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Autore: crazyfred    18/12/2022    2 recensioni
Ritroviamo Alex e Maya dove li avevamo lasciati, all'inizio della loro avventura come coppia, impegnati a rispettare il loro piano di scoprirsi e lavorare giorno dopo giorno a far funzionare la loro storia. Ma una storia d'amore deve fare spesso i conti con la realtà e con le persone che ci ruotano attorno.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sotto il cielo di Roma'
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 Capitolo 29

 


“Buondì Ali!”
“Ciao tesò, scappa in ufficio prima che un corpo contundente ti prenda in pieno stamattina…”
In quel momento, la voce di Lisa riecheggiava tra i corridoi semideserti di una Roma Glam già in modalità vacanza. D’estate, del resto, la redazione di un giornale non può chiudere e i dipendenti non possono far altro che fare a turno; chi restava, manco a dirlo, si sobbarcava anche il lavoro degli assenti e l’esaurimento nervoso, accumulato già durante tutto il resto dell’anno, arrivava a livelli siderali.
“No perché a questi … se i dipendenti poi vengono lasciati liberi, ecco il risultato” blaterava la donna, sulla soglia dell’area relax. Dalla sua posizione Maya non vedeva chi ci fosse dentro e quindi sembrava che stesse parlando da sola come una matta. “Andate a lavorare, a fa finta di fa qualcosa, perché se ne sono accorti tutti che la baracca la mando avanti da sola…fate na fotocopia, portate un caffè, inventateve qualcosa …”
A Maya venne il dubbio che fosse tardi e il suo orologio si fosse fermato, la sveglia fosse settata male ma buttando l’occhio sulla tv della sala d’attesa, il canale all news dava esattamente l’orario del suo cellulare: non era in orario, era comodamente in anticipo. La giovane si girò così all’amica alla reception, domandandole a gesti cosa avesse la caposervizi della sezione food.
“Non ci fare caso” tagliò corto Alice, sottovoce, dando un paio di colpetti con l’indice sulle tempie “quella ultimamente non ci sta col cervello …”
Ma Lisa aveva smesso di parlare e quest’ultima frase l’aveva sentita fin troppo bene.
“Devo portare a Fabio le cartucce per la stampante”
“E io devo andare a finire un pezzo, ci vediamo in pausa pranzo”
A testa bassa le due amiche sgattaiolarono via dall’ingresso prendendo strade diverse, l’una verso l’ufficio del capo, l’altra verso il suo nuovo posto di lavoro.
Alla fine, manco a dirlo, Maya aveva accettato l’offerta di Alessandro. Era più per fare la sostenuta e prendersi un pomeriggio per darsi coraggio che per una vera indecisione che Maya non aveva detto immediatamente sì. Aveva firmato il contratto il venerdì e il lunedì successivo si era già seduta alla sua nuova scrivania. In realtà era un grande tavolo che dividevano in sei in una stanza che affacciava su una strada laterale e tutto il giorno l’unica visuale era il palazzo di fronte ma tutto era nuovo e surreale e le sembrava quasi di essere in un film.
“Buongiorno a tutti!” esclamò, entrando e chiudendo la porta dietro di sé.
“Sta ancora strillando l’esaurita pazza?” le domandò Raissa.
“Affermativo”
“Io fino a una settimana fa ci restavo pure male, non lo nego. Dicevo forse sto sbagliando io, forse dovevamo iniziare più in punta di piedi … adesso ho capito proprio che è una cosa che non riguarda me, ma altre cose sue. Si faccia il sangue amaro lei, perché io ho da fare”
A quanto pareva, l’esaurimento nervoso di Lisa, stando ai report di Alice e a quello che diceva Raissa, era iniziato quando Alex, per far partire Roma Pop, aveva chiesto alla sezione food di sbaraccare da quello stanzone troppo grande per sole 3 persone e trasferirsi, per il momento, in una stanzetta più piccola che era il vecchio studio di Nardi prima che l’amministrazione si trasferisse al piano inferiore. Alex aveva garantito che si trattava di una soluzione tampone, che se le cose fossero andate bene Roma Pop avrebbe avuto una sede separata, ma Lisa – appoggiata da Stefano, neanche a dirlo – doveva rompere i coglioni per il semplice gusto di farlo.
Non ti curar di loro ma guarda e passa … e già che ci sei prendi un caffettino. Maya sto ancora aspettando i tuoi biscotti”
“Micol dammi tregua, è una settimana che lavoro qui, devo ancora abituarmi ai ritmi e la sera fa troppo caldo per accendere il forno”
“Ci dovevi pensare prima quando mi hai detto che ti piace fare dolci” le disse la ragazza, facendole l’occhiolino mentre addentava una brioche presa da un vassoio sul piccolo angolo bar che avevano allestito.
Compagnia peggio assortita non poteva esserci sulla carta: una pariolina pentita, una giornalista per metà russa e per metà italiana, Micol e Dario, alle prime armi come lei, ma a differenza sua freschi freschi di laurea, Giovanni lo stagista che aveva finito lo stage e si era guadagnato la promozione e Tanjir, videomaker bengalese di Centocelle che si occupava di tutta la parte multimediale e che Alessandro, tramite suo nipote Valerio, aveva scovato in un negozietto di fotografia sommerso di filmini di prima comunione e servizi fotografici premaman ed era arrivato quasi al punto di essere disposto a pagare per fare qualcosa di diverso. Eppure insieme si trovavano alla grande perché nessuno di loro aveva manie di grandezza, si sentiva arrivato o voleva dimostrare di essere meglio degli altri.  “Il bello di un webzine vero è che tutti i contenuti trovano spazio” le aveva detto Raissa il primo giorno “e sui social è solo questione di hashtag e timeline, non c’è bisogno di sgomitare per avere lo spazio migliore”
Una volta Maya aveva letto una frase: scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche per un giorno in tutta la tua vita; forse era di Confucio, forse no, e non sapeva dire se fosse vero, fino a quel momento le era sempre sembrata una cazzata perché il lavoro è lavoro e le rogne ci sono sempre, ma in quella prima settimana di lavoro ci era andata davvero molto vicina. Il loro ufficio, la loro piccola redazione privata o PRP come l’aveva ribattezzata Dario, dalle 9 fino alle 17 era un work in progress continuo, un tram tram infernale, peggio della strada per il mare il 15 di Agosto. Eppure non le pesava: il romanesco di Tanjir, la battuta sarcastica sempre pronta di Micol, Dario perennemente un passo davanti a tutti in fatto di trend e Raissa e Giovanni perfetti collanti. Lei non sapeva dire ancora quale fosse il suo posto in quella ciurma, ma qualunque fosse sentiva di starci bene. Per la prima volta in questioni di lavoro, non solo non era più solo lei quella che doveva ascoltare le idee altrui, ma chi stava a sentirla non aveva più l’aria di farlo per carità e con condiscendenza. Persino Raissa, che era a capo delle operazioni e la più navigata nell’ambito editoriale e giornalistico, era alle prime armi in fatto di gestione di un gruppo e preferiva di gran lunga coordinare che comandare. Il risultato era che ognuno poteva dire la sua liberamente e le decisioni venivano prese insieme, democraticamente. L’unico che aveva diritto di veto era Alex, naturalmente, passando in rivista la loro attività una volta al giorno, dopo pranzo. Quello era il momento più difficile della giornata; quando uscivano dalla PRP per andare in gruppo nella sala riunioni ed incontrare il capo, era come percorrere il miglio verde: in apnea, ripensando a tutte le decisioni prese fino a quel momento, riconsiderandole fino al momento in cui non si apriva bocca al suo cospetto.
Tutti trattavano Alessandro con eccessiva deferenza, nonostante lui fosse con loro estremamente cordiale e comprensivo. La parola d’ordine era ascolto, lo ripeteva fino alla nausea, perché anche lui, sulle nuove generazioni aveva tutto da imparare. L’unica a cui quella presenza ingombrate e incombente sembrava non fare alcun effetto era, manco a dirlo, Maya. Cercava come poteva di non far vedere che, in un modo o nell’altro, sapeva esattamente come prenderlo, come rispondere alle sue richieste e persino anticiparle, ma al terzo meeting era evidente che tra loro c’era un rapporto diverso. E così aveva messo in chiaro i suoi trascorsi: non quelli privati naturalmente, ma aveva voluto specificare che era stata l’assistente del capo. Con sua somma sorpresa, invece che guardarla con sdegno Micol e Dario, i più giovani della truppa, la guardavano con ammirazione, perché secondo loro era riuscita a fare carriera. Giovanni
, vista la fine che di solito fanno gli stagisti, era troppo contento di aver avuto il contratto per protestare su una cosa del genere. E poi c’era Tanjir che salomonicamente aveva decretato: “Vabbè, a me m’ha raccomandato il nipote”
Raissa era stata ancora più esplicita: “Guarda che lo so benissimo che gli articoli sulla Roma Kosher li hai scritti tu…l’ho capito quando ti hanno pubblicato il pezzo sulla mostra di Lachapelle, lo stile è riconoscibile per chi ha un po’ di attenzione”
Maya era rimasta interdetta da quella cosa, ma la content manager l’aveva subito rassicurata: era dalla sua parte e dalla parte della meritocrazia che aveva premiato anche lei, contro le gerarchie che le teste di Roma Glam si ostinavano a portare avanti. “Sei brava, hai una dote per la scrittura, e Alex lo sappiamo è bravo a scovare talenti. Che tu abbia fatto l’assistente prima non cambia niente.”
Da un lato le faceva piacere sapere che la sua responsabile aveva apprezzato quello che aveva scritto ed era stata discreta, evitando di fare domande sul perché e sul come quegli articoli erano nati, ma al contempo si domandava in quanti in quella redazione erano arrivati a quella conclusione ma senza lo stesso tatto e la stessa discrezione. “Fregatene, fai la tronista” aveva chiosato Alice durante una pausa pranzo, quando Maya le aveva espresso le sue perplessità “hai la possibilità di dimostrare a quelle teste di minchia di Stefano e soprattutto di Elena chi ha torto e chi ha ragione.”
Mentre tutti questi pensieri passavano nella sua testa, tutti insieme e tutti di fretta, la pagina di testo che aveva davanti restava ferma all’elenco che aveva fatto il pomeriggio precedente, senza alcun aggiornamento.
“Che fai?” le domandò Tanjir arrivandole alle spalle e accomodandosi alla postazione affianco, liberata da Dario che era in pausa sigaretta. Non si era nemmeno accorta che erano già le 10.30.
“La prossima settimana ci occuperemo dei romani di prima e seconda generazione, quelli nati qui da genitori stranieri o arrivati da bambini e sto cercando locali che propongono musica etnica a Roma Sud che vogliano farsi conoscere. Il problema è che io non sono mai andata più in là del Pigneto … magari puoi aiutarmi”
“Mmmm in realtà non è che ascoltiamo musica etnica, eh. A me piace la trap, zì!” Maya lo squadrò confusa da quel linguaggio. “No ok, niente zì, non sto a parlare con gli amici in piazzetta, Comunque posso chiedere a n’amico mio de Torpigna che c’ha na band, magari me dà qualche dritta”
“Magari, mi faresti un favore … intanto comincio col giro di telefonate a questi locali che ho già in lista. E naturalmente sei prenotato per venire con me a filmare le serate questo weekend”
Lei non si intendeva molto di musica ma non erano delle recensioni che le aveva chiesto Raissa: doveva semplicemente trovare qualche posto particolare da mostrare, dove valesse la pena andare nel weekend tra i 18 e i 35 anni e non sei necessariamente un fighettino del centro o dei quartieri più in a nord della città e puoi permetterti di passare i weekend estivi sul litorale o su qualche isola del Mediterraneo.
Tanjir fece un saluto militare per rispondere affermativamente e Maya, prendendo un grosso respiro di incoraggiamento, prese il telefono per contattare alcuni PR che forse avrebbero potuto indirizzarla: aveva ancora tre ore all’incirca per elaborare una lista di locali che facevano al caso suo e presentarla in riunione. In caso contrario ci sarebbe stato piano B: un soggetto assegnato da Raissa, ma l’ultima cosa che voleva era non dimostrarsi all’altezza di quel posto; nessuno nel gruppo le faceva pesare la sua presenza, ma lei sentiva il peso della sua posizione gravarle sulle spalle, costringendola a lavorare più duramente degli altri per dimostrare di meritare quel lavoro.
 
Quel venerdì pomeriggio, il suo primo venerdì da content creator di Roma Glam, o meglio Roma Pop – faceva ancora fatica ad assorbire quella novità, pur facendone parte, Maya e gli altri si preparavano all’ultima riunione settimanale. Alla fine Tanjir aveva tirato fuori il cilindro dal cappello e aveva proposto un paio di locali che avevano accettato davvero di buon grado di collaborare con lei e, insieme agli altri tre che aveva trovato lei, era riuscita a portare a termine il progetto per presentarlo. Quella prima settimana era passata a prendere le misure: Raissa le aveva chiesto di pubblicare un video di presentazione su di sé e della sua Roma e il risultato, un piccolo viaggio da Nord a Sud, dai Parioli all’ottavo colle, Monte Testaccio, era stato un successo insperato e un’occasione per tirare le somme sulla strada fatta nell’ultimo anno. A stento ormai scorgeva la vecchia Maya, guardandosi allo specchio, e andava benissimo così
Mentre controllava gli ultimi dettagli per presentazione del concept, Alessandro entrò in sala riunioni come una furia, scatenato contro il povero Fabio che, mortificato, lo seguiva a testa bassa. A Maya non pareva vero di vederlo così infuriato, era una vita che non le capitava e quasi stentava a riconoscerlo.
“Che succede?” azzardò Raissa, guardinga: sulla sala era calato un silenzio tombale e tutti erano freddati sulle proprie poltrone, lo sguardo fisso su cellulari, pc e tablet e lontano dal capo imbufalito.
“Succede che uno dei più grandi fotografi del mondo chiama - e già questo di per sé è un evento per la nostra piccola rivista” Maya avrebbe obiettato sul piccola ma sapeva che era solo un bluff per far sentire ancora più in colpa il nuovo assistente “per dire che è disponibile per un servizio di 24 scatti per il mese di Settembre e lui non lo dice a nessuno. Otto giorni dopo quel povero cristo che ovviamente non ha avuto notizie mi chiama e lui se ne esce con Ah sì deve essermi passato di mente
“Mi dispiace …” mormorò il ragazzo, pentito manco avesse investito un animale per strada.
“Forse non ti rendi conto della quantità giornaliera di curriculum che le risorse umane ricevono ogni giorno di giovani di brillanti e 100 volte più competenti che vorrebbero essere al tuo posto e a cui le cose non passano di mente.”
Non era giusto e soprattutto non era da Alex parlare a quel modo con un suo collaboratore: di cazzate ne aveva fatte pure lei nel suo primo anno, continuamente, ma Alex non si era mai comportato così; certo esigente era esigente, e pure intransigente per deadline e consegne, ma trattare come carta straccia dei dipendenti non era mai capitato. Maya aveva intuito immediatamente che c’era qualcosa che non andava, ma non doveva prendersela col povero Fabio. Avvicinò la sua sedia al tavolo rumorosamente per attirare l’attenzione dell’uomo, fulminandolo con lo sguardo appena i suoi occhi grigio verdi incrociarono i suoi. L’ultima cosa che vide, e di cui si compiacque, fu Alex che deglutiva e risistemava la cravatta, schiarendo la voce. Colpito e affondato.
A fine riunione, mentre tutti uscivano dalla sala, Alex approfittò della distrazione degli altri partecipanti per avvicinare Maya che si era attardata al suo posto per rovistare nella borsa. Non c’erano dei posti assegnati, ma Maya continuava a sedere nel posto del tavolo più lontano da lui, quasi defilata, come se volesse nascondersi: se la conosceva un po’ lo faceva perché era l’ultima arrivata e soprattutto perché tentava in tutti i modi di non dare nell’occhio interagendo con lui. Le aveva ripetuto e sperava anche dimostrato di essere in grado di scindere lavoro e vita privata, ma lei continuava ad essere diffidente e vagamente monomaniaca: un po’, pensò Alex, questo lo aveva preso da lui che di manie di aveva più di una e lei aveva dovuto imparare a conviverci da assistente prima e compagna poi. Ora, credeva Alex, era arrivato il suo turno di portare pazienza. “Come è andata questa prima settimana?”
A quella domanda, Maya era saltata leggermente sulla sedia, finché non si era resa conto che erano rimasti da soli nella stanza e anche Fabio, nei cui confronti Alex si era comportato come un agnellino per tutto il resto della riunione, era andato via.
“Bene, dai, non mi posso proprio lamentare” disse, chiudendo la borsa e alzandosi “siamo un bel gruppo e sto prendendo dimestichezza con il lavoro” “Mi è piaciuto il concept per il servizio”
“L’idea del fil rouge tra i servizi di settimana in settimana è di Dario, noi la seguiamo a ruota”
“Quella di mostrare anche il viaggio in metro però è tua.”
Quella non era un’idea, ma un colpo di fortuna gigantesco che aveva sfruttato, ma preferì tenerlo per sé e prendersi i complimenti. I cinque locali che aveva scelto e selezionato erano facilmente raggiungibili con i mezzi e mostrare quanto fosse facile raggiungerli filmando anche il percorso in metro sembrava la cosa più ovvia da fare. Evidentemente non era così.
“Anzi, visto il tuo vlog di presentazione potrebbe essere il tuo marchio di fabbrica” le propose, affabile.
“Ci penserò … tu però pensa al tuo marchio di fabbrica”
“Sarebbe a dire?” domandò, sedendo a braccia conserte sul piano del tavolo, lo sguardo suadente.
“Non sei stato carino con Fabio … con me non sei mai arrivato a tanto, neanche quando sei tornato dalle vacanze lo scorso settembre. Sembravi Stefano o Elena …”
“Hai ragione, gli chiederò scusa. Sto avendo una brutta giornata” ammise, sbuffando snervato.
“Lo immaginavo, per fortuna è venerdì” gli sorrise, mentre lui le teneva aperta la porta per uscire dalla sala.Ogni volta che si lasciava andare ed interagiva con lui le sembrava giusto e strano allo stesso tempo, ma Olivia aveva ragione, doveva buttarsi perché dentro di sé lo voleva e tergiversare avrebbe solo peggiorato le cose.
Dal canto suo Alessandro ringraziò tutti i santi del calendario che non lo stesse respingendo dopo la figuraccia rimediata, al contrario sembrava disponibile e comprensiva nei suoi confronti: era proprio vero che avevano cambiato marcia e quasi non gli pareva vero al punto che si sentì autorizzato ad osare di più. “A proposito … hai impegni per il weekend?” indagò, provando a nascondere il timore di essere respinto malamente.
“Purtroppo … o per fortuna … sì” rispose lei, e ad Alex sembrava quasi rammaricata “io e Tanjir andiamo nei locali con cui mi sono accordata per il servizio a fare qualche ripresa”
“Già…adesso lavori, un po’ è colpa mia” scherzò, facendole l’occhiolino.
“Perché? Avevi qualcosa in mente?”
“No, niente di particolare, magari si poteva …”
“Alex?” dal fondo del corridoio sbucò Fabio, ancora mortificato per la magagna provocata e impaurito all’idea di infastidire di nuovo Alessandro.
“Dimmi pure Fabio” disse Alex, stavolta ben disposto.
“C’è al telefono l’avvocato Gabrielli, dice che è urgente”
“Va bene, dille che arrivo subito” sbuffò, seccato. Quel cognome non era nuovo a Maya: era il matrimonialista che aveva curato gli interessi di Alessandro in fase di separazione e a giudicare dal nervosismo dell’uomo e della sua espressione seccata a sentire quel nome, ci dovevano essere nuvole all’orizzonte o anche peggio. “Bene, mi sa che mi sono ufficialmente giocato il weekend”
“Tutto ok?” domandò, apprensiva. Non stava a lei indagare, ma non poteva far finta che non si fosse accorta di nulla.
“Insomma … magari ti spiego in un altro momento” tagliò corto lui, mentre Fabio erano tornato ad incalzarlo. Mentre andavano in direzione opposta, ognuno nei propri uffici, Maya si trovò a mandarsi a quel paese da sola mentre non riusciva a smettere di pensare a quella che sembrava una proposta di uscire da parte di Alex. Lei gli aveva chiesto tempo, lui glielo stava concedendo, ma questo non significava trattarsi come estranei finché magicamente non fosse cambiato qualcosa in lei; anche lei, se davvero lo voleva, doveva fare un passo verso di lui. E lo voleva: alla fine era arrivata a quella conclusione inevitabile. Mentre lasciava l’ufficio, a fine giornata, si trovò a mandargli il primo messaggio dopo mesi:
 
Magari possiamo recuperare la prossima settimana…
anche perché c’è mia madre che scalpita per averti suo ospite,
da quando sono tornata a lavorare per te poi …

 

Il mese dei figli in vacanza con la madre e i nonni materni era finito con qualche giorno in anticipo rispetto agli accordi. Claudia e i suoi genitori erano dovuti andare ad un matrimonio al nord nel weekend e i ragazzi, manco a dirlo, non ne avevano voluto sapere nulla. Cose del genere erano delle piccole grandi soddisfazioni per Alex, come togliere un sassolino fastidioso dalla scarpa; soprattutto quando, andando a prenderli, era stato accolto calorosamente ed erano saliti in macchina senza fare troppe storie o lunghi saluti strappalacrime ai nonni e alla madre. Non voleva essere stronzo, non avrebbe mai impedito ai suoi figli di stare con la madre, ma i rapporti con Claudia erano diventati così freddi e distaccati che gli sembrava di essere più affettuoso con i suoi colleghi che con lei.
C’era un unico problema: quel weekend era stato invitato a casa di Ruggero e Matilde. I due, gentilissimi, non avevano battuto ciglio quando aveva detto che aveva i figli con sé, ma significava dover cominciare daccapo con i discorsi e, Dio non volesse, con le paternali. Con Edoardo i rapporti erano notevolmente migliorati, da diventare quasi amichevoli, ma non c’era più Maya tra loro a fare da terzo incomodo ed era difficile prevedere la sua reazione. Non poteva però nascondergli più nulla.
“Ascolta Edo” esordì, attento e pacato, continuando a guidare “ho ricevuto un invito per un pranzo domani e mi chiedevo se ti andasse di venire, porto anche Giulia”
“Un invito?”
“Sì, è una persona che ho conosciuto ad un evento, mi deve mostrare delle auto d’epoca. Sta a Grottaferrata, ha pure la piscina …”
“Andiamo a fare il bagno in piscina?” gridò Giulia dal sedile posteriore, sganciando la cintura e portandosi al centro della poltroncina, e sbucando con il nasino arricciato tra i due sedili anteriori.
“Torna immediatamente a sedere signorina!” la riprese il padre, fermo “comunque sì, la signora che ci ha invitato ha detto di portare il costume” La bambina, ridacchiando per la marachella che le avevano fatto passare liscia, tornò a sedere composta al suo posto con la cintura.
“Posso anche non venire?” domandò Edoardo.
“Non c’è problema, te l’ho chiesto apposta”
“Non si sa mai…a volte voi genitori siete strani. Mamma me lo chiede sempre ma poi fa finire il mondo se dico di no” ma quella è tua madre che è scema, considerò Alex, ma pensò bene di non tradurre quel pensiero in parole. Una volta a casa, prese un attimo in disparte il ragazzo, con la scusa di farsi aiutare da lui per alcune faccende in camera da letto mentre Giulia faceva merenda.
“Che c’è?” domandò seccato. Edoardo sentiva aria di predicozzo e non capiva da dove venisse fuori.
“C’è una cosa che ti devo dire” esordì il padre, socchiudendo la porta della sua camera da letto.
“Se è per te e mamma guarda che so già tutto”
“Ma porca di quella miseria, mai che mi desse ascolto quella!” inveì l’uomo “le ho detto che ne avremmo parlato con calma dopo le vacanze … scusa…” Si rese conto di aver esagerato. A differenza di Claudia, lui non cercava in alcun modo di mettere i figli contro la madre, indipendentemente da quello che provava – o piuttosto non provava più – nei suoi confronti.
“Non ti preoccupare pa’, va bene così”
“Sappi che mi sto impegnando perché voi ci sia il minor disagio possibile. È solo una questione burocratica tra noi adulti … o almeno spero” Il ragazzo annuì, senza alcun commento, guardando fuori dalla finestra. La fine del matrimonio tra i suoi era, comprensibilmente, un argomento molto delicato per lui e non si poteva pretendere che, anche se l’aveva ormai accettata, ne fosse entusiasta. “Comunque non era di quello che ti volevo parlare. C’è un’altra novità … e riguarda in parte anche quel pranzo a cui vado domani”
Ad Alessandro era sembrato giusto essere aperto e sincero con Edoardo, soprattutto per come erano andate le cose l’ultima volta, non voleva dargli l’impressione di fare alcunché di nascosto, specialmente da lui che era grande abbastanza da intuire e capire. Inoltre non c’era niente di male e nascondere poteva dare l’impressione contraria. Tuttavia si chiedeva se fosse proprio quello il momento giusto, ma ormai era fatta, non poteva tirarsi indietro.
“Lo dico prima a te perché sei grande e le cose non le devo spiegare per …metafore, mettiamola così”
“Pà, Giulia ha superato il tempo delle metafore da un pezzo”
“Vabbeh, me lo fai avere un momento padre/figli
o in santa pace o no?” protestò l’uomo, ridacchiando imbarazzato. Cresciuto con un padre fintamente burbero e taciturno come Cesare, a cui non scappava nulla ma teneva tutto dentro, non era facile per lui essere così espansivo, figurarsi se si trattava di parlare di questioni sentimentali con il proprio figlio di quasi 16 anni: non era faticoso, di più, era innaturale; fosse stato il contrario sarebbe di certo stato più facile.
“Okay, okay … sentiamo”
“Io e Maya … sì insomma io e Maya ci stiamo riprovando…domani andiamo a pranzo da sua madre”
“Già alle presentazioni state? Non avete perso tempo …” commentò sarcastico Edoardo.
“Oddio no! Non è come credi, è una storia lunga e assurda. Non .. non stiamo insieme, ma diciamo che ora più questione di quando che di
“Sei tu l’adulto tra noi due, puoi fare quello che vuoi, non mi devi chiedere il permesso” disse laconico il ragazzo “ma grazie per avermelo detto”
“Io…non voglio che ti senti escluso, tutto qui. Tu e Giulia siete la cosa più preziosa per me, su questo non si discute. Ma anche Maya è importante”
Questa volta Alessandro voleva davvero che funzionasse, per tutti: non aveva intenzione di fare gli stessi errori e mettere da parte nessuno, né i suoi figli, né Maya.



 

Eccomi, con qualche giorno di ritardo ma ce l'ho fatta. E così, prevedibilmente Maya è tornata a lavorare a Roma Glam, o meglio a Roma Pop, e questa volta sembra aver trovato un ambiente più alla mano e in cui si trova molto meglio. Speriamo che la presenza di Alex non sia un problema. Dal lato privato le cose sembrano andare sulla strada giusta ... ma forse è un tantino presto per cantare vittoria. Adesso che andranno da Matilde, chissà che succede....

Nei miei sogni avrei voluti terminare la storia per Natale, ma ahimè credo che non sarà possibile...pazienza, è andata come è andata. Lavorando al pc, stare davanti ad uno schermo anche per scrivere e pubblicare mi pesa più del solito. Continuerò con la solita pubblicazione ma, per chi avesse voglia di leggere qualcosa di natalizio, durante queste feste pubblicherò qualcosa su un altro fandom (chi mi segue da prima di questa originale può immaginare). Per tutti gli aggiornamenti potete seguire la mia pagina FACEBOOK. A presto,

Freddie ^_^
   
 
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