sono al servizio della mia Regina, proprio come voi lo siete della vostra, e non ditemi che voi non avreste fatto lo stesso".

Larys annuisce lentamente senza smettere di fissarla con una intensità palese, un atteggiamento inquietante che lei non riesce a leggere in altro modo che come una lusinga.

"Di certo lo avrei fatto, ma è molto difficile trovare qualcuno con pari intelligenza e mancanza di scrupoli. Sono ammirato, my Lady".

"Siete ammirato perché sono una lady?" ribatte, calcando su quel vuoto titolo con un ghigno vagamente infastidito. "Nessuno si aspetta molto dalle donne, eppure il semplice fatto che ci viene negata voce non significa che non siamo in grado di elaborare pensieri superiori. Nella mia vita ho imparato abbastanza per poter accettare di essere sottovalutata".

Larys liquida l'irritazione della donna con un gesto della mano in aria – scacciandola come una mosca fastidiosa, come fumo in eccesso. "Nessuno si aspetta molto neanche dagli storpi" le fa notare, ed è la pura verità. Ché forse non si troverebbero neanche lì a parlare se non fossero una ex ballerina di Lys e uno storpio secondogenito, se la loro storia fosse stata diversa. "Ma, ditemi, qual è la vostra storia?" domanda poi con più interesse, seguendo precisamente il corso di quei pensieri condivisi.

Mysaria s'irrigidisce e lo scruta guardinga, fallendo ancora una volta nel trovare indizi per decifrare cosa gli sta passando davvero per la mente. "Perché dovrei raccontarla proprio a voi?"

Le labbra di lui si curvano appena verso l'alto. "Perché anche io vi racconterei la mia, in cambio".

Mysaria considera la proposta per un tempo incalcolabile, poi fa cenno a un servitore di portarle altro vino e si schiarisce la voce. 

Non c'è niente di male a parlare di un passato che non le appartiene più (mente a sé stessa due volte), scoprire qualcosa su di lui potrebbe svelarle qualche dettaglio in più per annientarlo (non è per questo che è curiosa), in caso, potrà sempre dire qualche bugia su sè stessa (non lo farà).

Sanno entrambi, in fondo, che quello è un punto debole condiviso: la curiosità morbosa di sapere e di catturare informazioni, e quelle in particolare – la storia di due persone reiette e apparentemente insignificanti – non c'è altro modo per conoscerla se non dalle labbra del diretto interessato.

Una storia per una storia, un sussurro per un sussurro: sembra uno scambio equo.

"Ho iniziato a danzare all'età di otto anni, a dieci ero già stata portata in un bordello…"

 

 

Generalmente Misarya si ammantata di blu con tanto di cappuccio per gli incontri con il nemico; Larys, invece, si limita a rimuovere lo stemma degli Strong dal suo bastone e dai suoi vestiti. È una mossa incauta, gli ha fatto notare una volta; Sono i vantaggi del passare davvero inosservato, ha spiegato lui con indifferenza – e lei ha odiato sprecare per lui l'ultima traccia di compassione rimasta nel suo animo. Eppure non provare compassione – passione condivisa – è impossibile dopo aver conosciuto la sua storia. Non avrebbe voluto conoscerla mai, perché ora vorrebbe che non fossero nemici giurati.

Inosservato, comunque, non passa a lei, forse perché quello storpio dalla figura longilinea ed elegante quasi al limite del femminile è il motivo esatto per cui si trova nell'ennesima losca locanda fuori Approdo del Re.

"Si chiedono tutti dove siete finito, l'unico Verde su cui non siamo riusciti a mettere le mani" commenta quando lo vede avvicinarsi finalmente.

Stavolta la bevanda l'ha offerta lei, un vino di Bravoos dal gusto fruttato (non la sorprende ormai conosce i suoi gusti); stavolta a sorridere è lui (la sorprende eccome pensare che quel sorriso è proprio bello).

Lo osserva sedersi lentamente, posare il bastone al suo fianco e poi estendere le mani quasi fino a toccare le sue.

"Sono qui, my Lady, potete mettere le vostre mani su di me, se volete" dice, beffardo, e Misarya fa quasi fatica a non notare la possibile allusione sessuale nascosta che, lo sa, lui non intende affatto.

Gli fissa le mani, lunghe e affusolate, mani che non hanno mai lavorato, che non hanno mai maneggiato armi, fatta eccezione per la destra, che porta i segni della presa costante sul bastone… mani che hanno toccato curve femminili? Scuote impercettibilmente la testa per non pensarci e si concentra sul vero significato, più sottile, di quella sfida. 

Non lo consegnerà mai, lo sanno entrambi, per lo stesso motivo per cui lui non ha mai provato ad avvelenarla al primo incontro. Un tentativo – la casa di Misarya in fiamme – è bastato come monito per capire che non è così che funziona il gioco tra loro: è un gioco di astuzia, non di forza, e ricorrere alla Morte sarebbe giocare in modo decisamente sporco.

"Per cosa volevate vedermi?" domanda, dunque, anche se sa intimamente che una risposta non c'è. Se fosse solo per conoscersi un solo incontro sarebbe bastato, il problema è piuttosto che ora si conoscono fin troppo.

"Per farvi le mie congratulazioni definitive: Rhaenyra è la Regina della Fortezza Rossa, spero sappia ricompensarvi nel modo più adeguato" dice con la solita compostezza, come se lui stesso non si fosse mai posto la stessa domanda, e lei finge che non serva una ulteriore risposta.

"Non siate così modesto: siete riuscito a portare via e a tenere segreti sia il principe Aegon sia i suoi eredi sopravvissuti, sapete bene che non c'è niente di definitivo in questa guerra".

Larys malcela dietro il proprio calice il compiacimento. Forse è per questo che s'incontrano, dopotutto, per scambiarsi complimenti, per dirsi vicendevolmente quanto sono bravi, perché nessun altro al mondo sarebbe in grado di riconoscere o anche solo di capire quanto è cruciale il loro ruolo sotterraneo. Ché se uno qualsiasi dei due cadesse, tutta la Danza forse finirebbe all'improvviso in un cumulo di fumo e cenere. La Danza stessa esiste perché, stanchi di essere solo spettatore, loro due hanno deciso di voler giocare.

"Prima che mi dimentichi, in effetti, volevo vedervi anche per darvi questo". Il tono modulato dell'uomo non preannuncia la sorpresa, eppure è davvero sorprendente quello che lentamente si sfila dalla manica: un fiore, un singolo fiore rosso che lei non ha mai visto. "Malvales, fiori rarissimi quanto belli. Vengono da Bravoos, e non c'è nulla in questo ambiente che dovrebbe permettere loro di prosperare – eppure loro non lo sanno, e quindi prosperano lo stesso, crescono e splendono. Mi hanno sempre affascinato, ma ultimamente ogni volta che guardo questo singolo esemplare che sono riuscito a portarmi dietro dal giardino della Fortezza, mi venite in mente voi, vi descriverebbe perfettamente, per cui… Credo sia più appropriato siate voi a tenerlo".

Dopo la presentazione degna di un Maestro, glielo porge con la delicatezza di un cavaliere da ballata. Sembra quasi un pegno, un corteggiamento; è invece soltanto… Che cosa è? Mysaria non lo sa, un guanto di sfida, forse. Lo accetta comunque e lo conserva come fosse la cosa più preziosa del mondo, anche se è soltanto un fiore, anche se è già appassito. E un fiore morto in effetti è il dono più bello che le abbiano mai fatto, o forse il dono più bello sono state le sue parole. Nessuno, in tutte le avversità della sua vita, l'aveva mai vista splendere.

 

 

La tacita regola essenziale per i loro incontri è cambiare costantemente luogo, per questo, quando Misarya entra nella locanda che avevano già frequentato due settimane prima, si irrigidisce nel notare lo sguardo fisso della proprietaria.

"Il vostro uomo è in fondo alla sala, signora. Se stavolta volete una stanza per trattenervi, dovete solo chiedere" la saluta l'anziana signora, sogghignando in modo allusivo con i pochi denti che ha.

Sussurra una risposta sbrigativa – "Ci penseremo" – e procede nella direzione indicata, imponendosi di smettere di pensarci, invece.

Piededuro l'aspetta, esattamente come indicato, i due soliti bicchieri di vino sul tavolo e l'aria stanca ma l'abbigliamento sempre impeccabilmente curato. Di certo non adatto per un posto simile, forse è per questo che la donna ha pensato fosse un appuntamento galante?

"È sempre un piacere vedervi, my Lady".

"Anche per me, my Lord, è un piacere sapere che non siete morto come taluni sperano".

Larys annuisce, poi decide di provocarla. "E voi lo speravate?"

Misarya si concede una lunga pausa, prendendo senza fretta un primo sorso di vino. "No, non ancora. Il gioco non sarebbe più così divertente senza di voi. Non quando la vostra povera Regina è stata mandata in un bordello fino a che non concepirà un bastardo, non è così che si dice in giro?"

Larys ridacchia leggermente – un suono basso, stonato, quasi arrugginito, che non è la prima volta che lei ha avuto modo di ascoltare. "La vostra Regina è proprio crudele, non mi meraviglierei se il popolo insorgesse contro di lei a breve" commenta ironico, e questo è sufficiente per provare quello che lei già sospettava: è stato proprio lui a mettere in giro quell'assurda storia sulla regina Alicent, è lui a manovrare le fila ricordando a tutti – a lei – quanto possono essere pericolosi i sussurri, quanto crearli è molto più divertente che raccoglierli.

Finiscono il vino in silenzio e si scambiano qualche altra frase criptica priva di reale significato, non di certo significato politico. Non si scambiano mai informazioni per aiutarsi, né al contrario minacce per spaventarsi, e allora perché rischiano la vita e il proprio anonimato solo per brindare a un altro giorno di guerra, combattendo su fronti opposti? S'incontrano di fatto solo per incontrarsi, per giocare, per godere della reciproca compagnia: è quella la risposta che devono impedirsi di guardare tutte le volte.

Ma la guardano dritta in faccia stavolta, e sorprendentemente è lui il primo a farlo, seguendola nel vicolo fuori dal locale e afferrandole un polso. Lei sussulta ad alta voce al contatto e quando si volta, nel ritrovarsi di fronte Larys, si scopre a rilasciare il respiro che stava trattenendo e a pensare assurdamente: È soltanto lui – come se fosse un volto amico, una persona cara, o un amante. Non è nessuna delle tre cose, è di più: un rivale che gioca con le sue stesse regole, al suo stesso gioco.

"Ho sentito quanto vi ha detto la proprietaria della locanda e presumo di dovervene chiedere scusa. L'idea di poter essere scambiati per amanti deve esservi sembrata ridicola… disgustosa, perfino".

È vicino, così vicino che lei potrebbe sentire chiaramente il broccato delle sue vesti sotto le dita se solo osasse muoverle appena; sente, intanto, con chiarezza il freddo muro dietro la schiena, a furia di indietreggiare. La sta fissando, come fa sempre, ma adesso la malizia, il desiderio perfino, è talmente palese da farla quasi tremare.

Non anche tu, proprio come tutti gli altri uomini, pensa con un pizzico di delusione, ma la delusione è tutta verso se stessa perché, in fondo, vorrebbe proprio in quel momento che lui fosse esattamente come tutti gli altri perché allora sì che saprebbe come agire. Vorrebbe chiedergli di allontanarsi e allo stesso tempo di farsi ancora più vicino; nel dubbio tace e lo fissa a sua volta.

"Non mi disgustate" gli dice, infine, invece.

Una luce strana brilla nei suoi occhi, mentre osa sollevare una mano per tracciarle il contorno di una guancia con i polpastrelli. Sulle sue labbra la perenne ombra di un sorriso incolore, denso di ironia e, forse, incredulità.

"Non siete ingenua nei confronti del mondo, my Lady, avete avuto guerrieri, principi, veri uomini".

In quell'istante, leggendo tra le pieghe sottili delle sue parole, l'uomo più pericoloso che lei abbia mai conosciuto le appare in tutta la sua debolezza e fragilità, e lei non può fare a meno di avvertire il folle impulso di consolare, di comprendere. E per la prima volta non si tratterebbe neanche di uno sforzo, perché lui è proprio come lei, opposto soltanto come in fondo lo è uno specchio.

"Avete ragione, ho conosciuto i veri uomini di cui parlate, e ho finito per provare disgusto per loro, sapete?" S'interrompe su quella domanda retorica, giusto il tempo per alzarsi leggermente sulle punte e farsi più vicina a lui, abbastanza da soffiargli la prossima frase direttamente sulle labbra. "Come ho detto, my Lord, voi non mi disgustate".

Quello che segue non è più di quello che lei poteva prevedere: senza dire altro, Larys si china su di lei e reclama un bacio tanto aggressivo quanto esitante e maldestro. 

"E questo cosa significa?"

"Volevo semplicemente sapere cosa si prova".

Per la prima volta da quando lo conosce (e sospetta anche essere la prima volta in assoluto), lo scopre incerto, vulnerabile, e allora anche lei si concede il lusso di deporre gli artigli, sorridere in modo autentico e anelare ancora dopo tanti anni – ne ha mai voluto uno? – il contatto di un uomo.

"Allora dovremmo farlo nel modo più appropriato".

Ed è lei a baciarlo stavolta, con più audacia e decisione, attirandolo a sé contro il muro e sostenendolo letteralmente per impedirgli di cadere.

 

 

Dopo quei baci roventi nei cunicoli deserti non si sono mai più cercati, farlo sarebbe stato folle. Camminavano già su una linea sottilissima al misterioso confine tra verde e nero, attraversarlo ulteriormente sarebbe stato il punto di non ritorno.

E poi, quando il gioco è cambiato ancora una volta e Mysaria non ha avuto la stessa fortuna di Larys nel riuscire a scappare in tempo, incontrarsi è diventato impossibile.

Dopo la fine di Daemon e di Rhaenyra, la Larva Bianca è pronta ad accettare la sconfitta, la sua fine, ed è con accettazione che pensa a come Lord Strong deve essere soddisfatto adesso. Ha sentito che è tornato ad Approdo del Re, che si è riunito con la sua regina e che è stato anche promesso a una delle giovani Baratheon. Ha perso, non fa fatica a riconoscerlo, specialmente perché sa di avere avuto un valido avversario.

Tuttavia, non può fare a meno di tremare di paura, quando scopre quale sarà esattamente la sua fine. Dovrà spogliarsi nuda di nuovo, lei che aveva giurato di non farlo mai più per nessuno, e attraversare una folla pronta a insultarla e a frustarla con furia.

"Se riuscirete ad arrivare fino alla Porta degli Dei, sareste libera di andare” le hanno detto crudelmente e lei ha provato a percorrere quella strada anche se sapeva sarebbe stato inutile.

Un passo dopo l'altro, come un pezzo di carne per il pubblico dileggio quale è sempre stata, ingoia le lacrime e inizia a camminare. I colpi che le aprono ferite sulla schiena, sui seni, sulle gambe, le strappano più grida, fino a farla crollare a terra. Ed è proprio lì, mentre non guarda, che all'improvviso sente i colpi sbiadire, i rumori farsi attutiti e due braccia forti sollevarla e trascinarla via appena prima che possa svenire. Si stupisce quando, riprendendo i sensi, si ritrova in un letto pulito e Larys in persona in piedi davanti a lei, ma forse non quanto dovrebbe. È stato un suo scagnozzo a portarla via e trarla in salvo; chi altro avrebbe osato sconvolgere il gioco degli eventi, altrimenti?

"Mysaria…" sussurra, chiamandola per la prima volta per nome, sedendosi con fatica accanto a lei, con gli occhi fissi sulle ferite sanguinanti che coprono la sua pelle. La tocca con gli occhi, senza osare farlo con le mani. 

Ma lei non prova gratitudine per quel salvataggio non richiesto, soltanto un misto di rabbia e tristezza che forse avrebbe un nome più specifico, ma che fa fatica a ricordare. 

"Avete vinto, avete vinto voi, spero che siate soddisfatto. Avrei accettato la morte, ma non l'umiliazione. Mi odiate così tanto?"

Non si arrischia a guardarlo, ma se lo facesse vedrebbe un autentico e palese orrore spalancarsi in quegli occhi perennemente imperscrutabili.

"Io… non lo sapevo, vi ho fatta venire a prendere suggerendo fosse l'iniziativa di alcuni vostri sostenitori rimasti e, in virtù dei nuovi eventi, ho suggerito di commutare la vostra pena, ho tentato di–"

"Di fare cosa?" chiede lei, interrompendolo con impeto, "salvarmi la vita per lasciarmi marcire per sempre prigioniera in quattro mura? Non c'è niente di peggio di questo, tutto quello che ho sempre voluto è essere libera, libera davvero. Se provaste per me un minimo di rispetto, avreste proposto una esecuzione rapida, o forse pensate che una puttana non merita così tanto onore?"

"Non parlate di voi stessa in questo modo".

Si rifiuta di guardarlo, ancora, eppure può percepire l'insolita umanità nel suo tono, l'umanità che credeva di aver visto in lui e che adesso non può tollerare, e non sa neanche lei davvero perché. 

"Andatevene, ve ne prego. Andatevene dalla vostra Regina che non vi degna di uno sguardo, andatevene dalla vostra piccola futura moglie che forse non tremerà di fronte alla vostra anima nera".

Oh, lo sa invece cosa è quel sentimento, è gelosia.

Lo sente avvicinarsi, riconosce il suo elegante profumo di fiori esotici, fiori che le ricordano casa, ma invece della rabbia che voleva suscitargli, il suo successivo sussurro esprime soltanto confusione e una nota di tristezza infantile.

"Siete crudele, my Lady, sapete benissimo che nessuna donna mi guarderebbe mai senza disgusto".

"Io vi ho sempre guardato".

Il silenzio che segue ha il sapore amaro del piombo. Lo sente avvicinarsi ancora di più; avverte il suo indugiare, le sue dita sfiorarle appena i polsi, il respiro caldo soffiarle sul collo. 

"Misarya, cosa volete dire?"

Per essere un uomo così intelligente, è così stupido – pensa, con amarezza. O la stupida è forse lei, che parla di sentimenti amorosi mentre è al capolinea, a un uomo votato all'autodistruzione esattamente come lo è lei. È stupida anche solo a pensarci all'amore, dopo aver giurato di non provare più niente, mai più.

"Guardatemi ancora, guardatemi, Misarya".

Piededuro sta implorando, e forse è il piccolo premio di consolazione che lei può prendersi. Per questo, per tutta risposta, chiude gli occhi e li mantiene così per tutto il tempo che lui rimane nella stanza, anche quando sente le labbra di lui sfiorare le proprie, anche mentre quell'ultimo bacio lo restituisce con tutto l'odio e l'amore che è riuscito a tirarle fuori soltanto lui.

"Addio, Larys Strong, godetevi la vittoria".

 

 

Il successivo incontro – ché a dispetto dell'addio si incontrano di nuovo – la situazione è totalmente rovesciata. È buffo come in una manciata di settimane gli eventi si siano capovolti, e se la fortuna non è altro che una ruota, allora adesso Larys è al suo punto più infimo, a mangiare la polvere. 

Il re è morto, un'altra volta, lunga vita al re, un'altra volta. Un re bambino, troppo giovane per ricordare la Danza, così tanto giovane da poter superare forse la sanguinosa opposizione tra Neri e Verdi. Chi ha vinto? Nessuno. Larys Strong, però, ha perso sicuramente, imprigionato in attesa dell'esecuzione di una sentenza inappellabile – condanna a morte – con l'accusa più vile e insensata di cui avrebbe potuto macchiarsi – regicidio.

"Cosa volete che vi dica, my Lady?" chiede quasi come se la condanna pesasse sul capo di qualcun altro. "Ho calcolato male le mie mosse, ho commesso un errore e ho perso".

Mysaria fa cenno alla guardia che l'ha accompagnata di lasciarla sola con il prigioniero e, nel nuovo solitario silenzio, si prende un attimo per studiarlo. Appare stanco, più magro e meno curato del solito senza i dettagli ricercati che hanno sempre caratterizzato il suo abbigliamento, eppure il suo tono e la sua espressione sono invariabilmente controllati, distanti, inafferrabili. 

Quell'uomo, pensa la donna, non commette errori, non di così grossolani. Da quello che ha sentito ha calcolato, al contrario, proprio tutti i dettagli nel suo complotto: ha selezionato alleati, scelto il momento migliore e agito con la solita scaltrezza. Allora perché si è lasciato prendere così facilmente, finendo addirittura per confessare? E, ancor prima, perché ha deciso di sabotare all'improvviso la stessa fazione che aveva così ardentemente difeso?

"Non avete perso, vi siete autosabotato. E non posso accettare questa stupida resa".

Larys tradisce una certa sorpresa, che copre presto con un sorriso ironico. "Perché non potete? Adesso che Aegon è caduto, il vostro ruolo è stato riconosciuto, siete libera di andare dove volete, non era questo ciò che desideravate? Avevate ragione, trascorrere tutta la vita prigioniera era una punizione che voi non meritavate".

A quella risposta, Mysaria spalanca gli occhi e sente un brivido attraversarle la schiena. Il sottotesto di ogni singola parola è così palese che lei non può sperare di aver capito male. Possibile che lui abbia ucciso il re Verde soltanto per pareggiare i conti nella loro subdola, segreta partita a due? 

E poi c'è altro, c'è così tanto altro, che pensarci le fa aumentare a dismisura i battiti del cuore fino a spezzarglielo del tutto. Adesso Mysaria è libera, ma un'altra donna è prigioniera al suo posto, sola, abbandonata e tradita dall'ultimo amico che credeva le fosse rimasto: la regina Alicent. 

Possibile che alla fine tutto si sia ridotto davvero a quale donna fosse più cara a Larys Piededuro? Possibile che tra le due, lui abbia scelto lei?

"Non desideravo la vostra morte" ammette, piano, e lo fa con fastidio più che con tristezza, "e non desidero la vostra pietà. Voi… avete barato".

Larys continua a sorridere con quel suo sorriso freddo e affilato. "Non si può avere tutto, my Lady, io mi accontento di aver giocato fin proprio alla fine. Ed è stato un bel gioco, non lo pensate anche voi?"

Tende una mano verso di lei, come farebbe un perfetto giocatore al termine di una partita per complimentarsi con l'avversario, e in quel momento, più che mai, Mysaria si sente vista in tutto il suo valore, si sente trattata da un uomo come sua pari. Esita, poi scuote la testa, se stringesse quella mano allora significherebbe che il gioco è davvero finito. Prima che lui possa ritirare la mano, però, lei gli si getta contro fin quasi a farlo sbilanciare e lo stringe in un abbraccio – un contatto che nessuno dei due ricordava più che sapore avesse.

"Non si può fare nulla? Ho sentito che un intero gruppo di lords e ladies sta facendo petizioni in favore di Corlys Velaryon…" sussurra, chiudendo gli occhi per non mostrare a sé stessa le lacrime che malgrado tutto sente scivolarle sulle guance.

"Lord Corlys ha ancora i suoi sostenitori, a nessuno importa della mia sorte".

La allontana leggermente per poterla guardare in viso e le raccoglie una ad una le lacrime come ipnotizzato. Le lacrime lo hanno sempre meravigliato, e quelle sono le prime che qualcuno abbia mai versato per lui. Non pensava sarebbe morto così, ma se ripensa al caos che ha scatenato, al modo in cui da piccolo storpio è divenuto il padrone degli eventi e della propria stessa fine, allora scopre che la morte è in fondo deliziosa. E quelle lacrime, oh, rappresentano un incentivo in più a morire e, allo stesso tempo, l'ultimo residuo che lo tiene incollato alla vita. Se solo qualcuno lo avesse guardato così prima, se solo avesse incontrato quella donna prima, se solo fossero stati alleati invece che nemici…

Forse insieme l'amore non sarebbe stata una caduta, ma una scala – verso cose più grandi, più audaci, più straordinarie, più letali. Oppure forse è stato meglio così, trovarsi da nemici, altrimenti non avrebbero mai potuto danzare così bene.

"Ricordate cosa mi avevate detto l'ultima volta? Addio, Lady Mysaria, godetevi la vittoria. È stato un onore giocare con voi".

Quando Mysaria esce dalla cella le lacrime si sono asciugate. "A me importa" pensa, anche se non lo ha detto a Larys, ma lo dirà a qualcun altro. Lo dirà a Cregan Stark, e scoprirà allora se quella libertà ottenuta significa qualcosa, scoprirà quanto potere le è ancora rimasto da poter spendere. 

La partita non è finita, e spetta a lei compiere la mossa finale.

 

 

"Potete uscire, Lord Larys" annuncia la guardia, ed è soltanto l'assenza di qualsivoglia reazione che lo spinge ad aggiungere: "Siete libero, le vostre accuse sono cadute, avete compreso?".

Lui comprende soltanto allora, e scoppia a ridere come un pazzo, tanto più che la risata è sinistra e maldestra. Senza rivolgere uno sguardo in più alla cella che lo ha ospitato per due settimane intere, afferra l'inseparabile bastone – glielo hanno lasciato anche in cella, lo sottovalutano perfino dopo tutto quello che ha fatto – e si affianca alla guardia, per inoltrarsi in quei corridoi scuri che tante volte ha attraversato per cercare i suoi scagnozzi. Viene scortato direttamente nella Sala del Trono, senza concedergli neanche la dignità di sistemarsi o quantomeno lavarsi dopo la prigionia, e la dignità, del resto, gli viene tolta del tutto quando Cregan Stark gli impone di inginocchiarsi davanti al nuovo re, un bambinetto dai capelli immancabilmente trasparenti e il volto inespressivo. Davvero tutti hanno Danzato soltanto per incoronare lui? Si chiede con ironica delusione, mentre obbedisce all'ordine e stancamente si mette in ginocchio sul pavimento freddo, rischiando quasi di cadere. Quando alza lo sguardo, sposta l'attenzione dal re bambino a chi conta davvero: non Stark che tornerà presto al suo impervio Nord, ma ai sei uomini e alla donna che circondano il Trono come un branco di lupi. Li riconosce tutti, ma accenna un sorriso sinistro solo in direzione di Tyland Lannister anche se è l'unico che non può vederlo: cieco com'è, riesce sempre a essere sul carro dei vincitori e le voci che circolano – voci arrivate perfino nelle carceri – dicono che sarà lui il nuovo Primo Cavaliere. Un vero stratega, non c'è che dire, quasi più bravo di lui, se il potere fosse davvero mai stato l'obiettivo di Larys.

"Lord Larys" inizia Lord Stark nel tono solenne e incolore che forse utilizza anche con la sua nuova fidanzata Alysanne, "il sovrano ha deciso di perdonarvi per il vostro crimine di regicidio, in considerazione delle richieste che ci sono pervenute in vostro nome. La pena è stata commutata in un esilio a vita da Approdo del Re; vi è stato tuttavia concesso di mantenere il titolo e i vostri possedimenti a Harrenhal".

Annuisce piano, quasi distrattamente, mentre la sua mente è in pieno funzionamento. Non si illude della concessione: non soltanto lo vogliono lontano dalla Corte, ma vogliono mandarlo in spedizione ad Harrenhal, covo ormai di delinquenti senza padrone. Hanno evidentemente preferito quella soluzione solo all'apparenza più clemente all'obbligo di prendere il Nero con la viva speranza di vederlo morire presto in un agguato.

Quando riceve il segnale, puntella il bastone a terra e prova a sollevarsi, fallendo per ben due volte. L'umiliazione che ha provato per tutta la vita riemerge in tutta la sua forza e sta quasi per esplodere, quando si sente afferrare un braccio come ben più valido sostegno. Ancor prima di vedere, sa a chi quella mano appartiene. Non soltanto perché ne riconosce la forma e il tocco, ma molto più semplicemente perché non c'è nessun altro che avrebbe provato pietà per la sua situazione. Si tratta in effetti della stessa persona che deve aver parlato in suo nome, salvandogli la vita.

"Lady Mysaria, la vostra richiesta è stata accolta" riprende Stark, confermando i sospetti di Larys, "in cambio, anche voi siete bandita da Approdo del Re; tuttavia, come ringraziamento per il prezioso aiuto che avete fornito per la defunta madre del Re, vi verrà concesso un carico di ricchezze da portare con voi ovunque vogliate, il quale vi permetterà di vivere da donna libera".

Mysaria si inginocchia con eleganza e ringrazia in modo esplicito, pur senza aggiungere altro. E in fondo cosa ci sarebbe da aggiungere? Si avviano insieme fuori dalla Sala, camminando a una certa distanza tra loro ma alla stessa linea d'aria, con il passo felpato di lei facilmente adeguato a quello lento di lui. Solo quando hanno percorso metà del corridoio deserto, Mysaria si arrischia a ruotare il capo e a sorridere.

"Adesso sì che posso accettare la fine del gioco" annuncia, stendendo la sua mano, per siglare quell'accordo in sospeso che si era rifiutata di sancire mentre lui era ancora condannato a morte.

Larys esita un istante, poi accenna un sorriso a sua volta e stringe la mano con energia, una energia che riscopre uguale e contraria – parimenti a tutte le altre cose.

Il gioco è finito e loro hanno pareggiato.

Hanno entrambi vinto – la vita, la libertà, la consapevolezza di aver segnato la storia come forse nessuno mai prima.

Hanno entrambi perso – da personaggi marginali che erano, personaggi marginali adesso torneranno.

Ma in quella stretta di mano, la mente di Larys brilla ancora, pensando forse a un altro gioco, dove forse potrebbero essere alleati invece di nemici. 

 

 

L'ultima volta che s'incontrano (perché poi non ne avranno più bisogno), affacciati sulla strada da due carrozze diverse in partenza, ha il sapore di un nuovo inizio.

Così, questo è il mio specchio – pensano simultaneamente, mentre si salutano come amici di lunga data con un eguale sguardo che malcela una proposta (e un nuovo gioco).

"Dove andrete, ora?"

"Forse sarebbe il caso di tornare a Lys,a volte sento la mancanza dell’Oriente”.

"Dicono che anche Harrenhal sta diventando esotica di questi tempi, visti i nuovi abitanti del castello".

Gli occhi di Mysaria brillano, mentre si concede una leggera risata. "Mi state proponendo di venire con voi?"

"Potrei aver bisogno di un aiuto a ristabilire l'ordine, e davvero non riesco a pensare a un aiuto più valido del vostro, my Lady".

La donna distoglie lo sguardo fingendo di considerare la proposta, anche se l'ha accettata da prima che lui l'avesse formulata. Non ha un posto dove andare, non lo ha mai avuto, ma non avrebbe seguito esattamente chiunque, adesso non accetterebbe di seguire neanche Daemon Targaryen probabilmente. È che di principi e potenti e cavalieri ne esisteranno ancora, ma non esisterà forse mai più un altro uomo come lui – un uomo davanti al quale si è resa conto che non esisterà mai un'altra donna come lei neanche.

"Mi domando come potrei mai rifiutare un nuovo gioco. Sono costretta a seguirvi, dunque".

Ché i draghi sono morti, ma loro sono vivi e pronti a battagliare di nuovo, armati come sempre soltanto di sussurri.

 

 

Sorprendentemente, Piededuro e la Larva Bianca riuscirono entrambi a sopravvivere alla Danza. Lord Larys fece ritorno a Harrenhal dove, senza concreti sostegni, realizzò l'impresa di riprendere il controllo del castello, facendo passare dalla sua parte tutti gli usurpatori, attraverso un ennesimo doppio gioco nel tentare di sostenere Alys Rivers e il supposto erede Targaryen che ella aveva avuto da Aemond, figlio di Viserys I. Continuò a macchinare nei piccoli e grandi intrighi del regno per tutto il resto della sua vita, dopo aver preso moglie e aver dato ben due forti eredi alla sua Casata.

Di Lady Mysaria, invece, non si ebbero più notizie certe. Alcuni la avvistarono a Volantis, altri nella sua natia Lys, altri ancora – e questi furono i più numerosi – riferirono di averla vista a Harrenhal. È forse sulla scorta di queste testimonianze che Fungo sostiene con certezza che la misteriosa Lady Malvales Strong, la moglie di Lord Larys, e Lady Mysaria erano in verità la stessa identica persona. Confrontando la palese somiglianza nelle descrizioni fisiche che ci sono pervenute della Larva Bianca e degli eredi Strong, a oggi ci ritroviamo a trovare ben plausibile questa teoria e, dunque, a dare eccezionalmente ragione a Fungo.

 

⤲ Fine 









 

NDA: Mi mancava da morire scrivere di crack ships (per chi non mi conosce, è sempre stato il mio marchio di fabbrica in tutti i fandom), e quando mi è venuto in mente questo ipotetico rapporto, scrivere è stato tremendamente facile e divertente – tanto più che questa è la OS più lunga che abbia mai scritto. Mi sono completamente innamorata di questi due insieme, non lo nego, e spero di scriverci ancora su.

Ho cercato di seguire tutti gli eventi chiave del libro, facendo commistioni tra la serie e il libro e scegliendo di volta in volta a quale versione (tra le diverse fonti del redattore della Cronaca) dare credito. Sull’ultimissima parte, specifico per chi non ha letto i libri che Fungo, il buffone di corte di Rhaenyra, è appunto una delle fonti che il redattore utilizza, ma la sua testimonianza, oltre a essere sempre la più eccessiva, è anche quella più assurda che il commentatore quasi sempre scarta come non veritiera.

 
   
 
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